Scelta d’amore

-Kaede’s Diary-

By elyxyz


Capitolo 16

(In corsivo, il diario di Kaede)

 

POV di Hana.  


“I ragazzi ti porgono i loro saluti..” –lo informo- “Oggi, il tappo ci ha quasi distrutti.. In giornate così, non ci fa certo sentire la mancanza di Akagi…” borbotto, massaggiandomi un fianco.

….

“Ah! Questa te la devo proprio raccontare!!
Ieri sera, dopo che me ne sono andato da qui, sono tornato a casa mia… Mi sono spaparanzato sul divano, meditando su cosa prepararmi per cena… Dopo neanche 10 minuti, mi suona il campanello.
Ho masticato un’imprecazione, lo ammetto.. chi cavolo osava disturbare il Genio a quell’ora??
Beh, con la mia faccia più truce -quella che fa impallidire anche lo sguardo che uccide- mi sono deciso a dare il fatto suo al rompiballe di turno. Ma. 

Credimi, Volpe, è raro che il Tensai rimanga senza parole…

C’era mia cugina, Aiko-chan, davanti a me.. che mi sorrideva sbruffona.
E tu, ti chiederai: “Cosa c’è di straordinario??”
Devi sapere, Kit, che quella pazza abita a Fukuoka!!
Me la sono trovata davanti casa: ha fatto una fuga di un giorno, con la sua migliore amica, pazza come lei..
Magnifico.
Ha macinato un sacco di km… credimi, stamattina mi sembrava un sogno. Noi tre a mangiare okonomiyaki insieme… Era dalle vacanze d’inizio anno, che non la vedevo.. da quando sono stato qualche giorno dai nonni.. 

Ma ti rendi conto, Ru?!
E’ proprio da lei, fare una cosa così.. attraversare mezzo Giappone, per un okonomiyaki, e una strizzatina spaccaossa al cuginetto più piccolo…
Quella donna è il mio mito, giuro.
Nelle sue vene scorre il vero sangue dei Sakuragi… è proprio degna parente del Tensai…” 

“Mi spiace solo sia rimasta poco… del resto, non si sarebbero potute fermare a Kanagawa per la notte…
Era stata una piacevole follia, la loro.
Mi rincresce solo sia durata brevemente…
Avevo tante cose da dirle… da raccontare.. tutto quello che non puoi fare al telefono, o via mail…
Ma avremo altre occasioni.. lo so.
…sono cose così, che ti rallegrano la giornata.. eh, già! Ieri sono stato proprio fortunato..
Prima tu, con la vittoria sul Ryonan e poi lei.” Sorrido. mi avete regalato un momento di felicità.

 

28 Giugno. Lunedì. “Compito di storia sull’epoca Meiji.
Si stanno avvicinando gli esami di fine trimestre.. devo trovare un salvagente in fretta..
Oggi allenamenti, anche senza il Coach.
Tornerà la prossima settimana, credo.
Deve fare degli accertamenti, e riposare.. Guai se schiatta prima del Torneo!!” 

“E poi sarei io, quello irriverente, eh?!” lo provoco, ironico.

“Anche Akagi si deve riguardare, per ritornare in forma.
Noi non possiamo permetterci di battere la fiacca, invece.
Mi sono fermato per fare un po’ di esercizi supplementari, e anche il Do’aho.
Io, per scelta; lui, per obbligo.
....
L’incubo è ritornato a farsi vivo, sempre stessa scena, stessa modalità, stessa fine.” 

“Qua… quale incubo??” chiedo, improvvisamente turbato.

 

29 Giugno. “Lezione di etica.. il prof. ci ha anticipato che ha intenzione di parlarci di temi sociali, perché –secondo lui- noi giovani siamo poco sensibilizzati. Sai che palle! E poi favorire discussioni, in merito. (Va beh.. Se discutono piano, mi conciliano il sonno..) e infine realizzare elaborati, prendendo in esame le varie opinioni emerse... se crede che parli, se lo scorda.

Allenamenti regolari.

Anche stanotte, l’incubo si è ripetuto.
Dovrò parlarne a Maeda.” 

Scivolo subito al giorno seguente, sperando di ricavarne qualche accenno, però, purtroppo, non è così.

