Dato che è da tanto che non scrivevo, vorrei scusarmi con tutti i lettori del sito, che magari son rimasti a mezzo della storia ^\\\^, non è facile trovare il tempo di conciliare tutto con le proprie passioni^^. Spero che vi piaccia quello che ho scritto. Ciao Astarscia^^
Rose Gemelle
parte IV - Il parco di Jhoanna
di Astarscia
Il sole del primo mattino rischiarava un celo terso in cui si rincorrevano sporadiche nubi bianche, Jin stava seduto sulla collinetta che si trovava nella parte più interna del Parco Privato Jhoanna; il giardino dove solo ricchi e benestanti potevano entrare, un biglietto d’ingresso per il parco costava ben 100 dollari e per chi come Jin trovava difficile mettere insieme il pranzo con la cena, un’ ingresso ad un parco del genere era troppo costoso e soprattutto inutile. Non c’era da stupirsi dunque se l’impiegata della biglietteria aveva storto il naso vedendolo varcare uno dei cancelli laterali; anche se si era ripulito si vedeva sin troppo bene da dove proveniva. La vigilanza del parco l’aveva persino pedinato per un certo tempo, ma Jin era stato abile nel defilarsene; non voleva scocciatori tra i piedi, quello che lo aspettava non era un incontro da farsi in pubblico e il ragazzo lo sapeva bene. Aveva girato un po’ per il parco prima di decidere dove fermarsi per aspettare; la collinetta su cui si era “appostato” però era davvero fantastica. A Jin ricordava molto le colline delle fiabe che talvolta da piccolo sua madre gli raccontava, in primavera doveva essere completamente ricoperta da verde erba, un’ albero solitario sulla cima con una chioma grande che nelle settimane estive sarebbe stato certo eccezionalmente frondoso, a giudicare dai rami scuri e bagnati di rugiada che si agitavano leggermente nella brezza fresca del mattino. La pioggia del giorno prima aveva tinto di colori brillanti tutto il parco che dava spettacolo tra chiazze scure di latifoglie ancora spoglie e scuri verdi di conifere e cespugli sempreverdi. Inoltre ora che il sole splendeva alto nel celo pulito, le miriadi di goccioline che imperlavano, i sassi, la corteccia e le foglie morte, conferivano un’aura di luce magica a tutto. Jin sospirò e appoggiò la testa al tronco dell’albero sotto cui si era seduto…………la brezza leggera che soffiava quel giorno agitò le fronde, la sua mente vagava libera, cercando di riordinare gli eventi frenetici che si erano succeduti dalla sera prima, dopo il suo infruttuoso incontro con Howarang, davanti al Mishima Palace. La sua fuga….perché quella lo sapeva bene era stata proprio una fuga………. Le ore passate a vagare per la città senza una meta, fradicio di pioggia e sconvolto dopo il lungo pianto sotto quel lampione solitario vicino al porto. Era tornato a casa che albeggiava, come sempre accadeva dopo un violento acquazzone anche quella notte nei quartieri del porto, si era alzata un grigia nebbiolina fredda e appiccicosa che aveva se possibile, reso l’umore del ragazzo ancora più nero. Jin era entrato nel palazzo come in trans, sguardo vuoto, pensieri in subbuglio e cuore spezzato. Non si era diretto al suo appartamento però, non lo sapeva nemmeno lui perché ma si era fermato davanti alla porta di Luis e aveva bussato……….stranamente quella mattina, la ragazza era già sveglia e gli aveva subito aperto. “Jin Ciao…..” aveva detto sbadigliando appena “ …..che ci fai qui a quest’ora…….” Le parole erano rimaste sospese a mezz’aria e la ragazza aveva sgranato gli occhi nel vedere la faccia del suo interlocutore. Jin aveva due occhiaie profonde e un’ aspetto orribile; era coperto di fango da capo a piedi e gli abiti erano zuppi di pioggia; il ragazzo stava fissando la ragazza senza vederla davvero e poi improvvisamente con voce rotta aveva detto solo: “E’ finita………” Luis lo aveva afferrato al volo mentre cadeva in ginocchio proprio sul pianerottolo del suo appartamento e per poco non era volata per terra anche lei. C’era voluto almeno un’ora per riuscire a scuoterlo da quel torpore apatico in cui era caduto, Luis lo aveva aiutato a cambiarsi e lo aveva costretto a farsi una doccia, poi aveva preteso una spiegazione……Jin non aveva mai trovato tanto difficile parlare come allora. Verso le otto però la sua amica era riuscita a farsi dire più o meno tutto; anche se Jin non aveva avuto il coraggio di dirle che la Lei del suo racconto era in realtà un Lui……..Era un’ aspetto tragicomico della situazione che ancora non riusciva a spiegarsi, ma proprio non sapeva dire a qualcuno che amava un ragazzo. Luis lo aveva da prima consolato ma poi vedendolo cedere alla commiserazione, lo aveva anche rimproverato, nel tentativo di scuoterlo: “…………senti un’ po’ caro il mio signor Kazama.” Aveva detto a un certo punto “ ma tu cosa credi che abbia fatto lei…….dandoti quei 100 dollari?” Jin l’aveva fissata con occhi vacui, poi aveva serrato la mascella e si era voltato dall’altra parte. “Quello che ha fatto…………….mi ha dato quegli stramaledettissimi 100 dollari per sbarazzarsi di me…………non voleva certo uno straccione come spasimante…………….” Il ragazzo non aveva finito la frase, Luis glielo aveva impedito assestandogli un bel ceffone proprio sulla guancia. Jin era rimasto fermo così, come lo aveva lasciato il manrovescio con gli occhi sgranati per la sorpresa: “Sei davvero uno stupido!!……..Se come dici aveva intorno tanta gente e gorilloni in doppiopetto, avrà solo tentato di nascondere il fatto che ti conosceva……….. Ti ha dato quei soldi per farti sparire certo ma non per le ragioni che credi tu brutto zuccone!!” Luis era poi andata a preparare un caffè lasciando Jin a riflettere su quelle parole. Dopo alcuni minuti era tornata con due tazze ricolme di scurissimo caffè nero; ne aveva cacciata a forza una in mano a Jin e poi, presa una sedia gli si era accomodata davanti. Lo sguardo penetrante di Luis e il leggero tamburellare del suo calcagno sul pavimento di legno, indicavano che la ragazza era arrabbiata; quando parlò la sua voce era dura: “Sei sicuro che non ti ha dato niente altro? Che so……un biglietto? Ha detto forse qualcosa mentre ti dava i soldi? O fatto nulla di particolare?” Jin tentò freneticamente di ricordare ogni singola sillaba, ogni respiro di quell’incontro; poi improvvisamente come folgorato da una certezza divina si frugò in tasca alla ricerca dei soldi e non trovandoli, si alzò per rovistare tra le sue cose che ancora fradice e zuppe erano state ammassate in un’ angolo del bagno di Luis. Quando finalmente tornò nel piccolo soggiorno-camera dell’amica Jin stringeva in mano il biglietto per un parco pubblico a pagamento…..il prestigioso parco di Jhoanna. “Hai visto che ti avevo detto io?” proruppe esultante la prostituta “Ti ha dato un’ appuntamento bello mio!!”e aveva sorriso raggiante.
