Avvertenze! Come al solito i personaggi di
Slam Dunk appartengono al mitico Takehiko Inoue e alla I.T.Planning Inc.,
tutti i diritti riservati, e alla Planet Manga per l'edizione italiana. Io
non ci guadagno nulla, quindi per favore niente cause legali, vi prego!
Ruhana
parte IV -
Confessione
di ria
Hanamichi si ranicchiò più a fondo nelle
coperte e con aria assonnata aprì un occhio, per controllare la sveglia.
Purtroppo era vero, erano già le sei. Ora di alzarsi. Solo che lui quella
mattina non ne aveva voglia. E la pioggia che batteva scrosciante contro
il vetro della finestra non contribuiva di certo a fargli venire voglia di
lasciare il caldo e confortevole rifugio del letto.
Sbadigliò pigro. La casa era completamente silenziosa, come al solito. Era
solo. Per quel giorno poteva anche saltare la scuola e starsene a poltrire
al calduccio, male non gli avrebbe fatto. Un'altra cosa positiva era che
non avrebbe visto Rukawa!
Rabbrividì improvvisamente sveglio al pensiero della scenata che gli aveva
fatto la sera prima. Come aveva osato, pensò, ritrovando il suo spirito
combattivo. Come aveva osato, quella sottospecie di essere umano, quel
frigorifero a due gambe, quel baka kitsune, comportarsi in quel modo!
Non era una sua proprietà! Non voleva avere nulla a che fare con lui! Ma
gli era servito di lezione, a scuotersi dal torpore in cui sembrava caduto
ultimamente dopo tutto quello che gli era successo. Adesso era deciso a
non farsi più mettere alle strette, a non aver più paura anche solo di
guardarlo. Se solo provava a fare qualcosa lo avrebbe trasformato in una
massa sanguinolenta, non voleva più sentirsi impotente e comportarsi come
una di quelle ragazzette degli shojo manga, che tremavano per qualsiasi
cosa. Era un uomo! E glielo avrebbe dimostrato.
Il campanello lo distrasse dal suo rimuginare. Chi diavolo era a quell'ora
del mattino? Non aveva nessuna voglia di vedere qualche rappresentante o
venditore porta a porta. Che suonassero pure. Si tirò le coperte sulla
testa e tornò a crogiolarsi nel dormiveglia. Ma chiunque fosse alla porta,
era un seccatore molto insistente, perchè ricominciò a suonare,
infischiandosene dell'ora o del possibile umore del padrone di casa!
Hanamichi scaraventò via le coperte e si alzò infuriato. Quel tipo aveva
proprio bisogno di una bella lezione! Di solito non appena lo vedevano i
venditori porta a porta scappavano immediatamente e quel mattino con i
capelli rossi rasati, il viso più nero di un temporale e in boxer, scese
ad aprire con tutte le intenzioni di sistemare il malcapitato.
"Che cosa succede amico, ti è rimasto il dito incollato al camp..."
ringhiò spalancando la porta e restando rigido dallo shock, quando vide
chi era il suo ospite inopportuno.
Rukawa, in tuta da ginnastica, lo stava osservando dalla testa ai piedi,
non tralasciando un solo centimetro di pelle esposta ai suoi sguardi, e
spogliandolo con gli occhi di quelle poche cose che indossava.
"Ohayo, Sakuragi."
"Ohayo." riuscì a mormorare, poi rabbrividì dal freddo nell'aria gelida
del mattino, e anche se la tentazione di sbattergli la porta in faccia era
forte, tutto quello che riuscì a fare fu restare a fissarlo ipnotizzato.
"Cosa ci fai qui? Ti sei addormentato andando a scuola e ti sei perso?"
gli chiese sgarbato, quando il suo cervello riprese a funzionare quasi
normalmente. A casa sua si era sempre ritenuto al sicuro, ma adesso
scopriva che non era più così.
"Devo parlarti."
"Ah, ah, ah! Questa è proprio una bella battuta! Da quando in qua, tu
kitsune riesci a fare un discorso lungo più di cinque parole!" scoppiò
nella sua solita risata roboante e falsa. "Lascia perdere, sto prendendo
freddo, ci vediamo." fece per chiudere la porta, ma si accorse di non
poterlo fare.
Rukawa aveva velocemente inserito il piede tra lo stipite. Aveva solo due
possibilità. O farlo entrare oppure cercare di chiudere lo stesso e fargli
male e quel maledetto lo stava fissando impassibile, sfidandolo ad agire.
