Ritorno alle origini

di Hymeko

Era quasi il tramonto, sul Nilo. L’aria era ancora calda, e a est le prime stelle si stavano affacciando sul Regno. Fra le dune di sabbia dorata, il piccolo gruppo di persone stava sostando per prendere le ultime decisioni prima della notte. Fin quel momento avevano dormito in tende nascoste in luoghi inaccessibili, circondate da numerose guardie che si davano il cambio, sorvegliate dall’alto dagli occhi vigili dei servitori del Priest Isis.
Ma quella sera era speciale. Erano giunti nelle profondità meridionali del Regno, poco distante dal confine con la Nubia, e il Nilo si stava leggermente assottigliando. Raramente un erede al trono si era spinto tanto a sud…
”Capitano, prendete i vostri uomini, avanzate e piantate le tende non lontano dal prossimo villaggio”
Seth uscì dalla sua tenda, e il capitano si bloccò, senza rispondere. Aveva tolto l’alta uniforme da Priest, il suo Oggetto Millenario non era visibile, non portava alcuna testimonianza del suo ruolo.
”Avete sentito, capitano?”
L’altro s’inchinò precipitosamente:
”Sì, nobile Priest”
Seth sentì su di sé gli sguardi di tutti i soldati, poteva quasi vedere la domanda che passava nelle loro menti: cosa stava succedendo?
”Voglio inoltre che ci lasciate due cavalli, ma che siano modesti”
”Come desiderate”
Con un sospiro, il Priest si guardò attorno. Lui e il principe avevano discusso sulla necessità di dare informazioni ai soldati, e lo scambio di vedute era giunto ad essere accesso. Alla fine erano giunti ad un accordo, quel che bastava a tenere gli uomini lontani dal villaggio.
”Sua altezza il principe desidera visitare in incognito il villaggio, per constatare l’effettiva devozione al Faraone dei suoi abitanti, senza che sappiano la nostra vera identità. Per attirare meno attenzione possibile, sarò solo io a scortare il principe”
Sapevano che era inutile, dato che il Faraone aveva sicuramente degli informatori ovunque, ma l'erede gli aveva espresso quel desiderio…
”È un nobile proposito, sommo Priest, ma permettetemi di farvi accompagnare da due uomini. Saranno discreti, ve lo giuro”
”No”
Dalla tenda provenne un ordine perentorio, e un lembo si aprì rivelando una figura sottile avvolta in un manto di lana grezza.
Seth sospirò. Anche lui avrebbe preferito un paio di uomini di scorta, ma su quel punto l’altro non aveva voluto sentir ragioni. Immaginava il piacevole motivo, però…
”Mio principe, il capitano non ha tutti i torni. In quattro non attireremmo troppo l’attenzione”
”È proprio quello che accadrebbe, invece. Già basterai tu, col tuo guardarti continuamente in giro, a sembrare sospetto. Ma una persona è ancora accettabile, di più no. Darebbero troppo nell’occhio”
e si sistemò il mantello. Senza la fascia dorata sulla fronte sembrava più minuto di quanto fosse in realtà.
”Come volete, mio principe. Capitano, i cavalli”
”Subito. Avete sentito? Due cavalli, presto!”
In pochi minuti due cavalli di modesto aspetto furono portati davanti ai cavalieri. Seth aiutò il principe a salire, poi si rivolse al capitano:
”Domani mattina ci troveremo all’oasi poco fuori dal villaggio, sulla pista che conduce a sud, quando il sole sarà già alto”
”Ai vostri ordini”
Annuendo, il Priest salì a cavallo:
”Non fatevi scoprire”
”Non accadrà!”
Senza più uno sguardo ai soldati, i due voltarono i cavalli e galopparono via nella sera. Il villaggio distava meno di un’ora, vi sarebbero giunti con calma e in tranquillità.
”Seth, siamo liberi!”
”…sì, mio principe”
L’altro si voltò verso di lui, il suo viso che rideva come raramente lo aveva visto:
”Non è un buon inizio, Seth! Io ora sono Yugi, solo Yugi!”
”Immagino che sia impossibile farvi cambiare idea, vero, mio principe?”
Ridendo ancora, il suo compagno scosse i lunghi capelli:
”Non ti risponderò più fin quando non userai il mio vero nome!”
”...Yugi”
”Così va bene”
ridacchiò il ragazzo, rallentando. Il villaggio era in vista, e voleva arrivarvi cavalcando tranquillamente.
”Promettetemi che starete attento”
L’unica risposta che ricevette fu uno sguardo storto, che costrinse Seth ad alzare le mani:
”D’accordo, d’accordo. Promettimi che starai attento”
”Non preoccuparti, non ho intenzione di rovinare tutto”
”Non intendevo certo questo”
sbuffò Seth, irritato.
