Scelta d’amore

-Kaede’s Diary-

By elyxyz


Capitolo 17

(In corsivo, il diario di Kaede)

 

POV di Hana.  


Mi metto comodo -come se mi accingessi a fare un resoconto chilometrico dell’evento- schiarendomi la voce. Ok, ok. Forse me la sto tirando un tantino troppo.. ma oggi nulla potrà scalfire il Genio.
In questo giorno mi sento intoccabile, e prenderò a calci la Volpe se solo prova a farmi intristire, o sentire in colpa, o di malumore… 
 

“Ero in fila, davanti al Pachinko, giusto al momento di entrare.” –spiego, per dare una locazione all’evento- “E, di colpo, mi sono ritrovato davanti il vecchiaccio e la Nobuscimmia, che non ha perso tempo per cominciare a provocarmi.
Quando mi ha chiesto perché non fossi ad allenarmi, gli ho risposto che ci saremmo esercitati nel pomeriggio: era domenica -Kami Sama!!- avevamo diritto a tirare il fiato, o no?!”

 -è la mia domanda retorica.-

“A quel punto è subentrato il vecchiaccio, che mi ha posto una domanda scema: “Conosci la Stella di Aichi?”

“Ovvio che no! Mai sentita nominare..” gli ho risposto.

Ed è così che sono finito su un treno con quei due pezzenti, con destinazione Nagoya.
Siamo andati a vedere le eliminatorie della Prefettura di Aichi.
Quando siamo giunti -cosa a dir poco assurda- la gente ha riconosciuto Maki, come il Campione del Kainan.
Per 30 secondi ho invidiato la sua fama… lo ammetto.

Arrivati dentro, ci siamo ritrovati davanti proprio questa grandiosa ‘stella’ che veniva trascinata via in barella, dopo un fallo subìto da parte di una matricola.
Il n°15 della squadra avversaria: Morishige, un armadio alto 2 metri.
Faceva impressione, inutile negarlo.
Hanno vinto loro, classificandosi primi, nella loro Prefettura. 

In corridoio, mi sono scontrato per caso con lui.
Mi ha fatto cadere per terra, come se fossi stato di carta.. e ce ne vuole, per spostarmi di peso.
Maki ha ipotizzato che la sua presentazione ai Nazionali avrebbe potuto offuscare la nostra presenza.. quel vecchiaccio portarogna…” concludo, accennando ad un gesto scaramantico. 

“Ecco! Così siamo pari.” Decreto, ripensando alla mia fuga di ieri.

….

Apro il diario, cercando la data successiva all’ultima letta.. ma mi accorgo, girando pagina, che il resoconto della domenica non è finito.. e io ero troppo scombussolato, ieri, per accorgermene..
 

“Ore 21.15. Non ne potevo più.
Le parole del Mister –di stamattina- mi sono rimbombate nella testa tutto il pomeriggio, durante gli allenamenti.. Così, quando sono finiti, anziché fermarmi ancora in palestra, ho scelto di andare direttamente alla fonte del problema: mi sono recato al Ryonan, e ho sfidato Sendoh.
Avevo il bisogno impellente di provare i miei limiti, -ma soprattutto- fino a che punto Anzai-sensei avesse ragione. E’ stato uno scontro illuminante, oserei dire.”

“Ho raggiunto uno stato d’imperturbabile serenità interiore.. NON sono geloso del tuo scontro con il porco-porcospino.. nulla mi tange, Volpe..” gli dico, serafico.
Il mio sorriso abbacinante ne è la riprova, no?!
Oggi, NON mi devo arrabbiare… oggi, NIENTE guasterà la mia calma.. me lo sono imposto e il Tensai è un Genio di parola… “Se trovo il puntaspilli, lo castro… e gli cavo dente per dente…” sibilo, incattivendo lo sguardo. 

“Kitsune, sia chiaro.. non ce l’ho con te.. tu sei solo un’ingenua volpina tontola.. che non sa cosa rischia..” spiego, paziente. moooolto paziente.

“Abbiamo giocato, finché non si è fatto buio. E siamo stati costretti a smettere.”

“E vorrei ben vedere!!! Nell’oscurità avrebbe potuto allungare gli aculei viscidamente..

