Disclaimers: i personaggi non sono miei ma di papà Inoue


Rivedere te nei suoi occhi

di Focuzza


-          Kenji svegliati è pronta la colazione –

-          Ancora cinque minuti mamma –

Ci risiamo come ogni mattina non ho voglia di alzarmi, da quando Hiroshi mi ha lasciato sono caduto in uno stato di apatia totale, non ho nemmeno voglia di giocare a basket figuriamoci fare le altre cose.

-          Kenji sta salendo Toru –

Perché ogni mattina Toru deve venire a prendermi? Mia madre poi lo sfrutta se non riesce a svegliarmi lei manda lui.

-          Kenji posso? –

-          Vieni entra –

Da quando Hiroshi è morto Kenji si è chiuso a riccio, sta facendo le cose solo perché si sente costretto a farle, come il giocare a basket lo fa solo per non deluderci.

-          Dai alzati pelandrone –

-          Non né ho voglia, ho ancora sonno –

-          Forza la vita è bella e va vissuta –

-          A quale scopo? –

-          Kenji devi tornare ad amare –

-          Perché fa ancora così male – disse un, ormai, Fujima in lacrime.

-          Sono passati solo tre mesi, vedrai che con il tempo riuscirai a soffrire di meno –

-          Ci sono giorni che fa meno male, ma altri sembrano un inferno –

-          Forse per oggi è meglio che tu stia in casa –

-          Grazie Toru, mi faresti un favore andando a scuola? –

-          Dimmi? –

-          Bruceresti questa per me – disse porgendogli una lettera – è una cosa stupida ma dicono che se bruci una lettera per una persona che non c’è più, questi la possa leggere nel luogo dove si trova –

-          Ok per oggi farò il postino ma non prendertela a vizio –

-          Grazie sei un amico –

Preso dalla curiosità Toru lesse la lettera:

Hiroshi,

sono passati pochi mesi da quando mi hai lasciato e già mi manchi tanto, nella mia testa si sono insidiati tanti se. Se non fossi stato all’allenamento, se non avessimo litigato, se ti avessi chiesto perdono forse tu non avresti corso con la macchina finendo contro quel muro.

Non sono riuscito a chiederti perdono, scusami amore mio, non ho avuto neanche il coraggio di tagliarmi le vene e seguirti, sono sempre stato un vigliacco.

Mi manca tanto il modo in cui mi chiamavi, è uno strazio non sentire più la tua voce che mi chiama, è inevitabile amore mio, morendo ti sei portato via un pezzo della mia vita.

Vorrei vederti un’ultima volta e dirti ti amo.

Tuo Jiji.

 

Dopo averla letta Toru la bruciò e andò a scuola, finite le lezioni andò a casa dell’amico. Gli aprì la madre e lo fece entrare, si diresse quindi nella camera da letto di Kenji dove lo trovò sul balcone con solo la magliettina e i pantaloncini.

-          Ma sei impazzito c’è un freddo cane e tu sei qui fuori in magliettina, così ti prenderai una polmonite –

-          Lasciami in pace non sei mica la mia baby-sitter –

-          Scusa hai ragione ma sono preoccupato per te, non sei l’unico a soffrire, suo fratello infatti sta continuando a vivere –

-          Perché è così difficile? – Toru si addolcì e lo abbracciò

-          Dai Coach vestiti che stasera ti porto a divertirti –

-          Ok, dammi cinque minuti –

Dopo mezz’ora erano seduti al tavolino di un bar e stavano parlando quando entrarono Jin e Kyota che si avvicinarono ai due.

-          Ciao Nobu –

-          Ciao Kenji come va? –

-          Cerco di reagire, e tu? Come mai senza il tuo lui? –

-          Pausa di riflessione, in effetti così l’ha chiamata lui ma per me si è stancato –

-          Mi dispiace piccolo –

-          Sto bene tranquillo Kenji –

-          Sedetevi ragazzi –

-          Ok –

La serata passò tranquilla, Kyota faceva il buffone, Fujima rideva ad ogni battuta, ad un certo punto Hanagata preso da un attacco di gelosia gridò:

-          Insomma Kyota tuo fratello è appena morto e tu sei qui a fare il buffone ma sei senza sentimenti? –

-          Toru – gridò Fujima.

