Rinascere...

Versione originale francese: Caro

Traduzione: Kenshin

 

[Note: spoiler sul volume 4 di Clover. Inoltre, la mia traduzione della canzone è stata fatta sulla versione francese di Caro, che a sua volta l’aveva tradotta da una traduzione inglese, quindi potrebbe benissimo non tornare con la versione italiana!]

 

Rinascere ancora per la tua salvezza;

Soffiare il passato su delle nuvole fluttuanti;

Lasciare il futuro cavalcare dei venti volteggianti;

Senza paura, senza sosta, pazientemente.

Ran guardava la pioggia cadere attraverso le immense finestre della abitazione di Gingetsu, nella quale viveva ormai da molti anni. Era solo. Il luogotenente-colonnello non avrebbe tardato certamente molto e, come sempre, Ran lo aspettava con impazienza, ma anche con una certa apprensione. Gingetsu era un tipo talmente chiuso, anche con lui, con cui divideva tutto! Non poté trattenere un piccolo sorriso. L’inizio della loro coabitazione non era stato per niente facile. A causa dell’intervento di A e della loro separazione piuttosto dolorosa, Ran… o piuttosto C, come si chiamava all’epoca, aveva causato parecchie preoccupazioni al militare. Ma lui era sempre rimasto al suo fianco, l’aveva sostenuto e consolato meglio che poteva. E la sua presenza era bastata a Ran per ritrovare la sua gioia di vivere. Effettivamente, dal loro primo incontro, aveva sentito che era legati l’uno all’altro, un legame indistruttibile, più forte ancora del potere dei Saggi [non ho letto Clover in italiano, non so come è stato tradotto questo termine da noi! NdT]. Come per riflesso, portò la mano alla spalla, là dove era tatuata la prova della sua appartenenza al Progetto Quadrifoglio [idem, scusate! NdT]. I Saggi… lo avevano lasciato in pace per il momento, ma per quanto tempo ancora? L’unione di due quadrifogli… un potenziale incredibile… Chiunque trova un quadrifoglio trova anche la felicità. Sì, vicino a Gingetsu, vicino al suo quadrifoglio a due foglie aveva trovato la felicità e sperava che fosse lo stesso anche per il suo amico. Due quadrifogli si erano trovati e il futuro gli appariva così…

I suoi pensieri furono interrotti dal rumore della porta che si apriva.

Rinascere tra le tue braccia;

Gingetsu apparve dalla porta. Teneva tra le braccia un grosso sacco marrone. Era senza dubbio andato a fare delle compere per la cena di stasera. Ran gli sorrise e gli andò incontro.

- Ho fatto la spesa per stasera - si limitò a commentare Gingetsu con la sua solita aria impassibile.

- Ho visto.

Ran tese una mano verso il suo amico ma, invece di liberarlo dai pacchi, gli passò teneramente le dita sulla fronte, staccando qualche ciuffo biondo che la pioggia aveva appiccicato là. Come sempre, Gingetsu non si lamentò. Ran ci era abituato, Gingetsu sembrava trovare completamente normale il nascondere quello che sentiva, ma a Ran non importava, perché sapeva… Prese allora il sacchetto e si diresse verso la cucina.

- Vado a mettere tutto al fresco, approfittane per asciugarti un po’, sarebbe stupido se ti ammalassi.

Anche se in quel caso, disse a sé stesso, almeno potrei tenerti a casa tutto per me per tutto il giorno.

Sentì il militare dirigersi verso il bagno…

Rinascere ancora per la mia salvezza;

Ancora una volta aspettare di nascere dentro un uovo dorato;

Ancora una volta poter volare con ali d’argento;

Senza fretta, ostinatamente, intimamente.

Qualche minuto più tardi, Gingetsu uscì dal bagno e, vestito impeccabilmente con la sua uniforme, andò a sedersi sul divano. Posò il suo sguardo su Ran, che lo aspettava davanti alla finestra, poi tese la mano verso un rapporto che aveva abbandonato il giorno precedente. Senza una parola, si immerse nello studio del caso.

