PARTE: 8/?
NOTE: Cesare e Lars sono miei, Pietro e Erik (=Lord Magneto) appartengono
alla Marvel. Li uso senza permesso ma non ci guadagno nulla.



Saijinat

di Dhely


Uno sguardo agli ultimi ordini: domani si parte, destinazione sconosciuta.
Probabilmente i miei superiori stanno decidendo cosa donarmi, una morte gloriosa o il coronamento dei miei sogni, la Luna. Deglutisco dolorosamente ma ormai non posso più fare nulla, tutto ciò che era in mio potere l'ho fatto e . . se non ho fallito, poco ci manca. Mi mordo un labbro cancellando questi pensieri, non sono utili in questo momento; piangermi addosso, poi, non è neppure una cosa che mi venga particolarmente bene. Tutto sarà risolto domani. O stanotte. Dipende. Pietro è famoso per le partenze dell'ultimo minuto.
Tossicchio innervosito davanti allo schermo del mio pc poi mi passo una mano fra i capelli e mi tendo a prendere una tazza di tè bollente appoggiata proprio lì accanto. Le notizie che mi arrivano non sono proprio quelle che desideravo, la situazione internazionale sta prendendo una piega che mi renderebbe complesso il proseguire il mio lavoro se non mi tengo al passo delle innovazioni, e adesso pare che tutti abbiano una fratta dannata. Fa niente.
Mi accendo una sigaretta che appoggio al portacenere. Non mi ci vorrà molto, un paio di telefonate, mezza dozzina di incontri e posso essere quasi padrone della politica di un paese europeo a caso. I miei uomini e i miei contatti sono sempre pronti e li ho scelti di persona, per un empate è semplice capire cosa può offrire una persona. Però c'è questa stupidissima mail che mi infastidisce, che infastidisce lo schema che ho in testa che rappresenta la mia visione del mondo. 
Una mail di Axel.
In sé la cosa non è insolita, io e lui siamo stati compagni di corso, compagni di stanza, lui è la cosa più vicina a un amico che abbia mai avuto e anche se è un mio superiore abbiamo sempre mantenuto un certo legame. 
Abbiamo sempre cercato di mantenerci in contatto, per quanto sia possibile farlo per due persone che passano la propria vita sotto copertura, senza poter dire cosa si sta facendo e dove si è. Bhè, però adesso pare mi abbiano
affibbiato Axel come 'angelo custode', si permette anche di farmi le raccomandazioni! Sbuffo rileggendo quella mail.
< Fai attenzione, Cesare. Nulla è mai come sembra.> 
Che frase strana detta da lui. Mi manda una mail solo per dirmi questo? Non è neppure firmata, ma so che è lui, lo riconosco da . . dalle 'sensazioni' che sento dietro quelle parole. Anche lui lo sa, è per questo che non ha sentito il bisogno di mettere il suo nome in fondo allo scritto ma . . ma perché questo avvertimento? Non faccio un lavoro 'normale', so che i miei colleghi sono tutti pronti ad accoltellarmi alle spalle, so bene che la finzione è pane normale per chi vive in questo modo. Ma perché proprio ora ha sentito il bisogno di dirmelo? Ho bisogno di tempo per rimettere insieme le idee, è come se l'ingranaggio del mondo che mi circonda non funzionasse più come dovrebbe.
Sento qualcuno bussare alla porta della mia suite, cancello la mail prima di connettermi con i miei poteri e Lars e scopro che è lui, lì fuori. Sorrido appena dicendogli di entrare.
Sembra felice, intorno a lui c'è come una strana tensione, è vero, ma non ho nessuna intenzione di sprecare energie con lui. Mi si avvicina con un sorriso.
"Cesare, io volevo . . dovevo ringraziarti!"
Sollevo il capo guardandolo con un'espressione che non dev'essere troppo stupita ma più annoiata che altro. "E per cosa?"
Lui si stringe nelle spalle poi muove una mano nell'aria. "Per . . per lui. E' tanto bello, vero?"
Lui? Gli sorrido appena, asciutto e distante, con una lieve vena di sopportazione. Pietro, ovvio. Fascino da vendere, non c'è che dire, e ha colpito anche il bambino qui . . semplice, a dire il vero, Lars non è molto difficile da conquistare. Mi stringo nelle spalle. 
