Disclaimers: i personaggi di Please Save My Earth non sono miei e non ci guadagno niente ad utilizzarli (Scusami Hiwatari). 
RINGRAZIAMENTO doveroso a Dhely che vigila dall'alto ed elargisce consigli e saggezza (si alzano lodi, ma vi risparmio le mie abilità canore...mhm funzionerebbero MOOOLTO meglio della magnum...mhm)


Rinascita

di Ljs

parte IV

     
Mikuro non li portò fino a casa, voleva camminare, rimettere ordine nei suoi pensieri. Perché diavolo l'aveva fatto? Eppure: ora stava meglio, si sentiva indiscutibilmente meglio. E non tanto per quelle quattro cazzate che aveva sparato, no, era per il pugno di Haru, non riusciva ancora a crederci. Lui era stata davvero meschino, davvero tanto. Voleva convincersi che la colpa non fosse sua, nemmeno in parte. Ma il gesto di Haru aveva un'importanza tutta particolare per lui. Haru era quello che si avvicinava all'amico in difficoltà offrendogli contatto, consolazione, non l'aveva mai visto passare all'azione, nemmeno per Tamura e soprattutto mai in modo così fisico.
Era come se avesse scritto a lettere cubitali che lo amava, e a lui pareva che tutta l'angoscia e il dolore potevano essere chiusi in cassetto, almeno per ora
-E tu che mi cammini al fianco.
Si voltò convinto di trovarlo in lacrime ma era Mikuro: con il capo reclinato di tre quarti lo fissava da sotto in su, i capelli che lo rendevano un ragazzino, e sorrideva divertito. Solo gli occhi erano lucidi ed arrossati, come se fossero solo in quelli desiderio di lacrime.
-Che casino.- commentò Haru un po' perplesso. Temeva che Mikuro avrebbe avuto dei problemi- .non dovevo essere così impulsivo Mikuro scoppiò a ridere divertito: gli circondò il collo con un braccio
attirandolo a se e gli schioccò un sonoro bacio sulla testa
-Smettila!
-Il mio cavaliere dalla bianca armatura!!!- esclamò continuando a strapazzarlo
-Mikuro!!!
-Ok! Ok! -esclamò staccandosi sempre sorridente come un bambino - Comunque grazie. è stato molto bello quello che hai fatto.
Lo guardò stupito, gli pareva incredibilmente felice. Si arrabbiò seriamente: per lui le ultime ore erano state un incubo.
- Ma perché non me ne hai parlato? Io speravo che tra noi ci fosse un minimo di fiducia.
- Non era mancanza di fiducia ma. cosa dovevo dirti? Che stavo male? Non era perfettamente vero. Che mi sentivo in colpa? E a cosa sarebbe servito fartelo sapere? -
- Sentirti in colpa? E perché? Era molto che lo conoscevi? -
Si infilò le mani in tasca mettendo una certa distanza tra loro. 
- Sinceramente no, tre mesi circa, è un periodo brevissimo in un lavoro come il mio. Matthias non mi aveva particolarmente colpito. Anzi, non riuscivo assolutamente a legare con lui, si mostrava molto viziato, invadente. Era spesso prepotente sia nei miei confronti che in quelli dei compagni. Cercava di avere tutta la mia attenzione e quella del gruppo. Non riuscivo a capire come potevo intervenire, come riuscire a stabilire un rapporto produttivo. Ma era solo il primo periodo, non mi ero ancora arreso. -
Mikuro si chiese come mettere giù la cosa, non gli piaceva tirare le cose tanto per le lunghe, soprattutto una cosa del genere, ma gli pesava di parlare di quell'episodio. Haru, però, lo guardava fiducioso. Poteva capire cosa gli passava per la testa. si era sentito tradito, in un modo inaspettato. Eppure c'era un sacco di cose che non sapevano l'uno dell'altro e Mikuro continuava a pensare che andasse bene così.