”Lo so, ma è la promessa che mi sono fatto. Non rovinare tutto”
”…Yugi?”
”Sarò perfetto, non preoccuparti. Magari un po’ silenzioso, ma non si accorgeranno della mia identità”
’Speriamo…che gli Dei veglino su di noi’
Seth alzò lo sguardo al cielo. Il servitore di Isis volava leggermente più basso del solito…
”È ancora lì?”
”Sì, e più vicino del solito”
”Credi che scenderà ancora?”
”…no. Sarebbe pericoloso se lo vedessero, potrebbe scatenare il panico”
Il principe si mise a posto una ciocca di capelli:
”Credi che Isis l’abbia già riferito a mio padre?”
”…è probabile”
Ridacchiando, l’erede si alzò sulle staffe e alzò il viso al cielo, salutando l’essere che volteggiava sopra di loro…voleva che lo vedesse felice, che ne percepisse la gioia.
”Mio principe, per favore, mi avete appena promesso che sareste stato attento!”
”E tu mi avevi detto che mi avresti di nuovo chiamato Yugi”
gli rinfacciò, sedendosi sulla sella.
”Chiedo perdono, ma vederti correre dei rischi inutili…beh, mi rende nervoso”
”In fondo è giusto così”
rise l’altro, raggiungendo la cima di una collinetta. Il villaggio si stendeva ai loro piedi, immerso nella calma che precede la sera.
”Andiamo?”
Seth annuì:
”Speriamo che la locanda sia decente”
”Sarà perfetta, anche se fosse fatta da due assi mal inchiodate”
”In quel caso dovrò stare sveglio tutta notte a vegliarti”
”Seth!”
”Andiamo?”
e, senza aspettarlo, affondò i talloni nei fianchi del cavallo.
”Aspettami!!!”
Ma che gli prendeva a quel Priest? Ogni tanto non lo capiva proprio…
”Si può sapere perché sei partito così?”
”Volevo farmi rincorrere”
sussurrò soddisfatto l’altro, inoltrandosi per le vie del villaggio.
”Hn”
”Non tenere il broncio, o tutti i cuori solitari di questo luogo desidereranno appropriarsi di quella boccoccia corrucciata”
”Saresti geloso?”
”Non stuzzicarmi…”
”Ma se è colpa tua!”
Seth ridacchiò, e si fermò di fronte a quella che doveva essere la locanda. Certo, non assomigliava molto a quella della capitale, ma era accettabile. La posizione rialzata, l’alta parete di roccia liscia che le proteggeva le spalle, la lontananza da grossi fienili o depositi di legna la rendevano abbastanza sicura.
’Visto che non c’è di meglio…’
Scese da cavallo, e aiutò il compagno a fare altrettanto. I pochi passanti non li degnavano che di un’occhiata, in fondo quel luogo era discretamente frequentato, nonostante le piste dei carovanieri passassero solitamente sull’altra sponda del fiume, più liscia e facile da percorrere.
”Che ne dici?”
”Staremo bene qui”
”Allora entriamo?”
Seth scosse la testa:
”Devi aspettare qualche minuto qui coi cavalli. Io entro a vedere se hanno posto, e se ne hanno uscirò con lo stalliere”
”Seth…e se non ne avessero?”
L’altro si mordicchiò le labbra:
”Ci penseremo”
”Hn”
Il principe guardò l’alta figura del Priest entrare nella locanda. Non credeva che Seth l’avrebbe portato a dormire nel deserto, se fossa stata piena. Troppo pericoloso, avrebbe sentenziato.
Sospirò. Non voleva tornare dai soldati, avrebbe preferito dormire in un pagliaio piuttosto che raggiungerli.
”Buono…buono”
Accarezzò il muso del suo cavallo, guardandosi attorno. Il villaggio era piccolo ma non insignificante, costruito sul fianco più riparato di una collina che scendeva verso il Nilo. Era una buona posizione, facilmente difendibile, e scommetteva che nei dintorni ci fossero delle caverne usate come rifugi in caso d’emergenza.
Lungo la via vedeva un pozzo, e donne che prendevano l’acqua in grosse giare. C’era il profumo della sera nell’aria fresca, quello di cibo appena cotto e della stanchezza degli uomini dopo il lavoro.
”Yugi?”
L’erede si voltò con un sorriso sottile. Seth era tornato, e al suo fianco c’era un giovane vestito solo con un gonnellino.
