Scelta
d’amore
-Kaede’s
Diary-
Sono un idiota. Va a finire come ieri sera, che me ne sono stato qua
davanti per quasi un’ora, per poi sapere –grazie al gesto di pietà di
un’inserviente- che il dottor Kawata non era di guardia, e che quindi sono
riuscito solo a fare la figura del cretino. E invece eccomi qui, a tentennare un’altra volta. Qua facciamo notte di nuovo, e di sopra c’è Kaede che
mi aspetta.. Una mano mi distrae dalle mie logoranti incertezze, posandosi sulla mia spalla. Mi volto, incuriosito e sorpreso. Che mi sorride, come sempre, benevolo. Mi prendo a calci mentalmente, quando lui mi chiede
se ho bisogno di parlargli. E lui intanto mi fa accomodare, prendendo posto
dietro la sua scrivania. Io una buona stella non ce l’ho, spero solo di non sbagliare. Apro il diario e glielo porgo, restandomene zitto. Lo prende, guardandomi interrogativo. “Legga. E’ importante.” Gli spiego. Annuisce in risposta, e lo fa. Poi riporta il suo sguardo su di me, aspettandosi una domanda. “Ne terrete conto?” bruciano, queste parole, prima e dopo aver lasciato le mie labbra. “Tecnicamente…. No.” –è il suo responso- “Rukawa-kun è minorenne… non ha diritto di scelta..” “Ma è la sua chiara volontà!!” ribatto, alzando di molto il tono. “Non è così semplice, Sakuragi-kun…” –replica lui, sospirando paziente, come se io fossi
tonto, e cercasse di farmi ragionare su una cosa ovvia. “E’ il suo tutore legale a decidere per lui… se ce ne fosse bisogno, verrà messo al corrente di questo desiderio di Kaede, ma l’ultima parola spetta a lui, purtroppo.” Sento i muscoli contrarmisi di riflesso, come poco
prima di una rissa. “Non me ne frega un cazzo di cosa pensa questo suo
responsabile fantasma!! COME CAZZO FA AD AVERE POTERE DECISIONALE SU UNA PERSONA DI CUI NON VUOLE NEMMENO INTERESSARSI??!!” urlo, scattando in piedi. Ho rotto gli argini. “Calmati!! Per favore!!!” –m’invita lui, con tono fermo- “Non dimenticare che è solo un’ipotesi!” Mi tranquillizzo di forza, lasciandomi cadere a peso
morto sulla poltrona. “Io.. io.. mi spiace… ecco.. non… non avrei dovuto urlare…” biascico, ricomponendomi. “Comprendo il tuo rammarico, e la tua giustificata
indignazione… ogni giorno, nel mio lavoro, dobbiamo fare fronte ad aventi
spiacevoli come questo.. ad un’assurda burocrazia, e a tutto quello che ne
consegue…” motiva, con una smorfia amara di disgusto. Una parte di me si sente sollevata, di fronte a
queste confidenze. “Comunque ricorda, Sakuragi-kun, è presto per preoccuparsi… è bene che tu me ne abbia parlato, ma tu devi continuare a sperare che lui si risvegli… non sei stato forse tu a dirmi che smetterai di crederci, solo quando arriverà il momento. Né prima, né dopo?” Annuisco, sempre più convinto. “Chiedigli qualsiasi cosa tu voglia sapere…. Sumai-san segue personalmente con me il caso Rukawa, quindi è aggiornato in tempo reale.” Spiega, congedandosi. Mi ritrovo, mio malgrado, in imbarazzo, davanti a
questo estraneo. “Co… come sta Kaede?” perché ho balbettato? “Situazione stabile.” Risponde succinto lui, andando ad accomodarsi sulla poltrona del suo superiore. Mi chiedo se possa davvero premettersi tutta questa libertà, o se sta contravvenendo alle regole, e sono talmente assorto in questi miei pensieri, che solo quando lui riprende a parlare, noto che ha tra le mani il fascicolo di Ru. “Condizione invariata. La frattura al femore sinistro e alla tibia sono in fase di saldatura, da cosa rivelano le ultime lastre.” “Frattura?” ripeto, sorpreso. Lo vedo sollevare un sopracciglio, infastidito per la
