Rivelazioni
(all'ora di punta)
di
Niane
TITOLO Rivelazioni (....all'ora di punta)
AUTORE :Niane
PARTE:1/1
PAIRING ruhana
RATING nc17
DEDICHE BUON COMPLEANNO NAIKAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA, questi due
hentai sono tutti per te!!!!!
Il Genio ci aveva visto giusto un'altra volta: l'aria puzzava di muffa
umida e piscio antico, pizzicando sgradevolmente il naso, senza poi
contare che gli occhi gli lacrimavano, un po' per il sonno di cui non
aveva goduto a causa della levataccia, un po' per il neon antipatico che
feriva le pupille con la sua insolente lucetta traballante.
E faceva terribilmente caldo, decise porgendo zaino, biglietto ed occhiali
da sole a Miyagi per prendere una lattina di caffé bollente.
La vecchietta seduta accanto a Mitsui si alzò allontanandosi piano ed Hana
n'approfittò per occuparne il posto, mettendosi gli occhiali in testa e
sistemandosi la sacca con le provviste in grembo: aveva sonno.
"Tutto chiaro?" chiese con il suo solito, calmo e dittatoriale tono il
Gorilla ed Hanamichi annuì in silenzio, piegando appena in avanti la testa
per nascondere gli occhi assonnati al suo sguardo scrutatore. Non aveva
capito una sola parola di quello che era stato detto, ma non gli pareva il
caso di rivelarlo.
"Non ti preoccupare Akagi, non combineremo disastri" borbottò con uno
sbadiglio Mitsui.
Hana sollevò un sopracciglio fissandolo di sbieco: sembrava serio e pronto
per quell'insulsa giornata.
D'accordo, anche lui amava il basket, ma gli piaceva giocarlo, al massimo
guardare qualche buona partita, ma da questo all'alzarsi presto il sabato
mattina, farsi mezz'ora di stupida metropolitana per poi essere
imprigionato 4 ore in uno stupido museo ad ammirare stupide palle rotte,
scarpe puzzolenti ed immagini sbiadite di paleolitici giocatori ne
passava; eccome se ne passava. All'inizio era stato più che favorevole
all'idea della `gita', ma solo perché si era, profondamente e
stupidamente, convinto che l'avrebbero fatta durante un giorno di scuola,
non certo di sabato e non a quella ora
antelucana in cui solo i polli potevano essere già svegli.
Infervorato, Akagi continuava a parlare, raccontando loro dell'immensa
grandezza di quell'uomo che, per primo in Giappone,aveva avuto la
brillante idea di fondare un simile importante museo e di come quella
visita avrebbe potuto arricchirli come persone e come giocatori e bla bla
bla...possibile che tra tutti solo lui non provasse il benché minimo
interesse?
Forse la sua genialità era così grande da non permettergli di scorgere il
fascino insito della cosa?
Stiracchiandosi sulla scomoda panca di metallo sbirciò i suoi compagni di
sventura: Rukawa, appoggiato contro il muro grigio, ascoltava immobile il
gorilla, gli occhi aperti e l'aria impassibile, non muoveva nemmeno le
palpebre.
Mitsui continuava ad avere sul viso uno strano mezzo sorrisetto, che non
spariva nemmeno quando cercava di trattenere uno sbadiglio. La sua mano
sinistra posava dimenticata sullo schienale della panca,dietro la schiena
di Kogure, che aiutava Akagi a raccontare la storia, sfiorandogli quasi la
spalla con la punta dei polpastrelli.
Teneva le gambe leggermente aperte ed il suo ginocchio toccava,quasi per
sbaglio, quello del quattrocchi.
Miyagi, come al suo solito, faceva lo stoccafisso accanto ad un'Ayako più
carina del solito nella minigonna di jeans e camicetta bianca.
…
…… ed ecco perché erano così entusiasti della gita al museo!
Museo…al museo si entra tutti assieme e poi ci si perde: c'è chi ritarda
osservando un reperto, chi si affretta per guardare una foto ed il gruppo
si sfalda per ricomporsi solo all'ora di pranzo,bastava solo far
attenzione e `perdersi' con la persona giusta, per poter poi passare del
tempo con lei e provarci di brutto…soli per le stanze semideserte,
parlando sottovoce, avvicinando i visi, le mani che si sfiorano nel
camminare uno accanto all'altro e che, magari,si intrecciano come accade
nei manga. Inconsciamente riportò lo sguardo verso Rukawa che, appoggiato
al muro, continuava ad
ascoltare il gorilla immobile senza sbattere le palpebre, e sospirò con
forza; poteva scommetterci tutto il suo talento: quel maledetto stava
dormendo in piedi con gli occhi aperti! Era inutile fare fantasie su di
lui, probabilmente appena entrati nel museo si sarebbe scelto un bel
reperto, si sarebbe accoccolato accanto alla teca e, come uno dei templari
che proteggono il Graal, si sarebbe addormentato lì fino al momento della
partenza. Con uno sbuffo infilò la mano nella tasca per recuperare il
biglietto: non c'era.
