Genere: avventura, fantasy, dark, drama.

Avvertimenti: AU, YAOI.

Paring: Subaru/Seiichiro, altri ma per ora li tengo segreti, comunque non saranno per forza tutti Yaoi.

Disclaimer: I personaggi sono di quelle sadiche della Clamp, io mi diverto solo a giocarci. Anche perché se no non avrei mai ucciso il mio personaggio preferito ç_ç Sei-Chan!!!

Note: è ambientato subito dopo la morte di Seiichiro, ed ignora completamente quello che avverrà dopo. Una realtà alternativa ^^

Note autrice: Capitolo due, scrivo con una rapidità impressionante mentre il prof spiega *_*!
Al di là di questo, Sono grata a chi ha commentato, anche se come sempre preferisco fare i singoli ringraziamenti privatamente rispondendo. Di solito rispondo quanto pubblico il nuovo ^_^ (difatti ho risposto solo l’altro ieri! :-p)

Detto fatto, vi lascio alla lettura e all’incontro tanto atteso…

 

Buona lettura! (PS=  me lo lasciate un commentino se leggete tutto? ^_^ è solo grazie a quelli che riesco ad andare avanti! THANKS A LOT!!!)

 


Riflesso

parte II - Nuovamente insieme

di Rowan MayFair

 

Le nubi si erano fatte largo nel cielo, coprendo l’azzurro limpido che aveva dominato la settimana appena trascorsa.

Subaru entrò nell’altissimo palazzo del governo, dirigendosi a passo sicuro verso il reparto nascite.

Appena varcò la porta dell’ufficio si trovò mischiato nella folla composta principalmente da giovani, venuti probabilmente a dichiarare la nascita dei propri figli; rimase fermo immobile al lato dell’ingresso, guardandosi intorno con attenzione, non sapendo esattamente cosa doversi aspettare.

 

“Ha bisogno di aiuto signore?”  Un uomo dall’aria gioviale si rivolse a lui, lo sciamano lo fissò indifferente, certo non aveva bisogno di un semi-pagliaccio vestito di rosa.

 “Non credo, a meno che non conosca un ragazzo soprannominato Kam….”

“Oh, signor Subaru…” l’uomo non gli permise di finire neanche la frase “benvenuto! Il nostro Kamui mi aveva avvisato che sareste venuto in questi giorni. Prego, seguitemi”  e voltandosi iniziò a camminare spedito attraverso l’ufficio, dopo aver chiesto ad un collega di coprirlo un attimo.

Subaru rimase un attimo perplesso, poi scosse il capo e iniziò a seguire l’uomo, osservandolo attentamente: indossava un gessato rosa e sorrideva in maniera gentile… il suo stomaco saltò un colpo, confrontandolo con un'altra figura a lui nota, che in passato aveva amato vestire di rosa.

Salì sull’ascensore sempre con quel misterioso uomo che tanto gli ricordava una figura mai esistita, una finzione che aveva tanto amato...

 

Dal canto suo, sull’ascensore finalmente Yuto ebbe l’occasione di osservare meglio il nuovo angelo: camminava con passo sicuro, indifferente a tutto, lo sguardo nel verde occhio gelido, le labbra sottili leggermente serrate; indossava un completo nero leggermente aderente, nulla di volgare, eppure l’impiegato ebbe la certezza che dovesse essere di una sensualità mozzafiato, almeno a basarsi sugli sguardi che le colleghe gli avevano lanciato.

Subaru fissò vagamente interessato il succedersi dei piani. Che ironia, nei più alti risedevano le abitazioni dei draghi della terra, mentre i sotterranei ospitavano la principessa Hinoto.

Sorrise tagliente, in quella che stava diventando la sua espressione caratteristica; chissà se la principessa era già a conoscenza del suo tradimento. Sicuramente aveva sognato cosa sarebbe successo quel giorno al ponte, eppure lo aveva mandato comunque. Serrò i denti, prima o poi sarebbe andato a trovare la sognatrice.

 

“Subaru!” una voce lo distrasse, non si era accorto di essere arrivato e probabilmente il Chi no Ryu lo stava osservando da un po’. Uscì stizzito dall’ascensore.

“alla fine sei arrivato. Detto addio a Kamui?” Fuuma sorrise divertito al silenzio dell’altro e continuò a parlare tranquillamente.”Grazie mille Yuto, puoi tornare al lavoro, da ora mi occupo io del nostro nuovo amico”

L’impiegato con un sorriso gentile e un invito a rivedersi per cena si congedò.

