Il figlio del Sakura

parte II

di Haruka



Il giorno dopo la neve aveva terminato di fioccare e il freddo era pungente. Fuma, tutto sommato, fu felice del fatto di non dovere prendere i mezzi con quel tempo. Buttò un ultimo sguardo allo specchio. La nuova divisa non era male, gli donava…sempre ammesso che una divisa scolastica possa donare a qualcuno! A differenza di quella della scuola a Tokyo, questa aveva i pantaloni blu, il cardigan dello stesso colore e la cravatta a righine blu e verdi. Essendo una scuola per figli di papà non ci si poteva aspettare diversamente. Passò una mano tra i capelli neri e inforcò gli occhiali da vista.

Al piano di sotto, si udivano solo i suoni sommessi dei piatti. Si sentiva subito l’assenza di Hokuto!

Al tavolo i due “sposini” stavano facendo la colazione. Fuma sedette cercando di ignorarli. Vedere suo padre che tubava come un colombo era rivoltante. Chiuse gli occhi ed ebbe la sensazione di essere nella cucina di casa sua a Tokyo con sua madre e la zia che si coccolavano fin dal primo mattino e Kotori che si lamentava della piega dei suoi capelli e Kamui disperato per il compito di matematica. E già, Kamui…Sorrise.

- Dormito bene?- la voce del padre lo riportò sulla terra, nella cucina di casa Sakurazuka a Kyoto - Dalla tua faccia direi di si!-

- Non si può negare che il materasso ad acqua abbia fatto il suo dovere!Tornando a noi, hai detto che mi accompagni tu, no?-

- Ma certo!- scandì tutto giulivo Seishiro - Il papino porta il suo bambino a scuola, oh che emozione!- (NdA- Ricordo ai lettori che Seishiro è qui visto in versione Tokyo Babylon!).

- Risparmiami la commedia!- ruggì gelido il figlio infilando il cappotto- Buona giornata Subaru-san!-

- Buona giornata Fuma-kun!In bocca al lupo per la nuova scuola, speriamo che tu faccia presto amicizia con qualcuno-

- Così tu e Seishiro avrete di nuovo tutta la casa per fare i vostri comodi!- pensò Fuma in cuor suo.

Il viaggio in macchina fu molto silenzioso, si arrivò a scuola dove il preside li ricevette e al ragazzo fu indicata la sua classe.

- Allora ci vediamo stasera, a casa. Mi dispiace di non poter venire a prenderti ma a quell’ora lo studio è aperto- disse Seishiro sistemandogli meglio la cravatta.

- Non importa, prenderò i mezzi, prima o poi lo dovevo fare- rispose Fuma allargandosi di nuovo la cravatta.

- Andrà tutto per il meglio- concluse l’uomo posando una mano sulla spalla del ragazzo.

- Ci farò l’abitudine!- detto così lo studente si avviò lungo il corridoio.

 

Undici anni prima, primo giorno di scuola davanti ai cancelli di una scuola elementare a Tokyo.

- Come sono orgogliosa, il nostro ometto va a scuola!- Tohru saltò di gioia alla vista del piccolo Fuma con la cartella in spalla- Kamui, Kotori, salutate Fuma che deve andare- 

I due piccoli, nei loro grembiulini rosa e blu, baciarono il più grande.

- Mi raccomando, Fuma!- la madre Saya lo baciò sulla fronte.

- Si, mamma!Papà aveva promesso di venire, dov’è?-

- Non lo so, sono certa che un qualche impegno importante lo ha tenuto lontano, altrimenti sarebbe venuto-

- Il solito- sbuffò il bambino entrando nell’edificio. Si girò una seconda volta per salutare con la mano

 

Stessa ora, stesso giorno, in un appartamento a  Shinjuku

- Drin!drin!- una sveglia suonava incessantemente, finché la mano di un giovane uomo non si mosse per farla tacere.

- Non ho voglia di alzarmi!Sta zitta! Quello che si può fare oggi, si può fare ancora meglio domani!- e citando il vecchio adagio( NdA- Te lo sei inventato adesso!) si rimise a dormire.

