Scelta
d’amore
-Kaede’s
Diary-
By elyxyz
Capitolo
32
(In corsivo, il diario di Kaede)
POV di Hana.
“Sai.. questa settimana mi è parsa interminabile..”
-esalo, abbottonandomi meglio la divisa.- “Sono corso qua come un
disperato, dopo gli allenamenti, senza nemmeno passare da casa..” e guardo
il borsone e la cartella posati vicino all’entrata.
“I ragazzi ti salutano.. dicono che forse faranno un salto qua, domani o
domenica.. ho raccomandato loro di evitare una visita di massa, se non
vogliono essere sbattuti fuori prima ancora di entrare.. e di alternarsi
agli orari in cui ci sono anch’io, sarebbe sciocco ritrovarsi tutti qui, e
poi magari il vuoto, no?” spiego, spiccio.
E solo ora, a più di un mese di distanza, mi accorgo
di come tutta la squadra non abbia mosso obiezioni o domande, sul perché
io passi quasi tutto il mio tempo libero con Kaede.
Lo danno quasi per scontato. Lo hanno sempre fatto.
Dal giorno in cui sono fuggito dalla palestra, dopo la dichiarazione di
Anzai, ad oggi.
Nessuna battuta o allusioni, al riguardo.
Forse hanno sempre saputo più di quanto io e lui credessimo.
Mi hanno continuamente chiesto come stava, se c’erano miglioramenti..
All’inizio, quasi tutti i giorni, ma poi, quando la solfa è diventata una
monotona cantilena senza varianti, hanno capito che era sbagliato
chiederlo.. un giorno, li ho avvertiti che li avrei avvisati io, in caso
di cambiamenti significativi.. e loro hanno smesso di assillarmi,
limitandosi a porgere i loro saluti..
Dovrei ringraziarli, per questo.
Un giorno, forse, lo farò.. assieme alla notizia del
suo risveglio, magari..
“Ore 22.20, prima di dormire.
Ripenso ancora alla mia faccia di bronzo di oggi.. e a quanto è fesso lui,
che se l’è bevuta..”
“Non ricominciare, sai??!!” l’avverto.
“Chissà se riuscirò a buttare le basi per qualcosa
di buono.. manca poco, alla fine del Ritiro.. e lui rimarrà qua ancora per
parecchio tempo..
Nh.. speriamo in bene.. il fatto di trovarci su un terreno neutro è –di
per sé- una cosa positiva.”
“Sì, sì, Kit.. avremo altre occasioni..” lo
rassicuro, sorridendo al ricordo della follia di quei giorni..
Perché, se lui è stato un pazzo avventato, io pure ho fatto le mie brave
azioni sconsiderate..
11 Settembre. Sabato. “Grossa news: oggi mi ero
rassegnato a non vederlo, la sveglia non ha suonato, o io non l’ho sentita
(con tutto quello che russa Morishige, non me ne stupirei) e sono uscito
dal ryokan parecchio in ritardo, rispetto agli altri giorni.. Ho fatto una
megacorsa, e quando sono arrivato in spiaggia, di Do’aho nemmeno l’ombra..
Mi sono accucciato sulla battigia, per riposarmi un po’..
Credevo che il cuore mi scoppiasse.. altro che partita contro il Ryonan!!
Ero già con un piede nello sconforto, pronto a fare dietro-front, quando
l’ho sentito chiamarmi da lontano.. Un soavissimo: “Ehi! Baka Kitsune!!
Devo parlarti!!” ed è zampettato da me, non proprio come l’Hanamichi prima
dell’infortunio, ma mi sembra stia migliorando..
Si è accasciato sulla sabbia, a riprendere fiato, e io mi sono riseduto
accanto a lui, attendendo.
Mi ha detto che Ayako lo aveva appena chiamato, per sapere come stava e lo
aveva incaricato di riferirmi che lei attendeva una mia telefonata, quanto
prima..