Sospirò rassegnato, per quanto non lo sopportasse, e non disdegnasse di
azzuffarsi con lui, non era capace di fargli del male volontariamente.
"Entra." gli ringhiò, aprendo la porta con malagrazia e precedendolo nella
sala, fermandosi a guardare fuori dalla finestra. Rukawa si chiuse la
porta alle spalle e ci si appoggiò contro, fissandolo senza dire niente,
non si accorse neanche dello stato pietoso in cui versava la casa, tutta
la sua attenzione era focalizzata sulla schiena rigida di Hanamichi.
"Dimmi quello che hai da dire e poi vattene." sibilò senza voltarsi.
"Non vuoi metterti qualcosa addosso?"
"La tua premura mi commuove, vedi di sbrigarti, così potrò tornare a
dormire."
"Non vai a scuola?"
"Oggi non ne ho voglia." si perse il sorriso inquietante che illuminò per
un attimo il viso di Rukawa. Non si accorse neanche che si era avvicinato
a tal punto da essere solo ad un passo di distanza da lui.
"Allora? Che cosa dovevi dirmi?"
"Devo parlarti." Hanamichi si voltò di scatto allarmato, nell'avvertire la
sua voce così vicino all'orecchio.
"Basta che stai alla larga." lo avvertì minaccioso, indietreggiando finchè
trovò spazio e finendo con la schiena nuda contro il vetro freddo della
finestra. Rabbrividì al contatto e i capezzoli si inturgidirono
registrando la sensazione, attirando inevitabilmente gli sguardi di
Rukawa. Per un attimo gli vide passare negli occhi un'espressione come
affamata, ma doveva essere stata la sua immaginazione, perchè alzando gli
occhi lo vide fissarlo freddamente impassibile.
"Perchè?"
"Perchè cosa?" ripetè, aveva paura di essersi perso qualcosa durante la
conversazione.
"Perchè devo starti alla larga?" specificò.
"Perchè sei un ragazzo, prima di tutto, baka!" urlò più rosso dei suoi
capelli, ma anche mentre lo stava dicendo non poteva fare a meno di
pensare che quando si erano baciati non gli era neanche venuto in mente.
"Questo non ha alcuna importanza." Rukawa sembrava avergli letto nel
pensiero.
"Nani?!"
"O almeno... a me è sembrato non averne." sussurrò, avvicinandosi ancora,
fino a schiacciarlo quasi contro il vetro, non lasciando più spazio tra i
loro corpi.
"Yamete! Non voglio sentire più nulla..." teneva il viso voltato, per
evitare il contatto tra gli sguardi.
"Perchè? Perchè non ti piace la realtà?" Hanamichi sollevò gli occhi con
astio e Rukawa ne approfittò per chinarsi lentamente, continuando a
fissarlo e strofinò appena le labbra contro le sue.
Sakuragi gli piantò le mani sulle spalle e lo allontanò violentemente
"Basta! Si può sapere perchè mi tormenti in questo modo?" si allontanò
dalla finestra fermandosi nel centro della stanza "Si può sapere che cosa
ti ho fatto? D'accordo, non mi sei mai piaciuto, ma a parte le zuffe non
mi sembra di averti mai dato fastidio." Hanamichi era stranamente serio,
per una volta, voleva mettere in chiaro la situazione. Dato che Rukawa era
venuto per parlargli tanto valeva scoprire tutte le carte. Non si accorse
che alle sue parole l'altro si era irrigidito.
"Non riesco a capire che cosa ti è saltato in testa."
"Già, neanche a me." ribattè Rukawa amaro. Aveva perso solamente del
tempo, si era fatto delle illusioni, sprecato notte insonni e tutto per
cosa? Sakuragi non lo sopportava, il pensiero gli faceva male in un modo
che non credeva possibile. Era troppo infatuato di quella ragazzetta e non
avrebbe mai ricambiato i suoi sentimenti. L'unica consolazione che gli
restava era che non gli aveva svelato nulla. Già...
Hanamichi lo fissò con attenzione, sembrava diverso, la maschera
impassibile era sempre al suo posto, solo che questa volta sembrava
proprio una maschera, che nascondeva a malapena il conflitto delle
emozioni al di sotto.
"Meglio che vada." si avvicinò alla porta, ma Sakuragi lo bloccò, non
sapeva neanche lui perchè, ma se quella stupida volpe si era preso la
briga di venire fino a casa sua, doveva esserci qualcosa di grave. Rukawa
fissò quella mano abbronzata sulla sua pelle bianca.
"Non dovevi parlarmi?"
