Dato che è da tanto che non scrivevo, vorrei scusarmi con tutti i lettori del sito, che magari son rimasti a mezzo della storia ^\\\^, non è facile trovare il tempo di conciliare tutto con le proprie passioni^^. Spero che vi piaccia quello che ho scritto. Ciao Astarscia^^
Rose Gemelle
parte V - Gabbia Dorata
di Astarscia
Jin si stava svegliano da un sonno profondo, il più tranquillo che in quei mesi avesse mai fatto, la stanza dove si trovava era in penombra e lui comunque non riusciva ancora bene a mettere a fuoco. Aveva la bocca impastata di un saporaccio schifosamente medicinale, si portò la mano sinistra al volto per cercare di schiarirsi la vista. Subito si accorse che il palmo era stato fasciato da nuove e candide bende bianche, sorrise triste “Cara Luis…..” pensò, appoggiando la mano alla fronte e chiudendo gli occhi. Un’ istante dopo li riaprì allarmato e si guardò attorno, la stanza non era certo il miniappartamento della prostituta o il suo. Si trovava nella più lussuosa e spaziosa camera che si potesse immaginare, una stanza che non aveva mai visto prima; arredi extralusso, costosi soprammobili, un’ impianto stereo e video da far invidia al miglior cantante della boy bend più famosa del momento. I vetri dell’enorme parete finestra alla sua destra, gli suggerirono l’allarmante idea che forse si trovava all’interno del palazzo della Mishima. Preoccupato di questa possibilità il giovane cercò di tirarsi su a sedere, solo per scoprire che le sue ferite gli facevano troppo male per permettergli di muoversi agevolmente come avrebbe voluto. Inoltre si rese conto di avere una flebo infilata nel braccia sinistro. Da una delle due porte laterali veniva un leggero rumore di acqua corrente, Jin si mosse agitato nel grande e morbido letto in cui era disteso. Alla fine dunque era successo quello che più temeva? Aveva perduto la sua occasione per sempre? Le guardie del palazzo lo avevano preso prima che arrivasse accanto a Howarang? La mente di Jin era confusa, non riusciva a focalizzare bene gli eventi della sera prima, chiuse gli occhi cercando di calmarsi e raccogliere le idee. “Devo stare calmo……………questa non sembra affatto una cella…………..forse Heinaci mi ha fatto mettere in una camera controllata, magari perché pensa che io voglia affrontarlo…….Calma devo ragionare, ora come ora non sono in grado di affrontare nemmeno un ragazzino di dodici anni….figuriamoci quel pazzo sadico di mio nonno………….e certo lui deve essersene accorto…….”. Il ragazzo si guardò ancora intorno, i vetri oscuranti della vetrata si stavano schiarendo gradualmente, come se rispondessero alla luminescenza del giorno fuori. Jin respirò a fondo cercando di ricordare. “Ero sotto i portici del palazzo ieri sera……almeno credo che sia stato, ieri sera. Stavo aspettando la macchina di Howarang………….”Con un certo sforzo la sua mente stava lentamente tornando agli eventi cruciali della sera precedente. Howarang che scendeva dalla macchina, lui che correva verso il coreano, da quanto lo aspettava tre, quattro, cinque ore? Non gli importava molto allora e nemmeno ora a dire il vero. Lo aveva raggiunto dopo aver dribblato un paio di guardie che avevano tentato di fermare la sua corsa disperata. L’aveva raggiunto e “Dio come era bello”, la faccia del Coreano gli balenò davanti come un miraggio. La pelle pallida, le guance che sembravano alabastro levigato e i suoi occhi verdi che lo fissavano intensamente. Quanto erano verdi gli occhi di Howarang, verdi e meravigliosamente sorpresi di trovarsi Jin davanti. Il ragazzo ricordava di averlo afferrato per gli avambracci per impedirgli di scappare….ma poi…..poi era riuscito o no a dirgli TI AMO? La testa gli prese a martellare ferocemente e Jin stremato dallo forzo ricadde pesantemente nelle coltri del letto. “Che importanza ha ormai………….questa potrà anche essere una bella camera……..ma è comunque una cella………………………un bella gabbia dorata dove quel porco di Heinaci mi terrà rinchiuso, fino a che non sarò abbastanza guarito da servire hai suoi dannati esprimenti………..” Sconvolto e disperato Jin si mise un braccio sulla testa a coprire gli occhi e le lacrime che gli stavano per sgorgare copiose. “Mi ha catturato perché sono uno stupido, finirò a fare da cavia nei suoi esperimenti sulla matrice Devil della famiglia………….ma che mi importa, dopotutto lo sapevo che sarebbe finita così…………..” Alzò il braccio e guardando tristemente i vetri della finestra la sua mente prese a vagare. “Ero venuto qua già preparato a questo…………davvero non mi importa nulla se alla fine non sarò altro che una giocattolo nella meni di quel pazzo…………l’unica cosa che voglio è dire a Howarang che lo amo. Che ora non temo più di dirlo che se anche lui è dalla parte di Heinaci………….se lui me lo chiede…..io……….“ la mente di Jin si fermò un attimo, quando la porta del bagno della camera si aprì e un accaldato Howarang usci, emanando vapore e con i capelli rossi scompigliati e bagnati. Jin non riuscì a fare nulla salvo tirarsi su ed appoggiarsi al braccio sinistro per sostenersi in quella scomoda posizione. Il coreano fece qualche passo nella stanza aveva indosso un accappatoio blu, evidentemente molto grande per lui e si stava massaggiando vigorosamente la testa con un’ asciugamano bianco. Howarang si fermò a metà di un passo quando vide Jin sveglio che lo stava fissando, i due ragazzi si guardarono negli occhi per un lunghissimo minuto, poi fu il coreano a rompere il fermo immagine che erano diventati; lanciandosi in una breve corsa verso Jin che fu travolto dall’impeto del suo caldo abbraccio. Jin dal conato suo rimase immobile solo un secondo di più quando sentì il tenero abbraccio dell’altro chiudersi su di se, esitò un secondo ancora prima di avere il coraggio di stringerlo a sua volta. Howarang stava tremando e non certo per il freddo, stringeva convulsamente Jin e gli strofinava il volto al petto come un cucciolo che cerca conforto, piccoli singhiozzi di gioia gli facevano vibrare i polmoni. Jin come in trance prese a carezzargli la testa umida, chiamandolo flebilmente per nome. Rimasero così a lungo godendosi quel tenero abbraccio che entrambi avevano agognato inconsciamente per mesi; con Jin che si sporgeva dal letto appoggiato ad un braccio e Howarang in ginocchio che lo cingeva con entrambe le braccia, disperatamente felice di vederlo vivo e sveglio. “Howarang……”rantolò alla fine Jin con un po’ più di voce “Howarang, ti prego guardami……….” Il coreano esitò prima di sciogliersi dall’abbraccio quel tanto che bastava, poi alzò gli occhi gonfi e arrossati. Jin sorrise dolcemente e gli passò il pollice sull’occhio sinistro per asciugare l’ultima lacrima che stava scendendo lenta. “Jin io………..” il coreano era in evidente imbarazzo, come se si sentisse in colpa per averlo abbracciato senza permesso. Jin gli sorrise, un sorriso dolce e gentile che così tante volte il ragazzo aveva sognato di vedere. Rincuorato dall’apparente tranquillità di Jin, Howarang prese coraggio e disse: “Stai ancora male? Devo chiamare i dottori?” l’altro ebbe un piccolo sussulto alla parola dottori, ma ugualmente sorrise esitante “No non credo..stò bene al momento………..volevo solo sapere…..mi hai portato tu in questa stanza o è stato un’ ordine di Heinaci?” Howarang esitò temeva di rispondere ma alla fine si costrinse a dire: “Sono stato io ha farti portare qua, l’altra sera eri davvero conciato male lo sai…eri pieno di ferite e avevi la febbre alta…………..non potevo lasciarti in strada….soprattutto dopo…dopo che mi avevi detto TI AMO…………” concluse come per scusarsi. Jin sospirò come se un gran peso gli fosse stato tolto dal cuore, allora alla fine era davvero riuscito a dirglielo ”……….Sono riuscito a dirlo, mentre svenivo probabilmente, ma non ho memoria di averlo fatto……..”. Con delicatezza Jin si avvicinò al volto del coreano, dischiudendo appena le labbra : “Si Howarang…ti amo, TI AMO con tutto me stesso……….” E dopo avergli sussurrato all’orecchio quelle parole il ragazzo voltò appena la testa e poso le sue labbra su quelle dell’ amato. Howarang era stordito, eccitato e sconvolto, tutto nello stesso istante; Jin appena sveglio gli aveva ribadito il suo amore ed ora lo stava baciando; il più ardente dei suoi sogni si stava realizzando e lui non riusciva davvero ancora a rendersene conto. Dolcemente il giapponese stava schiudendo le sue labbra con la propria lingua, timidamente cercando una risposta da Howarang. Risposta che non tardò ad arrivare, il coreano sebbene preso di sorpresa e non del tutto pronto al bacio, lasciò quasi subito che la sua bocca si schiudesse alla lingua esitante di Jin. Incoraggiato dalle reazioni favorevoli dell’ altro Jin, si fece più audace e cercò di attirare Howarang ancora più vicino, carezzandogli la nuca e sporgendosi maggiormente dal letto. Le lingue dei due ragazzi giocarono a rincorrersi l’una nella bocca dell’altro, mentre un leggero fremito scuoteva i due giovani amanti. Il bacio si fece sempre più profondo e passionale, Jin sentiva il suo respiro accelerare e le labbra gli frizzavano come quando sono esposte a troppo freddo, ma lui si sentiva infiammare. Anche il coreano si sentiva avvampare del fuoco della passione e fece di tutto per non sciogliersi dal loro primo ardente bacio. Si avvicinò al letto ancor di più e dolcemente afferrò una fluente ciocca dei capelli scuri di Jin. Proprio allora il giapponese gli passò la mano sul collo trovando un punto particolarmente sensibile di Howarang, dietro l’orecchio destro. Howarang rabbrividì, improvvisamente gli apparve davanti il volto truce di Heinaci che lo afferrava proprio per i capelli passando la sua lingua sul collo dove ora Jin teneva la mano. Howarang ebbe un moto di repulsione a quel ricordo e istintivamente, si staccò da Jin ansimando rocamente; Jin ignaro di tutto lo stava ora fissando con aria delusa e alquanto preoccupata. “Scusa……vado a vestirmi….io….stò…sono…..” senza riuscire ad aggiungere altro e sull’orlo del pianto Howarang si alzò frettolosamente e tornò in bagno, senza dare all’ amato il tempo di porgli domande imbarazzanti.
