PARTE: 7/?
NOTE: Cesare e Lars sono personaggi miei, mentre Erik e Pietro appartengono
alla Marvel USA e non mi pagano per utilizzarli in questa maniera!
Saijinat
di Dhely
Grand Hotel Esplanade
La suite migliore e più cara, ultimo piano di un meraviglioso palazzo, un
capolavoro di design affacciato sul Landwehrkanal e sullo Zoolischer Garten.
Uno dei luoghi più incantevoli di questa città, che amo di più. Non c'è
il rumore tipico di un centro città, c'è solo . . sospiro, il medico che
lavora intorno al mio braccio sinistro scuote il capo.
"Più di così non posso fare, rimarrà di certo il segno."
Una cicatrice in più, che importa? Nulla, se non che questo sarà il
ricordo di una mia mancanza, di un mio terribile errore. Non sono stato
all'altezza.
. questa sacrosanta verità mi rimbalza nel cervello e non c'è altro da
aggiungere. Ovviamente la missione ha ottenuto una meravigliosa riuscita, ci
siamo impossessati del plutonio che ora è in ottime mani, gli ordini sono
stati eseguiti senza la minima perdita, Erik non potrà che ritenersi
soddisfatto di noi . . ma io mi sento uno schifoso rifiuto, dopo tutto non
mi merito null'altro.
Fisso di sfuggita la fasciatura candida sul braccio poi sospiro osando
sollevare il capo mentre il medico di fiducia della Confraternita scompare
dietro una porta. Pietro è seduto di sbieco su una poltrona ampia e comoda,
di fronte a me, in una mano tiene un bicchiere, martini bianco senza
ghiaccio, l'altra, puntellata sul bracciolo gli sostiene il volto
impassibile, un'espressione che sembrerebbe rilassata, tranquilla, se non
avessi imparato a conoscerlo. Sta pensando, come fa sempre, i suoi occhi
troppo chiari mi lasciano vedere le ombre dei pensieri che gli corrono nella
mente alla velocità fenomenale con cui funziona tutto il suo corpo. Mi
fissa duro negli occhi, sostenendo il contatto visivo senza neppure sbattere
una volta le palpebre poi mi concede una specie di sorriso, semplicemente le
labbra che si piegano un poco verso l'alto.
"Vuoi qualcosa da bere?"
Scuoto il capo guardando fuori dall'ampia finestra. La suite è immensa, sembra
una piccola, raffinatissima reggia, e a me e a Lars sono state assegnate due
stanze solo poco più piccole, accanto a quella di Pietro. Il medico è un
mutante di Berlino, con una copertura perfetta, nessun altro con noi, Pietro
ha sempre preferito non avere troppa gente fra i piedi e lo comprendo.
Questa volta . . questa volta sì che avrei voluto essere da solo. .
Lars è al mio fianco, lo sento in piedi, preoccupato fissarmi, richiedere
in silenzio una parola, un mio gesto, ma non ne ho per lui. No, per lui no.
Lui.
Maledetto lui e la sua tendenza a ficcare sempre il naso nelle questione che
non gli dovrebbero interessare! Come ha osato . . come si è permesso
disubbidirmi così clamorosamente . . deglutisco ritornando a fissare lo
sguardo in quello di Pietro. Lo sa lui come lo so io: senza Lars . . Pietro
sorride, ben più asciutto e ghignante.
"Non mi avevi detto che il tuo genezero fosse un professionista."
Tremo. E' come se mi avesse pugnalato, con quegli occhi di ghiaccio non è
difficile fare un paragone simile. Stringo i denti per un attimo poi
annuisco con un sospiro.
"Non è un professionista. Ha compiuto un'azione che gli avevo
espressamente proibito. Anche se . . - mi trema la voce - . . anche se
è grazie a lui che ora sono qui."
Pietro scuote appena il capo. "Succede che i principianti abbiano
fortuna."
Già, fortuna. Non gli era 'piaciuta' una persona e l'aveva seguita anche se
la cosa non rientrava nei suoi compiti. L'avrei scuoiato vivo, abbandono del
posto assegnato, disubbidienza plateale dei mie ordini, se non fosse che
quell'uomo era davvero una spia, pronto a farci saltare per aria insieme a
svariati chilometri quadrati di territorio. Il plutonio fa gola a molti e
molti temono l'idea che un materiale simile cada fra le mani di mutanti. Sta
di fatto che Lars *mi* ha salvato la vita. La mia, quella di Pietro, ha dato
un contributo fondamentale alla missione, il plutonio, le nostre
coperture . . Poi mi stupisco di sentirmi una merda . . un genezero.
