Scelta d’amore

-Kaede’s Diary-

By elyxyz


Capitolo 10

(In corsivo, il diario di Kaede)

 

POV di Hana.  


Quando entro nella sua camera, Saito-san sta cambiando la flebo che lo alimenta.
Si volta verso di me, per vedere chi è arrivato, e io la saluto. 

Mi avvicino a loro.
“Come sta?” chiedo.

“Sempre uguale… ma bisogna aver fede…” m’invita lei. 

Io annuisco.
Non so che altro fare.
 

Entro breve, lei raccoglie i flaconcini vuoti e se ne esce, congedandosi.
 

“Ciao, Rukawa… niente di nuovo, eh?”

….

“Neanch’io… Ah, no!!… ho smistato la tua corrispondenza, stamattina.
Non quella di casa, a quella ci pensa già Mika-san… ho ripulito il tuo armadietto… ok, ho scassinato il lucchetto, per aprirlo.. Ci ho trovato dentro 77 lettere e mezza.
Mezza, perché una era incastrata nello sportello, e si è rotta a metà quando l’ho aperto...
Perdonami, se ti ho privato di questo insostituibile conforto…” ironizzo.

“Comunque non le ho lette, se ti consola. Mi sono limitato a buttarle nel mangiacarta… Oramai, tutte le tue fans sanno che sei qui. Nei pomeriggi dei giorni scorsi, sono venute in palestra a chiedere tue notizie…. Pochine, a dire il vero… forse perché non sono tante, quelle che tengono realmente a te…” –ipotizzo- “Comunque, ‘sto giro te le levi davvero di torno!!.. ma una soluzione un po’ meno plateale, no, eh??!!” polemizzo, aprendo il diario.

 

12 Giugno. Sabato. “E’ passato un mese dall’ultimo incontro con il Dr. Maeda.
Dice che è una forma sperimentale di terapia, anche questa: dilatare i tempi tra una seduta e l’altra.
Nh.

Mi ha chiesto se compilo il diario con regolarità.
Me ne ha ricordato l’importanza, e le modalità stabilite al riguardo.
Mi ha invitato a parlare delle mie giornate… cosa voleva che gli dicessi? 

“Basket-dormire-scuola.”
Possibilmente in quest’ordine. 

Ha annuito, con quella sua incomprensibile espressione che mi dà tanto sui nervi.

Voleva sapere come procede il Campionato, e il mio rapporto con la squadra.

Gliene ho parlato.
Ma ad un certo punto, mi blocca (cosa che lui non fa praticamente mai) e mi chiede:
“Chi è ‘il Do’aho’?”

“Come, prego?” forse ho capito male…

“Hai nominato questo tizio 17 volte, in 42 minuti.” Mi fa notare lui.

“Cosa????” allibito.

Lo strizzacervelli glissa sulla mia sorpresa, e ripete: “Vorrei capire che rapporto ti lega a lui…”

“Un compagno di squadra…”
-la mia piaga personale- 

“Avete modo di interagire in maniera privilegiata, tu e lui?” s’interessa, scribacchiando sul suo block notes.

Per 10 secondi, giuro, avrei sorriso.
(credo sia inevitabile)
 

“Impossibile ignorarlo..” rispondo. E sono convinto che stia arrivando su un terreno minato.

“Ah!... Bene, bene…” la cosa brutta è che l’uomo davanti a me ne sembra convinto.

Mica tanto…

“Potremo lavorarci su...” propone.

“Manco per idea!” rispondo.
E non è materia di discussione.
 