Ran sospirò. Come era difficile ancora adesso, anche nell’intimità del loro appartamento, smuovere Gingetsu! Lo osservò per dei lunghi minuti. Gingetsu, il suo Gingetsu, sempre devoto alla sua missione, sempre sottomesso al suo lavoro e che comunque non aveva esitato a tener testa ai Saggi per tenerlo vicino a lui quando Ran era più a terra. Ovviamente Gingetsu non gliene aveva mai parlato, ma il potere del quadrifoglio, a volte così pesante da portare, spesso più un fardello che una benedizione, aveva anche dei vantaggi. Fuori la pioggia continuava a cadere.

Ran fece qualche passo per sedersi davanti a Gingetsu, come quando era un bambino e Gingetsu l’aveva portato lì la prima volta.

-Hai passato una buona giornata? – Chiese, con voce dolce.

Il militare si limitò a sollevare le spalle.

- Che significa? – Insistette il giovane.

Gingetsu posò il rapporto sul tavolo, sprofondò nel divano e girò la testa verso Ran, il suo sguardo indecifrabile attraverso i suoi soliti occhiali da sole. Poi sorrise, un esile sorriso che sarebbe sfuggito a chiunque, ma non a Ran.

- Niente di interessante, le solite cose.

Ran si stirò languidamente, fiero di sé stesso. Era riuscito a distogliere l’attenzione di Gingetsu dai suoi maledetti dossiers. Bisogna dire che ormai sapeva come prenderlo, molto più di quando era un bambino. Certo, era cresciuto in fretta, ma avvicinarsi a Gingetsu come… come desideravano entrambi senza osare confessarlo, non era stata una cosa facile. La barriera dell’età, la rigidità di Gingetsu, la timidezza di Ran, erano tutti fattori che avevano frenato le cose fra loro nonostante l’amore fosse stato là fino dall’inizio, dal loro primo incontro. Ran rise teneramente ricordandosi quel momento della loro relazione. Dallo stadio di bambino era rapidamente passato a quello di adolescente in grado di comprendere quello che faceva, quello che sentiva, ma il tempo che agiva così rapidamente sul suo corpo era sembrato così corto a Gingetsu, che lo vedeva ancora come il piccolo bambino che aveva raccolto. E malgrado la sua inesperienza e la sua goffaggine, era stato Ran a doversi mettere al lavoro per ottenere quello che desiderava, più di un gesto tenero o di una parola rassicurante. Una sera aveva chiesto a Gingetsu se si poteva sedere accanto a lui, e Gingetsu gli aveva dato la solita risposta “fai come vuoi”. Ran lo aveva fatto, poi aveva spinto il gioco ancora più avanti chiedendogli se poteva prendergli la mano, posare la testa sulla sua spalla, o ancora sedersi sulle sue ginocchia. Un gioco innocente, ma era ancora giovane, e Gingetsu sembrava più intenerirsi che inquietarsi. Poi, arrossendo, Ran gli aveva chiesto se poteva baciarlo. Gingetsu aveva allora segnato una battuta di arresto e si era bruscamente irrigidito, come trattenendo il respiro nel petto. La sola cosa che Ran rimpiangeva ancora oggi, era il fatto che lui, in quel momento, portava i suoi soliti occhiali da sole, perché il suo sguardo avrebbe dovuto valere dell’oro. Alla fine, con il fiato corto, Gingetsu aveva sollevato le spalle e risposto con voce roca che poteva fare come voleva. Ran si era allora raddrizzato per mettere il suo viso all’altezza di quello del militare, aveva timidamente passato il braccio intorno al suo collo e poi aveva cominciato posando le sue labbra sulla guancia straordinariamente soffice di Gingetsu. Quest’ultimo non aveva reagito malgrado l’evidente irrigidimento che Ran poteva sentire in tutto il suo corpo. Allora, con un gesto pieno di maldestra dolcezza, Ran aveva lasciato scivolare lentamente le sue labbra lungo la mascella stretta, per poi fermarsi all’angolo della bocca. Aveva esitato ancora qualche secondo per poi finalmente sfiorare le labbra del suo salvatore. Non sapeva bene cosa fare, il suo cuore batteva all’impazzata, i suoi sensi si rimescolavano sotto il fiume di sensazioni e la mancanza di reazione da parte di Gingetsu lo disorientava ancora di più. Dopo qualche secondo, aveva sentito il militare rilassarsi e prendere l’iniziativa del bacio, rendendolo più profondo e di una sensualità che Ran non avrebbe mai creduto possibile. Poi delle grandi mani si erano posate sulla sua schiena, carezzandola con rispetto e quasi timore, prima di sollevarlo leggermente per adagiarlo sui cuscini del divano. E poi… e poi era Gingetsu che aveva guidato le danze.