“e ora vieni, ti porto in camera” continuò amabilmente Fuuma, come stesse parlando ad un compagno di scuola…

“la sua”Intervenne l’onmyouji, parlando per la prima volta , il tono freddo e penetrante quanto lo sguardo.

Fuuma finse di non capire, anche se in realtà gli era perfettamente chiaro cosa gli stesse ordinando lo sciamano “cosa?” domandò con finta innocenza.

“la sua” ripetè Subaru deciso “non voglio una camera mia, io voglio la sua

Il Chi no Ryu ghignò apertamente “oh certo, sempre come se foste una coppia di sposini”.

Lo sciamano stese le belle labbra in un ghigno crudele e perfino l’Angelo provò un brivido notandolo. E così l’eredità del Sakura stava già insediandosi nell’anima del Sumeragi.

“oh…” disse Subaru, lo sguardo acceso da un luccichio sinistro “per lui sarà meno piacevole…”

Fuuma lo fissò un istante in silenzio, poi si girò proseguendo fino a  fermarsi di fronte ad un delle numerose porte ed aprirla di scatto.

Lasciò entrare prima lo sciamano, poi lo seguì.

 

Subaru osservò la stanza in perfetto ordine.

Un enorme finestra dava sulla piazza principale davanti al palazzo, il centro della camera era dominato da un morbido letto da una piazza e mezza e su un lato, contro il candido muro, un semplice armadio di ciliegio che fece sorridere l’osservatore.

“qui” iniziò il Chi no Ryu aprendo le ante ed i cassetti dell’armadio “ci sono ancora le sue camicie, qui i completi, qui l’intimo” gli gettò un’occhiata maliziosa “e qui i pochi oggetti personali” finì la spiegazione “tutto è rimasto come l’ha lasciato quel giorno…”

“conosci bene la disposizione delle cose” affermò freddo Subaru mentre si sedeva sul letto, saggiandone la comodità. Fuuma ghignò.

“ho avuto modo di frequentare molto il nostro assassino nel suo ultimo periodo di vita”

Subaru sollevò un sopracciglio, iniziando ad innervosirsi. “bene” rispose soltanto “portami da lui”.
In risposta il Chi no Ryu si avvicinò all’altro sdraiandosi sul letto.

“non vuoi sapere come passavamo il tempo io e il tuo amore?” chiese con voce vagamente allusiva, facendosi scorrere languidamente le dita sul petto non più da ragazzo, ma già da uomo ben fatto.

“dovrei volerlo sapere?” chiese lo sciamano in risposta, fissandolo indifferente, anche se interiormente diverse emozioni lo stavano scuotendo, cosa di cui il capo dei draghi della terra  era perfettamente consapevole.

Fuuma si alzò lentamente, portando il viso vicino a quello dell’altro, che lo fissò senza muoversi di un millimetro. L’astro di Kmaui gli sorrise strafottente, prima di avvicinarsi al suo orecchio sussurrandoci dentro “forse Subaru… Forse…”

 

Lo sciamano si tirò indietro con un ringhio aggressivo, in risposta Fuuma sorrise spavaldo.

“bene, è ora di andare, non trovi?” chiese alzandosi, seguito immediatamente da Subaru.

“da lui” nonostante le parole dell’ex capo Sumeragi suonassero più come un ordine che una domanda, il Chi no Ryu confermò con voce ferma “da lui

 

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Dopo un ora, i due Angeli erano immersi nel traffico cittadino della caotica Tokyo.
Subaru si osservava in torno, freddo e distante come sempre, anche se dalle labbra ben serrate Kamui dei draghi della terra potè ben intuire quanto fosse furioso. Sorrise divertito.

“Qualcosa non va Sakurazukamori?” calcò sull’ultima parola senza dare inflessione alla voce.
L’onmyouji gli lanciò un occhiata dura prima di rispondere seccato “naturalmente, siamo due draghi della terra e ci muoviamo… prendendo l’autobus?” il tono suonava decisamente sarcastico.

Fuuma sorrise spavaldo “ma su… non vorremo perderci gli ultimi giorni di questa meravigliosa città?” Subaru lo osservò sempre più duro, ma non fece in tempo a rispondere che un ragazzo andò per sbaglio a sbattere contro il Chi no Ryu.
”oh.. mi scusi..” balbettò un attimo “ho perso l’equilibrio…”

Subaru osservò interessato come Fuuma sorrise rassicurante al giovane, dicendogli di non preoccuparsi, e anzi, iniziando ad intavolarci una conversazione su quanto gli autisti guidassero male.