Jin non ci voleva credere e nemmeno ora che stava li sotto quell’albero riusciva a crederci……davvero Howarang gli aveva dato soldi e biglietto intenzionalmente, come un silenzioso appuntamento? O più semplicemente quel vecchio biglietto era finito per caso tra le banconote che aveva ricevuto? Jin scosse la testa con aria afflitta “Che diavolo stò facendo qui….sono un idiota a dare retta alle fantasticherie romantiche di Luis…………….” Eppure qualcosa dentro di lui lo aveva costretto a seguire quella follia. La speranza remota, tenace, disperata che ci fosse ancora una qualche possibilità per lui………..…per lui e per il suo amore……. Dopotutto che male c’era nello sperare ancora………..Forse, anche se non avrebbe potuto parlargli almeno avrebbe rivisto Howarang ancora una volta……. ”Si almeno una volta ancora…………”
Nello stesso Momento, In un’altra parte del Parco Jhoanna
Howarang correva veloce e sicuro per le stradine di bianchi sassolini del Parco di Johanna, era ormai quasi un’ora che correva e faceva ginnastica, aveva girato quasi tutto il parco, ma di Jin non c’era traccia. Che non avesse capito, o peggio che avesse frainteso il suo gesto della sera prima? “No non può essere, deve…..Deve assolutamente venire……..resterò qua tutto il giorno se necessario, ma lo devo trovare….assolutamente……..Lui deve essere qui per forza, lo so che deve essere qui….” . Le stradine bianche continuavano a scivolar via sotto i suoi piedi come ricordi sbiaditi, mentre Howarang correva e si guardava attorno freneticamente alla ricerca della testa corvina di Jin; quei suoi adorabili capelli ribelli che gli formavano in testa una corona di punte nere e blu……… Il ragazzo si sforzava di cogliere ogni minimo dettaglio del parco, ogni singolo cespuglio dietro il quale si sarebbe potuto trovare Jin, un paio di volte si era anche illuso di vederlo comparire sul sentiero davanti a lui, ma subito l’immagine era scomparsa nella nebbiolina mattutina. Poi improvvisamente lo vide…….Una figura alta e tonica seduta accanto ad un’ albero, sopra una collinetta distante, non ci avrebbe nemmeno fatto caso se non fosse stato così attento e desideroso di trovarlo. Sembrava che anche la figura lo stesse guardando poiché si alzò improvvisamente e dopo un attimo scese correndo dalla collinetta, dirigendosi verso un boschetto intricato di latifoglie e sempreverdi che inghiottiva proprio la strada che stava per percorrere Howarang. Il cuore del Coreano mancò un battito “Allora è venuto!!!” poi si riscosse sentendo che qualcuno si stava avvicinando; le sue guardie lo seguivano a due curve di distanza, non erano quelle le distanze di sicurezza standard, ma il giovane aveva preteso che almeno quando correva nel parco di avere un briciolo di privasi…….e poi dopotutto li aspettava sempre quando incontrava un’ incrocio……..Ma ora non c’era tempo da perdere ad aspettare quei due invadenti gorilla, doveva vedere Jin….e lo voleva fare da solo, e da solo sul serio stavolta. Prese a correre con rinnovato vigore ora aveva una meta e sapeva che Jin sarebbe stato la ricompensa per cui non si risparmiò; nonostante l’eccitazione per l’imminente incontro Howarang sentiva che le ginocchia gli stavano tremando, cosa avrebbe detto a Jin per spiegargli tutto……………….Come avrebbe fatto a dirgli che non solo era diventato l’ amante di suo nonno ma che lo aveva fatto solo per salvare lui, che era il suo vero amore………… Detto così sembrava facile, ma la testa del ragazzo stava già ronzando per via della corsa, e adesso che i suoi pensieri stavano dibattendosi, agitati nella sua testa come animali in trappola; Howarang sentiva solo un fischio alle orecchie e la mente gli sembrava vuota. Improvvisamente da dietro un’ albero al lato del vialetto che stava percorrendo, apparve Jin. Era sudato anche lui, per via della corsa da sopra la collina sino a li; indossava una tuta, ma non era una delle sue solite tute dai colori sgargianti, questa sembrava più vecchia e sbiadita quasi fosse un’ indumento di seconda mano. Howarang rallentò la corsa fin quasi a fermarsi……………….. Jin lo fissava con quei suoi occhi scuri e penetranti, occhi da predatore, e Howarang si sentì annegare in quello sguardo come già gli era successo in passato quando ancora credeva che fosse solo un amico per lui………… IL ragazzo preoccupato per la presenza delle guardie così vicine, si voltò un’ attimo per guardarsi alle spalle, quando tornò ad incrociare lo sguardo col giapponese davanti a lui, il giovane gli sembrò infastidito. Poi Jin poggiò distrattamente una mano sul legno ruvido del tronco dell’albero da dietro il quale era spuntato e si votò, sembrava non voler guardare in faccia Howarang che ora non vedeva più che espressione avesse. “Seguimi………………..” disse solo e il giovane coreano sussultò come colpito da una sferzata………………..la voce di Jin era fredda distante quasi atona, come se fosse travolto da una furia gelida, malamente trattenuta. Il coreano si guardò indietro rabbrividendo ancora una volta, ma dopo un attimo seguì comunque il suo adorato Jin avviandosi titubante dietro di lui. “Che gli dico adesso?………………Non sono nemmeno sicuro che sia qui per parlarmi o insultarmi…………..non avrebbe tutti i torti……………….visto….visto il modo in cui l’ ho trattato ieri…….Dio spero che non sia così, potrei anche morire se tu mi odiassi Jin………”
Jin aveva corso come un matto, non appena si era accorto che il podista sul sentiero sotto la collina era Howarang. Ogni suo pensiero si era dissolto nell’attimo stesso in cui aveva riconosciuto il coreano “………………è venuto……allora è venuto davvero…..” solo questo pensiero era rimbombato nella sua testa per tutto il tragitto, dalla cima della collina al vialetto nel bosco. Poi finalmente furono faccia a faccia, lui e Howarang, uno davanti all’altro come in un film…………..Jin stentava a credere ai suoi occhi; il coreano si fermò a pochi metri da lui e la brezza leggera portò alle narici di Jin l’odore dolce e salato del suo sudore. Il giapponese per poco non svenne per l’ondata di emozioni che lo travolse, desiderava disperatamente colmare la distanza tra loro e abbracciarlo stringerlo forte e dirgli semplicemente -Ti amo!- poi vide che Howarang si voltava indietro preoccupato e ogni fibra del suo corpo cominciò a tremare. “Ha paura di farsi vedere con me………?”La sua mente divenne un foglio bianco e vuoto, si sentì come se qualcuno gli avesse strappato il cuore dal petto. Le sue speranza d’amore, erano dunque condannate a distruggersi in quella tiepida mattina di Marzo? Se Howarang non sopportava di farsi vedere con lui, come poteva Jin anche solo provare a sperare che ci fosse un minimo di possibilità per loro? Jin sentì che le gambe cedevano e prima di cadere rovinosamente a terra si appoggiò all’albero a lui più vicino, aveva il fiatone e ora la testa aveva preso a pulsargli forte, come dopo aver ricevuto un violento colpo. Avrebbe preferito risolvere subito la questione tra loro, ma dato che Howarang continuava a guardarsi indietro forse era meglio togliersi dal sentiero. Jin sentiva che altri corridori stavano per arrivare e anche se detestava farlo, non avrebbe mai rischiato di diventare motivo di imbarazzo per il coreano. Facendo uno sforzo Jin si voltò e cercando di mantenere un tono della voce neutro disse solo: “Seguimi………………..”, la parola risultò più fredda e seria di quanto Jin avrebbe voluto, ma ugualmente non aggiunse altro, avviandosi velocemente nel fitto della boscaglia seguito a pochi passi di distanza da Howarang. Il giapponese sentiva il sangue scorrergli veloce nelle vene, finalmente era riuscito ad avvicinare il ragazzo che amava e per crudele scherzo del destino, lui sembrava ansioso di concludere l’incontro. Jin guardò velocemente dietro di se e vide Howarang che si stava guardando alle spalle ancora una volta, affrettò il passo. Era arrabbiato, non poteva negarlo, aveva desiderato così a lungo quell’incontro e ora stava cominciando nel peggiore dei modi. Jin scosse la testa serrando la mascella con forza, non doveva lasciarsi trascinare dall’ira, dopotutto lo sapeva bene che non sarebbe stato facile, lo sapeva che Howarang era cambiato da quando si erano visti l’ultima volta…… ”…..E come potrebbe non essere cambiato…..abita e lavora per quel bastardo di Heinaci…….che diamine mi aspettavo che mi salutasse come un vecchio amico?