- Beh. cercando di non farla patetica, circa una settimana fa è venuto nello studio. Lo sai come lo chiamano i ragazzi? Il Buco. E a ragione. Matthias si è presentato lì durante le ore pomeridiane. solitamente ci sono i test e i ragazzi non si presentano per un colloquio. Stavo sistemando dei libri, ero... impreparato. Me lo sono trovato addosso in un attimo. Siamo caduti in quella specie di corridoio tra la scrivania e la libreria. non ho avuto la prontezza di usare il teletrasporto.Me lo sono ritrovato sopra. Era come se stesse cercando di... divorarmi: le sue mani, la sua bocca. Ero... attonito. Un
ragazzino: mi ha assalito come una belva. -
Haruhiko si strinse nervosamente nel cappotto, non riusciva a capire cosa stesse provando, fissava il terreno di fronte a sé camminando rapido per tenere il suo passo
-Cosa hai fatto?- gli chiese infine
-Beh, l'ho colpito, forte... gli ho fatto presente che non era quello il genere di rapporto che mi aspettavo di instaurare con lui. Che non avevo intenzione di accondiscendere alla sua confusione. Che non avrei ferito una persona a cui tenevo per un suo capriccio. -
Lo fissò stupito ma non ottenne la sua attenzione, Mikuro era completamente assorbito nei ricordi di quel giorno
- Lui mi ha urlato contro che ero un bastardo, falso, come tutti quelli che aveva incontrato, che non mi fregava nulla di lui e di quello che provava. Che se solo avessi accennato a qualcuno della cosa mi avrebbe denunciato per molestie. E qui ho commesso il mio errore: mi sono infuriato. Io volevo solo aiutarlo e lui mi metteva in quella situazione assurda. Gli ho risposto che non avevo paura delle sue minacce, che non m'importava delle farneticazioni di un bambino viziato. -
Mikuro era arrossito, Haru non sapeva cosa replicare. Non riusciva ad immaginare la sua reazione in una situazione del genere, sapeva però una cosa: gli pareva che la sua reazione fosse stata fin troppo contenuta. Era come se con lui fosse una persona, una persona che stretta in un angolo attaccava senza requie fino a ritrovarsi libera, una persona che, anche se fondamentalmente positiva, aveva modi e principi molto discutibili. Eppure era quello che lo attirava: con Mikuro era come camminare sull'orlo di un burrone, ed essere spinti giù. Ed essere salvati dalla stessa mano che ti aveva spinto. Non riusciva a capire cosa ci fosse dietro il proprio desiderio, quello che lo spingeva in una situazione del genere, ma non si era mai sentito tanto vivo da quando era al suo fianco.
- Non riesco a vederti come colpevole, ti sei ritrovato in una situazione difficile ed hai reagito d'istinto.-
- Ma non è in questo che consiste il mio lavoro. Io devo aiutarli quei ragazzi non avere paura di loro.-
- Paura? -
Annui - Sì, ci ho riflettuto dopo, quando era tardi. Matthias mi ricordava me stesso da bambino, quando, nonostante il disgusto dei miei genitori continuavo ad usare i miei poteri. Nonostante la loro violenza. Il mio era un disperato e stupido tentativo di essere accettato. Loro mi avevano voluto, io volevo solo essere felice Haru, e non potevo esserlo distruggendo me stesso. I miei poteri sono parte di me, come il mio corpo, la mia anima, i miei desideri. Rifiutando quella parte di me loro mi chiedevano di essere qualcun altro, e loro volevano amare quel qualcun altro, non me. Matthias si comportava al suo peggio e cercava qualcuno che lo accettasse comunque, che lo amasse comunque. Rifiutato dai suoi genitori pensava forse che, una volta trovata la persona che lo volesse nonostante il suo atteggiamento, avrebbe potuto essere felice, libero di essere se stesso.- 
Si chiese se era quello che dava a Mikuro, forse in lui vedeva quella persona, una persona che lo accettava nonostante tutto.. Allungò la mano alla ricerca della sua, arrivando a cercarla nella tasca del suo cappotto.
