Riflessi di giada nel fuoco del tramonto (dreaming

di Sadako


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Il rumore della pioggia sulle imposte svegliò Cho Hakkai da un sonno agitato. Si era addormentato con difficoltà, per colpa della solita confusione proveniente dalla stanza accanto.

Si era trasferito a casa di Sha Gojyo da ormai sei mesi, come atto di gratitudine per l’interesse che il rosso aveva mostrato nei suoi confronti, aiutandolo a portare a termine la sua vendetta, affrontando il Bonzo e la piccola scimmia che lo seguiva come un’ombra.

Non aveva mai preteso che Gojyo cambiasse il suo stile di vita. Si era limitato ad inserirsi nella sua esistenza in silenzio, quasi in punta di piedi, senza chiedere nulla in cambio.

Però, notte dopo notte, donna dopo donna, i gemiti e le urla di piacere che filtravano dalle sottili pareti diventavano sempre più fastidiose. Un pericoloso gocciolare che, istante dopo istante, rischiava di far crollare la sua maschera di calma e di tranquillità.

Hakkai restò in silenzio a fissare il soffitto, cercando di capire se il sonno era finalmente giunto a calmare i due amanti nella camera accanto.

Non udì alcun suono, solo il picchiettare della pioggia che colpiva le imposte e qualche tuono lontano, a ricordare ai miseri mortali che il cielo poteva cadere sulle loro teste quando meno se lo sarebbero aspettati.

Il demone chiuse gli occhi, sfregandosi le palpebre con entrambe le mani. L’immagine di Gojyo, chino sulla bella di turno, mentre le sussurrava frasi accattivanti all’orecchio, continuava a tornare nella sua mente con insistente fermezza.

Hakkai aprì gli occhi, fissando la parete che divideva le due stanze. Fino ad un mese prima solo il ricordo di Kanan ritornava di frequente a disturbare i suoi sogni ma ora... notte dopo notte era il pensiero di Gojyo che veniva prepotentemente a invadere i suo sogni e, a volte, anche a tormentalo nei momenti di veglia. Come la goccia che scava la roccia, il pensiero del mezzo demone lo tormentava impedendogli di riacquistare la pace. Girandosi su un fianco si impose di riaddormentarsi. Nel dormiveglia percepì una presenza accanto a lui. La voce calda e irriverente di Gojyo gli sussurrava qualcosa all’orecchio ma, a causa dello stato di torpore, non riusciva a comprendere le parole. Hakkai si girò piano. La figura snella di Gojyo troneggiava sopra di lui, i capelli rossi, ricresciuti in quei sei mesi, gli accarezzavamo il viso, creando una cortina cremisi che gli impediva di scorgere altro.

Solo gli occhi scarlatti erano ben visibili, incatenati ai suoi come per un incantesimo.

Il volto si Gojyo si avvicinò al suo, il sapore caldo del suo respiro lo inebriò mentre la luce potente di un lampo rischiarò la stanza.

Il rumore del tuono risvegliò di colpo Hakkai, madido di sudore e innegabilmente eccitato dalla sensazione di aspettativa che il sogno gli aveva portato.

Nella stanza accanto i due amanti avevano ripreso la loro attività e, sospirando, Hakkai nascose la testa sotto il cuscino, per non essere costretto ad ascoltare oltre.

 

***

 

Sha Gojyo lanciò il posacenere contro la parete, mandandolo in mille pezzi. Aveva avuto l’accortezza di non prendere di mira il muro che divideva la sua camera da quella di Hakkai ma, se fosse stato più accorto, avrebbe lanciato il pesante oggetto contro la testa di quella stupida donna che si era portato in casa.

Come al solito aveva vinto una partita dietro l’altra, dando l’ennesima dimostrazione delle sue doti di giocatore. All’ultima mano, il suo avversario aveva annunciato di non avere più contanti e che, se Gojyo avesse vinto, avrebbe potuto spassarsela con la sua donna.

