Sapore di fragola parte I di Sky Almasy
Prologo:
POV Shuichi: Quando Yuki mi ha abbandonato per tornarsene a New York, credevo che sarei morto. Si, proprio come avevo detto a lui: 'Morirei se te ne andassi a New York...', per i primi tempi non avevo voglia di fare niente, a lavoro la mia voglia era pari a zero, così oltre che ad avere 'zero talento' avevo anche 'zero voglia'. La mia grinta se n'era completamente andata, il tono della mia voce era monotono, non riuscivo più a cantare, e intanto i Nittle Grasper salivano alla grande. Mi sentivo in colpa per questo, tutti erano preoccupati per me, i Bad Luck stavano sprofondando per colpa mia, ma cosa avrei dovuto fare? Anche se mi impegnavo, non riuscivo ad ottenere nessun risultato. Yuki, non si faceva più sentire, ed io, continuavo a sperare, guardai il mio cellulare, ma niente... nè una chiamata, nè un messaggio. Ero penoso, stavo buttando all'aria i miei progetti, la mia carriera per colpa dell'amore. Alla fine, potrevo trovare altri ragazzi, innamorarmi di nuovo, ma... sembrava impossibile.
Capitolo 1: Sprofondare nella tristezza…
Era mattina, e alla NG, l'atmosfera era tesa, come ogni giorno da ormai due mesi. I Bad Luck stavano provando la nuova canzone, ma non dava nessuna emozione a sentirla, o perlomeno, la parte cantata era uno schifo. Shuichi non ci mettevanessun impegno, e gli altri due venivano trascinati con lui. Il manager K, si era stufato del suo comportamento, il lavoro era il lavoro, doveva cercare di farglielo capire. "Shuichi, basta, fermiamoci..." la voce di Fujisaki. Nonostante tempo prima lo avrebbe rimproverato per tutte le volte che non si impegnava, ultimamente sembrava che si impegnasse a capirlo, e infatti, si era reso conto, che da parte di SHuichi l'impegno c'era, ma non riusciva comunque a metterci del tutto la testa. Il ragazzino alzò gli occhi verso quelli di Suguru, era dispiaciuto. "Scusatemi... davvero, non lo faccio apposta..." si fermò un istante per riprendere fiato... "Io vorrei mettercela tutta... ma la voce non esce come vorrei... non riesco ad intonare le note..." Hiro si avvicinò all'amico e gli scompigliò i capelli... lui gli era sempre stato vicino, e sapeva quanto stesse soffrendo. Solitamente quando voleva sfogarsi si buttava a capofitto nel lavoro, e pensieri scomparivano, ma purtroppo in quel caso, neppure cantare lo tirava su di morale, anzi, peggiorava la situazione. Intanto, nell'ufficio, Seguchi Tohma e Sakano-san stavano discutendo proprio del calo dei Bad Luck. "Presidente... mi spiace di quanto stia accadendo, ma purtroppo... non sappiamo cosa fare..." "È un bel problema... se Shindou non ci mette un po' di impegno rischiamo di cadere sempre più in basso..." "Ma... presidente...!" "Io dico solo la verità... quel ragazzino vive per Eiri... ma se Eiri non c'è più, è inutile che continui a piangersi addosso!" "Si, ma..." "Posso capire come si senta, ma sono passati due mesi! Lo sa benissimo di quanta responsabilità deve avere per portare avanti un gruppo... ma lui non ci pensa minimamente, no?" "Credo che lei si sbagli presidente..." Tohma restò a bocca aperta, da quando Sakano-san lo contraddiceva? Non era mai successo... in quel caso, voleva dire che se l'era presa a cuore. "Su cosa mi starei sbagliando?" "Si, si sta sbagliando, perchè Shindou-kun si sta impegnando al massimo! Anche se non ottiene risultati, l'impegno c'è! Non sa quante volte abbia provato e riprovato le canzoni finchè non venivano perfette, ma non