Il figlio del Sakura

parte VII

di Haruka


Ottavo capitolo

 

Nel pomeriggio, a vedere la partita non c’era tanta gente, un po’ di tifoseria dell’una e dell’altra squadra. Era un mini torneo cittadino. La squadra di Fuma era riuscita ad qualificarsi seconda nel suo girone e ora affrontava la seconda di un altro girone in una partita a esclusione diretta. Shigure sedé sulle prime scalinate degli spalti con delle compagne di scuola a cui stava raccontando più o meno fedelmente la sconclusionata dichiarazione di Sakurazuka.

- Fatti regalare un anello, mia cara!- le consigliava una.

- Approfittane di brutto, tesoro, prima che cambi idea di nuovo! Quello è matto come un cavallo!- aggiungeva l’altra.

Arrivarono in quel momento Subaru, Hokuto e Kamui, il quale aveva espresso il desiderio di vedere la scuola di Fuma (Figuriamoci voleva solo vederlo correre in campo mentre giocava!- NdA).

- Ma quel esemplare più unico che raro del tuo uomo viene a vedere la partita?- chiese Hokuto Sumeragi vestita in minigonna e calzini bianchi con tanto di pon-pon.

- Non sono riuscito a contattarlo ma credo che verrà!- rispose il fratello sedendosi.

- Siete stati gentili ad accompagnarmi!-

- Non preoccuparti, Kamui-kun! Io mi diverto a vedere tutti questi bei ragazzoni sudati che si ammazzano per un palla!- urlò Hokuto mentre il gemello invano cercava di metterla a sedere.

- Hokuto, non urlare, ti sentiranno tutti!-

- Oh, poco importa, zia Saya faceva sempre un tale baccano alle partite di Fuma che i supporters impallidivano!- scherzò Kamui.

- Eccovi!- la voce dell’uomo con un occhio solo li raggiunse da dietro e, prima che si potesse voltare, Subaru si ritrovò le sue labbra sulle proprie.

- Seishiro!Smettila!- urlò Subaru scacciandolo- Vuoi che ci guardino tutti?!-

- Guarda che non se ne era accorto nessuno, finché non ti sei messo ad urlare!- gli fece notare gelidamente la sorella.

- La partita è incominciata?- chiese Seishiro tornando alla modalità “papino premuroso”.

- Ancora ai riscaldamenti- gli rispose Kamui.

- Ecco Fu-chan!- esclamò la donna indicando il ragazzo al centro della palestra con un pallone in mano. Indossava i pantaloncini della squadra e una maglietta nera, i capelli erano fermati con una bandana

- Ma quando si taglia quei capelli?!- sbuffò il padre.

- Speriamo mai!- pensò in cuor suo Kamui ammirando quella foresta nera a malapena trattenuta dalla stoffa.

Con un paio di palleggi Sakuarazuka si portò sotto canestro e tirò a segno. Un’ovazione salì dagli spalti. Seishiro, Subaru, Hokuto e Kamui si girarono e strabuzzarono gli occhi alla vista di una decina di ragazzine in delirio che sventolavano uno striscione:

“SAKURAZUKA SEI UN FIGO”

- Ma cos’è? Un caso di isteria collettiva?- si domandò Hokuto.

- Sakurazuka, solo tu! Ci sei solo tu!- le esaltate iniziarono una specie di balletto corredato da pon-pon e divisa, su ogni maglietta era riportato un ideogramma per comporre il cognome del loro bignamino (-Lo so questa idea è del papà di Slam Dunk, la prendo solo in prestito! Scusate!- NdA)- Sakuarazuka, sono tutta shakerata…e tu sei il mio barman!( Haruko Agagi dixit- lo so oggi non brillò per inventiva!- NdA)

- Ma che cretine!- commentò Kamui innervosendosi- Meno male che Fuma continua a giocare e non se le fila!-

 

Non è esattamente che Fuma non se ne curava( anche perché era impossibile non sentirle) semplicemente non si girava o rischiava di vederle morire di infarto una ad una.

- Ecco il solito gruppo di esaltate in calore!- due ragazze si sederono dietro a Seishiro senza accorgersi di chi avevano davanti.

- Allora, stasera i tuoi non ci sono, vero?-

- Già!-

- E lui che ha detto? Verrà?-

- Mi ha promesso di passare dopo la partita-

- Ma io ho sentito che stamattina ha fatto una dichiarazione in piena regola a Himura della II B-

Al nome Himura, Seishiro aguzzò le orecchie. Che la piccola Shigure-san avesse trovato un nuovo spasimante?

- Sciocchezze! L’ha scaricata il giorno di San Valentino, ma ti rendi conto?! Storia vecchia, come quella ciabatta di Himura! Stasera Sakurazuka passa a portarmi gli appunti di chimica e con la scusa che non voglio mangiare da sola lo invito a cena e poi…-

Seishiro divenne ancora più interessato al nome Sakurazuka.

- E poi?- incalzò l’amica.

- Gli chiederò di farmi compagnia-

- Tutta la notte?-

- Speriamo di si! Ma non si deve sapere in giro, lui è così riservato, non approfitterebbe mai di una ragazza sola in casa…-

Seishiro trattenne una risata al pensiero di quale fosse il vero motivo per cui il suo “bambino” avrebbe lasciato a bocca asciutta la signorina. Sempre ammesso che lo avrebbe lasciato andare!

- Sai lui è così ben educato- continuava la ragazza- Conosci la clinica veterinaria Sakurazuka? Beh, il padre ne è il proprietario. Hanno una casa molto bella e il padre veste sempre con degli abiti eleganti e costosi-

- Oh, si, lo conosco! Ma non è uno di quei…così si dice, insomma il padre non è frocio?-

- Una checca, vorrai dire?! Cammina pure a chiappe strette!- risero le due senza ritegno- Ma chi se ne frega del padre, se il figlio è così bono!-

Seishiro si mosse nervosamente sul sedile e si alzò.

- Mio caro albero, ecco a te la tua prossima cena!- pensò con un ghignò cattivo sulla faccia.

- Dove vai?- chiese Subaru.

- Ho visto Shigure-san- in pochi passi raggiunse la ragazza e dopo i vari saluti chiese chi fossero le studentesse sedute dietro ai gemelli Sumeragi.

- Una si chiama Misato Fujimoto, sta in classe con Fuma-san-

- In che rapporti?-

- Nessun rapporto. Stanno in classe insieme e basta. Lei si è presa una sbandata per Fuma-san, come tutte le ragazze della scuola, del resto!-

- E’ quel tipo di ragazza che non si fa troppi problemi con i ragazzi?-

- E’ quel tipo di ragazza- confermò Shigure- però lei si preoccupa troppo. Fuma-san sa badare a se stesso-

- Shigure-san, è l’unico figlio che ho!- La ragazza scrollò le spalle- A proposito, è vero che siete tornati insieme?-

- Più o meno!-

- Come più o meno? Ma a che gioco sta giocando quel benedetto ragazzo? Sarà pure mio figlio ( e perciò so quello che dico) ma tu non ti devi far prendere in giro così, mia cara!-

- Fuma-san è gentile con me e sa quali tasti toccare ogni volta! Comunque io so quello che devo fare. Ci stiamo solo divertendo un po’, che male c’è se un ragazzo ed una ragazza si divertono assieme facendosi compagnia?!- ma più che per convincere il padre, la ragazza parlò per convincere se stessa.