 

- Ragazzi salutate il vostro nuovo compagno- disse la professoressa introducendo il ragazzo alla classe- Si chiama Fuma Sakurazuka (NdA- Suona così male!) e si è trasferito qui da Tokyo. Puoi accomodarti laggiù, vicino alla finestra- 

Fuma sorrise e si sede dove indicatogli. Mentre percorreva l’aula poteva sentire i commenti dei suoi compagni.

- Che strafico!Mamma mia quanto è alto!Che faccia da cavolo!-

L’intervallo fu peggio di un assalto di fanteria, specie da parte delle ragazze. “Da dove vieni?Cosa fa tuo padre?Perché hai lasciato la vecchia scuola?Ce l’hai la ragazza?Che club vuoi frequentare?” furono le domande più ricorrenti. Il nuovo arrivato rispose alle meno personali con monosillabi o frasi estremamente sintetiche, sulle altre sorvolò. Quando le lezioni furono terminate tirò un sospiro di sollievo. Si recò in palestra voleva parlare con il capitano della squadra di basket.

-Ciao, mi chiamo Sakurazuka, mi sono trasferito qui da poco. Nella mia vecchia scuola giocavo come titolare. Non ti va di mettermi alla prova?- 

Il capitano era un energumeno di 1 metro e novanta e più con la faccia seria e lo sguardo torvo. Lo squadrò attentamente.

- Quanto sei alto?-

- Un metro e ottant’otto -

- Che anno frequenti?-

- Il secondo-

- In che ruolo giocavi?-

- Ala grande-

- Ti metto alla prova. Vieni!-

Dopo essersi cambiato negli spogliatoi, entrò in palestra, un breve riscaldamento e si diede inizio ad una partitella. Come la palla giunse tra le mani del ragazzo moro, il ritmo cambiò. Con un tribling scartò un difensore, un palleggio serrato e giunse sotto canestro, affrontò il capitano e preferì passare, si allontanò e la palla tornò a lui, un salto, lancio…canestro. Un canestro da tre punti da manuale!

Il capitano si avvicinò e gli passò un braccio dietro al collo.

- Sei dei nostri!-

Fuma sorrise soddisfatto. Rimase fino alla fine degli allenamenti. 

 

Davanti al vialetto di ingresso c’erano delle persone a parlare con i loro cani al guinzaglio. Fuma era sempre rimasto affascinato dal mestiere del padre (anche se non si spiegava come faceva a mantenere il suo tenore di vita), perciò entrò nello studio. In anticamera c’era rimasta solo una ragazza con la sua gatta.

- Avanti il prossimo!- Sakurazuka uscì fuori nel suo camice bianco sorridendo alla cliente e poi, notato il ragazzo, aggiunse- Fuma! Come è andata a scuola?-

- Tutto bene- ammise il figlio con una scrollata di spalle.

- Signora Kuno, le presento mio figlio, si è trasferito qui da me da Tokyo - 

Fuma rimase colpito da questa affermazione…mio figlio

- Qui ho quasi finito. Tu vai a casa. Hokuto a preparato una torta-

L’idea di dover affrontare i fratelli Sumeragi da solo non lo entusiasmava.

- Veramente, volevo curiosare qui…vedere che fai…Hokuto-san mi esaurisce troppo-

Seishiro rise e gli fece strada nello studio. 

Quando la donna si fu congedata, i due si guardarono negli occhi, dello stesso identico profondo castano.

- Anche per oggi, abbiamo finito!- esclamò il più anziano stirandosi le braccia- Coraggio, torniamo di là, dal mio “cucciolo”- 

Fuma non nascose una smorfia di dissenso- Se tu non hai nulla in contrario, io vorrei telefonare. Se chiamo da casa, Hokuto-san riuscirà a origliare tutta la telefonata-

- Ah!- Seishiro non trattenne la delusione. Si era fermato da lui solo per telefonare, non perché avesse interesse per quello che faceva…sempre meglio!

L’uomo uscì e il ragazzo letteralmente si lanciò sull’apparecchio.