Provò nella destra: nulla. Con una specie di muggito gutturale si alzò in
piedi tastandosi le tasche posteriori, quel maledetto biglietto non c'era.
"Che succede?", domandò Akagi, irritato da quel disturbatore che osava
interrompere il suo racconto.
"Non trovo il biglietto del museo", spiegò aprendo la giacca e rovistando
nelle tasche, nulla.
"Non l'hai messo nello zaino?", l'aiutò Mitsui protendendosi verso di lui
ed appoggiando, casualmente, la mano sul ginocchio di Kogure per mantenere
l'equilibrio.
Hanamichi sbuffò scuotendo la testa, era sicuro di non averlo messo lì, ma
controllò lo stesso: dove cavolo era finito?
"Io te l'ho dato vero?", chiese Ayako fissando i tre biglietti che aveva
ancora in mano: il suo, quello di Yasuda e quello di Kakuta.
"Appena sono arrivato, ma dove l'ho messo?" Eh no eh? Prima avrebbe potuto
essere un'ottima scusa per restarsene a casa, ma non ora che aveva due
buoni motivi per voler fare quella gita: intanto si era già alzato e
tornare a letto sarebbe stato incivile, poi c'era sempre la speranza di
potersi perdere assieme a quell'indisponente di un volpino e, cosa più
importante, voleva spiare i progressi della storia tra Mitchi e il megane,
non si sarebbe mai perso una simile diretta!
"Do'aho,"
"Che vuoi volpe deficiente!" sibilò, lo sapeva da solo di essere uno
scemo, ma dove lo aveva messo?
"Cosa hai fatto dopo che Ayako te l'ha dato?", continuò l'altro
ignorandolo.
"Mi sono tolto la giacca e mi sono seduto, ma non mi ricordo dove l'ho
messo"
"Ma tu glielo hai ridato il biglietto?" intervenne Aya fissando Ryota che
annuì infilandosi in tasca la mano e tirando fuori due biglietti.
"Ops…"
"Do'aho" sbadigliò Rukawa.
"Idioti" rincarò Akagi
"Ma io sono innocente era lui che aveva il mio biglietto" pigolò
oltraggiato afferrando il pezzetto di carta, proprio mentre il treno si
fermava davanti a loro.
Se erano solo i polli ad alzarsi presto il sabato mattina, quella città
doveva essere il loro regno segreto: per quanto si
guardasse attorno i posti a sedere erano e rimanevano, tutti occupati.
Con uno sbuffo si appoggiò con la spalla al palo nel corridoio tra le due
porte, mentre la sua squadra si sparpagliava nel vagone. Evitando di fare
inutili fatiche Rukawa si sistemò poco lontano da lui, proprio accanto
alla porta, gli occhi chiusi per allontanare la luce fredda ed invasiva,
la schiena appoggiata alla griglia di metallo, che proteggeva i sedili dei
viaggiatori, in modo da mantenere l'equilibrio durante le partenze e le
frenate piuttosto brutali del treno.
Il viaggio fu un trantran piacevole e sonnolento, almeno fino alla terza
veloce fermata dove la banchina vomitò una massa scomposta e colorata di
persone decise ad intasare il vagone.
Senza tante cerimonie, vecchiacci e mocciosi si spinsero dentro a
gomitate, schiacciandosi l'uno contro l'altro, spingendo, riuscendo a
creare spazi dove lo spazio non c'era.
Incredulo, Hanamichi venne spinto all'indietro, il corpo oltre il palo, le
gambe divaricate: la destra indietro all'altezza delle
spalle schiacciata contro la coscia immensa di qualcuno, la sinistra in
avanti, all'altezza del palo, nel mezzo un trolley verde mela che gli
sbatteva contro il ginocchio.
"Che cazz…" brontolò, ma il treno ripartì con il suo solito delicato
scossone e lui si sentì tirare all'indietro, il piede che si alzava da
terra e la schiena che si piegava pericolosamente verso le natiche, ma non
c'era spazio per cadere.
"Attento al gomito" lo rimproverò un vecchio signore che gli arrivava al
collo.
"Sposta quelle gambe" gracchiò una signora spintonandogli la gamba ancora
sollevata da terra.
"E dove vado" ringhiò tirandosi la gamba per i pantaloni e riuscendo a
scavalcare la valigia.
Ora aveva però il problema di dove riappoggiare la gamba…non poteva
metterla (anche se gli sarebbe piaciuto un sacco), sopra la valigia, ma
non c'era una briciolina di spazio. Saltellando sulla destra si girò
appena, allargando la gamba e posando il piede in più accanto ad una nike
bianca.
"Ma non possono starsene giù quei dementi?" sibilò.
"Do'aho" lo rimproverò una voce nota accanto a lui.
Con il cuore in gola Hana abbandonò l'astiosa sorveglianza della porta,
dove alcuni tentavano imperterriti di entrare ancora, per girare lo
sguardo verso il proprietario della scarpa.