La strinse aspettandosi di essere respinto ma Mikuro non disse nulla limitandosi a guardarlo con un sorriso interrogativo
- Continuo a non vederti colpevole Mikuro, non lo conoscevi, non sapevi nulla di lui. Nonostante le tue capacità resti comunque un uomo, non puoi salvarli tutti.-
Il suo sorriso si fece triste - Evidentemente no. Ma questo non rende la cosa più accettabile. Vorrei riuscire a fare qualcosa di più. Sono stato meschino coi suoi genitori.-
Scosse il capo - Non devi preoccuparti per loro: era Matthias quello da proteggere in fondo, lui è arrivato da te già ferito e la colpa è loro. Anche se non so se la parola colpa è giusta.-
- Incredibilmente non se ne rendevano conto, loro pensavano di amarlo, di stare facendo solo ciò era il meglio per lui.-
- Lo penso anch'io, è per questo che mi è tanto difficile ritenerli colpevoli. Matthias è stato sfortunato, avesse avuto la tua forza.-
- Ti sbagli, sul discorso della forza. Ma hai ragione, se mia madre non fosse venuta a prendermi forse sarei finito anche peggio di Matthias. Fa schifo ma tutto dipende dalla nostra fortuna, dalla nostra buona stella. Se fossi stato da subito figlio della donna che mi ha partorito la mia vita sarebbe stata diversa, io sarei diverso. I miei genitori, anche se sono stati tali per pochi anni, mi hanno reso la persona che sono, restano comunque mio padre e mia madre. Mi hanno mostrato il disprezzo, la violenza, l'intolleranza, l'egoismo e il dolore. Mia madre e mio fratello mi hanno insegnato la tolleranza, l'accettazione, il calore che da l'amore. Entrambe le mie madri mi hanno chiesto di non usare i miei poteri. Ma una perché ne aveva orrore, l'altra perché voleva conoscere la persona che si nascondeva dietro ad essi. Se ora sono qui, accanto a te, e per la fortuna che ho avuto allora, e che ho continuato ad avere.-
Lo guardò, diritto negli occhi, era come se il discorso continuasse, come se gli stesse dicendo che considerava anche lui parte di quella fortuna Mikuro lo pensava sul serio, Haruhiko era stata una delle cose belle della sua vita, ricevere il suo affetto era forse pesante, a volte sfinente, ma rimaneva ciò che lo motivava costantemente a sforzarsi di essere una persona migliore. Quello che c'era fra di loro era assurdo, se ne rendeva conto.
Ogni gesto, ogni sensazione era appesantita dal loro passato, dai gesti e dalle sensazioni compiuti e vissute vite prima. Quando si era accorto di amare Haru si era domandato che fare. Ci aveva pensato per anni. Si era chiesto se era un desiderio passeggero, una sbandata, se valeva la pena investire su esso la sua esistenza. Solo un sì l'avrebbe fatto muovere. Non per paura di rischiare, no, ma per Haru stesso. Lui viveva sotto il peso della sua vita passata, di quella colpa mai commessa. Haru viveva per espiare, l'aveva ripetuto più volte. Poco importava che quell'azione non fosse mai stata compiuta da lui, la sua anima ne era macchiata e lui voleva riparare. Per questo non accettava l'idea di un amore tranquillo, dato con semplicità e altrettanto semplicemente ricevuto. Cercava una tensione, una sfida nell'altro. Mikuro si era chiesto a lungo se era in grado di raccogliere quella sfida e tenerla viva. Dentro di sé aveva trovato la risposta: sì. Ma non solo per Haru, se fosse stato così, nonostante i sentimenti e il desiderio, era certo che prima o poi si sarebbe riscoperto sfinito, esaurito. No, era anche per se stesso. L'aveva capito solo dopo aver iniziato la sua storia con Haru e per un certo periodo era stato sul punto per mandarla all'aria per quel motivo. Haru l'accettava, non solo il Mikuro disponibile e pronto ad accorrere in soccorso agli amici, no. Lui accettava anche l'altro Mikuro: quello duro e spietato, quello che rimaneva affascinato dal dolore che riusciva a dare. Quello che si beava della superiorità che gli dava il suo potere. Avrebbe dovuto provare ripugnanza per quei sentimenti ma erano parte di sé, e spesso l'accettarli gli permetteva di capire gli altri come nessun altro. Capire l'orrore, la paura che a volte creava quel desiderio di distruggersi. Quindi li accettava ma con il peso di sapere che gli altri non potevano pensarla come lui, anzi. Ma non Haru. Haru guardava negli occhi quel Mikuro e non ne aveva paura, ma l'accoglieva tra le sue braccia, nel suo corpo. E spegneva quel fuoco oscuro che lo divorava, l'aiutava a tenerlo sotto controllo, renderlo accettabile.
Lui aveva bisogno di Haruhiko quanto era vero il contrario.
- Finalmente a casa!- Esclamò Mikuro lanciando le chiavi in un minuscolo portaoggetti nell'anticamera di quella che era la loro casa.