…….. Anche prima eravamo solo rivali dopotutto…. Quello sbagliato tra i due sono io non certo lui…….” Con un certo sforzo Jin trattenne le lacrime che stavano per salirgli agli occhi, percorse ancora qualche metro e poi si fermò in una piccola radura proprio in mezzo al boschetto. Inspirò profondamente per farsi coraggio, poi dopo lunghi minuti di silenzio immobile si voltò verso Howarang. Jin desiderava dirgli tutto subito e sinceramente, ma una volta che si fu girato e lo guardò in faccia ogni frase sensata andò a sparpagliarsi nella sua testa come un mucchio di foglie autunnali agitate dal vento. Il coreano lo fissava immobile a pochi passi da lui, era dimagrito dal Tekken, o così sembrava, aveva i capelli più lunghi e ora li portava legati in una coda scompigliata dietro la nuca. Nonostante avesse smesso di correre da diverso tempo il giovane stava respirando affannosamente, come se fosse sotto sforzo; Jin lo fissava rapito da quella presenza resa eterea dai raggi del sole pallido che filtravano dal fitto intrico di rami del bosco. “Dannazione Jin di qualcosa che aspetti………….Qualunque cosa!” si rimproverò spazientito il giapponese. “Perché mi hai voluto vedere Howarang?” L’ira che provava verso se stesso trasparì nella sua voce, ma probabilmente il coreano pensò che fosse rivolta a lui perché sobbalzò violentemente non appena Jin finì di pronunciare la prima parola. “IDIOTA” si rimproverò Jin, ma come se qualcuno lo avesse incollato a terra non si mosse di un millimetro. Howarang dal conto suo era rimasto sconvolto per quella domanda così diretta e per quella vena di rabbia che aveva percepito nell’altro; il ragazzo aveva sognato per così tanti mesi che Jin gli parlasse e ora le prime parole che il giapponese gli rivolgeva erano cariche di odio e rabbia. Distolse lo sguardo, non riusciva a sopportare gli occhi penetranti dell’altro che lo scandagliavano con intensità; per quei lunghi minuti in cui si erano scrutati vicendevolmente Howarang aveva desiderato che il tempo si fermasse e ora voleva invece che accelerasse, non sopportava di restare ancora immerso in quel cupo silenzio carico di tensione. Eppure non poteva fare a meno di guardarlo ancora, così come lo vedeva in quel momento, per il resto del tempo che gli era concesso……………Jin era più o meno sempre lo stesso, certo doveva fare ancora esercizio lui che poteva, a giudicare dall’alone violaceo che gli circondava l’ occhio desto, i suoi allenamenti dovevano essere davvero duri. Era fiero e imponente come lo ricordava, come lo sognava ogni notte eppure………eppure c’era qualcosa di diverso in lui, era come se avesse perduto qualcosa del suo antico spirito, o forse erano solo gli abiti cenciosi che indossava in quel momento. Howarang distolse lo sguardo cercando di rispondere con calma e voce serena alla domanda rimasta in sospeso tra loro, ma dalla sua bocca uscì solo una frase di scusa sconnessa e flebile: “Scusami……..se……..se…ti ho disturbato, ma volevo sapere dov’ eri……….Sono dei……. mesi che non si sa più nulla di te….e così io….quando ieri sei apparso così sul marciapiede del Palazzo….ho…ho pensato che forse avevi bisogno di……….” Il coreano lasciò la frase incompleta…..non era importante ora, quello che voleva dire era tutt’altro, ma chissà perché le parole giuste gli continuavano a sfuggire di bocca. Jin si stava arrabbiano davvero adesso, i suoi pugni erano serrati fino allo spasmo, la mascella contratta e le labbra rese una fessura dalla smorfia rabbiosa che le stava contraendo. Alla fine inaspettatamente dalla bocca del giapponese proruppe un torrente rabbioso di parole roventi: “Cosa credi? Che io abbia bisogno della tua elemosina pidocchiosa Howarang? Solo perché adesso sei un lacchè di Heinaci e hai soldi a palate……Credi di potermi trattare come se fossi uno dei tuoi tirapiedi?” Con la voce carica di odio Jin gli urlava conto tutta la sua frustrazione, lanciandogli poi contro la banconota da 100 dollari che la sera prima il coreano gli aveva dato. Jin fece ancora qualche passo verso di lui prima di potersi fermare. Il giapponese purtroppo si rese conto del suo errore un secondo troppo tardi….il tempo sembrò rallentare e Jin si sentì infinitamente male………….annegato nel pesante silenzio che era sceso nella radura dopo le sue grida irose. Senza volerlo, aveva detto forse l’ultima cosa che avrebbe voluto alla persona che più amava al mondo e che adesso lo stava fissando quasi in lacrime per quella ingiustificata aggressione verbale. Jin aprì la bocca come a voler parlare ancora ma poi si morse il labbro, “……….sono davvero un idiota” si disse “Se volevo che mi disprezzasse adesso sono davvero a posto…………Non è lui che odio, ma Heinaci………..Chi diavolo se ne frega di quei soldi che mi ha dato ieri……sono un idiota egocentrico che ………..si crede migliore di quello che è davvero…….Accidenti a me e alla mia stupida linguaccia ma che c’è di così difficile nel dirgli che lo AMO?” Jin senza accorgersene tirò su il pugno desto e lo strinse ancora di più fino a conficcarsi le unghie nel palmo, voltando poi la faccia con un gesto di stizza .
Il giovane coreano si sentì sprofondare nel terreno, aveva sperato sino all’ ultimo di poter parlare con Jin in maniera serena, per quel tanto che bastava almeno, a spiegargli la situazione e soprattutto i suoi sentimenti, ma ora……………...ogni sua speranza si era vaporizzata. Jin non era affatto interessato ad ascoltarlo, tutt’altro…………era solo furioso con lui per averlo chiamato a quell’incontro, forse se avessero dovuto affrontare uno scontro come ai vecchi tempi; magari dopo Jin sarebbe stato disposto ad ascoltare le sue fantasticherie romantiche ma adesso…….. Da come lo stava trattando era chiaro che da Jin, Howarang non avrebbe ricevuto altro che disprezzo….”Adesso posso anche morire…..Dio ti prego se mi stai ascoltando adesso fammi morire….senza Jin, senza il suo amore e neanche la sua amicizia posso pure morire………perché io così non valgo nulla….” Le Lacrime gli sgorgarono dagli occhi come l’acqua da una fonte, ma le sue non erano fresche come l’acqua di una fonte montana, ma bensì brucianti, pesanti lacrime della più nera disperazione. Il suo corpo prese a tremare e la vista gli si appannò oscurata dal pianto e dal dolore. Poi improvvisamente una mano ruvida e calda gli sfiorò la guancia con delicatezza e Howarang reso ceco dal pianto reagì istintivamente colpendola forte e gridando con rabbia “NO !!!”. Il tocco di quella mano così ruvida, gli aveva ricordato le lascive carezze di Heinaci e la sua reazione era stata così violenta che aveva addirittura fatto qualche passo indietro con espressione inorridita. Un istante dopo riuscì di nuovo a mettere a fuoco, solo per vedere la faccia di Jin che lo stava fissando a pochi passi; la mano alzata teso nell’atto di consolarlo, Howarang ammutolì mentre le ultime lacrime scivolavano silenziose lungo le sue guance esangui.