"Baka kitsune", l'insultò sfogando su di lui il proprio nervosismo,ma
Rukawa richiuse gli occhi, indifferente, come se quella folla non stesse
per schiacciare anche lui.
Le porte quasi si chiusero e si riaprirono di scatto mentre alcuni folli
impietosi si facevano largo entrando nel vagone, spintonando , decisi a
dimostrare che l'impenetrabilità dei corpi era un concetto ormai superato.
Con un gemito, un pestone ed una gomitata nel fianco, Hanamichi venne
spinto ancora un po', quasi spalmato contro il petto di Rukawa che mugolò
di dolore sentendo il ferro freddo premergli violentemente l'osso sacro.
"Do'aho" sibilò aprendo di scatto gli occhi.
"E scusa" borbottò in risposta Hanamichi con tono per nulla risentito,
cercando di allontanarsi un po';allargò la gamba
sinistra, spostò di un millimetro indietro la destra e rimase bloccato.
L'angolo arrotondato della valigia gli premeva l'incavo del ginocchio,
piegandolo in avanti, mille corpi lo circondavano
immobilizzandolo, anche se la metropolitana avesse deragliato
improvvisamente non sarebbe mai potuto cadere, semplicemente non c'era
spazio.
"Non posso muovermi" annunciò, ma Rukawa richiuse gli occhi in perfetto
silenzio.
"Chissà se quel tappo di Ryota riesce a respirare là sotto,"biascicò
imbarazzato; sentiva il ginocchio della volpe sfiorare il
suo, accarezzandolo ad ogni sobbalzo del treno.
Quella vicinanza era intossicante: il suo profumo gli stuzzicava le
narici, il calore del suo corpo perfetto trapassava i vestiti bruciandogli
la pelle; con un versetto soffocato deglutì."Mi pare di essere Gulliver in
una metropolitana di Lillipuziani, però ha i suoi vantaggi essere alti,
almeno si riesce a respi…" la metro curvò improvvisamente sballottandolo
contro il compagno "…..ra….are", concluse contro il collo profumato di
Rukawa. Sapeva piacevolmente di limone e gli fece venire l'acquolina in
bocca.
"Do'aho" lo rimproverò Rukawa scostandosi a destra, accarezzandogli la
coscia con la propria, per tutta la sua lunghezza.
Sakuragi deglutì rumorosamente, imponendosi di non mordicchiargli la gola
che doveva essere dolce come un sorbetto, appoggiò le mani ai lati di
Kaede, afferrando con forza il ferro, imprigionando il moretto tra le sue
braccia e puntando lo sguardo oltre la sua testa, sulla porta chiusa e
sporca di graffiti davanti a lui.
Non lo doveva guardare. Non doveva pensare che erano così vicini.Non
doveva sentire il suo calore, il suo profumo, l'infrangersi del suo fiato
contro il collo.
Non doveva e la carezza lo colse impreparato,facendolo sobbalzare sul
posto ed arrossire sino alla punta delle orecchie.
Forse si era sbagliato, forse qualcuno lo aveva toccato per caso… ma le
dita leggere tornarono di nuovo a sfiorargli il sedere provocandogli un
rimescolio, simile al friggere dell'olio, alla base dello stomaco, appena
sotto l'ombelico.
In silenzio, piano, cercando di non farsi notare dalla volpe in stato
semicomatoso, girò appena la testa: una vecchietta raggrinzita lo guardò
acida, incolpandolo mentalmente di essere così grande e di occupare perciò
tanto spazio. Il bambino, un grosso cerotto arancione con il grande puffo
stampato sopra, incontrò i suoi occhi sorpresi e si aggrappò con forza al
braccio della madre che gli sorrise protettiva. Una ragazzina ridacchiava
imbarazzata, premuta contro il petto del suo fidanzato che pareva gradire
molto la situazione. La valigia rimaneva immobile e senza mani, contro il
suo
ginocchio.
Forse si era sbagliato.
Eppure….
Eppure di nuovo la mano si ripresentò, soffermandosi ad accarezzargli con
lentezza la natica destra, scivolando sulla sua
rotondità fino a raggiungere la coscia, attendendo. Hanamichi rimase
immobile, il cuore che lottava nel tentativo di battere la velocità della
luce e la mano, incoraggiata, risalì stringendo appena la sua carne
morbida e muscolosa tra le dita.
Hanamichi si morse le labbra socchiudendo gli occhi. Era da maniaci.
Avrebbe dovuto girarsi di scatto, afferrare il polso e gettarne il
proprietario contro la parete ricoprendolo di insulti.
Avrebbe dovuto e, forse, l'avrebbe anche fatto se Rukawa non fosse stato
così vicino e così ammorbante, il respiro zuccherino che gli sfiorava il
mento, le labbra rosse leggermente socchiuse ed invitanti.