mia interruzione. Io nemmeno lo sapevo!! “Quelli più grossi, sì.” Replica lui. “Altri 25 giorni di gesso, e un’adeguata terapia di riabilitazione, e fra 6 mesi ricomincerà a saltare come un grillo…” Che cazzo fai il simpatico?? Mi sta indisponendo, quest’uomo.. poi un pensiero mi
colpisce: il sinistro.. Ignorando le mie riflessioni personali, l’altro riprende: “Gli ematomi più estesi si stanno riassorbendo nei tempi corretti, e la maggior parte di loro è già scomparsa.” Annuisco, perché capisca che lo sto seguendo. “Le costole incrinate si stanno risaldando, ma per questo ci vuole tempo…” Devo essermi rabbuiato, perché lo vedo fermarsi, e guardarmi. “Nella disgrazia, direi che è stato molto fortunato… un paio di fratture e nulla più.” Ti sembra poco?? “Non è rimasto sfigurato per miracolo..” Mi sfugge un gemito. “A quella velocità… senza casco, per giunta..” calca, di proposito. “Se… se quel giorno… avesse portato il casco…” ipotizzo, lasciando il pensiero a metà. “Casco?” mi fa eco lui. “Oggi, sarebbe ugualmente in coma?” mi faccio violenza, nel chiederlo. “Chi può dirlo?! Assimilo in silenzio queste ultime notizie, quando il
medico che ho di fronte irrompe in un soliloquio provocatorio -a mio
avviso- molto fuori luogo: Scuoto le spalle in un moto di stizza.. cosa c’entra
Kaede con questi inutili sofismi? Devo avere un’espressione penosa, perché la sua -di riflesso- sembra contrita, forse per il modo brutale con cui mi ha messo al corrente di quello che potrebbe accadere alla persona che amo, sempre che si svegli.. Raccolgo coraggio, o forse solo disperazione, mentre gli sussurro: “Rimarrà paralizzato a vita?” Se ne sta zitto. “E’ presto per dirlo. Credo che il dottor Kawata ti abbia già spiegato che solo dopo il suo risveglio potremo quantificare effettivamente i danni subiti, non prima.. anche in assenza di lesioni ‘fisiche’ evidenti, non possiamo escludere un interessamento neuronale, una compromissione cerebrale.” “Questo mi era già stato detto.” –ammetto- “Ma nessuno mi aveva accennato alle fratture, o alla possibilità di paralisi..” mi rammarico. “Penso che dipenda dal fatto che la guarigione delle sue ossa sia per noi una cosa scontata, ‘meccanica’ parlando in modo pratico… quello che desta il nostro interesse scientifico è la sua scarsa reazione ai nostri stimoli.. non che si possa fare poi molto: è il tempo, la cura migliore, e il nostro peggior nemico.” “Io… io cosa posso fare, per lui?” chiedo, sconfortato. “Gran poco, in realtà.” -Decreta, sospirando.- “Non è
assolutamente dimostrato che una stimolazione adeguata favorisca il
recupero della coscienza. Strategie come: musiche preferite, carezze o
parole, suoni o odori familiari non sortiscono alcun effetto comprovato.
“Che io gli parli o meno, che io ci sia o no, a lui non serve a nulla, quindi?” realizzo, ferito. Mi scruta, reprimendo malamente uno sbuffo. Dove cazzo è finito il dottor Kawata?? “Ripeto: non abbiamo prove certe né di benefici, né d’impassibilità.” “Nh.” “Il suo coma in stato vegetativo persistente
fa ancora sperare in un miglioramento. Mi sforzo di essere gentile con lui: “Mi faccia un quadro più completo, per favore.” “Esistono 4 gradi di coma: il primo, lieve. Il
secondo, chiamato ‘semicoma’.
Lo saluto brevemente, ringraziandolo del suo tempo.