“Prima che se ne andasse, ho chiesto a Sendoh se, alle Nazionali, ci fossero anche atleti più bravi di lui.. ci ha pensato un po’ su, poi ha detto di essersi scontrato con un tizio, una sola volta, alle medie.. e di essere stato sconfitto da costui.
Gli ho chiesto se ne ricordasse il nome.
“Kitazawa.. o giù di lì..” ha replicato, incerto.
 

“Che cosa ti importa di come si chiama??” -sputo, scettico.- “Porcospino scemo!! Il suo nome era Sakawita..” 

“Se è davvero più bravo dell’asso del Ryonan, non vedo l’ora di scontrarmi con lui, ai Campionati.”

“Volpe con manie di masochismo..” scherzo, sorridendo.

 

5 Luglio. Lunedì. “Oggi pomeriggio, ho visto il Coach in corridoio.
Mi ha detto: “Confido nella tua forza di volontà.”
E io l’ho pregato di essermi da guida, di seguirmi.
In quel momento è uscito il Do’aho dagli spogliatoi, e mi sono venute alla mente le parole di sua moglie, sul nostro conto.
Io e Sakuragi.
Nh.. 

Sono andato in palestra e mi sono dato da fare.”

“Eri così carico, da far paura.” -Ricordo.- “Tanto che Yasu non voleva neanche attaccarti.
E io l’ho rimproverato, e ci siamo scontrati. Mi hai stoppato, facendomi incazzare. Ma la cosa più strana è che, prima ancora di aprir bocca, tu mi hai detto..”

“Ti avverto, non ho tempo da perdere con te.” Se il Do’aho aveva intenzione di distrarmi, io non ci sto più. Ho un obiettivo da raggiungere, e una nuova determinazione ancor più forte.”

“Mi hai snobbato in pieno. Il peggior affronto che potessi fare…
Ti ho sempre odiato, quando mi trattavi alla stregua di un impaccio, peggio ancora, con indifferenza.
E lì, ho giurato nuovamente che non mi sarei mai lasciato sconfiggere da te.” 

“Alla fine della sessione regolare, siamo andati negli spogliatoi.
La scimmia ammaestrata ha tenuto circo: voleva spremere più sudore di me dalla sua maglia.
Beh. E’ rimasto senza.
L’ha strappata. Letteralmente.
Do’aho!
Io ho chiesto al senpai Mitsui se aveva voglia di fare uno scontro uno contro uno, e lui ha accettato.
Gli altri si sono fermati ad assistere, l’Idiota incitava la nostra guardia a non farsi fregare da me.. Io facevo sul serio, e credo anche lui…
Le parole di Anzai mi rimbombavano nella mente: diventare il n°1. IL NUMERO UNO.
Nessuno potrà più fermarmi.
....
Appena segnato, la scimmia rossa viene a chiedermi di battermi con lui.
Gli ho risposto di no. Dovevo ancora finire la gara con Hisashi.
E poi, diciamocelo, deve consumarne -di palloni- per sperare di battermi!
Ma mi ha provocato.. dapprima l’ho ignorato.. lui straparla sempre: volta in più, volta in meno..
Quando però ha insinuato che io avessi paura di lui… che non potevo avere la certezza di essere più bravo, se prima non l’avessi battuto, l’ho accontentato.
In fondo, era ESATTAMENTE quello che voleva. No?! 

Mitsui e Miyagi hanno fatto sgomberare la palestra. Quando ho concluso, e me ne sono uscito, Ryota mi ha chiesto se ero stato clemente con lui.
“Certo che no.” Gli ho risposto.
Voleva uno scontro, e l’ha avuto.
Fare favoritismi non è nel mio stile.
E sono certo che neanche lui, a ben vedere, volesse degli sconti.” 

“Su questo, non posso che essere d’accordo con te.
Ti avrei odiato davvero, se avessi scelto di non giocare al pieno delle tue possibilità.
L’avrei considerata un’umiliazione ben più grossa di quella che mi hai inferto, anche se non ci sei andato giù leggero, nemmeno in quel modo… I ragazzi sono venuti a prendermi, trovandomi accasciato in uno stato catatonico di sbigottimento.
Mi hanno consolato, da veri amici..”

….

