Scelta
d’amore
-Kaede’s
Diary-
“Finora, ho sempre creduto che io e questo posto non
avessimo niente a che spartire. E invece, quasi senza accorgermene, sono diventato
anch’io parte di questo meccanismo.. Diventa tuo, il dolore di chi ha appena ricevuto una brutta notizia, impari a percepire la sofferenza delle persone.. come quei poveretti che ho visto poco fa, all’entrata, stretti gli uni agli altri, nella propria composta disperazione.. corridoi, dove la gente piange un lutto. E dici che tu non ci vuoi entrare, che sono momenti privati, che sei un estraneo, e un estraneo deve farsi i fatti suoi.. ma quando lo pensi, ci sei già dentro. Perché il loro dolore ti ha già toccato. E allora, odio questo posto, lo odio ancor di più, se
penso che ti ruba tutto, persino il diritto di soffrire senza occhi
indiscreti. E, con l’indulgenza tipica delle madri, ogni tanto mi coccolano.. ogni tanto mi sgridano. Prima di oggi, ripeto, non mi ero accorto di quanto fossi diventato parte anch’io.. di questa comunità. Ti sembra un pensiero folle, Kaede?” gli chiedo. A me pare un ragionamento spietatamente lineare. Sbuffo, passandomi una mano sugli occhi.. “Oggi sono strano… è meglio se leggiamo, nh?”
17 Settembre. Venerdì. “Sono stato un idiota. “Perché?” “Stamattina, la professoressa Mitaka ci ha
rifilato compito a sorpresa.. beh, era a sorpresa per me, visto che
oggi è il mio primo giorno di scuola.. “Su, su, Volpe.. inutile piangere sulla birra versata..” scherzo, con un riso beffardo.
18 Settembre. Sabato. “Mika-san è venuta a rimpinzarmi il frigo, e a ficcanasare sul mio soggiorno.. un giorno di questi, devo chiederle se è parente di Ayako..” “Ma che parenti e parenti!! Sono donne, è ovvio, no?!” spiego, palesando una banalità. “Quella strega.. con la scusa di essere la nostra
manager, voleva acchiapparmi già ieri, ma io sono fuggito in tempo.. Sono sempre più convito che avrei fatto meglio a restarmene là, almeno fino a lunedì. Dannazione!! Nh.. l’ora di terapia è finita con meno morti di quel che credevo.. ne sono uscito un po’ malconcio, ma anche lui avrà ferite da leccarsi..” “Ma come parli??” sbotto, alzando gli occhi dalla pagina, e indirizzandoli a lui.
19 Settembre. “Domenica tranquilla. “Almeno loro..” e gli lancio un’occhiataccia, mezza esasperata e mezza rassegnata.
20 Settembre. Lunedì. “Primo allenamento del nuovo
trimestre. “Ohi!! Ci andiamo giù leggeri, eh??” sghignazzo, troppo divertito, per prendere le parti di lei..
21 Settembre. “Mi manca. “Lo ammetto: sono curioso di sapere cosa ti dirà..” confesso.
22 Settembre. Mercoledì. “Voglio notizie su Hana!! Lei, di sicuro, sa. Sono amici, no? “Sono lusingato per la tua premura… ma dimmi: avevi anche preparato un piano per svicolare da Haruko, dopo che lei si sarebbe irrimediabilmente abbarbicata a te?” scherzo.
23 Settembre. “Oggi è la festa di
Aki no higan, per festeggiare l’arrivo
dell’autunno.. “Forse perché è una tradizione millenaria??” insinuo, sorridendo, al pensiero che –forse- tutto il Giappone non può orientarsi sulle esigenze cestistiche del mio koi.. “Ad ogni modo.. l’usanza prevede che le persone visitino le tombe di famiglia, rendano ossequi alle terre dei loro antenati e chiedano ai preti buddisti di recitare sutra, in loro onore… Io ho saltato il rituale anche per l’higan di primavera, e non sono ancora morto..” Un brivido freddo mi corre lungo la schiena.. e se..? se.. Una paura irrazionale mi fa accelerare i batti cardiaci, mentre la mia razionalità fa a pugni con quest’ insinuazione.. non è possibile, dai!! E’ solo una tradizione bigotta.. “Sette
giorni da sprecare così.. ma siamo matti?? “Mh..” il dubbio resta… mia madre, che è una donna molto pragmatica, poco incline alle credulonerie, pratica quest’usanza con serietà.. mah.