Come in risposta ai suoi pensieri la volpe si inarcò un poco,
allontanandosi appena dal ferro, sfiorandogli sbadatamente il petto e la
punta delle lingua fece capolino tra le labbra, umettandone il morbido
bordo interno, che luccicò rorido sotto il neon. Hanamichi inspirò,
trattenendo il fiato, e la mano sconosciuta scivolò sulla sua natica,
attardandosi a stuzzicare la cucitura centrale dei pantaloni, prima di
spostarsi sull'altra collina gemella e stringerla con forza.
Hanamichi tremò, l'eccitazione che cresceva violenta ed impudica nei suoi
pantaloni, tendendo la cerniera che li chiudeva.
Il treno curvò verso sinistra, facendo ondeggiare i suoi passeggeri come
giunchi piegati dal vento.
Con uno sbuffo Rukawa aprì gli occhi brillanti, spostando la gamba,in modo
da aumentare il baricentro, mentre l'antipatica valigia premeva contro il
ginocchio del rossino spingendolo in avanti.
Hanamichi sgranò gli occhi impallidendo: la coscia di Kaede, che si era
infilata tra le sue, schiacciava con forza la sua dura,evidente
eccitazione. Terrorizzato trattenne il fiato aspettando la reazione della
volpe che si limitò a chiudere gli occhi borbottando un `do'aho' appena
udibile.
La mano ricominciò il suo viaggio, scivolando verso il basso,insinuandoglisi
tra le gambe aperte, premendo appena, la punta dell'indice che sembrava
voler scivolare a sfiorare i testicoli.
Sussultò, spostandosi in avanti con troppa violenza, il viso più rosso dei
capelli.
"Che ti piglia idiota?" sibilò Rukawa fissandolo.
Hanamichi sgranò gli occhi, rendendosi conto di quanto il suo viso fosse
vicino a quello della volpe: se solo avesse spostato le labbra di un
centimetro si sarebbero baciati. "Nu..nu…nulla" balbettò facendo un balzo
indietro, sbattendo contro la valigia che colpì la gamba di un ragazzo,
che aprì la bocca per lamentarsi e la richiuse di scatto, preferendo
limitarsi ad accarezzarsi il polpaccio leso.
"Niente? Davvero?" chiese sottovoce Rukawa, aveva sempre avuto la voce
così bassa e roca?
Hanamichi si leccò le labbra annuendo inconsapevolmente "nulla" ripetè
ansimando.
La mano sconosciuta era sparita, lasciando dietro di sé solo un gran
vuoto.
"Io non credo.." mormorò Rukawa, soffiandogli le parole contro il mento.
"Alla prossimaaaa" urlò Akagi facendosi largo a spintoni verso le porte.
Con un sospiro di sollievo Hanamichi si girò verso l'uscita scrutando il
vagone attorno a lui: a chi apparteneva quella mano? Un uomo? Una donna?
Chi era stato?
Inspirò a fondo cercando di calmare il ribollire del proprio sangue e il
proprio stupidissimo membro che pareva non aver capito che quelli erano il
momento e il modo meno opportuni per risvegliarsi!
Le porte si aprirono espellendoli senza sforzo e l'aria ammuffita e
puzzolente gli riempì i polmoni, rigenerante come quella di montagna.
"Che incubo" borbottò Ayako, aveva il viso rosso per la mancanza di
ossigeno e la camicetta stropicciata.
"Andiamo!" ordinò il capitano ponendosi alla testa della squadra e
conducendoli fuori della metro, lungo un gigantesco viale alberato.
Fu un tragitto breve, il museo, creato nella vecchia villetta di un
fanatico del basket, era situato in mezzo ad un grosso parco, a pochi
minuti dalla fermata.
Pochi minuti che, tuttavia, parvero a Sakuragi un tempo infinito,
camminare era una sofferenza. Fisica, il suo pene era diventato così
molesto da far male e psicologica, non riusciva a non pensare alla mano
che l'aveva accarezzato…era stato imbarazzante, ma, da un certo punto di
vista, anche eccitante e poi, in fondo non lo sapeva nessuno!
Un uomo un poco più basso di Ayako venne loro incontro all'ingresso del
museo, con un sorriso immenso ed un plico di fascicoli esplicativi che
porse loro mentre ritirava i biglietti.
Senza guardarsi attorno Hanamichi s'infilò gli occhiali in bocca
sistemandosi il libretto tra le gambe mentre si toglieva la giacca.
"Vedete di trarre il maggior insegnamento da questa visita", li stava
ammonendo intanto Akagi, " e il maggior piacere per tutti", aggiunse
indicando con la coda dell'occhio gli altri pochi visitatori.
"Io ce l'ho tra le gambe", esclamò ad alta voce Hanamichi finendo di
legarsi la giacca in vita.
Sul gruppo calò improvviso il silenzio, poi Mitsui incrociò lo sguardo di
Miyagi e scoppiarono a ridere.
"Hanamichi Sakuragi!" sbottò tra lo scandalizzato ed il divertito Ayako.
"Che c'è? Che ho detto? Quello," ed indicò il proprietario del museo con
un cenno del capo, "Mi ha chiesto se avevo il libretto e gli ho risposto.
Perché ridete?"