 

30 Giugno. “Maeda-san è felice (Tsé. ‘felice’. Considera positivo, ecco..) che io mi sia ripreso dalla parentesi spiacevole di due settimane fa.
Per me è un fatto già archiviato, quindi ha sbagliato persino a nominarlo. comunque, l’esperto è lui, a quanto sembra..
Gli ho parlato dell’incubo ricorrente, quello che faccio fin da piccolo.
Ci ha riflettuto su per un po’, poi ha detto che probabilmente dipendeva da tutto lo stress accumulato in questi giorni, per le partite.
Che è comunque un segnale da non sottovalutare (lui ha una sorta di divinizzazione dell’inconscio), e di non esitare a contattarlo, nel caso dovesse modificarsi.
Cazzo… ma è un sogno!!
E poi… è sempre uguale, da anni, ormai… perché dovrebbe cambiare?
Quel pazzo (ne sono sempre più convinto) mi ha ripetuto che io sto cambiando, e che anche il mio subconscio segue i miei ritmi.
Follia, ripeto. 

Ha cercato di portarmi sul binario ‘Do’aho’ ma io sono riuscito a glissare.
Quel divano di pelle nera sta diventando scomodo..
Mi ha fissato il prossimo colloquio il 17.
Ho la vaga impressione che mi tampinerà, finché non avrà ottenuto tutto quello che vuol sapere..” 

“Io pure… anche se ho la netta impressione che non saresti del tutto sincero, con lui… non sui tuoi sentimenti..” 

 

1° Luglio. “Akagi è guarito. Anzai sta meglio, a quanto riferito.
Tornerà la prossima settimana, se va bene.
Oggi è il compleanno di mamma.
Non so nemmeno perché lo sto scrivendo..
Nel cassetto della scrivania c’è ancora il regalo che non ho potuto darle.
L’avevo comprato due mesi prima, fresco fresco di stampa.
E’ ancora incartato.
L’ultimo libro della sua autrice preferita.
Che adesso è diventata anche la mia. 

All’inizio, lo ammetto, ho letto i suoi libri perché mi sembrava un modo un po’ infantile per sentirmi più vicino a quello che piaceva a mia madre.

Poi, invece, la sensei Yoshimoto mi ha conquistato.
Qualcuno potrebbe pensare che sia ‘Sonno profondo’, il libro a cui mi sento più legato. Ma non è così.
In verità, per una certa parte della mia vita recente, potrei anche dargli ragione: dormire per non soffrire. dormire per non pensare. dormire per annullarsi.
Una maglia in cui, alla fine, si rimane invischiati, e si fatica sempre più ad uscirne. 

Ma la storia che io preferisco, in assoluto, è ‘Arcobaleno’.
Forse perché è l’unica ad avere un finale felice.
In tutte le sue opere,
la fine ha sempre un sapore agrodolce: per avere qualcosa, si perde qualcos’altro.
Invece, in questa, la protagonista raggiunge la felicità tanto agognata.
Per questo, mi piace.
E poi il suo stile è unico.
Semplice, immediato, e profondo, al contempo.
Lei si sofferma ad analizzare particolari comuni, quasi ovvi, dove altri nemmeno si sognerebbero di sprecare inchiostro, e invece sa dare loro nuova luce, una sorta di dignità.
Anche solo un vaso sbrecciato nel vestibolo, una coperta malandata, una polpetta di riso fatta con amore.
Lei sa raccontare la vita delle cose. Nessuno lo fa più, ormai.
....
Caspita!
Mi sono dilungato in un’arringa involontaria… ma in fondo, non mi devo giustificare con nessuno.
‘Il corpo sa tutto’ rimane lì, nel cassetto.
Mi chiedo se sia giusto che io lo legga.
Finora non l’ho fatto, per una qualche forma di rispetto, per lei che non ha potuto.
Ma forse le farebbe piacere, che io coltivi questa passione.” 

Distolgo lo sguardo dal diario, per posarlo sul libro sul comodino.
E’ arrivato quasi a metà, da come è posizionato il segnalibro.
Forse è destino che lui non lo legga. 

Anch’io ho letto un paio di storie di Banana Yoshimoto, in cui parla di Fato, Predestinazione, Misticismo, sogni, premonizioni, poteri, e malinconica felicità, o serena infelicità.

Ma a me non piace dare retta al Destino, quindi lo leggeremo, volpe, insieme… te lo leggerò io, così almeno ci prenderemo questa piccola rivincita. E forse, smentiremo la Sorte.

 

2 Luglio. “Il prof. Arima ha mantenuto quanto anticipato: 2 ore di rumorosissime chiacchiere su una questione per me improponibile: Droga e alcolici ai minorenni.
Ma cosa cazzo me ne frega??!!
Se io mi bucassi e mi sbronzassi, non potrei giocare a basket. Quindi il problema non si pone neppure.
La settimana prossima, ci farà scegliere tra aborto ed eutanasia. La seconda mi interessa, ad essere sincero.
Ha detto di pensarci su. Nh..” 