è mai successo... purtroppo i suoi pensieri sono fissi su Yuki Eiri!" "Mh, capisco... ma comunque i Bad Luck stano cadendo per colpa sua, questo è innegabile..." "Si... è vero..." "Sakano-san... mi mandi Shindou-san in ufficio, ho bisogno di parlare con lui..." "Subito...". L'uomo con gli occhiali, si diresse nella sala registrazioni, era teso, molto, chissà cosa gli avrebbe detto il presidente? Non si sapeva mai cos'avesse in mente. Aprì la porta e vide che i ragazzi si erano fermati, Shindou era più depresso del solito, e gli altri due che cercavano di tirargli su il morale. "Shindou-kun?" il ragazzino alzò lo sguardo verso il produttore, che lo guardava dispiaciuto... "Il presidente desidera parlarti..." come un automa si diresse nell'ufficio e con passo lento, andò incontro a Seguchi, che lo guardava con attenzione. Ci furono alcuni minuti di silenzio e poi Tohma iniziò il discorso. "A quanto vedo, i Bad Luck non sono più grintosi come due mesi fa..." Shuichi annuì... "Dovresti metterci l'impegno, lo sai? Soprattutto dovrsti evitare di mettere di mezzo problemi personali..." "Lo so..." "Bene, allora, cosa c'è che non va?" "Lo sa benissimo... è inutile che stia ripeterlo..." "Shindou-san... io non so proprio niente. So solo che riguarda Eiri, ma non è un buon motivo per..." "Non è un buon motivo? Io per quanto cerchi di impegnarmi a cantare, i pensieri affollano la mia mente, impedendomi di concentrarmi sulle canzoni! Non lo faccio apposta, io provo, riprovo, ma le cose peggiorano sempre di più! Cosa devo fare?! Io... non voglio essere un peso per nessuno..." Seguchi lo guardava serio, non riusciva a capire cosa c'era che lo bloccava... alla fine, Eiri non lo aveva mai considerato più di tanto, anche quando stavano insieme, non lo aveva mai trattato come un amante... e allora, cosa c'era di diverso? "Senti Shindou... pensi che se ti prendessi una settimana, saresti in grado di rimettere un po' a posto i tuoi pensieri?" il ragazzino rispose di no... non c'era proprio niente che si poteva fare. In quel momento, fuori dall'ufficio, il giovane Sakuma Ryuichi, stava per fare il suo ingresso, doveva dire a Tohma di sbrigarsi che avrebbero iniziato a provare la nuova canzone, ma al momento che appoggiò la mano sulla maniglia della porta, si bloccò ad ascoltare. Sembrava essere un discorso serio a giudicare dalla voce di Tohma, ma con chi stava parlando? “Vedi… capisco quanto tu stia male, ma devi anche capire che questo periodo nero deve finire, prima che finiscano i Bad Luck, mi capisci Shindou?” un tuffo al cuore, stava parlando con Shuichi. “Lo so, Seguchi-san… ce la metterò tutta…” “Avanti, ora torna al lavoro…” il ragazzo si alzò dalla sedia e uscì, senza accorgersi della prensenza di Ryuichi che lo salutò senza riceve risposta. Restò a guardarlo con la preoccupazione negli occhi, ma poi, entrò nell’ufficio a passo lento. Aveva la faccia pensierosa, era strano che Shuichi non lo avesse calcolato, di solito gli sbraitava letteralmente contro di quanto era felice di vederlo! Cosa poteva essere che lo turbava così? “Ryuichi-kun ciao!” il ragazzo non gli rispose… “Ryuichi?” “Oh? Ciao Tohma-kun…” “Adesso arrivo, non preoccuparti, sbrigo le ultime cose e… che cos’hai? Come mai quella faccia SERIA?!” “Uhm… no, pensavo…” il ragazzo girò i tacchi e uscì dalla stanza, lasciando Tohma sotto shock per il comportamento così spento dell’amico. In quel momento, Shuichi rientrò in sala, dal resto dei Bad Luck, e chiese se potevano