Ho il serio dubbio che a lei non interessasse davvero avere mie notizie,
ma che abbia dato a lui una scusa buona per parlare con me. E -di questo-
le sono infinitamente grato.”
“Io pure.. anche perché è stato un ottimo espediente
per tentare un approccio, senza sembrare troppo coinvolti..”
“Hana mi ha riportato le novità della squadra, del
fatto che il nano si sia presentato alla riapertura del club dicendo:
“Io sono Ryota Miyagi, il vostro nuovo capitano. Prendere o lasciare!”
A Mitsui, la cosa non è andata esattamente giù, ma Aya lo ha rimpinzato di
sventagliate, e tutto si è sistemato.
“Quanti giorni rimani?” mi ha chiesto, d’un
tratto, senza preavviso.
“Nh?”
“Il Ritiro.. quanti-giorni?” sillaba lui, prendendomi in giro.
“Do’aho!” -gli ho sbuffato, ma lui ha sorriso, anziché arrabbiarsi.-
“Ancora 4.”
Ho avuto l’impressione che si fosse irrigidito, sentendo la mia risposta,
ma credo di essermi sbagliato.. che motivo avrebbe? Sono io, tra noi due,
quello che ci tiene a non separarmi da lui..”
“Egoista come sempre, eh?!”
“Siamo rimasti in silenzio per un po’,
semplicemente persi, ognuno nei propri pensieri.
I gabbiani -sopra di noi- ci facevano compagnia, stridendo liberi nel
cielo..
Mi sono smarrito in un sogno ad occhi aperti.. io e lui, accoccolati in
riva al mare, all’alba..”
“Una dose di miele al 100%, roba da far impallidire
un diabetico..” scherzo, per negare che anche io ero caduto in un pensiero
simile al suo..
“Mi sono eccitato.. beh, capita, no?!
A malincuore, ho capito che, averlo lì, a qualche spanna da me, non
sarebbe servito a calmare i miei ardori.. anzi!!
Così mi sono alzato, dandogli le spalle, facendo finta di nulla.. quello
che non avevo calcolato era che lui mi imitasse, affiancandomisi..
L’ho guardato con la coda dell’occhio, e fissava con una straordinaria
intensità una conchiglia scheggiata i suoi piedi.. il mio Do’aho.
Mi sono incamminato, nella direzione del ryokan,
senza dire niente; e lui, anziché inveire, e restarsene fermo buono buono
dove doveva, mi ha seguito, fiancheggiandomi.
Deve aver letto il mio disappunto nello sguardo che gli ho lanciato,
perché mi dice, con un’alzata di spalle: “Ho voglia di fare due passi, il
Tensai di omaggia della sua compagnia..”
“Nh..” gli ho replicato, gioendo dentro me.
Abbiamo camminato in silenzio per un bel po’, arrivando nei pressi di un
campetto in riva al mare.
Ci fermiamo entrambi, in muto accordo, a fissare un canestro dall’aria
malandata, con la retina rosa dalla salsedine.
Sto per riprendere la passeggiata, quando lui, ad un tratto, esala: “Mi
manca, sai?”
Mi sono girato a fissarlo, sorpreso.
“Il basket, intendo.” -Spiega, annuendo all’indirizzo del ferro
scrostato.- “La palla, uno slam dunk, i ragazzi, le urla, il tifo, persino
i Gori-punch di Akagi..” e sorride impacciato, come a scusarsi di questa
debolezza.
E io mi ritrovo ad annuirgli, perché lo capisco.
“Faresti due tiri con me, stasera?”propone, fissando con insistenza una
linea dei tre punti quasi inesistente.
E’ messo così male da chiedere aiuto persino a me??
Ci ho pensato su.
E lui ha travisato il mio tentennamento, prendendolo per un rifiuto.
“Ok. Non importa. Lascia stare.” -sputa secco, trattenendo a malapena la
delusione.- “Il Tensai ti batterà appena tornerà in squadra.. allenati,
Volpe, perché mangerai la polvere!!” proclama, gonfiandosi come un
tacchino.
