Il figlio
del Sakura parte
III di
Haruka
Anche
il Natale passò e venne il Capodanno. Fuma tornò per qualche giorno a
Tokyo, Hokuto passò le feste in montagna e Seishiro e Subaru furono
invitati da un compagno di università del primo nella sua casa in
campagna.
-
Seishiro!- urlò l’uomo biondo quando il furgoncino di Sakurazuka frenò
davanti all’ingresso- Benvenuti!-
-
Yuto, vecchio mio!Come stai?- Seishiro lo salutò calorosamente- E la tua
dolce metà?-
-
Seishiro-san, Subaru-san, benarrivati!- Un’esplosiva mora tutte curve li
accolse in salotto.
-
Kanoe-san come sta?-
Alle
quattro la comitiva di amici e colleghi di Kigai decise di ritirarsi a
dormire e Seishiro fu lieto di allungarsi nel letto. Adorava la compagnia
dei coniugi Kigai ma erano troppo nottambuli per i suoi gusti!
-
Sono distrutto- esclamò l’uomo infilandosi sotto le coperte.
-
Che peccato!- esclamò Subaru imitandolo.
-
Che intendi dire?-
-
Nulla, Seishiro. Solo, è un peccato che tu sia stanco-
- A
cosa stai pensando, amore mio?-
-
Oggi è un giorno di festa e i giorni di festa vanno santificati, no?-
Subaru
gli baciò timidamente le labbra e Seishiro lo strinse più forte a sé.
-
Non sono poi così stanco!- concluse infine il veterinario.
Il
mattino seguente, Seishiro scese per far colazione da solo preferendo
lasciar riposare il suo adorato. Trovò Yuto alle prese con un’agenda
elettronica.
-
Che diavolo è?-
- Un
regalo di Satsuki-chan!Ma non ho ancora capito come funziona!-
- E
Kanoe che dice di questi regali?-
-
Niente, non lo sa!-
- Ma
riuscirai ad essere mai fedele a qualcuno?-
-
No!-
Yuto
scoppiò a ridere e Seishiro scosse la testa. Lo conosceva da più di
dieci anni e neanche il matrimonio lo aveva fatto desistere dalla sua
collezione di belle donne. Oddio, che quel topino con gli occhiali fosse
bella non si poteva dire, ma se piaceva a lui…
-
Come va con Fuma-kun?-
-
Peggio che andar di notte!-
-
C’era da immaginarselo!- Yuto sorseggiò del caffè bollente- Tu sei un
uomo paziente…prima o poi la smetterà di farti la guerra-
-
Non ti ho ancora ringraziato per quanto hai fatto quando Saya è morta-
-
Lascia stare, per un amico…e poi Fuma è un po’ anche figlio mio, in
un certo senso, l’ho visto crescere. Mi ricordo ancora di quando la sera
dovevamo metterlo a letto!-
-
Che gli diceva la testa a Saya, di lasciare un bambino di due anni a due
studenti universitari?!-
- Se
fosse stato per lei non lo avrebbe mai lasciato lì da noi, ma tu facevi
sempre quella faccia da cane bastonato che non poteva dirti di no!-
- Io
non facevo nessuna faccia!Piuttosto parlami di quel giorno in ospedale,
quando Saya è morta-
Yuto
fissò l’amico a lungo e dopo un sospiro si decise a rispondere.
-
Bisogna dire, Seishiro, che il tuo tempismo a sparire nei momenti più
importanti è straordinario. Comunque, come sai quella mattina stava bene.
Parlò con Torhu e con i ragazzi. Verso l’ora di pranzo si lamentava per
dei forti dolori. Gli hanno dato della morfina. Alle cinque, quando sono
arrivato io, non riconosceva più nessuno. Si lamentava di tanto in tanto,
una o due volte ha cercato di alzarsi. Verso le sette
passò il dottore e disse che era una crisi momentanea, era certo
che avrebbe passato la notte. Anche per questo non ti ho telefonato. Alle
sette e mezza ha ripreso conoscenza, in stanza c’erano Torhu e Fuma.
