Genere: avventura, fantasy, dark, drama.

Avvertimenti: AU, YAOI.

Paring: Subaru/Seiichiro, altri per ora segreti

Disclaimer: I personaggi sono di quelle sadiche della Clamp, io mi diverto solo a giocarci. Anche perché se no non avrei mai ucciso il mio personaggio preferito ç_ç Sei-Chan!!!

Norte: è ambientato subito dopo la morte di Seiichiro, ed ignora completamente quello che avverrà dopo. Una realtà alternativa ^^

Note autrice: questo prologo, ne sono consapevole, probabilmente è pesante, ma poi la storia si districa e scorre più fluida. Ma questo mi serviva così! ^_^

 

Buona lettura! (PS= vero che me lo lasciate un commentino alla fine? Please, se no come trovo la forza di continuarla? ^_^)

 

 

 


Riflesso

prologo - Non Voglio

di Rowan MayFair

 

Soffocante. Rilassante. Quasi ipnotica.

L’oscurità lentamente si faceva strada intorno a lui, dentro di lui.

Rischioso. Indubbiamente pericoloso. Forse mortale. Di una dolcezza velenosa che lasciava in bocca un vago retrogusto amaro. Intossicante.

 

Subaru sospirò leggermente, le membra sempre più arrendevoli contro le morbide coperte.

Non aveva importanza se quell’oscurità l’avrebbe avvolto per sempre, trascinandolo in un limbo senza via d’uscita, anzi, forse ci sperava..

In quel modo non avrebbe dovuto pensare più a niente, e questa era l’unica cosa che desiderava. Non pensare, non dover nuovamente ricordare, non essere costretto nuovamente a rivivere quanto accaduto in quei giorni d’inferno.

Chiuse definitivamente gli occhi, abbandonandosi alle tenebre

 

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Fiori di ciliegio. Tantissimi alberi di Sakura in fiore, uno spettacolo di colori; diverse sfumature rosa che creavano un atmosfera di macabro romanticismo dalla quale Subaru, suo malgrado, si trovò terribilmente affascinato, come da tutto ciò che gli ricordava lui.

 

Sobbalzò leggermente quando i suoi piedi poggiarono sopra i petali caduti; non si era reso conto di star sospeso nel vuoto. Doveva essere un sogno.

Una leggera brezza lo accarezzo, facendo rabbrividire l’intero corpo coperto solo dal leggero pigiama, uno degli ultimi regali che gli aveva fatto Hokuto.

Teso iniziò ad avanzare, schiacciando i delicati fiori lungo il suo cammino, che come feriti cominciarono a sanguinare, colorando di un intenso rosso carminio i piedi nudi dello sciamano e lasciando dietro esso un sentiero di sangue.

Subaru non si scompose più di tanto notandolo, ma provò un vago senso di nausea nel ricordare che mischiato in quel liquido rosso c’era anche il sangue della sorella.

Scosse il capo, imponendosi ancora una volta di non pensarci.

La brezza si fece più insistente, ma questa volta anziché ostacolarlo sembrava spingerlo, condurlo inesorabilmente verso l’unico posto che il ventiquattrenne aveva disperatamente cercato di evitare da quel maledetto giorno, ma da cui, ne era consapevole, non poteva scappare per molto.

Tutt’a un tratto il leggero vento finì e lo sciamano si trovò davanti al più maestoso albero di sakura mai visto.

Si fermò, osservandolo con espressione impenetrabile, mentre dentro di se sentiva crescere l’ansia. Era pronto a combattere.

Lentamente si girò e fece per andarsene, lasciandosi alle spalle l’imponente albero. Ma, come si era aspettato, quello non era troppo d’accordo.

 

Veloce, quasi invisibile, un ramo aveva incatenato il suo polso sinistro, tirandolo verso la pianta.

L’onmyouji lo bruciò velocemente il ramo.

Il Sakura adesso era agitato, scuoteva rabbioso i rami e petali rosa vorticavano nell’aria sferzando sul viso del giovane e spandendo nell’aria un inteso odore dolciastro.

Nuovi rami si scagliarono verso di lui, Subaru richiamò il proprio Shiki per difendersi.

“non ti aiuterò” urlò all’allbero, come questo potesse capirlo.

“Io non sono un Sakurazukamori. Non lo sarò mai. Io non sono come lui

Esclamò, lasciando trasparire per la prima volta la propria disperazione tramite il tono della voce.

L’albero sembrò capire perfettamente quanto detto, e reagii attaccandolo in maniera ancora più cruenta. I rami flagellavano l’aria veloci, cercando di incatenare e colpire il giovane dove riuscivano, ma questo si scansava e rispondeva altrettanto furiosamente a tutti gli attacchi.

Improvvisamente l’alberò riuscì a trapassare il suo Shiki, facendolo sparire in un lamento di dolore, e i rami imprigionarono tutti gli arti dello sciamano.

Subaru si dimenò freneticamente, ma tutto era inutile.

Per l’ennesima volta si sentì impotente di fronte a un destino già scritto.

L’albero lo chiamava a se, pretendeva il suo padrone. Ma lui non lo sarebbe diventato, mai.

Non sarebbe diventato come lui.

 

Non voleva. Una frustata gli colpì violentemente la schiena.

Non voleva diventare il nuovo Sakurazukamori. I rami si strinsero violentemente intorno ai polsi, il sangue iniziò a colare.

Non voleva ricordare di averlo  ucciso. Una frustata sul volto, il labbro inferiore violentemente spaccato.

Non voleva ammettere che lui era morto. La stretta intorno al collo si strinse, gli mancava il respiro.

Lui. Il sakurazukamori. L’uomo che amava. I rami gli serrarono aggressivamente le gambe. Non resse. Cadde in ginocchio.

Non voleva… il suo sangue colava.. non voleva… i fiori completamente macchiati di rosso… non voleva… la stretta aumentava… non voleva… il suo cadavere…non voleva… Seiishiro…

 

“Nooooooooooooooooooooooooo”