Che vergogna immane!
Lars mi s'inginocchia al fianco. "Cesare? Ti fa molto male?"
L'orgoglio da morire, la ferita . . sbuffo stringendomi nelle spalle.
"Un graffio." Palle, quel cazzo di laser mi è quasi arrivato
all'osso, ma chissenefrega, non è proprio il momento, questo. Lars se ne
accorge dal mio tono di voce, si agita in silenzio un poco poi, stranissimo,
un gesto gentile da parte di Pietro. "Lascia in pace il tuo padrone, ha
altro da fare, ora, che stare lì a preoccuparsi della tua
preoccupazione."
Un altro brivido che mi trapassa il corpo da parte a parte. Lars si scuote,
fissandolo con aria interrogativa, poi sospira, chinando il capo e
mettendosi in piedi con un'aria assolutamente infelice. "Sono stato
congedato?"
Sì, sì, vattene, maledetto schifoso! Da quando sei entrato nella mia vita
mi va tutto storto, cazzo! Era una prova, dovevo dimostrare quanto valessi
al figlio di Erik e invece l'eroe della situazione l'ha fatto lui! Questo
lurido, inutile genezero!
Pietro mi spiazza di nuovo. "No, se vuoi puoi rimanere.- si passa una
mano fra i capelli con un gesto secco del capo gettato all'indietro - Dopo
tutto hai lavorato anche tu."
Lars trema visibilmente al mio fianco, poi sorride dolce, uno dei suoi
soliti sorrisi pacati in grado di far sciogliere anche le pietre e gli va
incontro. Balzo sulla poltrona quando lo vedo al suo fianco, così vicino al
figlio di Milord che è quasi un'eresia ma lui fa finta di niente e continua
a sorridere, dolce e ingenuo. "Grazie, signore. Posso sedermi qui
vicino?"
Ecco, adesso Pietro si alza, gli punta alla tempia una pistola e spalma il
suo microscopico cervellino sulla moquette . . invece no! Muove una mano
leggera nell'aria, annuendo senza dire una parola. Devo avere una faccia da
idiota di prima categoria, ci metto qualche secondo a riavermi dallo shock,
lasciando tutto il tempo a Pietro di vedermi, farsi la sua idea di me e
chissà quanto è poco lusinghiera. Mi scuoto con un sospiro appoggiandomi
di nuovo allo schienale della poltrona. Non capisco perchè Lars ha la
possibilità di rendermi sempre così nervoso. Forse perché è un idiota e
continua a comportarsi da tale? So solo che ora ce li ho davanti: Pietro
sempre di sbieco sulla poltrona,
una maglietta aderente nera a mezze maniche, un paio di pantaloni color
antracite elasticizzati, il bicchiere in mano, quell'espressione tanto
impassibile quanto conturbante sul volto; ai suoi piedi, appoggiato alla sua
poltrona, Lars, un maglioncino a collo alto color azzurro cielo, un paio di
jeans, i capelli sciolti, il capo inclinato di lato, gli occhi socchiusi,
sorridente e fiducioso che sembra un cucciolo . . sono così belli
insieme .. non riesco a non pensarci e anche se è la verità la cosa mi lascia un
po'
sconcertato. Mi passo una mano sugli occhi poi sospiro. Lui è troppo simile
a Erik . . mi fa male solo a guardarlo . .
Mi schiarisco la voce. "Signore, i rapporti sono stati inviati, il
materiale
pare arriverà secondo programma."
"Il viaggio del materiale non c'interessa più, noi abbiamo fatto il
nostro
lavoro, il resto . .bhè, saranno altri a doverci pensare. Adesso rilassati
Cesare, non è necessario che ti senta in trincea 24 ore su 24."
Scuoto il capo. "Lo sono sempre stato, Signore."