Mi sorride, in modo enigmatico, chiudendo il mio file.
“Gradirei ci vedessimo prima, la prossima volta. Facciamo… il 30. D’accordo?”
Annuisco, ritirando il promemoria, e me ne vado…

Ho come l’impressione che sia il Dr. Maeda, ad avere bisogno di un buon analista, non io…”

Mi fermo a pensare.
Forse potrei contattare questo specialista, e parlare un po’ con lui… magari otterrei informazioni utili, per aiutare Kaede in qualche modo…
Mika-san mi ha già avverto di aver chiamato lo studio, e avvisato della situazione di Ru.
Ma non è detto che anche questo ‘Maeda’ collabori con me.
Potrebbe essere restio a darmi indicazioni… in fondo, io sono un estraneo, e lui è coperto dal segreto professionale… Anzi. Potrebbe voler addirittura indietro il suo diario, visto che fa parte della terapia… Ne parlerò con Kawata-san.. magari lui mi saprà consigliare nel modo migliore…

 

13 Giugno. “Mika-san è venuta a trovarmi con suo nipote.
Un mostriciattolo di 5 anni.
Mentre lei riordinava, la bestia mi ha sfasciato mezza casa. 

Sono felice di essere figlio unico.
Anche se, in momenti come questo, mi chiedo come sarebbe avere un fratello a cui appoggiarsi.” 

“E’ una cosa bellissima, volpe. Io non ce l’ho un fratello. Ma Yohei è anche meglio…. Intanto perché non mi fregava i miei giochi da piccolo, e anzi, mi prestava i suoi… e poi… quando ho bisogno, lui c’è sempre.
E mi conosce, anche meglio di come saprei io.” 

 

14 Giugno. Lunedì. “Oggi la scimmia e il tappo hanno litigato. Per una stronzata, ovvio.
L’unica castroneria -degna di nota- la riporto: l’Idiota gli ha strillato contro che l’avrebbe appeso alla spalliera per le gambe, a testa in giù, promettendogli che l’avrebbe fatto crescere più lui, in 2 ore, che in 17 anni di vita…
Tutti si sono messi a ridere (con somma umiliazione del Play) e persino io sono stato tentato di… Tsé.
Mi è uscito il classico “Do’aho”, e lui ha lasciato perdere Miyagi, per finire di scaricare la sua frustrazione su di me…
Ma quella è routine, e nessuno ci bada più, ormai. 

Una cosa che mi ha fatto piacere notare, invece, è stata la sollecitudine di Ayako, nel curare l’escoriazione sulla guancia del nano…
Una sciocchezza.
Roba da cerotto.
Però lei ci ha messo una premura sospetta.
Magari non lo ammette neppure con se stessa, ma Ryota non le è indifferente.
E comunque…
Ognuno ha l’idiota piaga che si merita…”

“…Vale anche per te?” chiedo, levando lo sguardo su quel corpo inerte.

 

15 Giugno. “Interrogazione di giapponese, in qualche modo me la sono cavata.
Oggi fa un caldo bestiale.
La palestra sembrava un forno crematorio.”

Rabbrividisco a questa frase.
Lo so anche io che è una reazione spropositata, ma lui l’ha sempre considerata la sua casa, e paragonarla ad un luogo di morte mi fa impressione. Mi mette angoscia.
Che sia -poi- lui a farlo, è ancora peggio.

 

16 Giugno. “Meno 2 all’incontro. L’ansia cresce.
Akagi sta uscendo di testa. Sente il peso di tutti i sacrifici fatti finora, ma sa anche che non sarà facile.
Forse è in momenti come questi, che ci si rammarica per quello che non si è fatto.

Se solo Sakuragi avesse più esperienza…”

“Me ne rendo conto, Kit.
Dei miei limiti.
Ma il passato non si può cambiare.”

 

17 Giugno. “Ho dormito poco, stanotte. Tensione pre-partita. Nh. Rimedierò domani.”

“L’uomo di ghiaccio si è fatto venire la strizza?!” -insinuo, ammiccando.- “Lo so, volpaccia, mi picchierai, prima o poi, ne sono certo…”

E giro la pagina, preparandomi spiritualmente a quello che troverò.
Fisso il foglio davanti a me.
Bianco.
Completamente bianco.

