Sapore di fragola parte II di Sky Almasy
Capitolo 2: L’ombra di un sorriso
Il sonno di Shuichi fu interrotto dallo squillo assordante del telefonino, che lo fece alzare di scatto in direzione di esso. Ovviamente ogni volta che questo succedeva, sperava fosse Yuki… ma come al solito, non era come sperava. Sul display del telefono, vi era il nome del suo amico Hiro, così, sospirando rispose con voce assonnata. “Shuichi? Cos’è quella voce?” “Scusa, mi sono svegliato adesso… che c’è?” “Come che c’è, sono le 10.00! Ricordi? Oggi abbiamo un intervista, e se non ti sbrighi, iniziamo senza di te!” “Ma scusa… a che ora sarebbe?” “Idiota! È alle 11.00! Quindi vedi di essere qua fra… dieci minuti!” “Arrivo… A dopo…” non che avesse voglia di andarci, però… doveva farlo. Tanto sapeva già cosa gli avrebbero chiesto: perché i Bad Luck sono sprofondati? Velocemente, si lavò il viso e i denti, si vestì con le prime cose che gli capitarono e iniziò a correre verso la NG pro. In quel momento non aveva pensieri per la testa, solo il pensiero che doveva sbrigarsi. Aveva promesso di impegnarsi a fondo, e arrivare in ritardo era l’ultima cosa che avrebbe dovuto fare. In poco tempo, arrivò alla casa discografica, dove vide subito i suoi compagni che lo stavano aspettando all’ingresso, seduti sulle poltrone nella hall. “La Li Ho!” “Salve Shuichi… ben arrivato!” “Oh… Shindou-kun! Mi farai impazzire!” “Ahaha! Già fatto! Ormai dovresti esserci abitu…” “NON DIRLO NEMMENO! Non mi ci abituerò mai!” all’improvviso, K, puntò la sua magnum alla tempia del produttore, che si pietrificò e si calmò… o almeno tentò di calmarsi. Aspettarono lì altri dieci minuti, così non sarebbero arrivati in anticipo (dato che avevano previsto che Shuichi sarebbe arrivato ancora più tardi), e si misero a parlare di un eventuale concerto. All’improvviso, dalla porta che dava sul corridoio per le sale di registrazione, fece il suo ingresso Sakuma-san, che stranamente salutò i ragazzi con tranquillità, senza nemmeno un sorriso. Shuichi lo guardò un po’ dispiaciuto, sperò che non si fosse offeso per il comportomaneto che aveva adottato con lui il giorno prima! Anche se la sua faccia, mostrava solo quello. Infatti, il ragazzo lo salutò un po’ con freddezza. “S-Sakuma-san…” Ryuichi si voltò verso quello sguardo da cerbiatto, guardando in essi. Shuichi si mosse di qualche passo verso di lui. “Scusami… non era mia intenzione offenderti…” Ryuichi arrossì lievemente, ma il ragazzino dai capelli fucsia non ci fece caso e continuò a guardare quegli occhi blu profondo, cercando una risposta. “No… non mi sono offeso… davvero… scusami se lo hai pensato…” sentivano l’imbarazzo crescere… “Beh, credo sia il caso di andare! Ragazzi, ci aspetta l’intervista!” così, col pretesto di dover scappare, si tolserò da quella situazione imbarazzante che avevano creato. Al momento che furono in macchina, Shuichi si assentò con la mente, come faceva sempre da un po’ di tempo, pensando al rapporto che avevano lui e Sakuma-san. ‘Non ci avevo mai pensato… ma io e Sakuma-san cosa siamo? Alla fine, non abbiamo mai parlato come fanno due amici, solamente scherzare sul lavoro, o lui che mi aiutava quando stavo male per Yuki. Ma poi? Cosa ci lega? Nonostante ci pensi non trovo risposta. Eppure, prima mi sono sentito in dovere di risolvere la situazione, perché non riesco a pensare a noi due che non parliamo. Mi fa star male pensarlo…” i pensieri vennero interrotti dal loro arrivo. Anche per tutta l’intervista Shuichi non faceva altro che pensare al rapporto che si era creato con Sakuma. Non riusciva a seguire bene l’intervista, alcune volte non sapeva nemmeno di cosa parlavano, si risvegliava solamente quando facevano le domande a lui. L’intervista sembrava non finire mai, però finalmente uscirono da quella stanza, che si era trasformata in una tortura per Shindou, che desiderava uscire di lì e andarsene a casa a sdraiarsi un po’ sul letto. Oltretutto si sentiva molto stanco, col mal di testa che aveva preso possesso di lui. Venne riaccompagnato a casa, con K alla guida, e mentre aprì la porta, come una saetta gli passò davanti agli occhi l’immagine di Yuki, appoggiato allo stipite della porta con una birra in mano e una sigaretta tra le labbra. Gli occhi gli si riempirono di lacrime amare. Quel pensiero non lo