E ora sto per essere sbattuto fuori. Dio, come ho fatto a essere così
stupido? C'era il pericolo di spie ma perché l'unica presente proprio sui
piedi a Lars doveva passare? Perché come un cretino non ho pensato che la
postazione data a lui era la meno importante, e chiunque con un minimo di
cervello avrebbe immaginato che lì avremmo posizionato il meno preparato
del
gruppo? Era il luogo migliore per tentare di intrufolarsi . . Solo che Lars
s'è dimostrato più sveglio di quel che pensassi e ha salvato tutto,
distruggendo me, di sicuro la mia carriera . . non riesco proprio a
ricordarmi perché l'ho preso con me, oltre al trascurabile fatto che è
proprio meraviglioso a letto.
E poi c'è Pietro. Cazzo, identico a suo padre! Quegli occhi,
quell'espressione, quel . . quel corpo! Non ha molti più anni di me e,
nonostante il fatto che io sia un empate e per cui riesca a intuire i suoi
desideri e le sue sensazioni ben prima che le esprima, mi sento lievemente a
disagio con lui. Ha un potere stupidissimo! Semplicemente il suo metabolismo
è accelerato, può muoversi e correre superando la barriera del suono,
vero,
ma non è invulnerabile, non ha chissà che capacità d'offesa o che . . rispetto a suo padre davvero non vale nulla, dal punto di vista del potere
mutante, ma ha carisma da vendere. E' nato per essere capo. Arrogante,
sfacciato, sicuro, scaltro, intelligente . . affascinante . . mhm . .
metabolismo accelerato, eh? Chissà se anche . . scuoto il capo. Che vado a
pensare? Devo puntare in alto, va bene, ma già solo il fatto che possa
sbattermi Axel tutte le volte che lo incontro dovrebbe bastarmi, Pietro è
troppo superiore a me e poi . . bhè, non riesco proprio a immaginarmelo
'sotto' di me. Un ghigno mi torce le labbra e lo stesso si riflette nel
giovane uomo che ho davanti.
Che abbia capito? Può darsi, non è scemo, ma questo non cambia nulla. Vedo
una sua mano, affusolata e bianca, muoversi e scendere sul capo di Lars, le
sue dita sottili scivolargli fra le ciocche dorate fino a sfiorargli una
guancia appena rosata. Lars solleva il capo con un luminoso sorriso, arcua
il capo all'indietro cercando di catturare lo sguardo di Pietro che non s'è
staccato dal mio. Sta analizzando le *mie* reazioni, non quelle di Lars,
ovviamente.
"Sembra un gatto."
Intende Lars, ovviamente. Sì, l'associazione mentale mi è venuta alla
mente
varie volte. Gli sorrido scuotendo appena il capo. "Sembra un micino,
ma
dietro quella bella maschera si nasconde una creatura . . mhm . .
viziosa."
Pietro solleva appena un sopracciglio, mi lancia un'occhiata di ghiaccio e
si volta appena verso il soggetto della nostra discussione "Ah, adesso
si
dice così?"
Annuisco in silenzio alla luce della pacata battuta. Dopo tutto lo sto
analizzando anch'io, sa prendere la cosa con tranquillità, e ha subito
capito a cosa alludevo. Forse . . e al solo pensarlo mi si blocca il cuore
in gola . . forse non è inavvicinabile come suo padre.
"Non so trovare modo più gentile per descriverlo."
Ritorna a guardarmi. "Sei fortunato, non è facile trovarne di così
belli."
Mi metto più comodo, sono a mio agio nelle discussioni a più livelli e con
triplici, quadrupli sensi nascosti dietro il significato primo delle parole.
"E le assicuro, Signore, di anche così docili."
Si china verso di lui facendogli sollevare il volto. "Ma quanti anni
ha? -
Parla a me, non a lui. Sorrido. Ovvio, lui non è una persona degna di una
domanda del figlio di Erik. - Sembra di quell'età in cui o sono stati
addestrati da piccoli, oppure sono molto indisciplinati."
"Non lo so di preciso, non gliel'ho mai chiesto e non credo che lo
sappia
neppure lui con certezza - il suo sguardo ritorna su di me, mentre quello di
Lars vaga incredulo tra me e Pietro - Non so se la cosa le interessa, ma non
è stato addestrato prima che lo conoscessi io, e io . . bhè, ho sempre
avuto
altro da fare che . . "
Pietro sorride lasciandolo andare "Immagino. Il tuo curriculum è impressionante. Ma l'hai provato immagino, o non l'avresti tenuto con
te."