smettere per quel giorno. In quel momento i pensieri che lo affollavano, gli avevano creato una specie di morsa allo stomaco, che gli provocava molto dolore, non riusciva quasi a stare in piedi, perciò voleva andarsene a casa a riposare un po’. “Shuichi, riposati, ne hai bisogno…” “Si Hiro, ci proverò…” il ragazzino si allontanò senza aspettare risposta. Da lontano, Ryuichi lo guardava andar via, aveva qualcosa che lo turbava, non lo aveva mai visto star così, e tutto ciò gli faceva una gran rabbia. Lui voleva bene allo Shuichi allegro e iperattivo, e vederlo ridotto come un piccolo cucciolo triste gli faceva salire una rabbia contro qualunque cosa lo facesse star così. Istintivamente, lo seguì, chiamandolo, così il ragazzino si voltò aspettando che l’altro lo raggiungesse. Stette in silenzio, e Ryuichi lo salutò allegramente. “Ciao… Sakuma-san… cosa c’è?” “Uhm… veramente volevo solo salutarti!” “Ah…” il comportamento di Shuichi era davvero strano, e poi, gli aveva risposto così freddamente, che tutto ciò che avrebbe voluto chiedergli era morto insieme alla sua allegria. Restarono in silenzio, Ryuichi aveva lo sguardo impassibile di Shuichi su di sé. “Ehm.. vabbè, visto che ti ho salutato, posso anche lasciarti andare! Ahahah! Io vado… ciao Shuichi!” disse tutto questo in fretta, era imbarazzato, ci aveva fatto una figura da cani… quel minuto in silenzio, lo aveva fatto apparire come un totale idiota agli occhi di Shuichi, così, con la stessa fretta se ne sparì dal corridoio. Il ragazzino lo guardò dispiaciuto, sapeva di non essersi comportato come al solito, e forse questo aveva fatto reagire così Sakuma, però, non poteva fare altrimenti, non riusciva a fingere di essere felice, così, si voltò e continuò per la sua strada, mentre i pensieri gli affollavano la mente. Pensava sempre alla stessa cosa, gli tornavano in mente gli ultimi attimi che avevano passato insieme. Quella giornata divertente, finita con la scomparsa di Yuki, che lo aveva lasciato lì, su quel terrazzo solo come un cane. Lui che lo aveva rincorso fino a New York per sentirsi dire che non aveva intenzione di tornare, e quel bacio, l’ultimo. Sentiva una sensazione di bagnato sulle guance, e gli occhi erano colmi di lacrime, la strada davanti a sé si fece sfocata, ma non gli importava, continuava a camminare, non vedendo l’ora di arrivare a casa. Quella casa piena di ricordi, così piena da farlo star male. Non gli ci volle molto per giungere all’appartamento, aprì la porta, e senza togliersi le scarpe si diresse in camera e si buttò sul letto. Le lacrime non si erano mai fermate, continuavano a scendere, bagnando le coperte. Pian piano, iniziò a singhiozzare disperatamente, e cominciò a sentire anche una leggera emicrania. Stava letteralmente impazzendo. “Basta, non ne posso più! Perché non riesco a farmene una ragione? Cosa devo fare per dimenticarmi di te?” prese il cellulare, aprì la sezione sms e cancellò tutti quelli che appartenevano a Yuki, andò nella rubrica ed eliminò il suo numero. Ma non serviva a nulla fino a che restava nella sua casa. Ma non poteva certo demolirla! Si alzò di scatto dal letto, aprì l’acqua fredda della doccia e si infilò dentro, senza curarsi di togliersi i vestiti. Aveva bisogno di rinfrescarsi, e cercare di non pensare. Mentre l’acqua gli scorreva su tutto il corpo, e vestiti si impregnavano d’acqua, si accasciò lentamente al suolo, e chiuse gli occhi. Stette un tempo indefinito in quella posizione, quando sentì suonare il