Jin si era bloccato a metà del passo proprio mentre la sua mano aveva iniziato una timida carezza. Non aveva sopportato la vista del suo amato Howarang in lacrime e quasi senza rendersene conto si era avvicinato e gli aveva sfiorato amorevolmente una guancia. Purtroppo le sue mani rese ruvide e callose dal lavoro al porto, avevano fatto scattare in Howarang il ricordo troppo sgradevole della mani di Heinaci, ruvide per via dell’età e il coreano aveva reagito in modo talmente violento che adesso era Jin quello più sconvolto dei due. Fissava Howarang con sguardo vitreo senza vederlo davvero; la mano alzata gli ricadde pesantemente lungo il fianco, il ragazzo chiuse gli occhi cercando di non piangere; non riusciva a dire nulla, non riusciva a pensare a nulla. Nelle sue orecchie rimbombava ancora dello stridulo –No- con cui Howarang lo aveva respinto. Poi finalmente dopo interminabili minuti Jin trovò la forza di parlare, pallido e tremante, la voce era solo un sussurro: “Pe…………Perdonami Howarang………….Non…..Non ti disturberò mai più AMORE MIO……..” Senza poter aggiungere altro, senza voler sentire la risposta, che certo non gli sarebbe piaciuta, Jin Kazama ex campione di Karate si voltò e cominciò a correre. Corse con tutta la forza della disperazione che lo aveva investito, cercando di fuggire il più lontano possibile. Non si voltò nemmeno una volta, stava scappando lo sapeva sin troppo bene……………. scappava ancora una volta da quello che non riusciva ad affrontare, da quello che con le sue stesse mani aveva rovinato per sempre. Scappava dall’unica cosa che per lui avesse valore, ma che non riusciva ad afferrare. Se solo si fosse voltato, avrebbe visto che Howarang dopo un primo momento di incertezza, lo aveva inseguito per qualche decina di passi chiamandolo disperatamente in lacrime e che alla fine era inciampato su una radice sporgente restando irrimediabilmente indietro; mentre Jin spariva nel fitto del boschetto. Sordo a ogni richiamo o lamento dell’altro. Quando circa una mezz’ora dopo le guardie del corpo lo trovarono, Howarang era ancora a terra piangente e con l’anima distrutta.
Appartamento di Louis le Blanc Prostituta Mercoledì Notte Ore 22:30
Louis se ne stava seduta al tavolo da pranzo guardando il pallido chiarore del teleschermo, senza prestare troppa attenzione al programma in corso. Era come sempre seminuda, un’abitudine che aveva da quando riceveva i suoi clienti a casa, trovava infatti più comodo non doversi rivestire tutte le volte che uno se ne andava. La mente della ragazza era assorta e non prestò attenzione subito al leggero battere che proveniva dalla porta d’ingresso…………”Accidenti….ma dove diavolo si sarà cacciato Jin?” pensò guardando l’orologio da polso “Uff……tra poco meno di mezz’ora saranno già due giorni che è sparito…..ma che diavolo combina……? Spero che Mei-Cho e la sua banda di dementi non gli abbia fatto la festa…………….Accidenti, ma perché mi preoccupo tanto per lui…..? Non sono mica sua sorella dopotutto, che ci posso fare se ha la testa dura e vuota quello zuccone di un giapponese………….io…..” un rumore violento davanti alla sua porta la fece sobbalzare e interruppe il flusso dei suoi pensieri. Le era parso che qualcosa di pesante fosse stato appena sbattuto a terra proprio davanti casa sua. Allarmata da quel rumore alieno si alzò, prese la mazza da beisbol che teneva in casa e si diresse alla porta; tese l’orecchio un attimo poi non udendo nulla l’apri quel tanto che bastava per sbirciare fuori. Il pianerottolo era deserto, la luce gialla della lampadina che oscillava mossa dal vento, non riusciva a penetrare tutti gli angoli del lungo corridoio ma permetteva di vedere bene almeno davanti alla sua porta. Nulla era fuori posto, ogni crepa, ogni macchia di muffa era dove doveva essere, persino le vecchie travi pericolanti del soffitto non erano smosse…………… “Me lo devo essere immaginato…….” Cercò di convincersi la prostituta, poi mentre stava per richiudere la porta si accorse che qualcosa le stava sfiorando il piede, era una mano fasciata malamente con quel che sembravano i resti di una manica. Luis sbigottita lasciò cadere la mazza a terra e aprì completamente la porta, “JIN!” disse solo inginocchiandosi, preocqupatissima accanto all’amico. Il ragazzo doveva essersi appoggiato allo stipite della porta per poi, stremato dalla stanchezza, cadere a terra; Luis lo scosse dolcemente ma il giovane non diede segno di riprendersi. “Mio Dio che gli è successo?……Deve avere la febbre alta, e deve anche aver fatto a pugni con qualcuno, guarda com’ è conciato…………………” Luis da sola non avrebbe potuto certo spostarlo lo sapeva bene, Jin era abbandonato a terra come morto e solo il leggero rantolo del suo respiro indicava invece il contrario. Dopo un paio di tentativi andati a vuoto Luis non sapendo che altro fare, andò a bussare alla porta di Murokawa, l’impiegato che abitava nell’ultimo appartamento del suo piano. Quando l’uomo aprì la porta, svegliato dal bussare perentorio di Luis, aveva un’aria piuttosto assonnata. “Buona sera signorina Luis…che le succede ha bisogno di qualcosa?” La voce dell’uomo era esitante, come sempre quando parlava con la francesina, l’abbigliamento discinto di lei lo imbarazzava enormemente per non parlare poi del suo particolare mestiere. “Murokawa, mi spiace svegliarla a quest’ora, ma deve aiutarmi, Jin stà male e devo portarlo in casa……….ma da sola non ce la faccio……potrebbe aiutarmi lei?” Murokawa era sorpreso dalla richiesta ma ugualmente acconsentì, il nipponico era sempre stato gentile con lui e per lo meno era uno dei pochi che non gli urlavano contro, per cui si prestò a questa specie di servizio di pronto-soccorso improvvisato. Tra lui e Luis riuscirono a trascinare Jin nell’appartamento della ragazza e poi da li al letto, Luis lo ringraziò ma poi gli chiese di andarsene: “…………..Penserò io a Jin grazie Murokawa, è stato gentile…………..Buonanotte” L’Impiegato fece un mezzo inchino e disse “Fossi in voi chiamerei un medico per il vostro ragazzo, credo che abbia qualcosa di più della febbre…..” “Lui non è il mio ragazzo, semmai una scocciatura con le gambe………………………..…” s’ innervosì la ragazza sospingendo garbatamente, ma con fermezza l’uomo verso la porta. “Grazie ancora Murokawa, e buonanotte!” e così dicendo Luis gli sbatté praticamente la porta in faccia. L’impiegato fece spallucce, sbadigliò e tornò nel suo appartamento “Certo non riesco proprio a capirle le donne io……” si disse sconsolato. Rimasta sola con Jin, Luis si diede un gran da fare per cercare di salvare il salvabile per così dire. Il giapponese era fradicio da capo a piedi, sporco di fango, polvere, sangue e con gli abiti strappati in più punti. “Che diavolo avrà mai combinato quest’ incosciente?” si continuava a domandare la ragazza mentre spogliava e lavava Jin per poi passare a medicare le numerose ferite. Il giovane era messo proprio male, aveva un principio d’infezione al taglio sul fianco e alla mano sinistra, probabilmente aveva anche una o più costole incrinate a giudicare da come si contorceva quando gli toccava il torace. Aveva tagli ovunque e un’infinità di lividi sia grandi che piccoli in tutto il corpo: “Devono averlo preso a calci e pestato piuttosto violentemente…..ma dove diavolo sarà stato in questi giorni per ridursi così?”. A Luis occorsero ben due ore per medicare il suo malandato paziente, ma alla fine del lavoro Jin finalmente si era addormentato e aveva smesso di lamentarsi e contorcersi per la febbre e le ferite. Luis si preparò un the e si sedette sul bordo del letto a contemplare la sua opera con aria pensosa. “Sei senza speranza amico mio………chissà cosa ti ha ridotto in questo stato…..guardati sei tutto un taglio e hai la febbre alta….io….proprio non ti capisco……..” Come in risposta alla sua silenziosa domanda Jin si agitò nel sonno e mentre una singola lacrima gli rigava la guancia, rantolando flebilmente disse: “Howarang…..Amore……….Amore mio ti prego………. Non…Non….odiarmi…………” poi ripiombò nuovamente nel suo sonno febbricitante. La prostituta rimase immobile, con la tazza del the alzata a mezz’aria, incerta su quel che aveva sentito……. “Ha davvero detto Howarang?……..non mi sono ingannata? Ha detto Howarang………….Allora la misteriosa –Lei- dei suoi racconti è il campione coreano di Tai-wan-Do……..il suo rivale del Tekken…………Ho letto spesso di lui sulle riviste…………” La ragazza scosse la testa e chiuse gli occhi per raccogliere le idee. “Ora si spiegano molte cose………tanto per cominciare il motivo delle visite serali di Jin a Beauty City. Era per vedere questo Howarang……………..il perché rimane qui al porto……..e perché non mi ha mai trattato come fossi un giocattolo o una reproba.” Luis sorrise triste al pensiero di ciò che doveva aver provato Jin nell’andare dal suo rivale a dirgli che lo amava, per farsi respingere a quanto sembrava………” Che stupida che sono stata….e io gli ho anche detto di andare da lui…………” Dolcemente gli carezzò una guancia con fare materno. “Mi spiace per quel che ti è successo Jin…………vorrei poter fare qualcosa, ma sfortunatamente nessuno può cambiare lo stato attuale delle cose…….Riposati ora….domani è ancora lontano……Amico mio…..” Era tardi ormai e la ragazza aveva sonno, finì di bere il the e poi si infilò a letto accanto a Jin, cercando di scaldarlo il più possibile, ma evitando di toccare le sue ferite doloranti. Jin era talmente stanco e debilitato che nemmeno si mosse quando lei lo abbracciò per confortarlo.