abbandonava mai, apparte quella mattina, dove li aveva sostituiti Ryuichi. A passo molto lento si diresse in camera, dove si tolse la maglietta, buttandola da una parte, e si lanciò sul letto, col viso affondato nel cuscino, che venne bagnato dalle sue lacrime. Piangere lo faceva sfogare, infatti, pian piano si stava calmando, lasciando posto al sonno. In quei giorni aveva dormito pochissimo. I sogni presero vita nella sua mente, ritraendo immagini astratte e scomposte, che gli agitarono il sonno. Si muoveva, mugolando esinghiozzando. Sentiva come una sensazione di paura pervadergli il corpo e la mente, stava impazzendo. Si risvegliò sobbalzando, all’incirca tre ore più tardi. Erano le quattro del pomeriggio, e non aveva idea di cosa fare. Cercando di riprendersi completamente dalla sonnolenza, si alzò e si diresse allo stereo, e partì la canzone dei Nittle Grasper. Andò in bagno, e fece una lunga doccia ristoratrice, che lo liberò per qualche istante dei pensieri che lo affliggevano. L’acqua che scorreva lungo il suo corpo, lo faceva rilassare. Mentre si toccava il corpo, sentì una sensazione di paura pervadergli la mente. Sentiva che doveva parlare con Ryuichi. Se la cosa continuava, non si sarebbero più parlati, e la cosa lo terrorizzava. Non voleva perdere anche lui. Anche se era diverso da come teneva a Yuki, anche Sakuma era importante per lui. Lentamente spense l’acqua e si vestì, dirigendosi poi in sala per guardare un po’ di tv. L’emicrania gli era tornata, e si sdraiò sul divano. Non capiva per quale motivo la testa gli faceva male costantemente, lo portava ad impazzire. Doveva smetterla di pensare troppo, gli faceva male. Anche Hiro glielo ripeteva sempre.. ‘Pensare troppo fa male!’, e constatò che aveva perfettamente ragione. Si sedette e iniziò a massaggiarsi le tempie. Pian piano, il dolore iniziava a scomparire, lasciando un senso di sollievo al ragazzino. “Ho fame… ma sento che ho lo stomaco chiuso, non voglio mangiare…” Shuichi non mangiava mai niente. Forse anche per quello aveva mal di testa. Alla tv, passarono il nuovo video dei Nittle Grasper, e stette a guardare Sakuma per tutta la durata del tempo. Non staccava mai gli occhi dal televisore. Istintivamente, si avvicinò allo schermo, arrivando sino a trenta centimetri di stanza dall’apparecchio per guardarlo meglio, non capiva perché, ma sentiva che non aveva assolutamente voglia di staccare gli occhi da quel ragazzo, così energetico, bello e sexy. Il suo corpo che si muoveva sopra uno sfondo prsichedelico di colori che lo mettevano in risalto, arrivando agli occhi di Shuichi come un dio. Il cuore aveva iniziato a battergli freneticamente, mentre sulle labbra, via via andava formandosi un enorme sorriso, che gli riempiva il cuore. Era davvero bellissimo, e aveva uno stile tutto suo, che aveva colpito Shindou sin dalla prima volta che l’aveva visto, e quella voce che l’aveva rapito. Con dispiacere del ragazzino, la canze terminò, e solo in quel momento Shuichi si accorse di essere ad una distanza di conque centimentri dallo schermo. Non se n’era neppure reso conto da quanto era rimasto affascinato dal suo idolo. Si alzò da terra e raggiunse la cucina in cerca di una bottiglia d’acqua. La portò alla bocca, godendosi la freschezza che gli bagnava le labbra, e lo ristorava. Pensò di uscire a fare due passi, aveva bisogno di respirare un po’ d’aria. Indossò una camicia e uscì. Decise di andare alla NG, per vedere chi c’era, e infondo, desiderava vedere Sakuma-san, anche se non lo ammise a se stesso. La strada che lo separava dall’edificio, era interminabile, non vedeva l’ora di arrivare, e soppresse una risata al solo pensiero che non lo avrebbe mai desiderato se avesse dovito andare a lavoro. Il povero Sakano-san avrebbe tentato il suicidio molto presto. Finlamente, entrò nello stabilimento, dove si diresse nella sala registrazioni. Dall’altra parte del vetro, che separava la sala col mixer da quella dove si registrava, vide lo splendido volto di Ryuichi che era concetrato sulla canzone. Possibile che quel ragazzo, non avesse stonato neppure una volta? Possibile che niente lo distraeva? Lo ammirava tantissimo. Era una persona scherzosa, giocherellona e divertente, ma quando cantava, sembrava un altro, e emergeva la serietà dei suoi 31 anni. 31 anni. Poteva