Scelta
d’amore
-Kaede’s
Diary-
Corro veloce per i corridoi, continuando a guardare a destra e a sinistra, nel caso in cui.. Mi sento un po’ sciocco, lo ammetto.. intrufolarmi così, dal retro, controllare che la vigilanza non mi becchi, che non ci sia personale di sicurezza che mi butti fuori a calci in culo, che non ci sai lei, visto che ho già sfidato la sua pazienza abbastanza, almeno fino al prossimo millennio.. e che nessuno mi fermi, una fuga e via.. Mi sento molto 007 in Missione Top Secret, mi manca solo il travestimento adeguato.. un camice e la mascherina? Sorrido. E’ la volta buona che finisco nei guai, poco ma sicuro. Sorrido. Sempre più convinto che sia la cosa giusta. …. Scruto nervoso l’ora: le 22.30. Tardissimo. Svolto l’angolo, e noto due persone che stanno
venendo verso di me. Faccio dietro-front appena in tempo, e mi infilo in un ascensore aperto, e questo si chiude, giusto quando entro. Ma io non devo scendere!! Manca così poco alla mia meta.. Bloccando le porte sullo stesso piano, conto mentalmente fino a 20, sperando che i miei calcoli non siano errati.. ripremo il pulsante, e mi arrischio a sbirciare fuori.. se ne sono andati. Ma quanto sono Tensai?? Varco la soglia, mi avvio per il corridoio, hanno spento la maggior parte dell’illuminazione, e il posto ha una parvenza inconsueta.. sembra un grande animale che si prepara ad andare a dormire. Le insegne delle vie di fuga brillano del loro verde acido, unico segnale vivo, nella semioscurità. E una luce in guardiola, altra indicazione di
vita. e poi le porte chiuse, le lampade buie, le veneziane dispiegate,
come a ripararsi dal freddo, e dal calore del sole.. …. Conto le stanze che mi separano dal mio traguardo e, proprio in quel mentre, una lucetta rossa si accende sopra la mia testa, accompagnata da un acuto, fastidioso ‘biiiip’. K’so!! Il cuore mi è schizzato in gola, per lo spavento. Accelero il passo.. o la va o la spacca!! Afferro la maniglia della stanza 11 senza prudenza, troppo intento a non farmi beccare, per poter adottare riguardi di alcuna sorta. Apro la sua porta e mi fiondo dentro, e una tenue
luce al neon mi accoglie. Fa quasi impressione, lo ammetto. Aspetto che i miei occhi si abituino alla penombra
bagnata di questo impalpabile azzurrognolo. Rialzo le palpebre, mentre la consapevolezza della
mia presenza si fa di colpo urgente.. Arrivo a toccare le lenzuola, a tentoni anche la sua mano, mentre d’improvviso il ticchettio del tracciato mi sembra persino assordante. Mi volto a fissare lo schermo nero, e i grafici che vanno su e giù, disegnando montagne e valli immaginarie.. Non mi ero mai accorto del loro rumore, mai. Davvero. Eppure, ci tengono compagnia nei nostri pomeriggi,
non ci abbandonano mai.. “Konbanwa, Koi..” è il mio sussurro. “Ti avevo detto che non sarei venuto, oggi.. ma non
ce l’ho fatta a resistere..” confesso, abbassando d’istinto la testa, come
a nascondere il mio imbarazzo ai suoi occhi.. …. “I ragazzi sono giù di sotto, ad aspettarmi.. è tardissimo.. l’orario visite è finito da un sacco.. altrimenti sarebbero saliti anche loro..” gli spiego, distendendo le labbra in un sorriso. “Mito ha proposto di far inscenare a Takamiya un attacco di appendicite, per distrarre un po’ di gente, con una delle sue scenate, tipo quando ha fame..” -gli ricordo, ripensando a come tutto lo Shohoku lo conosca per queste sue drammatizzazioni..- “Ma io gli ho fatto notare che tu non sei ricoverato in Chirurgia.. e che non sarebbe stato proficuo fargli tagliuzzare la pancia a scopo precauzionale..” ghigno. Quando Nozomi ha capito le implicazioni dell’iniziativa, si è dato alla fuga, rinunciando anche al saccheggio dei distributori all’entrata.. …. “L’Armata è venuta a prelevarmi stamattina a casa..