La Mattina Seguente Ore 09:40
Quando Jin si svegliò il giorno seguente aveva ancora la febbre alta, ma le cure amorevoli di cui era stato oggetto la sera prima avevano stabilizzato le sue condizioni; per cui riprese conoscenza solo con un lieve intorpidimento corporeo e con un gran mal di testa dovuto alla febbre alta, ma più cosciente di quanto lo fosse stato in quegli ultimi due giorni. Il ragazzo sbatté le palpebre due volte, inizialmente non riuscì a riconoscere l’appartamento in cui si trovava; l’ultimo suo ricordo risaliva alla sera di due giorni prima, quando era stato aggredito in un vicolo da tre teppisti che lo volevano derubare. Non trovando nulla di valore lo avevano pestato a sangue e Jin ricordava di non aver nemmeno tentato di opporre resistenza…………..chiuse gli occhi e voltò la testa da un lato “………Che importa quel che mi succede adesso…….tanto Howarang………” il ricordo del suo incontro nel parco col coreano lo investì con la violenza di una secchiata d’acqua fredda. L’umiliante sensazione di rabbia impotente che aveva provato nel maltrattare Howarang a quel modo e poi dopo il gesto inorridito di lui che lo aveva respinto, con un grido di disgusto e quello schiaffo alla mano, bruciava ancora come un carbone ardente. Jin rimaneva immobile nel letto piangendo in silenzio, non aveva più nemmeno la forza di singhiozzare, si sentiva vuoto e disperato “Perché non sono morto quando quei tre mi hanno pestato?……………Che ci faccio qui………..? Non so nemmeno dove sono……e neanche m’importa………….” La porta del mini appartamento si aprì e Luis entrò, con due grosse borse della spesa in mano, stranamente pensò Jin era vestita. Il ragazzo si asciugò in fretta gli occhi, per non farsi vedere piangere dall’amica e attese che la ragazza si accorgesse che era sveglio prima di muoversi ancora. Luis poggiò le borse sul pavimento buttò le chiavi di casa e lo spolverino di pelle sintetica nera sul tavolo, poi si voltò per guardare Jin che stava aspettando le sue mosse immobile nel letto. “Ben svegliato bell’addormentato…meglio stamani?” Kazama annuì poco convinto, la giovane sorrise “Sei un asso per cacciarti nei guai lo sai? Allora hai fame? Vuoi mangiare qualcosa?” Disse mentre cominciava a rimettere a posto la spesa, Jin scosse la testa “No” riuscì a rantolare. Luis si avvicinò al letto e con la mano fresca gli -sentì- la fronte: “Ti ho preso degli antibiotici in farmacia per le ferite e qualcosa per la febbre, ma devi prendere la pasticche a stomaco pieno, per cui anche se non hai fame adesso mangi, solo due biscotti, ma mangi…………….non voglio averti sulla coscienza zuccone!” Jin scosse la testa allontanando la mano di lei “Lascia stare Luis è inutile….io…….” la ragazza gli mise una mano sulla bocca per zittirlo “Sei venuto da me per ricevere aiuto….e ora che tu lo voglia o no…….Farai quello che dico!” La voce era dolce, ma ferma e il giapponese non aveva proprio animo di controbattere, si limitò ad annuire sconsolato. Nei giorni che seguirono Luis costrinse (è proprio il caso di dirlo) Jin a curarsi, il ragazzo aveva perso la voglia di vivere e si vedeva. Nonostante provasse gratitudine nei confronti dell’amica per l’impegno e la dedizione da lei dimostrati; Jin non riusciva ad essere collaborativo. Le medicine da sole potevano attenuare gli effetti dei danni fisici, ma i danni morali e soprattutto spirituali di Jin erano ben oltre le possibilità di cura di Luis e dei suoi antibiotici. Due giorni dopo il suo rientro a casa Jin fu abbastanza forte da tornare a dormire nel suo appartamento, anche se Luis non ne fu particolarmente contenta: “Ti conosco se torni di sopra finirai a vegetare nel letto e non prenderai nemmeno i farmaci che ti ho comprato….” Fu la sua obbiezione, il ragazzo scosse la testa “Se non torno di sopra finirai col perdere il lavoro e sarò io ad averti sulla coscienza……Luis lasciami stare non ne valgo la pena………………..” “Sei uno stupido a parlare così………….” Lei sospirò arrabbiata “Tutti ne valiamo la pena………” poi sconfitta aveva preso la roba di Jin e si era avviata alla porta ………” E va bene, tanto hai la testa dura……Ma promettimi che prenderai le medicine……….” Jin aveva sorriso tristemente “SI mamma……” “Sei un Cretino………..” e detto questo Luis gli aveva sbattuto la porta in faccia; il giapponese era tornato nel suo appartamento e si era infilato subito a letto…………. Nonostante gli sforzi dell’amica il suo morale era sempre più a terra e con esso si inabissava anche la sua voglia di vivere. Il rifiuto da parte di Howarang era stato persino più orribile di quel che poteva immaginare, infondo dopotutto aveva sperato davvero di poter risolvere per il meglio la sua “storia” con Howarang. “Ma che diavolo credevo di poter fare?…………Sono uno Stupido………….Avrei dovuto dirgli che lo amavo e invece che ho fatto ? L ’ho insultato……………gli ho dato del figlio di papà borioso, quando invece sono io il borioso presuntuoso,” si girò su un lato sentendo il famigliare dolore alle costole che si riacutizzava “………………..Ma che mi aspettavo che mi corresse incontro per dirmi che…………..che anche lui mi amava?” Jin si raggomitolò su se stesso stringendo un lembo delle coperte tra le mani, era stanco, stanco di soffrire, stanco di piangere…era ormai stanco di vivere. “Tanto vale che me ne vada da Mhei-Cho e gli dica che è un verme, prevaricatore….giusto per provocarlo quel tanto che basta per farmi ammazzare……….Sono davvero solo ora. Non ho più nemmeno la speranza di…..di….questo mio amore impossibile………..Se solo Heinaci mi avesse am…..” il corso dei suoi pensieri si sciolse e quell’ultima riflessione gli rimase impressa nella mente come un fermoimmagine. Heinaci e il Tekken……..non gli era sembrato di vedere allora Howarang vicino al palco? Proprio un attimo prima di svenire, sicuro! Adesso soltanto se lo ricordava; poco prima di svenire aveva visto proprio lui li tra la folla accanto al ring. Il coreano che gridava come una furia che gridava qualcosa, ma non contro Heinaci ma a lui. Jin chiuse gli occhi sforzandosi di ricordare: la folla il rumore assordante delle urla del pubblico, le grida concitate dei medici e degli addetti che gli si affollavano attorno. Heinaci stava ridendo divertito come se avesse appena avuto un regalo, lo spirito devil che non era passato in Jin dal padre e che decretava (con la sua scomparsa) l’assoluta superiorità di Heinaci come lottatore. Tutto era indistinto, le facce di coloro che gli stavano attorno, persino quella del suo odiato nemico, gli odori erano flebili, le voci ovattate……………………eppure in quel turbine di colori e suoni indistinti, improvvisamente Jin ricordò! Ricordò di aver sentito distintamente la voce chiara e disperata di Howarang che lo chiamava che gli diceva qualcosa. Quella frase lo aveva tenuto in vita dopo il torneo, anche se allora lui non se lo ricordava affatto………….ed ora come allora stava tornando per confortarlo per dargli nuovo vigore. “Ma cos’ era? Che mi aveva detto Howarang….perché ….perché è così importante per me…..so che lo è, devo ricordarlo……….” Jin focalizzò la sua mente sulle labbra del coreano, quelle dolci morbide labbra che avrebbe voluto baciare, le vide muoversi e parlare senza voce. Si concentrò ancora sforzandosi di leggere nei suoi ricordi il significato di quella frase.