-          Lascia perdere Kenji pensi che sia il primo che me lo dice, i miei genitori mi guardano con odio perché?….. sigh…..ognuno ha il diritto di reagire al dolore come meglio crede – Kenji lo abbracciò e disse:

-          Schh piccolo, dai non fare così Toru non voleva dire quelle cose –

Kyota e Jin se ne andarono dopo un po’ Fujima disse a Hanagata:

-          Che ti è preso prima? Perché te la sei presa con Nobu? –

-          Scusa non lo so cosa mi sia preso mi dava fastidio il fatto di vederlo così felice mentre tu lotti ogni giorno contro il dolore –

-          Chi ti dice che anche lui non lo faccia? –

-          Non mi sembra il tipo –

Intanto Kyota e Jin erano sulla strada di casa quando Kyota disse:

-          Ti va di fare un salto al campetto –

-          Sicuro di stare bene? Lo sai che con me puoi parlare – 

-          Soichiro ogni giorno da quando Hiro è morto mi aggrappo con le unghie al mio coraggio per non cadere nella disperazione ma sento di non farcela più – 

-          Vedrai che c’è la far…. Maki? – 

-          Jin ti dispiace, devo parlare con Kyota – 

-          Adesso vado, ti telefono dopo Nobu – 

-          Va bene – poi si rivolse a Maki – dimmi Maki – 

-          Ci ho riflettuto a lungo Kyota tra noi non può funzionare, tu sei troppo immaturo – 

-          Ci sei tu già abbastanza maturo, deduco che sia tutto finito e che tu neanche abbia cercato di capirmi, hai cercato di cambiarmi ma visto che non ci sei riuscito mi butti via – 

-          Tipico di te, scaricare le colpe agli altri – 

-          Scusami se non sono perfetto come te, ti auguro di trovarla la persona perfetta –

Così dicendo se ne andò, arrivò in casa dove trovò un biglietto dei suoi genitori:

-          Staremo fuori per due settimane ti abbiamo lasciato dei soldi sul tavolo vedi di farteli bastare – 

Sali al piano superiore ed entrò, per la prima volta da quando era morto, nella stanza del fratello dove trovo delle foto della loro ultima gita e una lettera per Kenji. Decise di portargliela nonostante fosse tardi, arrivato davanti al cancello della casa suonò, dopo poco la porta fu aperta da un assonnato Fujima.

-          Che c’è Nobu è successo qualcosa? –

-          No niente io volevo solo darti una lettera che Hiro ha lasciato per te e volevo anche darti le foto della gita al mare –

-          Grazie piccolo vieni accomodati, siediti, se non ti dispiace vorrei leggerla –

-          Fai pure –

Così si mise a leggere la lettera:

Mio adorato Jiji,

perdonami ho sbagliato, me la sono presa con te ma in realtà c’è l’avevo con me stesso. Spesso vorrei essere come te che lotti ogni giorno per le cose in cui credi, ma io sono diverso Jiji, sono un debole, e non riesco proprio a lottare. Oggi i miei genitori hanno scoperto di noi due e mi hanno imposto di lasciarti per il buon nome della famiglia, ed io ho deciso che se non posso stare con te la cosa migliore sia farla finita. Mi dispiace, ti amo e ti amerò sempre, però tu devi dimenticarmi e rifarti una vita senza di me. Non avrei sopportato di non rivedere il tuo sorriso perdonami. Ti affido il mio cucciolotto stagli accanto tanto i miei genitori non lo faranno. Addio.

Tuo per sempre Hiro.

 

No, non ci credo, allora non è stato un incidente, perché amore mio mi hai lasciato da solo? Perché non mi hai portato con te, io avevo ancora bisogno di te.

-          Kenji tutto a posto? –

-          Si tranquillo, rimani qui a dormire stanotte? È tardi e a casa non ti faccio tornare da solo, quindi o resti qui o resti qui –

-          Se non disturbo –

-          Certo che non disturbi mia madre non c’è ed io mi sentirei troppo solo in casa –

-          Va bene –

Trascorsero la notte a parlare del basket della scuola e delle giornate passate insieme a Hiroshi, Fujima si fermò un attimo e accarezzò la guancia di Kyota dicendo:

-          Hai i suoi stessi occhi Nobu, ogni volta che vedo te mi sembra di vedere lui –

-          Io sono diverso da lui Kenji –

-          Lo so piccolo, ora dormi che domani devi andare a scuola –

-          Va bene –

Kyota si addormentò in un attimo mentre Kenji rimase tutta la notte a pensare a quanto si stesse affezionando a quella piccola peste. La mattina successiva Kyota si svegliò e scese in cucina per fare colazione.

-          Hai una faccia orribile Kenji –

-          Oggi sei in vena di complimenti –

-          Io dico solo la verità, comunque buongiorno –

-          Buongiorno anche a te, cosa vuoi per colazione –

-          Caffè, oggi ho due ore di storia e se non prendo un caffè mi addormento –

-          Da come ne parli deduci che il professore dev’essere noioso –

-          Più che noioso quando ha solo un ora è sopportabile, ma quando sono due di seguito e per di più le prime due ore è finita se non hai una dose di caffè in vena sei spacciato –

Finirono di fare colazione e si diressero ognuno nella propria scuola, Kyota arrivò a scuola e si avvicinò a Saichiro.