"Sì signore. - sorrido, questa volta di cuore . Muovo una mano,
indicando il
piccolo bastardo dissoluto faccia d'angelo. - E' docile ed ubbidiente,
impara in fretta e . . non si lamenta mai. Se è interessato a . .
all'argomento, signore, glielo consiglierei. E' davvero notevole."
Pietro ride, una risata secca e breve, amara e tagliente che è in grado di
far fermare il cuore in petto a uno più fragile di me, Lars si spaventa ma
non fugge al contatto della mano del mutante che gli sta ancora sfiorando i
capelli, si limita a fissarmi, gli occhi spalancati in una muta richiesta di
soccorso.
"Mi stai offrendo il . . pezzo migliore della tua collezione?
Mi appoggio comodamente alla spalliera della poltrona. "La mia fama sta
raggiungendo anche i luoghi più inaccessibili, pare. - lui ha un movimento
impercettibile ma sento la tensione che sta scemando, in me e in lui, siamo
vicini ad un accordo, Lars gli piace tanto quanto piace a me, possiamo
arrivare a un franco e indolore compromesso, pare - Ma è decisamente
immeritata. E' un caso che in questo periodo mi sobbarchi il peso di un
genezero simile, anche se tanto dotato."
"Un caso? Non direi. Se è davvero bravo quanto dici merita un po' di
fatica,
no?"
La sua mano gli scivola di nuovo sulla guancia tenera, poi passa oltre, gli
sfiora il collo facendolo tremare, arriva appena a toccargli le spalle e
ritorna su, prendendogli il mento nel palmo e obbligandolo a mettersi
in
ginocchio. Lars ha gli occhi spalancati, si sforza di non muoversi e, al
contempo, di mantenere un contatto visivo con me. Cosa pensa che farò?
Nulla, ovviamente. Se il mio capo ha voglia di scoparlo . . bhè, glielo
posso di certo prestare. Gli sorrido senza calore e vedo i suoi occhi farsi
lucidi di lacrime. Ecco, adesso si mette a piangere ma gli basteranno due
sberle date bene che Pietro si accorgerà di quanto è lussurioso questo
genezero e saprà apprezzare il mio regalo al meglio.
Mi alzo in silenzio, con gli occhi di entrambi sempre piantati addosso.
Pietro mi fissa, continuando a studiare ogni mia mossa, sento che si aspetta
qualcosa, che per lui non è ancora finita, ma adesso tocca a me . .come gli
scacchi, mossa e contromossa, lui ha toccato Lars, adesso sono io a dover
muovere.
" Signore. - scatto sull'attenti poi mi sciolgo un po' in un mezzo
sorriso -
buonanotte a entrambi."
"CESARE!"
L'urlo di Lars mi impietrisce lì. Anche Pietro sembra stupito.
Lars non s'è mosso, non s'è allontanato dal contatto con la mano nuda del
mutante dai capelli d'argento, ma ha le guance solcate da lacrime e mi
guarda, mi fissa con le labbra che tremano, le mani che artigliano la stoffa
di broccato che ricopre la poltrona. Per un secondo non so che dire né che
fare. Pietro ha assunto una strana espressione curiosa, Lars ha fatto la
mossa al posto suo e io sono di nuovo sotto i riflettori. Per un attimo
intuisco qualcosa, un desiderio troppo rapido perché riesca a fissarlo ma
abbastanza forte per riuscire a percepirlo, comunque non sono qui per
soddisfare tutti i suoi desideri e poi . . non mi sono forse già scoperto
troppo.
Un calmo, pacato sorriso diretto a Lars. "Non essere sciocco. Fai il
bravo."
Lui singhiozza. "Avevi detto che saresti stato solo tu il mio * xazajin*!
Il
mio . .padrone . . !"
Sorrido. "Mettiamola così, Lars, lui è il mio padrone . . .per cui è
il
padrone del tuo padrone, capisci?"
I singhiozzi si fanno più lievi, socchiude gli occhi, sembra rassegnato
quando Pietro si decide a parlare. Gli libera il viso e con dolcezza gli
asciuga le lacrime con la punta delle dita. La sua espressione è tutto
tranne che dolce quando gli parla, ma è pacato, sicuro. Avevo visto giusto,
allora.
"No, piccolo Lars, no. Non piangere. Il tuo . . padrone non andrà via
. .
starà qui, se lo vuoi vicino."