Ma non si accorge di quanto è falso?
“E il terapista?” chiedo io, ignorando il resto
delle sue stronzate astronomiche.
“Eh?!” domanda lui, di colpo serio.
“Non credo sarebbe d’accordo..” ipotizzo.
Lo vedo scuotere le spalle, con insofferenza: “Non devo saltare, ok. Ma
due tiri non hanno mai ucciso nessuno..” cerca di convincermi.
“Stasera alle 7.30, qui.” decido.
Lo vedo fissarmi, sgranando gli occhi di sorpresa.
Un sorriso grande come il mondo gli si allarga sulle labbra..
Se non fossi il suo nemico giurato, credo mi avrebbe abbracciato..”
“Io ti avrei anche abbracciato, ma se poi mi
schiattavi per lo shock?!”
“Ci siamo separati così, senza grandi cerimonie,
con l’accordo di rivederci stasera.
Non vedo l’ora!!! Sono tornato alla pensione svolazzando a mezzo metro da
terra.. persino il fatto che il Ritiro stia per finire non mi preoccupa
quasi più.. le cose stanno girando per il verso giusto..”
“Invece la strada è ancora luuuunga..” lo
contraddico, col senno di poi.
“Ore 22.10, troppo felice per dormire.
Scrivere ‘sto diario mi sta piacendo sempre di più.
Dopo cena, mentre gli altri andavano a svagarsi, sono sgattaiolato fuori di
nascosto dal retro del ryokan, con la sacca in spalla, la palla dentro.
Il Coach ci ha vivamente consigliato (ordinato) di evitare iniziative
personali d’allenamento fuori dal complesso sportivo, credo per una
questione di responsabilità. Del resto, siamo tutti minorenni, qui, e se
per caso qualcuno di noi si facesse male, allenandosi, la responsabilità
ricadrebbe su di lui..
Sono corso al luogo del ritrovo, e lui era già lì, perso a guardare il
sole che annegava nel mare.
Bellissimo.
In controluce, i suoi capelli sembravano assorbire
il colore ancora di più e infiammarsi di vita propria.. un’altra cosa che
ho notato, è che la sua pelle si è scurita ulteriormente.. la doratura si
sta accentuando, soprattutto sulle spalle.. non l’ho ancora visto portare
una maglietta, da che siamo qui.
In un impeto senza senso, mi sono ritrovato a fissare le mie mani, e la
pelle pallida delle braccia, che spunta da sotto la stoffa.
Sembro cadaverico, al suo confronto..
Hana mi chiama, e mi distoglie dai miei pensieri.
Sfilo il pallone dal borsone, e glielo passo, togliendomi anche la giacca
della tuta.
Quando Hanamichi lo prende in mano, sembra sia arrivata la vigilia di
Natale in anticipo, quest’anno.
Non posso impedirmi di sorridere, per questa sua piacevole, contagiosa
genuinità.
Se fossi stato al suo posto, allontanato dal basket da più di un mese,
sarei già impazzito, credo.
Facciamo un breve riscaldamento; in realtà, io non
ne avrei bisogno, ma mi piace pensare di condividere con lui anche questo
momento.
E poi ci siamo messi a tirare.. niente one –on- one, ho
precisato.
Se lui è uno sconsiderato, ci penso io a proteggere la sua salute..
non ho mica, IO, una scimmia di scorta!!”
“E’ commovente, il tuo interessamento..” scherzo.
“E così –non so ancora come- sono finito a dare
dritte al Do’aho su come tirare da fuori area..
Ricordava ancora un sacco di cose, ma –come temeva anche Ayako- più starà
lontano da un campo, e più tempo ci impiegherà a tornare come prima, e poi
a proseguire..
Quando il buio ci ha impedito di continuare, abbiamo smesso, con la
promessa di rivederci domani, alle 7.00, allo stesso posto.
