Scelta d’amore

-Kaede’s Diary-

By elyxyz


Capitolo 5

(In corsivo, il diario di Kaede)

 

POV di Hana.  


“Konnichiwa, Kitsune!” lo saluto allegro, comunicandogli la mia presenza.

….

“Se ti stai chiedendo perché il mio brutto muso è già qui, sappi che oggi è sabato, niente scuola, e il Genio ha deciso di venire prima….
….e non cominciare a rompere, volpe fissata, andrò ad allenarmi lo stesso, da qualche parte, prima di sera….” 

-Lo informo.-

“Ma ti avverto: oggi ho poco tempo, la mia vicina di casa, un’arzilla vecchietta, mi ha chiesto di aiutarla in alcune faccende… poverina, non sta tanto bene…” spiego, sedendomi.

….

“Apppropò di vecchine… sono passato per casa tua, un paio d’ore fa, e ho aspettato che arrivasse la tua signora delle pulizie, Mika-san.
Davvero simpatica, sai?!.... mi ha quasi tirato i coriandoli addosso, quando le ho detto che ero un tuo ‘amico’ o qualcosa del genere… poi ha fatto un mezzo infarto, quando le ho spiegato perché ero lì, e dove eri tu, ma ho cercato di essere delicato, che credi??!!
… no, non provare nemmeno a mugugnare qualcosa del tipo ‘la premura dell’elefante’, perché potrei un tantino incazzarmi!!..”

….

“….Comunque, mi ha assicurato che verrà a trovarti, che continuerà a tenere pulita la casa, che non si spaventerà, se mi ci troverà dentro… e un altro paio di cose che abbiamo accordato tra noi…” lo avviso, perché non si sa mai…

 

5 Maggio. “Anche se oggi ricorre il Kodomo no hi, non ho ben capito perché, ci hanno rispedito a scuola, la Golden Week è già finita. Bilancio scolastico disastroso: DEVO STUDIARE DI PIU’.
O qua, rischio grosso.
Nh. K’so.
Storia: 5+
Fisica:4- -
Biologia: 4 ½
Il Coordinatore di classe mi ha chiamato in Sala Insegnanti.
Ha avuto il buon cuore di non infierire, credendo di farmi un piacere (stronzo!! Odio la sua pietà), ma c’è poco da stare allegri, ha precisato.
Gli allenamenti proseguono bene.
Oggi il Do’aho è arrivato in palestra in ritardo, e con un livido su uno zigomo.
Akagi gli ha fatto una predica da manuale: sul senso di responsabilità, su quanto ci si aspetti da lui, sul fatto che, se si fa beccare in una rissa, e si fa espellere, lo prenderà a calci da qui a Hokkaido (e ritorno).”

Sinceramente, non ricordo cosa sia successo… mi gratto la testa pensieroso, ma non mi sovviene nulla. Mah…

 

6 Maggio. Giovedì. “Ho cercato di rimanere sveglio in classe, per più di 12 minuti, dal suono della campana. Miyako-san si è quasi messa a piangere, credendo che avessi –finalmente- intenzione di ascoltare la sua lezione sui protozoi. Illusa.
27 minuti, ho resistito.
Spero apprezzi almeno l’impegno.
Allenamenti nella norma.

Si avvicina il giorno.” 

“Tenevi il count-down all’inizio dei playoff??” chiedo, sorpreso, ma poi non più di tanto.
Ma quello che leggo sotto mi lascia interdetto, e non posso impedirmi di darmi dello scemo. 

 

7 Maggio. “Ayako mi ha aspettato alla fine degli allenamenti. Mi si è avvicinata, dopo che tutti se ne sono andati.
E’ ammirevole la sua discrezione, lo ammetto.
“Vuoi che venga con te?” mi ha chiesto. Semplice. Diretta. Come sempre.
L’ho ingraziata, rifiutando.
Voglio stare con la mia famiglia.” 

Mi si stringe un groppo in gola.
Mi forzo a fare un respiro profondo. 

“Devo continuare…oppure no?” mi chiedo.

Sollevo gli occhi su di lui, ancora lì.
Ancora lì. Eternamente lì.
Maledettamente lì.
Lì. Cazzo.
Lì.