Deglutisce stupito, sollevando lo sguardo annegato nelle lacrime in quello
chiarissimo, più chiaro del suo, di Pietro e poi si volta verso di me con
un
sorriso. Incontrando la mia solita espressione immobile si blocca,
titubante.
"E dovrei sacrificarmi per un genezero?"
Il mio ringhio è una lieve parodia di un reale tono seccato ma Lars si
ritrae. Pietro mi risponde con sconcertante franchezza.
"Dopotutto gli devi la vita . . e poi . . "
Silenzio. Gli sfiora la nuca, leggero, lentamente, con l'altra mano gli
tocca appena le guance, le labbra poi scende verso il collo, segue il
contorno del petto al di sopra del maglione leggero, poi ritorna su, alle
spalle che tocca leggero, movimenti rapidi e circolari, in punta di dita e
lui rimane lì, immobile a fissarlo, senza capire . . Sorrido a mia volta.
E'
questo il gioco a cui il mio signore vuole giocare? Bene.
Molto, molto bene.
Mi metto dietro a Lars, mi inginocchio alle sue spalle, le mie mani gli
scivolano sulla colonna vertebrale, in un movimento opposto a quello di
Pietro che, gli occhi puntati nei miei, mi sogghigna rapace. Un bel gioco .. Infilo le mani sotto il maglione lambendogli appena la pelle,
facendo
scivolare le mani sul davanti. Apro i palmi sul suo ventre piatto e impasto
lentamente quei muscoli sottili che mi tremano sotto le dita . . e salgo
fino a sfiorargli i capezzoli che sento indurirsi al mio tocco, il suo corpo
si tende, arcuando il capo all'indietro, appoggiando la nuca sulla mia
spalla. Ma non è quello a cui io miravo, no.
Le mani di Pietro, ferme sulle spalle, scendono ora sul suo petto e le sento
sopra le mie, divise dalle mie solo da quel leggero strato di cotone azzurro
cielo. Allargo le dita e sento le sue inserirsi fra le mie, stringermele, e
una scossa elettrica percorrermi tutto il corpo. Mi lecco appena le labbra,
lui fa lo stesso.
Stringo Lars contro il mio corpo, lui sussurra dall'eccitazione anche se non
è che un tramite, volto le mani, i palmi contro quelli di Pietro che si sta
sporgendo dalla poltrona, le cui dita sono intrecciate alle mie, sono
strette alle mie . . lui sorride e lecca appena il palmo di collo che Lars
mostra al cielo, gli occhi fissi nei miei, un invito silenzioso, il suo
profumo così dannatamente vicino al mio, la striscia di saliva scintillante
sulla pelle chiara di Lars. Come posso tirarmi indietro? Chino il capo e con
la mia lingua seguo la via che ha tracciato il mio signore. Lars mugola a
labbra semichiuse allungando le braccia verso Pietro. Gli abbraccia le
spalle, lo stringe a sé mugolando e guaendo dal piacere cercando un bacio .
. un bacio che non viene.
No, non viene. Le sue labbra sono mie. Le sento appiccicate alle mie e quasi
sto per venire lì sul colpo, con Lars che si dibatte e si struscia contro
il
mio corpo e quel sapore che mi esplode in bocca, una lingua di velluto
tiepido che mi sfiora il palato e si attorciglia alla mia, e la sua saliva
che cola nella mia e io che bevo, bevo, bevo . .
Un movimento rapido che interrompe il nostro contatto, sfilo il maglione di
Lars mentre Pietro scivola sul pavimento accanto a noi. Il mio cucciolo gli
si infila fra le braccia, torcendosi, sfregandosi alla sua solita maniera
eccitante, è delizioso vedere i muscoli della sua schiena danzare alla luce
del lampadario, sembra davvero un gattino lussurioso . . Le mani bianche di
Pietro spiccano pallide sulla pelle già candida di Lars, gli morde una
spalla, gli infila le unghie nella schiena lasciando quattro perfette
strisce parallele su quella meraviglia mentre mi guarda e ride a farlo già
urlare.
"Spogliati Cesare . . "
Io rido abbracciando Lars e arrivando a sfiorargli i fianchi. Gli strappo la
maglietta nera dai pantaloni. "Dopo di lei, signore."
Pietro sorride spingendo Lars contro di me e lasciandosi sfilare la
maglietta . . che petto, che corpo perfetto! Sembra uno dei bronzi di Riace.