 

- Pronto, chi parla?-

- Kotori-chan, sono io!-

- Ni-chan! Che gioia sentirti!Come va? La scuola? Nevica lì? La casa è bella?…- La ragazza lo sommerse di domande al quale il fratello cercava di rispondere come meglio poteva. Intanto intorno alla cornetta Torhu e Kamui spingevano per sentire.

- Kotori, passami la zia per favore!-

- Fuma! Tesoro, come sta il mio ragazzo preferito? Tutto a posto? Quell’avanzo di galera è lì?-

- No zia, telefono dallo studio, lui non c’è. Possiamo parlare in tutta libertà. Qui va tutto bene, la casa è da favola, la scuola frequentata tutta da figli di papà, ho una divisa con la cravatta, tu pensa!Sono già entrato nel club di basket. Sumeragi è gentilissimo come al solito e sua sorella, beh no comment, tanto la conosci anche tu, no?Lui è ok o, almeno, ci prova-

- Mi fa piacere sentirtelo dire. Vedrai che tutto andrà per il meglio. Fra un anno torni qui per l’università, stringi i denti. Ora ti passo Kamui che mi sta strappando il telefono di mano!-

- Ok, stammi bene zia! Kamui che combini?-

- Fuma?! Va tutto bene?-

- Si, tutto bene!-

- Non lo dici solo per farci stare tranquilli?-

- No, va tutto bene! Rilassati, qui non mi mangia nessuno!-

- Mi manchi-

- Anche tu!- a quelle parole Fuma si morse le labbra- Ora devo scappare. Un bacio a Kotori-chan e alla zia. Statemi bene! Ciao!- Il ragazzo riabbassò la cornetta con un sospiro e la mente tornò inevitabilmente al giorno della sua partenza.

 

Camera di Fuma, Tokyo

- Finite le valigie?- Kamui apparve sulla soglia della porta.

- Ma che! Sono nel panico più totale! Pensavo che non potendo portare via tutto, qualcosa potresti tenerla tu…-

- Ma non abbiamo la stessa taglia!- protestò il ragazzo più piccolo con un sorriso.

- Lo so, ma vorrei che tu tenessi almeno questo- Gli porse un giacchetto di jeans chiaro- Ti è sempre piaciuto!-

- E’ il tuo preferito…-

- Anche tu!- Kamui raccolse il dono e gli passò una mano fra i capelli, poi gli lasciò un bacio tenero sullo zigomo.

- Come faremo senza di te? Tu sei indispensabile per tutti noi…per me-

Fuma circondò con un braccio l’esile vita e con l’altro braccio accarezzò il volto pallido.

- Nulla è indispensabile, semmai utile!-

- Scemo!Già mi manchi!- Kamui raccolse la mano sulla sua guancia tra le dita e ne baciò il palmo con le labbra tremanti. Un brivido lungo la schiena e Fuma ebbe la certezza che partire fosse la cosa migliore da fare.

 

- La mamma aveva capito tutto!- sospirò il ragazzo spegnendo la luce nello studio- Anche se non c’è legame di sangue, siamo cresciuti come due fratelli. Sarebbe stato un gravissimo errore. Se sono qui non posso farlo soffrire! Che diavolo di donna, aveva capito ancora prima che io stessi me ne rendessi conto!- Attraversò il giardino di fretta per il freddo ed entrò.

- Fu-chan, nipotino, come è andato il primo giorno di scuola?!-

 

La neve continuò ad imbiancare le strade di Kyoto fino al 24 dicembre, quando tornò il sole ma il freddo rimase. Per le strade era un gran affrettarsi di uomini e donne, girandole di colori e suoni e ovunque vigeva la regola “siate felici”. Fuma non amava le regole e ancor meno amava le feste comandate. A casa Sakurazuka, l’inarrestabile gemella Sumeragi aveva avviato i preparativi fin dalla sera prima. Per quel pomeriggio era in programma l’addobbo dell’albero. Quando il ragazzo tornò da scuola trovò tutti e tre in soggiorno persi nel dilemma se fosse meglio il puntale o la stella cometa.

- Ma tu non lavoravi?- chiese al padre avvolto da un festone.