Ran sorrise, ricordandosi quella prima notte tra le braccia di Gingetsu. Per la prima volta in tutta la sua vita, si era sentito vivo, veramente vivo, e così felice! Si alzò dal divano e scavalcò la bassa tavola che lo separava dal suo amante.

Rinascere fra le tue braccia;

Gingetsu non si perse neanche uno dei suoi gesti, mentre Ran si avvicinava a lui. Alla fine gli tese le braccia sorridendo, pronto ad accoglierlo come aveva fatto tante volte prima. Ran si sedette sulle sue ginocchia, nascose la testa nell’incavo del suo collo, con il colletto dell’uniforme che gli impediva di godere pienamente del profumo di muschio della sua pelle, e posò la mano sul largo petto, sul posto dove il cuore batteva sempre così forte mentre erano così vicini l’un l’altro. Sarebbe rimasto così per sempre…

Rinascere ancora per la tua salvezza;

Trasformare la felicità del nostro incontro in una luce soffice ;

E la separazione che certamente verrà in una pioggia soffocante;

Come il piccolo fiore indaco* che schiude in tinte delicate.

*[NdA: Ran è scritto col kanji che significa indaco]

Ran lasciò che la sua mano carezzasse dolcemente il volto di Gingetsu. Lo amava, lo amava da sempre e anche per sempre, sicuramente… Una passione resa più ardente ancora dal poco tempo che restava loro. Ogni istante, ogni carezza di Gingetsu, ogni parola dolce che gli mormorava all’orecchio a volte erano come altrettanti preziosi gioielli che avrebbe amato teneramente fino alla fine, un tesoro fugace di cui apprezzava tutte le perle.

Lasciò una mano tremante scivolare tra i capelli del militare, scendendo lentamente lungo una delle sue tempie, là dove era stato nascosto l’esplosivo che Gingetsu si era fatto impiantare in cambio di qualche anno di felicità in compagnia di Ran. Qualche anno di amore più prezioso di un’eternità di solitudine, era la scelta che tutti e due avevano fatto.

Certo, invecchiare molto più rapidamente degli altri lo aveva aiutato quando si era trattato di diventare adulto per poter pienamente godere della sua relazione con Gingetsu, ma sapeva anche che il momento della sua morte era inesorabilmente vicino. Però, serrando quel corpo muscoloso con le sue fragili braccia, Ran si disse che non rimpiangeva niente, assolutamente niente. Al contatto di Gingetsu aveva trovato la felicità, era sbocciato. C era morto per lasciare posto a Ran, Ran, il colore segreto di Gingetsu, il colore dai multipli scintillii che non brillavano che grazie a lui e per lui, il colore effimero che sarebbe appassito così presto, il che lo rendeva più bello ancora.

Ran sapeva che rappresentava tutto quello per il luogotenente-colonnello dalla fredda apparenza. Con tenerezza, lo baciò.

Rinascere tra le tue braccia;

Gingetsu restò un attimo immobile, poi si distese e lasciò che Ran si fondesse con lui. Sentì il giovane far scivolare la lingua contro le labbra, prima di prendere completamente possesso della sua bocca, le lingue che scivolavano l’una sull’altra in un ballo appassionato. Chiuse dolcemente le labbra intorno alla lingua del militare e la succhiò delicatamente, con gli occhi brillanti di malizia, per poi riprendere il loro bacio, ancora più profondo ed appassionato.

Tu prendi la mia mano e io non la tiro indietro;

Le nostre strade si riuniscono, diventando un unico spirito;

Rinascere ancora per la tua salvezza.

