Disclaimers: i personaggi
di Please Save My Earth non sono miei e non ci guadagno niente ad
utilizzarli (Scusami Hiwatari).
RINGRAZIAMENTO doveroso a Dhely che vigila dall'alto ed elargisce consigli
e saggezza (si alzano lodi, ma vi risparmio le mie abilità canore...mhm
funzionerebbero MOOOLTO meglio della magnum...mhm)
Rinascita
di Ljs
parte IV
Mikuro non li portò fino a casa, voleva camminare, rimettere ordine nei
suoi
pensieri. Perché diavolo l'aveva fatto? Eppure: ora stava meglio, si
sentiva
indiscutibilmente meglio. E non tanto per quelle quattro cazzate che aveva
sparato, no, era per il pugno di Haru, non riusciva ancora a crederci. Lui
era stata davvero meschino, davvero tanto. Voleva convincersi che la colpa
non fosse sua, nemmeno in parte. Ma il gesto di Haru aveva un'importanza
tutta particolare per lui. Haru era quello che si avvicinava all'amico in difficoltà offrendogli contatto, consolazione, non l'aveva mai visto
passare
all'azione, nemmeno per Tamura e soprattutto mai in modo così fisico.
Era come se avesse scritto a lettere cubitali che lo amava, e a lui pareva
che tutta l'angoscia e il dolore potevano essere chiusi in cassetto,
almeno
per ora
-E tu che mi cammini al fianco.
Si voltò convinto di trovarlo in lacrime ma era Mikuro: con il capo
reclinato di tre quarti lo fissava da sotto in su, i capelli che lo
rendevano un ragazzino, e sorrideva divertito. Solo gli occhi erano lucidi
ed arrossati, come se fossero solo in quelli desiderio di lacrime.
-Che casino.- commentò Haru un po' perplesso. Temeva che Mikuro avrebbe
avuto dei problemi- .non dovevo essere così impulsivo
Mikuro scoppiò a ridere divertito: gli circondò il collo con un braccio
attirandolo a se e gli schioccò un sonoro bacio sulla testa
-Smettila!
-Il mio cavaliere dalla bianca armatura!!!- esclamò continuando a
strapazzarlo
-Mikuro!!!
-Ok! Ok! -esclamò staccandosi sempre sorridente come un bambino - Comunque
grazie. è stato molto bello quello che hai fatto.
Lo guardò stupito, gli pareva incredibilmente felice. Si arrabbiò
seriamente: per lui le ultime ore erano state un incubo.
- Ma perché non me ne hai parlato? Io speravo che tra noi ci fosse un
minimo
di fiducia.
- Non era mancanza di fiducia ma. cosa dovevo dirti? Che stavo male? Non
era
perfettamente vero. Che mi sentivo in colpa? E a cosa sarebbe servito
fartelo sapere? -
- Sentirti in colpa? E perché? Era molto che lo conoscevi? -
Si infilò le mani in tasca mettendo una certa distanza tra loro.
- Sinceramente no, tre mesi circa, è un periodo brevissimo in un lavoro
come
il mio. Matthias non mi aveva particolarmente colpito. Anzi, non riuscivo
assolutamente a legare con lui, si mostrava molto viziato, invadente. Era
spesso prepotente sia nei miei confronti che in quelli dei compagni.
Cercava
di avere tutta la mia attenzione e quella del gruppo. Non riuscivo a
capire
come potevo intervenire, come riuscire a stabilire un rapporto produttivo.
Ma era solo il primo periodo, non mi ero ancora arreso. -
Mikuro si chiese come mettere giù la cosa, non gli piaceva tirare le cose
tanto per le lunghe, soprattutto una cosa del genere, ma gli pesava di
parlare di quell'episodio. Haru, però, lo guardava fiducioso. Poteva
capire
cosa gli passava per la testa. si era sentito tradito, in un modo
inaspettato. Eppure c'era un sacco di cose che non sapevano l'uno
dell'altro
e Mikuro continuava a pensare che andasse bene così.
- Beh. cercando di non farla patetica, circa una settimana fa è venuto
nello
studio. Lo sai come lo chiamano i ragazzi? Il Buco. E a ragione. Matthias
si
è presentato lì durante le ore pomeridiane. solitamente ci sono i test e
i
ragazzi non si presentano per un colloquio. Stavo sistemando dei libri,
ero... impreparato. Me lo sono trovato addosso in un attimo. Siamo caduti in
quella specie di corridoio tra la scrivania e la libreria. non ho avuto la
prontezza di usare il teletrasporto.Me lo sono ritrovato sopra. Era come
se
stesse cercando di... divorarmi: le sue mani, la sua bocca. Ero... attonito.