‘Staccare la spina’. Mi viene da vomitare. Scuoto la testa per snebbiarmi la mente, ma la nausea
non passa. Sto quasi per passare oltre, quando la targhetta mi richiama indietro. Apro la porta di peso, giusto in tempo. Mi accascio per terra, stremato, di fianco al
lavandino, cercando di reprimere gli ultimi conati. Rimango lì, per un tempo indefinito, a fissare le mie
dita umide di sale, come se non fossero parte di me, come se non sapessi
cosa sono. Mi scappa un singhiozzo. “MALEDIZIONE!!!” è il ringhio ferito che mi esce. “MerdamerdamerdamerdamerdamerdamerdaMERDAMERDAMERDAMERDA!!!!” Si ripete la mia testa, le mie labbra, in un mantra di crescente impotenza, mentre i miei pugni hanno deciso di ribellarsi al pavimento, colpendolo senza pietà. Merda. Sto facendo i conti con qualcosa più grande di me, e mai, come ora, mi pesa la mia solitudine. Parlarne con Yohei, con gli altri… non servirebbe. …con mia madre. Vorrei mia madre, qui. Adesso. Che merda… … Mi sollevo, non so quanto sono rimasto così. Sospiro, decidendo che è tardi, che devo andare da
lui. Ripasso davanti allo studio del dottor Kawata, e realizzo che non gli ho neanche parlato di Maeda-san. Se chiedere o meno il suo aiuto.. Oggi, non se ne parla proprio. Io, lì dentro, non ci
rimetto piede. Quando arrivo davanti alla porta di Ru, mi fermo per
prendere fiato, sistemandomi la divisa. Sto per abbassare la maniglia, quando una voce, dal
timbro stranamente familiare, mi colpisce. Entro, senza nemmeno bussare. “Mamma!? Che ci fai, qui??!!” esclamo, sorpreso e disorientato. Lei si solleva dalla poltroncina di fianco al letto, venendomi incontro.. “Ho accompagnato la nostra vicina per una visita, e sapevo che eri qui, pensavo di fare un salto per salutart.. vi.” Si giustifica, riassettando la gonna. “Ah.” E’ l’unica cosa che trovo da dire, ancora troppo frastornato. “Non volevo sembrare inopportuna, credimi!” si scusa, come se la sua presenza potesse arrecare disturbo, a me o a lui. Me la ritrovo davanti, troppo in fretta, mentre mi scruta per capire se sono arrabbiato. “Hana..?” Distolgo lo sguardo da lei. “Hana, che c’è?” chiede, aggrappandosi alle mie braccia. “Niente, ma’.” Mento, divincolandomi. Non sono mai stato bravo a mentire. Men che meno, con lei. Mi ritrovo le sua dita strette sul mento, e lei che mi forza gentilmente, dirigendo i miei occhi verso i suoi. “Perché hai pianto?” semplice domanda. Mi mordo il labbro per non ricominciare. Mi ritrovo abbracciato a lei, come cento, mille volte
da bambino. Non fa più domande, ora. Che se è lei, ad ascoltare il mio pianto, è un po’
meno duro lasciarsi andare. Desideravo lei.
…continua.
Note dell’autrice: - Per prima cosa, né la storia né i personaggi di Slam Dunk sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia. - Ritengo opportuno ricordare che si farà spesso uso
di termini medici, per descrivere la situazione clinica di Kaede. Per
rendere tale descrizione più realistica possibile, mi sono documentata in
modo scrupoloso, consultando diversi testi di medicina e anatomia, e
compiendo ricerche nel web. - La storia
si snocciola in numerosi capitoli, ma si è GIA’ CONCLUSA. - Chiunque
desideri leggere l’intero racconto in tempi più brevi rispetto a quelli di
aggiornamento, può contattarmi al solito divano blue navy:
elyxyz@libero.it per ricevere i capitoli restanti. - Per
ulteriori note e chiarimenti doverosi, vi rimando all’ultimo capitolo. Arigato (_
_) elyxyz
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