Jin non si mosse ne si oppose alla volontà di Howarang, rimase semplicemente li a fissare stralunato l’oggetto della sua passione che si allontanava di corsa, come se si fosse trovato di fronte il suo peggior nemico. Il ragazzo davvero non capiva, stava andando tutto così bene, Howarang non aveva respinto il suo goffo tentativo di baciarlo. Aveva risposto dolcemente e con passione al suo maldestro tentativo di carezzarlo…………poi……… poi inaspettatamente Howarang aveva messo fine all’idillio bruscamente. Come se Jin avesse fatto qualcosa di abominevole nei suoi confronti, il giovane era confuso. “Perché è scappato via così?” si chiese preoccupato “Ho fatto qualcosa di male, magari non voleva che lo baciassi……..eppure ….eppure ha risposto al bacio, mi sembrava con passione…….Cosa ho fatto di sbagliato allora?” con fare sognante Jin si toccò le labbra che ancora gli bruciavano dopo il loro rovente bacio. Sospirò e chiuse gli occhi, forse era stato troppo precipitoso si disse: “Un bacio non è una dichiarazione d’amore……o forse si? Certo che sono davvero un disastro……non valgo nulla nemmeno come amante….magari Howarang non voleva che lo baciassi e ha risposto solo per cortesia?….Che stupidaggine…..” Si rimproverò tornando a sdraiarsi nel letto. “Ma allora che ho fatto di male? Perché se ne è andato via in quel modo?Non sono abbastanza per lui? O Magari ha già un altro?” il pensiero fece gelare il sangue nelle vene di Jin “………….E se i suoi sentimenti per me sono mutati dal Tekken a oggi?………” la domanda rimase sospesa in aria come una fastidiosa zanzara. A quell’eventualità davvero non aveva mai pensato. “Non è possibile, ha pianto quando mi ha visto sveglio, mi è corso in contro ed il suo abbraccio era ben più che fraterno……” il ragazzo chiuse gli occhi e si costrinse a ricordare solo quel dolce momento dove tutto il resto sembrava essersi sciolto, ma stranamente la cosa gli restò più difficile di quanto volesse ammettere. Non poteva far altro che attendere il ritorno di Howarang e chiedergli spiegazioni……..i minuti scorrevano lenti per Jin mentre aspettava il rientro del coreano.
Howarang era corso in bagno per evitare di dover dare spiegazioni a Jin, non tanto per il suo comportamento romantico di poco prima, Jin sembrava averlo apprezzato; il suo abbraccio era stato il più dolce che mai il coreano avesse ricevuto. Le carezze gentili e il suo nome sussurrato all’orecchio come una preghiera era stato inebriante, avvolgente. Howarang si era sentito parte di Jin in quel momento, abbandonarsi al suo bacio era la liberazione da ogni dubbio o dolore….poi…poi improvvisamente quell’oscura immagine di Heinaci aveva posto bruscamente fine alla favola. In lacrime Howarang si sedette sul bordo della vasca, prendendosi la testa tra le mani, i singhiozzi gli scuotevano forte il petto, ma il ragazzo cercava di trattenerli, non voleva che Jin nell’altra camera sentisse. “Maledizione………..Maledizione” urlò Howarang nella sua testa “Non può essere vero…..non può davvero essere riuscito a farmi questo………….Perché, perché mi è apparsa la sua brutta faccia mentre Jin mi stava baciando……..Perché mi stà tormentando ancora? Non gli basta quello che mi ha preso? Oltre al mio corpo vuole prendersi anche la mia anima?……” disperato il ragazzo alzò gli occhi e si guardò nel grande specchio del lavabo davanti a lui; come a dargli una muta crudele risposta, gli apparve la figura di Heinaci che lo guardava ridendo beffardo dalla superficie lucida dello specchio. Howarang impallidì e senza pensare afferrò la prima cosa che trovò lanciandola allo specchio, dopo aver colpito la superficie lucida lo Shampoo si aprì e un fiotto verde mela si sparse per tutto il bagno. Heinaci era sparito, ora il coreano vedeva solo la sua immagine riflessa sconvolta e in lacrime, svuotato di ogni speranza Howarang cadde a terra e riprese a piangere piano.
Jin cominciava a preoccuparsi, Howarang era dentro al bagno da un bel po’, guardò la sveglia digitale del comodino, erano le tre del pomeriggio, era da almeno un’ ora che Howarang era dentro il bagno. Agitato il ragazzo cercò di alzarsi, non era sicuro di potersi reggere in piedi, ma certo non avrebbe aspettato dell’altro sdraiato senza far nulla. Proprio mentre stava cercando di mettere i piedi a terra la porta del bagno si aprì e Howarang uscì; si era rivestito ed ora indossava dei bei pantaloni di alta sartoria, una camicia bianca ed un golf rosso senza maniche, aveva i capelli asciutti e pettinati, ma come sempre una o due ciocche ribelli sfuggivano al controllo della spuma per capelli. Era troppo lontano per permettere a Jin di capire se i suoi occhi erano ancora gonfi di pianto o meno, ma sembrava decisamente più calmo di un’ora prima. Vedendolo quasi in piedi Howarang si fece avanti preoccupato dicendo con voce stranamente atona: “Jin non ti devi alzare, sei ancora preda della febbre non ti reggerebbero le gambe.” con gentilezza costrinse Jin a rimettersi sotto le coperte, poi gli si sedette nuovamente accanto. Ora che erano così vicini, il giapponese si accorse di quanto l’altro doveva aver pianto, gli occhi del coreano erano ancora rossi e gonfi come un’ara prima e certo questo voleva dire che doveva aver pianto ancora e parecchio in bagna. Jin era impaziente di risolvere l’equivoco così parlò per primo: “Howarang io………….io vorrei scusami con te, forse….forse prima ho frainteso…..forse non ti ho lasciato il tempo di spiegare……” Jin gli prese la mano con fare esitante, aveva paura che l’altro si ritraesse ancora una volta “Forse sono uno stupido …………”distolse lo sguardo perché trovava davvero difficile dire quello che stava dicendo “…………sono un’ imbranato in queste cose….io……..Quel che ti ho detto prima è vero, fino all’ultima sillaba…….Ti amo Howarang, con tutto me stesso…….” Jin sentì che l’altro gli stringeva dolcemente la mano e speranzoso ricambiò la stretta, ma quello che disse dopo il coreano lo sconvolse e per poco non pianse. “Jin…io…..ti credo lo so che sei sincero……ma ecco…..le…..le cose sono più complicate di come potrebbero sembrare……..io………io non posso permetterlo ora……se…se tu…se io…..” Howarang si arrese, non sapeva come fare a dirgli che anche se lo amava alla follia non poteva stare con lui. Che Heinaci ne aveva fatto un giocattolo sessuale, che ogniqualvolta Jin lo toccava, vedeva il brutto muso di Heinaci comparirgli davanti. Che si sentiva sporco nell’anima e nel corpo per quello che era; che non poteva macchiare la purezza dell’ amore di Jin con quell’orrore che era diventato. Voleva dirgli che lo amava ancora ma che temeva il rifiuto del giapponese, una volta scoperto ciò che era diventato. Alla fine forzando se stesso Howarang riuscì soltanto a dire: “Ti prego Jin…dammi tempo……….” Il ragazzo disteso nel letto vide la lotta interiore che era in Howarang, non sapeva perché, non capiva, non immaginava nemmeno quale potesse essere l’origine di quel tormento, ma si convinse che era qualcosa che aveva a che fare con lui, con Jin. Serrando la mascella per farsi forza Jin cercò lo sguardo del suo amato; se Howarang voleva mettere alla prova il suo amore, se voleva aspettare per decidere se Jin fosse stato davvero degno di lui…….allora Jin avrebbe aspettato. “Non c’ è null’altro che posso fare, come al solito sono inutile………” sospirò forte e poi dolcemente costrinse il coreano a guardarlo in faccia. Era difficile per entrambi quel confronto, per Jin che ancora non sapeva se l’altro lo amava davvero e per Howarang che temeva di essere rifiutato. “Se hai bisogno di tempo….non hai che da chiedermelo….io…….” chiuse un attimo gli occhi ”Non c’è nulla che non farei per te Howarang…..se mi dici di aspettare io resterò qui finché tu lo vorrai, o me ne andrò anche domani………dimmi quello che vuoi e io lo farò Howarang…..” l’ultima parola fu pronunciata da Jin come una preghiera.