Un
ragazzino: mi ha assalito come una belva. -
Haruhiko si strinse nervosamente nel cappotto, non riusciva a capire cosa
stesse provando, fissava il terreno di fronte a sé camminando rapido per
tenere il suo passo
-Cosa hai fatto?- gli chiese infine
-Beh, l'ho colpito, forte... gli ho fatto presente che non era quello il
genere di rapporto che mi aspettavo di instaurare con lui. Che non avevo
intenzione di accondiscendere alla sua confusione. Che non avrei ferito
una
persona a cui tenevo per un suo capriccio. -
Lo fissò stupito ma non ottenne la sua attenzione, Mikuro era
completamente
assorbito nei ricordi di quel giorno
- Lui mi ha urlato contro che ero un bastardo, falso, come tutti quelli che
aveva incontrato, che non mi fregava nulla di lui e di quello che provava.
Che se solo avessi accennato a qualcuno della cosa mi avrebbe denunciato
per
molestie. E qui ho commesso il mio errore: mi sono infuriato. Io volevo
solo
aiutarlo e lui mi metteva in quella situazione assurda. Gli ho risposto
che
non avevo paura delle sue minacce, che non m'importava delle
farneticazioni
di un bambino viziato. -
Mikuro era arrossito, Haru non sapeva cosa replicare. Non riusciva ad immaginare la sua reazione in una situazione del genere, sapeva però una
cosa: gli pareva che la sua reazione fosse stata fin troppo contenuta. Era
come se con lui fosse una persona, una persona che stretta in un angolo
attaccava senza requie fino a ritrovarsi libera, una persona che, anche se
fondamentalmente positiva, aveva modi e principi molto discutibili. Eppure
era quello che lo attirava: con Mikuro era come camminare sull'orlo di un
burrone, ed essere spinti giù. Ed essere salvati dalla stessa mano che ti
aveva spinto. Non riusciva a capire cosa ci fosse dietro il proprio
desiderio, quello che lo spingeva in una situazione del genere, ma non si
era mai sentito tanto vivo da quando era al suo fianco.
- Non riesco a vederti come colpevole, ti sei ritrovato in una situazione
difficile ed hai reagito d'istinto.-
- Ma non è in questo che consiste il mio lavoro. Io devo aiutarli quei
ragazzi
non avere paura di loro.-
- Paura? -
Annui - Sì, ci ho riflettuto dopo, quando era tardi. Matthias mi ricordava
me
stesso da bambino, quando, nonostante il disgusto dei miei genitori
continuavo ad usare i miei poteri. Nonostante la loro violenza. Il mio era
un disperato e stupido tentativo di essere accettato. Loro mi avevano
voluto, io volevo solo essere felice Haru, e non potevo esserlo
distruggendo
me stesso. I miei poteri sono parte di me, come il mio corpo, la mia
anima,
i miei desideri. Rifiutando quella parte di me loro mi chiedevano di
essere
qualcun altro, e loro volevano amare quel qualcun altro, non me.
Matthias si comportava al suo peggio e cercava qualcuno che lo accettasse
comunque, che lo amasse comunque. Rifiutato dai suoi genitori pensava
forse
che, una volta trovata la persona che lo volesse nonostante il suo
atteggiamento, avrebbe potuto essere felice, libero di essere se stesso.-
Si chiese se era quello che dava a Mikuro, forse in lui vedeva quella
persona, una persona che lo accettava nonostante tutto.. Allungò la mano
alla ricerca della sua, arrivando a cercarla nella tasca del suo cappotto.
La strinse aspettandosi di essere respinto ma Mikuro non disse nulla
limitandosi a guardarlo con un sorriso interrogativo
- Continuo a non vederti colpevole Mikuro, non lo conoscevi, non sapevi
nulla
di lui. Nonostante le tue capacità resti comunque un uomo, non puoi
salvarli
tutti.-
Il suo sorriso si fece triste - Evidentemente no. Ma questo non rende la
cosa più accettabile. Vorrei riuscire a fare qualcosa di più. Sono stato
meschino coi suoi genitori.-
Scosse il capo - Non devi preoccuparti per loro: era Matthias quello da
proteggere in fondo, lui è arrivato da te già ferito e la colpa è loro.