Akagi sospirò scuotendo la testa "Perché siete una manica di idioti.Ci si
vede qui all'ora di pranzo, va bene?" chiese poi con un tono che non
permetteva repliche, inoltrandosi nella prima sala.
Sakuragi lo seguì per un po', scrutando attentamente le insegne ai lati
dei corridoi, individuando con un sorriso la sua salvezza. In silenzio
sgattaiolò oltre la porta del bagno, appoggiandosi ad un lavandino,
incapace di schiarirsi le idee. Cosa doveva fare ora? Cosa poteva fare?
Aprì l'acqua gelida immergendo i polsi sotto lo spruzzo.
"E così il piacere ce l'hai tra le gambe?" disse la voce divertita alle
sue spalle, "Dovresti vergognarti do'aho..è il risultato del viaggio in
metropolitana?"
Hanamichi impallidì sentendo finalmente la sua eccitazione sgonfiarsi
tutta d'un colpo "Co..cosa" esalò.
Rukawa si strinse nelle spalle "Prima, nel vagone… o pensavi che non me ne
fossi accorto? E non hai nemmeno idea di chi fosse, o se si sia trattato
di una donna o di un uomo."
Hanamichi deglutì rumorosamente, le gocce d'acqua gli scivolavano lungo le
dita infrangendosi sul pavimento, non era vero. Non poteva essere vero.
"Tu…tu… tu hai visto?" borbottò, ma Rukawa si chiuse nella toilette alle
spalle.
"Volpastra, rispondimi!" urlò sbattendo i pugni contro la porta che cigolò
appena.
"Do'aho, anche se a te piace farti accarezzare il culo, io non ti faccio
venire in bagno con me" gli rispose la voce ovattata, ma chiaramente
divertita ed Hanamichi arrossì con violenza.
"Io non dicevo..non intendevo…non volevo…io…"
Stava ancora balbettando incomprensibili scuse quando Rukawa uscì dal
bagno e si lavò le mani.
La luce della finestra gli brillava sui capelli addobbandoli con mille
ninnoli di sole, riflettendosi sul suo viso, costringendolo a socchiudere
gli occhi per non rimanere abbagliato.
"Volpe", sussurrò piano Sakuragi, più a se stesso che al moro "tu hai
sempre tenuto gli occhi chiusi".
Rukawa chiuse il rubinetto di scatto, scrollando le mani in aria ed
aprendo la porta.
"Volpastra!" ripetè Hanamichi, ma Kaede si chiuse la porta dei bagni alle
spalle, lasciandolo solo.
Per Hanamichi cominciò l'inseguimento. Il museo non aveva nessun
interesse, nemmeno quando incontrava Mitsui e Kogure che, da soli,
passeggiavano fianco a fianco, le mani che sbattevano l'una contro l'altra
ad ogni passo. L'unica cosa che voleva era Rukawa, ma il volpino sembrava
intenzionato a sfuggirgli: non appena riusciva ad essere nella stessa sua
sala lui usciva, perdendosi nei corridoi, mescolandosi agli altri curiosi,
senza dar segno di averlo notato ed
Hanamichi non aveva il coraggio di chiamarlo. Per cui decise di aggirarlo,
avvicinandosi a lui mentre era distratto, braccandolo come un segugio con
la volpe stanata. Lo trovò: era fermo, in adorazione di un poster a
grandezza naturale di Jordan, e ne approfittò per circumnavigare la stanza
e scendere in picchiata sulla preda, un passo alla volta, mimetizzandosi
dietro alle teche, silenzioso come un giaguaro.
Una mano gli sfiorò la spalla facendolo urlare.
"Oh, ma sei ammattito?" gridò in rimando Mitsui facendo un passo indietro,
"Uno ti chiama perché è ora di mangiare e tu reagisci così?"
"Do'aho" lo rimproverò Rukawa avvicinandosi.
"Avanti su, Akagi ci aspetta" intervenne con un sorriso Kogure posando una
mano sul braccio del teppista che sospirò annuendo. Mangiare..e chi aveva
voglia di mangiare? Come si poteva pensare a riempire lo stomaco dopo che
quella cosa bipede, che si spacciava per una volpe delle nevi, ti aveva
detto che aveva visto tutto? Come si poteva? chiese al panino alla
porchetta, funghi e melanzane che fece sparire in un istante.
Era una cosa inconcepibile no? concordò, con il toast alla nutella e noci
(un suo amore segretissimo), che venne divorato con tre morsi.
Ripulendosi le labbra con la lingua, raccogliendo ogni più piccola
briciolina, si stese sull'erba attendendo che i suoi compagni lumacosi
terminassero il loro pasto.
Il sole era tiepido sulla pelle e lo accarezzava gentilmente, gli occhi si
chiusero appena.
"Torniamo dentro?" chiese Kogure alzandosi e sbattendo le briciole
sull'erba.
"Di corsa" concordò Mitsui.
"Rukawa che fai?" chiese Ayako, ma il volpino non rispose.
"Il suo sport preferito dopo il basket: dormire" ridacchiò Mitsui.
