Scelta
d’amore
-Kaede’s
Diary-
Quando entro nella sua camera, Saito-san sta
cambiando la flebo che lo alimenta. Mi avvicino a loro. “Sempre uguale… ma bisogna aver fede…” m’invita lei. Io annuisco. Entro breve, lei raccoglie i flaconcini vuoti e se ne
esce, congedandosi. “Ciao, Rukawa… niente di nuovo, eh?” …. “Neanch’io… Ah, no!!… ho smistato la tua
corrispondenza, stamattina. … “Comunque non le ho lette, se ti consola. Mi sono limitato a buttarle nel mangiacarta… Oramai, tutte le tue fans sanno che sei qui. Nei pomeriggi dei giorni scorsi, sono venute in palestra a chiedere tue notizie…. Pochine, a dire il vero… forse perché non sono tante, quelle che tengono realmente a te…” –ipotizzo- “Comunque, ‘sto giro te le levi davvero di torno!!.. ma una soluzione un po’ meno plateale, no, eh??!!” polemizzo, aprendo il diario.
12 Giugno. Sabato. “E’ passato un mese dall’ultimo
incontro con il Dr. Maeda. Mi ha chiesto se compilo il diario con regolarità. “Basket-dormire-scuola.” Ha annuito, con quella sua incomprensibile espressione che mi dà tanto sui nervi. Voleva sapere come procede il Campionato, e il mio rapporto con la squadra. Gliene ho parlato. “Come, prego?” forse ho capito male… “Hai nominato questo tizio 17 volte, in 42 minuti.” Mi fa notare lui. “Cosa????” allibito. Lo strizzacervelli glissa sulla mia sorpresa, e ripete: “Vorrei capire che rapporto ti lega a lui…” “Un compagno di squadra…” “Avete modo di interagire in maniera privilegiata, tu e lui?” s’interessa, scribacchiando sul suo block notes. Per 10 secondi, giuro, avrei sorriso. “Impossibile ignorarlo..” rispondo. E sono convinto che stia arrivando su un terreno minato. “Ah!... Bene, bene…” la cosa brutta è che l’uomo davanti a me ne sembra convinto. Mica tanto… “Potremo lavorarci su...” propone. “Manco per idea!” rispondo. Mi sorride, in modo enigmatico, chiudendo il mio
file. Ho come l’impressione che sia il Dr. Maeda, ad avere bisogno di un buon analista, non io…” Mi fermo a pensare.
13 Giugno. “Mika-san è venuta a trovarmi con suo
nipote. Sono felice di essere figlio unico. “E’ una cosa bellissima, volpe. Io non ce l’ho un
fratello. Ma Yohei è anche meglio…. Intanto perché non mi fregava i miei
giochi da piccolo, e anzi, mi prestava i suoi… e poi… quando ho bisogno,
lui c’è sempre.
14 Giugno. Lunedì. “Oggi la scimmia e il tappo
hanno litigato. Per una stronzata, ovvio. Una cosa che mi ha fatto piacere notare, invece, è
stata la sollecitudine di Ayako, nel curare l’escoriazione sulla guancia
del nano… “…Vale anche per te?” chiedo, levando lo sguardo su quel corpo inerte.
15 Giugno. “Interrogazione di giapponese, in
qualche modo me la sono cavata. Rabbrividisco a questa frase.
16 Giugno. “Meno 2 all’incontro. L’ansia cresce. “Me ne rendo conto, Kit.
17 Giugno. “Ho dormito poco, stanotte. Tensione pre-partita. Nh. Rimedierò domani.” “L’uomo di ghiaccio si è fatto venire la strizza?!” -insinuo, ammiccando.- “Lo so, volpaccia, mi picchierai, prima o poi, ne sono certo…” E giro la pagina, preparandomi spiritualmente a
quello che troverò. Per un attimo, resto smarrito. Avanzo al giorno successivo. La partita… … …La sconfitta. Realizzo. Mi sollevo dalla sedia, decidendo cosa fare. Mezz’ora dopo, sono davanti la casa di Mika-san. Quando suono il campanello, lei esce sulla soglia,
invitandomi ad entrare. Mika-san rimane in silenzio per qualche istante,
forse per raccogliere le idee, o disseppellire i ricordi. La vedo sparire in cucina. Il fischio del bollitore mi distrae, e lei ritorna
con un vassoio in mano. Mi offre una tazza di the, decidendosi a parlare. Sembra rifletterci, come se fosse un’informazione vitale. “Io sono passata da lui, quando ho visto la bici in
cortile, per sapere come fosse andata. Annuisco, facendole capire che la sto seguendo. “Sono entrata con la mia chiave, e l’ho trovato steso
sul divano. La vedo rabbrividire, a quel ricordo. “Mi sono spaventata tantissimo, credimi.. lo
chiamavo, ma lui non rispondeva…” ricorda, dilatando le pupille
dall’agitazione. “Mi spiace farle ricordare tutto questo…” mi scuso.