 

La partita nel frattempo era iniziata e il primo canestro di Sakurazuka mandò in delirio la palestra. Seishiro guardò verso il campo dove un giovane se stesso accoglieva i festeggiamenti dei compagni, sorrise compiaciuto. Stava venendo su bene, un po’ bastardo, ma non guastava!

 

La partita terminò un’ora e mezzo dopo quando gli avversari si dovettero arrendere alla supremazia, anche in centimetri( basti pensare che solo  il capitano era oltre il metro e novanta), dell’altra squadra. Con un punteggio di 90 a 82 Sakuarazuka e compagni si portarono a casa la vittoria e il diritto di accedere alla prossima fase del torneo. Fata la doccia, Fuma si ritrovò davanti padre, gemelli Sumeragi e Kamui.

- Ah!- fu tutto quello che disse.

- Ora io devo scappare perché ho un impegno urgente- disse Seishiro- voi tornate a casa. Subaru l’appuntamento di stasera è sempre valido!-

Il venticinquenne annuì con il capo.

- Voi andate, io passo da una compagnia di classe a lasciarle degli appunti. Hokuto tu sei da noi stasera?- chiese il ragazzo nella speranza di non rimanere a casa da solo con Kamui.

- No, Ka-chan si sente un po’ meglio e andiamo al cinema!-

- Proprio stasera si doveva sentire meglio quel cadavere?!- protestò in cuor suo Fuma.

- Fuma, se vuoi ti do un passaggio con la macchina- propose il padre quando si ricordò chi fosse quella ragazza degli appunti.

- No, non occorre…- ma il figlio non riuscì a concludere il suo pensiero che fu travolto da un vero ciclone.

- Himura-san?!-

- Salve a tutti!- salutò la ragazza con un sorriso smagliante- e tu…devi essere Kamui! Il fratellino di Fuma!-

- Fuma?!Da quando lo chiama in modo così informale?- si domandarono Seishiro, Subaru e Hokuto.

- Io sono la ragazza di tuo fratello!- continuò lei con un sorriso a trentasei denti.

- La ragazza?!?- il padre fisso il figlio che non sapeva dove andare a nascondersi.

Kamui non riuscì a dire nulla anche perché quell’invasata gli stava staccando un braccio nello stringergli la mano.

- Fuma, vieni un po’ qui!- il padre lo prese per il bavero della giacca- Allora?- chiese minaccioso quando furono a distanza da Shigure.

- Lo so, ti stai chiedendo perché Shigure abbia detto una cosa del genere quando io a te ho detto tutt’altro…la verità è che…-

- La verità non sarebbe male, di tanto in tanto- commentò cattivo Seishiro.

- Le ho chiesto di mentire io, mi sta facendo un favore!-

- Magari lo fai tu a lei il favore! Ma si può sapere perché? Guarda che non è una cosa bella quella che stai facendo! Sei un grosso disgraziato, mi dispiace dirlo visto che sei mio figlio, ma non ci si comporta così! Ma cosa hai in quella testa vuota?!-

- Non ti scaldare, Seishiro, ora ti dico! Shigure deve fingere di essere la mia ragazza perché Kamui sa che mi sono innamorato di una persona-

- Ma dirgli la verità? E poi sarebbe questo il motivo per cui avete litigato?-

- Più o meno!-

- Fuma, sto perdendo la pazienza (e guarda che ce ne vuole) mi vuoi dire cosa diavolo stai combinando?-

- No!- fu la semplice risposta del figlio che si defilò, prese Shigure per mano e si allontanò.

- Ma dove va?- domandò Kamui confuso all’inverosimile- Ma è scemo o cosa?-

Seishiro si accese una sigaretta e si avviò all’uscita. Subaru fissò perplesso tutti e tre mentre sua sorella cercava di fare un riassunto della soap opera.

- Allora, Fu-chan conosce Shigure-san dopo una lite a scuola, escono insieme, lunghe telefonate, studiare insieme, cinema , karaoke e tutto il resto. A San Valentino gli fa pure il regalo e quella stessa sera la lascia adducendo non si sa quale scusa. Gira di pessimo umore per casa per un po’ e poi un pomeriggio rientra tutto felice dicendo che hanno fatto pace e che ora saranno amici. Ancora telefonate, studiare insieme, cene a casa, più o meno come prima. Poi oggi lei arriva annunciando che sono fidanzati! Ma Fu-chan non diceva che i fidanzamenti sono cose da Medioevo?!-

- E’ un bastardo!- sentenziò Kamui camminando a testa bassa mentre i tre tornavano a casa.

- Su con la vita, Kamui-chan, ora a casa ci facciamo una cioccolata calda e tornerà il buonumore a tutti, poi quando quell’enigma vivente di tuo fratello si fa vivo lo torchiamo e gli facciamo sputare il rospo!-

Intanto anche Subaru stava mettendo insieme i pezzi del puzzle, ma a differenza di Hokuto lui aveva molti più elementi da assemblare.

Quello che aveva detto sua sorella era tutto vero tranne aver omesso la figura non irrilevante di Kamui. Di ritorno a casa dopo Capodanno, Fuma-kun si comporta come un teppista perché a Tokyo c’è stato un bacio tra lui e quello che dovrebbe essere come un fratello per lui, poi conosce Shugure. Lei è carina, affabile e molto cotta di lui. Lui decide di usarla e vedere cosa succede. A San Valentino realizza che non può dimenticare Kamui e pensa sia giusto lasciarla. Segue una telefonata tra lui e Kamui in cui, con tutta probabilità, si mandano al diavolo e non si chiamano più. Intanto fa la pace con Shigure e tornano amici, tenendosi sempre aperta quella strada. In un modo e l’altro, parlandone con il padre, esce fuori un misterioso ragazzo di cui si è innamorato. Kamui arriva a Kyoto di sorpresa, il giorno dopo Shigure è la sua ragazza.

- Che grosso infame!- sospirò Subaru.

- Cosa hai detto?- chiese sua sorella.

- Nulla, parlavo da solo- Subaru aveva finalmente ricostruito il giallo, che poi tanto giallo non era!- Elementare Watson: a Fuma-kun piace a Kamu-kun! Però perché mettere in mezzo Shigure-san?! Che non voglia ammettere i suoi sentimenti? Eppure a Seishiro a detto ormai tutto! Ma non chi è il”ragazzo”! Non deve essere facile ritrovarsi innamorato di tuo fratello, che sia questo il motivo per cui Saya-san ha insistito affinché Seishiro si occupasse del figlio?Se fosse così è un bel problema!- Il ragazzo si incupì- Kamui, su con il morale, si sistemerà tutto-

- Dici?-

- Ma si, è chiaro che Fuma-kun si sia voluto coprire le spalle con la storia della fidanzata, ma tu ed io sappiamo che non è vero!-

- Non è vero?- Kamui lo guardò sempre più confuso.