"Ehi Hana?" una mano gli passò davanti al viso facendogli ombra, non stava
dormendo, anche se una piacevole sonnolenza l'aveva colpito,ma non aveva
nemmeno voglia di tornare dentro. Non c'era nulla di interessante da
vedere o fare; non rispose.
"Un altro in coma, ci raggiungerà quando si sveglierà. Rukawa invece lo
verremo a recuperare prima di partire" annunciò Akagi allontanandosi.
Rukawa....quel maledetto dormiva lì accanto. Non poteva scappare. Il
volpino.....
Con un balzo gli saltò addosso, gettandolo supino sull'erba,stringendogli
i polsi tra le dita, immobilizzandolo.
"Chi osa disturbare il mio sonn...do'aho che cazzo stai facendo?" borbottò
stupito trovandosi imprigionato a terra sotto il corpo del rosso.
"Non puoi aver visto! Avevi gli occhi chiusi" disse, Kaede sollevò lo
sguardo al cielo,senza rispondere.
"Sigillati" rincarò "eri in coma!"
"Allora non ho visto nulla, contento? La Akagi non saprà che ti sei
eccitato per le carezze di uno che non hai mai nemmeno visto"
"Uno? Era un uomo?"
Rukawa lo fissò perplesso: non sembrava affatto schifato, anzi,sembrava
quasi…contento? "Può darsi..."
Hanamichi allentò perplesso la presa sui suoi polsi, incerto "Ma hai
sempre tenuto gli occhi chiusi...ed il viso alla mia altezza, come hai
fatto a vedere?"
"L'ho capito dalla tua faccia, eri rosso come un granchio lesso"
Hanamichi si morse il labbro deluso, per tutta la mattina aveva cullato la
segreta illusione che, magari, avrebbe anche potuto essere...
La mano si posò sulle sue natiche, accarezzandole appena, ripetendo i
gesti che la sua carne aveva già conosciuto. Hanamichi sussultò sgranando
gli occhi "Allora sei stato davvero tu…" esalò esterrefatto.
"Sakuragi sei un porco, ti fai toccare in metrò senza alcun pudore"
"Il porco semmai sei tu volpe, sei tu che palpi il culo alla gente!"
grugnì premendogli con forza le labbra sulle sue.
Rukawa sgranò gli occhi, spostando le pupille verso il cielo
divertito, se il do'aho pensava di sconvolgerlo con quello stupido gesto,
si sbagliava di grosso. Premette la mano sulle sue natiche, spingendolo
verso il proprio bacino e socchiuse la bocca iniziando a mordicchiargli
piano le labbra. Erano carnose e lisce sotto i suoi denti, morbide e
compatte.
Hanamichi sospirò socchiudendole e Kaede ne approfittò per insinuare la
lingua nella sua bocca tiepida ed accogliente, accarezzando la linea
ruvida ed affilata dei denti, la morbidezza umida del palato.
Con un gemito Hana mosse a tentoni la propria lingua, inseguendo quella
della volpe, raggiungendola ed intrecciandosi a lei. Una danza lenta e
timida, fatta di reciproci abbandoni e ritorni, di brevi schermaglie e
rapide fughe.
Sotto di lui Rukawa tremò appena, risalendo con la mano la schiena ampia
del do'aho per infilarsi tra i suoi capelli corti e morbidi come il pelo
di un gattino, sfiorandogli la nuca con carezze tanto timide ed incerte
quanto sicure erano state quelle sul suo sedere.
"Perché?" sussurrò Hana spostandosi appena dalla sua bocca "Perché mi hai
toccato?"
"Ne avevo voglia" rispose senza guardarlo in faccia "e perché tu mi hai
baciato?"
"Ne avevo voglia" gli fece il verso tornando ad accarezzargli le labbra
con le proprie "è da quando siamo rimasti appesi insieme al canestro, mesi
fa, che ne ho voglia" ammise provando a leccargli le labbra.
Kaede gemette consentendogli l'accesso ed Hana ne approfittò per
perlustrare tutta la sua bocca evitando accuratamente di incontrare la sua
lingua.
Rukawa sbuffò irritato e, spingendo il bacino verso l'alto, lo fece
rotolare sulla schiena imprigionandolo sotto di sé "Non è modo di baciare
una persona quello"
"Sei molto esperto?" lo canzonò il rosso sentendo il fastidio soffocargli
il petto, non credeva di volere una risposta.
"Tu per primo dovresti sapere che il talento è più importante
dell'esperienza" sussurrò sfiorandogli con le labbra il mento,
salendo a succhiargli piano il labbro inferiore prima di concedergli un
bacio umido e profondo che li lasciò ansimanti.
"Kaede?" lo chiamò, ma Kaede non rispose, troppo intento ad asciugargli
con le labbra un filo di saliva che gli era scivolato sul mento e sulla
gola, vicino al pomo d'Adamo.