Non vedo l’ora.”
“Possiamo saltare a piè pari la prima parte?” chiedo,
speranzoso, arrossendo miseramente al ricordo del mio imbarazzo.. Kami!!
Con che faccia tosta ho potuto….?? e lui che ha accettato..!!”
Sbuffo, sapendo che comunque non perderò neanche una riga di quel giorno.
12 Settembre. Domenica. “Ore 12.10, prima del
pranzo.
Stamattina mi sono incontrato col Do’aho.. e il tempo è passato così
piacevolmente che non mi sono nemmeno accorto che, quando gli ho suggerito
di smettere, l’ora della colazione al ryokan era già passata da un pezzo.
Hana mi ha proposto di andare a farla insieme, in un baretto grazioso lì
vicino, visto che anche lui l’aveva saltata…
Ovvio che sì!!
Si è fagocitato un sacco di dolcetti strani, di cui ignoro il nome,
sbrodolandosi con la crema che c’era dentro.. aveva lo zucchero a velo fin
sopra le orecchie..
Il mio tenero, buffo Do’aho..
Almeno, lo è stato finché ha aperto la fogna -che si ritrova- solo per
infornare paste su paste.. quando poi ha iniziato a rimproverarmi, per il
mio succo ACE senza zuccheri, è diventato meno piacevole..
“Ma sei scema, stupida Volpe??!!”-ha esordito, sputacchiando qua e là- “Un
atleta deve introdurre carboidrati, e un sacco di altra roba, per essere
in forma!!” e mi ha schiaffato in mano una delle sue brioches mezza
morsicata, e mi ha ingiunto di mangiarla.
Se fossi una delle oche del mio fan club, mi perderei in umidi sogni ad
occhi aperti, su quello che è stato, -a tutti gli effetti- un bacio
indiretto.
Per fortuna, io non sono loro. (e loro non sono me!) anche se la cosa si è
rivelata tutt’altro che spiacevole.
Poi ci siamo divisi, e ognuno è tornato al proprio alloggio, con la
promessa di rivederci alle 19.00, stasera.”
“Dovremo rivedere seriamente la tua alimentazione,
cara la mia Volpaccia inappetente..”
“Ore 23.40. Un appuntamento! UN APPUNTAMENTO!!
Dopo che ci siamo allenati per un po’ (lui, io lo guidavo, segnalando gli
errori) ad un tratto si ferma, come fulminato sul posto.
Dice che deve andarsene, che ha un impegno..
E lì, io mi sono oscurato, ma per fortuna non l’ha notato, troppo intento
a non fissarmi.
Poi lo vedo fermarsi, come a raccogliere le idee..
Senza guardarmi –anche se non so il perché- mi ha detto:
“Che ne dici….. andiamo, stasera, al tempio?”
“Come, prego?” lo vedo arrossire…è arrossito!!
“Al-tempio-stasera.” Scandisce lui, con enfasi, per ridicolizzarmi.
E di colpo mi ricordo dell’altra sera, di lui e la ventosa..
Mi esce in un sibilo acido: “Perché non inviti la
tizia dell’altro giorno?”
Lo vedo sgranare gli occhi, come se fosse stato colpito a tradimento.
Eh, no! bello mio, quello che fa le bastardate non è il sottoscritto!
“Con mia cugina?” chiede, stupito.
Cu..CUGINA??!!
Ommmerda..
E il mio turno di sembrare un allocco, perché lui
scoppia a ridere, di una risata che sa di liberazione: “E’ tornata a casa
sua! Era venuta con gli zii a trovarmi..” spiega, come se mi fosse dovuto.
“NH.” ribatto, mi sento un cretino integrale..
“Allora.. ci vieni??” ripete, speranzoso.
“Perché?”
