Scelta
d’amore
-Kaede’s
Diary-
“Konnichiwa, Kitsune!” lo saluto allegro, comunicandogli la mia presenza. …. “Se ti stai chiedendo perché il mio brutto muso è già
qui, sappi che oggi è sabato, niente scuola, e il Genio ha deciso di
venire prima…. -Lo informo.- “Ma ti avverto: oggi ho poco tempo, la mia vicina di casa, un’arzilla vecchietta, mi ha chiesto di aiutarla in alcune faccende… poverina, non sta tanto bene…” spiego, sedendomi. …. “Apppropò di vecchine… sono passato per casa tua, un
paio d’ore fa, e ho aspettato che arrivasse la tua signora delle pulizie,
Mika-san. …. “….Comunque, mi ha assicurato che verrà a trovarti, che continuerà a tenere pulita la casa, che non si spaventerà, se mi ci troverà dentro… e un altro paio di cose che abbiamo accordato tra noi…” lo avviso, perché non si sa mai…
5 Maggio. “Anche se oggi ricorre il
Kodomo no hi, non ho ben capito
perché, ci hanno rispedito a scuola, la Golden Week è già finita.
Bilancio scolastico disastroso: DEVO STUDIARE DI PIU’. Sinceramente, non ricordo cosa sia successo… mi gratto la testa pensieroso, ma non mi sovviene nulla. Mah…
6 Maggio. Giovedì. “Ho cercato di rimanere sveglio
in classe, per più di 12 minuti, dal suono della campana. Miyako-san si è
quasi messa a piangere, credendo che avessi –finalmente- intenzione di
ascoltare la sua lezione sui protozoi. Illusa. “Tenevi il count-down all’inizio dei playoff??”
chiedo, sorpreso, ma poi non più di tanto.
7 Maggio. “Ayako mi ha aspettato alla fine degli
allenamenti. Mi si è avvicinata, dopo che tutti se ne sono andati. Mi si stringe un groppo in gola. “Devo continuare…oppure no?” mi chiedo. Sollevo gli occhi su di lui, ancora lì. Esco dalla camera, stavolta senza scenate. Mi accoccolo in cortile, oggi non verrà il dottor
Kawata, a tenermi compagnia. Ha finito il suo turno poche ore fa. Un bimbo gioca poco lontano, nell’erba tagliata fine. Rientro, proprio mentre la madre lo richiama. Lancio un’occhiata al block notes che ho portato io, sulla copertina campeggia in rosso: ‘Perché picchiare il Tensai…’ “L’accordo rimane valido, no?!” -gli ricordo.-
“Quindi, lasciami fare.”
8 Maggio. Sabato. “Lo strizzacervelli si è
interessato delle solite cose: come va a scuola, in squadra, gli incubi,
la rabbia… Insiste per vedermi anche lunedì pomeriggio, per la
rielaborazione del lutto.
9 Maggio. “Sono andato in cimitero. Ho versato l’acqua sulla tomba, l’ho ripulita un
po’, ho messo i suoi gigli preferiti. Quelli che lei raccoglieva
sorridendomi, quando ero piccolo. Quando sono uscito, ho intravisto l’autista di
Miyamoto-san nel parcheggio. Ho avvertito la necessità di andare ‘a mia casa’. Quando mi ha visto, mi è venuto incontro, baldanzoso come sempre, sputandomi in faccia un: “Dannata Kitsune!! Sei venuto a spiare gli
allenamenti del Tensai??!!” E lui ha male interpretato il mio silenzio, come sempre, del resto. “Cerchi rogne??!!” mi ha provocato, preparandosi i pugni sull’attenti. “No, Sakuragi. Oggi no.” Gli ho sussurrato, e me ne sono andato, senza voltarmi. Ho appena fatto in tempo a vedere i suoi occhi
sgranarsi di sorpresa, mentre le braccia gli cadevano inerti lungo il
corpo. Gli occhi grandi della scimmia rossa non mi
abbandonano... Ripenso a quel giorno. Al suo sguardo strano.
10 Maggio. Lunedì. “Ieri sera ho fatto una pazzia. L’anno dopo, tra mille litigi, lei lo convinse a
portarmi in America, a vedere la finale della Est Coast Division. Mi manca Haha-chan. E’ quasi un dolore fisico, in
sere come questa. Anche stasera prenderò il suo profumo, e lo
spruzzerò sul mio cuscino. “Mi senti, Ru?... Riesci a sentire la mia mano?” gli sussurro, carezzando la sua, inerte. Mi accoccolo al suo fianco, cercando di abbracciarlo
alla meno peggio, senza staccare il respiratore che lo tiene in vita, i
macchinari e la flebo, che lenta gocciola. “Puoi sentire il calore del Tensai, eh?” pigolo speranzoso. Come faccio ad aiutarti, Kaede, come diavolo faccio?! Rimango così. E’ l’unica cosa che posso fare, credo. Tiro su col naso, raccogliendo un po’ di determinazione. “Stai facendo diventare il Tensai un frignone…te ne rendi conto??!!” lo rimprovero. “Questa la metto io, in conto, dannato volpino…” annoto, alzandomi. Mi rivesto, salutandolo.
…continua.
Note dell’autrice: - Per prima cosa, né la storia né i personaggi di Slam Dunk sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia. - La storia
si snocciola in numerosi capitoli, ma si è GIA’ CONCLUSA. - Chiunque
desideri leggere l’intero racconto in tempi più brevi rispetto a quelli di
aggiornamento, può contattarmi al solito divano blue navy:
elyxyz@libero.it per ricevere i capitoli restanti. - Per
ulteriori note e chiarimenti doverosi, vi rimando all’ultimo capitolo. Arigato (_
_) elyxyz
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