Per un attimo, resto smarrito.
Ritorno al dì precedente, controllo la data.
E’ corretta.
Niente di nuovo.

Avanzo al giorno successivo.
In alto, la scritta stampata dice ‘18 Giugno’ e sotto il vuoto.
Ha interrotto la narrazione.

La partita…

…La sconfitta.

Realizzo.

Mi sollevo dalla sedia, decidendo cosa fare.
Una sola persona può rispondermi.
Andrò da lei.

Mezz’ora dopo, sono davanti la casa di Mika-san.
Me lo ha fornito lei, l’indirizzo, in caso di bisogno. E’ molto vicino alla villa dei Rukawa.
Non è stato difficile, trovarla. 

Quando suono il campanello, lei esce sulla soglia, invitandomi ad entrare.
La ringrazio dell’ospitalità, accomodandomi.
E le spiego il perché sono lì.
E spero ardentemente che lei sappia raccontarmi cosa è successo.

Mika-san rimane in silenzio per qualche istante, forse per raccogliere le idee, o disseppellire i ricordi.
Non è così vecchia da soffrire d’amnesia, spero! 

La vedo sparire in cucina.
Sono ansioso, ma mi devo calmare.
In fondo non cambia certo la situazione…
Lo sguardo vaga sul salottino: piccolo, ma pulito e ben curato.
Ha buon gusto, questa signora.
 

Il fischio del bollitore mi distrae, e lei ritorna con un vassoio in mano.
Non ho fame, in questo momento, ma non vorrei sembrare scortese…

Mi offre una tazza di the, decidendosi a parlare.
“Quel giorno, Hana-kun, Kaede è rientrato molto presto.
Appena dopo la partita, credo.”

Sembra rifletterci, come se fosse un’informazione vitale.

“Io sono passata da lui, quando ho visto la bici in cortile, per sapere come fosse andata.
Mi sembrava strano, che fosse già ritornato a casa. Puntualizza.

Annuisco, facendole capire che la sto seguendo.

“Sono entrata con la mia chiave, e l’ho trovato steso sul divano.
Credevo dormisse, invece aveva gli occhi sbarrati e lo sguardo vacuo…

La vedo rabbrividire, a quel ricordo.

“Mi sono spaventata tantissimo, credimi.. lo chiamavo, ma lui non rispondeva…” ricorda, dilatando le pupille dall’agitazione.
Si ferma. Respira.

“Mi spiace farle ricordare tutto questo…” mi scuso.
Ma io voglio sapere.
 

Lei scuote la testa, come a dire che continuerà comunque.

“D’un tratto si è svegliato da questa ‘trance’, chiamiamola così.” –definisce lei- “E mi ha guardata, come se non mi vedesse da anni… e io non sapevo se essere felice o spaventata ancor di più…
L’ho abbracciato …me lo ha lasciato fare… lui non vuole mai.. non lo sopporta…” farfuglia, incoerente.

Aspetto che si calmi.

“Mi ha sussurrato solo un: ‘Abbiamo perso.’ E poi si è zittito.
Avrei preferito se avesse gridato…” mi confida.

La capisco.
Fin troppo bene.
Ma ognuno di noi esprime il dolore a modo suo.

“Quando si è addormentato, ho chiamato il dottor Maeda, pregandolo di venire a casa Rukawa.
Ed è venuto.”

“E poi?” chiedo, sorpreso.

“Quando Kaede si è svegliato, si è trovato davanti lui.
Non so se fosse stata una buona idea, ma è l’unica che ho avuto, in quel momento.” Si giustifica.

“Li ho lasciati da soli, su richiesta del dottore… non so cosa si siano detti, di preciso.
Quello che ricordo, è che, quando se n’è andato, due ore dopo, aveva convinto (obbligato, direi io) il mio bambino ad andare a scuola, il giorno dopo… e a scrivere nel diario tutta la partita, abbondando di particolari, aveva specificato -lo ricordo bene- perché la faccia di Kaede era allucinata.”