L’onmyouji scosse la testa, quel ragazzino era una continua contraddizione; ma non aveva tempo di pensarci ora, c’erano ben altre cose più importanti… Seiichiro.

Lo stava andando a rivedere, stava andando a prenderlo. E stava andando a tenerselo. PER SEMPRE. Sempre che la resurgo fosse riuscita bene… perché se lo avesse trovato maciullato… se lo avesse ucciso una seconda volta…

 

“Siamo arrivati” il Chi no Ryu lo richiamò, salutando cordialmente l’altro ragazzo.
Subaru scese, sentendo un vago nervosismo serpeggiare dentro se.

Fuuma sorrise nuovamente, vedendolo così teso, lentamente si avvicinò per la seconda volta all’orecchio dello sciamano, quasi sfiorandolo con le labbra, per sussurrarvi “sarai anche diventato gelido, ma il tuo cuoricino palpita fremente appena centra il nostro amoruccio…”
Subaru lo spinse via con forza, fissandolo con odio. Nostro non era una parola che quello poteva usare per riferirsi a lui. Nostro non esisteva se si parlava di lui. Attualmente, esisteva solo MIO.

Fuuma non si scompose, anzi, riprese a camminare di buona lena per dieci minuti, finchè si fermò di scatto, serio in volto “eccoci”.

 

L’onmyouji osservò impaziente il poso in cui l’aveva condotto, e rimase un attimo stupito.

Una clinica veterinaria. La sua clinica.

Quante volte nel corso di quei lunghi anni era passato di fronte a  quel posto, trovandolo desolatamente vuoto. Si era ripromesso di non passarci più, per non pensare mai più a lui, ma non c’era mai riuscito, come non aveva mai smesso un attimo di richiamare alla mente i momenti con lui. Ed ora eccolo lì.

Nuovamente davanti alla tanto amata clinica, ancora una volta aperta.
Prese un lungo sospiro ed entrò, non notò neanche che Fuuma non lo seguì.

 

“buongiorno”

Una voce fin troppo familiare. Subaru trattenne un attimo il respiro sollevando lo sguardo verso il proprio interlocutore.

Un uomo con indosso un camice bianco gli dava le spalle, mettendo in ordine alcuni medicinali,

Doveva essere sui trentatre/trentaquattro anni. Aveva degli scuri capelli leggermente mossi e, nonostante gli desse la schiena, Subaru sapeva per certo che avesse una bella bocca sottile e un solo occhio di un freddo color cioccolato. Sorrise leggermente, tagliente.

“di cosa ha bis…”

“Di te… Seishiro!” lo interruppe lo sciamano, osservando attentamente l’altro girarsi lentamente.

Quando l’ex-sakurazukamori notò il suo ospite, sorrise in maniera dolce. Subaru rispose allo sguardo, inespressivo.
”Subaru… che piacere!” iniziò Seishiro, il tono affabile che sempre l’aveva caratterizzato, quella finta nauseante a cui aveva tanto creduto l’onmyouji da giovane “mi stavo chiedendo quando saresti venuto a farmi visita. Ormai sono passate tre settimane, quasi non ci speravo più” un altro sorriso dolce.

Lo sciamano fissò seriamente l’altro, lasciando fluire lentamente il proprio potere nella stanza, avvolgendoli nel  proprio Marboshi.

“Seishiro…” ripeté, quasi assaporando il nome pronunciato. L’altro si limitò a sorridergli falso.

Subaru gli sorrise sua volta, finto quanto il suo opposto.

“hai già imparato a creare un marboshi, non c’è che dire, sei sempre stato un ragazzino brillante” Disse pacatamente l’ex drago della terra, del tutto a suo agio anche in quella illusoria, tenebrosa realtà, dove l’unica cosa che diffondeva luce era uno splendido ciliegio in fiore.

“E l’hai anche ben nutrito” commentò poi, alzando una mano ad accarezzare uno dei quasi fosforescenti fiori.
”un paio di bambini e qualche barbone…” rispose ad un inesistente domanda Subaru, senza staccare un attimo gli occhi dal suo opposto. Non sembrava per nulla a disagio, ma sapeva bene che era in allerta, attento ad ogni sua minima reazione, pronto alla difesa. Sorrise leggermente divertito, avvicinandosi di un passo all’altro.

