Scelta
d’amore
-Kaede’s
Diary-
Mi sveglio, tutto indolenzito. E’ l’alba, credo. Mi risollevo dalla poltrona, sgranchendomi la
schiena, sento il collo tutto indolenzito. “Buongiorno, amore..” lo saluto, sfiorando con le labbra la sua fronte. Poso lo sguardo sulla sveglia sul comodino: le 6.30.
Mi stropiccio gli occhi energicamente, per cancellare
la tentazione di riappisolarmi. Faccio mente locale, cercando di snebbiarmi il cervello: Saito-san ha detto che l’isya Kawata sarebbe stato reperibile nel primo pomeriggio.. ergo: dirò a Miyagi che salto gli allenamenti, e vengo qua.. Piego la coperta e la poso sul bracciolo della
poltrona, butto l’incarto del mio magro pasto di ieri sera.. non ho
neanche ringraziato Saito-san come si deve.. “Ci vediamo più tardi, nh?” gli ribadisco, infilandomi la giacca stropicciata. Saluto l’infermiera di turno, che non sembra per
nulla sorpresa della mia presenza così mattiniera, evidentemente è stata
informata dalle colleghe del turno precedente.. Lo sorseggio con gratitudine, e poi mi congedo. Fuori dall’ospedale, le persone camminano veloci,
verso i loro luoghi di lavoro.. un ragazzo che consegna i giornali quasi
m’investe, per dribblare un ramo caduto in mezzo alla strada.. Mi osservo intorno, stringendomi di più nel
giaccone.. caspita, se fa freddo!! Ma un familiare borbottio mi riporta nei ranghi: pancia mia, fatti capanna!!! …. “Quel botolo ringhioso..” mastico fra me e me, all’indirizzo di Miyagi.. “Quando gli ho detto che avrei saltato gli
allenamenti, per venire qui, ha osato provare ad obiettare qualcosa, sul
fare almeno i fondamentali, ma Ayako l’ha riempito di sventagliate,
talmente forti –e talmente tante- che ha rinunciato a protestare, per
guaire il suo dolore.. hi hi hi. … “Comunque.. Kawata è in riunione, adesso, quindi ci
parlerò assieme tra un paio d’ore..
3 Ottobre. Domenica. “Ore 20.45. Amichevole con il
Ryonan. “Certo che, ultimamente, siamo un po’ sul nervosetti,
eh? “La mancanza di Uozumi sotto canestro si fa
sentire.. come quella di Akagi, del resto.. “Ah, sì?? E il modo in cui si strusciava su di te, allora? Come la mettiamo??” gli rinfaccio, allusivo. “Al 5° minuto del primo tempo, eravamo sotto di 3 punti.. ma non eravamo preoccupati: ormai si sa che siamo come i Diesel.. ci mettiamo tanto a scaldarci, ma poi non ci ferma più nessuno.. Gli abbiamo dato del filo da torcere, poco ma sicuro.. Il loro Incazzato Perenne (come lo ha definito Hana) sembrava non gradire le attenzione agonistiche del Porcospino nei confronti della Baka Saru.. almeno, su questo, eravamo d’accordo!! Hanamichi ha giocato per 12 minuti, per scelta del
Coach. ..Shiozaki non riusciva a smarcarsi: allo scadere
dei 30 secondi, passa a Kakuta, che non era in buona posizione per tirare
da fuori area, ma tant’è.. Hanamichi è sotto il canestro, pronto per il
rimbalzo.. ma non ha calcolato che la palla lanciata da Satoru.. beh.. gli
finisse sulla testa e rimbalzasse sul ferro.. io sono saltato,
insaccandola: era un tap-in perfetto!! Mitsui e Ryota gli si sono affiancati, pronti a
braccarlo, nel caso in cui avesse deciso di rispondere con i fatti alle
parole.. il Do’aho, si sa, s’infiamma facilmente.. “Altra citazione che non ricordo né di chi sia, né dove l’ho letta.” “Mph.. Baka Saru.. lui, e la sua mania di cadere sempre in piedi, come i gatti..” “Di necessità, virtù!” “Bastava ammettere la casualità dell’evento.. e invece no!! SEMPRE A PIGNOLARE, LUI!!” “E vorrei ben vedere!! Lì si mette in dubbio le immense capacità del Genio!!” sbotto, sulla difensiva.. Stupida Volpe…potresti anche prendere le mie parti, per una volta, no? “Prima di essere rimpiazzato, Sakuragi è comunque riuscito a farsi valere.. ha compiuto diversi salvataggi.. una stoppata su Fukuda che vale da sola tutto un incontro..” “Sì, eh??” –gongolo- “Ho fatto mangiare la polvere a Fuku-verme.. sì, sì…” “Su alley-hoop di Miyagi, ha insaccato un