Una statua di un eroe mitologico, ecco cosa sembra, ecco cos'è, oltretutto
sembra davvero fatto di marmo, il candore irreale del marmo bianco di
Carrara . . Lars mi circonda il collo con le braccia.
"Baciami . . baciami Cesare . . "
Le mie mani gli corrono sul corpo, quel suo corpo tanto giovane e acerbo
rispetto ai nostri, Pietro fa altrettanto, le nostre mani che si toccano e
si sfiorano, si allontanano e si allacciano di nuovo e di nuovo. Lars geme
fra le mie braccia, dentro la mia bocca, quando Pietro si china su di lui,
piccole lappate gentili sui capezzoli, sul petto, sul ventre, lievi morsi
intorno all'ombelico che arrossano la pelle, che lo fanno contorcere come
una biscia, che gli fanno aprire le gambe e i jeans gonfi non fanno altro
che aumentare le nostre eccitazioni . . dio, come vorrei che quella bocca si
occupasse di me . . sorrido staccandomi da Lars, lo faccio coricare sulla
moquette mentre mi sfilo la camicia e mi avvento su di lui. Su quel corpo di
cui con tanta perizia si sta occupando Pietro . .
Sotto la lingua si mischiano il sapore salmastro di Lars e quello di Pietro.
La sua lingua, le sue mani . . sento il suo capo scivolare accanto al mio,
tormentargli un capezzolo, e mi guarda. Lars riempie l'aria immobile della
suite con i suoi gemiti ma né io né lui facciamo null'altro oltre
che
respirare . . ma quel capezzolo teso e roseo, e quella lingua deliziosa . .
gli sorrido e divido con lui quel bottoncino delizioso di carne, e sento la
sua lingua sfiorare la mia, accarezzarla, e infilarsi dentro la mia bocca e
la sua mano intrecciarsi ai capelli . . intossicante .. per un attimo
rischio di perdere il controllo, ma sono le mani di Lars che mi riportano
alla realtà. Mi sta sbottonando i pantaloni con una mano mentre con l'altra
accarezza Pietro. E' già eccitato, pronto, magari è già venuto nei
calzoni.
Si insinua fra di noi con il suo corpo sottile, ci fa staccare da un
abbraccio che rischiava di diventare troppo dannatamente stretto per poter
pensare poi di fermarsi. Pietro ride e china il capo, affondando i denti nel
pacco gonfio che tende la stoffa di jeans. Lars urla con il capo abbandonato
su una mia spalla, infilandomi una mano negli slip e io gli infilo due dita
in bocca. Succhia come un dannato, la sua lingua danza sulla mia pelle e la
mia pressione gli impedisce di urlare quando Pietro gli strappa di dosso i
pantaloni e la biancheria. Si muove, si contorce sotto le nostre carezze,
quattro mani, due lingue, due corpi che gli si premono addosso, che vogliono
soddisfarsi in lui e lui non sa fare altro che aprire la bocca, muovere la
lingua, spalancare le gambe, arcuarsi sulla schiena. .
Pietro gli si corica addosso, nudo anche lui, riesco solo a vedergli quel
meraviglioso fondoschiena . . il più bel culo che abbia mai visto . . Lo
tira verso di sé prendendolo per le cosce, lo penetra così, il dolore
soffuso di Lars si esprime in un ennesimo urlo mentre il piacere di Pietro
è
solo un'espressione lievemente diversa e le gote un po' arrossate . . Mi
guarda, i suoi occhi sempre di ghiaccio, un controllo sempre incredibilmente
adamantino.
"Spogliati, Cesare."
Gli ubbidisco senza farmelo ripetere . . non voglio altro che sentire la sua
pelle contro la mia . .
Lars mi afferra per i fianchi affondando la testa fra le mie gambe,
afferrandomi il cazzo fra le labbra, succhiando come succhiava le dita, e io
mi trovo proprio di fronte a Pietro, nudo, che sta fottendo la stessa
persona che mi sta facendo un pompino. Non mi stacca gli occhi di dosso,
proprio come faccio io. Si tende verso di me, le nostre labbra si toccano,
troviamo un ritmo che ci permetta di danzare fra di noi incuranti di Lars,
consapevoli solo del piacere che il suo corpo ci dà, consapevoli solo del
corpo dell'altro che abbiamo di fronte. E la sua lingua, i suoi baci .. Al
contrario di lui, io ho le mani libere, lo tocco, sento la sua pelle, i suoi
muscoli duri come marmo, lo guardo attraverso il tatto, lo stuzzico, rido e
lo faccio ridere, gli pizzico i capezzoli, gli tormento il ventre, gli
sfioro il cazzo che esce ed entra, lo faccio tremare mentre il piacere mi
sta andando alla testa. Improvvisamente mi accorgo di stare guardando Pietro
Maximoff Lensherr che sta per avere un orgasmo mentre c'è la lingua
fatata
di Lars che mi sta facendo provare la stessa sensazione.
