Ritorno
parte III
di Nefertari
Goku premette la fronte
contro la finestra mentre il suo fiato caldo appannava il vetro.
Il sole ,malaticcio, era
coperto da nubi grigie, trasportate dal vento che incessante spirava tra gli
alberi spogli….
E Sanzo non era ancora
rientrato.
Lo scimmiotto aveva
passato la nottata girandosi e rigirandosi nervosamente nel futon, dopo che
Gojyo e Hakkai, svegliati all’improvviso dal ragazzino nel cuore della
notte, gli avevano consigliato di non andare a cercare Sanzo, che
sicuramente non correva alcun pericolo e ,con tutta probabilità , voleva
restare solo.
Era colpa sua, si
ripeteva Goku… colpa sua e della sua boccaccia.
Non avrebbe dovuto
assillare Sanzo pretendendo che esternasse le incertezze e le paure che lo
affliggevano….
No, proprio non avrebbe
dovuto, perché sapeva bene che l’uomo che amava detestava gli impiccioni e
non era certo una persona aperta.
Fino alla notte
precedente non aveva mai osato scavare così a fondo nell’animo di Sanzo.
Si era sempre limitato,
quando qualcosa non andava, ad accoglierlo semplicemente tra le sue braccia,
a trasmettergli tutto il conforto e l’affetto possibili senza mai chiedere
spiegazioni.
In fondo cosa c’era da
sapere?
I gesti e gli sguardi di
Sanzo trasmettevano molto più di quanto avrebbero potuto fare le parole.
E in quegli occhi Goku
poteva scorgere l’amore che il compagno provava per lui.
E questo non era forse
sufficiente?
Le ferite del passato
dell’ex-monaco sanguinavano ancora, questo era chiaro; e forse non si
sarebbero mai rimarginate del tutto… ma non era necessario insistere per
sapere cosa fosse accaduto.
Il demone serrò i denti
dandosi dell’idiota.
Hakkai invitò la
scimmietta a sedersi a tavola per la colazione ma Goku non mostrò alcun
entusiasmo.
Si sedette pigramente,
afferrando di malavoglia una fetta di pane imburrata.
“Andiamo scimmia!” lo
scosse Gojyo cercando di trasmettergli un po’ di buon umore. “Cos’è quella
faccia scura? Non è il caso di drammatizzare!Lo sai come è fatto Sanzo :
ogni tanto è davvero un rompiscatole!”
Goku annuì senza alzare
lo sguardo e disse : “Si…So come è fatto!Ecco perché sono uno stupido.”
I due amici non capirono
appieno il significato di quelle parole.
Non sapevano con
precisione cosa fosse accaduto quella notte: avevano ipotizzato che Sanzo ,
di cattivo umore come nei giorni di pioggia a causa degli avvenimenti che lo
avevano travolto negli ultimi tempi, avesse desiderato starsene per conto
proprio… e forse era stato un po’ brusco con Goku; questo spiegava la
tristezza del ragazzo.
Non potevano immaginare
che il demone dagli occhi dorati si stesse accusando di essere stato
invadente e incapace di capire il proprio compagno.
“Vedrai che rientrerà
presto!” lo rassicurò Hakkai versando il caffelatte nella tazza dello
scimmiotto. “Cerca di rilassarti,Goku. Se questa sera non sarà ancora
tornato, andremo a cercarlo. Lasciamolo tranquillo per un po’…”.
Il ragazzo assentì,
sebbene fosse poco convinto, e consumò con falsa allegria la colazione.
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Senza rendersene conto,
Sanzo aveva vagato per tutta la notte e si era inconsciamente spinto fino al
tempio di Cho’An.
I suoi occhi erano
spenti, assenti mentre osservava quel luogo che era stato la sua casa per
alcuni anni … una casa sgradevole,molto spesso, ma pur sempre una casa… che
gli ricordava il tempio di Kinzan, dove era cresciuto , un luogo saturo di
fantasmi di eventi ormai lontani nel tempo.
Nella sua testa
turbinavano i ricordi, i momenti che nell’infanzia avevano segnato il suo
cammino:
Komyo Sanzo, la sua
guida…. la solitudine, il senso di vuoto che aveva patito dal momento della
scomparsa dell’unico padre che avesse mai avuto…le difficoltà che aveva
dovuto affrontare quando era diventato un Sanzo…
Immagini confuse di
episodi sporadici, che bombardavano la sua mente resa fragile dalla grigia
cappa di depressione che lo sovrastava.
