TITOLO: Scelte sbagliate

AUTORE: Nuel

SERIE: Slam Dunk

PARTE: 2/2

PAIRING: Rukawa-Sakuragi

RATING: angst

DECLAMER: I pg sono di Mr. Inoue e io scrivo solo per la gloria (eh, si! I fessacchiotti esistono ancora.... °__^)

ARCHIVIO: Ysal






SCELTE SBAGLIATE
Di NUEL




Rukawa finì di disfare la valigia sotto lo sguardo attento di Kana, seduta sul suo letto, che dondolava i piedini. I grandi occhi blu lo fissavano curiosi, senza più paura.

-Andiamo a fare merenda?- Le chiese dolcemente.

La bambina gli protese le braccia e lui la prese in braccio.

-Sei diventata pesante! Quanto sei cresciuta?- Scherzò lui, pur sapendo che la bambina non gli avrebbe risposto.

In quei mesi Sakuragi era andato spesso a trovarla, e lui aveva preso a telefonargli per ringraziarlo di come si occupava di sua figlia. In parte era anche una scusa per sentire la sua voce. Sapeva che quel rapporto che stava nascendo avrebbe finito col ferirlo, ma, essendo separati da un oceano, poteva correre qualche rischio: poteva parlare con lui di Kana, di basket, senza mai mettere in gioco il suo cuore, senza averlo davanti e rischiare di impazzire per il desiderio di averlo.


Rukawa suonò al campanello di casa di Sakuragi. Era teso. Si erano sentiti per Natale, per farsi gli auguri, ed avevano concordato di vedersi quella sera. "Posso chiederti un favore?" Gli aveva chiesto Sakuragi al telefono "Non portare Kana" Lui aveva acconsentito, ma ora se ne stava pentendo. Era vile usare la bambina come scudo, ma aveva paura di restare solo con lui.

Sakuragi aprì la porta e gli sorrise dandogli il benvenuto. Rukawa alzò una bottiglia di spumante, ricambiando il sorriso ed entrando.

-Togliti il cappotto e mettiti comodo! Io finisco tra un attimo. Devo metterla in frigo, questa?-

-Si- Rispose togliendo il cappotto scuro ed appoggiandolo su una sedia, cominciando a guardarsi intorno. Sakuragi viveva in un piccolo appartamento arredato in modo essenziale, ma con gusto. Sopra la libreria a muro, tra le cassette con registrate le sue partite, scoprì una foto del liceo: tutta la squadra, Aya’..... La osservò per alcuni momenti, mentre Sakuragi tornava dal cucinino con un vassoio fumante.

-E’ pronto!- Chiocciò felice, notando solo allora che Rukawa aveva preso in mano la foto.

-Che bel periodo, vero?- Gli sorrise.

Rukawa lo raggiunse al tavolo, un basso tavolo scuro dove si sarebbe stati stretti in tre.

Si sedettero uno di fronte all’ altro, semplicemente felici della reciproca compagnia.

Dopo poche battute sul fatto che Sakuragi sapeva cucinare davvero, calò il silenzio.

Avevano molte cose da dirsi, ma sentivano che, in quel momento, sarebbero state tutte sbagliate. Dalla radio usciva un blues a volume basso, perfettamente intonato al loro stato d’ animo, a quell’ agrodolce che li faceva sentire felici e tristi allo stesso tempo. "Così vicino, così lontano" diceva una voce bassa e raschiante. "Come noi" non poté impedirsi di pensare Rukawa.

Sakuragi gli sorrise allungandogli una mano, in attesa. Lentamente Rukawa imitò il suo gesto, sfiorandogli le dita con le proprie, prima di intrecciarle mollemente, fissando le loro mani così unite con sguardo lontano.

-Sai, credo che Aya’ ci abbia dato la sua benedizione nel momento stesso in cui glielo dicesti-

Rukawa ritirò di scatto la mano, alzandosi e prendendo il cappotto poco distante.

-Devo andare- Voleva essere secco, ma la voce tremava.

Sakuragi lo fermò sulla porta, abbracciandolo da dietro e premendosi contro di lui.

-Aspetta! Non abbiamo ancora stappato la tua bottiglia-

Rukawa si girò lentamente, mentre Sakuragi scioglieva l’ abbraccio, trattenendo una mano nella propria, premuta sul petto.

-Vorrei che......- Si protese a baciarlo dolcemente. Sakuragi rispose al suo bacio con altrettanta dolcezza, cercando di prolungare quell’ attimo il più a lungo possibile.

-Anch’ io vorrei averti fermato!-

Ma non si può cambiare il passato. Quel giorno, nell’ ultimo anno di liceo, dopo una partita difficile, vinta più per miracolo che altro, Kaede Rukawa, l’ asso indiscusso dello Shohoku, aveva abbracciato il suo eterno rivale lì, sul parquet, davanti a tutti, euforico in modo incontenibile, e l’ aveva trascinato fuori dal palazzetto, l’ aveva baciato, giurando di non sapere cosa stava facendo, ma di amarlo. Sakuragi aveva risposto in modo inequivocabile a quel bacio e l’ aveva tirato di nuovo dentro, per i saluti finali con la squadra avversaria. Poi era partito, senza una parola. O meglio, delle parole c’ erano state, all’ ultimo minuto, dall’ aeroporto, col brusio in sottofondo.