”Dà a lui i cavalli e andiamo dentro. Nonostante l'ora l'oste ci ha messo ha disposizione dell'acqua calda, potremo rinfrescarci prima di cenare”
”Bene”
Affidò le bestie al ragazzo, prese i loro fagotti e seguì Seth all’interno.
………
L’aria della sala comune era calda, e le tre lunghe tavolate erano piene. Il vociare dei clienti, il canto di una ragazza, il suono di un flauto che l’accompagnava…il principe si trovò rapito da quell’insieme accecante di vita. Era un turbine chiassoso, un po’ maleducato e in un certo senso isterico, ma dannatamente attraente.
”C’erano solo questi posti”
Seth lo condusse all’estremità del bancone opposta alla porta d’ingresso, e lì l’oste li servì di due piatti fumanti di uno spezzatino di montone con verdure, delle focacce d’orzo spesse e due grossi boccali di birra.
”Ecco qua, ragazzi. Se poi volete altro non dovete che chiedere”
”La ringraziamo”
Per prima cosa, Seth assaggiò un boccone di tutto quello che avevano davanti. Poi, approfittando di uno scroscio di risa che aveva attirato l’attenzione di tutta la sala comunque, scambiò il suo cibo con quello del principe. Il quale sospirò sconsolato.
”Fa parte del patto”
mormorò il Priest, fingendo di godersi l’allegria della sala. In realtà stava aspettando che l’eventuale veleno facesse effetto. Non credeva che ce ne fosse, naturalmente, ma che lui assaggiasse per primo il cibo era una delle condizioni che aveva posto.
”Allora? Ho fame”
borbottò il principe. Era certo che non ci fosse niente che non andasse, solo per quello aveva acconsentito a quella sciocca farsa. Nessuno lo conosceva lì, e Seth avrebbe potuto annullare qualsiasi veleno con la sua Millenium Rod. Quindi che bisogno c’era di spingersi fino a quel punto? Certe volte Seth era davvero esagerato.
”Va bene, ormai è passato abbastanza tempo”
Seth strinse l’Oggetto Millenario che aveva nascosto nella tunica. Era pronto a intervenire in qualsiasi momento, teso come raramente prima.
”Rilassati…”
L’altro scosse il capo:
”Mi spiegate come faccio?”
”…con un bel boccale di birra densa e scura”
sussurrò il principe con occhi birichini. In fondo, era anche grazie alla birra che la loro storia era iniziata velocemente…
”…Yugi…”
”Tutto questo non ti fa tornare dei bei ricordi in mente?”
”…non è il posto adatto per farmi perdere la testa”
L’altro rise. Era felice di essere lì.
”Allora, com’è la cena?”
domandò l’oste, riempiendo di nuovo i loro boccali.
”Ottima. E queste focacce sono deliziose”
trillò il principe, masticando soddisfatto la focaccia. In realtà quelle che gli aveva dato Seth la notte in cui si erano conosciuti erano migliori, ma quelle erano state condite dal gusto speciale del pericolo e del sollievo.
”Bene, mia moglie ne sarà felice. Ora, raccontatemi un po’ di voi. Cosa fate qui al sud?”
Seth sorseggiò la birra, e sospirò. Quando aveva acconsentito alla richiesta del principe di andare lì in incognito, aveva posto delle condizioni. Una delle quali era che fosse lui a parlare quando fossero stati toccati certi argomenti.
”Mio fratello ed io stiamo tornando verso il nostro villaggio natio, a sud, perché nostra cugina si sposa. Di solito per viaggiare utilizziamo l’altra sponda, aggregandoci alle carovane, ma stavolta abbiamo deciso di vedere com’è questa, tanto per cambiare”
L’oste annuì:
”Altri dovrebbero seguire il vostro esempio, sembra quasi che questa sponda del Nilo sia pericolosa o troppo aspra per viaggiarvi”
I due ospiti si scambiarono un’occhiata. La fortuna era stata dalla loro, si erano già avvicinati all’obbiettivo.
”Pensieri infondati e ingiusti, data l’ospitalità che abbiamo incontrato lungo la via, dal nord sin qui”
e levò il calice per brindare all’ospite.
”Vi ringrazio”
Il principe giocò con una delle ciocche, fingendo di essere più alticcio di quanto non fosse in realtà:
”È una fortuna che il Faraone vegli su queste terre, le rende sicure e percorribili. Gli Dei maledicano chi ha parlato male di questa sponda del fiume, e benedicano i suoi abitanti”
”Già, lode eterna agli Dei, e a Sua Maestà il Faraone, che veglia su di noi”
”Come va qui con le tasse? Più a nord, non troppo lontano dalle città più importanti, si lamentavano spesso”
”Bah, noi non stiamo male. Forse è la vicinanza con la Nubia che spinge il Faraone a non spremerci troppo, per farci stare buoni. Tuttavia penso che paghiamo fin troppo, data la nostra posizione”
”Siete anche voi così pressati? Che ingiustizia!”