Haruiko restava con il cappotto indossato aspettando che il calore della casa lo penetrasse piano, piano. Era uscito senza guanti ed era semplicemente intirizzito. Mikuro lo abbracciò da dietro incrociando le braccia sul suo petto. Lo tirò a se, contro il suo corpo incredibilmente caldo e gli diede un piccolo bacio su una tempia appoggiando poi il viso alla sua spalla.
- A volte non riesco a credere a quanto tu sia bello Haru.-
Lo fissò allibito. Lo scrutava attento e serissimo, poi chiuse gli occhi e cominciò a baciargli il collo, lentamente, molto lentamente. Sembrava voler baciare ogni centimetro di pelle. Ebbe improvvisamente caldo, avrebbe voluto urlare di smetterla o di non smettere mai.
- Mikuro.
- Lo so, fa quasi male vero? Haru, tu hai in mano il mio cuore e le tue dita sono lame affilate. Puoi stringere e farlo a pezzi oppure continuare ad accarezzarlo donandomi mille brividi. Tutto sta a te. Ora lo sai, c'è voluto un sacco di tempo ma alla fine te l'ho detto. Volevi la mia fiducia? Una confidenza più grande non potevo fartela.-
Riuscì a voltarsi a fatica, stretto tra le sua braccia, ma alla fine riuscì a buttargli le braccia al collo stringendosi forte a lui. Sentiva il desiderio assurdo di fondersi con Mikuro, di far in modo che i loro corpi si sciogliessero l'uno nell'altro. Meno male che sapeva come fare, meno male che era possibile
- Haru questa notte verrai da me vero?
Annuì: che sciocco a chiederglielo, che sciocco a dovergli chiedere una cosa del genere.
Mikuro prese a dondolarsi dolcemente trascinandolo con sé in quel movimento cullante
- E mi concederai di essere dolce?- Gli sussurrò all'orecchio inchinandosi verso di lui
Sorrise, anche se non poteva vederlo. Il suo sì finì proprio contro il collo di Mikuro

Haruiko era stato il primo ad aver diritto al bagno, il primo a scivolare sotto il piumone del letto di Mikuro. Era strano ma non riusciva a girare per casa nudo come invece riusciva naturalissimo a Mikuro. Si impegnò quindi a sfilare i pantaloni del pigiama e a slacciarsi la casacca appena senti un po' meno freddo. Mikuro apparve nello specchio della porta proprio mentre era impegnato a riallacciarla per piegarla e metterla sopra i pantaloni che aspettavano al solito posto di fianco al letto. Scoppiò a ridere divertito mentre si accingeva a spegnere la luce centrale.
- Almeno dopo è facile ritrovarli.
- Questa zona è troppo fredda per te?
Gli chiese mentre osservava le tende aprirsi al tocco lieve del suo pensiero. Non rispose. Vederlo lì in piedi, nella luce della luna, era troppo. Mikuro era fisicamente perfetto, il corpo solido ed armonioso, la pelle che sembrava ricoperta di una polvere sottilissima, magica. I capelli appena spazzolati apparivano azzurri nella luce lunare, con assurde sfumature quasi bianche. Si voltò verso di lui e sorrise, gli occhi di quel blu assurdo. Salì sul letto gattonando fino a lui che immobile lo osservava rapito. Come poteva crederlo bello? Non si vedeva nello specchio?
- Hai perso la voce?- sussurrò divertito
Parlavano sempre con quel tono lieve quando erano a letto insieme, quasi che qualcuno che potesse sentirli, interromperli. Haru si tese e lo baciò: posò le labbra contro quelle di Mikuro attendendo che la sua lingua venisse a cercare la sua, non attese molto.
- Non hai freddo?
Mikuro si era sistemato tra le sue gambe ma rimaneva sopra il piumone, il suo corpo accessibile, rivelato da quella luce irreale. Lo vide tendere le mani e circondargli il viso, le dita protese a sfiorargli la fronte, le guance, seguire la linea del naso e delle labbra
- So che a volte mi senti distante Haru,- prese a parlare senza smettere quella carezza assurda, dolcissima - che spesso parlano più i silenzi tra noi. Ma tu sai che ci sono ferite che non sono ancora pronto a mostrare, che non sono pronto ancora ad offrirti perché tu le possa guarire. Ma io sto bene con te Haru. Ora sono qui, e non desidero altro, tutto il resto non ha più tanta importanza: quello che ho vissuto, quello che sono. Non è facile per me mostrarmi, nonostante tutto io non ti conosco ancora abbastanza. Ma io sto bene con te e mi basta questo, quello che riusciamo a darci.-
Le mani erano scese giù, lungo il suo petto. Haru pensava che Mikuro riusciva chiaramente a sentire il suo cuore, non poteva non sentirlo.
