Scelta
d’amore
-Kaede’s
Diary-
4 settimane oggi. Volevo vedere Kawata-san per sapere qualcosa sulle sue condizioni.. manca anche kangohu Saito, torna domani.. ho dovuto chiedere all’infermiera foca, spiegando che è importante, non sia mai che lei mi prenda alla leggera… già mi odia, quella. Alla fine, mi ha informato che Kawata è ad un
congresso, e c’è il suo pupillo che lo sostituisce.. e mi ha trascinato da
lui.. cazzo!! Non ho saputo svicolare in tempo.. ho accampato scuse, ma
niente… eccomi qui, davanti al suo brutto muso. il secondo sgradevole
incontro con lui. Mi sta fissando, palesemente seccato per la mia
presenza. Inspiro (aria, gentilezza e autocontrollo) esalando
un dignitoso: Per 30 secondi, giuro, sono talmente sorpreso dalla sua palese maleducazione da restarne disoriento.. Brutto stronzo, cretino, arrogante, screanzato, stronzo. “Dagli ultimi tracciati, non ci sono variazioni rilevanti..” dichiara, in tono piatto. “Ma è quasi un mese!!” esclamo, esasperato. Lo vedo inarcare un sopracciglio, pensieroso. Perché quell’espressione? “Nel caso del paziente, trascorso un mese senza cambiamenti di sorta, il termine clinico della sua condizione è definito ‘stato vegetativo persistente’..” “..E non è una cosa buona..” chiedo, retorico. “Ovviante no!” -replica lui, secco- “In ogni caso.. Da questa condizione ci si può ancora riprendere; tuttavia criteri statistici..” “Ok, ok.. la conosco già la solfa..” mi sfugge, in un impeto di stizza. Mi fucila con lo sguardo, arrossendo di sdegno, per
la mia presunzione.. Mordendomi la lingua per non rispondergli a tono
-anzi! a ragione!!- mugugno un paio di scuse, che sembrano soddisfarlo,
pregandolo di concludere il discorso che avevo accidentalmente
interrotto. Mentre lui snocciola tutto il suo sapere preconfezionato, e io mi turo mentalmente le orecchie, pensando ad altro, mi appunto che farò pagare anche questo, a Kaede, appena sarà ritornato in forma.. Tuttavia, una sua frase penetra la mia disattenzione, scuotendo i miei pensieri. “..Bisogna anche vedere se lui vuole, svegliarsi.” “Come, prego?” “Beh.. la situazione che lui ha lasciato non è delle più felici, ne converrai con me…” “Nh..” “Ok. Ha un talento nel basket fuori dal comune. Sogna
di andare a giocare nell’NBA. Ma non ha nessuno con cui dividere questa
gioia, i progressi. I suoi sogni. “D’accordo, ma..” “E’ solo. Non ha più una famiglia, mai avuto degli amici.. solo una palla… sai che consolazione?!” mi provoca. “…” “Sai se c’è qualcuno a cui teneva particolarmente, qualcuno di cui fosse innamorato?” “…di me.” Confesso. “E il rapporto che vi legava, com’era?” “Disastroso.” “Perfetto. Sei ancora convinto che Kaede Rukawa voglia davvero risvegliarsi?” No. “Dammi solo una ragione. Solo una. “….Io.” “ma lui non lo sa, Sakuragi. Le sue provocazioni mi rintronano nella testa,
acuendo la mia confusione. Inizio ad aggirarmi per i corridoi, smarrito. Ad un certo punto, mi accorgo di non riconoscere la
zona. Per non pensare ad altro, inizio a contare gli
sportelli che oltrepasso, osservandoli con minuzia.. Rimango così, semplicemente così. Mi sorge il dubbio che quest’accesso sotterraneo possa collegare alcuni blocchi dell’ospedale, e l’ospedale di Yokohama, solo in questa sezione, ha almeno sei stabili affiancati tra loro.. Il tempo d’un respiro, e un pensiero bizzarro si fa
strada nella mia mente. Nh.. Pensiero idiota. Io non posso restare qui. E’ semplice. Ritornano –prepotenti- le parole di Sumai-san. Avrà voluto provocarmi… magari punirmi per la mia
insubordinazione, per averlo interrotto mentre parlava.. o magari si è
accorto che non lo stavo seguendo nemmeno dopo.. e si è vendicato con
l’unica arma in suo possesso: instillando in me il dubbio che.. che.. Kaede non può desiderare di restare dov’è. Sumai si sbaglia. …. ...e....... se avesse ragione? Noncivogliopensare, non.. non.. Sento un nodo, in fondo alla gola, sciogliersi in un