- Come fa a dirlo, ni-chan?-

- Sesto senso! Essendoci già passato con Seishiro, so cosa si deve fare. Quei due adorano avere in mano la situazione e far muovere la gente come burattini…ma se tu ti comporti in modo inaspettato allora…rimangono spiazzati!-

 

Nove anni prima, ospedale di Shinjuku, Tokyo

- Perché non reagisci?Se lo facessi, riusciresti a liberarti da questo incantesimo-

- Sei…shi…ro-

- Perché quegli occhi tristi?-

- Mi sono innamorato di te, Seishiro-san!- con uno sforzo quasi inumano per la sua condizione il giovane Sumeragi riuscì a confessarsi lasciando che le sue gote fossero lavate da quelle lacrime salate, mentre il suo corpo era avvolto ormai interamente dal legno del Sakura.

- Davvero?- chiese gelidamente il Sakurazukamori fissandolo con quel solo occhio di ghiaccio- Io non ti odio e naturalmente non ti amo. Semplicemente, è come se…fossi un oggetto messo lì, e basta-

 Il Sakurazukamori fissò a lungo con aria interdetta il giovane dinnanzi a sé offrirsi a lui quasi fosse un animale da sacrificio.

- Su, ora poniamo fine a tutto quanto- I petali di ciliegio leggeri scendevano verso il suolo in una danza silenziosa e letale- Addio!- Seishiro spostò la mano dal volto del ragazzo per avvicinarla al petto, ma qualcosa lo trattenne. Rimase immoto, con la mano sollevata nel vuoto, a ispezionare ancora quegli occhi tristi.

- Non avevo calcolato, che tu potessi innamorarti di me…non avevo immaginato ciò, avevo solo pensato se io potessi o meno innamorarmi di me, il contrario non mi ha per niente sfiorato. Questo complica molto le cose! Nessuno si è mai innamorato di me, a parte mia madre (ma non conta perché era un Sakurazukamori) e mio figlio (ma anche lì è tutta un’altra cosa). Ma perché ti sei innamorato di me?-

Subaru, che a fatica riusciva a mantenere ancora un legame con la realtà, non rispose. La voce giungeva alle sue orecchie da un luogo troppo lontano per essere percettibile e perfino il tocco della mano sul proprio volto gli sembrò irreale.

- TU devi dirmelo! Devo sapere se c’è veramente qualcosa di amabile in me!- tuonò il suo carnefice con una tensione nella voce tradita dalle dite che dolorosamente stringevano i capelli d’ebano della vittima- Se ti uccido, non avrò mai la risposta-

- Sei…shi…ro- ancora e solo quel lamento sconnesso, come se fosse l’unica cosa in grado di dire.

- Tutto questo non ha senso. Vivi, ho bisogno di sapere!-

Il maroboshi si disciolse.

 

- A cosa pensavi ora, Subaru?- chiese sua sorella movendogli una mano davanti gli occhi per controllare se si fosse imbambolato.

- Che devo ancora rispondere ad una domanda di Seishiro!- rispose questi mentre un leggero brivido gli saliva lungo la schiena- Ma lasciamo perdere! Allora, Kamui-kun, vuoi un consiglio?-

- Che devo fare?-

 

Nono capitolo

 

Fuma lasciò gli appunti da quella compagna e poi riaccompagnò Shigure a casa, rientrato prese il tè con Subaru e Hokuto mentre Kamui era di sopra a fare la doccia.

- Esci con la tua ragazza?- chiese Subaru non celando il divertimento dato dal pronunciare quella parole.

- Sai benissimo che non è la mia ragazza!- sbuffò Fuma accogliendo la provocazione- Che vuoi, Subaru-san? La nonna non ti ha insegnato a farti gli affari tuoi?!-

- Sembra proprio di no!- sorrise il giovane uomo- La verità è che sei un testone che ha paura di innamorarsi!-

- Interessante, dove l’hai imparato? Al corso di psicologia fatto per corrispondenza?!-

- Tuo padre ti ha lasciato da solo per trasferirsi in un’altra città con un altro uomo e tua madre, che avrebbe dovuto proteggerti da tutto, è morta. Anch’io avrei timore di affezionarmi di nuovo a qualcuno, con questi bei precedenti…-

- Non è questo il problema e poi non hai il diritto di parlarmi del mio rapporto con mio padre!-

- Allora qual è il problema? Perché non scopriamo le carte in tavola, per una volta?!-

- Tu non sei nessuno, chiaro? Non osare farmi da padre o qualsiasi altra cosa tu stia facendo, non sei nessuno! Il fatto che vai a letto con mio padre non ti autorizza a parlarmi in quel modo né costringe me a starti a sentire! Ti comporti come se fossi il padrone, ma sei solo l’amante!-

I begli occhi verdi di Subaru si velarono di lacrime sentendo quelle parole così colme di rancore e disprezzo. Fuma si portò una mano sulla bocca come per cercare di trattenere ciò che ormai era stato detto. Aveva sempre pensato quello che aveva detto, ma solo nei momenti più brutti. Stimava Subaru-san e non poteva fare a meno di ringraziarlo per il modo in cui aveva reso suo padre l’uomo sempre felice che conosceva. Ma perché aveva detto quelle cose orribili?Avrebbe voluto sprofondare decine di metri sottoterra, specie perché Hokuto lo fissava come se potesse ucciderlo solo con lo sguardo.

- Molto bene!- disse infine Subaru cercando di darsi un contegno dopo un interminabile silenzio- Ti avevo chiesto io di scoprire le carte, finalmente so cosa pensi di me!-

- No, no, aspetta- Fuma lo fermò con un braccio- non ho mai pensato quelle cose…ciò si, le ho pensate una marea di volte, ma non veramente, cioè si, sei il suo amante ma… non sei solo quello. Insomma, che confusione!L’importante è che tu non dica nulla a Seishiro!-

- Perché non dovrei dirglielo?- chiese sprezzante Subaru spostando quella mano dal suo braccio.

 

Primi giorni di dicembre 1998, ospedale di Skinjuku, Tokyo.

- Andrai a stare da tuo padre, intesi Fuma-chan?- dopo una lunga discussione sull’argomento Saya vi pose la parola fine con quella frase e si lasciò sprofondare tra le lenzuola un po’ grigie dell’ospedale.

- Si, mamma!- rispose mesto il ragazzo asciugandosi una lacrima.

- Solo una raccomandazione, amore mio, Subaru-san…si gentile con lui, sempre! Mi dispiace essere io a fartelo notare ma per Seishiro conta solo quello che può fare felice Subaru, è la persona più importante della sua vita, anzi è proprio la sua vita. Tu sarai pure suo figlio, ma difficilmente potrai superare Subaru-san nel cuore di tuo padre. Fatti forte, ok?-

- Mamma, non voglio che tu muoia!-

 

Fuma non aveva dimenticato le parole di sua madre e una volta in più si maledì di aver rovinato tutto con quella frase.

- Allora?- chiese di nuovo Subaru.

- Se Seishiro sa che ti ho parlato in quel modo, ci metterà mezzo secondo a buttarmi fuori di casa, casa vostra. Non glielo dire, Subaru-san, io ti chiedo scusa dal più profondo del mio cuore. Infondo tra un anno tornerò a Tokyo per fare l’università, ignoriamo la cosa almeno fino ad allora. Non mi mettere in mezzo ad una strada!-

- Già perché se Torhu scopre cosa è successo a Capodanno, dubito ti farà rientrare nella sua casa!- gli occhi nocciola di Fuma si fecero sempre più grandi per il dolore inflittogli con quelle parole così dure e taglienti- Comunque non ho intenzione di tacere l’accaduto a Seishiro, sono solito dirgli tutto!- Uscì dalla cucina.

