Scelta
d’amore
-Kaede’s
Diary-
By elyxyz
Capitolo
3
(In corsivo, il diario di Kaede)
POV di Hana.
“Quella, secondo me, è una maniaca, e ci trova gusto
a palparmi!!” sbotto, alquanto irritato, entrando nella sua camera.
Il silenzio mi accoglie.
“Buongiorno, Volpe… non ti scomodare a salutare…” lo
provoco, sfilandomi la giacca e avvicinando la sedia al letto.
Distolgo gli occhi da questo corpo inerte.
Mi sono ripromesso di non cedere all’amarezza, di presentarmi a lui
allegro, o incazzato, ma mai triste…
Non ce la faccio.
Mi alzo, perché non riesco più a stare seduto, con
lui, lì davanti, che pare pronto a destarsi da un momento all’altro.… 0
…solo che questo momento non arriva mai.
“I ragazzi chiedono di te… ho spiegato loro a grandi
linee la tua situazione… non sanno se venire a trovarti o no… forse,
temono di disturbare… beh… mi spiace, volpe, io questa delicatezza non ce
l’ho… e sono qui….”
Apro il cassetto e sfilo il diario, dove l’ho
posizionato ieri sera.
E mi risiedo, mettendomi comodo.
“Chiederò che mi diano una poltrona.. o mi verrà il
culo quadrato, con ‘sto sgabello ortopedico!!” e sorrido, borbottando… ho
come l’impressione che dovremo fare amicizia, io e questo pezzo di legno.
13 Aprile. “Mancano 8 giorni all’amichevole con
il Ryonan.
Le mani mi prudono già.
Devo sconfiggere Sendoh.
E’ il mio avversario più diretto, in questo momento.”
“Akira Sendoh è anche il mio, di rivale. Non
scordarlo, Kitsune.” Decreto, serio.
“Devo studiare: domani test di fisica.
Nh.. no. Vado a correre.”
“Ecco perché sei una capra, a scuola!! Non studi
mai…” lo rimprovero.
Ma sto predicando bene, e razzolando male…
14 Aprile. Mercoledì. “Niente di nuovo da
segnalare.
Allenamenti nella norma, se escludiamo il Do’aho.”
15 Aprile. “Akagi mi ha chiesto di mostrare
all’Idiota come fare un tiro in corsa col terzo tempo.
Nh… l’ho fatto solo perché me l’ha domandato il Capitano, sia chiaro.
E il demente, invece di imitarmi, si è messo a tirarmi pallonate, per
farmi sbagliare.
L’ho già detto, che è idiota???
Poi ci si è messo il senpai Kogure, mi ha pregato di rimostrare al
novellino qual è la tecnica corretta…
Ci ho rimediato un’altra pallonata dal buffone.
Ok, il mio livello di sopportazione è giunto al culmine.
Così mi sono limitato a rendergli il piacere… è scappata anche a me la
palla di mano.. niente di più.
La cosa sorprendente è stata sentire il Do’aho chiedermi scusa seriamente,
supplicandomi (ok, ok, chiedendomi) di rifare la sequenza per lui, perché
voleva capire.
Va bene, mi sono detto… per amore del basket.
E quel mentecatto mi ha lanciato addosso l’intero cesto di palloni!!!
Ed è scoppiata la rissa… picchia duro, lo scemo, me n’ero già accorto, ma
non sono da meno.
Comunque, non so ancora come, siamo finiti con due bernoccoli in testa, e
spediti negli spogliatoi, in punizione… Quell’inetto ha rovinato i miei
allenamenti….”
Mi scappa un sorriso, non posso impedirmelo, al
ricordo di come la gabbia sia finita addosso ad Akagi, che sembrava uno
scimmione in cattività…
Mi accarezzo la testa di riflesso, ricordando il suo gorilla punch… era
una delle prime volte, non sapevo sarebbe diventato un rituale….
16 Aprile. “Miyamoto-san mi ha chiamato. Voleva
sapere come sto. Credo.
Ho riconosciuto il numero dal display.
Non ho risposto.
Non voglio la loro pietà, o qualsiasi cosa sia.
Ho vissuto finora da solo.
Posso farcela. Devo farcela.”
Una parte di me riesce a capirti, credimi.
Chiedere aiuto, non è da tipi come noi.
Ma un uomo intelligente capisce i suoi limiti, mi chiedo quanto tu abbia
dovuto soffrire, per portare avanti questa tua coerenza.
17 Aprile. “Finalmente, sabato. Mika-san è venuta
a pulire… dice che sembra che la casa sia disabitata. Del resto, la uso.
Non ci vivo.