24 Settembre. Venerdì. “Stamattina ho avuto serie difficoltà a districarmi dal sonno.. non è stato un bel momento.” “E quando mai lo è??” ironizzo. “Me ne sarei restato volentieri a letto.. il
problema è che poi, nel dormiveglia, inizio a pensare troppo.. E sono già
passati 8 giorni, da che mi sono separato da lui.. un’eternità. “Ma alla fine ha vinto il tuo istinto di sopravvivenza, eh?” scherzo, scoppiando a ridere.. “Ho ponderatamente preso in considerazione di chiedere a Mito, il suo migliore amico.. ma non segue più i nostri allenamenti, visto che manca Hana, e passa tutto il resto del tempo libero a scuola con i suoi amici del Guntai.. e, ovviamente, io non sono così Kamikaze da andare da lui, mentre ci sono intorno gli altri dell’Armata..” “Beh, -si sa- saranno anche bravi ragazzi, ma in quanto a riservatezza e discrezione, siam messi male..” borbotto, ricordando le innumerevoli figuracce che mi hanno fatto fare, nel corso degli anni.. “Ho anche tentato di chiamare a casa Miyamoto, ma
Mitani-san mi ha detto che la nonna materna di Aya stava male, e che non
sarebbe rientrata prima di lunedì. “Povero il mio Koi.. ti sei dato da fare, mmh?”
25 Settembre. Sabato. “Ho parlato a Maeda-san del
sogno.. e quello si è messo a strofinarsi energicamente le mani.. che
nervi!! “Ecco, sì.. salviamo il mondo da una disgrazia..”
26 Settembre. “Dormire e studiare. “Abbi fede, Volpe..”
27 Settembre. Lunedì. “Ore 6.50. sveglio e
arzillo. E’ irrazionale, lo so, ma la prima cosa che ho guardato –con palese curiosità- era se c’erano dei passeggeri, oltre a me.. ma nessuno. Nobody. Io da solo, e.. Di colpo, mi ritrovo a fissare il conducente
dinnanzi a me. Hana mi sorride, come se fosse la cosa più
naturale del mondo. Io gli sorrido, in risposta, annuendo... Chissà se è solo un desiderio del mio subconscio,
oppure –per una volta- sarà un buon presagio? “Ma con la nostra manager hai trovato pane per i tuoi denti, nh?” “Ore 20.30. Ayako ha detto che non l’ha sentito..
e che doveva telefonargli stasera, come da accordi presi in precedenza..
domani la torchierò per bene.
28 Settembre. “Non ci credo ancora.. NON CI CREDO
ANCORA!! I ragazzi gli sono corsi incontro, per fargli
festa.. stropicciandomelo un bel po’.. Quando però, pure la Schifezza gli si è avvicinata, per imbrattarlo con i suoi sbaciucchiamenti viscidi, ho richiamato la sua attenzione. Un bel, semplice: “Do’aho!” e lui si è voltato
nella mia direzione, rispondendomi col più classico dei: “Baka Kitsune..”