Anche
se non so se la parola colpa è giusta.-
- Incredibilmente non se ne rendevano conto, loro pensavano di amarlo, di
stare facendo solo ciò era il meglio per lui.-
- Lo penso anch'io, è per questo che mi è tanto difficile ritenerli
colpevoli. Matthias è stato sfortunato, avesse avuto la tua forza.-
- Ti sbagli, sul discorso della forza. Ma hai ragione, se mia madre non
fosse
venuta a prendermi forse sarei finito anche peggio di Matthias. Fa schifo
ma
tutto dipende dalla nostra fortuna, dalla nostra buona stella. Se fossi
stato da subito figlio della donna che mi ha partorito la mia vita sarebbe
stata diversa, io sarei diverso. I miei genitori, anche se sono stati tali
per pochi anni, mi hanno reso la persona che sono, restano comunque mio
padre e mia madre. Mi hanno mostrato il disprezzo, la violenza, l'intolleranza, l'egoismo e il dolore. Mia madre e mio fratello mi hanno
insegnato la tolleranza, l'accettazione, il calore che da l'amore.
Entrambe
le mie madri mi hanno chiesto di non usare i miei poteri. Ma una perché
ne
aveva orrore, l'altra perché voleva conoscere la persona che si
nascondeva
dietro ad essi. Se ora sono qui, accanto a te, e per la fortuna che ho
avuto
allora, e che ho continuato ad avere.-
Lo guardò, diritto negli occhi, era come se il discorso continuasse, come
se
gli stesse dicendo che considerava anche lui parte di quella fortuna
Mikuro lo pensava sul serio, Haruhiko era stata una delle cose belle della
sua vita, ricevere il suo affetto era forse pesante, a volte sfinente, ma
rimaneva ciò che lo motivava costantemente a sforzarsi di essere una
persona
migliore. Quello che c'era fra di loro era assurdo, se ne rendeva conto.
Ogni gesto, ogni sensazione era appesantita dal loro passato, dai gesti e
dalle sensazioni compiuti e vissute vite prima. Quando si era accorto di
amare Haru si era domandato che fare. Ci aveva pensato per anni. Si era
chiesto se era un desiderio passeggero, una sbandata, se valeva la pena
investire su esso la sua esistenza. Solo un sì l'avrebbe fatto muovere.
Non
per paura di rischiare, no, ma per Haru stesso. Lui viveva sotto il peso
della sua vita passata, di quella colpa mai commessa. Haru viveva per
espiare, l'aveva ripetuto più volte. Poco importava che quell'azione non
fosse mai stata compiuta da lui, la sua anima ne era macchiata e lui
voleva
riparare. Per questo non accettava l'idea di un amore tranquillo, dato con
semplicità e altrettanto semplicemente ricevuto. Cercava una tensione,
una
sfida nell'altro. Mikuro si era chiesto a lungo se era in grado di
raccogliere quella sfida e tenerla viva. Dentro di sé aveva trovato la
risposta: sì. Ma non solo per Haru, se fosse stato così, nonostante i
sentimenti e il desiderio, era certo che prima o poi si sarebbe riscoperto
sfinito, esaurito. No, era anche per se stesso. L'aveva capito solo dopo
aver iniziato la sua storia con Haru e per un certo periodo era stato sul
punto per mandarla all'aria per quel motivo. Haru l'accettava, non solo il
Mikuro disponibile e pronto ad accorrere in soccorso agli amici, no. Lui
accettava anche l'altro Mikuro: quello duro e spietato, quello che
rimaneva
affascinato dal dolore che riusciva a dare. Quello che si beava della
superiorità che gli dava il suo potere. Avrebbe dovuto provare ripugnanza
per quei sentimenti ma erano parte di sé, e spesso l'accettarli gli
permetteva di capire gli altri come nessun altro. Capire l'orrore, la
paura
che a volte creava quel desiderio di distruggersi. Quindi li accettava ma
con il peso di sapere che gli altri non potevano pensarla come lui, anzi.
Ma
non Haru. Haru guardava negli occhi quel Mikuro e non ne aveva paura, ma
l'accoglieva tra le sue braccia, nel suo corpo. E spegneva quel fuoco oscuro
che lo divorava, l'aiutava a tenerlo sotto controllo, renderlo
accettabile.
Lui aveva bisogno di Haruhiko quanto era vero il contrario.
- Finalmente a casa!- Esclamò Mikuro lanciando le chiavi in un minuscolo
portaoggetti nell'anticamera di quella che era la loro casa.