Quando ha visto le mie mutande verdi, si è messa a ridere.
Con una immensa faccia di bronzo, le ho mugugnato il mio solito “Nh.” Ma
mi sono vergognato un sacco…”
18 Aprile. “Stamattina mi sono alzato prima delle
galline, per potermi andare ad allenare, al solito campetto, quello vicino
alla spiaggia.
So che è suolo pubblico, ma io ci ho passato ¾ della mia vita, e lo
considero un po’ casa mia…
Ma sto divagando...
Quando sono arrivato, ho parcheggiato la bici, HO DOVUTO SVEGLIARMI, ho
raccolto la concentrazione: il basket è sacro, merita tutta la mia
attenzione!!
Per scoprire cosa?
Che qualche idiota mi ha fregato il posto!!
Mi sono avvicinato alla rete per vedere chi fosse l’ usurpatore del ‘mio
campetto’, per scoprire che era proprio il Do’aho!!
E poi dicono…coincidenze..
…quello mi perseguita!!!
Cosa degna di nota: non era da solo.
C’era con lui la sorella di Akagi, …Hakiko, Hakako, o come cazzo si
chiama…
Lo stava aiutando negli allenamenti, insegnandogli il tiro in corsa.
Scema lei, idiota lui.
Continuava a sbagliare il movimento della mano.. e ‘quella’ non se ne
accorgeva neppure.
Gran brava maestra, non c’è che dire… c’è da considerarsi fortunati, ad
essere allievi suoi..
I signori Akagi devono aver speso tutte le loro
risorse col Gorilla, magari non in bellezza, certo, ma in intelligenza…e
-a lei- poveretta, devono essere rimaste le briciole…
Colta da fulminea illuminazione, (Kami sia lodato!) spiega alla scimmia
rossa dove sta il suo sbaglio..
In seguito alla breve delucidazione, il Do’aho riesce ad eseguire il tiro…
E io ho sperato che togliessero finalmente le tende…
Voglio essere sincero: mi ha stupito la sua capacità di elevazione.
Se solo si impegnasse per un motivo serio..
Mi dà i nervi!
C’è gente che venderebbe l’anima, per avere la metà del suo potenziale..
Basta. Per oggi chiudo qui.”
Sono confuso, lo ammetto.
Non tanto per la sua inaspettata prolissità, quanto per il suo
interessamento nelle mie capacità.
Non me lo ha mai fatto capire apertamente, ma ha sempre seguito i miei
progressi, il mio andamento..
“Hai sempre creduto in me..” gli dico. e non è una
domanda.
Mi sale un groppo in gola.
Mi sento stupido.
Mai -come ora- vorrei avere la possibilità di dirgli che, la maggior parte
dei miei miglioramenti, la devo a lui.
Che mi ha spronato ad inseguirlo, a raggiungerlo, a diventare suo pari.
Che mi ha trasmesso l’amore per il basket, la vera devozione, il
sacrificio, la fatica, il sudore.
La gioia immensa della vittoria.
L’adrenalina che ti fa sentire vivo. Vivo davvero.
“Kitsune, cazzo!! Ho tante cose da dirti… non puoi
proprio svegliarti?” soffio.
Mi alzo. L’aria sta diventando troppo pesante. Manca
l’ossigeno, qua dentro.
Lancio malamente il diario sulla sedia ed esco, a
passo sostenuto.
Un’inserviente mi lancia un’occhiataccia e io
rallento l’andatura, per rispetto del luogo in cui sono.
La porta scorrevole si apre davanti a me, lasciandomi
all’esterno.
Boccheggio, in cerca d’aria.
Manca anche qui, ma non come là dentro.
Mi accascio in un angolo, cercando di normalizzare il respiro.
E’ peggio degli esercizi di defaticamento.
Non ce la faccio, cazzo. Non ce la faccio!!!
Una mano gentile mi accarezza la testa.
Sollevo gli occhi di scatto, sorpreso.
Davanti a me, il dottor Kawata sorride benevolo.
Mi si accoccola di fianco, ignorando il suo camice bianco, che di sicuro
si sporcherà di polvere e terra.
Mi porge una lattina di pocari sweat, mentre sorseggia un caffé,
distrattamente.
Non mi forza a parlare. Dovrei essergliene grato.
Restiamo così, per un tempo indefinito.
Il respiro mi si è regolarizzato.
Riesco ancora a respirare, è già qualcosa.
“Come va?” sbotta lui, come se parlasse del tempo.
“Male.” Rispondo io. Oggi pioverà.
“Non è mai facile.”
“Nh.” E’ sempre tutto più difficile, quando piove.
“Uno si aspetta un miracolo, da un momento all’altro.