-          Dimmi che hai una sigaretta ti prego sono in astinenza –

-          Lo sai che io, al contrario di te, non fumo, ci tengo alla mia salute e alla mia vita, se lo scopre Takato ti fa la pelle Nobu –

-          Si lo so, ma so anche che hai il mio pacchetto di ieri quindi per favore dammi una sigaretta –

-          Va bene ti torno il pacchetto ma tu fuma di meno altrimenti sarò costretto a sequestrartelo ancora una volta–

-          Dici che sei una palla quando fai così –

-          Ma che simpatico –

Kenji era in classe ma con la testa non c’era.

Non è possibile il mio ragazzo è morto da tre mesi ed io mi sto innamorando di suo fratello, mi sto odiando in questo momento.

-          Kenji sei su questo pianeta? –

-          Toru, se ti dicessi che mi sto innamorando di un altro tu cosa penseresti di me? –

-          Che è normale Ken e che sono felice per te –

-          E se ti dicessi che questo ragazzo è suo fratello? –

-          Ti farei i complimenti, ottima scelta anche se io preferisco la biondina del primo banco –

-          Smettila io mi odio sono passati solo tre mesi –

-          Ken non puoi comandare i tuoi sentimenti è successo punto e basta non puoi fartene una colpa, prima o poi doveva accadere, non puoi isolarti nel tuo dolore sei ancora troppo giovane –

-          Dici che dovrei dirglielo –

-          Io credo di si ma la decisione spetta a te –

-          Lo potrei invitare a cena, che ne dici? –

-          Ottima idea –

Kyota stava tornando a casa, finite le lezioni e gli allenamenti, con Jin, stava camminando e prendendo a calci tutto quello che trovava, dopo un po’ Jin stanco della situazione si decise a parlare.

-          E per via di Maki che prendi a calci tutto quello che trovi – 

-          Non è giusto, il suo è un dispetto bello e buono e poi sarei io quello immaturo –

-          Magari quello che ha detto non lo pensava veramente – 

-          Forse – Maki sei un viscido verme privo del cuore – Ci si vede Soichiro –

Detto questo salutò Jin e entrò in casa iniziò a prepararsi la cena ma i risultati non furono dei migliori visto che prendendo un pentolino si bruciò la mano, maledicendo il pentolino e sbattendolo contro il muro. Dopo vari tentativi di farsi qualcosa che assomigliasse a del cibo ci rinunciò del tutto e si sedette sul divano. Si addormentò dopo poco ma il suo sonno venne interrotto dal suono del campanello.

-          Arrivo –

Aprì la porta e si trovò davanti Fujima.

-          Kenji ciao – 

Così dicendo gli saltò al collo e iniziò a piangere.

-          Nobu che hai? –

-          Maki ha detto che non mi porta in ritiro perché non servo alla squadra – 

-          Lo sai che non è vero, dai non piangere – Così dicendo lo abbracciò e gli accarezzò la schiena per rassicurarlo.

-          Se mi tolgono anche il basket io che faccio Kenji –

-          Vedrai che alla fine cambia idea – 

Che stronzo che è Maki, povero piccolo.

Dopo un po’ Kyota si calmò e fece accomodare Fujima in casa, si sedettero sul divano e si guardarono un film, quando fu finito Kenji si girò verso Kyota e gli disse:

-          Nobu se ti dicessi che mi sono innamorato di nuovo cosa penseresti di me – 

-          Che sono felice per te, e che lo è anche Hiro in qualunque posto lui si trovi – 

-          Tu dici? – 

-          Si, lui desiderava tanto vederti felice – 

-           Se ti dicessi che questo ragazzo sei tu – 

-          Mi prendi in giro? – 

-          Non lo farei mai, ti amo Nobu –

-          Ma io sono un casinista, mi piace divertirmi e per alcuni sono immaturo, sei proprio sicuro della tua scelta? – 

-          Sicurissimo – 

Così dicendo lo baciò. Dopo gli prese la mano e notò la bruciatura.

-          Piccolo che hai fatto alla mano? – 

-          Mi sono dimenticato di dirti che tra i miei mille difetti c’è anche quello di essere una frana in cucina, ho cercato di farmi la cena ma un pentolino bastardo era di tutt’altra idea – 

-          Allora non ti dispiacerà se ti porto a cena fuori – 

-          No non mi dispiace per niente l’idea – 

Quella sera cenarono insieme poi andarono a casa di Kenji dove si addormentarono uno tra le braccia dell’altro, felici di aver finalmente trovato un appiglio per non cadere nel dolore.



 
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