Scelta
d’amore
-Kaede’s
Diary-
“Ciao, amore.” Gli scompiglio i capelli con affetto,
abbozzando un sorriso, sincero, ma triste. Non l’ho ancora detto a nessuno. E chiederò perdono ai ragazzi, per questa mia scelta.
Ma voglio questo tempo per me e per lui, da soli. Che uno può prepararsi mille discorsi pronti, per
dirsi addio, ma poi.. trovi mai le parole giuste? Mi stropiccio gli occhi con il palmo della mano. Mi sfugge un sorriso amaro, dettato dalla disperazione. Come se ce ne fossero!! E ho pianto tutte le lacrime che avevo. Anche se non sono stato in grado nemmeno di mantenere
questa, di promessa. Forse non sono un uomo d’onore. Esalo un sospiro, fissando il mio sguardo su di lui. Ormai ho preso la mia decisione. Sfilo il diario dal cassetto, fidato amico delle
nostre giornate, e mi accingo a completarne la lettura. Ma arrivare a quel 4 ottobre non è solo
cocciutaggine. E’ un cerchio che si chiude, là dove tutto è cominciato. Mi accomodo vicino a lui, la sua pelle tiepida contro
la mia. Lo stomaco mi si stringe, nella consapevolezza
abominevole che è un’eresia anche solo pensarla, una cosa così.. figurarsi
desiderarla.. Sento la diga dell’autocontrollo scricchiolare
paurosamente.. uno, due, tre respiri, per ritrovare un contegno che non so
più dove stia di casa. “Al 18° del primo tempo, eravamo in vantaggio di 4
punti. Dovrei.. so che dovrei fare una delle mie
sparate. Dai, Hana, su.. Ennesimo sospiro. “Al 12° del secondo tempo, Mitsui è stato
sostituito per fallo commesso da Fukuda.. gli ha spaccato un labbro, con
una gomitata, che però non è stata giudicata intenzionale.. io non ne
sarei così convinto.. ad ogni modo, siamo riusciti a mantenerci in
vantaggio fino a -2 dalla fine, quando Sendoh ha deciso di sferrare il
loro ultimo attacco.. due punti ci distanziavano. L’unico sbaglio del Ryonan, è stato credere che noi avessimo gettato la spugna, dopo questo smacco potente. A 49 secondi dalla fine, Taoka sfodera il suo
fottutissimo sorrisetto da vincitore, Kakuta passa a Sasaoka, che però è
troppo marcato.. io avevo il fiato del Porcospino sul collo, non riuscivo
a liberarmi. Erano già belli e convinti che la vittoria fosse loro. La palla ha eseguito un semicerchio, rotolando
lungo tutto il ferro.. siamo rimasti col fiato sospeso, finché il
familiare ‘frush’ ci ha decretati vincitori. “Se non altro… la tua ultima partita ti ha visto vincente..” magra consolazione, però. “Hana non ci ha risparmiato la sua solfa, sul fatto che avremmo vinto con 40 punti di vantaggio, se ci fosse stato lui, in campo, per tutta la gara.. Gli voglio bene.. ma quando fa così lo strozzerei!! Sono tornato a casa, ovviamente di umore nero. “Anche i migliori sbagliano.” Tento di rassicurarlo. “Nh.. io e il Do’aho ci siamo picchiati negli
spogliatoi, dopo l’incontro.. se non fosse una follia, sarei quasi tentato
di credere che lo abbia fatto apposta.. Non la rissa.. (ovvio, che ci sia
intenzionalità, in quello), ma nel fatto che lui mi abbia dato i mezzi per
scaricare la mia frustrazione, dopo lo smacco di quel Mister54 denti. “Perché era la verità..” 4 Ottobre. Lunedì. 4 Ottobre. Lunedì. “Ore 12.45. Sulla terrazza. Quando ho aperto la cartella per prendermi il bento preparato da Mika-san, ci ho trovato la mia agenda personale.. e perchè no? mi son detto, ed eccomi qua.. non ho voglia di dormire ancora, i ragazzi, giù in cortile, chiacchierano animatamente, c’è un bel sole che scalda, i nuvoloni da temporale sono ancora lontani.. prevedono pioggia per stasera.. è meglio se non mi fermo dopo gli allenamenti, ho scordato l’ombrello a casa, e stamattina sono venuto a piedi, perché la bici ha una gomma a terra..” “Maledetta bici..” “Ore 20.00: Stasera a cena con la squadra. “Chissà. Poi. Perché.” Ed è il dubbio che rimarrà su
di noi per sempre. Una parte di me crede, spera ardentemente che lui abbia sentito qualcosa, di tutto quello che gli ho confessato, dal primo momento qua dentro. Non ho certezze. Ma la speranza sa essere persuasiva. Mi aggrapperò a questo. Con le unghie. Con le mani. Con i denti. VOGLIO CREDERE, che lui sappia. Ma il pensiero torna a quella sera, a noi due, che ci
prendiamo in giro, dentro a quella tavola calda, agli altri che ridono,
perché sanno che non ci saremmo fatti davvero male.. alle allusioni
velate di Mitsui, ai suoi “Nh.” dai mille significati, a quel rapporto
senza nome che ci legava, all’assurdo timore di dichiararmi, per paura di