Sala Videosorveglianza 4 Ore 15,15
Martin se ne stava tranquillamente seduto al suo posto d’onore per il dramma che si stava svolgendo ora nella camera della bambolina del capo. “Bello spettacolo davvero cara la mia bambolina coreana……quasi mi verrebbe da piangere se non fosse che questa pagliacciata è realtà.” Martin era un energumeno di circa trent’anni alto castano di capelli corporatura possente, la guardia del corpo perfetta, abbastanza sveglio da non lasciarsi sfuggire i particolari e stupido quanto bastava per seguire ciecamente gli ordini del capo. I suoi occhi castano scuro scintillavano al chiarore dei 24 video di sorveglianza che riprendevano ogni centimetro quadrato della camera e del piano di Howarang. Sebbene Heinaci aveva promesso al coreano di non mettergli microspie e telecamere in camera, il buonsenso del signor Mishima lo aveva indotto a dimenticare di spegnere le suddette telecamere prima di partire. La sala 4 era collegata direttamente alla camera da letto del principale e al suo studio privato, sebbene Heinaci non gradisse che qualcuno spiasse le sue incursioni notturne in camera del coreano, voleva tenerlo personalmente sottocontrollo, ecco il perché di quella stanza. Ma ora che il Capo non c’era e che la puttanella coreana era sotto la sua diretta responsabilità, Martina desiderava star sicuro che non facesse stupidaggini, come ad esempio portarsi un ladruncolo di strada in camera. La sera prima quando quello stupido ragazzo aveva raccolto il suo cagnolino per strada, Martin non c’era, oltre a Howarang, aveva altre incombenze importanti da svolgere e aveva delegato Tony alla salvaguardia del coreano. Quel buono a nulla del suo ex braccio destro, aveva già ricevuto la sua punizione per quell’errore, ma ora chi ne doveva pagare le conseguenze era Martin. Incrociò le dita e appoggiò il volto ad esse cercando una posizione più comoda per guardare il replay del video ancora una volta. Sembrava che la sgualdrina coreana e il cagnolino si conoscessero già, si erano chiamati per nome sin da subito e poi si erano anche baciati…cosa che certo al signor Mishima non avrebbe fatto piacere. Ma c’era qualcos’ altro che gli stava sfuggendo, qualcosa di palese che non riusciva a inquadrare; rimandò nuovamente indietro la registrazione e zummò sul volto del giovane dai capelli neri. “So che è lui la chiave…sono certo di averlo già visto da qualche parte, ma non ricordo dove…………” “Siete alquanto indelicato signor Ston a spiare così il ragazzo…..” la voce alle sue spalle era famigliare e Martin nemmeno si volse. “Non lo siete anche voi dottore, un ficcanaso indelicato? Siete venuto qua per il mio stesso motivo no? Spiare quei due…..O mi sbaglio?” ringhiò di rimando Martin mentre si voltava per gustarsi l’espressione accigliata di Fukighawa. Il medico era in piedi sulla porta aperta della stanzetta di due metri per due che era la sala 4, teneva una cartella clinica in mano, senza avere una particolare espressione sul volto. Martina bofonchiò un insulto a mezza bocca tornando a guardare i monitor dietro di lui, il dottor Fukighawa entrò nella stanza e si fermò dietro la poltrona del vice capo della sicurezza, fissando anche lui lo schermo da dietro i suoi occhialini tondi e spessi. “Il mio è un’ interesse puramente professionale, desidero sincerarmi dello stato di salute del Signor Howarang e del suo ospite, ne sono io il responsabile sotto questo punto di vista. Ma temo che troppe visite non giovino all’equilibrio psicologico del Signor Howarang.” Martin sbuffò e riprese aspramente. “Anche il mio è un interesse puramente professionale, credete che mi piaccia guardare due stupidi animaletti in calore che si corteggiano, giocando agli amanti di un teleromanzo?” Il dottore alzò un sopracciglio “Perché ritenete che quei due ragazzi siano…………” esitò prima di concludere la frase.” …….conoscenti”. La guardia del corpo si voltò verso il medico con aria divertita “Non riuscite proprio a chiamare le cose col loro nome vero dottore? Siete sin troppo diplomatica per i miei gusti.” Sorrise ancora tornando a guardare lo schermo: “Dico che quei due sono amanti o conoscenti come volete chiamarli voi perché si sono baciati e si conoscevano già da prima.” Così dicendo premette il pulsante del replay e lasciò ripartire la registrazione dal momento in cui i due si erano baciati. “Vedete….” Disse indicando lo schermo “Due animaletti in calore che si ritrovano dopo tanto tempo………….” Sentenziò soddisfatto dell’espressione accigliata e leggermente sconvolta del dottore. “Sapete chi sia il ragazzo ferito che ha portato in camera sua il Signor Howarang; signor Ston?” chiese il dottor Fukighawa preoccupato dalla piega che stava prendendo la vicenda. “No” rispose l’altro “Non ancora almeno….ma vi assicuro che intendo scoprire chi sia e come mai è tanto intimo della puttanella coreana.” Concluse sorridendo pensosamente.
10 Giorni dopo Palestra privata di Howarang ore 10,30 del mattino
Jin seduto su una panca stava guardando Howarang che faceva una sessione di corsa sul tapirulan della palestra. Ogni volta che il coreano saliva su quell’attrezzo Jin finiva sempre per fermarsi a rimirarlo. Il modo inconfondibile in cui poggiava i piedi sul nastro, i capelli madidi di sudore che gli volteggiavano attorno e il movimento leggermente ondulatorio del bacino; il tutto unito al suo respiro sempre più roco mentre aumentava la rapidità dell’andatura. Jin si costrinse a girare la testa da un’altra parte, era difficile staccare gli occhi dal suo amato, ma sapeva che spessissimo Howarang reagiva male alla sua abitudine a fissarlo. Eppure ancora il giapponese non riusciva a capire il perché. Riprese mestamente a fare i suoi esercizi con il piegatore per la mano; grazie hai medici che il coreano gli aveva messo a disposizione Jin stava guarendo in fretta e presto non avrebbe più avuto bisogno di nessuna medicina o terapia. Però era difficile per lui restarsene li nel palazzo di Heinaci senza tentare la fuga, anche se si era ripromesso di non lasciare più Howarang, si era accorto sin quasi da subito, che quel luogo per lui era insopportabile. Ogni millimetro quadrato di quel posto era imbevuto della nauseante presenza di Heinaci e il ragazzo si chiedeva come facesse Howarang a resistere. Per come se lo ricordava Jin, Howarang era sempre stato uno spirito libero ed allegro, come poteva essere riuscito a sopportare la presenza così soffocante di suo nonno sino ad allora? Vero era che il coreano sembrava diverso, profondamente diverso. Era più schivo e introverso di come Jin lo ricordava, sembrava che ci fosse qualcosa di opprimente che lo tormentava, ma nonostante tutti i tentativi di Jin per aiutare l’amato. Howarang sembrava intenzionato a non coinvolgere Jin in quella faccenda, qualunque essa fosse.