campanello di casa, così, si alzò e senza chiudere l’acqua andò ad aprire. Davanti a sé c’era Hiro, che da sorridente che era, divenne preoccupato. “Shuichi… che ti è successo…” il ragazzino, si buttò fra le sue braccia, infradiciandolo sia per via dei vestiti bagnati, sia per via delle lacrime che scorrevano ancora sul suo volto. Il ragazzo dai capelli rossi, lo stringeva forte a sé. Poteva sentire il corpo fragile dell’amico che era scosso dai singhiozzi. Non lo aveva mai visto così, questa volta, la sua tristezza aveva raggiunto il limite. Anche se spesso aveva pianto, non era mai stato serio come in quel momento. Tutta quella tristezza lo stava portando a chiudersi in se stesso. Lentamente, avanzò nella casa, chiuse la porta alle sue spalle e si sedette con Shuichi sul divano. “Shuichi… adesso cerca di calmarti un po’…” il ragazzino, alzò il viso dal corpo dell’amico, e cercò di asciugarsi le lacrime, che furono subito ‘rimpiazzate’ da un’altra serie di esse. “Posso sapere cosa ti è successo?” disse toccandogli i vestiti bagnati… “Volevo solo… rinfrescarmi…” Hiro scosse la testa e gli appoggiò le mani sulle spalle. “Sei uno scemo! Così ti prenderai un bel raffreddore, se non la febbre! Possibile che tu non riesca mai ad essere serio?” tutto questo lo disse con tono scherzoso e Shuichi accennò un sorriso rispondendogli “Lo so… altrimenti non sarei me stesso!”. Ad Hiro faceva male sentire la sua voce rotta dal pianto, ma non poteva farci niente, doveva solo essere l’amico a decidersi a dimenticare il suo tormento. “Che ne diresti di cambiarti quei vestiti?” il ragazzino annuì, andando in camera, con Hiro al seguito, che appena fu lì, andò a spegnere l’acqua della doccia che scorreva ancora. Shuichi si tolse tutto e indossò i suoi pantaloncini verdi, la maglietta azzurra e la camicia bianca a maniche corte, lasciandola aperta sul davanti. “Shuichi… non venire domani a lavoro…” “Scusami, lo so che non servo a nulla in questo stato…” Hiro lo colpì scherzosamente “Non intendevo quello! Dovresti riposarti un po’…” Shuichi si sedette sul letto, tenendosi la testa fra le mani. “Non serve a nulla che io mi riposi… mi servirebbe cancellare i pensieri… ma non si può…” “Beh, allora… fai come vuoi…” il ragazzino sorrise a quell’amico così premuroso, che mai avrebbe cambiato con nessuno. Stettero un po’ in silenzio, quando Hiro, disse che sarebbe dovuto andare a casa, altrimenti avrebbe fatto aspettare Ayaka-chan. Lo accompagno alla porta, e quando Hiro ebbe aperto la porta… “Hiro?” un attimo di silenzio, il ragazzo lo guardava in attesa… “Grazie!” lui sorrise e lo salutò, lasciandolo di nuovo solo. Il ragazzino sopirò e tornò in camera, dirigendosi verso lo stereo. Estrasse il cd che c’era all’interno di esso, e lo ripose nella propria custodia. Così, allungò la mano verso la mensola dove teneva i cd e prese cd dei Nittle Grasper, l’ultimo che avevano registrato, mettendolo nel lettore e facendolo partire. La voce di Sakuma Ryuichi riesccheggiava nella stanza, rilassando un po’ la mente di Shuichi. Ogni volta che sentiva quella voce, i pensieri scomparivano, lasciando posto ad un senso di sollievo. Mentre si rilassava nel letto, gli venne alla mente il volto un po’ preoccupato di Ryuichi. Quel giorno lo aveva proprio evitato, e gli dispiaceva. Così, decise che il giorno dopo si sarebbe andato a scusare con lui, e di perdonarlo se per caso si era offesso dal suo comportamento. Infondo, cosa c’entrava lui? Alla fine, Ryuichi lo aveva