Esco dalla camera, stavolta senza scenate.
La tricheca mi scorge, e si volta a guardare l’orologio appeso alla parete.
E’ ancora presto, per i miei canoni, lo sa. 

Mi accoccolo in cortile, oggi non verrà il dottor Kawata, a tenermi compagnia. Ha finito il suo turno poche ore fa.
Respiro l’aria, sa di pioggia anche oggi.
Tempo di merda.

Un bimbo gioca poco lontano, nell’erba tagliata fine.
Il pigiamino spunta da sotto la giacchina, quando si accuccia per prendere la palla che ha lanciato.
Ha un bel sorriso. Sembra felice.
Anche se è dentro questa galera. 

Rientro, proprio mentre la madre lo richiama.

 
“Voglio continuare, Kaede.
Andare avanti.
Per lo stesso motivo di 4 giorni fa, Kit.” Gli dico, scandendo bene le parole, con voce ferma. 

Lancio un’occhiata al block notes che ho portato io, sulla copertina campeggia in rosso: ‘Perché picchiare il Tensai…’

“L’accordo rimane valido, no?!” -gli ricordo.- “Quindi, lasciami fare.”
Anche se non so, se sto cercando di convincere te…
..o me.

  

8 Maggio. Sabato. “Lo strizzacervelli si è interessato delle solite cose: come va a scuola, in squadra, gli incubi, la rabbia… Insiste per vedermi anche lunedì pomeriggio, per la rielaborazione del lutto.
Impossibile. gli ho detto.
Ho gli allenamenti, nel pomeriggio.
Mi ha spiegato che ci sono cose più importanti degli allenamenti, per la mia salute mentale.
Allora non ha capito un cazzo.
Martedì. Lo rivedrò martedì.
Abbiamo raggiunto questo accordo. E’ il massimo che sono disposto a concedere.” 

 

9 Maggio. “Sono andato in cimitero.
Sul tumulo c’era un bastoncino d’incenso ancora tiepido.
E dei fiori.
Ayako.

Ho versato l’acqua sulla tomba, l’ho ripulita un po’, ho messo i suoi gigli preferiti. Quelli che lei raccoglieva sorridendomi, quando ero piccolo.
A lui non ho portato niente.
Niente che potrebbe fargli piacere, se non me stesso.
Da un anno, non metto piede qui.
I miei genitori non sono qui.
Non ha senso venire qui.
Onorare un pezzo di marmo.
Sono nel mio cuore. Nei miei ricordi. Nei miei sogni, a volte. 

Quando sono uscito, ho intravisto l’autista di Miyamoto-san nel parcheggio.
Ha atteso che io uscissi, per entrare a sua volta.
Questo atto di riguardo gli fa onore.

Ho avvertito la necessità di andare ‘a mia casa’.
Ci ho trovato il rossino, che si allenava da solo, stavolta.
Una parte di me ha pensato che una bella rissa potesse essere un buon metodo per annientare il dolore, e la tristezza. 

Quando mi ha visto, mi è venuto incontro, baldanzoso come sempre, sputandomi in faccia un:

“Dannata Kitsune!! Sei venuto a spiare gli allenamenti del Tensai??!!”

Non gli ho risposto. Che avrei dovuto dire?
Che volevo piangere un po’ in pace, a casa mia?!

E lui ha male interpretato il mio silenzio, come sempre, del resto.

“Cerchi rogne??!!” mi ha provocato, preparandosi i pugni sull’attenti.

“No, Sakuragi. Oggi no.” Gli ho sussurrato, e me ne sono andato, senza voltarmi.

Ho appena fatto in tempo a vedere i suoi occhi sgranarsi di sorpresa, mentre le braccia gli cadevano inerti lungo il corpo.
Ho diritto anch’io, ad un giorno di dolore.
Ho 16 anni, cazzo.
24 ore di sano autocompatimento, poi riprenderò a fare il freddo ghiacciolo che tutti si aspettano da me.. 

Gli occhi grandi della scimmia rossa non mi abbandonano...
Anche se l’ho già scritto qui in numerose occasioni, credo sia la prima volta che lo chiamo col suo cognome, e non Do’aho, o Idiota, o altro.