un suo no. Le sue parole, le mie offese. Mi resta solo questo, di lui. Non ci sarà più. Non faremo mai l’amore. Non festeggeremo assieme i nostri compleanni. Non saprò mai com’è finita con quell’autobus
arancione.. Non sistemeremo casa sua, rendendola viva.. A chi darò le mie testate? Non lo faccio apposta, ma il Destino mi riporta con
crudele semplicità al compiersi degli eventi. La ruota ha ripreso a
girare. Non l’avevo cercata. E’ arrivata lei da me. Conosco –oramai- ogni singola parola di questa
pagina. “Io ero piccolo, d’accordo, ma lo ricordo come fosse ieri: lei che continuava a vaneggiare, satura di morfina che oramai non le faceva più nemmeno effetto, nel suo corpo pieno di metastasi, e il nonno, che confidava a mia madre il suo più grande desiderio: essere lui stesso a donarle la morte, per non vederla più soffrire così atrocemente. Una scelta d’amore, la sua. Avrebbe deciso persino di perderla, di non poterla
più avere vicina, al suo fianco, purché lei smettesse il suo calvario.. Per me è inconcepibile, pensare di continuare a
far vivere una persona, in un modo che non si può neanche più chiamare ‘vita’. Ecco. “Tu lo sai che io non sono d’accordo. E’ una scelta d’amore. Mi risollevo, infilandomi il diario nella tasca del
cappotto. Mi avvicino a lui, sedendomi sul bordo del letto. “Ti amo. Resterai con me. Una parte di te lo sarà sempre. Non ti prometterò di diventare il n°1, o di andare in
America, per realizzare il tuo sogno, al posto tuo… non lo farò, proprio
perché ho il sacro rispetto dei sogni degli altri, e non sono tipo da
appropriarmene. Voglio realizzare qualcosa di mio, qualcosa per me. Ed è per questo che ti giuro, che darò sempre il
massimo. Gli accarezzo con dolcezza le guance, il suo volto resterà dentro di me. Prima che la determinazione vacilli, mi risollevo dal giaciglio, e fisso i monitor davanti a me. E’ strano. Clic. E’ la fine davvero. Mi ravvicino a lui, sfilando la mascherina che ci ha divisi per tutti questi interminabili giorni. “Ti amo.” Sfiorando le sue labbra con le mie. Ti amo. Lo penso. Mentre la porta della camera 11 si chiude, dietro le mie spalle. Per sempre.
-THE END-
Note dell’autrice: - Per prima cosa, né la storia né i personaggi di Slam Dunk sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia. - A titolo
informativo, l’uso delle lettere
maiuscole, delle minuscole e la punteggiatura in generale di questa fic,
non sempre rispetta le regole imposte dalla Lingua Italiana. E’ una
scelta consapevole, la mia, per assecondare una sorta di
armonia interiore.... chiamatela “licenza poetica”, oppure
ignoratela.... - Come già detto molte volte, la parte medica e riferimenti specifici al Giappone sono frutto di ricerche approfondite; tuttavia, essendo esse di origine autodidatta, e talvolta modificate per esigenze narrative, potrebbero recare delle imprecisioni. - Piccola
curiosità: per gestire il diario di Kaede nel modo più veritiero
possibile, mi sono affidata alle poche, ma preziose date che il Sensei
Inoue ha scritto nel manga. Ringraziamenti: - Alla mente pensante e colonna portante della Hennè
Production, per l’inestimabile valore, il sostegno incondizionato, le
correzioni e le tre riletture forzate di TUTTA Scelta d’amore.. - A Silene e Leyla, per la pazienza dimostrata nell’attesa, per l’incoraggiamento. - Un pensiero a Mel, Naika, Masha, Nivis, Lucy.. e a tutte le persone che hanno letto e amato questa storia, malgrado tutto. - A chi avrà trovato il coraggio di arrivare fin qui. Crono-storia: Se non vi va di leggerla, saltatela a piedi pari, ma
io sento il dovere di spendere due parole sulla genesi e lo sviluppo di
Scelta d’amore. La trama intera (con quest’esatta conclusione) è nata in una sera di dicembre del 2003, tornando a casa dal lavoro, sotto uno scrosciante temporale.. un idiota ha frenato, e.. per un istante mi sono immaginata se. Nel gennaio del 2004 nasce il primo capitolo, e
fortissimi sensi di colpa. Nel gennaio del 2005, ad un anno esatto dal primo
capitolo, mi è stato fatto capire che certi temi si possono trattare con
delicatezza, senza calpestare la dignità di nessuno. Nel maggio del 2005, ho scritto la parola fine a
questa storia. Tuttavia, esistono due epiloghi alternativi,
innestati dopo la fine. Chiunque desideri, può contattarmi al solito divano
blue navy:
elyxyz@libero.it Arigato (_ _) elyxyz
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