"E' troppo in alto per te, lascialo perdere. E guai a te se gli dai fastidio."
Credo che si stesse aspettando un'altra risposta, china il capo poi mi sorride timido. "Posso farti un massaggio sulle spalle? Sembri molto nervoso."
Sogghigno tirandomi le braccia sopra il capo, arcuando la schiena. Sento la tensione annodarmi i muscoli e il lieve dolore che ne segue mi fa arricciare le labbra. Pietro è in video riunione nella sua suite, io è da tutto il giorno che lavoro. . guardo fuori e mi accorgo che dev'essere pomeriggio inoltrato. Soffoco uno sbadiglio. 
"Non sono nervoso, ma un massaggio lo accetto volentieri."
Lars ha delle mani proprio deliziose, pure quando, maledette quelle ditina tanto sottili, s'infilano esattamente nel punto in cui i muscoli s'impiantano sulle ossa. Oh, certo, sono molto rilassanti ma fanno un male terribile! Sogghigno appena ad una pressione più forte delle altre. 
Lars è leggero, non lo sento quasi quando si mette a cavalcioni su di me, io coricato sul letto, lui appoggiato lievemente alle mie cosce. Si muove su di me con perizia, scaldandomi la pelle con la frizione dei suoi palmi lubrificati da olio di mandorla che riempie la mia stanza da letto col suo aroma strano, denso e avvolgente. Affondo il capo nel cuscino con un sospiro profondo, non mi ero accorto di essere così sfinito, ma la tensione nervosa mi sta davvero uccidendo. Non ho tempo di rilassarmi, non ora, non nella posizione in bilico tra il paradiso e l'inferno in cui sono ora, Lars mi è davvero d'aiuto, nonostante mi farei uccidere prima di dirglielo.
"Cesare . . "
Lars sussurra, chinandosi su di me, sento il suo petto nudo premermi sulla schiena, non mi sono neppure accorto che si fosse spogliato. Sorrido in silenzio, mi si struscia addosso come un gattino, appoggia le braccia alle mie, aderisce perfettamente al mio corpo e mi accarezza con movimenti lievi e sinuosi del suo corpo.
"Sei una bestiolina lussuriosa . . non sei nato che epr scopare . . "
Lui mi bacia una spalla poi il collo, mi mordicchia il lobo dell'orecchio destro e mi solletica la pelle con i suoi capelli sciolti che, biondi e chiari, mi scivolano addosso. Si solleva appena e si immobilizza, come a fissarmi i muscoli sulle spalle. Sento la sua lingua liscia e tiepida sfiorarmi appena una delle quattro cicatrici parallele che degli artigli affilati come rasoi mi hanno lasciato sulla pelle tanti anni fa e mi ritrovo a tremare. Lui trattiene il fiato..
"Cesare?"
"Hm?" Strano, non è uno di quegli amanti che continuano a chiacchierare.
"Questi segni . . te li ha fatti Wolverine?"
Sposto lievemente il peso del corpo sugli avambraccio e poi mi volto sotto di lui, me lo trovo seduto sempre sulle cosce, ma questa volta lo fisso negli occhi, lui arrossisce.
"Come fai a sapere il suo nome?" 
Lars arrossisce ancora di più cercando di farsi piccolo, ma le mie mani piantate sui suoi fianchi gli impediscono di scappare via, il suo corpo un fascio di nervi . .
"Scusa se te l'ho chiesto, io non . . "
Sollevo un sopracciglio leccandomi le labbra, il mio sguardo diventa sempre più scintillante e pericoloso. "Non mi hai risposto."
Lui scuote la testa, i capelli tenuti stretti sulla nuca da quella che sembra una striscia di stoffa scura, poi prende un lungo respiro.
"Me l'ha detto Pietro . . mi ha fatto vedere . . alcune foto dei vostri . . nemici."
"Pietro?"