Ran sentì le mani di Gingetsu scendere lungo le sue braccia, con un contatto di una delicatezza sorprendente per un uomo di quella costituzione, poi le loro dita intrecciarono stringendosi forte l’un l’altro, come per provarsi la realtà delle cose. La bocca di Gingetsu abbandonò la sua, e lui si trattenne dal lanciare un gemito di protesta. Ma sapeva che quello che stava per succedere era ancora più dolce. Gettò la testa all’indietro. Come si aspettava, Gingetsu lasciò la sua bocca umida scendere lungo la sua gola, la lingua che sfiorava la pelle in un tocco voluttuoso. Sospirò. Un dolce calore si diffuse per tutto il suo corpo. Alla fine, mentre il militare divorava il suo collo, mordendo la sua carne con un tenero ardore, Ran liberò le sue dita da quelle di Gingetsu per tuffarli nei corti capelli biondi, accentuando la pressione tra i loro corpi. Sentì le braccia di Gingetsu scivolare intorno alla sua vita nel momento in cui si alzò per trasportarlo in un luogo più confortevole.

Rinascere fra le tue braccia;

Gingetsu lo posò sul letto, in una stanza debolmente illuminata dalle luci esterne. Il luogotenente-colonnello restò qualche secondo ad osservarlo nella penombra. Ran sapeva di esesre bello, o almeno sapeva che il suo delicato aspetto non mancava mai di incantare il suo amante. Si trattenne dal sorridere, lasciando piuttosto che il suo sguardo blu si fissasse su Gingetsu in un muto invito. Sentì le sue guance arrossire per il desiderio, i suoi capelli scompigliati per il loro precedente abbraccio, e un piccolo rivolo di saliva che colava all’angolo della sua bocca. Prese una posa lasciva e tese una sottile mano bianca. Gingetsu si chinò verso di lui, presa la mano nella sua e la guidò verso le sue labbra. Cominciò baciandone teneramente il palmo, prima di far scivolare la lingua fra le dita bianche, bagnandole per tutta la loro lunghezza, per poi prenderle completamente in bocca. Ran sospirò, spinto da un crescente desiderio. Ritirò quasi a malincuore le dita dalla bocca di Gingetsu, per portarle vicino al suo viso, dove a sua volta le leccò, assaporando di nuovo il gusto tra lo zucchero e il tabacco della saliva del militare. Con l’altra mano afferrò il braccio sinistro di Gingetsu e sollevò la sua manica sopra il polso, per scoprire il posto dove si trovava il suo quadrifoglio a due foglie. Appoggiandosi sulla sua mano umida, si sollevò e baciò la pelle tatuata. Gingetsu lasciò le sue dita carezzare dolcemente il suo viso poi, facendogli lasciare la presa, giocò qualche secondo con i ciuffi neri. Infine, spinse di nuovo Ran sul letto e si posizionò sopra di lui.

Senza distogliere lo sguardo, senza abbandonarle;

Stringendo tutto il coraggio della volontà e la fragilità delle preghiere;

Ran fece scorrere le sue mani sul viso al di sopra del suo. Con gesto sicuro, tolse gli occhiali a Gingetsu, per scoprire quello sguardo penetrante che solo lui conosceva, quello sguardo che Gingetsu non offriva a nessun altro e che adesso lo fissava con tenerezza e desiderio. Si baciarono nuovamente, poi le mani del militare scivolarono sotto la maglietta nera di Ran, scoprendo la pelle lattea sottostante. Le loro bocche si separarono e quella di Gingetsu scese fino al ventre del suo amante, la cui maglietta era stata spinta più in alto ancora. Il giovane si raddrizzò leggermente per togliersela completamente, e finì in un angolo buio della stanza. Con il campo ormai libero, Gingetsu  lasciò che la sua lingua si perdesse qualche secondo nell’ombelico di Ran, prima di seguire la curva aggraziata del suo corpo fino ai capezzoli rosa già induriti per il piacere. Ne prese uno nella bocca e lo stuzzicò qualche istante prima di bagnarlo abbondantemente, leccandolo e succhiandolo delicatamente, la lingua che esaminava tutti i dettagli con piacere. Ran gemette leggermente, e le sue braccia andarono a stringere le larghe spalle al di sopra di lui. Si sentì frustrato per non poter toccare la pelle di Gingetsu, ma togliergli  quella uniforme non era una cosa facile e non poteva farlo da quella posizione.