"Volevo solo dirti che parto per l’ America tra venti minuti. Dimentica quello che è successo l’ altro giorno, io non so cosa mi è preso. Addio"

Sakuragi era rimasto ammutolito ad ascoltare quella voce tremante, anche dopo che l’ altro aveva riattaccato. Continuava a sentire quelle parole prive di senso.

Tre anni più tardi, con un temporale pauroso, durante la stagione dei monsoni, lo stesso Kaede Rukawa era corso a casa sua, sfidando vento e pioggia, fermandosi sulla soglia. Col fiatone per la corsa e gli occhi offuscati dalla pioggia e forse da qualche lacrima gli aveva detto " Ayako e io ci sposiamo" L’ aveva detto senza entusiasmo, solo con urgenza. Sakuragi gli aveva chiuso la porta in faccia. Non aveva pianto, l’ aveva già fatto in precedenza, quando aveva ricevuto quella telefonata fatta quando le valige erano già imbarcate, quando non sarebbe più tornato in dietro.

Si sedettero di nuovo al tavolo, ascoltando il ticchettio ritmico del cuore di ingranaggi di un orologio che batteva ora le dieci. La musica alla radio era cambiata.

-Aya’ mi scrisse-

Rukawa alzò la testa sorpreso, non lo sapeva.

-Mi disse tutto, di quella sera in cui le dicesti di essere innamorato di me, intendo. Mi scrisse di non essere pentita, perché ti amava. Voleva solo che io non ti odiassi per quello che avevi fatto. A lei, a Ryo’, a me. Diceva che quello che soffriva di più eri tu. Quando tornò qui, un giorno, ci incontrammo, era angosciata, sembrava che se lo sentisse, mi chiese di avere cura di te e di vostro figlio, se le fosse successo qualcosa.... Ho rispettato la tua volontà fino ad ora, e continuerò a farlo, anche se tu hai anteposto sempre il tuo basket a chi ti amava. Aya’ mi disse che avevi paura di una relazione che avrebbe potuto offuscare la tua immagine, impedendoti di diventare il campione che sei, ma voglio che tu sappia che i miei sentimenti non sono cambiati da allora....-

Rukawa stava piangendo, con i gomiti appoggiati sul tavolo ed il viso affondato nelle mani, in silenzio, come era naturale per lui.

-Kaede..... se io ti avessi trattenuto, oggi tu rimpiangeresti il tuo sogno, e non ci sarebbe Kana.... lo so che può sembrare assurdo, ma io sono profondamente convinto che ci sia una ragione per tutto quello che facciamo. Smetti di accusarti della morte di Aya’. Fallo per Kana, almeno-

Rukawa si asciugò gli occhi e guardò l’ unico amore della sua vita, un uomo ormai, con i tratti forti, marcati e gli occhi limpidi di chi non scende a compromessi, accettando serenamente il dolore.

-Cosa devo fare, Hana’?- Un sorriso dolce gli riscaldò il cuore.

-Vivi la tua vita, vivi per Aya’ e soprattutto per Kana. Quando lei sarà grande, sarà lei a decidere-

-Aspettare che Kana sia grande.....-

-Per allora tu non sarai più all’apice della tua carriera, potrai ritirarti e tornare qui. Le diremo tutto, insieme, e se lei ci darà il suo consenso.....-

-..... staremo insieme- Finì Rukawa, in un soffio.

-Ora non sarebbe giusto, per lei- Gli disse dolcemente Sakuragi, andandogli vicino. Lo fece alzare e lo abbracciò. Poco dopo le braccia di Rukawa si strinsero intorno a lui.

-Ti amo- Gemette piano al suo orecchio, ricominciando a piangere.

-Vedrai che il tempo passerà più in fretta di quanto credi- Gli rispose dolcemente l’ altro, trattenendo, a sua volta, una lacrima.

Si staccò velocemente dall’ abbraccio, non voleva mostrare di essere triste quanto lui. Sorridendo gli chiese se voleva aprire la bottiglia, andando a prenderla senza aspettare la sua risposta.

-Si- Disse Rukawa, asciugandosi gli occhi con l’ abbozzo di un sorriso.

-Fai!- Gli porse la bottiglia ed il cavatappi, con un sorriso solare, che riuscì a rischiarare un po’ la notte nel cuore di Rukawa.

"Mi fa bene stare con te" Pensò Rukawa mentre stappava la bottiglia e versava il liquido dorato, vibrante di mille bollicine, nei calici che l’ altro gli porgeva.

-A Kana! - Propose un brindisi Sakuragi -Che cresca presto, sana, forte e spensierata-

"E bella come te" Aggiunse nel suo cuore, rapito dal volto che l’ aveva incantato sin dalla prima volta che l’ aveva visto.

-A noi- Rispose solo Rukawa, ritrovando un po’ della serenità che aveva avuto un tempo, quando Sakuragi faceva parte della sua vita, ai tempi della foto che, sorridente, li guardava dalla libreria.

Gli anni sarebbero passati, e sarebbero stati lunghi per loro, ma scanditi dalla vita di Kana, dalle sue parole, dalle sue risate, dai pianti e dai primi innamoramenti, dalla scuola, dalla divisa dello Shohoku, forse un po’ cambiata per adeguarsi alla moda, e, quando i figli crescono, crescono sempre troppo in fretta, per i genitori. Si, quegli anni sarebbero passati, sarebbero passati in fretta.




Fine