Il suo rossore è ormai avvampante, la mia risata lo stupisce più di uno schiaffo. Allora è lì che ha passato tutto il pomeriggio, prima che lui iniziasse la sua riunione! Per un periodo avevo anche pensato di cercarlo tramite i miei poteri, ho perfino avuto il dubbio che  potesse fare il doppio gioco! Sogghigno amaro. Perché mai preoccuparsi di un semplice genezero? Non può neppure pensare di farmi qualcosa di male, lo saprei immediatamente, e immediatamente gli staccherei la testa da quel suo graziosissimo corpo. . Lui si stringe nelle spalle, lievemente affranto.
"Non . . non voglio che tu . . tu pensi che . . che ti ho tradito . . "
Sorrido. Per una volta dolce, gentile, comprensivo anche. La prima e ultima volta che gli dono un'espressione simile e lui non mi sta guardando. Allungo una mano e gli sfioro il viso delicatamente, gli affondo le dita fra i capelli e lo tiro verso di me. Lo faccio appoggiare all'incavo della mia spalla, sento il tepore lieve della sua pelle, il suo fiato sfiorarmi il collo e lo abbraccio. Sento le sue ossa sottili tra le braccia, sento il suo corpo sottile e tiepido, il suo cuore che batte tranquillo contro il mio petto e chiudo gli occhi aspirando il suo profumo lieve che sa di spuma di mare e di vento gelido che proviene dal nord. Non riesco a comprendere da dove sia nata tutta la tenerezza che mi sta riempiendo il cuore, so solo che . . che ho voglia di regalare un po' di dolcezza a questo scricciolo. 
Gli sfioro il capo gentilmente. "No, non preoccuparti."
Non so dirgli altro, non ne ho voglia, non ne ho la forza. Chiudo gli occhi e gli sfioro la schiena a lungo, lentamente, su e giù, lui si rilassa, diventa improvvisamente piccolo e vulnerabile, più di quanto sia mai stato e io mi trovo stranamente bene lì con lui. Al suo fianco. Sorrido tra me e me.
Potrebbero essere le mie ultime ore, e se fossi trasferito davvero sulla base lunare Lars non potrebbe mai seguirmi. Dovrebbe essere ucciso, dopo tutto è solo un genezero . . l'idea mi urta. E' lì fra le mie braccia, un cucciolo inerme e fiducioso, tiepido e dolcissimo, no voglio doverci pensare, non ora. No.
Un colpo di reni e lo faccio scivolare sotto di me, Lars spalanca quegli occhi chiari e mi sorride timido, io non gli rispondo, mi sono già lasciato andare troppo . . ma c'è il suo collo, dolce e invitante in cui affondare le labbra e i denti. I suoi mugolii sottili riempiono l'aria, mi artiglia i capelli e sorrido a sentirlo ansimare spalancando le gambe, sollevando il bacino per premerlo contro le mie anche. Piccolo vizioso . . Gli mordo le spalle e lui geme scuotendo il capo da una parte all'altra, trema sotto di me, quando mi metto seduto per slacciargli i calzoni lui, ubbidiente, non muove un muscolo ma . . vorrei non dimenticare mai quel volto tanto bello trasfuso dal piacere com'è ora. Sembra veramente lui solo quando gode, forse è davvero una creatura nata solamente per questo, dopo tutto chi conosce a cosa ci destina il fato?
Lo mordo di nuovo sul petto, con forza, gli lascio aloni rossi sulla pelle, lo faccio gemere e arcuarsi sulla schiena, arcuandosi sotto di me, contro il mio corpo. Stringe i denti e affonda le dita nelle lenzuola singhiozzando un 'ti prego' che forse mi sogno, che forse desidero ma che non ho bisogno di sentire per leggere dentro di lui
"Ce . . Cesare . . uhn . . .!"