Il principe sapeva benissimo che l’oste stava drammatizzando, deciso a spremerli per bene facendoli provar pietà per lui. O almeno tentandoci.
”Già. Le tasse sono sempre ingiuste. Ma non mi lamento troppo, immagino che ad altri vada peggio. In fondo le cose vanno bene così”
”Bene…ma ditemi, com’è la strada verso sud? È sicura o dobbiamo aspettarci brutte sorprese, come predoni o altro?”
Alzando le spalle, l’oste iniziò a lucidare dei boccali:
”Le guardie fanno il loro dovere. Per questo sono felice di pagare le tasse. Qui siamo sempre sicuri”
”Almeno questo!”
sbottò il principe, battendo un pugno sul tavolo.
Seth sospirò e scosse la testa:
”Giusto. Ora però andiamo a dormire. Perdonatemi, buon uomo, ma mio fratello regge poco la birra”
e salutarono l’oste, che li seguì ridacchiando. L’ora non era tarda, e le scale erano ancora vuote, così come i corridoi. Giunsero alla loro stanza, e Seth entrò per primo a controllare.
Il principe lo seguì poco dopo, e il Priest tirò il chiavistello. Poi tirò il panno che impediva alla luce di entrare dalla finestrella, e in silenzio, estrasse la Millenium Rod.
Si posizionò al centro della stanza e spalancò le braccia, riempiendosi di potere. Il principe si accoccolò su una delle due tavole, ognuna con sopra un morbido sacco pieno di paglia, e lo osservò, ascoltando gli incantesimi sussurrati e le magie di protezione che stava imponendo a quella stanza. Un leggero bagliore blu circondò il Priest, un’aura dello stesso colore degli occhi di Seth, che vibrò un attimo e poi si spense.
”Fatto”
annunciò il giovane, soddisfatto.
”Cosa, esattamente?”
”Incantesimi di protezione, di avviso, un paio di palle di fuoco se qualcuno tentasse di entrare senza permesso, rilevazione della magia, di luce soffusa nonostante la finestrella sia chiusa, e un incanto del silenzio”
”Del silenzio?”
Seth lo scrutò a fondo:
”Sì”
L’altro deglutì. Non ci voleva molto per capire. Era da tre notti prima della partenza che non si univano. E il cavalcare non aveva fatto abbastanza male alla sua schiena da non fargli desiderare il corpo di Seth in lui.
”Non ci sentiranno?”
bisbigliò, mentre i suoi occhi si spalancavano.
”No…qualsiasi cosa facciamo”
rispose l’altro, posando la Millenium Rod accanto al suo giaciglio.
”Non pensavo che avresti voluto”
sussurrò il principe, alzandosi e avvicinandosi a lui. Non ne avevano parlato, prima di decidere quella sosta solitaria.
”…mi mancate”
rispose semplicemente l’altro, allungando una mano e passandogli le dita sul viso.
”Anche tu”
e gli si gettò addosso, alzandosi in punta di piedi e baciandolo con foga.
Seth lo spinse sul giaciglio e iniziò a spogliarlo, mentre il principe faceva lo stesso con lui. Sapevano che dovevano stare attenti, che non avevano altre vesti con loro, ma la voglia era troppa…i panni volarono per terra, e i due sprofondarono in un lungo abbraccio.
”Finalmente…”
”Mio principe…”
e gli succhiò lentamente una clavicola.
”Seth…Seth…”
”Hn?”
”Ascoltami un attimo”
Il principe lo fece allontanare di qualche centimetro da sé, per poterlo guardare in faccia:
”Hai il balsamo?”
L’altro annuì, e dal mucchio di vesti estrasse un vasetto.
”Bene. Allora per stanotte niente preliminari”
”Eh?”
”Hai capito bene. Sesso sfrenato. Da subito”
”…ne siete certo?”
Il principe allungò il viso e gli leccò il collo lungo la trachea:
”Sicurissimo”
”…allora vi prego di girarvi”
L’erede si lasciò andare indietro sul sacco, e sorrise. Gli occhi blu erano ardenti, e lo guardavano carichi di desiderio. Quegli occhi erano tanto belli…
”Sì”
Lentamente si girò, offrendogli tutto se stesso senza paura. Seth poteva fare di lui tutto ciò che desiderava…sussultò, quando gli passò un braccio sotto il ventre, alzandolo, mentre con l’altro gli spingeva giù le spalle, perché s’appoggiasse col petto al sacco. Era una posizione che…
Urlò quando Seth gli leccò i testicoli.