bellissimo slam, e poi è stato sostituito da Sasaoka. “Non ho nemmeno avuto il tempo di scontrarmi seriamente con il Porcospino…” -piagnucolo, con fare melodrammatico- “E poi era più sicuro restarti vicino, nel caso in cui avesse tentato qualche mossa scorretta..” “Egoisticamente parlando, sono contento che se ne sia uscito.. Hana non ha mezze misure.. e sconfiggere il Ryonan richiede un grande sforzo.. e, poi almeno, il Porco ha smesso di mangiarselo con gli occhi.. anche se ritengo che dovrà presto ingoiare le ire di un qualche Incazzato Perenne a caso…” “DICI??” chiedo, molto sorpreso dai retroscena di quest’allusione.. Chissà.. magari.. magari Koshino è davvero inguaiato
col suo capitano.. Sto per riprendere la lettura, quando sento uno scalpiccio in avvicinamento. Saito bussa, entrando.. “Se vuoi, Kawata-san è libero, adesso..” m’informa. “Vengo subito..” e lei m’aspetta, non so perché. Facciamo insieme un pezzo di strada, verso la zona degli uffici, poi lei mi dà una pacca d’incoraggiamento sulla spalla, e svolta destra, verso l’astanteria. E io mi ritrovo di fronte alla familiare porta di
mogano scuro. Un “Avanti.” pacato mi obbliga a portare a termine la mia decisione, sopprimendo l’istintivo impulso di mollare tutto e tornarmene di là, alla sicura inconsapevolezza della mia stanza 11. Ma è troppo tardi, ormai. Sospiro, e sospingo la maniglia verso il basso. Kawata mi accoglie con un sorriso di circostanza, un
po’ troppo forzato, forse. Mi fa accomodare, sfilando la cartella di Kaede da un
mucchio disordinatamente impilato in un raccoglitore. Rimaniamo in silenzio per un tempo indefinito, pochi
istanti, suggerisce la mia razionalità. Kawata si risolleva, posando sulla scrivania i fogli, incrociando le mani e il mio sguardo. “Cercherò di essere semplice.. Sakuragi-kun..” inizia, con un tono un po’ troppo familiare, per i miei gusti. Perché sento aria di guai?? “I test a cui abbiamo sottoposto Rukawa-kun, nell’ultima settimana, non sono..” -s’arresta, cercando una parola appropriata- “Non sono.. esattamente.. soddisfacenti..” Il fatto che m’indori la pillola, può solo dire che
NON sarà una conversazione piacevole, questa. Mi faccio violenza, nel chiederlo: “E’.. è peggiorato?” “Nh..” E’ un sì??? “Esistono diverse sindromi, dette ‘Di deterioramento rostro-caudale’, espressioni della compromissione graduale e progressiva, dal diencefalo fino al bulbo..” e poi si blocca, come rendendosi conto che è inutile parlare in termini medici con me.. “E’ peggiorato: SI’ O NO?!” l’incalzo, perdendo la pazienza e la calma. “Hai.” La sua risposta ha lo stesso impatto di una fucilata. Ero pronto a tutto, ma.. “E… e quanto?” sussurro, incespicando appena, sull’ultima parola. “Siamo quasi arrivati al terzo stadio, chiamato 'Coma profondo'”. Chiudo gli occhi, preparandomi all’ultimo colpo: “Le.. le caratteristiche..?” “Una completa mancanza di risposte.. sono presenti gravi alterazioni delle funzioni vegetative e i riflessi sono del tutto scomparsi..” elenca lui, strofinandosi stancamente a testa, mentre io mi torturo le mani, per non mettermi a spaccare tutto. “Non c’è..” –la voce mi s’incrina, deglutisco a vuoto- “Più nessuna..?” non ce la faccio. Davvero. Non ce la faccio. “Speranza?” -completa lui, per me, con tono contrito.