Lei scuote la testa, come a dire che continuerà comunque. “D’un tratto si è svegliato da questa ‘trance’,
chiamiamola così.” –definisce lei- “E mi ha guardata, come se non mi
vedesse da anni… e io non sapevo se essere felice o spaventata ancor di
più… Aspetto che si calmi. “Mi ha sussurrato solo un: ‘Abbiamo perso.’ E poi si
è zittito. La capisco. “Quando si è addormentato, ho chiamato il dottor
Maeda, pregandolo di venire a casa Rukawa. “E poi?” chiedo, sorpreso. “Quando Kaede si è svegliato, si è trovato davanti
lui. “Li ho lasciati da soli, su richiesta del dottore…
non so cosa si siano detti, di preciso. “Perché… di particolari?” chiedo, non aspettandomi realmente una risposta. “Per la stessa teoria secondo cui, scrivere gli eventi, è un modo per rielaborarli, e quindi accettarli… è il metodo usato nel diario…” spiega lei. “Ok, ma…” obietto. “Se lo psicanalista non lo avesse specificato
esplicitamente, sono certa che Kaede si sarebbe limitato a vergare quattro
parole: ‘oggi-partita: giocato, perso.’ “In che senso?” domando, curioso. “Beh, saprebbe citarti a menadito attimo per attimo, di qualsiasi partita che ha giocato finora… e non sono poche.” Sottolinea lei. La guardo allibito. Lei sorride di nuovo, materna. “Punti, falli, sostituzioni, cambi in un determinato momento..” elenca, contando sulle dita. Devo avere una faccia da tonno, perché scoppia a
ridere: “Già..” sbuffo io, annuendo. “Ma stiamo divagando…” -si scusa Mika-san- “Dov’eravamo rimasti?” s’informa. “A quando il dottore lo ha obbligato a scrivere tutta la partita…” “Ah, sì!” –assente- “Gli ha detto qualcosa come : “Si è recato a scuola, poi?!” domando, curioso. “Non l’avevi visto??” replica, invece, lei. “Non ci sono andato…” mugugno, arrossendo di vergogna. “Anche a te è bruciata parecchio, eh?!” risponde, comprensiva. Annuisco, senza parole. “Ci è andato, sì. Ma so che ha dormito tutto il giorno sul banco… era davvero sfinito…” “Nh.. ma… il diario… il diario non l’ha completato…” ricordo, d’un tratto. “Secondo me, ti sbagli…” ribatte lei, con il tono di chi la sa lunga. “Come fa a saperlo..?” è un dubbio lecito, il mio. “Kaede Rukawa non ha mai ignorato una sfida… e quella del Dr. Maeda lo sembrava tanto…” insinua. Ho capito dove vuole arrivare. Mi alzo, ringraziandola del suo tempo. Invece è lei che mi ringrazia, per quello che sto
facendo per Ru. Ritorno in ospedale, ho una cosa da controllare. E un passato da rivivere. Quando arrivo, l’infermiera Saito mi informa che Kaede si sta sottoponendo a degli esami, non mi è più concesso vederlo, per oggi. L’impazienza mi brucia forte, dentro. Sono proprio un do’aho..
…continua.
Note dell’autrice: - Per prima cosa, né la storia né i personaggi di Slam Dunk sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia. - La storia
si snocciola in numerosi capitoli, ma si è GIA’ CONCLUSA. - Chiunque
desideri leggere l’intero racconto in tempi più brevi rispetto a quelli di
aggiornamento, può contattarmi al solito divano blue navy:
elyxyz@libero.it per ricevere i capitoli restanti. - Per
ulteriori note e chiarimenti doverosi, vi rimando all’ultimo capitolo. Arigato (_
_) elyxyz
|