Pensava anche a Goku, a
quando lo aveva trovato, al modo in cui aveva riportato un po’ di luce nella
sua vita e a come era cresciuto e maturato negli ultimi tempi,per quanto
quel piccolo cervello di scimmia lo permettesse…
Ma in quel momento
nemmeno il pensiero del suo demone riusciva a rincuorarlo: troppo profonda
era la sensazione di aver fallito, di aver abbandonato senza alcun riguardo
il sentiero che gli era stato assegnato.
Camminando, si ritrovò
nei pressi di un corso d’acqua… un fiume inquieto, che con la piena aveva
perso la sua limpidezza: trasportava terriccio, detriti rocciosi e rami in
decomposizione….
Quello stesso fiume dal
quale, molti anni prima, Komyo Sanzo lo aveva raccolto.
Probabilmente, pensò
Sanzo, a quel tempo lui sarebbe dovuto annegare in quelle acque.
Non aveva meritato la
salvezza.
Non meritava niente.
Aveva deluso sotto tutti
i punti di vista le aspettative dell’unica persona che avrebbe voluto
rendere orgogliosa, l’unico uomo da cui gli interessava essere stimato…
Lo aveva lasciato morire,
questo non se lo sarebbe mai perdonato in ogni caso … e non aveva saputo
onorare le sue ultime volontà.
Sanzo osservò
l’incessante flusso d’acqua di fronte a sé, quasi stregato e curiosamente
deliziato.
Fu in quel momento che un
vago , oscuro ragionamento si insinuò in lui attraverso le crepe del suo
cuore…..
…………
Da quella corrente era
stato strappato e, forse, a quella corrente doveva tornare.
Poi un sordo dolore.
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“Sei libero di morire…E’
una buona via di fuga.
Se tu morissi le cose
resterebbero immutate.
In caso contrario,
qualcosa potrebbe cambiare.” Genjo Sanzo
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-Dove mi trovo?- pensò
Sanzo guardandosi intorno.
Era avvolto da una luce
abbagliante ma riusciva comunque a distinguere i contorni di ciò che lo
circondava.
Si sentiva dannatamente
bene, leggero e vagamente intontito, come se avesse bevuto una bottiglia di
buon sakè.
-Devo essere morto,
maledizione!- ipotizzò mentre, irritato, cercava di capire come fosse potuto
accadere, dato che non ricordava di essersi buttato nel fiume….
Certo, la sua intenzione
era quella,però…
“Koryu!”
Una voce alle sue spalle.
Una voce che da tanto,
troppo tempo non aveva avuto modo di udire.
“Maestro?” rispose
voltandosi lentamente, con fare incerto.
Davanti ai suoi occhi
c’era proprio lui, Koumyo Sanzo Oshi, sorridente.
-Sono proprio
morto,dunque…- concluse Sanzo fra sé mentre cercava di riaversi dalla
sorpresa.
Voleva dire qualcosa…
voleva fare molte domande .. ma non riuscì ad aprire bocca.
“Perché sei arrivato a
desiderare la fine?” chiese il maestro assumendo un’aria lievemente
avvilita. “Proprio ora che eri finalmente libero… Libero di vivere per la
tua esistenza.”
“Come?” Sanzo scosse la
testa , più che mai confuso. “Vivere per la mia esistenza? Ma io…” .
Faticava a costruire le frasi.
Si trovava di fronte al
suo maestro…al suo maestro….a quell’uomo a cui aveva pensato con nostalgia e
rimorso ogni singolo giorno della sua vita… la persona che era morta per
salvarlo, nonostante gli avesse insegnato a non avere legami…. colui che lo
aveva raccolto e allevato come un figlio…
Nemmeno il suo ferreo
autocontrollo reggeva il peso di tanta emozione.
Si sentiva ancora il
bambino che era stato, il fanciullo schiacciato da responsabilità troppo
pesanti per le sue giovani spalle.
“Ho poco tempo per
parlare con te, Koryu.” Suonava dolce il suo vecchio nome pronunciato dalle
labbra di Koumyo Sanzo, che continuò a parlare : “L’amore , o l’affetto …non
rendono prigionieri, quando non sono sentimenti insani.
Se ci pensi, era il tuo
legame con il tempio a renderti davvero schiavo, perché tu non desideravi
quel genere di vita.
E’ stato nel momento in
cui hai perso il titolo che hai iniziato a vivere per te stesso.”
Sanzo riuscì a malapena a
seguire la logica del discorso …. ma comprese.