Hokuto lo raggiunse nel salone.

- Ma Subaru perché hai detto quelle cose? Dai, lo sai benissimo anche tu che non voleva offenderti, è stato un moto di stizza, ti anche chiesto scusa! Non farli litigare di nuovo, Seishiro diventa cattivo quando si tratta di un torto fatto a te!-

- Non arrabbiarti, Hokuto, so quello che faccio! Sono stato molto duro con Fuma-kun, me ne rendo conto, ma ora è vulnerabile! Ascolterà Kamui-kun senza farsi troppe storie, se proprio si deve giocare il tutto per tutto, sceglierà Kamui!-

- Kamui-chan e Fu-chan! Uhmm! Mi piace quest’idea! E bravo il mio fratellino! Sei un genio, anche se non lo dai a vedere con quell’aria sempre così dimessa!-

- Ora mi devo preparare per l’appuntamento con Seishiro! Sono certo che dopo aver riflettuto un po’ Fuma-kun saprà fare la cosa più giusta!-

Salì in camera sua mentre sua sorella salutava e andava via.

- E se poi Torhu sarà così ottusa da non capire che i ragazzi si vogliono bene…beh, questa casa è tanto grande!-

 

Verso le otto e tre quarti un taxi parcheggiò davanti alla villetta dei Sakurazuka.

- Kamui-kun?- Subaru fece capolino in cucina dove il ragazzo stava sgranocchiando qualcosa- Io esco! Non torneremo troppo tardi. Fuma-kun deve essere in giro con un diavolo per capello. In bocca al lupo!-

Il ragazzino annuì con un aria vagamente preoccupata.

Subaru uscì e montò sulla vettura dando al tassista l’indirizzo del locale dove Seishiro lo attendeva.

- Avrò fatto bene a lasciarli da soli?- si chiese mentre l’auto si allontanava dal vialetto.

 

Estate 1994, Shinjuku, appartamento di Subaru Sumeragi.

- Fuma-kun! Che ci fai tu qui?- aprendo la porta Subaru si era trovato davanti il bambino con  ancora addosso la divisa delle scuole medie. Era un fatto del tutto straordinario che Fuma si presentasse a casa sua.

- Mi serve una risposta…sincera!- Fuma lo fissò negli occhi facendolo sentire a disaggio, non era neanche entrato in casa.

- Di…dimmi!- balbettò il ventenne preso alla sprovvista.

- Ti porti papà via, non è vero?- era un tono accusatorio.

- Per lavoro devo tornare a Kyoto, dove c’è la dimora del mio clan, tuo padre ha solo deciso di venire con me- si difese Sumeragi.

- Non ci girare attorno, il discorso non cambia! Te lo stai portando via! Io non lo vedrò più. Io non avrò più un padre, lo capisci questo?- per un attimo Subaru ebbe la sensazione di essere lui il bambino.

- Ma non è vero, non accadrà nulla…-

- Frottole!- lo interruppe gelidamente Fuma- Ti senti speciale perché ti fai forte dell’affetto di papà, ma non hai il diritto di averlo tutto per te! Sei una persona odiosa!- si girò sui tacchi e scomparve per le scale. Il ragazzo rimase a lungo a fissare il vuoto davanti a sé.

“Sei una persona odiosa!”

 

La voce del tassista riportò l’uomo al presente, pagò e scese davanti all’ingresso del “Blue Moon” un locale di musica jazz dal vivo dove lui e Seishiro si recavano spesso.

- Dopo il nostro trasferimento a Kyoto, quei due non si sono più visti per cinque anni e se Saya-san non fosse morta, forse, non si sarebbero più rincontrati. Ma come faceva Fuma-kun a sapere che Seishiro si sarebbe poi così disinteressato a lui per occuparsi esclusivamente di me? “Sei una persona odiosa!” Oggi non ha usato quelle parole, ma ha colpito nel segno come quel pomeriggio di non so più quanto tempo fa. Credo di aver mandato in rovina tutti gli sforzi che abbiamo fatto fino ad oggi per andare d’accordo- Controllò l’orologio che batteva le nove e dieci (era in ritardo come al solito!) quando una lacrima bagnò il quadrante.

- Signore da questa parte!- una cameriera si accostò all’uomo e lo condusse presso un divanetto un po’ in disparte, dove con una sigaretta in mano un altro uomo lo aspettava.

- Alla buon’ora, Subaru! Sei in ritardo!- scherzò Seishiro facendogli posto accanto a sé- Dai, togliti il cappotto! Ma si può sapere che hai? Non avrai mica lavorato oggi pomeriggio?! Hey, c’è nessuno in casa?-

Subaru si sedé prendendogli una mano tra le sue- Scusami, Seishiro, scusami!- e prese a singhiozzare senza ritegno.

- Ma che è successo? Perché ti scusi?- ma ci vollero alcuni minuti perché il ragazzo si calmasse.

- Abbiamo discusso, Fuma-kun ed io, sono volate parole grosse…- Seishiro si incupì e tacque- Seishiro perché non dici nulla?-

- E cosa ti dovrei dire?! Un giorno chiacchierate come i più intimi degli amici e il giorno dopo vi insultate, cosa devo pensare io? Mi tiro fuori dalle vostre beghe!-

- Se Seishiro sa che ti ho parlato in quel modo, ci metterà mezzo secondo a buttarmi fuori di casa, casa vostra-

Subaru ripensò alle parole che Fuma gli aveva detto scusandosi- Seishiro non essere duro con lui!- L’uomo si voltò a fissarlo come se avesse davanti un marziano.

- E perché dovrei? Forse a te non è chiaro un concetto, amore mio, cioè che tu sei il mio amante ma lui è mio figlio, porta il mio nome. Se a me dovesse succedere qualcosa, sei tu quello che si ritrova nei casini-

- …perché quando si succede al capofamiglia bisogna uccidere lui, naturalmente, ma anche tutti quelli che lo circondano. La prima volta che ho ucciso è stato a quindici anni. Si trattava del precedente capofamiglia…mia madre…-

Subaru si ritrovò a fissare il volto amorevole di Seishiro ed ebbe la certezza di non ricordare quello che avevano appena detto.

- Stavi dicendo qualcosa, Seishiro?- chiese sbattendo le palpebre un paio di volte.

- Si! Voglio ballare!- detto ciò l’uomo lo prese per un braccio facendolo sollevare e si diressero in mezzo alla sala per muoversi sulle note di un lento. Girarono un po’ seguendo la musica. Subaru si rilassò nell’abbraccio del suo uomo e appoggiò la testa sulla spalla.

- Seishiro, io ti amo!- sussurrò orami completamente dimentico di tutto il mondo.

- E perché, se è lecito chiederlo?-

- Per un milione di motivi e per nessuno. Ti amo, che altro importa?!-

- Hai ragione tu, tutto il resto non conta!- Seishiro gli alzò il mento con una mano e lo baciò.