Un risveglio, un segno, qualcosa…”
“A 16 anni, puoi ancora credere nei miracoli…”
“Non c’è un’età per smettere… ma…”
“Smetterò di crederci, quando arriverà il momento. Né
prima, né dopo.” Concludo, rialzandomi.
Lui mi sorride, nello stesso modo in cui è arrivato.
E annuisce, salutandomi.
Sbuffo, rientrando.
La tricheca mi sterilizzerà un’altra volta, prima di farmi tornare
dentro.
….
“Scusami… non dovevo andarmene così… in quel modo..”
-mi giustifico- “Ma… dovevo andare in bagno. Sì, in bagno.” Mento.
A me. O a lui?
Riprendo la lettura, riacciuffando il diario.
19 Aprile. “Solita routine. Sto intensificando
gli allenamenti, DEVO BATTERE SENDOH.
…
Stasera, il Capitano ha trattenuto Sakuragi dopo gli allenamenti.
Vuole tentare di insegnargli il rimbalzo.
Credo poco, nella miracolistica dell’ultimo minuto.
Ma tutto fa brodo, quindi…
Ah. La scimmia ha cacciato anche oggi le mie fan, dalla palestra.
Almeno si rende utile…”
Mastico uno: “Stupida volpe…” non sia mai, che..
20 Aprile. Martedì. “Finalmente, la partita.
Uozumi è proprio alto, visto da vicino.
Fa quasi impressione, ma in fin dei conti, non è altro che un nuovo
giocatore da battere. Punto e stop.
Sakuragi ha rotto le palle, come sempre.
Mi ha ciulato la maglia n°10, che il Coach aveva destinato a me.
L’Idiota si è messo a fare i capricci, a tal punto che il Sensei (l’ho già
detto, ma lo ripeto: certe sue scelte non le capirò mai) l’ha
accontentato, dandogli il mio numero (stronzo!) e rifilando a me l’11.
Lo ha poi rabbonito, ingannandolo, spiegandogli che la sua tecnica
prevedeva che il rossino fosse l’arma segreta della nostra squadra, quindi
non sarebbe entrato nella rosa dei primi cinque.
E vorrei ben vedere!!!!
Pazzesco.
Se non l’avessi visto con questi miei occhi, non c’avrei creduto.
L’allocco si è fatto infiocchettare ed è rimasto
per un po’ buono buono ( ok. nei suoi limiti, ovvio) in panchina.
Sendoh è arrivato in ritardo, con il suo odiosissimo sorriso stampato in
faccia.
Inconcepibile.
Serafico, si è scusato, e poi è andato a cambiarsi.
Il suo ritardo denota poco rispetto per i suoi
compagni, nei nostri confronti, e per il basket, soprattutto.
Anche una semplice partitella d’allenamento richiede considerazione.
I due Capitani hanno avuto modo di scontrarsi tra
loro.
Da quanto ho capito, la loro rivalità affonda le sue radici nel tempo…
Sendoh non ha fatto altro che provocarmi, ma ha trovato pane per i suoi
denti.
Mi ha fregato. E’ giusto ammetterlo, anche se brucia.
L’ho ripagato usando i suoi trucchetti… anche io me la cavo un pochino con
le finte…
Al termine del 1° tempo eravamo sotto di 3 punti.
L’Idiota, meno stanco di noi, ha trovato il tempo di attaccar briga con i
nostri avversari.
Lo hanno legato alla sedia. Letteralmente.
Anzai Sensei, in un impeto di demenza senile precoce, gli ha permesso di
entrare in campo, per sostituire Akagi, infortunato.
E lui –ovviamente- è andato a dichiarar guerra a Sendoh.
Pazzesco!
Inutile…parla parla…ma è pur sempre un novellino.
Quando è entrato, sembrava rincretinito (più del
solito, intendo).
Ha fatto una serie di sbagli clamorosi, culminati nello stendere Uozumi di
peso.
Ho avuto compassione di lui.
In fondo, resta comunque un pivellino.
Ovvio che sentisse l’ansia da primo scontro.
Ma non credevo andasse così nel pallone…”
“Mi sembra che ci godessi un mondo, a descrivere la
mia sofferenza…” annoto.
“Ho risolto il problema in modo semplice ed
efficace.
Un tantino drastico, forse, ma con lui le maniere dolci non servono
granché.
Un bel calcio nel sedere, e la paura è sbollita in fretta.”
“Non avevo paura… ero solo un pochino nervoso…”
Un tantino lisci, questi specchi…
“Eviterò di riportare ogni avvenimento.