- Mi sono preso il pomeriggio libero- rispose giulivo mentre Subaru cercava di liberarlo, riuscendo solo a peggiorare le cose- Amore che fai?! Così ti sei impigliato anche tu!-

- Si vede che non riesco a starti lontano!- sorrise Sumeragi e Seishiro ne approfittò per baciarlo.

- Hey voi due! Non si fanno queste cose sconce davanti alla propria sorella! Diglielo tu, Fuma!- Hokuto si voltò verso il ragazzo ma questi gli dava già le spalle per andarsene- Dove credi di andare tu?- lo arpionò la ragazza- Sei ingaggiato per mettere il puntale! Forza!-

Fuma la guardò di traversò e sospirò- Hokuto-san, non sono proprio in vena di bambinate! Se volete fare l’albero nessuno ve lo impedisce, ma io mi astengo. Non mi sembra che ci sia nulla da festeggiare! Scenderò più tardi per cena-

-Ah no, non puoi! Devo ancora fare i biscotti e non posso fare tutto da sola, perciò…-

- Hokuto, non insistere!- tuonò ad un tratto il fratello innervosendosi e trascinò la sorella in cucina. Seishiro rimase al centro della stanza ammirando l’albero.

- A che ora vengono quei vostri amici?- chiese il ragazzo.

- Non vengono-

- Come mai?-

- Preferisco così. E’ già così triste per te passare le feste lontano da casa e senza tua madre, non potevo costringerti anche a sopportare degli estranei-

- Grazie!-

- Hokuto non lo fa apposta. Credeva ti avrebbe fatto bene un po’ di atmosfera natalizia-

- Si lo so! A dopo!- e scomparve per le scale. L’uomo si sede sul divano invaso di palle colorate e si accese una sigaretta.

- Fuma si è arrabbiato?- Subaru riapparve dalla porta della cucina.

- No, è tutto a posto! Fuma non si arrabbia mai, cova le cose dentro ed esplode tutto insieme, in quel caso è meglio non trovarsi nei paraggi- Subaru accennò ad un sorriso e gli sfilò la sigaretta dalla bocca.

- Stai fumando troppo, Seishiro! Ti fa male!-

- Uhm, ti adoro quando fai la mammina preoccupata!- e avvicinandolo di più al suo petto lo baciò appassionatamente, tanto che Subaru si dovette ritrarre per prendere fiato.

- Sei…Seishiro-san!-

- O suvvia, Subaru-kun! Un bacetto, che sarà mai?!- e scoppiò in una risata fragorosa.

 

Al piano di sopra però, c’era qualcuno che di ridere non aveva proprio voglia.

Fuma si buttò sul letto, sapendo bene che in questa occasione i suoi demoni avrebbero vinto, perciò decise di arrendersi ad essi e ai ricordi, alle speranza sfumate, ai sogni perduti. Era la vigilia di Natale, una delle feste più sentite ed amate a casa sua(dopo i vari compleanni) e suo malgrado era costretto a trascorrerla lontano da casa con degli sconosciuti. Questo era il pensiero più triste, uno degli “sconosciuti” era suo padre, l’uomo che gli aveva dato il sangue che gli scaldava le carni, l’uomo che gli aveva imposto il nome che portava, l’uomo al quale andava assomigliando sempre di più. Naturalmente ciò non lo faceva star male solo in questa occasione, ma oggi veniva ad sommarsi con altri problemi: la morte di sua madre, così amata in vita e così detestata dopo la morte. Perché lo aveva costretto a sopportare tutto ciò? Perché lo aveva allontanato da casa? Possibile che ai suoi occhi la felicità di Torhu fosse più importante di quella del proprio figlio? La risposta la conosceva bene ma non aveva il coraggio di esprimerla a parole, faceva troppo orrore, faceva troppa paura!