- Tu mi ami, Seishiro? Non me lo dici mai!-

- Non bisogna abusare delle parole o perdono il loro significato-

- Però mi ami?!-

- Immensamente!-

- Più di chiunque altro?-

- Naturalmente!-

- Più del tuo sangue?-

Seishiro sorrise e stava per rispondere con un luminoso si, quando si fermò a riflettere più a fondo- Fuma e te siete due cose diverse! Non ti mettere a fare il ragazzino, certe volte sei peggio di lui! Mi sa che ti ho viziato un po’ troppo! Con il fatto che sei così carino…-

- Carino?! E basta?- si risentì Subaru.

- Pardon, bellissimo, affascinante, intelligente, generoso,…!- sorrise l’altro.

- Ora va meglio!- Il ragazzo tornò a rilassarsi nell’abbraccio di tabacco e acqua di colonia.

- A proposito che ne dici di chiedere a Isabella la chiave della stanza di sopra e di andare a farci un po’ di coccole?!- (Isabella è il proprietario del locale-NdA)

- Vada per le coccole!- si arrese Subaru all’ennesima richiesta del suo compagno. Quello era il suo modo di fargli sentire il suo amore e non poteva (e non voleva) certo rifiutarlo!

 

Più o meno nello stesso momento nella villetta dei Sakurazuka si respirava aria di tempesta. Fuma, dopo aver sbollito un po’ l’arrabbiatura nei confronti di Subaru, decise che tanto valeva rovinarsi tutta la serata e scese in cucina. Entrò senza dire una parola, prese una sedia e la ruotò per poi sedervisi con i gomiti appoggiati allo schienale. Fissò Kamui, il quale continuava a mangiare sostenendo lo sguardo.

- Cerca di tenere in pugno la situazione più a lungo possibile, se sei tu a decidere e non lui, ti sarà più facile dire quello che devi dire e ricorda non gli far capire che è in vantaggio o si divertirà a giocare al gatto con il topo!- Kamui si ripeté nella mente i consigli di Subaru, ma più ci pensava più gli sembrava un’impresa impossibile.

- Allora, Kamui, hai fatto questo viaggio per parlarmi- incominciò con noncuranza l’altro ragazzo- bene, dimmi, io ti ascolto!-

Kamui ebbe la sensazione di essere già nelle fauci del lupo!

- Cos’è non hai più la lingua?- inquisì con un po’ di arroganza il più grande.

Kamui cercò di elaborare un discorso coerente nel più breve tempo possibile. Si era preparato ad uno scontro, non ad una chiacchierata intorno ad un tavolo come voleva dargli a intendere Fuma con il suo sorrisetto ammiccante.Quando capì che ogni cosa avesse detto, sarebbe comunque stato un pretesto affinché l’altro scatenasse un putiferio, si decise a parlargli con il cuore in mano. A raccogliere i resti ci avrebbe pensato dopo.

- Tu mi piaci…mi piaci tanto. Così tanto che quando non ci sei, non ho neanche voglia di alzarmi la mattina dal letto e quando penso che non ho idea di quando ti rivedrò, il mio cuore mi fa così male che mi viene da piangere. Ora se questo non è amore, io non ho idea di cosa sia…-

- Finalmente, hai detto qualcosa di sensato, non hai idea di quello che dici! Passi che ti posso piacere( sono un gran figo!) o che senti la mia mancanza (da quando avevi tre anni abbiamo vissuto sempre insieme), ma l’amore è un’altra cosa, no? Senti a me, trovati una brava ragazza come ho fatto io! E ora che mi hai detto quello che dovevi…immagino che domani ripartirai!-

- Quando ti rivedrò?-

- Non lo so, magari vengo qualche giorno a Tokyo durante l’estate-

- Devo aspettare altri tre mesi?No, mi dispiace, non ci riesco-

- Non è colpa mia, se mia madre mi ha mandato a vivere qua!-

- Ma è colpa tua l’aver tagliato i ponti con la tua famiglia! O adesso è questa la tua famiglia?-

- Stai scherzando? Questa è la famiglia di Seishiro, così come prima c’era la famiglia della mamma. La mamma e zia Torhu vivevano insieme per loro, non per noi!Quelle due sarebbero state felice con o senza noi. Con ciò, non dico che non ci volessero bene, semplicemente la “famiglia” non ruotava intorno a noi, ma a loro. Così anche per Seishiro e Subaru: sono comunque una famiglia, con o senza di me (anzi, meglio senza!). Io non ho alcun dubbio sull’autenticità del sentimento che zia Torhu nutre per me, però era un sentimento riflesso dal suo amore per mia madre. Ora, se tua madre scopre questo tuo grande affetto per me, chi pensi che ne pagherà  le conseguenze? Tu che sei suo figlio o io che non sono nessuno?-

- Non è vero! La mamma non direbbe o farebbe mai nulla per farti soffrire!-

- Certo che no! Almeno non consapevolmente, ma in fondo, in fondo al suo cuore ci sarà sempre dell’acredine, dei non detti pesanti come macigni e alla lunga la tua bella famiglia si sfalderà. Allora, tu mi sai dire Kotori-chan da che parte dovrà schierarsi? Perché un’opinione su questa storia se la farà pure, no? Vuoi metterla in condizione di dover scegliere tra sua madre e i suoi fratelli? O vuoi mettere tua madre in condizione di vedere crollare come un castello di carte tutto quello che lei e mamma avevano costruito insieme? Riflettici, Kamui, altro non le rimane se non il ricordo dei momenti lieti accanto alla persona che amava, il ricordo della sua famiglia. Vuoi dover vederla rinnegare quanto ha fatto negli ultimi 13 anni?-

- Sei catastrofico!-

- No, sono realistico! Io non voglio che accada nulla del genere, se non altro lo devo alla memoria di mia madre. E poi ti sei mai chiesto perché la mamma abbia chiesto a Seishiro di prendermi con se, dopo cinque anni in cui neanche l’ho visto? Lei sapeva tutto, caro mio, non so come, ma sapeva tutto e morendo ha sistemato le cose in modo che Torhu non ne dovesse soffrire. Ora, io, sapendo questo ed essendo un figlio molto riconoscente, non ho intenzione di contraddire alle sue ultime volontà-

- Te l’ha detto lei questo? O è tutto un parto della tua immaginazione?-

- E’ così chiaro, Kamui!-

- Non è che ritrovandoti senza tua madre e dovendo affrontare una non certo facile convivenza con tuo padre, ti sei convinto che è tutto un complotto contro di te?-

- Non dire scemenze!-

- Tu non sei ancora riuscito ad accettare il fatto che zia Saya sia morta, pensi che te l’abbia fatto a posta a morire!-

- Cazzate!-

- No, tu lo sai che ho ragione io! C’è una domanda che frulla nel tuo cervellino da quando se ne è andata: come farò io adesso?-

- E tu sembri essere venuto qui per darmi una mano nella discesa!-

- Sei un idiota! Hai talmente tanta di quella paura di perdere ancora qualcuno a cui vuoi bene che ti stai inventando di tutto per allontanarci da te! Non parlo solo di me, anche con tuo padre è lo stesso! Tu morivi dalla gioia di poter stare con lui, è sempre stato il tuo più grande desiderio vivere con lui!-

- Ma per favore! Se ne è andato via lasciandomi da solo che non avevo neanche dodici anni, perché dovevo desiderare vivere con un bastardo come Seishiro!-