Per Jin questo era una tortura costante, sapeva che in qualche modo il coreano non si fidava di lui, o non voleva dividere con lui qualcosa che lo preoccupava. Ed anche se dividevano la stessa camera (in letti separati, ma pur sempre la stessa stanza), Jin comprese che Howarang desiderava lasciare un grande spazio tra di loro. Questo era anche peggio che un rifiuto netto e drastico. “Se almeno mi dicesse a chiare lettere quel che vuole da me……………” rimuginava Jin mentre eseguiva gli esercizi di riabilitazione alla mano “……..Se mi dicesse chiaro e tondo, una volta per tutte………..quello che vuole….mi andrebbe bene anche se mi vien fuori con la richiesta di essere solo il suo amante, o giocattolo o quello che vuole……perché invece mi stà torturando così………..? Vuol solo trattenermi qui mentre Heinaci è lontano? Eppure gli ho anche detto che sono disposto a consegnarmi a lui se me lo chiede…………..” una lacrima cadde sull’ attrezzo di plastica e acciaio che teneva in mano. Jin si affrettò ad asciugarsi gli occhi, non voleva farsi vedere in lacrime da Howarang. “Quando mi avvicino a lui sembra che sia contento, ma dipende come si allontana disgustato e poi va a chiudersi in qualche stanza lontano da me per ore….come se….come se stare con me fosse doloroso………” sospirò e tornò a guardare l’amato che stava lentamente rallentando l’andatura della corsa. Howarang proprio in quel momento si voltò e gli sorrise, un sorriso carico d’amore e dolcezza che fece mancare un battito al cuore di Jin. Anche il giapponese sorrise di rimando, ma il suo era un sorriso più spento e triste di quello del coreano. Mentre lo guardava scendere all’attrezzo ginnico, Jin pensò che sarebbe stato meraviglioso poterlo abbracciare e baciare ora, perdersi in lui e scacciare ogni brutto pensiero. Ma dopo quella prima volta, quell’unica volta, in cui l’aveva fatto e Howarang era poi fuggito via spaventato, non ci aveva più provato; timoroso che l’altro reagisse ancora una volta con allora. “Un secondo rifiuto come quello non so se lo sopporterei……..già così mi sento morire……….” Concluse tristemente Jin. Howarang intanto stava cercando in tutti i modi di non far troppo caso alla sua espressione triste. Quei dieci giorni che avevano passato assieme erano stati i più belli e terribili che il coreano potesse ricordare, stare con Jin anche semplicemente averlo vicino gli aveva ridato voglia di vivere. Vederlo sorridere, parlare mangiare, ogni cosa che il giovane faceva gli dava gioia….almeno sino a che il brutale ricordo di Heinaci non si materializzava a infrangere la sua pace ed il piacevole momento che stava vivendo. Il coreano si era accorto che ogni qualvolta Jin, faceva o diceva qualcosa, anche solo vagamente riconducibile al suo crudele aguzzino, per lui scattava una sgradevole sensazione di oppressione o terrore che lo costringeva a fuggire inorridito da colui che amava. “E come potrebbe non essere altrimenti…….quello che mi ha fatto Heinaci…….” Howarang rabbrividì e respinse vigorosamente il ricordo dell’odiato torturatore “Ma perché a farne le spese deve essere Jin……” si rimproverò per l’ennesima volta. Eppure anche se al giapponese non faceva piacere sentirselo dire, Howarang sapeva meglio degli altri che Jin aveva sangue Mishima nelle vene e bene o male alcuni suoi atteggiamenti o movenze ricordavano terribilmente Heinaci. Alla fine vinto dal desiderio di colmarsi gli occhi della visione del suo amato, il coreano si costrinse a guardare nuovamente Jin, che nel frattempo si era alzato e stava bevendo un integratore vitaminico. Il giapponese era di spalle e stava guardando in direzione opposta, come se cercasse di evitare di incrociare gli occhi con Howarang, il ragazzo sospirò triste. Negli ultimi giorni l’umore del suo amato era andato peggiorando, era sempre più cupo e Howarang sapeva di esserne la causa; ciò nondimeno il coreano non riusciva a porvi rimedio. Le giornate passate con Jin erano meravigliose, anche semplicemente perché finalmente riusciva a parlare con qualcuno di cui si fidava, ma il terribile pensiero di essere respinto se Jin avesse scoperto quello che il coreano aveva fatto con Heinaci, era quell’atmosfera dolce amara che li accompagnava a guastare sempre ogni cosa. “Jin ti va di mangiare una pizza oggi?” esordì con finta noncuranza Howarang. “Non mi va di aspettare per mangiare qualcosa di più elaborato oggi.” Il ragazzo si voltò sorridente, anche se dentro di lui il cuore gli stava sanguinando e rispose calmo “Si va bene, anche io ho molta fame e i tuoi cuochi ci mettono una vita per preparare un pranzo……….” “Senti che pretese che hai…..scommetto che tu ci metteresti il triplo, non sai nemmeno cucinare!” scherzò forzatamente il coreano. Jin pensò al Gatto che Ride e a quello che era stato costretto ad imparare vivendo al porto, non aveva mai fatto alcun accenno alla sua vita la, lo trovava imbarazzante, per cui senza lasciar trapelare la sua amarezza rispose: “Veramente so cavarmela in cucina….non dico che sono un cuoco, ma finora non ho mai avvelenato nessuno.” Jin cuoco….a Howarang parve una strana possibilità. Eppure anche se il giovane karateka si era tenuto sul vago, il coreano sapeva che dal Tekken scorso al momento in cui si erano ritrovati, Jin doveva aver lavorato da qualche parte, le mani così rovinate come le aveva ne erano una prova. “Va bene vuol dire che la prossima volta cucini tu, magari…..” la frase rimase a metà perché dalla porta entrò con passo di marcia e senza bussare Martin Ston, il capo della sicurezza che Jin aveva incontrato una sola volta pochi giorni dopo il suo arrivo al Mishima Palace. Come sempre capitava in presenza degli addetti alla sicurezza Jin si sentiva minacciato, ma quel che era strano, era che anche per Howarang, la presenza di Martin Ston era fastidiosa, nonostante l’uomo lavorasse per lui. Jin notò quella volta che la presenza del capo della sicurezza rendeva Howarang non solo nervoso, ma soprattutto spaventato e non capiva il perché.
Entrando Martin aveva sentito parte del discorso dei due, si congratulò con se stesso per il tempismo con cui li aveva interrotti, la sua scena madre sarebbe stata di ancor più grande effetto adesso. Guardò i ragazzi che erano rimasti fermi dove si trovavano, tesi come corde di violino; Ston sapeva che Howarang ancora, dopo ben dieci giorni non aveva detto nulla al suo cagnetto, sul vero ruolo che rivestiva alla Minima Copr. Sogghignò malignamente, “Ci penso io cara sgualdrinella a risolverti il problema, e già che ci siamo a risolvere il mio……..” pensò bramoso di mettere in atto il suo crudele piano per allontanare il nipponico dal palazzo. “Signore, sono qua per comunicarvi che il Signor Mishima sarà di ritorno dopodomani……i problemi, alla sede brasiliana della compagnia si sono risolti prima del previsto. Potrete presto riprendere i vostri esercizi notturni…..Signore……..” la frase era stata pronunciata inizialmente con fare professionale ma man mano che procedeva nel discorso, Martin assunse un tono ed un atteggiamento più arrogante e compiaciuto. Howarang sbiancò ed ebbe un capogiro, si sentì venir meno e cadde letteralmente a sedere per terra, senza nemmeno riuscire a pensare d’ aggrapparsi a qualcosa. Jin un’ attimo dopo gli era al fianco e lo stava sorreggendo perché non si accasciasse definitivamente al suolo. Il giapponese era sconvolto, la notizia era stata un fulmine a ciel sereno per lui, l’annuncio della sua probabile incarcerazione o peggio; ma Jin si era fatto coraggio dicendosi che dopotutto sarebbe rimasto comunque al fianco del suo adorato Howarang. Poi si era voltato verso di lui e lo aveva visto accasciarsi al suolo come un mucchio di stracci fradici, non riusciva a capire il perché Howarang stesse per svenire. Poi vide l’espressione sconvolta e terrorizzata del coreano ed intuì che il problema era proprio Heinaci. O meglio qualcosa che aveva a che fare col rapporto tra suo nonno e il coreano. “Howarang……che ti succede…..Howarang rispondimi che hai?” Jin lo scosse con delicatezza sperando di risvegliarlo dallo stato catatonico in cui era caduto. Una lenta lacrima, fredda come il ghiaccio prese a rotolare solitaria sulla guancia improvvisamente pallida di Howarang. Jin si voltò verso la guardia del corpo e con voce alterata dal panico e dalla rabbia disse “Che aspettate! Chiamate i medici, Howarang stà male…….” Ma Martin rimase dove si trovava, immobile le mani dietro raccolte dietro la schiena e un’aria divertita stampata sul volto. “Stà male?” domandò ironico “Si immagino che non si aspettasse il rientro del Capo così a breve, specie con voi qui…..” Sogghigno ancora e si mise a passeggiare per la stanza, girando attorno hai ragazzi in cerchi larghi ed irregolari. Jin lo fissava incredulo, non solo non sembrava preoccupato per le condizioni del suo giovane datore di lavoro ma si divertiva anche nel vederlo in quello stato. “Ma siete forse impazzito…..”Sibilò Jin senza perdere il contatto visivo con l’uomo, che intanto li stava aggirando ridacchiando sommessamente “Howarang è….” Ma Ston gli montò sul discorso e terminò per lui la frase. “E’ un niente per me……….”sentenziò mentre fissava i ragazzi con occhi ridotti a fessure come una belva in caccia. “Io lo devo solo sorvegliare, perché il signor Mishima non vuole perdersi il suo giocattolo più divertente…….” Si fermò a circa tre metri dai ragazzi e si voltò per fronteggiare Jin in tutta la sua pomposa spavalderia. “Scommetto che la puttanella non ti ha detto nulla vero cagnolino?” Jin sussultò a quelle parole, non solo per l’offesa che portavano in se, ma perché non appena Howarang si sentì chiamare –puttanella- gli si aggrappò addosso e cominciò a piangere piano. “No……..” sghignazzò cattivo l’uomo in pedi ormai a poca distanza da loro “………………. è evidente che non sai nulla su come stanno realmente le cose……caro cagnetto randagio.” Continuò Martin cercando di allungare ancora di più quella tortura; Jin sempre più confuso guardò prima l’uomo e poi Howarang che piangeva disperato, stretto nel suo abbraccio. Improvvisamente il coreano alzò lo sguardo su Martin, occhi gonfi di lacrime ed animo a pezzi, sapeva che non poteva impedire l’inevitabile ma ugualmente provò a supplicare : “Vi prego Ston……non…non glielo dite…vi prego…io….non…potrei sopportarlo…….vi prego………” la voce flebile e spezzata dal pianto, rendeva la supplica di Howarang ancora più dolce agli orecchi dell’uomo che si compiacque della sua strategia. Jin spostò ora lo sguardo su Howarang preoccupato dalla reazione dell’amato, “Howarang…ma che dici…perché….” La frase gli morì in bocca quando vide che il coreano lo fissava con sguardo disperato e supplicante. “Jin io avrei voluto dirtelo, ma…….