"Lascia stare." ma non si mosse. Hanamichi cominciò a sentirsi ridicolo,
in boxer, nella sua sala, con Rukawa completamente vestito, che si
fissavano negli occhi come due amanti. Cominciò ad arrossire e lo lasciò
andare.
"Almeno spiegami... no, non fa niente. Ci vediamo domani agli
allenamenti."
"Spiegarti che cosa?"
"Niente..."
"Che cosa? Perchè non sopporto di vederti sbavare per quella ragazzina?
Perchè non riesco a tenere le mani lontano da te? Perchè avevo voglia di
spaccare la faccia a Sendoh? Perchè ti
provoco sempre fino a prenderci a pugni? Perchè..." due dita posate
leggere sulle sue labbra lo interruppero. Hanamichi rimase a fissarlo a
bocca aperta. Non aveva mai sentito Rukawa fare un discorso così lungo e
in più in un colpo solo aveva ricevuto risposta a tutte le sue domande
inespresse. Ma aveva paura che la sua mente gli stesse giocando un brutto
scherzo, non poteva essere vero, Rukawa non poteva aver appena detto che
era...
"Era questo che volevi sentire?" continuò in preda alla rabbia. Era venuto
a casa sua per uno scopo preciso e adesso sarebbe andato fino in fondo,
anche se l'altro non era ancora pronto a sentire quello che aveva da
dirgli. Lo afferrò per le braccia, stringendo fino a lasciare il segno
delle dita. "Ora potrai ridere di me finchè vuoi." lo lasciò andare e si
voltò.
"Io... io..." Hanamichi si passò una mano sulla testa rasata. E adesso?
Avrebbe dovuto colpirlo fino a ridurlo ad una polpetta di carne. Ma la
cosa più terrificante era che le sue parole non lo avevano spaventato come
avrebbero dovuto. Non lo avevano sconvolto più di tanto, anzi avevano
chiarito tutti i dubbi e le domande che lo avevano assillato negli ultimi
tempi. Ma adesso come doveva comportarsi? Che cosa voleva davvero?
Rukawa lo stava fissando di nuovo intensamente, cercando di interpretare
il gioco delle emozioni che si susseguivano sul suo volto. Era una delle
cose che lo affascinavano di Hanamichi. Si era aspettato che lo cacciasse
fuori di casa, o peggio... Doveva rischiare? Dopo tutto ormai che cosa
aveva da perdere?
"Va bene. Decido io per te. Dopo mi potrai anche picchiare fino a farmi
perdere i sensi." avanzò verso di lui, con una luce determinata negli
occhi.
Alle sue parole Hanamichi si allarmò. Il primo istinto fu quello di
indietreggiare, ma si trattenne, si era ripromesso di dimostrargli che era
un uomo, per cui non sarebbe scappato. Alzò la testa con aria di sfida e
lo fissò furente.
"Non puoi costringermi."
"Questo è da vedere. Perchè non mi fermi?"
"Io..."
"Sei forte abbastanza..."
"Maledetto!" il corpo di Rukawa si modellò sul suo, incastrandosi alla
perfezione, era come riunire due metà di una moneta. Il calore generato
era quasi insopportabile. Il suo respiro gli accarezzava le labbra, chiuse
gli occhi per evitare di vedere l'espressione di trionfo di quella volpe.
Poi sentì la sua bocca accarezzargli dolcemente un orecchio, rabbrividì e
avvertì una risata soffocata. Cercò di muoversi, ma si accorse che i polsi
erano stati intrappolati nella morsa ferrea di quelle mani così sottili e
bianche.
"Non sono gentile. Non lo sono mai stato." il fiato gli solleticava
l'orecchio, a conferma di quelle parole giunse un morso piuttosto forte
che lo fece sussultare.
"Ma devi capire..."
"Che cosa? Che sei una checca? Lo avevo già capito, ecco perchè non guardi
mai nessuna delle ragazze che ti girano intorno!" lo provocò, ritrovando
la forza per farlo.
Gli arrivò un pugno in piena faccia. Bene! Era proprio quello che voleva,
non aspettava altro! Ricambiò il colpo e cominciarono ad azzuffarsi
furiosamente nel bel mezzo del salotto.
"Non capisci niente, do'aho!" il pugno di Sakuragi lo piegò in due, ma si
riprese in fretta e con un colpo alla gamba lo atterrò e gli cadde sopra
tenendolo fermo.
"Ho capito, invece, che ti piace molestare i ragazzi!" continuò a
provocarlo, lo vide stringere gli occhi pericolosamente e attese un altro
colpo.
"No, solo te."
"Nani?!" sputacchiò incredulo.