- Allora parliamo di me! Non te ne sei mica accorto oggi che non mi consideravi un fratello, è una storia vecchia, no? O come avrebbe fatto Saya ha capirlo?-

- Sta zitto! Ti ho ascoltato pure troppo!-

- Tu ci hai provato a non pensare a me, per salvare le apparenze, per non far scoppiare un caso internazionale, per non essere come tuo padre…Non ti si può certo biasimare! Però adesso, basta, tu sai benissimo che stai accampando scuse assurde, guarda in faccia la realtà e cerca di essere un po’ felice, ne hai un tale bisogno!-

- Non sono scuse assurde, è la realtà! Tu sei un piccolo egoista e non vuoi capire come mi sento io!-

- Va bene, come vuoi, sono un egoista che cerca di essere felice con la persona che gli piace, e tu sei la vittima, il povero bambino abbandonato dai genitori che non ha mai avuto l’affetto che meritava. Vuoi pensarla così? Liberissimo di farti del male da solo! Ma guardami negli occhi e dimmi che non te ne importa niente di me!-Fuma uscì sbattendo la porta- Lo sapevo, non ci riesci!-

 

Fuma si sedé sul divano a luci spente cercando di calmarsi.

- Quell’idiota, perché non capisce in quale situazione mi trovo?!-

Poco dopo Kamui uscì dalla cucina e fece alcuni passi verso la sua direzione. L’altro lo ignorò sperando che se ne andasse. Kamui inghiottì un paio di volte e continuò ad avanzare fino a sedersi sulle ginocchia accanto all’altro ragazzo per poterlo guardare negli occhi.

- Scusami!- sussurrò poggiandogli le mani sulle guance, il più grande chiuse gli occhi e scostò il volto.

- Va via, ti prego!-

- Lo so, sei arrabbiato, ce l’hai con tutto il mondo, con me, con tuo padre, con zia Saya e soprattutto ce l’hai con te perché non ti riesce di tenere tutti i birilli in aria. Lascia che cadano per terra, per una volta! Non puoi avere il controllo di tutto e di tutti e non puoi continuare a torturarti perché le cose non sono andate esattamente come le volevi tu! D’accordo tua madre è morta ed è una perdita grave, ma la vita continua, Fuma! Lascia che qualcuno ti stai accanto e ti dia una mano! Magari solo per stanotte, vuoi? Solo per stanotte, tienimi con te-

Detto ciò, scavalcò con una gamba le cosce tese dell’altro, le quali gambe erano distese in avanti sul tavolino antistante, e, così seduto a cavalcioni, gli strinse le spalle con le braccia e appoggiò la guancia contro il petto.

- Lo senti il mio cuore impazzito?- chiese il ragazzo chiudendo i suoi occhi color ametista per ascoltare meglio il respiro dell’altro che via via si faceva più corto e mozzato, finché non sentì dei singhiozzi squassargli il petto. Non alzò il capo per guardarlo in faccia. Fuma non gli avrebbe perdonato l’averlo colto in un momento di tale debolezza. Rimasero così per un periodo senza tempo, poteva essere durato un attimo o un’eternità, Kamui non avrebbe saputo dirlo. Quando si accorse che il respiro si era normalizzato, alzò il volto e con un sorriso gli asciugò le ultime lacrime dalle gote.

- Va meglio?-

- Si, credo!-

- Sicuro?-

- Forse una bella dormita mi aiuterà a vedere le cose nella giusta prospettiva-

- Si, lo penso anch’io!- Kamui si alzò e Fuma lo imitò quasi subito. Il ragazzo più basso gli cinse la vita con un braccio accarezzandogli il torace con l’altro. Salirono in camera e senza dire molt’altro si addormentarono.

 

Al suo rientro, quella notte, Seishiro fece capolino nella stanza del figlio tanto per accettarsi che i ragazzi fossero tutti interi. Li vide addormentati nei loro rispettivi letti e se ne andò a dormire più sereno accanto ad un Subaru già nel mondo dei sogni.

 

Il giorno seguente, Fuma si alzò e si recò a scuola per l’ultimo giorno prima della settimana primaverile di vacanza che veniva concessa tra la fine e l’inizio di un nuovo anno scolastico. Seishiro assistette i suoi pazienti e si preoccupò di trovare loro una collocazione preso lo studio di un collega in vista delle ferie. Aveva infatti deciso già da alcuni giorni di approfittare dell’intervallo scolastico per andare alcuni giorni in una località di terme con la famigliola. La scelta del luogo non trovò molto concorde Fuma, che voleva andare in un posto un po’ meno frequentato da pensionati con l’artrite, ma la spuntò, come sempre, Subaru che voleva raggiungere la sorella che si trovava ospite in una delle ville dei Kazuki. Fatte le dovute telefonate si trovò un posto in più anche per Kamui. Il ragazzo fissando con occhioni supplici Subaru, che fissava con occhioni supplici Seishiro, ottenne di andare con loro in vacanza, naturalmente tutto all’oscuro di Fuma!

 

All’uscita da scuola, il furgoncino bianco della clinica veterinaria Sakurazuka sostava in prossimità dell’ingresso principale. Fuma salì su con il cuore pesante come un macigno. Seishiro mise in moto e prese l’autostrada.

- Subaru ha preso il treno sta mattina!-

- Con Kamui?-

- Naturalmente!-

- Il fatto che io sia contrario a tutto questo non cambierà niente?-

- Niente!-

- Potevi partire questa mattina pure tu, vi avrei raggiunto io con il treno, o pensavi che mi sarei dato alla macchia?-

- Effettivamente un simile pensiero mi ha sfiorato!-

- Te l’ha chiesto Subaru-san di parlarmi?Perché questo viaggio in macchina è solo una scusa!-

- Si, è solo una scusa!-

Fuma si mise a pensare a tutto quello che era successo in appena tre giorni: la lite con il padre e poi la bella pacificazione, l’arrivo di Kamui, la chiacchierata con Shigure in cui aveva trovato di dire più verità di quanto non volesse, la lite con Subaru, il ricordo delle parole di sua madre che lo aveva segnato a fuoco, la discussione con Kamui, le lacrime, il senso di angoscia per quella situazione precaria, l’inadeguatezza, il desiderio quasi disperato che qualcuno venisse a tirarlo fuori da quel vicolo cieco in cui si aggirava il suo cuore, la paura di perdere tutto come se i suoi affetti non fossero altro che sabbia tra le dita, il desiderio di piangere come un bambino che anche in quel momento gli bruciava al lato degli occhi. Piangere e lasciarsi cullare in un calore che non avrebbe più ritrovato. Quella fantasia mal celata di tornare piccolo, sempre più piccolo fino a potersi rifugiare di nuovo nel caldo sicuro del ventre materno.

- A che pensi?- gli chiese l’uomo seduto accanto a sé.