“Sì, beh.. Ayako mi ha obbligato a prometterle che.. che sarei andato a
pregare al tempio, per il Campionato Invernale e.. visto che.. che sei
anche tu della squadra….” Farfuglia, gesticolando febbrilmente.
Che pena!!
Vedermelo così, tutto insicuro, ha risvegliato la
mia vena.. sadica.
‘Vediamo cosa inventa.’ Mi son detto.
“Che santuario è?!” m’informo, ingenuamente.
Lui sussulta, replicando d’istinto: “E che ne so??” poi si blocca,
registrando la gaffe..
e potrei giurare che gli sia uscito fumo dalle orecchie, per la frenesia
con cui ha accampato una risposta: “Una divinità locale.. locale, sì.
Mercoledì è la Festa di
Keiro-no-Hi, ma qui l’anticipano, mescolandola ad una tipica del posto..
Ayako mi ha detto che -far visita alla statua della Dea- è di buon
auspicio, che è tradizione, che molti raduni sportivi si fanno in questa
città proprio per questo..” spiega, masticandosi mezze parole
nell’agitazione.
Potrei dirgli che io, a queste cose, non ci
credo.. ma perché perdere un’occasione così??
E’ un invito, no?! Un…appuntamento? UN APPUNTAMENTO??!!
Ma non era qui per curarsi la schiena?? L’hanno lobotomizzato??
Mi ha chiesto CONSAPEVOLMENTE di passare del tempo con lui!!
Oh, Kami… forse esisti davvero!
....
Ho fatto due calcoli veloci, per non incappare negli altri ragazzi (chi lo
sente, poi, Kiyota?) e ci siamo dati appuntamento sotto al portale
d’ingresso.
Mi sono fermato davanti al Torii, e lui è arrivato poco dopo, tutto
trafelato.
‘Ti farei ansimare io, Do’aho, ma in altre maniere..’ Ricordo di aver
pensato, annotando mentalmente di proibirgli di vestirsi ancora così.
Se mi fa eccitare, come faccio poi a controllarmi?? E poi mi fa uscire
‘sti cazzo di pensieri.. che poi diventano seghe mentali, e poi mi tocca
arrangiarmi..”
“Volpe!!” -esclamo, imbarazzato.- “..erano solo
un paio di jeans..” gli faccio notare, ricordando però quanto ci ho messo
a vestirmi, per sembrargli carino.. non avevo calcolato di mettermi in
valigia roba chic, mica lo sapevo, IO, che lo avrei incontrato!!
“E’ sempre strano vederlo senza divisa o senza i
pantaloncini e la canotta degli allenamenti..
Una camicia bianca e un paio di jeans furbi, e mi fa già quest’effetto..
Kami!!
sono messo male..”
“Nessuno resiste al fascino del Tensai!!” gongolo.
“Pensavo ci saremmo diretti subito al tempio, per
toglierci dente e dolore; invece lui ha iniziato a incamminarsi verso il
centro della festa.. Abbiamo passeggiato tra le bancarelle per la maggior
parte della sera, e siamo finiti –quasi per caso, credo- davanti al
santuario.
C’era un grande fila di persone, tutte in processione, per avvicinarsi
alla statua.
Mi sono fermato un attimo a contarle sommariamente, ma era più che palese
che ci avremmo messo un secolo, per entrare dentro all’edificio.
In quel mentre, lui mi afferra una mano, ed esclama: “Per di qua!” e mi
ritrovo a seguirlo per uno stretto vicolo che costeggia il muro
perimetrale del complesso religioso.
Sembrava che stessimo lasciando la festa, perché il brusio della gente è
diminuito di botto, appena svoltato l’angolo.
Non ho potuto impedirmi di sbirciare le nostre mani allacciate, che lui ha
unito con un gesto di semplicità disarmante.
Ma se ne sarà accorto?”
“No, VOLPE!, di solito prendo per mano la prima
persona che mi capita d’incontrare!!” ironizzo, con una punta di
sarcasmo.