“E io ho avuto gli incubi di quello smacco per ben tre giorni!
Pensa che mi è capitato di addormentarmi in classe, nell’ora di quel palloso di Kiwashita, e di svegliarmi, gridandoti in sogno che.. che.. non ho memoria di cosa ti stavo dicendo.. ricordo, però, la strigliata di quel represso, in cambio.
Ha profetizzato disgrazie, per chi avesse avuto più di quattro insufficienze nei test finali.. profezia che si è adempiuta pochi giorni dopo..” ripenso, funesto.
Maledetto gufo!


Meglio proseguire…

 

6 Luglio. “Non ho rispettato gli accordi e ho riletto il diario.
Il Do’aho compare una pagina sì, e l’altra pure.
Non va bene.
No. -Dannazione!- Non va affatto bene…” 

“Cosa, esattamente, non va affatto bene?” l’interrogo, polemico.
“Che io fossi così presente nella tua vita…
…o che questo diario sembri la sintesi delle mie giornate, anziché delle tue??” ironizzo. 

“Era così difficile, per te, accettare che io facessi parte in modo preponderante nella tua quotidianità?”

 

7 Luglio. Mercoledì. “Stasera hanno trasmesso la replica di un vecchio film del ’96.
Non l’ho mai guardato, finora, perché va un po’ contro tutte le mie convinzioni, al riguardo.
Ma stasera ero mezzo abbioccato sul divano, e con un occhio ho seguito qualche evento.
‘Space Jam’ s’intitolava.
E fin qui, nulla di strano.
La cosa bizzarra è stato vedere il mio Michael in primo piano, nei titoli d’apertura: che cazzo ci faceva Michael Jordan in un cartone animato??
E così sono uscito dal mio stato catatonico, e ho seguito questo film d’animazione…
Gli alieni cattivoni, Bugs Bunny e i suoi amici, e la partita per la salvezza.
Mi ha fatto sorridere la pellicola antidiluviana, proiettata per spiegare cosa fosse il basket.
Chissà se Jordan vive davvero in una casa così.
Improbabile.
Sarà recintata e iperprotetta da sofisticatissimi sistemi di sicurezza.
Ma forse un cane di nome ‘Charles’ ce l’ha davvero…
Nh. come cazzo si fa a chiamare un cane con un nome tanto assurdo?? Ok. io ho chiamato un gatto ‘Neko’, ma c’era una profonda motivazione esistenziale, dietro.
Quando i Grandi si sono finti incompetenti, mi si è alzato un sopracciglio di riflesso.
Soprattutto per Edwing… non sembrava impedito, ma proprio idiota!!
Caspita! Gli avevano tolto il talento, non le funzioni mentali!!

LUI resta un mito.
Quando Bugs è andato a prendergli la maglia del College della North Carolina, mi è sceso un brivido lungo la schiena.
L’Eldorado di ogni suo tifoso. 

Ho guardato il mio autografo appeso al muro.
Ok. Non è poco, ma…
Beh, la maglia è la maglia…
....
Quando gli altri giocatori sono finiti in analisi, mi è uscito un sorrisetto ironico… non sarò anche io così, agli occhi del Dr. Maeda, voglio ben sperare!

La parte traumatica è stata all’inizio, quando lui dichiara di volersi ritirare dal basket.
Ogni volta che ci ripenso, mi si stringe il cuore.
Che cazzo… per andare a giocare nei Barons, poi!!
Per fortuna che poi è rinsavito, almeno un paio di volte… 

Quando, il 13 gennaio 1999, lui ha annunciato al mondo il suo ritiro, ho pianto. Giuro.”

Quanto è stato importante, lui, per te?
Il tuo mito vivente.
Il tuo modello da imitare. 

 

8 Luglio. “Visto che bravo? Ieri non ho neanche nominato il Do’aho..
Vuol dire che non è poi così fondamentale, per me, no?!
E’ stato solo un caso.. una serie di eventi fortuiti, coincidenze, sì.
Lui è sempre in mezzo ai piedi… ovvio che -prima o poi- uno debba chiamarlo in causa, no??!!
Comunque, oggi pomeriggio è successa una cosa strana… mi sono appisolato sul divano, e poi sono stato costretto ad avvertire quell’idiota analista del cavolo. 

L’ho chiamato, perché il sogno è cambiato.
Ha anticipato la seduta a questo sabato: 10.
Sembrava se lo aspettasse… O sono io così prevedibile??” 

“Sei solo una baka kitsune, sei..” –borbotto- “Tutto orgoglioso per non avermi citato in un giorno.. meglio ignorare anche gli altri… mmh… ormai 100, vero?” contesto.