- Mi manca la mamma!- Ma non era solo quello, no! Gli mancava sua madre, certo, o meglio gli mancava la sicurezza che la presenza di sua madre aveva sempre diffuso nella sua vita. Ma gli mancava anche suo padre, quel padre un po’ ragazzino che rideva di gusto per le cose più piccole, che lo sollevava in alto e lo riprendeva sempre nel suo abbraccio sicuro. Gli mancava la sua famiglia, quella fatta delle risate dei suoi fratelli, di odore di torta la domenica pomeriggio, quella delle favole la notte prima di dormire o delle passeggiate al centro a mangiar gelati, che sempre, inesorabilmente, finivano sulle magliette o peggio per terra. E gli  mancava la sua casa, la sua piccola stanza disordinata che confinava con il bagno e lo scarico dell’acqua lo teneva sveglio per ore. Ma gli mancava anche l’altra sua stanza, quella infondo al corridoio nella quale viveva da poco e che ancora non aveva potuto considerare sua. Al suo arrivo in quella casa sconosciuta aveva giurato di tirare fuori le foto e i ricordi dell’altra casa, dell’altra famiglia solo quando sarebbe stato in grado di considerare la nuova situazione la sua vita e non la brutta copia della vita precedente. Ma questo non era successo, né, ormai sarebbe più successo. Aveva tirato fuori quelle foto credendo di esserci riuscito, invece si era sbagliato! La sua lingua, più tagliente di un coltello, aveva pronunciato parole in grado di distruggere in un attimo gli sforzi di mesi e forse di anni. E le parole di sua madre gli rimbombavano nel cervello come una condanna a morte.“Solo una raccomandazione, amore mio, Subaru-san…si gentile con lui, sempre! Mi dispiace essere io a fartelo notare ma per Seishiro conta solo quello che può fare felice Subaru, è la persona più importante della sua vita, anzi è proprio la sua vita. Tu sarai pure suo figlio, ma difficilmente potrai superare Subaru-san nel cuore di tuo padre. Fatti forte, ok?” E in quelle parole non si poteva, implicitamente, scorgere anche un altro discorso complementare? Non aveva forse sua madre lasciato intendere che anche per lei era così? Che solo Torhu aveva importanza? Inconsciamente o no quella donna, che aveva amato più di chiunque altro nella sua giovane vita, non lo aveva collocato al secondo posto nel suo cuore? Non aveva, forse, ella preferito la felicità di Torhu alla sua? Ma come poterlo sapere, lei era morta e la risposta a quel dubbio doloroso non sarebbe  mai arrivata. Ora che fare? Cercare di salvare il possibile, chiedere scusa a Seishiro per le sue parole odiose? Umiliarsi, abbassarsi ad essere meno di un amante? E anche in quel caso, avrebbe veramente ottenuto il perdono? L’idea, l’angoscia di ritrovarsi senza più un luogo dove riparare, dove abbandonare il capo per un sonno troppo stanco per i sogni lo avvolse, lo strinse fino a toglierli il fiato. Ma le lacrime non vennero a dagli conforto, tutto quel dolore, che era stato accusato di inventare, non era esprimibile né con gesti, tanto meno con parole! Ma se poi era tutto frutto della sua immaginazione, se era vero che Saya lo aveva amato con sincerità e che Seishiro non lo considerava il secondo arrivato, perché lui quel dolore lo sentiva quasi lacerargli cuore ed anima?! Aveva sbagliato lo sapeva, se ne rendeva conto, aveva giocato male le poche carte a sua disposizione, ma non capiva perché veniva condannato a tale angoscia. Quale dio pone un ragazzo davanti al dubbio di non essere mai stato amato?

 

Quando capì che i suoi pensieri erano volati così lontano, addirittura a scomodare il Cielo, tornò in sé e guardò fuori dal finestrino. Quell’uomo seduto accanto a lui, che un tempo lo aveva stretto a sé come un oggetto prezioso, parlava di cose che non lo interessavano, di persone di cui ora gli sfuggiva persino il ricordo del volto, di luoghi che non contava vedere, di piaceri che gli sembrarono interdetti per sempre. Chiuse gli occhi e un pensiero nuovo lo colse, un pensiero cupo e nero.

- Non voglio più svegliarmi! Qualsiasi dolore questo provocherà in chi forse mi vuole bene, non è nulla in confronto al dolore che mi sta togliendo il respiro!-

Aprì gli occhi di colpo, sudato, sentiva il suo respiro pesante, affannoso. Si girò a fissare l’uomo al suo fianco. No non voleva morire, non poteva! Troppe cose belle , di cui ancora non sapeva nulla, ci sono al mondo! Per quanto brutta gli poteva sembrare la sua posizione in quel momento, doveva stringere i denti, andare avanti. Sua madre era morta senza rassegnarsi all’idea di dover morire perché la vita è troppo bella per essere abbandonata. In altri luoghi, in altri volti avrebbe cercato la sua casa. Doveva vincere quella specie di apatia che lo aveva trascinato nell’abisso, anche se per un breve attimo. Parlò e contro ogni aspettativa non gli sembrò mai tanto facile farlo!

- Seishiro, ti avevo promesso che mi sarei comportato bene con la tua famiglia e anche la mamma si era raccomandata tanto in tal senso, non l’ho fatto! Me ne dispiace! So che per te è una cosa grave, per me lo sarebbe, ti chiedo solo un altro anno, solo l’occasione di poter costruirmi una vita mia. Ora come ora non ho nulla, ma tra un anno sarò almeno diplomato, in cambio sarò bravo, non accadranno più episodi spiacevoli come quelli di ieri. Hai la mia parola!-

- Non è a me che devi chiedere scusa, ma a Subaru!-

- Ma a me non interessa avere il suo perdono, io ho bisogno del tuo!-

- Come ho già detto anche a Subaru, sono beghe vostre in cui io non voglio entrarvi-

- Non te ne puoi lavare le mani!Ho sbagliato, lo ammetto, ma una volta… avrò diritto ad una seconda possibilità!-

La macchina accostò in una piazzola e l’uomo alla guida, slacciatosi la cintura, guardò duramente l’altro passeggero.

- E tu a me, quante possibilità hai dato? Anch’io ho sbagliato, ma tu non hai nemmeno aspettato le mie scuse…come mi sono sentito io quando mio figlio ha smesso di chiamarmi nel più dolce e affettuoso dei modi per un freddo e distante “Seishiro”?-

- Tu te ne sei andato via, avevo dodici anni, avevo paura, non ero pronto all’idea di non vederti più quando volevo, a non essere più parte della tua vita quotidiana…Mi dispiace, ti chiedo scusa con tutta l’anima…solo un anno, Seishiro, e poi sparisco e non dovrai più sentirti al quel modo-

- Un anno?! Ma perché non ora? Se proprio devo rinunciare all’idea di avere un figlio, se proprio non vuoi considerarmi più tuo padre, fallo adesso, non quando ti tornerà più comodo!!-

- Ma io non voglio smettere di considerarti mio padre…solo che io non ci riesco ad abbassare la testa e a pensare di non avere il primo posto nel tuo cuore. Io mi sento perso all’idea! E sono troppo orgoglioso per fare buon viso a cattivo gioco!E troppo spaventato di dire o fare la cosa sbagliata che ho finito per fare proprio quello di cui avevo più paura!Sono geloso ed egoista, vorrei averti solo per me e troppo stupido per imparare a dividerti con chi ti rende sempre così felice e non voglio che sul tuo letto di morte tu ti metta a chiamare lui e non me…-

- E’ questo quello che ha fatto Saya? Chiamò Torhu prima di morire?-

- Io ero lì ad un passo dal suo letto, non mi sono mosso per giorni, credendo che ciò l’aiutasse e lei è morta senza neanche cercare i miei occhi…Io guardavo il suo corpo senza vita e tutto quello che ho saputo pensare è che non aveva chiamato me!Mia madre era morta e io mi preoccupavo solo delle parole…-