"Kaede!" rigemette mentre i denti affilati mordicchiavano la sua pelle e
le labbra la succhiavano piano, voracemente. C'erano ondate di brividi,
che gli partivano da quel fortunato lembo di pelle,marchiato dalle sue
labbra, e raggiungevano il suo basso ventre, risvegliando con prepotenza
il suo desiderio. S'inarcò con forza afferrando e stringendo le natiche
tonde e compatte di Kaede, spingendolo verso il suo bacino, sfregando
insieme le loro durissime eccitazioni e finalmente Kaede abbandonò la sua
gola per liberare un gemito di piacere "Hana" sussurrò roco infilandogli
la mano sotto la
camicia accarezzando il petto ampio e scolpito incappando e stringendo
appena un capezzolino teso sull'attenti, desideroso di essere notato.
"Ru!" gemette Hanamichi, senza smettere di strusciarsi sotto di lui,
voleva sentire la sua pelle contro la propria, la sua dolcezza nella
propria bocca, il suo corpo nel suo.
"Kaede" lo corresse il moro, recuperando il proprio umido angolino sulla
sua gola, lappandolo piano.
"Kaede" l' accontentò Hanamichi fremendo con violenza sotto di lui, non
riusciva più a stare fermo, sentiva un calore bruciante incenerirgli
l'inguine. La cerniera era troppo stretta, la stoffa era troppo stretta,
la sua stessa carne era troppo stretta e bollente per poter resistere. "Kaede"
ripeté supplice, premendolo contro di sè. Rukawa deglutì a vuoto; cosa
stavano facendo? Nel parco di un museo frequentato da famiglie, alla luce
del sole del primo pomeriggio, dopo nemmeno dieci minuti che avevano avuto
la reciproca conferma di essere attratti l'uno dall'altro. Sakuragi gli
piaceva. Lo voleva, ma non stavano andando troppo in fretta?
La sua mano, quella che era dotata di una intelligenza propria e che
quella mattina si era mossa autonomamente, scivolò sullo stomaco piatto di
Hanamcihi, stuzzicandogli l'ombelico, costringendolo ad inarcarsi gemente
contro di lui.
"Kaede" lo richiamò Hanamichi e lui si fiondò a chiudere quelle labbra
troppo rumorose con le sue, avvinghiandolo in un bacio profondo senza fine
e senza fiato. La cerniera scivolò senza remore verso il basso,
permettendo a Mano di farsi strada sotto la stoffa per stringere piano la
virilità infuocata e dura. che strano, aveva la morbidezza del velluto,
era liscia sulla punta come il raso, ma era umida di rugiada e compatta,
così simile al suo, ma completamente diverso. Pompò leggermente,
scivolando verso il basso e risalendo.
Hanamichi liberò la propria bocca per gemere con forza di piacere "Ka' Si"
gridò e Kaede si fermò cercando disperatamente di respirare: l'aria anche
se gli entrava nel naso sembrava non riuscire ad arrivare ai polmoni,
lasciandolo affannato.
"Hana" sussurrò afferrandogli la mano e conducendola sopra la
propria erezione.
Hanamichi spalancò gli occhi arrossendo, sbottonandogli i
pantaloni,abbassando un poco i boxer scuri per afferrargli il pene
bruciante, ripetendo su di lui le carezze che aveva appena ricevuto.
Con un singulto Rukawa gli precipitò addosso, incapace di sostenere il
proprio peso con un braccio ed Hana lo fece rotolare di fianco, mettendosi
davanti a lui, continuando ad accarezzarlo piano.
Kaede si umettò le labbra rapito: Hana continuava a giocare con la sua
virilità fissandola attentamente, incantato dal membro che spariva e
ricompariva nella sua mano. Con un gemito di piacere,guidato dall'istinto,
Kaede gli si avvicinò, facendo combaciare i bacini, ricominciando ad
accarezzarlo lentamente e profondamente,seguendo il ritmo del rossino: le
loro mani scendevano in sincronia verso le punte turgide che si sfregavano
tra di loro.
"Kaede!" gemette Hanamichi avvinghiandosi a lui, gettandogli una gamba al
di sopra della coscia e Kaede iniziò a muoversi frenetico, accarezzandolo
con la mano e con il proprio corpo, in un intreccio che invocava la
liberazione.
Con un singulto Hanamichi gli artigliò le natiche stringendolo a sè e
Kaede gli morse il collo mentre il loro piacere esplodeva tra le sue mani.
"Kami..." sussurrò Hanamichi stringendolo a sè, la mano risalita sulla
schiena. Gli uccellini cinguettavano rumorosi rimpinzandosi con le
briciole dimenticate sull'erba. In lontananza un orologio suonò le tre.
"sama" concluse riuscendo a trovare abbastanza fiato per parlare.
Rukawa si puntellò su un braccio per rialzarsi, i suoi occhi incontrarono
quelli altrettanto annebbiati del suo compagno di
squadra e si riaccasciò contro il suo petto,la schiena travagliata da
ansiti veloci.
"Scombussolante eh?" balbettò Hana accarezzandogli i capelli spettinati.
"Hana io..."