Sobbalza quando gli poso le mani sulle ginocchia e gli spalanco le gambe, il suo bel cazzo già gonfio e lucido. Lo guardo di nuovo per un lungo istante, gli occhi socchiusi, la pelle che trema, tutto il suo corpo teso nello spasmo che precede . . che precede il mio ingresso in lui. Non si fa mai fatica a scivolare in lui, le sue gote si inumidiscono dalle lacrime, ma sorride e i suoi gemiti sono esclusivamente di piacere. Non gli importa che io non mi sia spogliato del tutto neppure questa volta, che lo prenda come se fosse una prostituta, non mi chiede nulla se non di . . amarlo, ogni tanto. Mentre affondo ritmicamente in lui e lui geme e urla e piange e gode, mi chiedo come mai io abbia utilizzato quel termine proprio oggi, proprio in questo momento. Non lo sto amando . . lo sto . . scopando . . Non ho voglia di pensarci, ho voglia di .. guardarlo, ho voglia di vederlo venire, ho voglia di godere e farlo godere. Lars mi artiglia le spalle, chiama il mio nome scandendolo come se fosse una dolcissima nenia in cui i nostri respiri si fondono, lo sento gemere sempre più forte, il fiato sempre più corto, sento il suo seme tiepido scivolarmi sul ventre e gli vengo dentro come a rispondere a un arcano richiamo. 
Lo guardo lasciarsi andare sul  lenzuolo con un sospiro soddisfatto. Esco da lui con delicatezza e non so improvvisamente che fare. Cosa sta succedendo?
Scuoto il capo con rabbia mettendomi a sedere. 
Lo sento muoversi per guardarmi in viso, le guance arrossate, un dolce sorriso sul volto languidamente rilassato, io gli ghigno in risposta, mi metto in piedi e mi levo i pantaloni.
"Vado a farmi una doccia."
Sì una doccia bella fredda, anzi proprio gelida. Apro l'acqua e m'infilo sotto senza neanche pensarci, mi spalmo di enormi quantità di bagnoschiuma come se volessi cancellare anche la minima traccia di quel contatto . . non è la prima volta che scopo con Lars! Maledizione! Ma dentro di me so cosa c'è che non va . . dannazione . . è un genezero! E' uno schifoso genezero che andrebbe a letto con chiunque fosse disposto a infilarglielo nel culo! 
Stringo gli occhi con forza e mi impongo di controllarmi. Il fiato, per prima cosa devo regolare lui, poi i battiti del cuore, ora va troppo veloce, ora è troppo accelerato. . passano secondi lunghi come minuti, lunghi come ore in cui l'acqua mi scivola addosso e io riprendo controllo su me stesso, sui miei pensieri e sui miei sentimenti. Finalmente riprendo a respirare guardandomi le mani che si aprono e si chiudono davanti ai miei occhi. Io sono di nuovo io, Io sono di nuovo Cesare . . bene . .  chissà cosa diavolo m'è preso?
Mi avvolgo nell'accappatoio e non ho che un sospiro seccato quando sulla soglia del bagno trovo Lars avvolto nella mia camicia. Le brutte abitudini non le ha ancora perse, noto, ma non dico nulla. Lui cerca di sorridermi poi mi chiede se voglio un tè.
"Perché no?"
Ho voglia di qualcosa di caldo, dopo la doccia gelida, ho voglia qualcosa che riempia la stanza col suo aroma, che saturi il mio respiro e quando, finito di indossare i pantaloni, mi dirigo nel salotto della suite, trovo Lars e due tazze fumanti.
C'è come una zanzara che mi ronza nel cervello e ogni tanto si ferma solo per punzecchiarmi. C'è qualcosa che non va, qualcosa che non funziona, ma cosa? Sono un empate ma mi sento stranamente confuso, i miei poteri non hanno mai sbagliato ma è come se ora fossero . . appannati. Pietro? Potrebbe provenire da lui, potrebbe essere un effetto collaterale di quello strano schermo di  cui si è dotato per mettersi al riparo da me? Non sarebbe poi così assurdo, dopo tutto credo che stiano parlando di me, eppure . . <Fai attenzione, Cesare. Nulla è mai come sembra.>
Axel, cazzo, perchè non sei qui a spiegarmi cosa volevi dirmi? Perché non mi aiuti a capire . . nulla è come sembra . . nulla è *mai* come sembra, lo so bene! Regola numero uno: non dare mai nulla per scontato; comportati come se quello che hai di fronte fosse un bugiardo notorio. Non fidarti mai di nessuno.
Mai.
Mi passo una mano davanti agli occhi. Che succede?! Ho lo sguardo un po' appannato, non riesco a mettere a fuoco le cose . . Lars si alza in piedi accanto a me e improvvisamente la verità mi colpisce come un pugno in pieno stomaco. Le tessere del mosaico si mettono miracolosamente insieme nella mia testa e capisco . .  nulla è come sembra.
