Il figlio del Sakura

parte I

di Haruka



Il ragazzo sollevò il viso da sotto il cappuccio nero della giacca a vento e guardò il cielo bianco e i bianchi fiocchi che cadevano giù lentamente. Il meteo aveva annunciato neve per la settimana che incominciava e già dal pomeriggio della domenica la città era stata imbiancata. Gli sfuggì un sorriso mesto e tornò a fissare l’orologio della stazione. Erano solo le sei del pomeriggio e sembrava notte inoltrata. Un passante frettoloso urtò il suo bagaglio, il ragazzo avvicinò con il piede la grossa sacca alla sua gamba. Rabbrividì. Si sarebbe buscato un bel raffreddore se suo padre non fosse arrivato subito…suo padre…Erano anni che non lo vedeva, un po’ perché lui non c’era mai, un po’ perché non aveva nessun piacere nel vederlo. Ancora uno sguardo all’orologio, a quell’ora, a Tokyo, cosa stavano facendo Kamui e Kotori? Sospirò.

- Mi dispiace per il ritardo, c’era molto traffico!- 

Il ragazzo fissò l’uomo apparso davanti a sé e accennò un ghigno che a buon diritto poteva essere inteso come un sorriso.

- Non importa, fa lo stesso!- decise che non avrebbe detto altro. 

L’uomo gli indicò una monovolume bianca, il ragazzo sollevò il borsone e lo gettò nel portabagagli, quindi salì.

- Senza indulgi a casa- sorrise l’uomo con fare allegro- Hokuto-chan preparerà uno dei suoi manicaretti per l’occasione. Le tue cose sono arrivate ieri mattina. Avrei voluto sistemarle io ,ma Subaru-kun ha detto che sarei stato troppo invadente, così sono ancora tutte negli scatoloni, domani se vuoi ti do una mano a metterle a posto- L’uomo attese una risposta che non giunse. Il viaggio durò circa mezz’ora. La macchina rallentò ed imbucò in un vialetto dove si ergeva l’insegna: “Clinica veterinaria Sakurazuka”. Tirato il freno a mano, il pilota si slacciò la cintura con un sospiro.

- Ne parleremo oggi solamente- la voce del figlio lo bloccò, ormai disperava di sentirgli proferire verbo- Non era mia intenzione venire. Per quel che mi riguarda, avrei preferito restare con la zia-

- Io sono tuo padre…-

- Geneticamente. Tu ci hai messo il tuo seme, niente altro. Non ti sei mai curato né di me né della mamma. La mia famiglia è a Tokyo -

- Torhu non si può permettere di allevare tre figli da sola. Per il tuo bene, preferisco che tu rimanga qui a Kyoto con me. So che sei sconvolto e affranto per la morte di tua madre…-

- No, Seishiro non lo sai- lo corresse acidamente il ragazzo guardandolo negli occhi per la prima volta nel corso della serata- La mia famiglia è a Tokyo: la zia Torhu, Kamui e Kotori sono la mia famiglia. Lì dentro c’è la tua famiglia, posso essere carino ed educato con loro, ma saranno, sarete, sempre degli estranei per me. Non ne voglio più parlare!- Detto ciò scese dalla vettura e in pochi passi fu alla porta. Un’esuberante giovane donna venne ad aprire.

- Fu-chan, il mio nipotino è arrivato! Subaru corri, sono tornati. Vieni, entra, non essere timido. Benvenuto a casa!-

Nel soggiorno lo accolse un altro uomo, di venticinque anni circa, molto rassomigliante alla donna e lo salutò con un inchino. Il ragazzo rispose con un altro inchino.

- Come siete formali, voi due! Non è così che ci si comporta in una famiglia!-

- Dov’è la mia stanza? Ho bisogno di una doccia!- il nuovo arrivato ignorò del tutto la donna per rivolgersi di nuovo al padre, il quale stava amorevolmente baciando su una guancia l’uomo più basso.

- Faccio strada-

Gli fu assegnata l’ultima stanza del corridoio, quella che era usata per gli ospiti. Entrando notò subito gli scatoloni accatastati ordinatamente in un angolo.

- Ti ricordi il resto della casa?- chiese il padre.

- Più o meno- annuì il figlio. Era stato in quella casa quando ancora frequentava le medie e solo per pochissimi giorni assieme a sua madre- Lui vive qui?- chiese con noncuranza.

- E’ il mio compagno-

- Vive qui?-

- Si-

- Anche Hokuto?-

- No, lei sta per i fatti suoi in appartamentino al centro. Ma passa la maggior parte del tempo qui da noi, qualche volta penso di aver sposato anche lei…Due al prezzo di uno!- Il ragazzo lo fissò immoto- Era una battuta, dovevi ridere!-

- Ah-ah-ah- sillabò il figlio gelidamente.

- Fuma, neanche per me questa è la situazione ideale. Non ho la più pallida idea di come si cresca un figlio e tu non hai la più pallida idea di cosa sia avere un padre. Veniamoci incontro, rendiamo possibile questa cosa. Proviamoci, ti va? E non dimenticare che era esplicito desiderio di tua madre che noi due vivessimo assieme-

- Sono qui, ormai, non mi resta che fare buon viso a cattivo gioco-

Seishiro, uscendo, richiuse la porta dietro di sé.