è stato…io ero……..” Howarang non riusciva a finire la frase e nemmeno a guardare Jin in faccia, si rituffò nel conforto caldo delle sue braccia perché sapeva che non appena Martin avesse svelato il suo segreto, Jin non avrebbe voluto più toccarlo, nemmeno se il coreano gli diceva che lo amava. “Ora basta Ston.” Si decise alla fine Jin, davvero infuriato per quello che stava facendo l’uomo al suo adorato Howarang; non gli importava nulla di quello che voleva dire quell’intrigante e meschino individuo, tanto sarebbe stata senza dubbio una falsità. Martin decise che era il momento della sua scena madre, senza dare il tempo a Jin di reagire afferrò Howarang per i capelli e lo strappò all’abbraccio del ragazzo, trascinandolo lontano da lui, per poi bloccare il coreano in una ferrea presa al braccio. Howarang gridò di dolore mentre Ston gli tirava forte i capelli e gli costringeva il braccio in una dolorosa presa dietro la schiena. Jin scattò in piedi dopo un primo attimo di sorpresa, ma prima che potesse reagire l’uomo lo bloccò dicendo con aria cattiva: “Fermo li Kazama San….o spezzo il braccio alla puttanella.” Jin si fermò sia per la minaccia rivolta a Howarang sia perché l’uomo l’aveva chiamato col suo vero cognome. Ston sorrise ancora una volta e si compiacque della facilità con cui riusciva ad aver buon gioco di entrambi i ragazzi. Howarang dopotutto era facile da gestire, la sua volontà era stata spezzata dal suo capo, ma Kazama Jin per quel che ne sapeva lui, era ancora un campione di Karatè da non sottovalutare e il fatto che il suo amore per il coreano lo rendeva vulnerabile era davvero un vantaggio per Ston. “Si Jin Kazama, so bene chi sei. Nipote del mio Capo e campione di Arti Marziali……..so anche che il signor Mishima ti stà cercando da un pezzo, ciò non dimeno sono disposto a lasciarti andare.” Sorride perfidamente “Stai tranquillo non lo faccio per generosità, solo sarebbe imbarazzante per me dover spiegare al Signor Heinaci perché sei stato qui per 10 giorni e nessuno lo ha avvertito. Te ne andrai dal palazzo stasera stessa, vivo vegeto e libero, nessuno ti seguirà hai la mia parla….per quel che ti può servire, so che no ti fiderai, ma comunque sia scordati di portare con te la puttanella qui.” E diede uno scossone forte a Howarang che genette di doloro. “La signorinella qui è proprietà esclusiva do Heinaci Mishima e il Signore si arrabbierebbe non poco se al suo ritorno non trovasse più la sua bambola preferita.” E concluse ridacchiando all’orecchio di Howarang che genette come se gli avessero strappato un pezzo di pelle dal collo. Jin era disorientato, forse non aveva ben capito qualcosa della situazione, ma se c’era una possibilità per lui di lasciare il palazzo, certo non avrebbe lasciato li Howarang. “Non so di cosa diavolo tu stia parlando ma se io me ne devo andare, credo che porterò con me anche Howarang, perché mi par di capire che lui comunque stiano le cose, non voglia restare qui.” Martin avrebbe voluto gridare di gioia, era riuscito a portare il ragazzo dove voleva “Ovvio che non voglia restare qui…..” incominciò a dire, ma Howarang preso dal panico cominciò a dimenarsi. Non poteva premettere che Jin sapesse da Martin e soprattutto in quel modo, quello che per tutti quei giorni lui aveva cercato di dire senza riuscirci. “Jin ti prego vattene subito….”implorò “Lascia stare….non importa se io resto qui, ma tu devi lasciare il Mishima Palace se Heinaci ti trova qui………ti ammazza…e io questo non potrei sopportarlo…io TI….. TI AMO e………..….” Martin mise fine al discorso con un violento strattone alla chioma fulva del coreano “Stai zitta sgualdrina coreana, se davvero lo ami abbi almeno il coraggio di mostrarti per quello che sei…………..….o temi forse, che dopo aver scoperto il tuo piccolo segreto il bel principe qui non voglia più sporcarsi le mani con te?” Howarang non riuscì a sopportare oltre, per tutta risposta ripresa a piangere e si abbandonò definitivamente alla stretta di Martin. “Ti prego non dirglielo…..” riuscì a sussurrare piano.”Farò quello che vuoi ma non dire a Jin quello che mi ha fatto Heinaci………….” Il giapponese non riuscì a sentire distintamente la supplica di Howarang, ma comprese che era il nocciolo del problema, la ragione principale per cui il coreano aveva alzato quel muro tra di loro. Perché adesso che Howarang aveva ammesso di amare Jin, il ragazzo sapeva che il problema per loro risiedeva altrove. Improvvisamente si rese conto che la scoperta della ragione che li teneva divisi, nonostante il loro amore, non gli sarebbe piaciuta affatto. Nonostante questo fece un passo avanti affermando convinto: “Nulla di quello che può aver fatto, detto o pensato Howarang potrebbe mai farmi cambiare idea su di lui……o sul mio amore per lui….IO LO AMO…..” rimarcò le parole in modo che anche lo sconvolto Howarang le sentisse “…….non c’è altro da dire.” Il coreano guardò in tralice Jin, da dietro il velo di lacrime che gli appannavano gli occhi. Se solo fosse stato vero……………Howarang avrebbe dato la sua anima per non perdere l’amore di Jin, ma come poteva sperare che l’amato accettasse quella sudicia cosa che era diventato? Quando lui per primo non riusciva a accettarlo? “Davvero?” domandò calmo Martin “Vediamo se è come dici.” E così dicendo iniziò a trascinare Howarang verso una delle porte laterali della palestra, quella che Jin sapeva essere lo stanzino delle scope. “NO !!!!” urlò Howarang terrorizzato “Non li ti prego, non li……” Jin spaventato dalla reazione isterica del ragazzo corse dietro hai due, non sapendo che altro fare ma deciso a togliere Howarang da quella situazione. Prima che arrivasse a portata di mano però, Martin si voltò e facendosi scudo con il coreano ormai completamente fuori di se, si fermò proprio davanti alla porta. “Non così in fretta ragazzo….apri la porta ed entra se non vuoi che gli spezzi davvero il braccio.” Jin esitò un attimo fissando gli occhi spauriti di Howarang che lo imploravano silenziosi di non farlo, poi Martin piegò ancora di più il braccio del suo prigioniero facendolo gridare nuovamente e controvoglia Jin aprì la porta e fece un passo verso le tenebre che si celavano dietro di essa. Oltre la soglia invece dello sgabuzzino Jin trovò un corridoio dalle pareti nere e lisce, non appena ebbe fatto un passo in esso si accesero delle luci al neon, incastonate in un unico alveo per tutta la lunghezza del corridoio stesso a circa due metri da terra. Il posto era incredibilmente freddo se paragonato al resto dei locali in cui era stato il karateka. L’intero complesso del palazzo Mishima era climatizzato ma Jin trovava che nemmeno quello bastasse a far scaldare l’aria di quel cupo palazzo, che gli sembrava più una prigione futuristica che l’ultimo ritrovato della tecnologia dell’abitazione. “Muoviti ragazzino vai avanti.” Lo spronò aspramente Martin mentre lo seguiva dentro il corridoio. Jin si voltò per guardare il suo adorato Howarang che gli restituì uno sguardo colmo di terrore ed implorante, il coreano scosse leggermente la testa e sussurrò appena “Jin ti prego…..” Martin lo strattonò nuovamente e allora Howarang si arrese, sapeva che non poteva far altro, sapeva che presto sarebbe stato TUTTO FINITO. “Muoviti cagnolino….” Lo minacciò nuovamente Martin. Jin si voltò verso il fondo buio del corridoio, non era più tanto sicuro di voler vedere quello che c’era alla fine, non perché temesse le conseguenze per se, ma piuttosto temeva quello che poteva succedere a Howarang se fosse andato sino in fondo. Era chiaro che il ragazzo temeva quello che si trovava alla fine, ma Jin si credeva certo di poterlo affrontare e distruggere se necessario. Alla fine si mosse con cautela, guardandosi spesso alle spalle per essere certo che Martin non se ne andasse portandosi dietro anche Howarang. Il corridoio era lungo poco più di sei metri, Jin non ci mise molto ad arrivare infondo, poi non appena mise piede nella stanza che era, evidentemente, alla fine del corridoio rimase abbagliato dall’improvvisa luce che si accese non appena fu entrato. Mentre ancora i suoi occhi lottavano per abituarsi alla nuova luce piena che c’era nella stanza, Jin sentì i singhiozzi di Howarang farsi