Lars è un genezero.
Non fidarti mai di nessuno. .
Lo schermo per i miei poteri.
Cesare, nulla è mai come sembra . .
<Gli scienziati l'hanno studiato non per un soggetto con cui un empate dovrebbe trovarsi direttamente a interagire.> E' fatto per comprimari. Per persone a cui riserverei solo una rapida scannerizzazione.
Comportati sempre come se fossi circondato solo da bugiardi.
Lars è un genezero . . una nullità . . non vale la pena che analizzi in profondità la sua mente limitata . .  non vale la pena che scannerizzi il suo passato . .
Non mi sono *mai* preoccupato di Lars . .
Lars non vale nulla . .
Boccheggio sollevando lo sguardo su di lui, una figura indistinta a pochi passi da me.
Lars . . Lars mi ha mentito.
E' lì, basterebbe allungare una mano per toccarlo ma non ne ho la forza.
Devo stringere i denti per alzarmi in piedi e non mi stupisce l'arma che gli vedo brillare fra le mani. Lui no mi può uccidere in altro modo .. e non avrebbe mai avuto la possibilità di farlo se non mi avesse fatto questo. . veleno nel tè. L'errore più stupido che potessi fare.
Lo vedo sorridere, un lampo candido che attraversa la macchia chiara che dev'essere il suo volto, l'arma che si solleva e io che non so far altro che guardarlo. Stupido, stupido, stupido . . come ho potuto essere così stupido?
Non mi merito altra fine, visto come mi sono fatto mettere nel sacco da un . . genezero?
Questa volta sogghigno amaro.
"Dimmi . . dimmi almeno qual è il tuo potere."
Lo sento ridere, una risata tagliente, cattiva, divertita. "Sono un telepate. Potevo leggere in te, i tuoi pensieri, mentre tu. . tu non puoi far altro che intuire i miei sentimenti, le mie reazioni emotive. Non eri degno di ricoprire l'incarico che volevano affidarti. Ma adesso la gara è finita."
Un telepate. "Mi hai schermato con i tuoi poteri?"
"No, scemo! Con un modello miniaturizzato dello schermo di cui Milord Pietro ti avrà sicuramente parlato. Non hai mai creduto che uno con la faccia come la mia . . che un genezero con un corpo così potesse essere un tuo pari, vero?"
Scuoto il capo, svuotato da qualunque sentimento. "No, mai. - amarezza, solo ammarezza e vuoto. - E' stato Milord Magneto a ordinarti di uccidermi?" 
Lui ride di nuovo. "Era in corso una gara, Milord Magneto stava cercando il miglior 'secondo' possibile per suo figlio, e i due candidati migliori eravamo io e te ma tu eri il favorito. E' stata indetta una gara, di cui non eri stato messo al corrente: se ti avessi ucciso, il posto sarebbe stato mio. E ora . ."
Sento lo scatto del grilletto e percepisco anche la sua lieve irritazione.
Avrebbe preferito scappassi, mi dibattessi, ma non faccio nulla di tutto questo. Aggiungere disonore a disonore? Mai. Io non scappo. Mi trovo a sorridere.
"Hai avuto bisogno di una squallidissima droga per vincermi, grande telepate!"
Se una parte di me è già rassegnata, l'altra è lì che mi urla di cercare un varco . . è un telepate, probabilmente i suoi poteri sono davvero superiori ai miei ma non è solo una questione di quantità, dipende da quanto li sa usare.
Rabbia, eccola! Ondate prima lievi poi, sforzandomi per focalizzarmi su di loro, le vedo, un piccolo cuore palpitante, l'origine delle sue emozioni che mi è sì occultato dallo schermo ma ora non mi è più irraggiungibile . . dannazione, non ora che rischio il tutto per tutto. . .che può capitarmi di peggio che morire?
"Ti saresti meritato molto meno!"
Sentirei appena il calcio della pistola schiantarsi sulla mia tempia se non fosse per la miriade di farfalline luminose che mi scintillano davanti agli occhi, mi accascio a terra come una bambola senza forze ma sono concentrato verso ben altro, verso la crepa che vedo allargarsi davanti a me, da lì posso entrare . . da lì posso attaccare. Ed è la sua rabbia a indicarmi la via. E' la sua rabbia la mia arma.