- Anch'io sto bene Mikuro, sono disposto a tentare di essere felice, se tu sei con me. Fra tutti sei l'unico che mi fa provare questa cosa. Hai ragione: c'è qualcosa in te che mi prende qui, al cuore, e fa quasi male, ma è dolcissimo Mikuro e non sono disposto a rinunciarci. Resta con me.-
- Non ho intenzione di andare da nessuna parte.-
Si sporse in avanti appoggiandosi sulle braccia in modo da circondarlo. La pelle contro la pelle, i loro cuori che battevano vicini, velocissimi e forti. Il tempo allora si fermava, tutto si annullava in quella sensazione, Haru pensava che si poteva anche impazzire, ad amare così si poteva anche impazzire.
Mikuro pensava che non esisteva luogo al mondo più meraviglioso della sua casa, del suo letto, delle braccia di Haruhiko. Quello era ciò per cui viveva, parlare di ieri e di domani era inutile, assurdo. Tutto si annullava di fronte al piacere della pelle sotto le sue dita, ai sospiri di Haru, i suoi scatti quando il piacere era davvero troppo. Sfiorava le labbra contro il suo collo alla ricerca della vena in cui il sangue scorreva violentemente, quando la trovò premette forte disegnandone il percorso con la punta della lingua giù, verso il cuore. Lo ringraziò per la vita che dava ad Haru, che dava a lui.
Poteva finire, tutto quello poteva finire, ma ora non importava, non aveva senso. Si amavano. Davvero. Non era importante che non se lo fossero mai detto. Anzi, Mikuro era convinto che l'unico momento in cui, forse, sarebbe riuscito a dire quelle due parole sarebbe stato quando avrebbe lasciato Haru. Fino ad allora valeva la promessa che si era fatto: non gliel'avrebbe detto che quando si fosse reso conto che di più non poteva amarlo. Solo allora.
Haruhiko gli sfiorò le spalle, quello era l'uomo che amava, Mikuro gli apparteneva grazie a quell'amore. Pensò che non poteva esserci nulla di più giusto di quello, nulla di più bello e puro della bocca di Mikuro contro la sua pelle, della propria bocca contro la pelle di Mikuro. Nulla di più sacro dei loro respiri che si facevano brevi ed affrettati, dei loro cuori che parevano voler battere all'unisono, del sesso di Mikuro che scivolava nel suo corpo. Non aveva paura di nulla in quei momenti, tranne che di Mikuro stesso. Solo lui poteva ferirlo
Mikuro scostò il piumone scoprendo il sesso di Haru, i loro corpi erano bollenti, non temeva che l'amico sentisse freddo: ci avrebbe pensato lui a trasformare il suo sangue in lava. Inspirò profondamente ritrovando quel profumo che gli era ormai familiare quanto il proprio e si inchinò fino a sfiorargli il sesso con le labbra. Lo baciò piano, cercando di non fargli il solletico, gustandolo come se fosse un frutto succoso e tremendamente invitante. Cercava di amarlo come se fosse la prima e l'ultima volta che avesse quella possibilità. Sentiva le mani di Haru sulle sue spalle, sfiorargli lievi le piccole cicatrici sulla sua schiena, tuffarsi tra i suoi capelli afferrandoglieli fino a fargli male, a spingerlo giù.
- Per favore Mikuro.-
Ubbidì, felicissimo di farlo. Alzò gli occhi per vedere il suo viso, le piccole perline di sudore che imprigionavano la luce lunare e rotolavano lungo il suo volto, il suo petto. Gli occhi chiusi, il volto contratto che a tratti voltava premendo forte contro il cuscino, la lingua che si affacciava impertinente tra le sue labbra. Sorrise mentre ad Haru sfuggiva un gemito che suonava come una supplica. L'accontentò offrendogli le profondità della sua bocca, bevendolo mentre lui ripeteva il suo nome in una litania che lo stordiva.