mondo che si sta appannando davanti ai miei occhi, e calde lacrime bagnare
la ceramica patinata di polvere. Come posso essermi ridotto così…..? Perché proprio a me? Che cazzo ho fatto per meritarmi questo???? “PORCA MISERIA!!” gemo, in un ringhio ferito. Cosa diavolo devo fare, perché lui ritorni al mio
fianco? Ditemelo... ….e io lo farò.. lo giuro.. qualsiasi cosa… rivoglio solo la mia vita di sempre, gli allenamenti, i suoi tiri, la scuola, le risse, i suoi insulti, l’armata, i sabati al Pachinko, i suoi sbuffi, la noia, la normalità.. la spensieratezza di un ragazzo di 16 anni, cazzocazzocazzo.. “PRETENDO TROPPO??!!” urlo contro il soffitto, contro
tutto, contro niente. D’improvviso mi ritrovo in piedi, fissando la porta
davanti a me. Mi scaravento contro una fila a portata di calcio,
sfondando a pedate quelli che non lo erano già. Forse è vero, che l’anima di un teppista non muore
mai.. al massimo si assopisce. Colto da una sorta di delirio, proseguo nella mia
corsa alla distruzione.. Impressa in ogni sportello, l’immagine di Sumai
si stampa, indelebile.. soddisfazione indescrivibile, la mia. La superficie riflettente viene strappata via, senza
gentilezza, e gettata a terra, e calpestata e frantumata, e calpestata
ancora, in tanti piccoli, infinitesimali pezzetti che specchiano tante
smorfie maligne, che si moltiplicano, rimpicciolendosi, fino ad
annullarsi, con soddisfazione. Di colpo, una fitta mi coglie, all’altezza delle
nocche della mano destra.. la fisso, come se non mi appartenesse.. un
taglietto senza senso, un rivoletto di sangue che cola giù.. e giù.. fino
a terra… Mi volto, nella direzione da cui sono provenuto.. un calcolo veloce, una stima approssimativa, un centinaio di mobiletti sfasciati, oltre –ovviamente- a quelli che lo erano già, prima del mio passaggio.. La ferita brucia, e non smette di sanguinare.. Con un moto di disgusto infilo la mano sana nella tasca dei pantaloni, e prendo il fazzoletto, me lo avvolgo alla meno peggio, è solo una fastidiosa stronzata, dopotutto, smetterà tra poco. Oh, Kami… COME HO POTUTO?? Con il respiro ancora ansante per lo sforzo fatto, mi
giro indietro, smarrito. Sportelli ammaccati -solo mezzi attaccati ai cardini-
penzolano inermi come brandelli di.. di… Ho distrutto un ripostiglio in disuso, d’accordo.. Provo un profondo disgusto di me stesso, in questo
momento. Kami.. L’ho fatto per sfogarmi.. o per punirmi? Non lo so.. Lascio cadere le braccia inerti lungo il corpo,
respirando piano. Sospiro, stanco. Mi ritrovo a fissare la mano bendata.. ha smesso di
sanguinare.. Kaede non ne sarebbe orgoglioso.. Mia madre.. oh! mia madre.. Sei riuscito a dare il peggio di te stesso, eh, Tensai? Una smorfia amara mi si dipinge sul volto, che cazzo.. Lo stomaco in subbuglio, e i sensi di colpa a
rincorrersi, per avere un posto in prima fila.. Sto per uscire, quando mi blocco, di scatto. Avanzo deciso, e caccio una testata poderosa contro
la parete. Sorrido, un po’ meno appesantito. Me ne esco da lì, e il mio pensiero corre a lui. Adesso parleremo. Non. Lo. Sa. E metteremo in chiaro perché devi sapere, perché devi tornare.. Non. Lo. Sa. Ti giuro che -entro sera- lo saprai..
…continua.
Note dell’autrice: - Per prima
cosa, né la storia né i personaggi di Slam Dunk sono miei; appartengono
agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro,
da parte mia. - La storia
si snocciola in numerosi capitoli, ma si è GIA’ CONCLUSA. - Chiunque
desideri leggere l’intero racconto in tempi più brevi rispetto a quelli di
aggiornamento, può contattarmi al solito divano blue navy:
elyxyz@libero.it per ricevere i capitoli restanti. - Per
ulteriori note e chiarimenti doverosi, vi rimando all’ultimo capitolo. Arigato (_
_) elyxyz
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