Haruiko restava con il cappotto indossato aspettando che il calore della
casa lo penetrasse piano, piano. Era uscito senza guanti ed era
semplicemente intirizzito. Mikuro lo abbracciò da dietro incrociando le
braccia sul suo petto. Lo tirò a se, contro il suo corpo incredibilmente
caldo e gli diede un piccolo bacio su una tempia appoggiando poi il viso
alla sua spalla.
- A volte non riesco a credere a quanto tu sia bello Haru.-
Lo fissò allibito. Lo scrutava attento e serissimo, poi chiuse gli occhi
e
cominciò a baciargli il collo, lentamente, molto lentamente. Sembrava
voler
baciare ogni centimetro di pelle. Ebbe improvvisamente caldo, avrebbe
voluto
urlare di smetterla o di non smettere mai.
- Mikuro.
- Lo so, fa quasi male vero? Haru, tu hai in mano il mio cuore e le tue
dita
sono lame affilate. Puoi stringere e farlo a pezzi oppure continuare ad
accarezzarlo donandomi mille brividi. Tutto sta a te. Ora lo sai, c'è
voluto
un sacco di tempo ma alla fine te l'ho detto. Volevi la mia fiducia? Una
confidenza più grande non potevo fartela.-
Riuscì a voltarsi a fatica, stretto tra le sua braccia, ma alla fine
riuscì
a buttargli le braccia al collo stringendosi forte a lui. Sentiva il
desiderio assurdo di fondersi con Mikuro, di far in modo che i loro corpi
si
sciogliessero l'uno nell'altro. Meno male che sapeva come fare, meno male
che era possibile
- Haru questa notte verrai da me vero?
Annuì: che sciocco a chiederglielo, che sciocco a dovergli chiedere una
cosa
del genere.
Mikuro prese a dondolarsi dolcemente trascinandolo con sé in quel
movimento
cullante
- E mi concederai di essere dolce?- Gli sussurrò all'orecchio inchinandosi
verso di lui
Sorrise, anche se non poteva vederlo. Il suo sì finì proprio contro il
collo
di Mikuro
Haruiko era stato il primo ad aver diritto al bagno, il primo a scivolare
sotto il piumone del letto di Mikuro. Era strano ma non riusciva a girare
per casa nudo come invece riusciva naturalissimo a Mikuro. Si impegnò
quindi
a sfilare i pantaloni del pigiama e a slacciarsi la casacca appena senti
un
po' meno freddo. Mikuro apparve nello specchio della porta proprio mentre
era impegnato a riallacciarla per piegarla e metterla sopra i pantaloni
che
aspettavano al solito posto di fianco al letto. Scoppiò a ridere
divertito
mentre si accingeva a spegnere la luce centrale.
- Almeno dopo è facile ritrovarli.
- Questa zona è troppo fredda per te?
Gli chiese mentre osservava le tende aprirsi al tocco lieve del suo
pensiero. Non rispose. Vederlo lì in piedi, nella luce della luna, era
troppo. Mikuro era fisicamente perfetto, il corpo solido ed armonioso, la
pelle che sembrava ricoperta di una polvere sottilissima, magica. I
capelli
appena spazzolati apparivano azzurri nella luce lunare, con assurde
sfumature quasi bianche. Si voltò verso di lui e sorrise, gli occhi di
quel
blu assurdo. Salì sul letto gattonando fino a lui che immobile lo
osservava
rapito. Come poteva crederlo bello? Non si vedeva nello specchio?
- Hai perso la voce?- sussurrò divertito
Parlavano sempre con quel tono lieve quando erano a letto insieme, quasi
che
qualcuno che potesse sentirli, interromperli. Haru si tese e lo baciò:
posò
le labbra contro quelle di Mikuro attendendo che la sua lingua venisse a
cercare la sua, non attese molto.
- Non hai freddo?
Mikuro si era sistemato tra le sue gambe ma rimaneva sopra il piumone, il
suo corpo accessibile, rivelato da quella luce irreale. Lo vide tendere le
mani e circondargli il viso, le dita protese a sfiorargli la fronte, le
guance, seguire la linea del naso e delle labbra
- So che a volte mi senti distante Haru,- prese a parlare senza smettere
quella carezza assurda, dolcissima - che spesso parlano più i silenzi tra
noi. Ma tu sai che ci sono ferite che non sono ancora pronto a mostrare,
che
non sono pronto ancora ad offrirti perché tu le possa guarire. Ma io sto
bene con te Haru. Ora sono qui, e non desidero altro, tutto il resto non
ha
più tanta importanza: quello che ho vissuto, quello che sono. Non è
facile
per me mostrarmi, nonostante tutto io non ti conosco ancora abbastanza. Ma
io sto bene con te e mi basta questo, quello che riusciamo a darci.-
Le mani erano scese giù, lungo il suo petto. Haru pensava che Mikuro
riusciva chiaramente a sentire il suo cuore, non poteva non sentirlo.
