TITOLO: Sand

AUTORE: Voce del silenzio

GENERE: yaoi, pg, angst

STORIA: la piccolezza cui ti ha ristretto la morte, non ti impedisce di continuare ad amare.

NOTE: autoconclusiva

 
Dedicata a questo mondo che, anche se non sono ancora riuscito a capire come, m’ispira sempre, di continuo, intensamente…


Sand

By Voce del silenzio

 

Che possibilità ha, un povero granello di sabbia, di poter arrivare dove vuole? E una volta arrivato, cosa può fare, un granello di sabbia, per riuscire a farsi notare?

Sono morto. Ero morto. Ma la morte, è solo un altro inizio, uno dei tanti che costellano l’eternità. E come ogni inizio, subito ci si trova spaesati. Sono morto. La morte mi ha reso sabbia. Sono un piccolo granello di sabbia. Come ad ogni inizio, subito mi sono sentito spaesato. Ero, e sono, vittima di un continuo mescolamento del tutto, e nel mescolarsi senza sosta, neanche un profumo si riesce a catturare, e tutto sembra ancor più sfuggevole, ancor più inafferrabile, inconsistente ed incomprensibile. Ci si sente un niente, nel tutto.

Invisibile ed inservibile. Inutile. Mi sono sentito peggio del peggio e mi sono disperato nello scoprire che non posso piangere. Mi sono sentito un niente, poi mi sono accorto che lo ero davvero. Il brutto è, che si è un niente, circondato da miliardi di altri niente… ti rendi conto che sei anche qualcosa meno di niente.

No, nessuno ti nota. La gente bada all’insieme, che si chiama sabbia. Spiaggia. Non veniamo mai notati, noi, granelli di sabbia. Beh, a dire il vero, a volte c’arrivo vicino all’essere notato. Quando rimango incollato sulla pelle accaldata di qualcuno, e m’infilo con lui nel suo letto, e sento il sangue scorrergli sotto le vene, da quanto sono vicino alla pelle, e sento il cuore battergli nel petto, da quanto ci sono vicino, e io mi struscio su di lui, quasi cerco di ferirlo, ma gli provoco solo prurito. Solo in questi momenti noi, granelli di sabbia, arriviamo a prendere una forma più o meno reale nel pensiero del dormiente. Ma, in fin dei conti, siamo solo una seccatura di qualche settimana al mare.

 

Una volta non ero un granello, no, ero carne. Muscoli, ossa e tendini, e giocavo a basket. Oh, quella sensazione, quando prendevo la palla, in quei pochi secondi che precedevano alla fine della partita, e la forza dentro di me, e il desiderio, in me, di centrare quel canestro da tre punti per poter vincere, e la paura di sbagliarlo, e la gioia, di avere quella palla tra le mani, e quel cesto, a mezz’aria…

Non m’importava se la palla entrava o no, beh, importava anche quello ma, era quella cosa, quell’intorcolamento delle budella, prima e durante i palleggi che facevo fare a quella palla… ero io, e l’energia.

 

Poi c’era lui, e lui c’è ancora. Non importa le forme diverse, la materia che ci compone, o il fatto che io possa o meno piangere, ma lui c’è.

Quando sono morto, lui c’era.

Quando sono divenuto sabbia, lui c’era.

E lui c’è… c’è, c’è, c’è! Nel battito assente di un cuore mancante, sotto questo mio essere polvere di roccia, lui, c’è!

Io e lui eravamo vincenti in campo. Io e lui eravamo sole nel cielo. Ma, alla fine, tutto non conta nulla quando si è in due. Tutto non conta nulla, eccetto quel due… e che due…

Lui c’era quando io sono morto.

Lui c’era quando sono diventato sabbia. Ma lui non lo sa.

E che speranza ha, un granello di sabbia, di poter abbracciare ciò che in vita era stato il suo amore?

Una volta però, ci sono riuscito.

Sono stato trasportato dai venti, sono finito nell’oceano e poi sono ridivenuto polvere di spiaggia. E poi ho volato, e sono piovuto, e sono stato trasportato, e sono scivolato, mi sono annoiato nella calura estiva e mi sono divertito nel turbinare di una tempesta invernale. E poi, come per magia, la crudeltà del destino più incomprensibile, me l’ha fatto rincontrare. Un miraggio non avrebbe avuto tanta bellezza. Come quando il sole sorge, dopo un mese di grigia tempesta. Non fu facile. Non fu facile riuscire ad arrivargli vicino, ma il vento mi fu amico, e gli arrivai sul collo.

L’ho baciato senza che lui se ne accorgesse.

Sentivo il suo calore, l’agitarsi dei suoi capelli neri. “Max”, gli ho sussurrato. “Max”. Ma con che voce, un granello di sabbia, può farsi sentire da chi ama? Lui non poteva udirmi, ma mi accontentai, mi accontentati di restarmene accoccolato tra due muscoli, nel suo tepore corporeo. Sentivo il suo profumo, non con le narici che non ho, ma con qualcosa che Dio mi ha lasciato, e che un tempo chiamavo ‘anima’.

 

Non mi staccai da lui. Finii nella sua camera, al terzo piano di un hotel al mare.

Poi ci fu l’acqua, la doccia. L’ultima doccia assieme.

Scivolai giù, seguendo le linee che gli modellavano il corpo. E niente fu più eccitante. Un gusto d’incenso nell’aria.

Lo percorsi tutto, immerso nel mio pianto inesistente, in attesa di cadere.

Gli scivolai di dosso, come le lacrime del suo pianto quando mi perse. Ma io sono qui.

 

Sono in una nuova spiaggia, ora. Attendo. Attendo le volontà che mi governano, e un vento propizio.

Ma viaggerò ancora. Forse riuscirò a scivolargli addosso un’altra volta.

 

… forse…

… un’altra volta...

 

-Fine-

 

DISCLAIMER: tutto questo piccolo universo sabbioso, compresi i personaggi, l’ho inventato io con le mie manine e con la mia pazzia crescente… infatti mi piace molto!!!
 

Voglio dire un grande grazie a tutti quelli che mi leggono, a tutti quelli che mi hanno contattato, a tutti quelli che leggono le mie creazioni ancora in carta, grazie al mondo, al fuoco e a Lady Bow… grazie a tutti!!!

Ciao, ciao…


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