La soglia del piacere è troppo alta, troppo . . rischia di farmi soffocare,
non riesco . . non ho mai perso così il controllo . . Non ce la
faccio . .
allungo le braccia e gliele passo intorno alle spalle, stringendolo a me, le
nostre labbra incollante, il mio gemito di piacere che si soffoca nella sua
bocca e che si stempera nel suo ultimo affondo. Le sue spalle tremano appena
quando si svuota dentro Lars, nello stesso momento in cui lo faccio io, e
Lars che si lamenta appena sotto e tra di noi in una posizione che non deve
essere per nulla comoda ma chissenefrega? E' lui a staccarsi con un sussurro
soffocato, uscendo da Lars con delicatezza mentre io temo di non riuscire a
tenermi dritto sulle ginocchia. Mi sposto semplicemente di lato, mettendomi
a sedere al fianco di Lars, coricato ad occhi chiusi, il mio sperma che gli
cola da un angolo della bocca, lucido di sudore e luminoso, quasi, per la
lussuria e il piacere . . e il suo proprio seme che gli sta colando
sul
ventre . .
Mi volto verso Pietro e sobbalzo nel vederlo avvicinarsi a carponi a Lars.
Si china su di lui, un bacio? No. Non precisamente, almeno. La striscia di
sperma che gli cola dalle labbra scompare lentamente grazie a leggere
leccate. Il mio sapore . . il mio seme . . Lo guardo. E' così
dannatamente
.. Non ha niente della fragile, attraente bellezza di Lars, no, è un uomo,
le spalle ampie, il torace sviluppato, gli addominali bene in vista, gli
avambracci ben modellati, le gambe con i muscoli che guizzano e il culo . .
un pezzo di marmo scolpito . . vorrei affondarci i denti . . Mi lecco
le
labbra. Il suo ventre perfetto è reso lucido non solo dal sudore, ma anche
dal seme di Lars . . mi tendo verso di lui e rimango stordito dal suo
profumo.
Conosco l'odore di Lars, ma sotto quello sento chiaramente quello più forte
e deciso di Pietro. Il sapore di Lars e il sudore di Pietro. E solo la
deliziosa consistenza della sua pelle glabra sotto la lingua. Delizioso . .
gli pulisco l'addome lentamente mentre lui mi assaggia nelle labbra di Lars.
Dopo tutto come avremmo mai potuto farlo diversamente? L'idea mi fulmina ma
la allontano scrollando le spalle. Con la coda dell'occhio vedo che Lars gli
si è attaccato alle spalle e lo bacia con trasporto, la cosa m'infastidisce
ma non ci posso fare niente . . non voglio . . Pietro mi ha messo una
mano
fra i capelli e mi accarezza piano, delicatamente, come se fossi un
cucciolo. Mi si stringe il cuore ma è solo un attimo, come una convulsione.
Ovviamente non crederà che io scenda a leccargli *altro*? Non metto la
testa
in mezzo alle gambe di nessuno, neppure al figlio di Erik!
La mia 'opera' si sposta verso l'alto, gli lecco il bordo delle costole e
sento le sue braccia allontanare Lars per farmi spazio. Gli scivolo sul
petto, tormentandogli i capezzoli con i denti e i capelli ma non resisto
tanto, affondo nelle sue labbra quasi subito mentre lui mi stringe e infila
la lingua nella mia bocca. Il mio seme, il suo mischiato a quello di Lars .
. una miscela incredibilmente eccitante.
Lars guaisce, soffrendo il non essere al centro dell'attenzione.
"E' proprio un bambino."
Io annuisco mettendomi a sedere lasciando che Lars mi si strusci addosso
prima di accoccolarsi accanto a Pietro, lui ride, muovendosi fluido e
deciso, mettendosi in piedi. Ci scambiamo uno sguardo e capisco tutto. Mi
metto in piedi al suo fianco e faccio fare lo stesso a Lars, artigliandogli
i capelli. Lui geme dal piacere e Pietro solleva appena un sopracciglio.