- Anch'io sto bene Mikuro, sono disposto a tentare di essere felice, se tu
sei con me. Fra tutti sei l'unico che mi fa provare questa cosa. Hai
ragione: c'è qualcosa in te che mi prende qui, al cuore, e fa quasi male,
ma
è dolcissimo Mikuro e non sono disposto a rinunciarci. Resta con me.-
- Non ho intenzione di andare da nessuna parte.-
Si sporse in avanti appoggiandosi sulle braccia in modo da circondarlo. La
pelle contro la pelle, i loro cuori che battevano vicini, velocissimi e
forti. Il tempo allora si fermava, tutto si annullava in quella
sensazione,
Haru pensava che si poteva anche impazzire, ad amare così si poteva anche
impazzire.
Mikuro pensava che non esisteva luogo al mondo più meraviglioso della sua
casa, del suo letto, delle braccia di Haruhiko. Quello era ciò per cui
viveva, parlare di ieri e di domani era inutile, assurdo. Tutto si
annullava
di fronte al piacere della pelle sotto le sue dita, ai sospiri di Haru, i
suoi scatti quando il piacere era davvero troppo. Sfiorava le labbra
contro
il suo collo alla ricerca della vena in cui il sangue scorreva
violentemente, quando la trovò premette forte disegnandone il percorso
con
la punta della lingua giù, verso il cuore. Lo ringraziò per la vita che
dava
ad Haru, che dava a lui.
Poteva finire, tutto quello poteva finire, ma ora non importava, non aveva
senso. Si amavano. Davvero. Non era importante che non se lo fossero mai
detto. Anzi, Mikuro era convinto che l'unico momento in cui, forse,
sarebbe
riuscito a dire quelle due parole sarebbe stato quando avrebbe lasciato
Haru. Fino ad allora valeva la promessa che si era fatto: non gliel'avrebbe
detto che quando si fosse reso conto che di più non poteva amarlo. Solo
allora.
Haruhiko gli sfiorò le spalle, quello era l'uomo che amava, Mikuro gli
apparteneva grazie a quell'amore. Pensò che non poteva esserci nulla di
più
giusto di quello, nulla di più bello e puro della bocca di Mikuro contro
la
sua pelle, della propria bocca contro la pelle di Mikuro. Nulla di più
sacro
dei loro respiri che si facevano brevi ed affrettati, dei loro cuori che
parevano voler battere all'unisono, del sesso di Mikuro che scivolava nel
suo corpo. Non aveva paura di nulla in quei momenti, tranne che di Mikuro
stesso. Solo lui poteva ferirlo
Mikuro scostò il piumone scoprendo il sesso di Haru, i loro corpi erano
bollenti, non temeva che l'amico sentisse freddo: ci avrebbe pensato lui a
trasformare il suo sangue in lava. Inspirò profondamente ritrovando quel
profumo che gli era ormai familiare quanto il proprio e si inchinò fino a
sfiorargli il sesso con le labbra. Lo baciò piano, cercando di non fargli
il
solletico, gustandolo come se fosse un frutto succoso e tremendamente
invitante. Cercava di amarlo come se fosse la prima e l'ultima volta che
avesse quella possibilità. Sentiva le mani di Haru sulle sue spalle,
sfiorargli lievi le piccole cicatrici sulla sua schiena, tuffarsi tra i
suoi
capelli afferrandoglieli fino a fargli male, a spingerlo giù.
- Per favore Mikuro.-
Ubbidì, felicissimo di farlo. Alzò gli occhi per vedere il suo viso, le
piccole perline di sudore che imprigionavano la luce lunare e rotolavano
lungo il suo volto, il suo petto. Gli occhi chiusi, il volto contratto che
a
tratti voltava premendo forte contro il cuscino, la lingua che si
affacciava
impertinente tra le sue labbra. Sorrise mentre ad Haru sfuggiva un gemito
che suonava come una supplica. L'accontentò offrendogli le profondità
della
sua bocca, bevendolo mentre lui ripeteva il suo nome in una litania che lo
stordiva.