”Ora capisco l’incanto del silenzio”
”È stata una buona idea”
convenne Seth, infilando due dita nel balsamo. Quella notte lo avrebbe preso come gli aveva chiesto, più e più volte, fino allo sfinimento…allungò ancora la lingua, e seguì i contorni della sua piccola apertura.
”Aaahhh!!!!!!!!! Seth ti prego!”
”Ssshhh…”
Lo leccò ancora, avanti e indietro, sostituendo il sudore della sua pelle con la saliva, mordicchiandogli i testicoli e la pelle delicata dell’interno dei glutei…poi, con l’altra mano, iniziò a massaggiare il suo pene, leccando e accarezzando assieme, costringendolo a mugolare e a spingersi indietro, tentando di trovare un appagamento che non gli era ancora concesso.
Poi, senza preavviso,infilò due dita dentro di lui.
”Sììì!!!”
Il principe rimase immobile pochi attimi, poi iniziò a muoversi contro le sue dita, gemendo soddisfatto. Ma Seth sfuggì, arretrando quando lui si spingeva indietro, allargandolo ma senza spingere, alleggerendo la stretta sul suo sesso, giocando con lui invece che soddisfarlo.
”Sei un gran bastardo”
ringhiò il principe, gli occhi colmi di lacrime e la pelle rossa di piacere.
”Lo so”
Seth infilò un terzo dito, strappandogli un gemito voglioso. Tre dita non gli bastavano e lo sapeva, lo desiderava troppo per accontentarsi di così poco. Aveva avuto l’idea di penetrarlo senza tanti complimenti, ma non ne aveva avuto il coraggio. Gli avrebbe fatto male, lo sapeva, e notte di sesso o no, lui aveva delle priorità.
”Seeeth”
piagnucolò il ragazzo sotto di lui, madido di sudore, che si muoveva in cerca dell’appagamento che ancora gli veniva negato.
”Sì, mio amato principe”
Si coprì alla meno peggio il pene di balsamo, ed entrò dentro di lui. In un colpo solo, profondamente, possentemente lo aprì e lo invase.
”Sì!!!”
Il principe si sentì aperto, posseduto, perforato. Il suo corpo si era spalancato senza resistenza, lo aveva riempito, aveva colmato il vuoto dentro di lui. Era ricolmo, quasi schiacciato dalla sua grandezza improvvisa.
”Final…mente. S-Spingi”
borbottò, mentre stringeva il sacco e puntava le dita dei piedi. Gli avrebbe offerto tutta la resistenza possibile, tutte le sue forze sarebbero state votate a quell’amplesso.
”Sì”
Seth uscì ed entrò di nuovo. Con tutta la sua forza, strappandogli un urlo di piacere misto a dolore.
”Ancora!”
gli ordinò l’altro, e di nuovo lui spinse, aprendo senza tanti complimenti la carne calda che lo avvolgeva, vincendo la resistenza quasi violenta che gli offriva, strappandogli gemiti di piacere selvaggio.
”N-Non fermarti”
lo implorò il principe, mentre Seth non smetteva di martellare il suo corpo, sgusciando via e inabissandosi di nuovo in lui, freneticamente, quasi senza respirare. Gli afferrò i fianchi sottili e affondò in essi le dita, aiutando se stesso e il principe in quei movimenti convulsi, possedendolo selvaggiamente e senza limiti. La carne era rovente, stretta, soda…il massimo del piacere, la follia più estrema, la delizia innimmaginabile e dannata…tutta per loro.
Con un urlo strozzato, il principe venne per primo, inarcandosi mentre Seth continuava a farsi largo in lui. Poche spinte e anche Seth venne, stringendolo forte a sé, obbligandolo a gridare di nuovo. E assieme crollarono sul giaciglio, stretti in un abbraccio stanco e sudato.
Il loro respiro era irregolare, affrettato, e sulla pelle il principe portava i segni della passione.
”S-State bene?”
mormorò Seth, preoccupato. Quello che gli aveva fatto…
”T-T-Tut-ta l-la n-notte”
biascicò il principe, spostando gli occhi arrossati verso di lui.
”H-Hn?”
”C-Così. P-Per tutto il r-resto d-della n-notte”
Seth sorrise stancamente:
”Non so se ne avrò la forza”
Ma l’altro si alzò su un fianco e gli accarezzò il ventre:
”Vedi di trovarla”

Fine


Fictions Vai all'Archivio Fan Fictions Vai all'Archivio Original Fictions Original Fictions