dimostrararli Ryuichi? Se uno non sapeva niente di lui, gli avrebbe dato al massimo 23 anni. Mentre pensava, non si accorse che Noriko si trovava davanti a lui, sorridendogli. “Ciao Shuichi!” “Eh? NORIKO! Scusami, non ti avevo vista!” “Ahaha… me n’ero accorta! Eri troppo preso dai tuoi pensieri… nulla di serio, vero?” “No, no! Che vai a pensare! Sto bene, grazie!” “Menomale! Vedere triste te, è come vedere triste Ryuichi. Siete così simili voi due…” “Davvero?” domanda stupida, lo sapeva benissimo… “Si, l’unica differenza è che quando cantate siete diversi. Lui non si scompone, mentre tu, tiri fuori tutta la tua iperattività!” “Eheh… lo so. Quando canto non riesco a star fermo!” dalla saletta, uscì il ragazzo, aveva la fronte sudata, faceva caldo là dentro. Appena si accorse della presenza di Shuichi, si bloccò ad osservarlo. I pantaloncini neri che delineavano la linea delle sue cosce, la maglietta che lasciava l’ombelico scoperto e la camicia sopra di essa. E per finire, il volto angelico, che sorrideva alla sua amica. Provò un po’ di gelosia, ma tornò subito in sé. Lentamente si avvicinò al ragazzino e lo salutò. “S-Sakuma-san!” il ragazzo sorrise immensamente, e Shindou non potè fare a meno di arrossire… aveva un sorriso dolcissimo… “Che ci fai qui?” “Nulla, mi annoiavo a casa…” “Grazie di essere venuto…” c’era sempre quella freddezza che impediva ad entrambi di sciogliere la tensione. Ad un tratto, esaurirono ogni discorso, restando così a guardarsi negli occhi per attimi interminabili. Nessuna mossa, mentre Noriko li osservava. “Beh… credo che…” Shuichi aspettava con ansia ciò che aveva da dirgli… “Credo… dobbiamo parlare…” Shuichi sussultò… allora anche lui desiderava chiarire. Lentamente, Ryuichi si avviò verso la porta, facendo sì che Shindou lo seguisse, portandolo nella hall. Si sedettero, restando con lo sguardo puntato per terra. “Senti… Shuichi io…” “No, aspetta… scusami! Mi dispiace non averti calcolato ieri ma… non era mia intenzione…” “Non devi giustificarti… avrai avuto i tuoi motivi…” “Non è perché ce l’ho con te…” “Lo so…” quanta freddezza. Quanta voglia di rompere quel muro…
“Senti… io mi sono
comportato così perché… perché…” gli occhi si riempirono nuovamente di
lacrime, e Ryuichi se ne accorse immediatamente. “Shuichi…” “Credimi, io vorrei dimenticarlo, vorrei togliermelo dalla testa! Ma… mi ha lasciato troppi ricordi… non ci riesco…” “Prima o poi passerà… quando meno te lo aspetti troverai la persona capace a fartelo dimenticare! Capace di amarti come lui non ha mai fatto…” Shuichi si portò le ginocchia al petto, affondandoci il volto, mentre Sakuma, abbracciandolo lo tirò verso di sé, iniziando ad accarezzargli il capelli per calmarlo, per alleviare quel dolore acuto che aveva nel cuore. Non gli piaceva vederlo così, non riusciva a guardare quel volto straziato dalle lacrime… il sorriso di sempre tramutato in disperazione. Era ossessionato da Yuki, e stava male. “Shuichi… non capisco come abbia fatto ad abbandonarti! Tu sei… troppo buono, troppo innamorato! Non voglio vederti così..” “Scusami…” Ryuichi lo strinse più forte, nonostante stava soffrendo, aveva ancora la forza di scusarsi, di pensare agli altri. Poteva sentire il profumo dei capelli del ragazzo, che gli inebriava l’olfatto. Quanto avrebbe voluto baciare le sue labbra? Chissà che sapore avrebbero avuto? Chissà se erano così morbide come sembrava? Avrebbe davvero voluto scorpirlo, ma non poteva rovinare tutto, approfittarsi della situazione di debolezza che dominava la mente di Shuichi, così si limitò a baciargli la testa, restando stupito dalla morbidezza di quei capelli. Dopo un po’, Shuichi si calmò e si asciugò le lacrime, chiedendo scusa a Ryuichi. “Non ti scusare… avevi bisogno di sfogarti!” “Grazie,,,” “Figurati! L’ho fatto volentieri…” erano ancora abbracciati, quando Shindou si allontanò da lui. “Io… sono stanco, è bene che torni a casa…” “Bene… io invece è ora che torni a registrare…” “Grazie ancora…” “Ci vediamo domani…” “Ciao!”. Ryuichi lo guardava allontanarsi, mentre Shuichi, pensava a quanta strada aveva ancora da fare per dimenticare Yuki… ma stranamente quel pensiero non gli impedì di sorridere. Era un sorriso coperto dalla trsitezza, ma pur sempre un sorriso.
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