- “Poche… molto poche, in verità.” Conclude, lapidario. Non so che farmene, del suo tono mortificato. “Dannazione!!” impreco, scordando dove mi trovo. “E’ meglio se ti fai vedere dal nostro terapeuta, per un supporto psicologico..” –mi consiglia, preoccupato della mia reazione- “Te lo chiamo subito, e fissiamo un appuntamento per stasera, nh?” propone, la mano già sulla cornetta.. Io lo fisso, con lo sguardo vacuo. Le sue parole di adesso, mescolate a quelle di pochi istanti fa. Kawata ritenta, non sortendo in me alcuna risposta: “E’ importante, sai?.. in questi momenti difficili.. ti aiuta a scaricare la tensione, le paure.. parlarne con un esperto, può servirti a rielaborare l’evento.. a sentirti meno solo.. lo consigliamo a tutte le famiglie, con i pazienti in questo stato..” cerca di farmi ragionare, di spiegarmi che è la prassi comune, che è normale chiedere aiuto.. Ma quale cazzo di aiuto?? ..Che si tengano per loro, tutto il resto.. Un terapista.. un analista.. uno strizzacervelli.. non sono pazzo.. non ancora. “Perché non me l’ha detto prima?” soffio, d’improvviso stanco. Mi sento il peso del mondo addosso. “Nani?” fa lui, stupito del mio intervento, dal tono molto diverso da pochi istanti fa. Ritento: “Le sue condizioni.. aggravate.. cosa aspettavate a dirmelo?” e calco sulla fine, con la speranza di farlo –assurdamente- sentire in colpa, per questa sua mancanza.. io mi fidavo, di lui. “Non volevo angosciarti anzitempo.. Stavo aspettando di vedere l’evolversi della situazione..” si giustifica, distogliendo lo sguardo dal mio. Ma non gli è sfuggita, la mia espressione accusatoria: “CONTAVA DI AVVISARMI PRIMA O DOPO CHE FOSSE MOR..” mi blocco, realizzando la mostruosità che stavo per pronunciare. “Solo stamattina, i risultati hanno confermato palesemente le nostre ipotesi..” legittima il suo operato. Una piccola parte di me, mi ricorda che non siamo sotto processo, e che lui non mi deve spiegazioni, ma la sopprimo senza remore. “Gradirei essere informato su ogni più piccolo
cambiamento.” Gli sibilo, alzandomi. Lui annuisce, sospirando di desolazione. Io gli giro le spalle, pronto ad andarmene, quando la sua voce mi richiama: “Sei pronto a sopportare quello che verrà?” il tono si fa paterno, preoccupato. “Ho altre scelte?” e chiudo lui, e la porta, dietro di me. …. Macino il pavimento sotto ai miei piedi, dall’ufficio
alla camera 11. Conto le mattonelle, una ad una, concentrandomi su di loro, e sul respiro, che si deve regolare. Ce n’è una sbrecciata in un angolo, chissà se
lasceranno morire anche lei.. M’impongo di non fare scenate. Non qui. …. “Svegliati, o ti prendo a testate, GIURO!!” ma sento
le lacrime uscire, contro la mia volontà, bagnandomi la pelle, la mia
disperazione. Niente. Nessuna reazione. “TI AVVERTO!!” –Gli ringhio, afferrando con rabbia il
lenzuolo che ci divide- “SONO STANCO DI ASPETTARE!! STANCO DI FARE I TUOI
COMODI!! SVEGLIATI, CAZZO!! Sento il tessuto bianco strapparsi, sotto la mia morsa furibonda, un suono secco. Inappellabile. Era la stoffa.. Gemo la mia disperazione, sento gli incisivi lacerare la pelle e un acre sapore metallico invadermi la bocca. Osservo la mia mano avvicinarsi piano alle labbra,
l’indice macchiarsi di rosso. Sollevo gli occhi su Kaede, davanti a me. Mi accascio ai suoi piedi, la sua mano tra le mie,