“Jin !! Jin !! Dio Jin !! Guardami !!! Tieni duro Amore mio Tieni duro Jin ti prego……JIN!”
Improvvisamente Jin aprì gli occhi, era davvero così non si era sbagliato! Nel trambusto del momento, non ci aveva fatto caso, la sua mente aveva seppellito il ricordo. Per paura per orgoglio o chissà per quale altro assurdo motivo, ma ora lo ricordava chiaramente. Il ragazzo si alzò come pervaso da un nuovo vigore, forse era solo l’effetto dei farmaci, forse si era ingannato, la febbre gli aveva giocato un’ ennesimo crudele tiro mancino…….Ma il suo cuore disperatamente di diceva di crederci. “Possibile che davvero Howarang mi abbia chiamato……………...sia…………no!….diamine è assurdo, sarei davvero uno stupido a non averlo ricordato prima………………..una cosa così …..così….imbarazzante…..possibile che ….” Già imbarazzante, è questo che pensava del suo amore per il coreano, vergognoso, imbarazzante…erano questi gli unici aggettivi che gli venivano in mente? Nulla di strano che non fosse riuscito a dirgli –Ti Amo!- anche se erano da soli….aveva paura era terrorizzato dall’idea di essersi innamorato di un ragazzo e nonostante tutte le sue elucubrazioni mentali, nonostante tutti i suoi giri di parole di pensieri, non era capace di accettare la verità, nemmeno con se stesso. “E …….e mi domando ancora perché mi sono comportato come un idiota?” Jin scosse la testa, era strano ma non riusciva ad essere arrabbiato, nemmeno con se stesso…………… ”….e lui allora…….davanti a tutta quella gente…………non si è preoccupato di quello che avrebbero potuto pensare……..” Jin si era alzato a sedere sul letto per riflettere meglio “Ma allora se al Tekken ha davvero gridato quelle cose…….perché ora sta con Heinaci………?”. Jin si cominciò a sentire agitato, come se stesse per ricevere una brutta notizia, una brutta notizia che in qualche modo forse si aspettava. Il ragazzo mise i piedi fuori dal letto tirandosi su a sedere, Howarang gli aveva lasciato il biglietto del parco per cercare un’incontro…….magari per dirgli qualcosa di davvero importante e lui non aveva dato il tempo al suo amato di trovare le parole per farlo. Doveva essere qualcosa di difficile da dire, di doloroso…….magari che aveva a che fare col motivo per cui il coreano abitava al Mishima Palace………… Magari gli voleva dire ancora una volta che lo amava? Davvero glielo avrebbe detto se solo Jin gli avesse lasciato il tempo di farlo? Ancora intontito dalla febbre di quei giorni, Jin scosse la testa e se la prese tra le mani con disperazione. Guardò la piccola sveglia che aveva sulla cassetta di frutta che usava per comodino, erano le 5 del pomeriggio, pioveva di nuovo e a Jin sembrò quasi che quella nera atmosfera invernale si intonasse davvero col suo animo. Il ragazzo sospirò raucamente e si pentì immediatamente di averlo fatto, la parte sinistra del costato e l’addome gli diedero una fitta dolorosissima. Provò ad alzarsi, ma ricadde pesantemente sul letto; gemendo di dolore Jin si rigirò su un fianco. Mentalmente ripercorse ogni singolo istante della sua chiacchierata con Howarang, rivide centinaia e centinaia di volte il momento in cui il coreano, lo aveva colpito violentemente e con paura per allontanare la mano di Jin dal suo volto. Paura……………………………………..……Jin spalancò gli occhi e si rimise seduto sul letto…………”Paura……Howarang aveva paura che io lo toccassi……..ma perché? Eppure in passato ci siamo scontrati più e più volte……….non…non si è mai mostrato impaurito nemmeno dai miei colpi più potenti……….eppure, l’ ho solo accarezzato e lui si è ritratto come se la mia fosse la mano del diavolo in persona………..e poi perché dovrebbe temere una mia carezza se è vero che mi ama……allora non è vero……..sono solo io che mi illudo che spero ancora…….” i pensieri di Jin si bloccarono di colpo, “………Non….non posso continuare così…….” Si disse infine. Faticosamente scese dal letto, prese i vestiti e cominciò ad infilarseli, cercando di fare il più in fretta possibile. Non era facile, ogni millimetro quadrato del suo corpo gli doleva e poi naturalmente c’era ancora la febbre non del tutto sparita, che lo indeboliva e ficcava. “Ma in fondo se lo era meritato…..tutto questo non sarebbe successo se avessi lasciato finir di parlare Howarang………” pensò cupamente il ragazzo mentre cercava di infilarsi la sua ultima felpa. Dopo essere scappato dal parco Jin aveva vagato per ore, alla fine si era ritrovato in una zona del porto che non conosceva e quel che era peggio aveva incontrato anche una banda di teppistelli figli di papà, che lo avevano usato come pungibol, causandogli le ferite che Luis aveva curato. “Ma ora basta…………..non ne posso più di starmene qui ad autodistruggermi………..se davvero Howaran mi ama come …..” esitò a formulare il pensiero “……come ha detto al Tekken……allora posso scoprirlo solo andando da lui nuovamente….stavolta senza vanagloria o superbia.” Si disse Jin risoluto afferrando la maniglia della porta. “Stavolta vado da lui e gli dico chiaro e tondo quello che provo………..che…..che mi rida in faccia o no….non ha più importanza………..se se Howarang non mi vuole….Mishima certo saprà come eliminarmi…e darmi finalmente pace……ma ….ma se Howarang…..mi da una possibilità…..” Il ragazzo si infilò le chiavi in tasca dopo aver chiuso il suo appartamento, rimase fermo sulla porta un attimo. “Ti prego…dami un’ultima possibilità amore mio….” Sussurrò appena, poi si voltò tirandosi su il cappuccio e scese velocemente le scale, uscendo in strada sotto una fredda e pungente pioggerellina, dimentico del dolore e della febbre che lo avevano tormentato in quei giorni, nei pensieri di Jin c’era solo la sua muta preghiera rivolta a Howarang: “Ti prego amore mio dammi un’ultima possibilità……..”