E poi arrossisco, ripensando alla mia sfacciataggine. Ma come ho potuto??
Lui sarebbe stato capace di arrabbiarsi.. e non a torto, direi..
Avrebbe avuto ragione di dimostrarsi infastidito, per una confidenza
così.. noi, che non eravamo neanche amici..
“Ero troppo intento a fissare lui -appena davanti
a me-, e non mi sono accorto che si era fermato.
Gli sono finito contro, spingendolo un po’ di lato.
Ed è lì che ci siamo separati.
Mi è dispiaciuto un sacco, lo ammetto.
Un pensiero sciocco mi trotterellava in testa: la sua mano combaciava
perfettamente con la mia..
E avrei fatto di tutto per ripetere l’esperienza.
Solo dopo qualche istante, in cui lui mi fissava
sorpreso perché non lo seguivo, mi sono accorto che siamo giunti sul lato
est dell’entrata di prima, e che qui c’è molta meno gente, forse perché il
portone è più piccolo, e tutti ci tengono ad entrare da quello
principale..
“Andrà bene comunque, no?!” ipotizza, chiedendomi conferma.
Gli ho annuito, di rimando. E -solo in quel momento- ho realizzato la
scorciatoia che abbiamo appena percorso.
“Ma tu, come…?” mi esce, guardandolo stupito.
Lui arrossisce, (ma perché è imbarazzato?) e mi spiega che ha girovagato
tutto intorno a qua, per farsi passare il tempo, e che si era perso, e che
aveva scoperto la stradina appena fatta, per caso.
Abbiamo varcato il portale, accolti da un mistico silenzio.
Abbiamo eseguito il rituale dell’offerta votiva.. e poi siamo finiti
davanti ad una statua informe, dalle sembianze mooolto scarsamente umane,
che loro definiscono ‘La Dea’.
Mi chiedo come cavolo si possa scegliere di
chiedere l’intercessione di una cosa così..
Come fanno gli uomini a pregare, a sperare di ottenere i favori di un
amorfo pezzo di legno?
Com’è possibile che affidino la loro vita e le loro più alte aspettative
ad un oggetto, (che potrebbe benissimo essere uscito dagli scarti in una
falegnameria) e adorarlo, rendergli omaggio, quando si riesce a fatica –e
con molta fantasia- ad intuirne una vaga raffigurazione femminea?
Io credo a quello che vedo, alle mie forze, e il
mio Destino me lo costruisco da me.
‘Ma facciamo contenta la Baka Saru.’ Mi sono
detto, sbirciando come lui, affianco me, sembrasse così devotamente
raccolto in preghiera.
Ha farfugliato una cantilena indistinta per qualche minuto, poi mi ha
fatto cenno di andarcene.
Ho buttato lì –distrattamente- un vago pensiero d’auspicio, che
coinvolgesse più il futuro di me e lui, che la squadra, e l’ho seguito.
Ho lanciato un’occhiata distratta alla coda
infinita che proseguiva, composta, verso l’entrata, ancora a chiedermi
come fosse possibile..
Poi lui mi ha richiamato e ci siamo ributtati tra
la folla..
C’erano un sacco di bancarelle con prodotti tipici, e dolci vari.. giochi
per i bambini.. parecchia gente era vestita in kimono, soprattutto le
bambine..
D’un tratto, scorgo la persona di Ayami-san, il
Coach, intenta a parlare con un uomo che non conosco, poco lontano da noi.
Solo in quel momento, mi sono ricordato di non avergli chiesto il permesso
di uscire, stasera.
Mi è sfuggita un’imprecazione, e Hana mi ha scrutato, sorpreso.
“Andiamo via di qua, Do’aho.” Gli ho detto, spiccio, trascinandolo per un
braccio.
“Che cosa c’è..?” chiede, con tono allarmato, per la mia repentina
decisione.
“L’allenatore. Non deve vedermi.” Spiego, conciso.
Mi scruta, affiancandomisi.