“Perché… di particolari?” chiedo, non aspettandomi realmente una risposta.

“Per la stessa teoria secondo cui, scrivere gli eventi, è un modo per rielaborarli, e quindi accettarli… è il metodo usato nel diario…” spiega lei.

“Ok, ma…” obietto.

“Se lo psicanalista non lo avesse specificato esplicitamente, sono certa che Kaede si sarebbe limitato a vergare quattro parole: ‘oggi-partita: giocato, perso.’
Ma devi sapere che lui ha una memoria impressionante dei minuti passati in campo.
Talvolta fa sconcertare anche me!” e sorride al ricordo, presumo.

“In che senso?” domando, curioso.

“Beh, saprebbe citarti a menadito attimo per attimo, di qualsiasi partita che ha giocato finora… e non sono poche.” Sottolinea lei.

La guardo allibito.

Lei sorride di nuovo, materna. “Punti, falli, sostituzioni, cambi in un determinato momento..” elenca, contando sulle dita.

Devo avere una faccia da tonno, perché scoppia a ridere:
“Kaede dorme ¾ della giornata…. Ma in campo niente gli sfugge!!” puntualizza, orgogliosa.

“Già..” sbuffo io, annuendo.

“Ma stiamo divagando…” -si scusa Mika-san- “Dov’eravamo rimasti?” s’informa.

“A quando il dottore lo ha obbligato a scrivere tutta la partita…”

“Ah, sì!” –assente- “Gli ha detto qualcosa come :
‘Sospendilo un paio di giorni, se vuoi, ma poi recupererai tutto, intesi?! .. e domani a scuola.’
Se avesse potuto, Kae-kun, credo gli avrebbe tirato il collo…” ricorda lei.

“Si è recato a scuola, poi?!” domando, curioso.

“Non l’avevi visto??” replica, invece, lei.

“Non ci sono andato…” mugugno, arrossendo di vergogna.

“Anche a te è bruciata parecchio, eh?!” risponde, comprensiva.

Annuisco, senza parole.

“Ci è andato, sì. Ma so che ha dormito tutto il giorno sul banco… era davvero sfinito…”

“Nh.. ma… il diario… il diario non l’ha completato…” ricordo, d’un tratto.

“Secondo me, ti sbagli…” ribatte lei, con il tono di chi la sa lunga.

“Come fa a saperlo..?” è un dubbio lecito, il mio.

“Kaede Rukawa non ha mai ignorato una sfida… e quella del Dr. Maeda lo sembrava tanto…” insinua.

Ho capito dove vuole arrivare.
 

Mi alzo, ringraziandola del suo tempo.

Invece è lei che mi ringrazia, per quello che sto facendo per Ru.
Ma è ancora troppo poco.

Ritorno in ospedale, ho una cosa da controllare.

E un passato da rivivere.
 

Quando arrivo, l’infermiera Saito mi informa che Kaede si sta sottoponendo a degli esami, non mi è più concesso vederlo, per oggi.

L’impazienza mi brucia forte, dentro.
E non è solo per il diario.
Oggi ho passato pochissimo tempo con lui, e non l’ho neanche salutato come si deve, prima di andar via…
Pago ancora una volta per la mia impulsività.
Dannazione!

Sono proprio un do’aho..

 

…continua.

 

Note dell’autrice:

- Per prima cosa, né la storia né i personaggi di Slam Dunk sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.

- La storia si snocciola in numerosi capitoli, ma si è GIA’ CONCLUSA.

- Chiunque desideri leggere l’intero racconto in tempi più brevi rispetto a quelli di aggiornamento, può contattarmi al solito divano blue navy: elyxyz@libero.it per ricevere i capitoli restanti.
Come sempre, sono graditi commenti, consigli e critiche.

- Per ulteriori note e chiarimenti doverosi, vi rimando all’ultimo capitolo.

Arigato (_ _)

elyxyz


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