Domenica Sera Ore 23,45 Viale Alberato d’ingresso al Mishima Palace
Howarang se ne stava in macchina aspettando che qualcuno gli aprisse la portiera; indossava un bel vestito di marca e sapeva di essere appena stato ad una festa privata…….o magari un ricevimento……….…che importanza aveva. Nulla gli era più sembrato di qualche interesse dopo i fatti della domenica passata. Anche la notizia che Heinaci sarebbe dovuto restare via per un altro intero mese, non gli aveva fatto nessun effetto. Che cosa se ne faceva di quella semilibertà di cui godeva ora…ora che la sua unica ragione di vita gli aveva sbattuto la porta in faccia. Ora che lui stesso era stato causa di quella sciagura. “Signore……Signore si sente bene? Dovrebbe scendere, la stiamo aspettando………..” Howarang si risvegliò bruscamente dal flusso tormentato dei suoi pensieri, solo per trovarsi davanti la faccia preoccupata del suo giovane e fastidioso segretario Hitaka Hiroito. Stancamente scese dall’ auto e automaticamente prese a camminare verso la sagoma nera che era il palazzo della Mishima Corp. Il suo petulante segretario lo tallonava continuando a elencargli gli impegni del giorno dopo. Vagamente consapevole dei suoi pensieri, Howarang si disse che adesso la sua apatia doveva facilitare di molto il lavoro al servile ragazzo, si voltò per guardarlo e non si accorse che qualcuno stava incrociando la sua strada; se ne rese conto solo quando si sentì afferrare per i bracci e bloccare in una morsa ferrea. Sorpreso e leggermente spaventato, il Coreano si voltò per fronteggiare il suo aggressore e rimase impietrito per un lungo interminabile secondo. Davanti a lui, con indosso abiti stropicciati e fangosi, occhi lucidi febbricitanti ed un’espressione disperata dipinta sul volto c’era Jin Kazama. Howarang si perse nei suoi occhi scuri, il giovane aveva un vistoso occhio nero, borse profonde sotto gli occhi e il respiro era accelerato e rauco, come se avesse la febbre. I due ragazzi si guardarono negli occhi ancora un secondo, poi Jin con voce rauca disse: “Howarang io….ti AMO…………..”senza poter aggiungere altro il ragazzo sembrò perdere l’equilibrio e rovesciando gli occhi all’indietro cadde letteralmente tra le braccia del coreano. Howarang estereffato, lo afferrò appena in tempo per evitare che entrambi finissero rovinosamente a terra; la sua mente era completamente vuota, si guardò le mani per accertarsi che non fosse stata un’allucinazione ma il peso del corpo di Jin era reale tanto quanto il suo calore. Il coreano vacillò un attimo e strinse meglio il corpo del ragazzo svenuto; le sue guardie lo avevano circondato e stavano pericolosamente avvicinandosi a Jin. “Signore siete ferito…..”cominciò a dire una, un altro gorilla afferrò un braccio inerte di Jin come a volerlo strappare dall’ abbraccio di Howarang. Istintivamente il ragazzo si ritirò scostando nel mentre anche il suo amato e tenendo il volto basso e continuando a fissare Jin svenuto tra le sue braccia si limitò a dire: “No non sono ferito, ma chiamate i dottori……questo…questo ragazzo stà male…………” le guardi si guardarono l’un l’altra e poi guardarono Hitaka con fare interrogativo, il segretario si sistemò gli occhiali e poi con voce calma, rivolgendosi al coreano : “Ma signore…questo straccione potrebbe essere un ladro o un drogato, non credo sia saggio….” non riuscì a terminare la frase. Howarang lo stava fissando con roventi occhi colmi di rabbia e dal lieve tremito del labbro inferiore, Hitaka capì anche che stava per scoppiare in una delle sue solite crisi isteriche. Non era certo il caso di procurare imbarazzo alla società e certo HitaKa, non avrebbe voluto dover riferire al signor Heinaci di una crisi isterica di Howarang in strada. Con evidente sforzo Howarang ripeté l’ordine: “Ho detto chiamate i dottori e portate questo ragazzo nella mia stanza! C’ è forse qualche problema al riguardo? Segretario Hitaka Hiroito?” notando il crescente tono sconclusionato della voce del ragazzo, Hitaka comprese che non gli era rimasto molto tempo per decidere. Annuì esitante “Si certo signore…subito……” e controvoglia diede disposizioni per allertare la squadra medica e far portare il ragazzo svenuto nella stanza di Howarang. Mentre osservava il suo protetto e le guardi del corpo che si allontanavano assieme al giovane ospite privo di sensi, trasportato a braccia da uno dei guardia spalla; Hitaka pensò che non sarebbe stato facile spiegare nemmeno questa situazione al signor Heinaci. Scosse la testa e anche lui entrò nel palazzo sperando che a quell’ora di notte non ci fossero in giro dei fastidiosi paparazzi a caccia di scandali.
Mentre saliva con l’ascensore verso le camere residenziali del palazzo, Howarang cercava di calmarsi, aveva fatto una stupidaggine lo sapeva, ma francamente non gliene importava molto al momento. Guardò al suo fianco, Jin ancora svenuto e febbricitante, sorretto da una alquanto seccata guardia del corpo; ancora non riusciva a crederci. Jin era davvero tornato, quello era davvero Jin………..non un sogno o un’allucinazione era davvero il suo adorato amore e non solo, gli aveva anche sentito dire chiaramente TI AMO. Howarang chiuse gli occhi un secondo “Se questo è un sogno……….ti prego Dio non farmi svegliare mai più………..” con fare amorevole il ragazzo carezzò la fronte al giapponese, scottava da morire. Jin era davvero ridotto male, che gli poteva essere successo? Quando si accorse che l’uomo della sicurezza lo stava fissando sorpreso del gesto, il coreano ritrasse la mano come un bimbo colto in fallo a rubare biscotti. Finalmente l’ascensore arrivò al suo piano e Howarang schizzo fuori come se volesse scappare, aprendo la strada al suo gradia spalla e non a caso anche al suo prezioso carico. Le cameriere e le guardie del piano fissarono stupiti il ragazzo che rientrava dal ricevimento a cui aveva partecipato quella sera con uno strano souvenir. Si scambiarono sguardi sorpresi e poi qualche commento sarcastico, non appena lo strano terzetto passava oltre. Howarang man mano che si avvicinava alla sua stanza diventava ancora più agitato e preoccupato “Sono un idiota…perché l’ ho fatto portare in camera mia?se qualcuno dovesse riconoscerlo…Jin sarebbe nei guai……………maledizione a me e alla mia scempiaggine, dovevo farlo portare in ospedale e non in camera mi……………..Ma così….così non avrei potuto rivederlo domani quando si sveglierà…..non potrei chiedergli se quel che mi ha detto è vero…………se non è a causa della febbre che mi ha detto…………….” Howarang non sapeva nemmeno come formulare quel pensiero. Guardò ancora Jin che pendeva dalla spalla della guardia del corpo come una bambola di stracci, era ridotto male davvero, nemmeno fosse stato coinvolta in una rissa e almeno per quel che ne poteva dedurre il coreano, la cosa non doveva essere molto lontana dalla verità. Una volta giunti in camera sua Howarang fece distendere Jin nel suo letto e congedò la guardia che se ne andò via con un’evidente espressione divertita negli occhi; il ragazzo chiuse la porta con stizza, certo l’intero staff del palazzo avrebbe avuto altro materiale da usare per spettegolare su di lui ora. Non gliene importava nulla, che dicessero pure quel che volevano, Howarang aveva altro a cui pensare ora. Esitante si avvicinò al letto, Jin