Sentì allora la mano di Gingetsu salire tra le sue cosce per poi piazzarsi fra le sue gambe, giocando attraverso i suoi jeans con il suo sesso già duro. Smise allora del tutto di pensare a quella maledetta uniforme, ma solamente al suo piacere, mentre anche i suoi fianchi avevano iniziato a muoversi sotto quelle straordinarie carezze. Gingetsu allora abbandonò allora il suo petto per scendere fino a in mezzo ai suoi fianchi, dove baciò con foga il rigonfiamento ancora coperto dal tessuto, lasciando con la saliva una traccia scura e umida. Ran gemette il suo nome e immerse le mani nei suoi capelli, forzandolo ad accentuare il contatto e premendo con ancora più forza il suo membro imprigionato contro la sua bocca. Avrebbe voluto strapparsi i pantaloni, perché Gingetsu potesse prenderlo interamente, senza quella barriera per separarli. Il militare sorrise e si impietosì per il giovane. Con un gesto abile, slacciò la cintura di Ran, aprì la cerniera e tirò un colpo secco, togliendogli contemporaneamente jeans e slip. Ran alzò i fianchi e poi le gambe, e i pantaloni seguirono la stessa sorte della maglietta.

Ran era ormai totalmente nudo, con il sesso completamente offerto allo sguardo pieno di desiderio di Gingetsu, che lo osservava con un sorriso predatore agli angoli della bocca. Ma Ran non era ancora pronto a sottomettersi in questo modo. Fece ironicamente la linguaccia a Gingetsu, poi portò la sua mano al suo membro duro e cominciò a carezzarsi, molto lentamente, con un sensuale movimento oscillatorio. Vide un brivido di eccitazione percorrere il massiccio corpo del luogotenente-colonnello, completamente soggiogato dallo spettacolo.

- Gingetsu? – Mormorò Ran.

- Mmmh?

- Spogliati per me.

Rinascere fra le tue braccia.

Gingetsu si bagnò le labbra con la punta della lingua e si portò indietro i capelli con una mano tremante. Poi, senza distogliere un secondo lo sguardo da Ran, cominciò a slacciare le fibbie della sua uniforme.  Slacciò per prima cosa la larga cintura che teneva la sua giacca, e la fece scivolare al bordo del letto, poi, in modo sensuale, fece scivolare la giacca lungo le sue larghe spalle, dopo aver sciolto le numerose allacciature al livello della pancia, ed essa terminò la sua corsa nello stesso posto della cintura. Sospirando, si sedette al bordo del letto e iniziò a togliersi gli stivali. Detestava le scarpe, erano sempre il punto che sciupava lo strip. Non aveva ancora trovato un modo per togliersi quei maledetti stivali in modo erotico. Poi si rimise in ginocchio sul letto, di fronte a Ran che si stava sempre accarezzando, apparentemente affascinato dalla visione che gli offriva. Con un gesto lento, aprì il colletto della camicia, lasciando che le sue dita scivolassero lungo il suo collo per poi scendere sempre più in basso fra i suoi larghi pettorali, sul suo ventre piatto fino ai fianchi, dove fu interrotto dai pantaloni. Tirò fuori dalla cintura il bordo della sua camicia. Quella, totalmente aperta, spalancata, lasciava mostrare la maggior parte del suo petto pallido e imberbe. Sorridendo, lasciò cadere la camicia sul letto, rivelando le sue potenti spalle e le sue braccia muscolose allo sguardo avido del suo amante. Ran tese una mano, come per carezzare quella pelle tentatrice che era appena stata scoperta, ma Gingetsu si teneva fuori dalla sua portata, e aveva chiaramente l’intenzione di torturarlo ancora un po’.

Sempre lentamente, posò le sue mani fra le sue gambe, e premette il tessuto della sua uniforme sul suo corpo, lasciando indovinare la forma rigida del suo membro. Un lampo di desiderio passò nello sguardo di Ran, che si morse il labbro inferiore per l’impazienza. Poi Gingetsu si slacciò la cintura e si aprì i pantaloni, abbassandoli lentamente. Portava sotto la biancheria molto poco sexi fornita dall’armata, per cui si affrettò a toglierla insieme al resto. Il suo membro uscì, allora, in tutto in suo splendore e la sua lunghezza, pensò Ran, sempre più impaziente. Gingetsu gettò lontano il resto dei suo vestiti e si allungò su Ran, sospirando di piacere per sfregamento dei loro due sessi l’uno contro l’altro.