Vado a letto, gli occhi mi bruciano.”

Ripenso a quel giorno. Al suo sguardo strano.
Alla sua richiesta d’aiuto, che né io né lui abbiamo capito fosse tale.
Mi rammarico, perché avrei potuto fare qualcosa, e non ho combinato niente.

 

10 Maggio. Lunedì. “Ieri sera ho fatto una pazzia.
Sono entrato nella loro camera, e non lo facevo da tempo.
Sul ripiano della specchiera, ho trovato il suo profumo.
Quello che io e lei avevamo scelto a Parigi, dopo che lei mi aveva trascinato un intero pomeriggio per Boulevard Saint Michel, per i Campi Elisi, e da Dior, mentre papà discuteva un nuovo contratto.
Chanel n°5. gliel’ho stabilito io.
E dal quel momento è diventata la sua fragranza.
Quattro anni, e sembra ieri.
Lei che mi sgridava, mentre correvo sul ponte del bateau-mouche sul Lungo Senna.
Papà che le ha dedicato una serenata, mentre pranzavamo nel ristorante della Tour Eiffel..
L’ultima gita fatta assieme, che io ricordi. 

L’anno dopo, tra mille litigi, lei lo convinse a portarmi in America, a vedere la finale della Est Coast Division.
I biglietti, li pagò una follia.
La mia gioia non aveva prezzo, invece.

Mi manca Haha-chan. E’ quasi un dolore fisico, in sere come questa.
Anche papà mi manca, ma in modo diverso.
Al suo ricordo si mescola il rancore, il risentimento che provo per lui.
Per aver accettato la fusione con Miyamoto-san, il suo socio.
Per aver voluto ingrandire la società, sacrificando noi.
Per averla convinta a seguirlo, in quel maledettissimo viaggio d’affari…
Se avesse rifiutato, come sempre, almeno lei ci sarebbe ancora.
Sarebbe con me.
E invece io ho insistito, maledizione!!

Anche stasera prenderò il suo profumo, e lo spruzzerò sul mio cuscino.
Sarò meno solo, forse.” 

“Mi senti, Ru?... Riesci a sentire la mia mano?” gli sussurro, carezzando la sua, inerte.

Mi accoccolo al suo fianco, cercando di abbracciarlo alla meno peggio, senza staccare il respiratore che lo tiene in vita, i macchinari e la flebo, che lenta gocciola.
Vorrei che riuscisse a percepire il mio calore, e che non è solo in questa stanza.
Non è più solo.
Un leggero bacio sulla fronte tiepida, non posso sfilargli la mascherina. 

“Puoi sentire il calore del Tensai, eh?” pigolo speranzoso.

Come faccio ad aiutarti, Kaede, come diavolo faccio?!

Rimango così. E’ l’unica cosa che posso fare, credo.
Lo accarezzo piano, cullandolo, lo sento fragile e debole, e io rivoglio la mia Kitsune, porca miseria.. Rivoglio la mia volpe…  

Tiro su col naso, raccogliendo un po’ di determinazione.

“Stai facendo diventare il Tensai un frignone…te ne rendi conto??!!” lo rimprovero.

 “Questa la metto io, in conto, dannato volpino…” annoto, alzandomi.

Mi rivesto, salutandolo.
Purtroppo ho promesso a Obaa-san di aiutarla…

 

…continua.

 

Note dell’autrice:

- Per prima cosa, né la storia né i personaggi di Slam Dunk sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.

- La storia si snocciola in numerosi capitoli, ma si è GIA’ CONCLUSA.

- Chiunque desideri leggere l’intero racconto in tempi più brevi rispetto a quelli di aggiornamento, può contattarmi al solito divano blue navy: elyxyz@libero.it per ricevere i capitoli restanti.
Come sempre, sono graditi commenti, consigli e critiche.

- Per ulteriori note e chiarimenti doverosi, vi rimando all’ultimo capitolo.

Arigato (_ _)

elyxyz


Fictions Vai all'Archivio Fan Fictions Vai all'Archivio Original Fictions Original Fictions