Sembra che abbia detto qualcosa tipo “Muoio, io muoio” ed è spirata
di lì a poco-
-
Fuma che ha fatto?-
-
E’uscito dalla stanza, ha chiamato un infermiera per Torhu, che ha avuto
una specie di collasso, lo ha comunicato a noi ed è andato a chiamarti.
Volevo farlo io, ma ha preferito farlo lui. Il resto lo conosci. E’
rimasto con lei finché non sei arrivato tu-
11
novembre 1998, ospedale di Shinjuku, Tokyo
-
Seishiro?-
-
Fuma ci sono novità?- l’uomo tirò una boccata dalla sigaretta che
teneva fra le dita.
-
La mamma è morta. Ci sono delle faccende da sbrigare, ti sarei grato se
volessi pensarci tu. Zia Torhu è distrutta-
-
Arrivo!- L’uomo richiuse il telefono cellulare e tirò un’altra
boccata- Merda!-
-
Non ha detto nulla?- Seishiro si riprese dal ricordo di quella telefonata.
-
Impassibile come una statua. Non una parola, non una lacrima. E’ tuo
figlio, di che ti stupisci? Ha ereditato il tuo cuore di ghiaccio!-
Anche
se Yuto non sapeva nulla del mestiere della sua famiglia, non gli era
sfuggita la verità. Seishiro non aveva mai sperato di poterla far del
tutto franca con lui e anche per questo lo ammirava tanto
Il
nuovo anno non iniziò nei migliori dei modi.
-
Che cosa significa che non posso uscire stasera?-
-
Quello che ho detto. Non puoi fare come ti pare!Ieri sei rientrato alle
tre di notte ed io in piedi ad aspettarti, come un idiota!-
- E
chi ti dice di aspettarmi in piedi?!-
- Io
non dormo se non so che sei rientrato!E poi si può sapere che razza di
gente frequenti? Non pago fior di quattrini per la retta scolastica per
vederti uscire con dei teppisti!-
-
Ora decidi anche le mie amicizie?Ma quanto di odio!-
-
Fuma non ho finito!-
- Io
si!-
Seguirono
all’accesa discussione una serie di porte sbattute. I due gemelli
Sumeragi si guardarono negli occhi.
-
Così non va!- esclamò Hokuto- C’è da diventare pazzi!-
-
Vorrei sapere cosa è successo a Tokyo da averlo sconvolto a tal punto-
sospirò Subaru.
- Tu
dici che è successo qualcosa a Tokyo?- chiese perplessa la sorella.
-
Non può essere altrimenti!-
Subaru
non aveva mai avuto tanta ragione in vita sua.
1
gennaio 1999, casa Magami, Tokyo
L’orologio
del soggiorno batté le due. Fra uno sbadiglio e un altro i quattro
inquilini dell’appartamento si alzarono da tavola dove aveva giocato a
carte fino a quel momento. Si era deciso di comune accordo di restare a
casa per l’ultimo dell’anno.
-
Kotori, a letto!- le disse la madre vedendola così assonnata.
-
Vado, mamma!Buonanotte Fuma!Buonanotte Kamui!-
-
Buonanotte Kotori-chan!- risposero all’unisono i due ragazzi dandole un
bacio.
-
Vado anch’io. Lasciate tutto com’ è, sparecchieremo domani!- la donna
li baciò sulla fronte a sua volta e raggiunse la figlia.
-
Buonanotte mamma!- Kamui si sedé sul divano.
-
Buonanotte zia Torhu!- Fuma lo imitò.
I
due restarono ancora svegli a parlare. Di cose da dire ce ne erano molte e
di tempo per esprimerle ce ne era stato poco, davvero poco.
Un’ora
dopo era ancora lì, seduti sul divano l’uno di fronte all’altro.
-
E’ tardi! Sono le tre passate- constatò il più grande.
-
Non importa, non ti vedo da tre settimane, mi potrai pur concedere un
po’ delle tue preziosissime ore di sonno?!-
-
Uhm, sono stanco morto- protestò Fuma sprofondando con il capo fra i
cuscini e il petto di Kamui.