Non gli lasciò il tempo per riprendersi, non poteva: doveva averlo,
doveva
scivolare in lui e ritrovare la pace. Si assestò bene sulle ginocchia. L'afferrò per i fianchi tirandolo verso di sé. Haru gemette come se stesse
dormendo, come se prendesse ora coscienza di essere il mondo. Se lo fece
sedere in grembo: gli scivolò addosso come una bambola, le braccia gli
circondarono mollemente il collo mentre abbandonava la testa sulla sua
spalla. Avvertì solo distrattamente i baci leggeri che gli tempestavano
la
pelle mentre lo preparava con cura ad accoglierlo. Il morso che gli diede
quando lo prese lo fece sussultare soffocando un grido. Haru slanciò la
testa e il busto all'indietro tanto che lo dovette abbracciare più
stretto
per impedirgli di staccarsi da lui per stendersi sul letto: lo voleva
vicino, voleva poter vedere il suo volto.
#Il dolore che mi dai è la rinascita Mikuro. Attraverso di esso io mi
annullo, io dimentico, io svanisco. Torno a galleggiare nel liquido
amniotico, cieco e muto, e da lì tutto ha inizio: smetto di esistere e
riprendo a vivere. Dammi il dolore Mikuro, perché la contrazione è
quella
che mi spinge verso la vita, perché le lacrime sono quelle di colui che
è
arrivato e che non sa che l'oscurità che ha lasciato era solo il nulla,
perché il grido che lancio è quello di chi afferma la sua esistenza nel
qui,
nell'ora. Strappami dal mio passato, ricreami attraverso le tue mani, il
tuo
seme, la tua bocca. Ora rinasco puro Mikuro, nella luce accecante che è
il
piacere che mi doni, nel dolore che mi lava. La luce si stempererà nella
colpa e nel disprezzo ma tu ci sarai a ricreare il miracolo per me. Che
oggi
sia dolcezza, domani dolore, dopodomani la tua magia mi ricreerà ancora e
ancora finché l'amore ti darà la forza di farlo Mikuro, perché io so
del tuo
amore e ne vivo.#
#Il piacere che mi dai è la rinascita Haruhiko. Il tuo accettarmi è ciò
che
mi permette di ricominciare a respirare, che dice al mio cuore di battere.
Permettimi di vivere Haru, lascia che la mia pelle si scaldi contro la
tua.
Il tuo sguardo, il tuo sospiro contratto quando penetro in te e mi
accoglie
il piacere più assurdo. Dammi il tuo calore Haru perché nel mio cuore c'è
una spina di ghiaccio ed ogni contrazione è una goccia di sangue. Dammi
la
pace, con il tuo corpo, il tuo sorriso, il bacio lieve che arriva quando
tutto ha avuto termine e mi rassicura che tutto va bene, che siamo di
nuovo
salvi, insieme. Rendimi degno, confermami che questi anni di lotta non
sono
stati vani, sii il mio fine. Non lasciarmi, ma vieni più vicino e ancora
e
ancora. Ti prego Haru, non scostarti da me ma accoglimi paziente. Lascia
che
il tuo corpo sia il buio avvolgente in cui è possibile annullarsi,
dimenticarmi. Fammi perdere nel tuo corpo dove tutto è calore e piacere.
Non
sfuggire la mia crudeltà ma accettala e cercala con passione come ogni
altra
parte di me. Accettami Haru fino a che l'amore ti da la forza di farlo.#
Ripresero coscienza di sé a poco a poco, scoprendosi uno immagine
speculare
dell'altro ed esatto contrario. Haru sedeva ancora in grembo a Mikuro, la
fronte posata sulla sua spalla, le gambe abbandonate oltre il corpo dell'amante. Mikuro aveva preso la stessa posizione e, come
Haru, lo aveva
abbracciato tanto stretto da sentire male ai muscoli delle braccia e delle
spalle. L'uno candido e serico come un figlio della Luna, l'altro scuro,
brunito come rame. Gli occhi d'ematite di Haru si schiusero specchiandosi
in
quelli blu di profondo di Mikuro
- Com'è possibile?-
- Cosa?-
- Che ogni volta sia così. Che ogni volta sia meglio.-
Mikuro prese a ridere piano facendolo sussultare. Sperò che fosse vero,
per
sempre
Fine
Grazie a tutti per la pazienza e a Dhely perchè è lei
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