era stato disteso dalla parte di sinistra, quella più vicina alla porta, era sdraiato supino ed aveva ancora indosso i suoi cenciosi abiti bagnati ed infangati. Eppure nonostante l’occhio nero le borse sotto gli occhi e i capelli scompigliati, Howarang pensò che quella era la cosa più bella che potesse aver mai visto. Come in trance si avvicinò al letto e si sedette sul bordo del materasso per rimirare meglio il suo amato, Jin respirava a fatica, si vedeva a d occhio nudo che aveva un febbrone. Il coreano alzò una mano e carezzò delicatamente la fronte madida di sudore dell’altro “Jin….” Sussurrò appena, come in risposta al suo nome il giapponese si mosse inquieto nel suo sonno febbricitante e mormorò raucamente: “Howarang ti prego……….amore…………” Il ragazzo sentendo il suo nome ritrasse la mano e se la portò alla bocca per non gridare di gioia “Allora non mi sono sbagliato…..mi ha davvero detto amore…….” Il giovane non poté finire di formulare altro pensiero, perché proprio allora arrivarono i suoi medici ed entrarono frettolosamente in camera sua, credendo di dover soccorrere Howarang. Trovandosi davanti quella curiosa scena si fermarono esitanti, “Signore cosa?” si provò a dire il Dottor Fukighawa. Howarang non era disposto a cedere adesso, sapeva che stava rischiando grosso, ma ormai che poteva fare? Jin era li da solo ed inerme, non avrebbe permesso a nessuno di fargli del male. Il suo amato aveva bisogno di aiuto e lui glielo avrebbe dato. “Questo ragazzo ha bisogno di cure mediche dottore……..voi gliele fornirete sono stato abbastanza chiaro?”il Dottor Fukighawa annuì perplesso, non tanto dall’ordine, sapeva che Howarang era un giovane di buon cuore e certo poteva rientrare nella sua natura aiutare un senzatetto. No, al dottore sembrò strano il tono con cui il ragazzo aveva impartito quell’ordine; perentorio e fermo, scandendo le parole con forza. Certo chi gli avesse sentito pronunciare quella frase avrebbe trovato difficoltà a credere che quello era lo stesso ragazzino che fino a poche ore prima prendeva degli psicofarmaci per mantenere la calma. Howarang si allontanò dal letto solo quando fu certo che i medici avrebbero obbedito al suo ordine, rimase comunque nella stanza non fidandosi a lasciare solo Jin con quelle persone. Un’ ora dopo i medici se ne andarono tutti tranne il Dottor Fukighawa, che rimase con Howarang per riferire sullo stato di salute del paziente. “Il ragazzo ha una grave forma influenzale, crediamo dovuta al suo precario stato generale o forse ad un prolungato periodo di esposizione al freddo…..” disse il medico parlando alla nuca di Howarang che stava fissando Jin addormentato, dal fondo del letto. “gli abbiamo somministrato dei sedativi per essere certi che dorma stanotte. Ha bisogno di molto riposo e di una dieta sana, è chiaro che sinora non ha potuto mangiare tutti i giorni, è più magro di come dovrebbe essere.” Howarang annuì. “E l’occhio nero, quelle bende che vi ho visto levargli e poi rimettergli, la mano? Che gli è successo?” chiese preoccupato senza voltarsi verso il medico e continuando a fissare Jin; Fukighawa scosse la testa dubbioso. “Crediamo i postumi di una rissa o un pestaggio: la mano sinistra è stata lacerata da un corpo contundente, forse bastone quadrato o un tacco di scarpa…….l’occhio nero non è il solo livido che ha, ce ne sono molti altri sparsi per tutto l’addome, le braccia e le gambe. Ma la ferita più grave l’ ha sul fianco.” Howarang rabbrividì mentre il medico descriveva il taglio. “Senza dubbio è stata procurata da un arma da taglio, un coltello o uno stiletto corto, è profonda e abbastanza recente, due forse tre settimane al massimo non di più. Ma anche se molto profonda, per sua fortuna deve aver raggiunto un pronto soccorso o un’infermeria, è stata ricucita. Anche se recentemente è stata trascurata, si notano i segni di una prima infezione…….forse lo stato influenzale potrebbe essere riconducibile a questo. Stiamo verificando, ma sembra non abbia assunto ne droghe ne alcolici nelle ultime ventiquattr’ ore. “ Howarang era assorto nei suoi vorticanti pensieri ma ugualmente annuì, il medico comprese che non sarebbe stato congedato, perciò si avviò da solo verso la porta della camera. Si fermò un’ attimo, poi si volse per guardare il giovane coreano che se ne stava ancora ritto ai piedi del letto a fissare l’altro giovane addormentato. Era evidente dall’ardore negli occhi di Howarang che il ragazzo sdraiato nel suo letto non gli era sconosciuto. “Domani avremo i risultati tossicologici e gli esami clinici del ragazzo Signore, li vuole vedere?” ancora una volta il coreano non rispose e si limitò ad annuire. Il Dottor Fukighawa fece un breve inchino e uscì dalla stanza, rimase fermo ancora un attimo fuori dalla porta chiusa dell’ attico per raccogliere i suoi pensieri. Dopo il tracollo della domenica prima, il medico aveva creduto di non poter fare più molto per il giovane affidato alle sue cure. Howarang si era come svuotato di ogni emozione e volontà da allora, Fukighawa stava davvero cominciando a dubitare che il giovane si sarebbe mai ripreso dalla depressione in cui era caduto. Adesso invece vedeva un nuovo barlume di speranza, la venuta di quel ragazzo malconcio lo aveva risvegliato e gli aveva come ridato la sua vitalità “………e forse qualcosa di più.” Si disse il medico rammentando il modo in cui Howarang fissava il ragazzo moro. Scosse la testa perplesso “Sono solo contento che il Signor Mishima debba star via ancora un mese….se tornasse prima che il nostro nuovo ospite se ne vada……..non so come avrebbe reagito Howarang.” Mentre si allontanava Il Dottor Fukighawa si augurò solo che il giovane coreano facesse sparire il suo “Amico” prima che il Padrone di Casa rientrasse.
Howarang una volta solo rimase immobile ai piedi del letto a fissare Jin, ancora non si capacitava di averlo li, addormentato nel suo letto. Il giapponese era stato ripulito dai medici e medicato e ora dormiva tranquillo, l’unica cosa che indicava che non stava bene era il suo respiro rauco e lento e la mano sinistra fasciata di bianco. Dopo un tempo interminabile finalmente Howarang si avvicinò al capezzale di Jin, si sedette accanto a lui sul materasso e con dolcezza esitante cominciò a carezzargli il volto tirato a causa della malattia. Jin non si mosse, i sedativi che gli erano stati dati erano potenti, Howarang lo sapeva bene, perché spesso gli aveva dovuti prendere lui. Jin avrebbe dormito profondamente per l’intera nottata, il Coreano gli passò dolcemente una mano sul volto, soffermandosi sulla guancia e poi carezzando timidamente le labbra esangui che rimasero leggermente socchiuse dopo il passaggio delle sue dita. “Jin” sussurrò debolmente Howarang “Che ti è successo…chi ti ha ridotto così?”. Il respiro lento e rauco dell’altro furono le uniche risposte che il ragazzo ottenne, ma non gli dispiaceva, dopotutto il tempo delle spiegazioni sarebbe venuto anche troppo presto. Per ora l’unica cosa che premeva a Howarang era che Jin fosse vivo, momentaneamente al sicuro e soprattutto, la cosa che più lo rendeva felice in quel momento, era la certezza quasi matematica che Jin gli aveva detto TI AMO, ogni altra cosa non importava.
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