 

9 Luglio. “Lezione di etica: Arima-san ci ha chiesto di votare tra le due scelte: aborto/eutanasia, descrivendole -entrambe- come una forma consapevole e volontaria di soppressione della vita.
Nh.
Quando ha notato che anch’io ho alzato una mano, propendendo per la seconda possibilità, ne è rimasto scioccato. Pensava fossi già nel mondo dei sogni, ha detto, ridendo.
Nh…a me interessavano le argomentazioni… se aveva sperato in un mio intervento, beh, può aspettare un altro millennio..
Alla fine, ha vinto l’eutanasia.
La discussione è partita da lui, che ci ha dato delle nozioni tecniche, dati statistici, leggi e regolamenti, e casi recenti.. E poi ha dato il via al dibattito, ponendo delle domande provocatorie. 

Anche se non l’ho detta, io -una mia personale visione- ce l’ho.
Il suo nome significa ‘morte felice’, anche se io non la vedo così.
Questo non significa che io sia contrario, anzi.
Quando la nonna si è ammalata di cancro, nei suoi ultimi mesi deliranti, in preda a dolori mostruosi, pregava sempre il nonno di aiutarla a smettere di provare dolore.
Io ero piccolo, d’accordo, ma lo ricordo come fosse ieri: lei che continuava a vaneggiare, satura di morfina che oramai non le faceva più nemmeno effetto, nel suo corpo pieno di metastasi, e il nonno, che confidava a mia madre il suo più grande desiderio: essere lui stesso a donarle la morte, per non vederla più soffrire così atrocemente.  

Una scelta d’amore, la sua.

Avrebbe deciso persino di perderla, di non poterla più avere vicina, al suo fianco, purché lei smettesse il suo calvario..
Purtroppo non è stato possibile.
L’unica nostra consolazione è che, nei suoi ultimi momenti d’agonia, era caduta in coma, e quindi non ha sofferto, nel trapasso.

Per me è inconcepibile, pensare di continuare a far vivere una persona, in un modo che non si può neanche più chiamare ‘vita’.
E’ solo un inutile accanirsi.. in nome di cosa, poi?

Ecco.
Per le malattie terminali, intestardirsi è pura crudeltà, a mio avviso.
Anche nel caso di morte cerebrale, di coma irreversibile, quando l’organismo si è ormai ridotto ad un inutile vegetale, quando il risveglio è impossibile, al di là di ogni ragionevole dubbio, beh, io vorrei che si potessero staccare le spine.
Per dare un po’ di dignità, ad un corpo rimasto solo.
Una fine decorosa.
Se succedesse a me, per assurdo, io lo vorrei.”
 

“…io lo vorrei.” ripeto, prendendone consapevolezza, e timore.

“Volpino, sei pazzo!!” -esplodo, appena il mio cervello ha registrato tutti i significati impliciti di questa dichiarazione.- “Io non ti lascio morire, manco per idea!!” protesto, infuriandomi.
“Magari a novant’anni, vecchio, artritico, rompiballe e incontinente, forse.. no, neanche allora, teme baka kitsune, potrai sperare che ti lasci andare!! Fino all’ultimo giorno, porca miseria, all’ultimo minuto che mi sarà concesso!!!
..non sarò certo io, ad aiutarti nel tuo folle piano..” concludo, ancora in parte scosso.

….

Forse ho capito male… beh, capita!! Sono un tantino agitato…

Rileggo tutto il pezzo.. una, due, tre volte.
Il messaggio è chiaro..
Non ho letto male. 

Sospiro.

Devo parlarne al dottor Kawata, questa è la chiara volontà di Kaede. non può essere ignorata.. se davvero succedesse il peggio, -e Kami solo sa che io non voglio nemmeno ipotizzarlo- è giusto che si rispetti, che si tenga conto che lui è contro l’accanimento terapeutico.
‘DNR’ li chiamano, qui. ‘Ordine di non rianimare’.
Dopo vado in cerca di lui, glielo dico..
Dopo, però.
Che non so ancora come dovrei dirgli che tu vuoi essere lasciato morire… 

 

10 Luglio. “Maeda-san mi ha accolto con un sorriso (fastidiosissimo) da un orecchio all’altro.
Mi aspettavo mi ribadisse “te l’avevo detto, io!!” ma non l’ha fatto. (per il suo bene).
Siamo venuti subito al punto: e lui ha voluto che gliene parlassi. In modo approfondito, ha sottolineato.
Nh.
Semplice.
Il sogno ricorrente ha cambiato forme. Solita strada, solito scenario, io che grido, non esce voce, paura, panico. Pericolo invisibile e imminente, angoscia schiacciante.
E, di solito, qui mi sveglio.
In un bagno di sudore, tutto trafelato.
Invece stavolta è andato avanti: in un modo un po’ bizzarro, mi tocca ammettere. 