-
Mi sei mancato terribilmente!Non credevo fosse così dura vivere senza di
te!-
Fuma
sollevò lo sguardo verso l’altro ragazzo che sostenne l’occhiata
indagatrice.
-
Mi hai tolto le parole di bocca!- Fuma sorrise e per un attimo si lasciò
annegare in quel mare violaceo che erano gli occhi di Kamui. Si accostò
per dargli il bacio della buonanotte e si perse inebriato dal dolce
contatto fra le sue labbra e la guancia morbida. Kamui arrossì e chiuse
gli occhi.Le loro labbra si sfiorarono appena e di nuovo tornarono ad
incontrarsi unendosi come due pezzi di un puzzle.
Fuma
scattò all’indietro e fissò lo sguardo disorientato del ragazzo più
giovane.
-
Mi dispiace!- si alzò dal divano e Kamui si sporse in avanti per
fermarlo, afferrandogli un braccio.
-
Allora anche tu…-
In
una frazione di secondo Fuma capì che il suo più grande (ed inespresso)
desiderio e, al contempo, il suo peggiore incubo si era realizzato.
-
No, no, no! Non può essere!Non deve essere! Tu sei mio fratello!-
-
Si ma…- cercò di
protestare Kamui.
-
E’ la cosa più sbagliata che potremmo fare e poi io sono innamorato di
un’altra persona!-
Il
cuore di Kamui andò in frantumi e le sue guance furono rigate da calde
lacrime.
Fuma
non aveva mai detto una bugia così grossa in vita sua e si sentì morire.
Altri
giorni trascorsero tra porte sbattute e parole sempre più cariche di
rancori e vivere in quella villetta non era mai stato tanto difficile.
Anche Torhu ebbe da ridire sul comportamento del suo “ometto”, il
quale non telefonava mai e si faceva pregare per restare a parlare con lei
più di cinque minuti. Se il lavoro glielo avesse permesso, la donna
avrebbe preso il primo treno per Kyoto per vedere con i suoi occhi cosa
stava succedendo. Impossibilitata a lasciare Tokyo, si rassegnò a
maledire Seishiro incolpandolo di quando stava avvenendo. Kamui in cuor
suo una mezza idea del repentino cambio di atteggiamento di Fuma
l’aveva, ma preferì tacere e sperare che tutto si risolvesse in una
bolla di sapone.
Oltre
a creare caos in casa sua, Fuma era molto preso dalle nuove amicizie, per
lo più teppistelli, ma ancora di più dalle inimicizie. Poiché aveva un
discreto successo a basket e con le ragazze, si era tirato dietro le
invidie di più di un compagno, specie fra quelli dell’ultimo anno.
Conscio di questo, quasi ci provava gusto a provocarli, finché un giorno,
inevitabilmente, si giunse alle mani.
-
Sakurazuka ti dobbiamo parlare!- un ragazzo del terzo anno con i capelli
lunghi e gli occhi scuri attirò l’attenzione di Fuma.
-
E di cosa, di grazia?- Fuma sostenne lo sguardo del suo interlocutore e
quello dei agli altri due ragazzi con lui.
-
In terrazza, dopo le lezioni!-
-
E perché non qui ora?Avete paura che i vostri paparini vengano a sapere
che non siete capaci neanche di fare a pungi?!-
-
Io non alzerei troppo la cresta se fossi in te, frocetto!- rispose un
secondo studente.
-
Come ti permetti, bastardo?- Fuma lo afferrò per il bavero sollevandolo
da terra di qualche centimetro.
-
Lascialo, stronzo!- Il terzo si avventò su Sakurazuka per bloccarlo,
mentre il ragazzo con il capelli lunghi lo colpiva allo stomaco.
-
E noi che volevamo evitarti la figura di merda di pestarti in pubblico!-
ghignò il moro. Il rumore della rissa aveva richiamato parecchia gente-
Ma se proprio non ne puoi fare a meno, te la rompo volentieri quella
faccia da cavolo che ti ritrovi!- E il pugno lo raggiunse il pieno volto
facendolo sanguinare.
-
Vigliacchi, tre contro uno!Lasciatelo!- Una ragazza della scuola si
frappose fra Fuma e il trio.