“Il mio prof. di etica mica ci fa fare ‘ste robe… certo che voi trattate proprio argomenti soft!” -lo schernisco- “Che culo!!”

 

3 Luglio. “Tanabata.
Ayako ci ha costretti a riunirci tutti insieme, ha insistito perché partecipassimo tutti a una festa, in un tempio qua vicino… per pregare una qualche divinità a caso, che sia propizia ai nostri futuri incontri.
Che menata!! 

Quando Mika-san l’ha saputo (stasera mi aveva invitato a casa sua, per cena) ha rispolverato il mio kimono. Non ci entravo più.
“Kami, ti ringrazio!” mi son detto. 

E lei è andata a prendere quello di mio padre.
L’ho guardata. Ma era seria.
Ha detto che lui ne sarebbe stato felice.
No.
‘Orgoglioso’ ha detto. 

Forse ha visto la mia mano che tremava, mentre me lo allacciavo, ma non ho avuto cuore di dirle di no.
Io non ci tengo a ‘ste robe, ma per lei le tradizioni sono sacre.
Perché non darle un momento di gioia?
Se il Do’aho mi ride dietro, lo strozzo!! Giuro.
Adesso vado.
....
Akagi mi ha impedito di ammazzarlo.
Ha sbraitato che ci poteva servire, fosse anche solo come soluzione estrema, e non potevo scuoiarlo ora. Dopo il Torneo, sì, però!!” 

“Kaede, mi dispiace, davvero..” –sussurro, contrito- “Se avessi saputo come stavano le cose, me ne sarei stato zitto..
Anche perché stavi da dio, con quello yukata.
Kami!... Eri davvero bellissimo.. e non lo pensavo solo io… mi dava un sacco di fastidio il modo in cui la gente -le ragazze- ti fissavano…
Ho DOVUTO, credimi, persuadermi che la tua presenza mi seccava, perché Haruko guardava te, e non me. 

E’ comodo, sai, raccontarsi bugie.
Io ho passato metà dell’estate a farlo. O forse, l’ho sempre fatto. 

E continuavo a intestardirmi, a mentirmi, a dire che potevi essere bello, come è bello un manichino vestito per una parata cerimoniale, bello sì, ma senza sentimenti…
Che sembravi anacronistico, anche se da noi il folclore e il moderno convivono, dandosi la mano.
Che era normale guardarti. odiarti. e guardarti di nuovo.
Perché -dannazione!- lo sguardo cadeva sempre lì. Ai tuoi piedi. Sulla tua schiena, pochi passi davanti a me.
Sulle pieghe del kimono, mentre ti inchinavi, in raccoglimento.
Sui complicati ghirigori d’oro sull’azzurro, intrecciati tra loro sulle tue spalle, e giù, fino ai fianchi, dove il celeste diventava turchino, e poi via via più scuro, in un blu oltremare.”
Non ti stupire, Volpe, gli occhi ce li ho anche io.
..e li so usare bene..

 

4 Luglio. Domenica. Ore 14.30.
“Stamattina mi sono recato a casa del signor Anzai.
Ci ho pensato a lungo.
Se andarci o no, e cosa dirgli.
Ma le cose non sono andate come avevo previsto.
Quando gli ho chiesto come stava, lui mi ha risposto che era rammaricato, per non aver preso parte all’incontro decisivo.
Poi mi ha chiesto perché fossi lì.
Allora gliel’ho detto: che sto pensando di trasferirmi negli Stati Uniti.”
 

“Sta… Stati Uniti??” ripeto, allibito.
Sapevo che tu volevi andare nella Patria del basket… ma non così presto!!... Kami Sama!! 

“..saresti già partito??” chiedo, fissando il mio sguardo sul suo viso.
La domanda che non oso nemmeno formulare è un’altra: non mentirti, Do’aho…

…che fine avremmo fatto, noi

Questa improvvisa consapevolezza mi cade addosso come una doccia gelata.
Lui voleva andarsene. Partire. Per sempre, forse.
Probabile. 

Maledizione!!
…stringo i pugni, per cercare di calmarmi… allora non è vero che ci teneva a me, lui voleva solo inseguire il suo sogno!!.. un fastidioso pizzicore a lato degli occhi mi mette in guardia.
E’ solo la rabbia, mi ripeto. Non delusione, no.
Rabbia…  

Chiudo l’agenda con uno scatto secco.
E la sbatto sulla sedia.
Che nervoso!!
Esco di fretta, senza nemmeno prendere la giacca.
L’ascensore.
No. Le scale. 