Ran poté infine toccare la pelle di Gingetsu, le sue spalle muscolose, la sua schiena scolpita, le sue natiche sode. Lasciò che le sue mani brucianti scivolassero su tutto il corpo del suo amante, come guidate da sole verso ogni centimetro di pelle non toccata. Il corpo di Gingetsu contro il suo era pesante, caldo, rassicurante e delizioso. Le loro bocche e le loro lingue si divoravano, gustandosi le une con le altre, combattendo a un ritmo folle sostenuto dal loro amore.

Improvvisamente, come fermati dallo stesso bisogno, cessarono i loro gesti febbrili per semplicemente stringersi forte, Gingetsu immergendo la testa nel collo di Ran, entrambi assaporando la presenza dell’altro, la forza dei loro sentimenti, la felicità di essere insieme. Avrebbero potuto restare in quella posizione a lungo, se Gingetsu non avesse mormorato un “ti amo” all’orecchio di Ran, rilanciando il reciproco desiderio fisico.

Rinascere ancora per la mia salvezza;

Quando la mia incuranza per la solitudine;

Non era che l’ignoranza della mia felicità con te.

Quando il mio dolore per la solitudine;

Non era che la mia consapevolezza della paura di perderti.

Approfittando dei loro baci, Ran premette Gingetsu contro il materasso, cosa che la sua debole forza non gli avrebbe permesso di fare se non avesse avuto la complicità del suo amante. Lo guardò maliziosamente e lo baciò teneramente. Gingetsu carezzò la sua schiena a piene mani, provocandogli dei fremiti in tutto il corpo. Ran fece allora scivolare la sua mano fra le gambe del militare per impadronirsi del suo membro incredibilmente duro. Senza distogliere lo sguardo a quello di Gingetsu, prese posto tra le sue cosce e molto lentamente avvicinò la sua bocca al glande lucente. Con un abile colpo di lingua, si impossessò della piccola goccia al suo apice, facendo gemere Gingetsu di impazienza, prima di passare le sue labbra lungo tutto il rigido sesso. Infine, non resistendo più, inghiottì tutto il membro di Gingetsu, assaporandone il gusto e la forma, poi, facendo salire e scendere la testa, la succhiò con impegno e delizia, andando dalla base bordata di peli biondi alla estremità in gesti lenti e languidi.

Gingetsu aveva finito per chiudere gli occhi e sospirava di piacere ad ogni movimento di Ran. Con le mani guidava la testa del giovane, forzandola ad assumere un ritmo sempre più veloce, mentre i suoi fianchi sembravano muoversi da soli, cercando di affondarsi sempre più profondamente nella calda bocca.

Ran, sentendo Gingetsu troppo vicino all’orgasmo, lo lasciò scivolare fuori dalla sua bocca. Non bisognava precipitare le cose… Per piacere, leccò qualche secondo i testicoli del suo amante, prendendoli in mano, carezzandoli, prima di risalire fino al suo membro eretto. Raccogliendo un massimo di saliva nella bocca, la fece colare in lunghi fili umidi sul sesso rigido, lubrificandolo al massimo, poi si posizionò sopra.

E’ perché io rinascerò tra le tue braccia.

Gingetsu aprì gli occhi e incrociò lo sguardo di Ran. Tese le braccia e posò le sue mani sulle spalle del giovane, carezzandolo con amore. Era di una bellezza assoluta, anche in una situazione di quel genere… Ran… il suo Ran…

Ran gli sorrise e si piegò sopra di lui per baciarlo. Poi riprese la sua posizione iniziale e si lasciò lentamente scendere, impalandosi voluttuosamente sul membro duro. Non poté trattenere un gemito di piacere quando ebbe interamente Gingetsu dentro di sé. Una sensazione già così conosciuta, ma sempre così deliziosa, così eccitante. Il militare posò le larghe mani sui suoi fianchi, incoraggiandolo a muoversi, a spingere entrambi verso la soddisfazione ultima.

Ran tentò di riprendere il respiro. Chiuse gli occhi e si alzò, abbandonandosi alla sensazione di quella colonna di carne che sfregava contro il suo anello e l’interno del suo corpo. Poi si lasciò ridiscendere sospirando.