ci siamo fissati per un istante eterno, e poi lui si è incamminato verso
di me, lasciando gli altri a guardarci stupiti. E poi mi ha detto: “Hai sfruttato i tuoi 5 minuti
di gloria, come ti avevo consigliato?” Ci sono quasi rimasto secco. Credevo volesse baciarmi, lì. Davanti a tutti. E invece mi ha dato una capocciata, che ancora
adesso mi rintrona la testa.. non c’ero più abituato, e mica c’è andato
giù leggero, quel cretino! Superato lo shock, grazie anche ad una
sventagliata di Ayako, mi sono avvicinato al gruppetto, che seguiva il
racconto delle sue giornate, della riabilitazione, ecc.. “TU!! Non sei un tipo da menate??” -lo punzecchio- “Ma se ¾ di quello che ho in mano è una gigantesca sega mentale!!” gli faccio notare, alzando il diario nella sua direzione. “Aya mi si è avvicinata e mi ha sussurrato un: “E’
tutto ok?” Nei suoi, vedo i miei occhi allargarsi di stupore,
fastidio, e quant’altro.. Lei non infierisce, forse perché comprende che io sia ancora stordito dalla novità, e invece mi dà una pacca sulla schiena, ingiungendomi: “Va’ da lui!” E così mi sono sentito l’ultima parte delle sue spiegazioni.. quando Kakuta gli ha chiesto come avesse fatto a ristabilirsi così in fretta, lui gli ha risposto: “Fare facilmente ciò che gli altri trovano difficile è talento; fare ciò che è impossibile al talento è genio.” “Parafrasando una celebre massima di non ricordo chi..” ammetto. “Gli hanno chiesto se era –effettivamente- guarito, e lui ha detto che sì, praticamente sì. Che avrebbe dovuto riprendere ad allenarsi piano piano (follia! Ma quando mai lui fa le cose con calma??) e che avrebbe fatto un po’ di fisioterapia in un Centro qui a Kanagawa, ancora per un po’..” “Non è colpa mia.. se i tempi dei Geni sono incomprensibili, per voi, comuni, mortali volpacce..” “I ragazzi sono stati spediti a cambiarsi dal
Coach, io mi sono avviato per ultimo, passandogli di fianco. Il gancio destro è partito in automatico, non ha
neanche avuto modo di vederlo. “Così siamo pari.” Gli ho spiegato, andandomene
negli spogliatoi, senza voltarmi. Ci siamo cambiati, e poi siamo usciti tutti
insieme da scuola. “Se lo dici tu..” borbotto, scettico.. ci sono rimasto male, lo confesso.. speravo sarebbe venuto anche lui.. e invece..
29 settembre. Mercoledì. “Il Do’aho è tornato
davvero.. Non me lo sono sognato! Abbiamo superato il rapporto che ci legava prima
del campionato, ok. Come reagirebbero i nostri compagni, vedendoci collaborare?” “Ne sarebbero felici??” butto là, tanto per criticare. “Forse.. anche lui sta pensando la stessa cosa..
non siamo più nemici, ma qui non siamo neppure amici.. “Due fessi??” “Temo ci sarà una brusca retrocessione, e sarà inevitabile.. vedremo come si comporterà lui, nei prossimi giorni, e mi adeguerò..” “Ma se sono stato io, ad adeguarmi a te?? Quando hai
fatto marcia indietro.. e ti sei nuovamente trincerato dietro al tuo bel
muro inaccessibile??” Nh.. Stupida Volpe insicura.. quanto tempo abbiamo sprecato, prima di capire che NON volevamo ritornare allo stadio precedente??
…continua.
Note dell’autrice: - Per prima cosa, né la storia né i personaggi di Slam Dunk sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia. - La citazione: “Fare facilmente ciò che gli altri trovano difficile è talento; fare ciò che è impossibile al talento è genio” appartiene ad Henri-Frédéric Amiel (1821-1881). - La storia
si snocciola in numerosi capitoli, ma si è GIA’ CONCLUSA. - Chiunque
desideri leggere l’intero racconto in tempi più brevi rispetto a quelli di
aggiornamento, può contattarmi al solito divano blue navy:
elyxyz@libero.it per ricevere i capitoli restanti. - Per
ulteriori note e chiarimenti doverosi, vi rimando all’ultimo capitolo. Arigato (_
_) elyxyz
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