ancora più forti e profondi. Si costrinse ad aprire gli occhi e abbasso la mano che aveva alzato per ripararsi la vista dalla forte luce, per guardarsi attorno; immediatamente desiderò di non averlo mai fatto. Era in una grande stanza di almeno sei o sette metri, dalla forma quadrata; le pareti, il soffitto, il pavimento, tutto era di pietra nera e ruvida ma non era la pietra di cui era fatta ne il grande trono d’ebano nero che era sistemato nella parete centrale che lo sconvolsero. Quello che lo sconvolse, furono i lettini di pelle, gli attrezzi per le torture erotiche, i frustini e i falli di plastica che erano sparsi per la stanza. Allineati su tavoli lucidi di metallo o appesi a rastrelliere alle pareti, in fila in ordine di grandezza o lunghezza, catene pendevano dal soffitto o restavano scomposte a terra fermate a robuste placche di metallo, saldamente infisse nel terreno. Collari con borchie o punte, corde e persino indumenti S/M di pelle nera, erano ordinatamente appesi a ganci e ad un paio di appendiabiti metallici. Jin si guardò a torno frastornato ed imbarazzato. Mai avrebbe pensato o anche solo immaginato che…………la sua mente divenne vuota e fredda come il pavimento di pietra nera su cui stava. Tremando appena chiuse gli occhi e strinse forte i pugni. Finalmente, aveva scoperto il perché dello strano comportamento del coreano. Espirò con difficoltà l’aria che gli si era condensata nei polmoni. “Carino vero?” la voce divertita e sin troppo vicina di Martin lo fece voltare e riaprire bruscamente gli occhi. “Non credevi che il Signor Mishima avesse gusti così particolari in fatto di sesso vero?” L’ uomo gli era al fianco ora, e si sporgeva per potergli parlare all’orecchio “E indovina un po’ chi era l’oggetto dei suoi giochetti?” continuò sarcasticamente voltandosi a guardare Howarang che aveva lasciato pochi passi dopo la soglia della stanza. “Pensa un po’…..” Sorrise cordiale e si avvicinò ad un appendiabiti su cui erano sistemati alcune cinghie di cuoio nero ed un morso da cavallo. Con due dita alzò le briglie e aggiunse divertito “Trotta, trotta cavallina…………….” E lasciò cadere la cinghia, che ricadde al suo posto con un cupo rumore metallico. Howarang gemette forte e senza riuscire a dir nulla si voltò perché non poteva sopportare di guardare Jin. Di guardare l’unico essere al modo che amava sopra di ogni altra cosa, che certo ora lo stava fissando con disprezzo. Jin effettivamente lo stava si guardando ma non con disprezzo, bensì con un’ infinito dolore bruciante negli occhi; il coreano stava tremando terribilmente e sembrava che si stesse accartocciando su se stesso. Le spalle incurvate, la testa china, i singhiozzi incontrollati e strazianti. Dopo alcuni interminabili minuti Howarang riuscì ad alzare le braccia, per tentare di autoabbracciarsi ed arrestare in parte il suo tremito incontrollato. Martin si avvicinò al coreano che non diede segno di averlo notato, senza troppe cerimonie l’uomo costrinse il ragazzo a voltarsi con un gesto brusco; gli afferrò il mento e lo forzò ad alzare la faccia perché Jin potesse vederla. “Come ho detto una bella -Sgualdrinella Coreana-, che si è venduta per denaro e codardia…..lo sai è dal Tekken che questa mammoletta si rotola nel letto ed hai piedi del Signor Mishima.” Rise forte “E pensa…………..io credo pure che le piaccia, altrimenti perché starebbe ancora qua?” diede una spinta forte al ragazzo tremante che non fece resistenza alcuna. Con appena tre incerti passi, Howarang cadde in avanti fermandosi sul petto di Jin continuando a piangere ma non osò abbracciare l’amato che rimase invece immobile come era poco prima, fissando Martin con odio impotente. “Sai che ti dico? Potresti anche approfittare di questa stanza….. Dopotutto non volevi portartelo a letto? Accomodati, la stanza è ampiamente rodata e la sgualdrinella saprà come soddisfare i tuoi desideri t’ assicuro. Il Signor Mishima non ne è mai rimasto deluso credimi sulla parola…….” Sorrise ancora mentre si avviava verso l’uscita “Sei suo nipote no, magari hai anche gli stessi gusti in fatto di sesso……e comunque dopo aver fatto quel che vuoi, ricordati di rimettere tutto a posto come stava, non vorrei dover dire al Signor Mishima che sei stato qui.” Così dicendo Martin sparì nel corridoio, mentre la sua risata riecheggiava nella stanza.
Jin e Howarang rimasero fermi in piedi per diverso tempo, il coreano in lacrime, tremante e distrutto nello spirito non osava muoversi. Anche se solo con la fronte Howarang riusciva a toccare Jin sulla spalla e il contatto col giapponese gli dava un senso di definito, che in realtà stava lentamente perdendo mentre il dolore e la vergogna lo stavano soffocando. Il ragazzo si aspettava che da un momento all’altro Jin si riprendesse dal disgusto iniziale e lo costringesse a staccarsi, come poteva biasimarlo…….dopotutto lui stesso si trovava rivoltante, sporco, corrotto. Cosa si poteva aspettare da Jin che invece era ancora integro e pieno d’amore innocente; Howarang sapeva che presto il giapponese avrebbe infranto il suo fragile disperato sogno di un’ amore con lui, con un torrente di parole roventi e sdegnate ma tristemente meritate. “Sgualdrina, lurido depravato, vigliacco, bugiardo approfittatore……..…..” Howarang le sentiva già vibrare nell’aria e si preparava alle sferzate gelide che sarebbero state, agli schiaffi che probabilmente sarebbero seguiti. Li temeva, temeva l’umiliazione che stava per ricevere, eppure non riusciva a staccarsi da Jin, dall’ unico amore della sua miserrima vita. Ma quel momento non arrivò mai, quelle parole non uscirono mai dalle labbra tirate di Jin che in realtà non ci pensa neanche a pronunciarle, semplicemente non le pensava. Jin rimase immobile per non cadere a terra, perché l’entità di quello che aveva scoperto lo stava colpendo con feroce crudeltà. Jin sapeva che la causa principale della disperazione di Howarang in qualche modo era legata a lui, ora che aveva scoperto quella stanza, ora che sapeva quello che Heinaci aveva fatto al ragazzo………….tutti i pezzi andarono al loro posto. “Sono io che ti ho condannato a questo? È per causa mia che ti sei prestato alle sue sadiche depravazioni?………..Ecco perché non è mai venuto nessuno della Mishima a cercarmi in ospedale……………che cosa ti ha chiesto in cambio della mia libertà quel demonio di Heinaci?” lentamente alzò prima il braccio desto poi il sinistro e mentre Howarang si irrigidiva credendo che l’altro stesse per scostarselo di dosso, Jin cinse le spalle e carezzò la testa del coreano con un dolce e confortante abbraccio cullandolo lentamente in esso. “Perdonami Amore Mio…se non fossi stato così ceco ed egoista……………tu non ……” ma la frase gli morì in gola mentre calde lacrime di disperazione sopraffacevano il suo precario autocontrollo. Howarang incredulo gemette confuso ed alzò la testa per guardare in faccia Jin, non riuscendo ancora a credere a quello che aveva sentito. Non solo non era stato respinto, ma Jin gli stava chiedendo anche scusa………… “Scusa per cosa poi….sono io che ho fatto…..delle stupidaggini, non lui….” Ma non riuscì a dire nulla, si limitò a ricambiare l’abbraccio dell’amato senza dire nulla, tremando ora molto meno di prima. “Usciamo di qui Howarang…..ti prego….torniamo in camera.” Il coreano annuì, anche lui trovava disgustosa quella stanza e non sopportava di restarvi. I ragazzi si avviarono lentamente verso il corridoio e lo percorsero in silenzio, sempre restando vicini, Jin a destra teso nello sforzo di sostenere Howarang che camminava a stento a causa delle forti emozioni. Raggiunsero la palestra in pochi istanti e Jin si chiuse la porta del corridoio alle spalle, prima di ritornare al fianco dell’amato e dirigersi verso la scala a chiocciola che li avrebbe riportati nella stanza da letto di Howarang. Quando scesero, il giapponese notò distrattamente che era stato rimosso il secondo letto in cui aveva dormito nelle ultime notti, a quanto pareva Martin era sicuro che se ne sarebbe andato. I ragazzi si diressero al letto di Howarang ed il coreano si sedette sul bordo come in trance, tremava ancora, ma ora almeno non piangeva più in maniera isterica come dentro la stanza nera. Jin non si sedette subito accanto a lui, gli prese invece le mani e si accovacciò davanti al ragazzo sconvolto per poterlo guardare in faccia senza costringerlo ad alzare il volto. “Howarang….vuoi qualcosa di caldo da bere?” provò a chiedere nemmeno tanto sicuro che l’altro gli rispondesse. Il ragazzo scosse la testa frastornato, non riusciva a capire perché Jin fosse così comprensivo con lui. “Dai guardami per favore….” Sussurrò l’altro mentre la sua preoccupazione cresceva, “Ordino del The e lo faccio portare su.” Howarang ostinatamente scosse la testa. Jin non era disposto a lasciarsi respingere così facilmente. Lasciò le mani del coreano e prese la cornetta del telefono interno, chiamò le cucine ed ordinò un the bollente per due, sapeva che ci sarebbe voluto del tempo per convincere Howarang a parlare di nuovo, anche solo per fargli guardare nuovamente dritto davanti a se. Ma di una cosa era sicuro, non avrebbe lasciato sprofondare il coreano in una cupa depressione; che Heinaci tornasse pure, che venisse ha pretendere il suo prezzo…..Jin si ripromise che anche se non era in condizioni di affrontarlo l’avrebbe tenuto lontano dal suo amato, in un modo o in un’ altro. Tornò a accovacciarsi davanti a Howarang e riprese le sue mani tra le proprie “Howarang ti prego guardami…………….non hai nulla da rimproverarti hai capito?