"Sei proprio un bambino, non sai che si può amare una persona
indipendentemente dal suo sesso, una 'persona', lo capisci questo do'aho?"
premette ancora più forte contro di lui, schiacciandolo a terra, per
impedirgli qualsiasi via di fuga, mentre Hanamichi era rimasto gelato
dalla scelta del termine 'amare', che cosa aveva voluto dire? Lo guardò
furente e indignato e rimase ipnotizzato dallo sguardo bruciante di
Rukawa.
"Non lo trovo affatto divertente, hai scherzato abbastanza, adesso
lasciami andare!"
"E se io non volessi?" Sakuragi cominciò a dibattersi nella sua stretta,
ma non ottenne alcun risultato. Anche se più snello e sottile, Rukawa era
un fascio di nervi e muscoli. Gli afferrò con violenza la testa per
tenerlo fermo e gli schiacciò le labbra con le sue, forzandolo ad aprire
la bocca per far entrare la sua lingua indagatrice. Sakuragi gli infilò
una mano nei capelli e li strattonò con violenza, per indurlo a staccarsi,
ma fu tutto inutile. La bocca di Rukwa era praticamente incollata alla
sua. Per punizione gli arrivò un morso violento sul labbro inferiore.
"Ite!" per lenire il dolore Rukawa leccò dolcemente la ferita, tornando
poi a esplorare l'interno setoso della bocca calda di Hanamichi, duellando
con la sua lingua, succhiandola dolcemente e strappandogli un altro
gemito, questa volta di piacere "No... no..." una mano continuava a
tenergli bloccati i polsi sopra la testa, mentre l'altra cominciò a vagare
sul torace muscoloso, fino ad incontrare un capezzolo e cominciando a
tormentarlo fino a farlo ergere eccitato. Sakuragi
continuava a lottare cercando di liberarsi, finchè aveva ancora la forza
per farlo. Quella mano tormentosa improvvisamente scivolo giù, oltre il
bordo dei boxer e senza esitazioni afferrò la sua virilità.
"Rukawa!" si immobilizzò, ma quella mano non si fermò. Perchè non riusciva
a reagire? Non era una femminuccia indifesa, in circostanze diverse non
gli ci sarebbe voluto molto per scrollarselo di dosso, ma aveva imparato a
sue spese e con sua vergogna che quando quella volpe cominciava a
baciarlo, il suo autocontrollo andava in corto circuito e la sua mente
dimenticava tutto.
Dimenticava che lui era un ragazzo, che Rukawa era un ragazzo, che Haruko
era innamorata di Rukawa, che lui era innamorato di Haruko, che lui non
sopportava Rukawa. Il suo corpo non badava a questi dettagli, reagiva
istintivamente alla sua presenza, come un pezzo di ferro è attirato da una
calamita.
E adesso... non riusciva a fare altro che continuare a gemere nella sua
bocca, mentre quella mano non si fermava e alzava la sua temperatura
corporea, fino a farlo andare a fuoco. La stretta dolorosa nei capelli
divenne una carezza, mentre le dita giocavano con le ciocche scure e
setose, sentiva il suo corpo rilassarsi in quell'abbraccio.
I suoi sentimenti erano confusi.
Rukawa si tirò indietro lentamente, leccandosi le labbra, come per cercare
tracce del suo sapore, fissandolo negli occhi. Ansimava appena, per un
osservatore superficiale sarebbe sembrato sempre lo stesso individuo calmo
e freddo, ma Sakuragi adesso sapeva cogliere gli impercettibili
cambiamenti della sua espressione. Era esaltante e terrificante allo
stesso tempo.
Rukawa osservò il suo viso turbato e gli occhi annebbiati, e seppe con
assoluta certezza che non lo voleva in quel modo, trascinato dagli eventi
e dalla rabbia, pronto a pentirsi e a recriminare subito dopo, negando
tutto quello che c'era tra loro. Non era così che lo aveva sognato. Erano
sogni impossibili i suoi, lo sapeva, ma poteva almeno provare a
realizzarli. Per cui con tutta la forza di volontà che possedeva allontanò
le mani dalla sua pelle calda, si alzò. E quasi perse il controllo, quando
lo vide sdraiato a terra, in una posizione estremamente sensuale, le
labbra semiaperte e gonfie per i baci che si erano scambiati. Strinse i
pugni e senza una parola se ne andò.
owari parte IV
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Per chi non conosce il giapponese:
Kitsune=
volpe Do'aho=
cretino Baka=
scemo Nani=
che cosa Ite=
mi fai male/che male.
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