Comprese che il suo
maestro gli stava dicendo che POTEVA PROVARE AMORE PER QUALCUNO e che non
doveva sentirsi in colpa per aver perso il titolo.
Si sentì istantaneamente
sollevato, per la prima volta in pace con se stesso…. dopo tanti anni.
Poi un dubbio.
“Ma io…Io non vivo solo
per me stesso, Maestro. Io ormai….vivo per qualcun’altro…” borbottò Sanzo
provando vergogna per quelle parole, che dimostravano la sua incapacità di
seguire un semplice comandamento.
“Molti esseri umani
credono di vivere per qualcuno…” chiarì il venerabile Koumyo con
un’espressione serena e rassicurante, “… ma la verità è che si vive solo
per se stessi… perché molto spesso sono gli altri a dare un senso alla
nostra stessa esistenza.
Alla base di ogni
relazione c’è sempre una vena di egoismo…”
Le lacrime si stavano
accumulando negli occhi di Sanzo.
Il suo amato maestro lo
aveva assolto… non provava disgusto per il suo indegno discepolo, anzi…
approvava e sosteneva le sue scelte.
Chiuse gli occhi,
lasciando che due singole “stupide” lacrime percorressero le sue guance.
A distruggere la
dissetante pace che colmava l’animo di Sanzo, fu il pensiero di Goku… il suo
Goku…..che era VIVO!
Mentre lui…lui ormai…
“Devo tornare indietro!”
esclamò Sanzo cercando il suo maestro con lo sguardo…
Ma non lo vide.
Era di nuovo solo, in
quel luogo senza tempo… e senza uscita.
Corse a perdifiato ma
ovunque si dirigesse vedeva sempre e solo luce…. un accecante paesaggio
etereo che si estendeva a perdita d’occhio.
Forse aveva raggiunto il
Nirvana… ma non gl’importava!
Cosa se ne faceva del
paradiso?
Voleva tornare indietro…
Voleva tornare da quell’idiota
dallo stomaco insaziabile.
Corse….e corse.
Finché non udì un
fastidioso suono alla sua sinistra…. Pareva un flebile richiamo.
Lo seguì senza alcuna
esitazione.
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Sanzo schiuse gli occhi ,
lentamente, e respirò l’odore dell’erba e della terra umida.
Si sentiva le palpebre
pesanti e la testa gli doleva come se fosse stata incastrata in una morsa.
Rimase sdraiato sul prato
senza muovere un muscolo, intanto che il torpore abbandonava le sue membra.
Mentre osservava le
tenere pianticelle brillare sotto la tenue luce del sole , che finalmente
aveva fatto capolino dalle nuvole, un pettirosso si avvicinò alla sua mano e
la beccò un paio di volte prima di volare via…. libero.
-Stavo sognando…. - pensò
Sanzo nel dormiveglia lasciando che i pensieri fluissero senza alcun
controllo razionale.
Si mise a sedere ed
appoggiò la schiena contro il tronco dell’albero sotto il quale si era
accasciato.
Portò una mano sulla nuca
e avvertì un gonfio ematoma nascosto dalla folta chioma bionda.
Istintivamente frugò
nelle proprie tasche, cercando i pochi spiccioli che sapeva di avere con
sé….ma non li trovò.
Ciò che era accaduto era
chiaro: qualcuno lo aveva tramortito per poi derubarlo.
Probabilmente Sanzo non
aveva avvertito la presenza dell’individuo perché era totalmente assorbito
dai propri pensieri.
E dunque era ancora vivo.
Ed era fortunato ad
esserlo dato che l’aggressore avrebbe anche potuto ucciderlo.
Sanzo sorrise a sé stesso
e si rilassò, più che mai felice di respirare l’aria fredda.
Passarono alcune decine
di minuti prima che una figura scura che si stava avvicinando attirasse
l’attenzione di Sanzo.
Non vi era dubbio alcuno
sull’identità della persona che camminava verso di lui; lo avrebbe
riconosciuto ovunque.
Goku.
Lo scimmiotto non aveva
resistito all’impulso di cercare Sanzo e aveva vagabondato per tutta la
giornata.
Non appena lo vide seduto
sotto l’imponente albero spoglio, si avvicinò velocemente e si bloccò ad un
metro da lui, con un’espressione seria sebbene ogni fibra del suo essere
stesse gioendo per averlo ritrovato.