-
Fai sempre l’avvocato delle cause perse, Himura?-
-
Guarda che se lo proteggi, sei come lui!-
-
Ovvero?- chiese Fuma, che aveva avuto il tempo di riprendersi- Come me,
cosa?- Con un gesto elegante del braccio fece indietreggiare la ragazza
rivolgendole un breve sorriso- Cosa c’è in me che vi fa rodere tanto il
culo?-
La
rissa fu bloccata solo dall’arrivo di due professori che portarono tutti
e quattro i ragazzi dal preside. Furono chiamati i genitori.
-
Sakurazuka, entra!- Fuma si alzò e varcò la porta della direzione.
-
Ho chiamato a casa tua, ma non risponde nessuno!- iniziò con tono severo
il preside, un uomo sulla cinquantina con i capelli brizzolati.
-
Mio padre sarà uscito per le visite a domicilio- rispose con voce atona
il ragazzo.
-
Ho già punito Miura, Takasago e Owata, i quali hanno ammesso di aver
iniziato la rissa. Tu ammetti di aver continuato a picchiarli anche dopo
che una ragazza vi aveva interrotti?-
-
Si lo ammetto!Mi aveva offeso e non avevo nessuna intenzione di fargliela
passare liscia-
-
Io non so come funzionino le cose nella tua vecchia scuola, o se a casa
tua si è soliti azzuffarsi come dei teppisti, né mi interessa. Miura,
Takasago e Owata hanno avuto cinque giorni di sospensione, ma poiché i
loro padri e i loro fratelli hanno già frequentato, con ottimi risultati,
il nostro istituto, ho ritenuto che potevo diluire la pena a soli tre
giorni. Tu invece sei un perfetto sconosciuto per me, tuo padre non si è
neanche preso la briga di venire, non mi sembri minimamente dispiaciuto
dell’accaduto, perciò…cinque giorni di sospensione a partire da
domani. E se scopro che ti sei cacciato di nuovo nei guai chiederò al
consiglio per la disciplina di vagliare la tua espulsione. Ci siamo
intesi?-
-
E’ stato cristallino, preside!Ci godrebbe come un matto a vedere il
figlio di un semplice veterinario fuori dal suo regno per fighettini figli
di papà?!-
-
Figlio di un veterinario, eh?Non si direbbe che tuo padre sia un
veterinario, visto che si può permettere la retta del nostro istituto e
poi detto fra noi, non ci crede nessuno alla storia che siete padre e
figlio…-
-
Cosa?- Fuma spalancò gli occhi per l’incredulità.
-
Beh lui è un po’ troppo giovane, no?- sorrise lascivo l’uomo.
-
Era, era ancora uno studente quando io sono nato!- balbettò il ragazzo
incerto se dare o meno spiegazioni.
-
Oh, suvvia, Sakurazuka, sono un uomo navigato! Non occorre che mi racconti
la storiellina…ho già capito tutto…facciamo così, io do tre giorni
anche a te se tu…- l’uomo si alzò dalla scrivania per posizionarsi
proprio in fronte al ragazzo, il quale nervosamente stringeva i braccioli
della sedia- …se tu fai a me uno di quei servizietti che fai al tuo
“papà”!- Fuma scattò in piedi, pronto a darsi alla fuga, ma il
preside lo bloccò con le braccia proprio nel momento in cui la porta si
aprì
-
Ho sentito il messaggio in segreteria e sono venuto subito!- la voce
giuliva di un uomo alto con gli occhiali scuri riecheggiò per la stanza.
-
Papà, non sono mai stato tanto contento di vederti!- Fuma raggiunse il
padre in poche falcate, mentre l’altro uomo tornava compostamente al suo
posto.
-
Suo figlio è stato protagonista di una rissa all’interno del territorio
della scuola con altri ragazzi. È stato punito a cinque giorni di
sospensione-
Seishiro
ascoltò senza batter ciglio la voce professionale del preside e gettò
uno sguardo sulle ferite sul volto del figlio. La rissa era facilmente
immaginabile, ma il fatto che Fuma lo avesse chiamato “papà”, dopo
anni che lo chiamava per nome, non tornava. Squadrò meglio il ragazzo,
che teneva gli occhi bassi, e poi fissò l’uomo che sosteneva il suo
sguardo.
