Avvertenze! I personaggi di Slam Dunk appartengono al mitico Takehiko Inoue e alla I.T.Planning Inc., tutti i diritti riservati, e alla Planet Manga per l'edizione italiana. Bla bla bla le solite cose.
Rukawa di ria
L'America. Ho sempre sognato, desiderato, voluto andare a giocare in America. E incredibilmente è stato proprio mio padre a farmi realizzare questo desiderio. E' successo tutto all'improvviso, mio padre è arrivato sventolando due biglietti aerei sotto il mio naso e io non sono riuscito a rifiutare. Prima che capissi che cosa stesse succedendo ero già sull'aereo che decollava, mentre il mio cuore rimaneva a terra a salutarmi. E' stata solo colpa mia, lo so. Ma non posso accettarlo, non voglio! Colpa del mio egoismo... Colpa della mia ossessione per il basket... Colpa della mia incapacità di comunicare... E ora pago il prezzo di quella colpa, ma non sono l'unico. E questo mi fa ancora più male. Ed è ancora più penoso per me, ammettere che il viaggio in America è stato entusiasmante, stimolante, un sogno diventato realtà. Un sogno a metà, però. Avevo sognato di andare a giocare in America insieme a lui. E ora... Ho scoperto che mio padre, dopo tutto, mi vuole bene. Anche se non riesce ad esprimerlo a parole, anche se continua a trattarmi con freddezza. Deve essere qualcosa presente nei cromosomi della nostra famiglia. Ma questo non mi può ripagare di quello che ho perso, che ho gettato di mia volontà al vento... Adesso non mi rimane che il basket... e un pallone non riesce a scaldarti nelle lunghe notti fredde, quando tutto quello che vorresti è quel corpo caldo contro il tuo. Vengo trattato sempre allo stesso modo, di questo devo dargli atto... Nessuno si è accorto che qualcosa è cambiato. Solo io mi rendo conto che la luce dentro di lui si è spenta. Sempre i soliti insulti e sempre le solite risse, ma... Ma le parole sono fredde, i pugni fanno ancora più male. Recita la sua parte, il cuore lo ha lasciato in qualche posto a cui io non posso più accedere. Il mio, invece, grida dal dolore, ma le sue urla rimangono senza risposta. Si è trasformato o lo ho trasformato, cerco di non pensarci, in quello che ero io, prima di bruciarmi con il fuoco del suo amore. Che cosa posso dirti Hanamichi? Che mi dispiace? Che sono stato uno stupido? Che ti... amo ancora di più di prima, adesso che ti ho perso? Ma tu mi ascolteresti o passeresti oltre come fai adesso, degnandomi solo di un'occhiata di sfuggita? Che cosa devo fare per farti ammettere che ci sono? Che non puoi continuare ad ignorarmi in questo modo? Non è finita tra noi, lo sai anche tu. Anche se fai finta di niente e pensi solo al gioco. Ho visto il tuo viso il primo giorno che ho ripreso gli allenamenti con gli altri. Una maschera distorta di odio, amore, rabbia, dolore. Ma non hai fiatato. Non hai detto una solo parola. Né prima né dopo. Niente accuse, né recriminazioni. Il tuo silenzio mi ferisce ancora di più. Mi aspettavo pugni, urla, lacrime e poi la pace che segue la tempesta, fatta di baci, carezze, bisbigli. Tutto sarebbe tornato come prima, solo... Solo che non mi rendevo conto di quanto profondamente ti ho ferito, di quanto profondamente mi amavi... E adesso, adesso c'è solo il gioco. Il gioco. L'unico momento della giornata in cui posso toccarti liberamente, sfiorandoti finendoti addosso accidentalmente per sentire ancora il tuo corpo sotto il mio, il tuo respiro sul mio viso. Anche se i tuoi occhi scintillano di rabbia e odio e non più di allegria e desiderio. Anche se tutto in te si irrigidisce non appena ti tocco. Tu non capisci. Io non posso rinunciare a te. Per nessun motivo.
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