“Non gli ho detto che uscivo.” Mi ritrovo a chiarire, infilandomi per una
laterale meno rumorosa, ma con tanta gente accalcata che fluisce contro di
noi.
“Ed è illegale?” domanda, d’un tratto, senza
preavviso.
Ci metto un po’ per capire cosa intendesse dire.
“Senza il suo consenso, sì.” Ribatto, guardando scattoso da ogni parte
attorno a me, sperando che non ci sia. E’ il mio turno di tentare: e la
scusa è anche buona.. gli agguanto una mano con disinvoltura e accelero
d’impulso, per mettere quanta più spazio tra me e il Mister.
Lui mi segue, aumentando l’andatura, e io mi ritrovo a sorridere, senza
che lui mi veda.. ogni guaio ha i suoi lati piacevoli..
“Rallenta, Volpe!! Non è una battuta di caccia!!” boccheggia, al mio
fianco, mentre io osservo -con occhio critico- il sentiero da cui siamo
provenuti, stimando sufficiente la distanza che ci separa.
Scampato il pericolo, ci fermiamo a riprendere
fiato, stravaccandoci su una panchina vuota.
Sono un po’ preoccupato, lo ammetto.
Fino a poco tempo fa, non avrebbe avuto una così scarsa resistenza..”
“Ero solo fuori forma!!” mi giustifico.
“Quando -in lontananza- notiamo i tre del Kainan,
decidiamo di deviare, di comune accordo.
Finiamo parecchio distanti, riprendendo un passo più tranquillo.
D’un tratto, un bimbo gli finisce addosso, sporcandogli i pantaloni di
dolce.
La madre del piccolo interviene, scusandosi.. ma non è un gran danno.. e
il Do’aho sorride, perdonandolo senza remore.. e poi, fissando
attentamente le rivendite ambulanti, mi confida: “Ho proprio voglia di
qualcosa di buono..”
“Do’aho!.. Non vorrai mica lo zucchero filato come quel marmocchio!!” lo
sfido.
“Beh.. no.” –s’inalbera lui- “Pensavo.. magari un gelato… ti va un gelato,
Kitsune? Offre il Tensai!” lancia l'idea, sorridendomi speranzoso.
Riuscirei mai a dirgli di no?
Siamo finiti davanti ad una bancarella, dall’aria
inconsueta.
Troppo concentrato a fissare lo sguardo famelico di Hana, non mi sono
curato di scegliere i gusti..
Sussulto, quando Hanamichi mi richiama all’attenzione: “Ehi!! Hai visto i
nomi dei gusti??” mi chiede, segnando con un dito la vetrata di fronte a
noi.
Mi accosto a lui, sbirciando le targhette, mentre lui li elenca, sempre
più entusiasta.
“Guarda!! C’è il ‘Gusto Oni!” – esclama, indicando una vaschetta al
cioccolato, con scaglie dentro.
“Mph!” sbuffo io.
Ma come fa ad entusiasmarsi per una sciocchezza così?
“E questo è un ‘Kappa di Palude’!!” riprende, sempre più esaltato, verso
il contenitore del pistacchio.. Lo seguo nella sua scoperta, quando si
volta a fissarmi, trattenendosi a stento: “Guarda, Kit, Guarda!!!”
–strilla, strattonandomi la maglia- “Kitsune no Rei!”
“Lo Spirito della Volpe?” -ripeto io, sorpreso.- “Do’aho.. è solo fior di
latte..”
Mi scruta torvo, sgonfiando la sua contentezza: “Non me ne frega un
cavolo!! E’ bello, no?! E’ il tuo gusto!!”
“Nh..” è la mia concessione, mentre lo vedo riprendere la ricerca,
vagliando altri nomi mitologici, e gusti più che conosciuti.
“Chissà se c’è anche qualcosa per me..” –lo sento borbottare- “Non credo
ci sia il ‘Gusto Tensai’..” riflette tra sé e sé, sottovoce.