- Le parole non contano nulla, credi a me che di parole inutili ne ho dette tante. La sua vita è testimonianza di quanto contavi per lei, i suoi sacrifici…-

- Tanti sacrifici inutili, non sono altro che un egoista, non mi sono preoccupato di cosa provasse lei, di quello che hai provato tu, di come stava la zia o Kotori o… Kamui. Io solo soffrivo e io solo contavo!-

- Sembra che tutti i nodi stiano venendo al pettine…iniziamo a chiamare le cose con il loro nome!-Il figlio lo fissò con uno sguardo tra il confuso e il disorientato - Prima o poi doveva succedere, dovevi affrontare l’idea che è morta! Ci hai girato intorno tanto e alla fine ci hai sbattuto la testa. Non hai mai avuto tempo per elaborare veramente quello che è successo, tra il trasloco, la scuola nuova, la lite con Kamui, l’impegno per rendermi la vita un inferno… Ora hai toccato il fondo, ti conviene risalire!-

- Non ci riesco…chiudo gli occhi e mi sento soffocare dall’angoscia, io…- non terminò la frase che il padre gli sollevò il mento stringendolo tra pollice e indice.

-Un passo alla volta, ok? Senza fretta!Ti aiuto io!- l’uomo senza un occhio sfoggiò un sorriso dolce, affettuoso, o almeno si sforzò di imitare il più affettuoso dei sorrisi che aveva osservato nella sua vita - Inizia con il chiedere scusa a Subaru, che mi sembra la cosa più facile, poi magari si potrebbe affrontare Kamui e quanto a me e te, il tempo sarà la cura migliore- Lo abbracciò e notò che tremava come una foglia- Il peggio è passato!-

- Ok!-

- Ok?! Non piangere, eh? Lo sai che non mi piace vederti piangere, ti si gonfiano tutti gli occhi!-

- Non sto piangendo!-

- Va bene!-

- E’ che sono stanco-

- Anch’io sono stanco di vederti così fuori di testa! Però cerca di pensare alle cose belle, non alle brutte! Guarda come sei in gamba, da gennaio sei nella scuola nuova e già sei diventato l’asso della squadra di basket, l’idolo delle ragazze e hai chiuso l’anno con dei voti niente male, specie calcolando quanto poco ci sei andato a scuola quando tua madre era ancora in ospedale! Non è da tutti!-

- Mi sono anche fatto sospendere!-

- Prendiamola come un periodo di transizione!-

- E ho preso in giro la piccola Shigure, e ho frequentato teppisti, fumato marijuana…-

- Ti ho detto di non pensarci, era una fase di assestamento, poi hai messo la testa a posto… aspetta un attimo, che significa “ho fumato marijuana”?-

- Un tiro una volta, e basta!-

- Meglio per te!-

- Sono stato un incubo, ti ho trattato malissimo e sono anche stato terribile con Subaru, con zia Torhu, per non parlare di Kamui…-

- Ecco un argomento interessante:Kamui! Anche se non lo do a vedere non sono un uomo molto perspicace, visto che siamo in tema di grandi rivelazioni, potresti darmi qualche delucidazione?- poiché gli sembrò che il ragazzo si fosse sciolto un po’, Seishiro adottò un tono più leggero, sperando soprattutto di dissipare per un po’ i pensieri che lo attanagliavano a quel modo.

- Che c’è da dire?! Mi piace da morire…e questo mi fa paura!-

- Lui?! Quel nanetto insignificante?!-

- Non ti ci mettere pure tu!-

- Se piace a te…chi sono io per giudicare?! Insomma solo tuo padre! Mi immaginavo tutto un altro tipo, che ne so…un atleta, un fotomodello, ma mai quel ragazzino con gli occhi più grandi della faccia…-

 - Ma la smetti! Non è questo il problema! Neanche Subaru-san è un adone eppure non ti dico niente! Adesso, il problema è che io non lo so quello che voglio…insomma…-

- Alt!Una cosa alla volta! Inizia con il chiedergli scusa se gli hai mancato di rispetto, poi il resto viene da se! Senza fretta!-

- Ma vorrà una risposta!-

- E allora?Ha detto che veniva per parlarti non per avere risposte…una volta che ti ha detto quello che deve e tu gli hai chiesto scusa (se ci sono scuse da chiedere), lo mettiamo sul primo treno per Tokyo!-

- Sei il solito!-

Seishiro gongolò un po’ per quell’affermazione con il suo sorrisetto da primo della classe mentre Fuma si stropicciava gli occhi gonfi con il palmo di entrambe le mani. L’occhio sano dell’uomo cadde sull’orologio dell’automobile

- Adesso però si è fatto tardi, arriveremo che è già buio, dobbiamo proprio ripartire. Perché non tiri giù il sedile e dormi un po’?- passò una mano sulla fronte gelata del ragazzo scostando all’indietro l’incolta frangetta e con la punta del pollice asciugò le ultime tracce delle lacrime che si erano nascoste nell’angolo più estremo degli occhi.

- Non ho sonno!- protestò Fuma ma a dispetto delle sue parole il sonno lo colse pochi chilometri più in là. Seishiro lo osservava con la coda dell’occhio in un misto di preoccupazione e tenerezza.

 

Arrivarono all’albergo delle terme a notte fatta, il fattorino portò i bagagli nelle loro stanze, nella hall un preoccupatissimo Subaru li aspettava.

- Come mai così tardi?-

- Abbiamo fatto una lunga sosta!- rispose con un sorriso il suo compagno- Fuma, che ne dici di rilassarci con un bel bagno prima di cena?-

Il ragazzo rispose con un mesto si, Sumeragi osservò il suo visetto da cane bastonato.

- Qualcosa non va, Fuma-kun?- Ma non era quello il momento per un confronto aperto, prima che il ragazzo potesse rispondere, Seishiro lo prese per le spalle e lo portò via.

Ai bagni pubblici non c’era molta gente a quell’ora, padre e figlio si immersero nell’acqua calda termale senza dire nulla se non l’indispensabile.

- Fuma non ti fa bene startene lì con il muso lungo!-

- Sto solo pensando!-

- A cosa?-

- Cose…così…-

- No!!No!! Niente pensieri, né belli né brutti, basta pensare! Adesso siamo in vacanza, perciò FESTA!!-

-Uhm?!-

- Ma essere contenti è meglio che starsene rannicchiati in un angolino a pensare quanto fa schifo il mondo, no?-

- Si, si, certo, domani starò benone- gli rispose con un sorriso il figlio- però per stasera ancora lasciami stare!-

- Fai quasi tenerezza, giovanotto!- Seishiro gli passò un braccio sopra la spalla e con l’altra mano gli scompigliò i capelli bagnati. Il ragazzo appoggiò la fronte contro quella spalla che lo proteggeva e finalmente le lacrime scorsero libere, e liberatorie, sulle guance.

- Solo un attimo, un attimo solo e smetto di piangere, ma dammi un attimo!-

- C’è qualcosa che io posso dire o fare che ti faccia smettere?-

- No!-

- Allora piangi quanto vuoi, quanto ne hai bisogno!-




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