in realtà, speravano che mia madre li invitasse a fare colazione, ma lei
era già uscita con le sue amiche, e quindi sono rimasti a bocca asciutta.. Ma mi accorgo di aver, involontariamente, alzato la voce, e mi impongo un timbro più pacato: non devono cacciarmi adesso che sono arrivato fin qui.. “Resto ancora solo qualche istante, e poi vado… lo sai che non hanno pazienza, quel branco di perdigiorno..” lo avverto, condendo il tutto con un’espressione significativa.. …. “Siamo andati al Pachinko, e ci siamo sfidati all’ultimo gettone.. mi sa che oggi non è una giornata fortunata, perché siamo quasi finiti sul lastrico…” piagnucolo, teatrale. “Ma sai come si dice, no?! –ammicco, al suo indirizzo.- “Sfortunati al gioco, fortunati in amore!!” gongolo, ripensando che è quello che ho rinfacciato agli altri, lungo tutto il tragitto fuori dalla sala giochi.- “Ovviamente vale per me… e loro s’arrangino!!” …. Sbircio l’ora sulla sveglia del comodino.. le lancette
fosforescenti indicano le 23.00. “Ancora due minuti, poi vado.” –prometto,
sistemandomi meglio sul bordo del letto. Mi convinco che è tutto come sempre, ma il buio gioca
strani scherzi.. sembra davvero che lui stia solo dormendo. E una parte folle di me pensa che sia anche più sensato che lui si possa svegliare.. dal sonno ci si risveglia, no?! Se lo chiamassi, se lo chiamassi.. ..ritroverei i suoi occhi puntati su di me? Lo sguardo magari velato.. come mille volte sulla terrazza, negli spogliatoi, nel giardino di scuola, che si fa limpido, via via che lui acquista consapevolezza e sfugge alle maglie del torpore.. Mi mancano i suoi occhi... Distolgo lo sguardo, bloccando i pensieri successivi. Esalo un gemito sconsolato, è stata una bella giornata, piacevole.. non voglio sporcarla con l’amarezza, non adesso.. …. Faccio appello alla spensieratezza contagiosa degli
altri.. forzandomi, nel colorare la voce: Noma, invece, si è sbrodolato la salsa del panino sulla maglietta.. ovviamente l’abbiamo preso in giro a dovere.. sino a che Nozomi non ha impugnato una sua patatina e l’ha intinta direttamente sulla maglia, sputacchiando qualcosa sul risparmio e gli sprechi.. lì, ti giuro, abbiamo azzardato seriamente a cacciarlo via…” ricordo, con una smorfia di disgusto. “E poi, abbiamo vagato senza meta, per tutto il pomeriggio, fino a sera: ‘fancazzismo ad oltranza, come ai bei vecchi tempi andati!!” riconosco, con una punta di nostalgia. Evito di dirgli che siamo finiti al campetto in riva al mare, e che il Guntai ha dovuto trascinarmi via di peso, visto che stavano facendo una partita di street-basket e io mi ero impalato a guardare lo scontro.. …. “Mi sono mancati, sai?” -gli confido- “Pomeriggi così.” –spiego, con un’alzata di spalle. “Semplicemente un branco di deficienti, a cazzeggiare per la città.. parlando di tutto e di niente, ridendo e scherzando, prendendoci in giro a turno, sulle stronzate più assurde..” …. “Non mi sono mai pentito di essere entrato in squadra, -sia chiaro, Volpe- ma solo adesso mi sono accorto di cosa ho perso via via.. dell’importanza del gruppo.. della coesione che c’era tra noi.. E loro, da bravi amici, non me l’hanno mai fatto
pesare… anzi! Gli amici del Tensai devono –per forza- essere geniali!! …. Mi scappa l’occhio sull’orologio. “Io devo andare, Kit..” annuncio, alzandomi. “Ci vediamo domani pomeriggio, dopo la scuola, eh?” gli ricordo, nel caso remoto in cui si fosse scordato che domani è di nuovo lunedì. Una mano già sulla maniglia. ‘fanculo. “Fammi posto, dai..” lo incito, riaccomodandomi al
suo fianco. “Dunque.. vediamo.. la luce non la posso accendere,
se no mi sgamano.. Non resta altro che finire il resoconto della giornata, così è fatta. “Dove eravamo rimasti? Poi siamo andati al parco, dove abbiamo messo in fuga un gruppo di delinquentelli, che sono scappati solo vedendo la nostra ombra..” Ecco un’altra cosa che mi manca un po’.. e che non
gli dirò: una sana rissa di gruppo, per scaricare la tensione e ripulire
Kanagawa dalle mezzeseghe cercaguai.. “Se ti chiedi se abbiamo stuzzicato qualcuno, la
risposta è no. “Sono pur sempre un capobanda, io.” e un ruolo così
lo perdi solo dopo morto. Rimango in silenzio, dopo questa mia considerazione. Cazzo!! Prego tutti i Kami del mondo di assistermi, mentre inizio a sentire un rivolo ghiacciato solcarmi la schiena. E nella testa un solo pensiero: ‘Mi buttano fuori. Mi buttano fuori. Mi buttano fuori.’ E invece lo scalpiccio passa e va oltre, e io riprendo –mio malgrado- a respirare. Ma quanto caldo fa, qua dentro? Mi ritrovo la fronte sudata, e il respiro corto, come
se avessi corso. …. E’ mezzanotte: il cambio delle infermiere. E io mi ritrovo a sorridere, non posso impedirmelo. In 10 secondi, mi hanno travolto l’angoscia, l’ansia, il sollievo.. e adesso la consapevolezza che quei 4 matti sono giù a imprecare contro di me, e che -in fin fine- non mi diranno niente.. Sanno di avermi sottratto a te…
Mi chino a baciargli la fronte, come saluto, e poi
fuggo via.
…continua.
Note dell’autrice: - Per prima cosa, né la storia né i personaggi di Slam Dunk sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia. - La storia
si snocciola in numerosi capitoli, ma si è GIA’ CONCLUSA. - Chiunque
desideri leggere l’intero racconto in tempi più brevi rispetto a quelli di
aggiornamento, può contattarmi al solito divano blue navy:
elyxyz@libero.it per ricevere i capitoli restanti. - Per
ulteriori note e chiarimenti doverosi, vi rimando all’ultimo capitolo. Arigato (_
_) elyxyz
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