Lentamente, ma inesorabilmente, le prime lacrime iniziarono a solcare il viso. Il ragazzo le asciugò con il dorso della mano e di scattò si alzò da letto. Non voleva piangere, o meglio non voleva che lo scoprissero in lacrime, ma ne aveva un tale bisogno!Accese lo stereo e sotto le note di una canzone natalizia trasmessa dalla radio si lasciò andare. Il suo corpo scivolò lungo la parete dell’armadio fino a toccare il freddo pavimento, le sue braccia si strinsero al petto e con un primo singhiozzo tutto il suo essere fu scosso dai gemiti e dai brividi. All’inizio fu una crisi violenta con smorfie sconnesse del viso e la mente incapace di pensare ad altro che a farsi altro male.Poi decise di ritrovare il controllo su se stesso e si alzò mentre una lacrima scendeva lungo la linea della guancia fino alle labbra. Si appoggiò sul letto ed istintivamente prese a dondolarsi piano, piano con movimenti minimi del busto e delle braccia. Le lacrime libere sul volto cadevano sul maglione, sui jeans, sulla coperta. Senti che una profonda stanchezza si impadroniva delle sue membra e il capo scese ad appoggiarsi sulla trapunta, le braccia allentarono la loro presa e le mani giunte trovarono posto sul cuore, gli occhi rossi e gonfi si chiusero accompagnati da un ultimo gemito. Venne il sonno, ma non quello genuino e ristoratore, un sonno inutile che non toglie la fatica, semmai la voglia di alzarsi ancora.

 

- Fuma!F uma-kun! Sveglia è ora di cena, è già tutto in tavola!-

Fuma riaprì gli occhi stancamente, avrebbe giurato di aver udito per un attimo la voce della mamma.

- Forza! Sciacquati il viso e scendi, ti stiamo aspettando!-

Fuma era molto confuso per il sonno e per il torpore delle sue membra costrette ad una posizione scomoda per lungo tempo. La stanza era buia.

- Kamui?- chiese a mezza voce.

- Temo di no- e finalmente riconobbe nello scintillio di due occhi verdi chi lo aveva ridestato- Non sono tuo fratello. Sono Subaru!-

- Tuo fratello, tuo fratello… Kamui è tuo fratello- Fuma ripeté mentalmente un centinaio di volte questa frase per imprimerla bene nella mente, prima di muoversi.

- Mi dispiace Subaru-san, mi sono addormentato!-

Subaru gli posò una mano sulla spalla e sorrise.

- Non oggi e neanche domani, ma sono sicuro che verranno giorni più lieti. Anch’io voglio aiutarti per questo! Saremo una splendida famiglia. Io ci credo ardentemente!-

Fuma annuì e scese da letto.

“Io ci credo ardentemente!” Solo una persona così estremamente fiduciosa ed ingenua come Subaru-san poteva dire una frase tanto bella. Perché suo padre non diceva mai nulla del genere? Perché dietro a quel sorriso luminoso gli sembrava sempre di scorgere un’ombra inquietante? 

 

- E ora i regali!- la voce squillante di Hokuto fu udita anche dai i vicini. La “famigliola” si alzò da tavola per disporsi davanti all’albero, dove la donna aveva preparato una cesta con i doni. Seishiro si sedé sul divano accanto al suo adorato Subaru, Hokuto sulla poltrona e Fuma si buttò sul tappeto con il gatto (Si c’è un gatto in giro per casa!- NdA). 

- Questo è per il mio fratellino!Questo è per Sei-chan! E questo è per Fu-chan!- Hokuto fece la distribuzione dei regali. Al terzo pacchetto, Seishiro sbiancò ricordandosi che a casa Fuma e Saya non usavano scambiarsi doni per il Natale. 

- Hokuto-san, non mi far alzare, il mio regalo per te è lì con gli altri!- disse il ragazzo scartando una terribile camicia a scacchi. Seishiro fece tant’occhi e si sporse in avanti verso il figlio.

- Gli hai fatto il regalo?- chiese sottovoce.

- Immaginavo che lei lo avrebbe fatto a me- rispose sornione il ragazzo.

- Ma voi non vi fate i regali a Natale! Quella tirchia di Torhu non ha mai voluto!-

- Lo so!- Fuma rise (effettivamente sua zia era un po’ tirata di maniche)- Non mi andava di farle fare un’altra figuraccia, ne ha collezionate parecchie in questi giorni! Comunque i soldi gli ho presi dal tuo portafoglio!-

- Sakurazuka padre e figlio, tornate fra noi!- li richiamò Subaru sorridendo- Questo è per Fuma-kun e questo è per Seishiro-san!-

- Grazie! Per te e per lui!- contraccambiò il più giovane porgendo il suo regalo.