-
Molto bene!- disse con freddezza- Fuma, prendi le tue cose, torniamo a
casa!-
In
macchina nessuno fiatò, in casa si disse solo lo stretto necessario. Fuma
ritirò in camera sua e Seishiro si accese una sigaretta.
-
Una rissa con altri studenti? E pensare che Fuma era un ragazzo così
tranquillo- sospirò Subaru seduto sul divano.
-
Adesso salgo a parlargli!- disse l’uomo spegnendo la cicca nel posa
cenere- Dammi un bacio per infondermi coraggio!- Subaru si sporse appena a
sfiorargli le labbra- E tu questo lo chiami bacio?!-
-
Va su, e sii gentile!-
Seishiro
sorrise e scomparve sulle scale.
-
Fuma!- Seishiro aprì la porta e la richiuse alle sue spalle, il figlio
stava disteso sul letto ascoltando la radio. Si sedé sulla sponda del
materasso, spense l’apparecchio e attese che il ragazzo si voltasse a
guardarlo.
-
Erano in tre, erano venuti per fare a botte, mi hanno dato del frocio, non
ci ho visto più e li ho sistemati-
-
Uhm, si, d’accordo. Ma non mi interessava questo…Che è successo dal
preside?-
-
Cosa ti fa pensare che sia successo qualcosa?-
-
Mi hai chiamato “papà” appena mi hai visto!-
-
Cos’è, non posso?!-
-
No, tutt’altro! Tu puoi fare tutto quello che vuoi, bambino mio! Che è
successo dal preside?-
Fuma
sospirò e lo fissò per un po’
-
Io e te ci assomigliamo come due gocce d’acqua?-
-
Direi di si!Ma che c’entra?-
-
Il preside ha detto che sei troppo giovane per essere mio padre e che era
solo una storia inventata e poi…-
-
Poi?-
-
Poi sei arrivato tu, eccetera eccetera!-
-
Non sei proprio capace di dire le bugie, Fuma!-
-
Insomma, lui ha detto che mi avrebbe diminuito la sospensione a tre giorni
se…se…ecco…insomma, hai capito, no?-
-
Ma come faccio a capire se continui a balbettare!Ti diminuiva la
sospensione se?
-
Ecco, non è che sia stato chiaro, forse ho capito male io, magari, si,
insomma, avrò capito male-
-
Cosa hai capito male? Tu dimmi quello che ha detto lui e poi decido io se
hai frainteso o no!-
-
Ha detto che mi avrebbe diminuito la sospensione a tre giorni se avessi
fatto a lui i servizietti che faccio a te!-
-
Cosa? Non capisco, che intendeva dire?-
Fuma
fissò il padre rosso in volto per la vergogna e per la rabbia.
-
Quanto sei ottuso, Seishiro, mi ha proposto di fargli una marchetta!-
Seishiro
guardò il figlio con un sorriso indulgente.
-
Gli piacerebbe a quel vecchione portarsi
a letto un bel ragazzo come te!Non ci pensare più! E cerca di stare
lontano dai guai e dalla presidenza!- Dopo avere stampato un bacio sulla
fronte del figlio, l’uomo si alzò.
-
Seishiro, grazie!-
-
Di cosa?-
-
Di essere arrivato in tempo, di avermi sopportato in questo ultimo
periodo, di averci almeno provato a farmi da padre-
-
E’ stato un piacere! Adesso riposa. Sono certo che Hokuto non mancherà
di cucinare qualcosa di squisito!-
Il
giorno seguente, in un bar del centro, tutti commentavano la stessa
notizia apparsa sul giornale. Il preside di un noto istituto privato della
città, un uomo sulla cinquantina apparentemente in buona salute, era
morto in circostanze misteriose la notte precedente. Un uomo con gli
occhiali scuri sorseggiò il suo caffè con un’aria soddisfatta dipinta
sul volto.
continua...
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