 

Inizia così una fanfic ispirata a X e Tokyo Babylon e ambientata in un universo parallelo(per usare una terminologia da autrice di fanfiction) che vede come protagonisti Seishiro e Fuma. La “coppia” è uno dei miei demoni. Poiché hanno lo stesso carattere da figli di xxx,  si assomigliano fisicamente, c’è una notevole differenza di età, ho immaginato che fossero padre e figlio.Ho attuato delle notevoli modifiche, naturalmente. Seishiro ha perso la famosa scommessa, Hokuto non è morta (peccato), Saya e Torhu hanno vissuto assieme come una coppia, fino alla morte della prima,con Fuma, Kamui e Kotori. I personaggi sono un pochino out of character,di tanto in tanto.  Non si parla di fine del mondo, se mai di qualche Sakura maledetto…

 

 

La cena fu servita verso le otto e, come annunciato, Hokuto preparò uno dei suoi manicaretti. Padre e figlio avrebbero volentieri mangiato senza parlare, ma l’esuberante Sumeragi non taceva un attimo. Incalzò il ragazzo, che amorevolemente ed arbitrariamente aveva deciso di chiamare “nipotino”, con ogni genere di domanda spaziando dalla scuola agli amici, dallo sport alla musica senza dimenticare di curiosare negli affetti più cari.

- Hokuto, smettila!- la rimproverò ad un tratto il fratello notando che la soglia di sopportazione di Fuma aveva quasi raggiunto il limite- Non sono cose da chiedersi!-

- E perché no?!E’ mio dovere di zia informarmi sulle ragazze che affollano la vita del mio unico nipote. Insomma, non è possibile che non hai la fidanzata! Tu sei così cool, Fu-chan!-

- I ragazzi cool non hanno mai una ragazza fissa, Hokuto-san, e poi nessuno parla mai di fidanzamenti, fa molto medioevo!- Fuma le sorrise cercando di farle capire con modi garbati che alla prossima domanda la sbatteva al muro come un manifesto.

- Non lo sapevo! Sono rimasta indietro. Stiamo invecchiando Subaru, ormai non siamo più a passo con i tempi. A quale club pensi di iscriverti?-

- Basket!-

- Kendo!- 

Padre e figlio risposero all’unisono, poi si fermarono a fissarsi e il ragazzo fulminò l’uomo con gli occhi.

- Da quando ti preoccupi di queste cose?-

- Ma non pratichi il kendo?-

- Praticavo, tempo passato. Alle medie-

- E perché hai lasciato?-

- Perché è noioso, ovviamente-

Hokuto tornò a interrompere il duetto e, forse, fu un bene.

- Allora dovremmo venire a vedere le partite? Mi devo comprare dei vestiti adatti all’occasione-

- La vostra presenza non è richiesta, perciò non vi scomodate. Seishiro, ad esempio, è sempre così occupato che non troverà mai il tempo per venire…- scherzò il giovane.

- Ma che dici, il tempo lo troverò!- rispose lesto l’uomo con un occhio solo.

- No, non lo troverai- lo corresse freddo Fuma- Sarai sempre molto impegnato- poi a voce più bassa- Ci manca solo che inizi a farmi da padre veramente, come se tutto il resto non fosse già fin troppo ridicolo-

Seishiro fece finta di non sentire, se iniziava a sottolineare ogni battuta velenosa era la fine. Fuma non chiedeva altro che fargli perdere la pazienza…

 

Due settimane prima, ospedale di Shinjuku, distretto Kabukicho, Tokyo

 

- Non ti accetterà, ti renderà la vita impossibile, ti ricorderà sempre che quando aveva bisogno di te tu eri altrove, si chiuderà in sé e non ti lascerà spazi, sei sicuro di volerlo fare lo stesso?- La donna bionda, adagiata fra le lenzuola di un dozzinale letto di corsia, sorrise nonostante la fatica.

- Lo so, sarà dura. Rimango pur sempre suo padre…ce la farò, ce la faremo insieme. Se tu ritieni che per lui sia meglio così…ho sempre lasciato fare a te e non hai mai sbagliato-

- Sarai un ottimo padre per Fuma. Sei sempre stato il migliore!-

- Saya! Tanta fiducia riposta in me…è così tipico della tua natura!-

- Ha diciassette anni, è solo un bambino. Ha bisogno di una guida, di una spalla e di un polso rigido che lo aiuti a restare sulla strada giusta. Se resta con Torhu, sarà costretto a crescere in fretta e ad accollarsi il resto della famiglia e questo non è giusto…ma se resta con te si potrà godere la sua adolescenza fino in fondo-

- Senza di te?-

- Ce la puoi fare, Seishiro, io credo in te!- 

L’uomo sorrise e alzandosi si accomiatò.

 

Dopo cena, Fuma si ritirò in camera sua per disfare le valigie. La prima cosa che cercò ed sistemò fu lo stereo, così che la musica coprisse le voci del piano di sotto. Istintivamente lasciò da parte lo scatolone con le fotografie e gli oggetti più personali, se lo avesse aperto quella sera era certo di ritrovarsi in lacrime e non era proprio il caso. Decise che avrebbe ordinato quegli oggetti così cari il giorno che si fosse sentito veramente a casa. Prese il pesante cartone e lo chiuse nell’armadio. Era passata la mezzanotte e il ragazzo non era neanche a metà dell’opera. Sentì bussare.

- Avanti!- rispose con le mani fra i capelli per il caos che lo circondava.

- Vedo che hai iniziato a sistemare le tue cose, però ora va a dormire, domani hai scuola- il padre rimase fermo sulla soglia.

- E’ molto lontana la scuola da casa?-

- Un po’, dovrai prendere la metropolitana. Comunque domani ti accompagno io con la macchina-

- Non importa-

- No meglio così, non conosci per niente la città. Ora va a dormire, domani sarà una giornataccia!-

- Mai quanto oggi!-


continua...


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