………Nulla, sono io quello che ha sbagliato tra di noi, so che quello che hai fatto lo hai fatto per me…….” Esitò alla ricerca della parole giuste “Sono stato uno stupido presuntuoso, non ho saputo ne voluto riconoscere i miei sentimenti per te….ed anche quando me ne sono accorto sono scappato come un vigliacco.” Si morse un labbro, quello che diceva non serviva solo per rincuorare il suo amato, era anche la più dura e cruda ammissione della sua personale debolezza, non era facile farla. “Se…se avessi avuto maggior carattere….tu non saresti dovuto intervenire, non ti saresti sacrificato per me come hai dovuto fare….” Il giapponese tentò di incrociare lo sguardo dell’altro senza riuscirci, Howarang spostava la faccia da una parte all’altra per evitare il contatto visivo con Jin, anche se non lasciava le sue mani. “Howarang ti prego guardami…stò cercando di chiederti perdono…anche se forse non lo merito..per quello che sei stato costretto a subire da Heinaci……” Sentendo il nome del suo aguzzino qualcosa che era rimasto sopito nel coreano per tutti quei mesi eruppe con forza devastante tanto che anche Jin si sorprese nel sentine nella voce del coreano una rabbia così profonda ed un odio per se stesso così disperato. “Jin maledizione ma lo capisci o no cosa sono diventato?………….” la voce era così alta che sembrava quasi quella di un’altra persona. Howarang strappo le sue mani alle gentili carezze di Jin e si alzò in piedi con sguardo furente negli occhi. “Sono una dannatissima puttana….un giocattolo sessuale, un cagnolino implorante il cui unico scopo è quello di accontentare i desideri di quel maniaco del padrone………” le lacrime gli stavano bagnando copiose la faccia “Non ho più volontà, non so nemmeno ribellarmi a quel bastardo di Martin che ti ha rivelato quello che temevo tanto di dirti………….” La voce cominciò a incrinarsi mentre il ragazzo riprese a tremare “Non sai nemmeno cosa Heinaci mi ha costretto a fare……la stanza dei giochi, come la chiama lui non è che il minimo, sai quante volte mi ha costretto a farlo con i suoi danarosi amici? A frustarmi da solo in loro presenza perché lo trovavano divertente……sai quante volte mi ha costretto a dimenarmi solo davanti ad una platea eccitata di vecchi sadici come lui?……..lo capisci o no cosa sono diventato Jin……..” la voce gli si spense improvvisamente e il ragazzo ricadde pesantemente a sedere sul letto, prendendosi la testa tra le mani si abbandonò al pianto più incontrollato. Jin che era caduto a sedere per terra, lentamente si rialzò, avvicinandosi al letto ed al coreano distrutto dal dolore. Appoggiò il ginocchio sinistro alle coltri e si spinse avanti per accorciare la stanza tra lui e Howarang; prese delicatamente tra le mani il mento del giovane in lacrime e lo costrinse ad alzare la testa per guardarlo in faccia. I loro occhi si incontrarono e nessuno dei sue riuscì a staccare lo sguardo dall’altro, il coreano guardava Jin attraverso un pesante, bruciante velo di lacrime che gli annebbiava i contorni del volto dell’amato, Jin per contro vedeva Howarang molto bene, i suoi occhi erano si lucidi ma di passione non di lacrime. Quel ragazzo che stava davanti a lui una volta estroverso e allegro era diventato timido e spaventato, solo perché lui non aveva avuto il coraggio dei propri sentimenti….e non solo, si considerava anche colpevole per quel che aveva dovuto subire……angherie, soprusi e violenze che sarebbero invece dovute spettare a Jin. Il giovane karateka si sentiva in colpa per questo…se Howarang mesi prima non avesse fermato Heinaci, probabilmente ci sarebbe stato lui al suo posto………….e ora, ora che finalmente i due ragazzi avevano capito di amarsi a vicenda, Howarang non voleva saperne perché si riteneva indegno…..sporco come aveva detto lui? Jin non era disposto a permettere una cosa del gener. Dolcemente costrinse Howarang ad avvicinarsi a lui, e mentre la sua bocca si posava su quella dell’amato sussurrò “Baciami”…….il coreano non seppe resistergli. Jin era li accanto a lui e non si ritraeva pur sapendo quello che aveva fatto. Anche se il suo cervello gli diceva che dopo se ne sarebbe pentito, il suo cuore lo costrinse ad andare avanti, assecondò dunque il dolce bacio dell’ amato che prese a esplorargli minuziosamente la bocca con la lingua, sempre più voracemente. Howarang sentiva le sue labbra in fiamme mentre il bacio di Jin si faceva sempre più audace e passionale, si lasciò cullare inebriato dalla foga dell’amante; i due si staccarono solo quando entrambi furono rimasti senza fiato. Jin fece adagiare delicatamente il coreano sulle lenzuola mentre gli sfilava la felpa della tuta che indossava, sempre fissandolo negli occhi, il giapponese gli sfilò anche la maglietta lasciandolo a petto nudo e vibrante. Jin rimase un secondo a rimirare quello spettacolo mozzafiato, il coreano giaceva sdraiato sotto di lui, gli occhi socchiusi ed un’ espressione dolcemente implorante e carica d’aspettativa dipinta sul volto. Le braccia morbidamente abbandonate sopra la testa, esattamente come l’ aveva lasciate Jin dopo avergli sfilato la maglietta, i capelli ancora madidi di sudore, la pelle accaldata e profumata. “Jin……” ansimo debolmente il ragazzo, confuso e disorientato dal comportamento dell’altro. Il karateka mise un dito sulle labbra del coreano “Shhh!!! Non dire nulla…ora lascerai che sia io a parlare……..” e chinandosi su di lui riprese a baciarlo, prima dolcemente sul collo e poi nuovamente l’avvinse in un bacio passionale e profondo. Howarang sentiva ogni fibra del suo corpo vibrare mentre Jin lo baciava, il caldo contatto del corpo dell’altro sopra il suo, la stretta delle sue mani nelle proprie, le labbra che gli si infiammarono nuovamente al contatto con quelle di Jin. “Perché fai questo amore mio….perché mi baci e mi carezzi dopo aver saputo quello che sono………? Davvero non ti importa nulla….davvero mi vuoi lo stesso anche se sono impuro e corrotto dal tocco di un mostro?” Howarang riprese a piangere, non poteva sottrarsi alla passione di Jin, ma non riusciva comunque a perdonarsi di essere stato usato da Heinaci come giocattolo di piacere. Dopo un tempo che sembrava infinito il bacio si spense, ma le labbra di Jin non si staccarono dal corpo di Howarang nemmeno per un attimo, lentamente il giapponese passò la sua lingua lungo la line del collo dell’amante, soffermandosi poi un attimo di più nel piccolo incavo sensuale alla base del collo. Howarang gemette di piacere mentre Jin passava le mani in lente carezza sui suoi bracci stesi e nudi, fino alle spalle e poi all’ascelle scoperte e giù sui fianchi per poi risalire nuovamente verso i polsi. “Hahhh” riuscì a mugolare il coreano mentre scariche di piacere delicato e profondo gli scuotevano il corpo. Jin alzò un attimo lo sguardo e si accorse che Howarang teneva gli occhi chiusi ed aveva il respiro accelerato, sorrise contento, dopotutto non se la stava cavando male, poi con voce più seria e resa bassa dalla passione che a stento teneva a freno disse: “Non mi importa di quello che ti ha fatto quel bastardo, di quello che ti ha costretto a subire…..se ne fossi ancora capace lo ucciderei……ma sono un debole ed inutile cane adesso……..” sorrise appena e continuando con baci e dolci carezze umide della lingua si spostò lateralmente seguendo la line del torace dell’amato, fino ad arrivare ad un suo capezzolo inturgidito. “Se ti senti sporco, sarò io ha lavarti, centimetro dopo centimetro, con la mia stessa lingua, farò in modo che non resti nemmeno un millimetro del tuo corpo che ricordi quelle oscene carezze di Heinaci…….” Howarang alzò la testa per guardarlo, quasi volesse replicare, ma non fece in tempo a dir nulla Jin si era chinato e stava dolcemente succhiando e mordicchiando il sensibile capezzolo di Howarang. Il coreano emise un roco rantolo sorpreso e deliziato, era estasiato, Jin fece scivolare l’altra mano ad accarezzare e stuzzicare l’altro capezzolo, mentre Howarang si contorceva debolmente sotto le sue sensuali carezze. Jin era sorpreso di se, mai avrebbe pensato di essere così passionale, eppure adesso che era li in quel letto con Howarang seminudo ed eccitato, si sentiva inebriato e libero da ogni freno; l’unico suo desiderio era dare piacere all’amato, alleviare un po’ del suo dolore, facendose carico lui. Howarang d’altro canto era rapito da quelle sensazioni dolci ed avvolgenti, così diverse dal dolore che ricordava quando pensava da un rapporto sessuale; stranamente anche quel pensiero non lo distrasse dal turbinante piacere in cui l’aveva fatto scivolare Jin. Quando finalmente il giapponese gli concesse un’ attimo di tregua dalle sue passionali carezze, Howarang apri gli occhi e si accorse che anche Jin era nudo,fino alla cintola,come aveva fatto a spogliarsi senza interrompere il massaggio? Sorrise era bello vederselo stagliato davanti, nonostante fosse dimagrito dal Tekken, Jin Kazama era ancora un atleta, muscoli scolpiti e pelle morbida, il bel tatuaggi tribale sul braccio ne risaltava le forme scultoree. Il ragazzo disteso sotto di lui non si mosse, rapito dalla visione del bel giapponese che lo sovrastava; Jin sospirò un attimo ancora poi si chinò nuovamente in avanti ed infilò le mani nell’elastico della tuta. Howarang si stava spaventando così gin disse piano: “Se non vuoi…….” Il coreano scosse la testa………ma non disse nulla, l’altro sorrise “Solo se vuoi……”ripeté e Howarang stavolta annuì. Lentamente e con dolcezza Jin sfilò la tuta ed i boxer del coreano in un unico fluido gesto, il ragazzo fremette di desiderio, era adesso completamente nudo e alla mercè di colui che amava, Howarang desiderò che quel momento durasse in eterno. Jin sorrise e tornò nuovamente a baciare con labbra e carezzare con la lingua prima i suoi pettorali, poi l’addome soffermandosi sull’ombelico. Il coreano gemette di piacere e si inarcò verso l’amato, come per chiedere di più; Jin dovette fare un notevole sforzo di volontà per non cedere alla sua passione che stava crescendo a dismisura. Howarang era davvero irresistibile, l’odore dolciastro del suo corpo, il sapore inebriante della sua pelle lo stavano facendo impazzire, se ogni tanto non si fosse fermato, il giapponese era certo che non sarebbe riuscito a controllarsi sino in fondo. Howarang intanto aveva ripreso a gemere deliziato delle attente e sensuali carezze che l’altro stava generosamente distribuendo sui suoi fianchi e sulle gambe, “Jin ti prego….” Farfugliò quasi in estasi. Il ragazzo aveva la fronte imperlata di sudore e respirava a fatica, i continui movimenti del corpo del coreano lo stavano rapidamente portando vicino al culmine; si impose di rallentare una attimo, non poteva sciupare tutto proprio ora. Jin scese dal letto e si inginocchiò davanti alle gambe semiaperte di Howarang, poggiò appena le mani sui ginocchi dell’altro e questi divaricò ancora di più le gambe, lasciando a Jin lo spazio che desiderava. Il ragazzo sorrise deliziato dalla sintonia che si era formata tra loro e anche dallo spettacolo che gli si parava davanti; la virilità di Howarang era eretta e turgida pronta per ricevere le dovute attenzioni che meritava. Esitando solo un attimo, Jin si avvicinò al membro eretto dell’amato e l’avvolse in un umido e caldo abbraccio orale. Howarang spalancò gli occhi per la sorpresa e inarcò la schiena con un gesto rapido ed improvviso, sfuggendo quasi alla dolce presa delle labbra di Jin. Il gemito di infinito piacere che gli usci dalla bocca diede coraggio e forza alla inesperta passione del nipponico che prese a succhiare ritmicamente il membro eretto del coreano, prima lentamente poi sempre più velocemente. Il giovane stava quasi impazzendo, mai aveva solo sperato di provare un’estasi più profonda ed avvolgente di quella che gli stava regalando ora Jin. Con non poco sforzo alzò la testa per guardare l’altro che stava esplorando con la lingua e la bocca il suo fallo eretto, la nera chioma del suo adorato Jin si alzava ed abbassava in armonia con le ondate di piacere che il coreano sentiva salirgli in testa dal bassoventre. Era il paradiso. Jin cercava di non lasciare un solo millimetro del sesso di Howarang che non fosse stato toccato dalla sua lingua o dalle profonde carezze delle sue mani ansiose. Dare piacere Howarang era la cosa più inebriante che avesse mai sperimentato, il coreano si muoveva con lui mentre la sua lingua passava sui testicoli o le sue mani gli carezzavano la parte interna delle cosce, sensibile ed ora esposta con disinvoltura dal coreano. Jin si fermò e inaspettatamente si alzò, sebbene stesse cercando di dominarsi, anche il suo corpo stava raggiungendo un livello vertiginoso di desiderio e dopotutto il giovane non sapeva ancora bene come regolarsi di li in poi. Howarang lo guardò con aria sognante, costatando con delizia che anche il giapponese era ora completamente nudo e con la sua virilità eretta e pulsante; si alzò a sedere sulle candide coltri del letto dove si era abbandonato sino a pochi istanti prima. Jin gli si avvicinò con un passo e il coreano non esitò un attimo a dischiuder le labbra, per richiudere le stesse sul membro dell’amato che emise un gemito strozzato quando la calda apertura si chiuse su di lui. Howarang a differenza di Jin, sapeva bene cosa poteva far piacer ad un uomo e usò bene ogni sua conoscenza per rendere la prima esperienza di Jin la più inebriante e memorabile. Prese a massaggiare sensualmente i genitali del giapponese, mentre passava la lingua a spirale lulla virilità eretta dell’altro; poi la prese completamente in bocca avvolgendola in una calda prigione, continuando a levigarne la superficie con la lingua. Mordicchiando distrattamente la pelle più morbida e sensibile per strappare gemiti compiaciuti e sorpresi al nipponico che in quel momento credete di svenire. Per non cadere rovinosamente a terra Jin afferrò due ciocche della folta e fulva chiama del coreano e si spinse ancora più avanti; Howarang interpretò il gesto come una richiesta di maggior piacere e allora si mise a massaggiare ritmicamente la virilità dell’altro con maggior ritmo e vigore. Jin gemeva aspramente e senza riuscire a fermare i brividi di piacere che gli stavano scotendo il corpo, era ancora meglio di come lo aveva mai immaginato, ma quando si rese conto di essere ormai vicino al culmine del piacere, si staccò bruscamente dalla vorace ed esperta bocca del coreano. “Aspetta….” Ansimò rauco ”non così……voglio….voglio che ci arriviamo assieme…….” Riuscì a dire ansimando. Howarang sorrise inebetito dal piacere e docilmente si lasciò ridistendere sul letto da Jin, che gli fu nuovamente sopra dopo un secondo, avvinghiandolo in un nuovo abbraccio e un nuovo lungo e passionale bacio mozzafiato. La mano del giapponese scese sul ventre dell’amante compiendo una lunga e fremente carezza, poi con fare possessivo afferrò entrambi i loro membri perché si toccassero. Howarang emise un gridolino nella bocca di Jin, inarcandosi verso il compagno, rimasero così per un poco mentre Jin sfregava vigorosamente i due falli assieme. Poi il ragazzo si sciolse nuovamente dal bacio e scivolò a terra in ginocchio, nuovamente tra le gambe del coreano “Howarang allarga le gambe ti prego…….” Sussurrò gentilmente Jin. Il coreano non se lo fece ripetere due volte e divaricò le gambe tenendole leggermente alzate, per dare maggior campo alla passione di Jin. Sorridendo il nipponico si bagno l’indice e il medio con abbondante saliva e cominciò a passare le dita così inumidite sull’anello muscolare dell’ altro con cerchi sempre più piccoli, e stringendo in ardente carezze ritmate il fallo di Howarang. Poi senza dar segno alcuno di preavviso penetrò l’apertura con le dita, causando in Howarang un inaspettata ondata di piacere. Il ragazzo preso di sprovvista ebbe solo il tempo di inarcare la schiena e allargare ancor di più le gambe prima che dalle sue labbra fuggisse un grido estatico. Jin era al settimo celo, nonostante la sua rozza inesperienza stava vivendo il momento più idilliaco della sua vita, si crogiolò in quel piacere più a lungo che poté, sia per il proprio ma anche e soprattutto per il piacere del suo amante. Alla fine quando si rese conto di non riuscire più a frenar la sua passione, cessò il massaggio interno al corpo di Howarang e si rialzò in piedi, la passione non aveva permesso alla sua eccitazione di calare di un solo millimetro e ora Jin desiderava solo concludere quell’atto magnifico nel più felice e liberatorio dei modi. “Jin……………….” lo chiamò il coreano che non si era mosso da come lo aveva lasciato l’altro “Jin ti scongiuro……non resisto più ti prego…..fallo…prendimi ora………..” sussurrò arrossendo per la sfrontatezza della sua esplicita richiesta. Jin si prese un attimo ancora per rimirare quello spettacolo che aveva davanti. Anche per Howarang era come per lui, l’eccitazione generata dalla passione e dal loro reciproco amore era al culmine e doveva essere sfogata. Jin carezzò le gambe del coreano che al lieve tocca delle mani dell’amato fremette e ancora implorante gemette socchiudendo gli occhi dilatati dal piacere: “Jin ti prego.” Quella era una supplica che il giapponese non voleva e poteva in alcun modo ignorare, con delicatezza appoggiò il membro all’apertura eccitata del coreano che si inarcò per riceverlo meglio. Una spinta decisa e controllata lo fece penetrare nella piccola apertura impaziente. Howarang urlò di piacere indescrivibile e si contorse con passione, Jin si unì a lui nel grido deliziato della penetrazione e un attimo dopo scivolò ancora più in profondità, sentendo le pareti dei muscoli interni del coreano aderire perfettamente al suo fallo eccitato. Un attimo ancora poi prese un ritmo sinuoso e profondo che ben presto divenne incosciente piacere per entrambi; i colpi divennero sempre più martellanti e i gridolini di Howarang sempre più striduli. Jin spronato dalla passione dell’ amato non si fermò, ne rallentò, ma aumentando ancora il ritmo ed il passo del loro gioco profondo. La passione bollente li stava quasi per distruggere quando, improvvisamente come un fulmine nel celo sereno, i due amanti arrivarono insieme all’orgasmo. Jin emise un roco grido di trionfo e si svuotò dentro Howarang che liberò la sua passione in un gemito prolungato ed intenso, mentre un getto bianco latte si spargeva sul lenzuolo e sul suo ventre. Ansante Jin si accasciò sopra il coreano con la testa appoggiata al suo petto e rimase li col respiro affannoso per lo sforzo, ancora avvinto nel suo abbraccio viscerale con l’amato; Howarang si abbandonò ancora più profondamente sul letto lasciando ricadere la testa di lato e chiudendo soddisfatto gli occhi. I due ragazzi rimasero così a lungo, desiderosi entrambi di non sciupare quel momento meraviglioso….le parole erano inutili.
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