“Do’aho” -lo chiamo, additando la vaschetta affianco al lupo mannaro.-
“‘Sakura no Hana’.”
“Ooooh..” fa lui, in un sussurro mistico.. Credo stesse per commuoversi.
“Se ci mettiamo di fianco questo,” – e segnalo l’‘Akuma Goku’ (melone con
schegge di qualcosa-di-non-precisato)- “Dovrebbe diventare un bell’arancione
‘Baka Saru’: la scelta perfetta per te!!” lo pungolo.
Tre.. due.. uno..
Mi aspettavo che lui s’infiammasse da un momento all’altro, e che
iniziasse a sbraitarmi contro vari improperi, invece..
“Ok. D’accordo.” -Esclama consenziente, voltandosi verso il gelataio. –“Un
cono di Sakura no Hana e Akuma Goku, con panna…tanta panna, sopra.”
Precisa, senza diritto di replica.
“E...?” tentenna, verso di me.
“Una coppetta.” L’indirizzo.
“Una coppetta Kitsune no Rei,” –decreta, certo- “con..?” s’informa,
guardandomi.
“Dama delle Nevi, senza panna.” Specifico.
....
“Certo che te le vai a cercare!! ..se ti chiamano ‘ghiacciolo’, non ti
puoi lamentare!!” scherza, divorando mezzo gelato.
“Nh..” è la mia pacata replica, mentre lo raggiungo verso una panca
libera.
Leccandosi le dita, si mette a fissarmi mentre
termino il mio.
“Io mi domando: ma come si fa a rinunciare -VOLONTARIAMENTE- ad un cono di
cialda, per un inutile pezzo di plastica??” sbotta, tra l’incredulo e il
polemico.
“Nh?”
“La coppetta..” segna fra le mie mani.
“A me non piace..” spiego, pratico.
“E’ perché sei tonto!!” mi rimprovera, come se fosse un’ovvietà.
“Do’aho!!” mi difendo, stizzito.
Lui scoppia ridere, terminando il nostro contenzioso.
E di colpo s’accorge dell’immane ritardo di cui siamo vittime.
Con una certa urgenza, ripercorriamo a ritroso vie e scorciatoie, fino a
separarci, con l’accordo di rivederci domattina, per il solito
allenamento.. Gran bella serata, non c’è che dire..”
“Concordo!!” e solo ora realizzo che è tardi anche
per me.. chissà perché Saito-san non è ancora venuta a farmi sloggiare..?
Sistemo il diario, e raccatto distrattamente la sacca
e la cartella, e ricordo di doverlo avvisare:
“Domani è il compleanno di mamma, pensa che ha anche cambiato turno, per
stare un po’ con me... ormai ci vediamo talmente poco, tra scuola,
allenamenti, e il tempo qui..” gli spiego, quasi scusandomi.
Una parte di me si sente già in colpa, per la brevità di tempo che gli
dedicherò domani.
Ma il mondo continua a girare, fuori da quest’ospedale..
…continua.
Note dell’autrice:
- Per prima
cosa, né la storia né i personaggi di Slam Dunk sono miei; appartengono
agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro,
da parte mia.
- Ritengo doveroso precisare che l’opinione di Kaede
sulla religione, divinità, destino e similari non coincide necessariamente
con la mia, anzi. Mi scuso, nell’eventualità che qualcuno si senta urtato
da queste affermazioni.
- La storia
si snocciola in numerosi capitoli, ma si è GIA’ CONCLUSA.
- Chiunque
desideri leggere l’intero racconto in tempi più brevi rispetto a quelli di
aggiornamento, può contattarmi al solito divano blue navy:
elyxyz@libero.it per ricevere i capitoli restanti.
Come sempre, sono graditi commenti, consigli e critiche.
- Per
ulteriori note e chiarimenti doverosi, vi rimando all’ultimo capitolo.
Arigato (_
_)
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