"Mi pare che lei non abbia propriamente finito, signore."
Lui mi sorride indicandomi la stanza da letto. Lo seguo in silenzio poi
getto Lars sulle lenzuola scuotendo il capo bonario di fronte ai suoi suoni
soffocati ma inequivocabili di piacere. Pietro si passa la lingua sulle
labbra.
"Neppure lui, pare.- si volta e mi sorride, mi passa una mano sulle
spalle,
le sue dita si intrecciano ai miei capelli e mi tira verso di sé - E
neppure
noi, no?"
Il suo bacio è di nuovo una scossa elettrica, potrei morire attaccato a
queste labbra ma ovviamente lui non me ne lascia il tempo. Fa scivolare le
mani sul mio corpo, poi si siede sul letto con un sorriso di fronte
all'espressione beata di Lars. Gli prende il capo fra le mani e se lo porta
fra le cosce. Il piccolo non si fa pregare, Pietro alza il mento, un ghigno
sul volto, gli occhi che lampeggiano e delle parole che, in silenzio gli si
formano sulle labbra, parole non da sentire ma da leggere . . *voglio
vederti godere ancora, Cesare* . .
Io sono ghiacciato lì sul posto, non dal timore o dallo stupore, no, ma
dall'eccitazione. C'è Pietro inginocchiato sul letto, il suo corpo
perfetto,
umido, lucido per il sudore, per la mia saliva, per lo sperma di Lars,
le
sue mani che si sfiorano la pelle, che giocano con i propri capezzoli, che
scendono fino a quella testa bionda che ondeggia avanti e indietro sul suo
cazzo e le fa aumentare il ritmo . . e il corpo sottile e flessuoso di Lars
che spande eccitazione e sesso in ogni suo movimento, obbediente, delizioso,
un culetto che è la fine del mondo, morbido e comodo anche se, ahimè, non
è
più stretto come un tempo . .
Sorrido e m'inginocchio anch'io sul letto, il materasso cede sotto il mio
peso, Lars lo sento gemere intuendo come le cose stanno per proseguire ma di
lui non mi interessa niente. Dovrei sentirmi una creatura squallida e
schifosa invece .. affondo in lui senza il minimo sforzo, lubrificato
dal
seme di Pietro, e come può l'idea non eccitarmi? Lui è lì davanti a me,
e sorride strano, quella sua solita espressione di ghiaccio che deve
rispecchiare la mia e la sua mano che sfiora il corpo di Lars sotto di noi,
lo attraversa come un ponte e poi si posa su di me, la mia pelle è lava
bollente, meraviglioso contrasto con quella gelata di Lars che non riesce
mai a scaldarsi . . le nostre dita si intrecciano di nuovo, i nostri corpi
si tendono, trovano un ritmo comune, come prima, Lars si muove dimostrando
la sua scomoda posizione ma nessuno di noi due ci fa caso, dopo tutto gli
piace soffrire, no? Rido nell'affondare i denti nel sul labbro mentre la sua
lingua entra in me di nuovo, come prima e come sempre. . per sempre fosse
per me. . e io continuo a bere la sua saliva, il suo sapore, il suo profumo,
mentre Lars sotto di noi geme e il piacere sale e sale e lui mi prende per i
capelli e me li tira e sussurra appena il mio nome dopo che io l'ho
singhiozzato miliardi di volte intercalato a quello di suo padre e tutto
diventa un caleidoscopio di troppe cose, ricordi, aspettative, delusioni,
desideri, il passato e il presente e il futuro senza distinzioni si fondono,
coagulandosi in un unico istante, in questo istante. Il mio piacere che
esplode, il suo che lo segue, Lars sudato tra di noi che gode il triplo ma
non m'interessa . .
Tutti e tre ci schiantiamo senza fiato sul materasso, stanchi e sudati e
soddisfatti e . .socchiudo appena gli occhi, Lars dopo pochi attimi si appallottola su un fianco e si mette a dormire mentre Pietro . . le sue
ciglia lunghe tremano appena e da sotto s'intravede un lampo di ghiaccio.
Gli sorrido scivolando nel sonno e credo che, faccia lo stesso con me ma . .
ma non ne sono certo.
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