Restarono a fissarsi per
qualche breve istante , lasciando che i loro occhi esprimessero tutto ciò
che le parole non avrebbero potuto comunicare….
E nelle iridi viola di
Sanzo non vi era più traccia di dolore, tormento o paura.
Finalmente Goku si mosse
verso il compagno e allungò un braccio per invitarlo ad alzarsi.
Sanzo accolse l’offerta e
si aggrappò con forza alla mano che gli era stata tesa ; si alzò e si
accostò al volto di Goku, appoggiando la fronte su quella del ragazzo, per
cercare quel conforto che solo lui sapeva trasmettergli.
Il demone prese tra le
mani il volto amato e cercò di scaldare la pelle gelida con carezze lente e
assaporanti ; gli si stringeva il cuore pensando a Sanzo, solo, in balia dei
pungenti venti notturni e , soprattutto,del peso del passato.
Per fortuna era tutto
finito, pensò.
“Avevo bisogno di
starmene un po’ per conto mio.” Si giustificò Sanzo sottovoce, allontanando
leggermente il viso ma senza guardare negli occhi lo scimmiotto. “Io…” le
parole gli morirono sulle labbra.
Ancora non ci riusciva.
Il suo passato, le sue
colpe, erano troppo personali e lui ancora troppo restio a parlarne.
“Lo so. Non devi
spiegarmi niente.” Sorrise Goku pettinando con le dita i capelli biondi che
ricadevano sulla fronte di Sanzo. “Se un giorno avrai bisogno di parlare io
ti ascolterò…. anche se sono un po’ stupido, in effetti. Un giorno, quando
vorrai… se vorrai…”
“Un giorno…” ripeté
l’altro, quasi a voler promettere che , non appena si fosse sentito pronto,
avrebbe sicuramente permesso a Goku di conoscere ogni dettaglio di quel
passato che lo aveva così profondamente segnato.
Sanzo si allontanò dal
ragazzo e fece per incamminarsi, sapendo che non sarebbe riuscito a
sostenere altri momenti di tenerezza senza rischiare di commuoversi.
- Dannata sensibilità –
pensò , maledicendo la sua incapacità di mostrarsi padrone di sè con Goku.
“Aspetta!” lo trattenne
la scimmia.
“Questo è per te!” Goku
tirò fuori da sotto il cappotto uno strano oggetto immacolato e lo consegnò
a Sanzo…
Questi osservò
l’inaspettato regalo nascondendo il proprio imbarazzo ; detestava il
ricevere doni… lo faceva sentire terribilmente a disagio.
Tuttavia sospirò e
analizzò ciò che gli era stato elargito.
Pareva proprio…un
ventaglio!
Sanzo emise un suono
simile ad un “Tsk!” e scosse la testa.
Ciò che stringeva tra le
mani era un ridicolo harisen costruito dal ragazzino.
“Lo so, non è venuto
benissimo!” ammise la scimmia , temendo che ciò che aveva fabbricato fosse
proprio una schifezza . “Ho pensato che ti avrebbe fatto sentire meglio
riavere il tuo harisen!”.
Sanzo annuì e lasciò che
un pallido principio di sorriso si impossessasse delle sue labbra.
Quello stupido animale
aveva la sorprendente capacità di instillare qualche rovente goccia di
buonumore nel suo freddo animo perennemente cupo.
“Torniamo a casa?” chiese
Goku con entusiasmo. “Hakkai ha comperato una torta dall’aspetto squisito,
questa mattina!E’ tutta ricoperta di cioccolata!Ma ha detto che per
mangiarla avremmo dovuto aspettare che tu tornassi. Quindi sbrighiamoci, non
vedo l’ora di assaggiarla!! Vuoi farmi morire di fame?”
L’euforia del ragazzo
spazzò via anche le ultime briciole di sconforto.
“Goku….” sussurrò Sanzo
avvicinandosi allo scimmiotto.
“Cosa c’è?” chiese
candidamente l’altro spalancando gli occhioni dorati.
“Sei una stupida scimmia
ingorda!” ruggì il biondo colpendolo con il nuovo harisen, per poi avviarsi
a grandi passi.
“Ahi, che male! Ma perché
lo devi sempre usare su di me?” piagnucolò Goku correndo dietro a Sanzo che
disse : “Me lo hai regalato tu, quindi non lamentarti! Devo pur
collaudarlo…”
“Uffa, sei antipatico!!”
replicò Goku intrecciando la sua mano con quella del compagno mentre
camminavano verso la casa dei loro amici..
FINE
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