- Grazie amore mio!- e come sempre Seishiro ne approfittò per rubare un bacio al suo compagno- Ma, Fuma, perché il regalo solo a Subaru? Al tuo papà non hai fatto nulla?-

- E’ un regalo per la casa, vale per tutti e due!- rispose seccato il figlio.

- Ma io voglio il mio!- piagnucolò Sakurazuka- Vedo che Torhu ha mietuto vittime, vecchia strega! Ma io sono un uomo che non serba rancore (Seh, fosse vero!- NdA) perciò ecco il tuo!-

Fuma fissò il padre e in un attimo la mente tornò indietro nel tempo.

 

Natale 1988, appartamento di Seishiro

- Non ho capito bene, Fuma-kun! Cosa vuoi per Natale?- Seishiro fissò il bambino davanti a lui che lo guardava a sua volta con due grandi occhi del suo stesso colore. Gli faceva sempre uno strano effetto, specchiarsi i quegli occhi così simili ai propri.

- Una cosa tua!- ripeté il bambino arrossendo.

- Ma cosa?- gemette il ventunenne perplesso.

- Fuma, amore, spiegati meglio- intervenne la madre.

- Una cosa di quando era come me!- disse sprofondando nella abbraccio della donna.

- Non hai un tuo vecchio giocattolo, Seishiro?- chiese Saya con un sorriso- Fuma vuole un giocattolo che sia stato tuo-

- Cioè, io gli propongo di comprargli il più costoso e fantascientifico gioco che è appena uscito sul mercato, e il nanerottolo vuole un pupazzo vecchio?!?-

- Si, papà, ti prego!- 

- Torhu ha dato le sue bambole a Kotori l’altro giorno, e così…- cercò di spiegare la donna bionda.

- Ah, ecco! E ti pareva che quella lesbica non c’entrava!-

- Seishiro non dire le parolacce davanti al bambino!-

- Lesbica non è una parolaccia, Saya cara! E io dico quello che mi pare in casa mia, avessi pure davanti l’imperatore! Comunque quando ho fatto il trasloco ho buttato un sacco di cose vecchie e non ho più miei giocattoli!-

- Non c’è bisogno che ti alteri! Basta dire “no, mi dispiace, non ne ho”-

- Senti, Saya, ho un esame fra cinque giorni e sono indietro, decido ugualmente di perdere un pomeriggio per fare il regalo a lui e vieni fuori che devo rovistare nei miei vecchi scatoloni. E’ il minimo che mi saltino i nervi!- 

Fuma si ritrasse maggiormente fra le braccia della madre.

- Va bene, ho capito- irruppe lei- Andiamo a casa, Fuma!-

- No, aspetta, tocca a me tenere il bambino oggi!- Seishiro la trattenne per un braccio.

- Non ti lascio mio figlio in questo stato!-

- Ma quale stato?!-

- Ti detesto, Seishiro, sei veramente un insensibile!-

Saya uscì di casa il lacrime trascinandosi dietro il piccolo.

 

- Ma allora non scarti?- Seishiro lo riportò al presente con una pacca sulla spalla.

- Si, scusa! Stavo pensando-

- A cosa?- chiese curioso il padre.

- Al fatto che non mi regali mai quello che voglio io!-

- Apri e vedrai!- lo sfidò con baldanza Seishiro. Il pacco racchiudeva un paio di scarpe da basket molto costoso.

- Infatti come immaginavo!- mormorò sconsolato il ragazzo.

- Ma è l’ultimo modello!- protestò l’uomo.

- Si lo so! E anche il più costoso così potrò farle vedere a scuola e farmi invidiare da tutti quei figli di papà che vestono firmati da capo a piedi!-

Seishiro non raccolse l’ennesima provocazione.

- Fuma, la verità è che io non ho conservato nulla di quando ero piccolo, altrimenti sarei stato ben lieto di esaudire il tuo desiderio!- 

Fuma spalancò gli occhi per lo stupore: possibile che Seishiro si ricordasse ancora di quella volta quando aveva sei anni?  Inutile dirlo, le lacrime vennero da sole.