"Sakuragiiiiiiii dove seiiiiiii" urlò Ayako.
"Rukawa s'è addormentato da qualche parte, ci scommetti un bacetto
Ayakuccia?"
Furono in piedi in un attimo, i pantaloni chiusi compostamente sulle
camicie, le giacche chiuse in vita a nascondere una macchia umida: l'unico
indizio della loro passione.
Senza una parola Hanamichi avanzò incontro alla manager, accettando con
una lamentela la solita sventagliata, dando il tempo a Rukawa di
raggiungerli da un'altra angolazione.
Come se nulla fosse stato.
"Dove stavi dormendo tu?" chiese Ayako con un sorriso.
"Perché lui non lo picchi?" brontolò oltraggiato.
"Do'aho" concluse gelido Kaede raffreddandogli il cuore.
Cos'era stato quel pomeriggio? Cosa aveva significato? Cosa stava per
dirgli, prima che Ayako li raggiungesse? Che era stato un errore? Che non
avrebbero dovuto? Che dovevano far finta di nulla?
Il collo gli doleva un poco, là dove Ru l'aveva succhiato con
forza,chissà, forse gli sarebbe anche rimasto il segno, il suo primo
succhiotto; giusto a ricordargli per un po' che non era stato un sogno.
Il vagone graffitato da milioni di incomprensibili firme e loghi si fermò
vuoto davanti a loro, scacciando con il vento della frenata i suoi
pensieri.
Mitsui lo superò, accasciandosi sul sedile di finto legno,sorridendo a
Kogure che prendeva posto accanto a lui.
Hanamichi si morse il labbro, invidioso: non era riuscito a seguire gli
sviluppi della sua telenovela preferita, ma il risultato era più che
chiaro nella luce argentina che brillava negli occhi di quei due ogni
volta, ossia quasi ogni tre secondi, che il loro sguardi si incrociavano.
Mitsui faceva finta di nulla, ma il suo braccio,allungato sullo schienale
dietro Kogure, aveva un aspetto diverso,protettivo e possessivo con le
dita che si piegavano verso il basso,contro la spalla del moretto.
Senza una parola Rukawa gli si sedette accanto, chiudendo gli occhi e
posando la testa contro il vetro scuro.
Con un sobbalzo il treno partì rumoroso, cigolando come la porta delle
case dei film dell'orrore.
"Perché, Rukawa?" domandò sottovoce.
"Perché Kaede" lo corresse il moretto, senza aprire gli occhi.
"Perché, Kaede?" richiese con uno sbuffo, girando lo sguardo nel vagone,
nessuno faceva caso a loro e, grazie al frastuono, nessuno poteva
sentirli.
"Perché mi piaci".
"Ah ecco" sbottò Hana chiudendo gli occhi. Che stupido che era stato, per
un attimo quel pomeriggio si era illuso di poter
interessare a quell'essere bellissimo e bruciante come il ghiaccio,ma in
effetti l'unica risposta che Ru poteva dargli era appunto 'mi piaci'.
Aprì gli occhi incredulo "No, non ho mica capito. Cos'è che hai detto?"
Rukawa aprì un occhio, squadrandolo irritato "Ho detto che mi piaci, do'aho,
o davvero sei convinto che io palpi tutti i ragazzi che trovo in treno?"
Hanamichi sorrise e mise il broncio allo stesso tempo " Non si fa così
sai?" sbottò "Avresti dovuto dire :' Hanamichi tu mi piaci da impazzire e
vorrei tanto che accettassi di essere il mio ragazzo', ecco come si dice
volpe stupida" concluse arrossendo.
Il moretto scosse la testa sorridendo "Va bene do'aho posso anche
concederti l'onore di stare con me" rispose chiudendo gli occhi. Hanamichi
inspirò, il viso contratto e pronto ad esplodere in un urlo, ma una mano
conosciuta scivolò sotto la sua giacca, fermandosi contro il suo fianco in
attesa. Una mano nascosta. Con il cuore in gola Hanamichi spostò appena il
proprio braccio , sfiorandogli con le dita il palmo gelido. La mano di
Rukawa tentennò appena,imbarazzata, prima di salire a stringergli le dita,
intrecciandole con le proprie e stringendo un po', emozionata.
Un sorriso inconscio si stampò sul viso di Hanamcihi, dandogli
un'invidiabile espressione da stupido.
"Cos'ha Sakuragi? Sembra più idiota del solito" sussurrò Mitsui
all'orecchio del quattrocchi, cogliendo l'occasione per respirare il
profumo dei suoi capelli.
Kogure sorrise appena "Credo che anche lui si sia trovato un ragazzo
oggi".
Mitsui lo squadrò di sbieco "Sì, ma io non ho quell'espressione da
citrullo....non ce l'ho vero?" domandò preoccupato.
Kogure ridacchiò accarezzandogli la schiena "No" mentì; ma la felicità ha
sempre e solo un unico sorriso scemo.
Nia-___- no comment.....tanto Naikuccia sa che è il pensiero che
conta vero ç_ç
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