“Seishiro” ripronunciò l’ennesima volta il suo nome. Adorava pronunciarlo. Era deliziosamente ironico parlare con un ex-sakurazukamori, essendone l’attuale. L’altro era perfettamente a conoscenza di ogni sua capacità, eppure non aveva armi di difesa. Era completamente alla sua mercè, come aveva sempre desiderato… sempre, o dal momento in cui l’aveva rivisto. Non lo sapeva ne attualmente aveva importanza.

Scoccò le dita e il ramo del fiore che Seishiro stava accarezzando scatto, avvolgendo in una forte stretta il poso dell’uomo. Come l’onmyouji si aspettava, il suo rivale non fece una piega.

“Vuoi uccidermi Suabru? Mi hai riportato in vita per questo? Per avere il piacere di uccidermi una seconda volta?”

Nessuno parlò per diversi secondi, entrambi consapevoli della menzogna appena detta.
Subaru non era mai stato felice dell’aver ucciso il Sakurazukamori, aveva pianto in quel momento, ed anche l’altro se n’era accorto. Aveva pianto e aveva tenuto stretto quel corpo in fin di vita al suo, come non volesse mai lasciarlo andare. Ma anche Seishiro si era scoperto, ne erano consapevoli entrambi. Stavano solo rimandando una discussione inevitabile giocando al gatto col topo, solo non era chiaro ancora chi fosse veramente il cacciatore e chi la preda.

 

“Non hai più poteri…” affermò improvvisamente Subaru, percependo la completa assenza di aura dell’altro. Seishiro annui lentamente, smettendo per la prima volta di sorridere e riassumendo la sua reale espressione. Subaru si perse un attimo osservando il volto dell’uomo, notandone solo ora un altro particolare. Due gelide iridi lo fissavano, fredde come la neve d’inverno. Due.

“e hai….” Iniziò, ma l’altro fu lesto ad interromperlo “sì, non so come, ma sei riuscito addirittura a ridarmi una vista perfetta” restò un attimo silente, poi continuò “in questo modo, hai spezzato uno dei legami che ci univa, no?” lo fissò intensamente “se desideri levarti i pentacoli dalle mani sappi che non posso accontentarti. Non ne ho più il potere”

“l’avresti mai fatto anche avendolo?” domandò l’altro, nascondendo nella voce una profonda amarezza.

“mai” rispose semplicemente il suo opposto, voltandosi verso l’albero e osservandosi il polso ancora intrappolato “lasciami andare. Non ho nulla che può servirti, e si starà facendo la coda in negozio”

L’alberò lo lasciò ad un cenno di Subaru, ritirandosi con un secco fruscio e lo sciamano dissolse il maboroshi. Entrambi gli uomini si ritrovarono nella clinica, stranamente vuota. Il Chi no Ryu doveva aver evitato che le persone entrassero, si ritrovò a considerare l’onmyouji.

Seishiro si girò, ignorando completamente l’altro e rimettendosi a mettere a posto i medicinali, ma Subaru non se ne andò, si limitò a stare fermo ed osservare con la concentrazione di un cacciatore i movimenti fluidi del veterinario.

Dopo un po’ l’ex-Sakurazukamori si voltò, vagamente seccato.

“ so di essere bello, ma se mi osservi in quella maniera fai venire i brividi” ghignò in maniera provocatoria, per poi cambiare espressione in un attimo, corrucciando i lineamenti in una serietà quasi angosciante.

“Vattene Subaru. Vattene. Tra noi… è tutto finito. Non avrei mai creduto di poterlo dire ma…

Sei libero da me”

 

Lo sciamano, distese semplicemente le labbra in un piccolo, maligno sorriso

“ e tu… pensi di essere libero da me?”

Il veterinario non ebbe il tempo di rispondere; fu scaraventato violentemente contro il muro, sbattendoci brutalmente la testa contro.

Subaru osservò senza battere ciglio Seishiro accasciarsi a terra senza sensi, un rigagnolo di sangue colava dai folti capelli castani sul bel viso.

Fece due passi nella sua direzione e si chinò sul corpo, afferrandogli i capelli e alzandogli senza gentilezza alcuna la testa, come a parlargli.

“oh no Seishiro… non è finita. È appena cominciata…” sorrise tagliente, per poi posare con inaspettata delicatezza le labbra su quelle della propria preda.