Dopo tre rampe, e un po’ di fiatone, arrivo al portone d’entrata.
Piove.
Dannazione! Fuori piove.
Non posso nemmeno uscire da qui! 

Sbatto le mani sul vetro, ma poco prima dell’impatto mi fermo.
Un attimo di lucidità.
Che senso avrebbe?
I pugni sono ancora lì, a contatto con la parete liscia e fredda.
I polpastrelli vi aderiscono, senza che io in realtà lo voglia.
E anche la fronte, me ne accorgo solo dopo averla posata.
Non so se dà fastidio, o è un sollievo.
Non lo so.. 

Chiudo gli occhi.
Rimango lì.

“Perché non è partito?” mi sfugge, la realizzo solo dopo averla pronunciata, questa frase.
PERCHE’?!
Dannazione.. perché??!! 

Ancora una volta, la risposta viene da sé.
Solo in quel diario, c’è la soluzione ad ogni mio perché. 

Inspiro lentamente, devo calmarmi.
Tolgo le dita dal vetro. Ho lasciato le mie impronte.
Mi perdo ad osservarle, per un attimo.
E loro scompaiono, sfumando. Resta solo un piccolo alone, pressoché invisibile.
Mi inquieta, questa caducità.
Non so perché. 

Ci sono un sacco di cose di cui ignoro le ragioni, realizzo.
Tranne per un grosso peso all’altezza dello stomaco, che ora preme, fastidioso.
O forse sta 20 cm più su, ma allora dovrei prendere atto di un altro bel po’ di roba…
E non so se sono pronto.

….

“Anzai mi ha chiesto se volevo andarci per motivi di studio.
“No.” –gli ho spiegato- “Il mio unico scopo è migliorare come giocatore.”
Ne avevo già discusso anche col mio tutore legale, e per lui non c’erano problemi, anzi.
Era più che felice di scaricarmi a qualche collega d’oltreoceano.
Restava solo da sentire il parere del Coach, che per me conta molto.” 

“Di quello che penso io, invece, non te ne fregava niente, eh??!!” spunto, amaro.

“Non ho particolari motivi per scegliere di rimanere qui.
Persino quando i miei genitori erano in vita, sapevano chiaramente di questa mia volontà.
Mi spiacerebbe per Mika-san, che mi vuole bene come ad un nipote.
Lei sì, che mi mancherebbe…
E un po’ (ma solo un po’), anche per la squadra.
Per potermi ambientare là, almeno un mese prima dell’inizio del nuovo anno scolastico, a settembre, dovrei lasciarli a piedi appena finiti i Nazionali.
E poi c’è il Do’aho.”
 

Mi fermo.
Non ho il coraggio di leggere in che modo, con che motivazione sbrigativa, intendeva liquidarmi.
Avanti, Hana…  

“A cui farei un favore, di certo.”

“Ma quale favore d’Egitto, Volpe!!” m’incazzo.

“Passa ¾ del suo tempo a dirmi che mi vorrebbe fuori dalle scatole.
Che offusco la sua genialità.
Che mi odia.
Nh.
Un po’ mi spiace.. vorrei avere più tempo per vederlo crescere, maturare come giocatore..
Ma a lui non interessa nulla di me.” 

“Non è vero, cazzo!! NON E’ VERO!” mi difendo, inutilmente.

“Ci ho pensato su. Le insinuazioni che Maeda-san ha fatto mi si sono conficcate dentro… è un tarlo strano.. ho paura che se aprissi alcune porte, ne verrebbe fuori solo un gran casino.. forse non sono ancora pronto, per certe risposte…”

Come posso biasimarlo?
Io, per primo, ho negato l’evidenza fino alla fine.
Per proteggermi, per timore.
Per vigliaccheria, forse.
E lui aveva ancora più ragioni di me, per aver paura.
Per scegliere di ignorare i suoi sentimenti nei miei confronti… per non soffrire. 

“Ad ogni caso, non è servito a molto: il problema non si pone.
Il Sensei ha detto che, secondo lui, io non sono ancora pronto per una trasferta negli USA.
Che ha visto i filmati della partita, e che non sono ancora all’altezza di Sendoh, e che laggiù gli atleti sono molto più bravi di lui.. 