“Un autobus rosso che passa.” gli spiego.
“Passa, dove?” fa lui, prendendo nota.
“Davanti a me, tra me e il pericolo che mi insegue..” dichiaro, cercando di ricordare.
“Si ferma? Rallenta? Ha delle persone a bordo?” ipotizza, per favorire i ricordi.
“No. No. e boh.” rispondo, conciso.
Lo vedo alzare un sopracciglio, infastidito.
Quest’uomo inizia a capirmi un po’ troppo… 

“Di che colore?” richiede.
“Rossiccio.” Ripeto, sbuffando.
“Rossiccio, come?” insiste.
E che cazzo!!!
Ho pensato che..
Se gli rispondevo: ‘quasi come un pallone da basket’ quello mi piglia per fissato e monotematico, quindi ho optato per un innocuo: “Rosso. Quasi come quelli londinesi.” tié!! 

Di colpo, posa la penna sul file, e mi osserva, tra il sorpreso e lo scettico.
“Pensavo che la risposta più corretta fosse: come un pallone da basket, Kaede.” conclude, serafico. 

Non so. Ho come l’impressione che abbia voluto prendersi gioco di me.
Quell’uomo mi mette sempre una strana agitazione dentro, come se ne sapesse sempre una più di me, se conoscesse già cosa sto per dirgli.. 

“Cos’hai provato, dopo che l’autobus è passato?” riprende, come se non avessimo mai interrotto.
“Mi sento sollevato e spaventato, al tempo stesso.
Ma è una paura diversa..” -ammetto- “Quasi più un senso d’aspettativa, anche se il rumore che fa è fastidioso.. mi irrita.” 

“E..?” m’incita lui.
Come cazzo fa a sapere che c’è dell’altro??!!

“E quando scompare del tutto, anche la cosa che mi inseguiva non c’è più.. puf! Svanita, volatilizzata.” E adesso è davvero tutto.

Se ne sta zitto.
Non so nemmeno per quanto tempo, dato che io, nel frattempo, mi sono appisolato sul divanetto..
....

“Una mezza teoria me la sono fatta..” -m’informa, interrompendo incautamente il mio pisolino.
Mi tocca starlo a sentire..-
“Ma ho bisogno di un altro paio di elementi, per avere un quadro più completo..” 

Mi risollevo, di malavoglia.
Sfortunatamente, il mio sguardo più congelante non sortisce l’effetto sperato.. lui non desiste, anzi, riparte all’attacco: 

“Cerca di seguirmi, per cortesia.” –non è un invito. è un ordine- “Io ritengo che il bus sia un elemento esterno, nuovo, con cui tu sei entrato in contatto, in un tempo relativamente recente.
L’immagine stessa dell’autobus indica qualcosa che reca novità, cambiamento.. non pensiamo semplicemente al fatto che noi lo usiamo quotidianamente come mezzo di trasporto, per fare viaggi.. è come il treno, l’aereo: sottintendono tutti voglia, desiderio, o paura di un mutamento imminente, o che è da poco avvenuto.
Nel tuo caso, da come l’hai descritto, esso assume una connotazione prettamente positiva, il che è bene.”
-Sto per contraddirlo, quando lui mi blocca, alzando una mano.-
“Fammi finire, ti prego.
Hai detto che la tua era una paura diversa, quasi un senso d’aspettativa.
Ed è tutto in questa parola -‘aspettativa’- il tuo lecito timore.” 

Mi ritrovo –mio malgrado- ad annuirgli, mi sta incuriosendo… ma dove vuole andare a parare??