Non gli lasciò il tempo per riprendersi, non poteva: doveva averlo, doveva scivolare in lui e ritrovare la pace. Si assestò bene sulle ginocchia. L'afferrò per i fianchi tirandolo verso di sé. Haru gemette come se stesse dormendo, come se prendesse ora coscienza di essere il mondo. Se lo fece sedere in grembo: gli scivolò addosso come una bambola, le braccia gli circondarono mollemente il collo mentre abbandonava la testa sulla sua spalla. Avvertì solo distrattamente i baci leggeri che gli tempestavano la pelle mentre lo preparava con cura ad accoglierlo. Il morso che gli diede quando lo prese lo fece sussultare soffocando un grido. Haru slanciò la testa e il busto all'indietro tanto che lo dovette abbracciare più stretto per impedirgli di staccarsi da lui per stendersi sul letto: lo voleva vicino, voleva poter vedere il suo volto.
#Il dolore che mi dai è la rinascita Mikuro. Attraverso di esso io mi annullo, io dimentico, io svanisco. Torno a galleggiare nel liquido amniotico, cieco e muto, e da lì tutto ha inizio: smetto di esistere e riprendo a vivere. Dammi il dolore Mikuro, perché la contrazione è quella che mi spinge verso la vita, perché le lacrime sono quelle di colui che è arrivato e che non sa che l'oscurità che ha lasciato era solo il nulla, perché il grido che lancio è quello di chi afferma la sua esistenza nel qui, nell'ora. Strappami dal mio passato, ricreami attraverso le tue mani, il tuo seme, la tua bocca. Ora rinasco puro Mikuro, nella luce accecante che è il piacere che mi doni, nel dolore che mi lava. La luce si stempererà nella colpa e nel disprezzo ma tu ci sarai a ricreare il miracolo per me. Che oggi sia dolcezza, domani dolore, dopodomani la tua magia mi ricreerà ancora e ancora finché l'amore ti darà la forza di farlo Mikuro, perché io so del tuo amore e ne vivo.#
#Il piacere che mi dai è la rinascita Haruhiko. Il tuo accettarmi è ciò che mi permette di ricominciare a respirare, che dice al mio cuore di battere.
Permettimi di vivere Haru, lascia che la mia pelle si scaldi contro la tua. 
Il tuo sguardo, il tuo sospiro contratto quando penetro in te e mi accoglie il piacere più assurdo. Dammi il tuo calore Haru perché nel mio cuore c'è una spina di ghiaccio ed ogni contrazione è una goccia di sangue. Dammi la pace, con il tuo corpo, il tuo sorriso, il bacio lieve che arriva quando tutto ha avuto termine e mi rassicura che tutto va bene, che siamo di nuovo salvi, insieme. Rendimi degno, confermami che questi anni di lotta non sono stati vani, sii il mio fine. Non lasciarmi, ma vieni più vicino e ancora e ancora. Ti prego Haru, non scostarti da me ma accoglimi paziente. Lascia che il tuo corpo sia il buio avvolgente in cui è possibile annullarsi, dimenticarmi. Fammi perdere nel tuo corpo dove tutto è calore e piacere. Non sfuggire la mia crudeltà ma accettala e cercala con passione come ogni altra parte di me. Accettami Haru fino a che l'amore ti da la forza di farlo.#
Ripresero coscienza di sé a poco a poco, scoprendosi uno immagine speculare dell'altro ed esatto contrario. Haru sedeva ancora in grembo a Mikuro, la fronte posata sulla sua spalla, le gambe abbandonate oltre il corpo dell'amante. Mikuro aveva preso la stessa posizione e, come Haru, lo aveva abbracciato tanto stretto da sentire male ai muscoli delle braccia e delle spalle. L'uno candido e serico come un figlio della Luna, l'altro scuro, brunito come rame. Gli occhi d'ematite di Haru si schiusero specchiandosi in quelli blu di profondo di Mikuro
- Com'è possibile?-
- Cosa?-
- Che ogni volta sia così. Che ogni volta sia meglio.-
Mikuro prese a ridere piano facendolo sussultare. Sperò che fosse vero, per sempre



Fine
Grazie a tutti per la pazienza e a Dhely perchè è lei






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