sulla mia guancia. “Permettimi di renderti felice, Volpe, ti prego. “Dimmi.. che devo aspettare ancora.. e io tenterò di crederci!” “Dammi un segno.. uno solo.. che mi permetta di
sperare ancora.. me lo devi, Kaede.. lo voglio! Le lacrime hanno ripreso a scorrere, contro la mia
volontà. Io, lui.. e il mare.. c’è sempre il mare, nei nostri momenti migliori. Ma questo pensiero, anziché confortarmi.. tiro su col naso, reprimendo un singulto. Poso con delicatezza la sua mano sul lenzuolo. Mi stropiccio gli occhi, per asciugare lo sfogo. E’
quasi ora di andare.. ..D’improvviso, mi sembra di aver scorto un movimento delle sue dita. Sbatto le palpebre, certo di aver preso un abbaglio.. Le sue dita si sono mosse, di poco, ma si sono mosse!! Lancio un grido di gioia, spalancando la porta: devo correre ad avvisare gli altri!! Mi sento incredibilmente leggero ed euforico, mentre
volo lungo il corridoio.. La mia scorreria ha richiamato un po’ di gente, che si affaccia dalle varie stanze, curiosa. Un’inserviente tenta di rimproverarmi: “Ehi!! Questo è un osp..” ma sono già lontano. Di colpo, vedo Saito-san sbucare da un anfratto, e quasi le finisco addosso, nella foga di arrestare la mia corsa.. sento le suole stridere sul pavimento, mentre lei mi blocca. La prendo per le spalle, ansimando per lo sforzo e
l’agitazione. “Kaede.. KAEDE SI E’ MOSSO!!” Le dico, calcando con enfasi sulla seconda parte. Lei, tuttavia, non sembra del mio stesso avviso. “Sakuragi-kun, seguimi.” Mi ordina, percorrendo a
ritroso il mio cammino. Rientriamo in camera, e lei s’avvia ai macchinari, iniziando a controllare con dovizia i tracciati, riavvolgendo anche quelli a memoria temporanea. La osservo, trattenendo il respiro. Non mi aspettavo andasse così. Fa una smorfia, portando la sua attenzione su di me:
“Cosa è successo, di preciso?” chiede. La vedo scuotere la testa, in segno di diniego. “Hana-kun.. vedi.. il tracciato parla chiaro.. è stata solo una risposta motoria non volontaria, mediata dall’attività sottocorticale..” “Ma si è mosso!!” obbietto io, sul piede di guerra.. Non è che magari non mi crede, e pensa che mi sia immaginato tutto.. “Non lo metto in dubbio..” –riprende lei, paziente- “Ma il movimento NON era volontario..” e scandisce bene quel ‘NON’. Le mie speranze s’infrangono all’istante, mentre la consapevolezza della mia illusione mi cade addosso, come una doccia gelata. L’aveva detto anche Sumai-stronzo, qualche settimana fa. “Ma.. le dita..” ritento, incapace di rassegnarmi. Ennesimo segno di diniego. La vedo pensare, e poi
confidarmi, seppur controvoglia: “Il paziente della camera 6, l’altrieri,
ha aperto addirittura gli occhi..” Ciò non toglie che l’impatto con la realtà sia devastante.
…continua.
Note dell’autrice: - Per prima cosa, né la storia né i personaggi di Slam Dunk sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia. - Ritengo opportuno ricordare che si farà spesso uso
di termini medici, per descrivere la situazione clinica di Kaede. Per
rendere tale descrizione più realistica possibile, mi sono documentata in
modo scrupoloso, consultando diversi testi di medicina e anatomia, e
compiendo ricerche nel web. - La massima citata nel capitolo appartiene a Jonathan Swift (1667-1745). - La storia
si snocciola in numerosi capitoli, ma si è GIA’ CONCLUSA. - Come sempre, sono graditi commenti, consigli e critiche. Chiunque desideri, può contattarmi al solito divano blue navy: elyxyz@libero.it - Per
ulteriori note e chiarimenti doverosi, vi rimando all’ultimo capitolo. Arigato (_
_) elyxyz
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