Abbassa la pistola, sento l'acciaio gelido contro la nuca e io che mi spingo sempre oltre, sempre più a fondo, cancellando il suo volto dalla sua mente, il suono della sua voce, il calore della sua pelle. Lui è un nemico, e cosa si fa con un nemico? 
Lo si uccide.
Se non si può ucciderlo?
Lo si rende inoffensivo.
Un empate cosa può fare a un nemico per renderlo inoffensivo per sempre?
Lo si . . fa implodere.
Io non sento i pensieri di chi mi sta intorno, è vero. Non sono un telepate, non ho la loro forza, non ho il loro supremo controllo sulla materia. Non posso spostare oggetti da lontano, non posso dar fuoco ad oggetti infiammabili, non posso trasmettere discorsi o frasi, no. Ma io sento sensazioni e posso . . posso manipolarle. E le sensazioni portano dritte al cuore di una persona.
Sorrido a me stesso. Cesare potrà essere sconfitto, ma se dovrà morire, non lo farà di certo da solo.
Il mio attacco è più rapido di una pallottola. Una persona non può contenere più di una certa quantità di emozioni, l'odio, poi . . l'odio brucia, uccide dall'interno, avvelena. L'odio non è un sentimento da provare alla leggera e lui . . ho visto giusto . . lui non ha controllo. Non ne ha neppure uno straccio.
Lui è il nemico, non Lars, Lars non c'è più. Il mio è controllo, guarda come si fa, piccolo, sciocco, potentissimo telepate!
Lars non c'è più, e non essendoci io non ho remore. Il nemico non lo conosco, non ha volto, non ha un nome, è una cosa anonima. La mia vita o la sua? Io preferisco al mia, chiunque lui sia. . . . è solo un nemico . .
  . . un nemico.
Sento il mio potere esplodermi dentro come una supernova, incanalo l'energia seguendo la strada tortuosa che si snoda intorno a quel raggio luminosissimo di odio che m'investe e lo colpisco. Il suo centro vitale, la sede delle sue emozioni, delle sue sensazioni, così legato alla vita fisico psichica di una persona. Non lo distruggo, no, no  potrei, ma posso . . posso sovraccaricarlo.
Il telepate non se ne accorge, è stato addestrato a seguire i processi logici di una persona, e io . . io non 'funziono' in questo modo. I miei pensieri non sono pensieri razionali, sono scariche di sentimenti e immagini senza corpo che attraversano il mio corpo, facendomi ribollire il sangue e interessando il cervello solo di sfuggita. La mia è una reazione estrema e istintiva, lui non mi sente entrare in lui, non capisce. 
Sono i suoi ultimi attimi e non lo sa.
La pallottola è pronta in canna, la polvere da sparo esplode . . L'odio sale e sale e brucia e annienta e distrugge . . lui muore e non lo sa.
La pallottola percorre la canna a velocità folle . .
Non ci sono più difese, il suo corpo sta diventando solo un simulacro che contiene solo degli organi funzionanti ma senza più uno scopo. Le sensazioni scatenate possono distruggere un cervello, un cuore . . e poi, il resto cos'è?
Sento chiaramente il sibilo della pallottola che esce dalla canna della pistola, il rumore che ho imparato a riconoscere tanti anni prima, e sento l'urlo angosciato di un uomo che si vede morto senza capire dove sia la ferita da cui è sgorgato il sangue che l'ha abbandonato.
Sorrido. Perché tu non puoi vederla, la ferita, ma agli occhi del mio potere, essa è chiara e netta, ti sta tagliando in due, avvelenando i gangli nervosi, spaccando il cuore . . e morirai come meriti, come una persona che non sa neppure cosa sia il controllo, senza sapere cos'è stato che ti ha ucciso.
Io ti ho ucciso, telepate.
Io ti ho ucciso, Lars . .
Questo è il mio ultimo pensiero, che mi esplode nel cervello insieme all'urlo umano e a quello meccanico. Poi crolla il buio su di me, mi avvolge e non c'è altro.



 
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