Presto non ebbe più coscienza dei suoi movimenti, il suo corpo non obbediva che a sé stesso e alla sua libido, il suo universo si riassumeva nel piacere che si diffondeva in onde sempre più potenti dentro tutto il suo corpo, nel respiro affannoso, nei gemiti di Gingetsu, nei quali indovinava il suo nome.

Rinascere ancora per la mia salvezza;

Come le vecchie conchiglie si distruggono e le nuove lacrime cadono sulla mia guancia;

Con la tua stretta si aprono le mie ali eteree;

Rinascere ancora per te soltanto;

Alla fine venne la liberazione. Urlando il nome del suo amante, con il suo seme che colava fra i loro ventri, Ran raggiunse l’orgasmo. Non era cosciente del sudore che lo ricopriva, né dei capelli appiccicati al suo viso arrossito, ancora meno della fatica che sopraffaceva il suo corpo. Non c’era che lui, Gingetsu, e il loro reciproco piacere nel momento in cui il militare a sua volta si riversava in lui. Gingetsu… Gingetsu… Il suo corpo sotto il suo, le sue mani su di lui, il suo sguardo pieno di una amore senza limiti, per lui e per lui solo…

Rinascere tra le tue braccia.

Ran si raddrizzò e Gingetsu scivolò fuori di lui. Si rannicchiò sul largo petto, fra le braccia muscolose che si aprivano per lui, lasciando che le ultime sensazioni della loro passione si spengessero dolcemente.

Lasciami dimenticare grazie alla tua voce e alle tue carezze;

Rompi le catene che legano il mio cuore e i miei piedi;

Ran era sul punto di addormentarsi. Il suo stesso respiro lo cullava, e solo la voce di Gingetsu mormorante al suo orecchio gli impediva di cadere nel sonno. Non capiva molto di quello che gli diceva il suoi amante, sicuramente delle cose meravigliose, parole d’amore come lui solo sapeva pronunciare, visioni di un avvenire sereno e meraviglioso nel quale sarebbero stati insieme in eterno, speranze che Ran sapeva non avrebbero avuto un domani, ma nelle quali si compiaceva di credere. Era così tranquillizzante il lasciarsi portare così, talmente semplice dimenticare completamente tutti i loro problemi per non vivere che nella dolce illusione dell’amore. Ma cosa gliene poteva importare, fino a che erano così felici ?

Rinascere fra le tue braccia;

Ran fece scivolare il suo braccio attorno al corpo di Gingetsu. Quest’ultimo si era finalmente zittito e lo guardavo sorridendo. Il giovane rispose al suo sorriso, un sorriso franco e sincero, un sorriso di felicità perfetta. Sì, aveva trovato un quadrifoglio, il suo quadrifoglio e la felicità insieme… Era così felice, così vivo, così sé stesso.

- Ti amo, Gingetsu – mormorò stringendosi a lui.

Rinascere per la tua salvezza;

Come la brace che si sta sviluppando non deve essere portata fuori o spostata;

I miei pensieri appena nati non devono essere dissipati o infranti;

In quella culla che proteggi;

Per ricominciare lontano dalle ferite.

Ran guardava Gingetsu dormire. L’oscurità era totale ad eccezione dei fari delle macchine che a volte illuminavano brevemente la stanza. Ripensòà ad A, il suo gemello, che era rimasto al centro… Era riuscito anche lui a trovare la felicità? Non lo sapeva, e poi che cosa poteva importagliene fino a che aveva Gingetsu? Dopotutto A e lui avevano fatto la loro scelta anni prima. Non era più il C di A, era il Ran di Gingetsu, per sempre… il Ran che era nato grazie alle cure e all’affetto del militare.

Un tempo aveva creduto che nessuna luce avrebbe mai brillato per lui, ma si era sbagliato. C’era una luce, sola ed unica, ma non ne chiedeva di più. L’amore di Gingetsu era la sua luce e la lampada che gli aveva offerto quando era un bambino ne era stata la prima prova. Una luce che lo avrebbe tenuto al caldo fino alla fine… la sua fine.

Accarezzò il volto addormentato sorridendo.

Rinascere ancora per la tua salvezza;

Rinascere fra le tue braccia.

~ owari ~


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