“Per tua stessa ammissione, il suo passaggio ha annullato lo stato di malessere precedente.
E’ un dato di fatto, che il sogno non si è concluso come sempre, e che, invece, sia addirittura continuato..”
“NH.”
“Avresti voluto salirci?” domanda, secco.
“Hn… non so..” replico, vago, d’istinto.
“Perché?” insiste.
“Mi ha sorpreso, arrivando così dal nulla.” Spiego.
“E..?”
“Mph. Strombazzava…faceva casino..” ricordo, infastidito. 

Ha sorriso. Ne sono certo.
Ho come l’impressione di aver messo il primo piede falso nella sua trappola tesa.
E che presto ne finirò catturato. 

“Dimmi.. Rukawa..” -perché ha assunto un tono così mellifluo?- “Se io ti chiedessi quali sono gli elementi che fanno parte della tua attuale esistenza, a cui potresti ricondurre quel colore, cosa mi diresti?” conclude, preparandosi ad annotare le mie parole.
“Il pallone da basket.” Reagisco, in automatico.
“Ma non era più ‘rossiccio’?” annota, arguto. 

K’so!
“Nh.. tendente all’arancio..” mi tocca cedere.

La parola TRAPPOLA lampeggia a caratteri cubitali nel mio cervello.

“Solo una palla?? Sicuro sicuro??”

Ma mi prende per il culo??!!

Distolgo lo sguardo. Chiudo gli occhi, e sputo: “I capelli assurdi di un compagno di squadra.”

Dal suo tono di voce, posso chiaramente percepire un sorriso trattenuto: “E che per caso si chiama ‘Do’aho’?” insinua, buttando il sasso.

Che mi è caduto addosso con tutto il suo peso (centuplicato, direi). riapro gli occhi di scatto, fissandolo.
“La scimmia rossa non ha niente a che spartire con il mio sogno, ok??!!” discorso chiuso.
“Scimmia rossa?” ripete lui, calcando sulle due parole.
Merda.
Mi sono fregato da solo.

Sto per aprire la bocca, per difendermi, per contraddirlo, per… tentare di salvare il salvabile, quando lui riprende parola, annuendo verso l’orologio a muro, di fianco a noi.
“Bene, Kaede. La nostra ora è finita già 10 minuti fa… mi scuserai, ma ho già un paziente in attesa.” E chiude con uno scatto il mio fascicolo. Discorso chiuso.
Senza nemmeno avere il tempo di capacitarmene, mi ritrovo fuori dallo studio, con in mano la prossima data: 17 Luglio e il suo sorriso affettato, stampato in faccia.
Mi chiedo chi sia più pazzo: lui?, o io, che lo pago pure un fior fiore di quattrini??”

Finisce così la sua narrazione.
La tentazione di andare a fare quattro chiacchiere con questo Maeda è forte, non lo nego.
Sentire per bocca sua la ricostruzione della vita di Kaede sarebbe molto importante, per me.
Resta comunque il timore di ritrovarmi di fronte ad un nemico, anziché un alleato.
Mi ero ripromesso di chiedere consiglio a Kawata-san, al riguardo.
Credo sia inevitabile, a questo punto, andare da lui.
Prendo fiato, chiudendo l’agenda.
Sto quasi per riporla al suo posto, quando ricordo.
E’ necessario che la porti con me, temo. 

E’ come se bruciasse, a contatto con la mia pelle.
Sensazione assurda, ne sono consapevole.
Comincio ad odiare questo blue navy..

 

…continua.

 

Note dell’autrice:

- Per prima cosa, né la storia né i personaggi di Slam Dunk sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.
Idem, per quanto concerne la citazione del film ‘Space Jam’.

- Chiedo perdono a chi, leggendo questo o i futuri capitoli, si troverà a disagio, per alcuni temi trattati, come l’eutanasia, per esempio. Non è assolutamente mia intenzione far stare male qualcuno, e trovo doveroso precisare che le posizioni di Hana e Kaede -qui e più avanti- non esprimono necessariamente la mia opinione al riguardo, anzi.

- La storia si snocciola in numerosi capitoli, ma si è GIA’ CONCLUSA.

- Chiunque desideri leggere l’intero racconto in tempi più brevi rispetto a quelli di aggiornamento, può contattarmi al solito divano blue navy: elyxyz@libero.it per ricevere i capitoli restanti.
Come sempre, sono graditi commenti, consigli e critiche.

- Per ulteriori note e chiarimenti doverosi, vi rimando all’ultimo capitolo.

Arigato (_ _)

elyxyz


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