Il succo è che Sendoh mi ha davvero sfiancato (no. non è una metafora
sessuale) dovrò lavorare molto sulla mia resistenza (è sempre il mio
limite maggiore) mi è venuto un crampo.
Il Do’aho ha tentato di farmi sloggiare dal campo, ma non c’è stato verso
di smuovermi.
Così ha utilizzato i suoi metodi delicati, restituendomi il favore di poco
prima.
Comincia ad ingranare.
E’ persino riuscito a fregare Uozumi, facendo lo stesso muro usato con il
Capitano… sono rimasti tutti allibiti.
Alla fine, ha preso addirittura un rimbalzo.
Non sapevo che Akagi sapesse fare i miracoli.
Mi hanno tirato fuori dal campo, per farmi
riposare.
Sono ritornato per gli ultimi 2 minuti. Il Coach mi ha costretto a
collaborare con il mentecatto, marcando insieme Sendoh.
Ho dovuto insegnargli, in tempo reale, come mettersi e come muoversi…
Alla fine, è anche riuscito a stoppare l’uomo ridens, ma per puro culo,
dico io.
E a fare canestro.
Gliel’ho passata io, la palla. Per sbaglio, ovvio. Ho visto solo qualcuno
che indossava la nostra maglia, e mi sono fidato.
Altrimenti, col cavolo che…
Comunque, abbiamo perso.”
Non voglio ripensare al sapore amaro di quella
sconfitta.
La mia prima partita.
Non riuscivo a crederci.
Mancava così poco.. davvero così poco…
Ma forse a te è bruciata ancora di più.
Anche se non è vero, credo che tu l’abbia considerata una sconfitta
inferta da Sendoh, non dal Ryonan. Il tuo orgoglio, Volpe, l’ha pagato a
caro prezzo.
21 Aprile. “Sarò breve. Ieri ho strafatto.
Che stronzata… c’è mancato poco che scrivessi ogni minuto di quella
partita… è che mi sono lasciato trascinare dagli eventi, ecco.
Aota è tornato alla carica, proponendo al rossino di entrare in un team
vincente… il suo.
Ma lui persiste nella sua scelta. Vedremo.”
22 Aprile. “Oggi è tornato in squadra il
playmaker, Miyagi (mi pare), rimasto assente perché coinvolto in una
rissa.
Il mentecatto l’ha sfidato subito. Ovvio.
Non è per niente alto, ma sembra bravo… a finte, promette bene. Spero sia
anche un ottimo regista.
Sbava per Ayako. Gelosissimo. Se sapesse di me, guai.”
“Cosa cavolo non dovrebbe sapere di te??!! … di te
e lei??” mi infervoro.
Non rispondi, certo.
“Mi ammazzerà, questo tarlo della gelosia.” medito
sconsolato.
23 Aprile. Venerdì. “Due scemi al prezzo di uno.
Il Do’aho e il play si sono coalizzati, per qualche astrusa, inutile
ragione, che non voglio nemmeno sapere. Era quasi meglio mentre erano
rivali, almeno il nanetto stimolava lo spirito agonistico (egoistico)
dell’idiota.”
“Geloso della mia amicizia col tappo?!” ti chiedo,
retorico, alzando gli occhi dal diario.
Lo sguardo va a posarsi su di te, lì immoto.
Lo dirigo altrove, la sveglia sul tuo comodino mi ricorda che adesso la
tricheca verrà a requisirmi.
Mi alzo, sbuffando. Ho la schiena tutta incriccata.
Ripongo nel cassetto l’agenda.
“Ci vediamo domani, volpino, alla stessa ora!... Non
disturbare le infermiere, mi raccomando… e non andare in giro per i
corridoi, potresti perderti, impedito come sei…”
Sollevo una mano, a mo’ di saluto.
Ma lui non può vedermi.
‘Fanculo tutto.
Lascio la maniglia che avevo già in mano.
Ritorno vicino al letto, e gli accarezzo una guancia con la punta di un
dito.
“Fai il bravo, Kit.”
E stavolta me ne esco davvero.
…continua.
Note dell’autrice:
- Per prima
cosa, né la storia né i personaggi di Slam Dunk sono miei; appartengono
agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro,
da parte mia.
- La storia
si snocciola in numerosi capitoli, ma si è GIA’ CONCLUSA.
- Chiunque
desideri leggere l’intero racconto in tempi più brevi rispetto a quelli di
aggiornamento, può contattarmi al solito divano blue navy:
elyxyz@libero.it per ricevere i capitoli restanti.
Come sempre, sono graditi commenti, consigli e critiche.
- Per
ulteriori note e chiarimenti doverosi, vi rimando all’ultimo capitolo.
Arigato (_
_)
elyxyz
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