sempre aiutato. Ricordava perfettamente, sia il giorno che aveva litigato con Hiro, dove Sakuma lo aveva consolato, dicendogli dinon piangere, e per fargli tornare il sorriso gli aveva regalato tante cose, e imprestato il suo personale Kumagoro, e il giorno in cui aveva perso la voce e aveva disegnato insieme a lui. Quel giorno gli aveva detto di brillare. Brillare… in quel periodo aveva fatto di tutto fuori che brillare… anzi, era completamente al buio! Si, doveva proprio parlare con lui. Dette un veloce sguardo all’orologio appeso alla parete: segnava le 19.00. Così, si alzò, spense lo stereo e decise di andare a fare due passi. Non aveva una meta, seguiva solamente i suoi passi, che alla fine, lo portarono al parco. Quando se ne accorse, cadde in ginocchio. “Yuki…” le lacrime ricominciarono a scendere… quel posto… il loro primo incontro. Shuichi era a terra, i passanti lo guardavano, senza neppure fermarsi. Non sarebbe mai riuscito a farsene una ragione, il suo cuore non avrebbe mai abbandonato quei tristi pensieri. Sapeva che Yuki non sarebbe mai tornato da lui, che non l’avrebbe più visto, e quello gli fece salire ancor di più la rabbia. All’improvviso, sentì il contatto con una mano sulla sua testa. Alzò lentamente il viso, e riconobbe Noriko. La ragazza, si inginocchiò davanti a lui. “Shuichi… che ci fai qui?” “Scusa…” “Perché mi chiedi scusa?” vide che il ragazzino si alzò, e si diresse ad una panchina, così lei lo seguì, sedendosi accanto a lui. “Posso sapere cosa ti sta succedendo?” “Niente…” “Ah no? Allora, come mi spieghi che i Bad Luck sono decaduti? E cosa ci facevi lì per terra fra le lacrime? Almeno dimmi che non hai voglia di parlarne, no?” “Scusami…” “Lo so che non posso pretendere tu mi racconti della tua vita dato che non ci conosciamo abbastanza, però… insomma… vedere te così giù di corda è incredibile!” “Lo so… ma… non posso evitarlo! Non riesco più a sorridere…” “Mh… credo di aver capito il motivo. Ma non puoi buttarti giù così! Capisco quanto tu possa esserne innamorato… però… hai 19 anni! Hai una vita davanti! E non puoi buttare all’aria così la tua carriera!” “Lo so… ma finchè penso a lui…” “Ho capito… comunque sia, l’unico che può contrastare questi pensieri, sei tu! Se ti sforzi, credo che alla fine riuscirai a pensarci di meno, e allora, potrai tornare a svolgere al meglio il tuo lavoro!” “Grazie…” “Senti, io dovrei andare… ci vediamo domani!” “Ciao Noriko, ti ringrazio!” “Figurati, e cerca di fartene una ragione!” gli disse strizzandogli l’occhio e diregendosi dalla parte opposta a casa di Shuichi. “Noriko ha ragione! Io… non posso continuare così…” a quel punto, si promise di mettercela tutta, di usare tutta la sua forza di volontà e togliersi Yuki dalla testa. Anche se non aveva idea di come fare, ma lo promise a se stesso. Si alzò, e sorridendo a se stesso, si diresse verso casa. Ormai il sole stava tramontando, il paesaggio si stava facendo di colore rosato, che pian piano sarebbe diventato blu scuro, stellato. Il ragazzino, in pochi minuti arrivò a casa, mangiò qualcosa di veloce e si infilò nelle coperte, e si addormentò subito. Gli avrebbe fatto bene un po’ di riposo, anchè perché l’emicrania non l’aveva più lasciato in pace. Sperava seriamente di essere carico il giorno seguente, voleva davvero ritornare lo Shuichi di tempo prima, e far vedere che i Bad Luck non erano finiti. Per ridare un sogno ai fan e anche ai Bad Luck stessi.
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