Mi ha destabilizzato, questa sua opinione.
E un tantino seccato, lo ammetto. 

Soprattutto quando ha insinuato che la mia partenza potrebbe avere il sapore della fuga.
“Certo che no!” gli ho risposto… come può anche solo dubitare del mio orgoglio??
Lui vuol farmi diventare il più bravo giocatore del Giappone, a livello liceale; e solo poi, andare in America.
Ho compreso le sue motivazioni, ma nello stesso tempo non riuscivo a mandarle giù.
Il colloquio con sua moglie, andando verso la stazione, è stato provvidenziale.
Mi ha raccontato la storia di un suo allievo, in cui il Coach riponeva immensa fiducia, della sua disfatta, della sua morte.
E’ qualcosa che lo ha segnato profondamente.
Per questo non vuole che io abbia fretta, perché desidera seguire la mia preparazione personalmente.. 

La cosa che mi ha sorpreso, più di tutto, è che Anzai-san mi ha chiesto cosa pensi –io- del Do’aho.
“Come, prego?” le ho replicato. Credevo di aver capito male.. che c’entrava Sakuragi con me??
Lei ha ribattuto che suo marito sembra aspettarsi molto da noi due.
Noi. Due.
Che pensiero buffo.” 

“Non è ‘buffo’ l’aggettivo giusto, Kaede, è un altro.
Inutile che tu menta a te stesso, attraverso il tuo diario..” è la mia amara consapevolezza. 

“Ha concluso che –riporto le sue parole- possediamo un talento naturale mai visto prima d’ora..
Noi due.
Io e lui.
Kami..

L’allenatore non ha mai fatto mistero di considerarci una coppia vincente, se solo ci decidessimo a collaborare.
Una coppia.
Io e lui.
Noi due.

..Una coppia.
…dovrei stupirmene… perché non è così?

Kami.. mi si è fritto il cervello.”

“Ma se è l’unica volta in vita sua in cui ha lavorato??!!” protesto, infiammandomi.
Lui, che pensa a noi due, come ad una coppia… in campo, ovvio.
Solo in campo.
Solo? 

Kaede ha chiuso così la narrazione della sua giornata.
Dovrei ringraziare Anzai per averlo persuaso a non partire…
Alt.
Dovrei?
Se lui fosse stato lontano, in questo momento non sarebbe qui, di fianco a me, con 4 aghi nelle vene e una macchina a respirare per lui..
Se. Se. SE….
Sono due settimane che continuo, con questi ‘se’.
Ogni volta che entro qui dentro, ogni volta che lo guardo.
Ogni notte che mi addormento. 

Maledetta la mia idea di quella cena.
Maledetta la sua idea di riaccompagnarmi.
Maledetto io, che ho accettato.
Maledetta la mia boccaccia, che non è stata zitta.
E quel casco, che lui non ha messo.
Era nero.
Nero come la morte. Avevo pensato, con leggerezza.
A volte, il Destino ha un’ironia alquanto strana.
Grottesca, quasi.
Crudele.

So che continuerò a chiedermelo, e a non ottenere risposte.
Solo dei ‘forse’, dei ‘ma’, dei ‘se’.

…. 

A questo punto, mentre lui ipotecava del suo futuro, io dovrei raccontargli dove sono andato a finire, con Maki e Nobunaga.
Giusto per chiudere in pari.
Ma, sinceramente, non me la sento.
Il buonumore, di cui avevo fatto scorta ieri sera, sembra essersi volatilizzato.
Un senso di vago malessere mi pervade.
Non riesco a delinearlo, ed è anche peggio. 

“Domani, Kit, domani ti racconterò di quella domenica..” lo avverto, scusandomi.
Che merda…
Sospiro. 

Quando tutto va bene, è facile sorridere..
Mi sento il Tensai più do’aho dell’universo.

 

…continua.

 

Note dell’autrice:

- Per prima cosa, né la storia né i personaggi di Slam Dunk sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.
Idem, per quanto concerne la citazione dei libri della Sensei Yoshimoto Banana.

- La storia si snocciola in numerosi capitoli, ma si è GIA’ CONCLUSA.

- Chiunque desideri leggere l’intero racconto in tempi più brevi rispetto a quelli di aggiornamento, può contattarmi al solito divano blue navy: elyxyz@libero.it per ricevere i capitoli restanti.
Come sempre, sono graditi commenti, consigli e critiche.

- Per ulteriori note e chiarimenti doverosi, vi rimando all’ultimo capitolo.

Arigato (_ _)

elyxyz


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