Hokuto si alzò per abbracciarlo ma il ragazzo frappose un braccio teso, con un gesto sbrigativo della mano asciugò le fuggitive e scattò in piedi.

- Maledizione, Fuma, ti vuoi comportare come un uomo?!- tuonò il padre nervosamente. Subaru lo trattenne seduto stringendogli un braccio. Il ragazzo e la donna scomparvero in cucina con i piatti da lavare.

 

- Ma che ti salta in mente?- inveì Sumeragi guardandolo negli occhi.

- Subaru, lascia, fai male!- protestò l’altro perché lo sciamano gli stavo torcendo il braccio.

- “Ti vuoi comportare come un uomo”? Ma sono cose da dirsi ad un ragazzo che ha appena perso sua madre?!-

- Subaru, tu hai idea di cosa si provi a vedere il proprio figlio in quello stato e non poter far nulla?-

- Non attacca con me, Sakurazukamori! Non puoi essere così egoista da pretendere che sia sempre di buon umore per non dar pensiero a te. Ora va di là e scusati e consolalo!-

- Ma mi caccia sempre via!-

- Vai!- ordinò perentoriamente Subaru con la massima freddezza.

 

- E’ tutto a posto, Hokuto-san, sul serio!- si difese il ragazzo dall’attenzioni della giovane donna.

- Si, ma…-

- E’ tutto a posto- insistette lui. Hokuto sorrise.

- Sei uno tosto tu! Ti ammiro tanto, Fuma-kun, sei coraggioso!-

- Posso?- Seishiro apparve alle loro spalle e il figlio lo fissò come se fosse un marziano- Volevo solo chiedere scusa-

- L’hai fatto, ora vattene!- Fuma non si mosse di un centimetro né la sua faccia sembrò addolcirsi.

- Non sopporto di vederti piangere!-

- Non stavo niente affatto piangendo!- rimbeccò il ragazzo con glaciale determinazione. Seishiro adorava la sua testardaggine e il suo orgoglio.

- Tua madre non c’è più…- Sakurazuka senior cercò di incominciare un discorso.

- E allora?-

- Ci sono io-

- Bell’acquisto!-

- Io ho te e tu hai me!-

- Tu hai Subaru-kun e a me non serve nessuno!-

La vena sulla fronte dell’uomo scoppiò.

- Sei un ragazzino viziato e maleducato!-

- Viziato da chi? Da te che non c’eri mai!-

- Sei indisponente!-

- Sei solo un arrogante e borioso vecchio che comanda tutti a bacchetta e se non si fa come dici tu allora non si è più graditi! Se non te lo hanno detto il mondo non è come lo vuoi tu, Seishiro! Nel mondo c’è anche gente che vive secondo le proprie regole, nel mondo ci sono pure io, che ti faccia piacere oppure no!-

- Ah…-

Seishiro avrebbe voluto aggiungere altro, ma si accorse di aver esaurito le cartucce, allora scoppiò a ridere.

- Che cavolo ti ridi?-

- Diventerai un grande avvocato, Fuma-kun! Un fantastico e convincente avvocato! E la cosa più divertente è che questa tua tenacia e il tuo orgoglio le hai ereditate da me. Rido perché mi sembra troppo bello che da uno come me sia nato un ragazzo così in gamba!-

- Ma falla finita!- 

- Se ti do una cosa mi prometti di non farla vedere a Subaru-kun?- Gli mise davanti agli occhi una foto ingiallita di un bambino vestito con il kimono.

- Perché non dovrei fargli vedere una mia foto?- ribatté l’altro.

- Quello non sei tu, ma io a sei anni!- Seishiro gli stampò un bacio sulla fronte e aprì la porta- Allora è un segreto?- Fuma non disse nulla era attratto dalla fotografia come il ferro al magnete.

Identici. Assomigliava a suo padre come due gocce d’acqua si assomigliano fra loro. Gli vennero i brividi.


continua...


Fictions Vai all'Archivio Fan Fictions Vai all'Archivio Original Fictions Original Fictions