Una delicata fanciulla, dalle misure più che accettabili, aveva abbassato gli occhi con grazia, cercando di nascondere l’imbarazzo che le parole del suo uomo - il suo protettore, sarebbe più giusto dire, pensava adesso Gojyo - avevano scatenato in lei.

Era stanco di quelle smorfiose tutte gridolini e pretese che aveva rimorchiato fino ad allora e il solo pensiero di poter condividere il letto con una donna dolce e disponibile gli aveva fatto accettare la proposta senza battere ciglio.

Aveva vinto la partita senza problemi e, nonostante gli fosse stata offerta una rivincita, si era alzato ed aveva lasciato il locale, tra le lamentazioni delle sue amichette, trascinandosi dietro il suo premio partita.

Erano riusciti ad arrivare a casa prima che cominciasse a piovere. Gojyo aveva intravisto Hakkai alla finestra, che scrutava il cielo con aria preoccupata. Di sicuro temeva che al rientro lui si sarebbe bagnato e, vedendolo arrivare prima del previsto, con al fianco una splendida fanciulla, il suo volto si era contratto in qualcosa che poteva essere una smorfia di disappunto ingentilita da un’espressione di sollievo. Gojyo aveva spinto la ragazza direttamente nella sua stanza, grato del fatto che l’amico non fosse uscito dalla sua camera per salutarli. Dopo le prime volte, che avevano generato un grande imbarazzo sia in loro che nella amante di turno, Hakkai aveva cominciato a preferire un riservato silenzio rispetto ad un caldo benvenuto.

Ma, quella sera, qualcosa aveva cominciato ad andare storto.

La dolce e deliziosa fanciulla si era ben presto rivelata una perfida virago, incapace di soddisfare le sue anche minime richieste.

Questo non voleva dire che avessero lasciato qualcosa di inconcluso, anzi. Ogni tentativo, infruttuoso dal punto di vista emotivo, si era rivelato un successo in fatto di soddisfazione sessuale.

"Da quando mi preoccupo del lato emotivo della faccenda?" si chiese Gojyo, osservando con disappunto la parete che lo divideva da Hakkai. "Tutta colpa sua..." Non era certo a chi fosse indirizzato il suo astio, se alla donna che lo fissava lussuriosa o al fin troppo gentile compagno che aveva portato nella sua vita delle emozioni che aveva dimenticato da secoli.

«Non penserai di cavartela così!» la voce della donna lo distrasse dai suoi pensieri. «Quello che ti sei preso va ben oltre la tua vincita,» il tono da contabile fece fremere i nervi del mezzo demone, «domani vedrai...»

«Certo,» fu la risposta di Gojyo, aprendo la porta e trascinando la ragazza fino a quella di uscita. «Faremo bene i conti, detraendo il costo di quello che hai divorato della mia dispensa.» "Hakkai non sarà felice di vedere quanto poco è rimasto delle sue ultime compere!" «Quello che resterà il tuo protettore potrà ripagarmelo con calma... in contanti!»

Solo un ultimo barlume di savoir faire gli impedì di lanciare con una pedata la fanciulla fuori dalla porta. Attese di vederla sparire oltre la prima curva del sentiero poi, bagnato dalla pioggia che aveva continuato a cadere, rientrò in casa, sedendosi davanti al caminetto che troneggiava nel piccolo ambiente che fungeva da sala e da cucina.

"Maledizione," Gojyo buttò a terra il pacchetto di sigarette, infradiciato dall’acqua.

Accovacciandosi davanti al fuoco, dopo essersi scolato con rabbia quel che restava della bottiglia di vino che aveva stappato in onore della sua conquista, il rosso si perse nella contemplazione delle fiamme.

Percepì, più che udire, la porta della stanza di Hakkai che si apriva silenziosamente, il passo leggero del demone che si avvicinava alle sue spalle, inginocchiandosi dietro di lui.

Il tocco leggero delle sue mani sulle spalle, i capelli che venivano gentilmente scostati di lato e la sensazione di calore mentre le sue labbra gli si avvicinavano al collo. Gojyo strinse gli occhi, come in aspettativa, mentre la voce dolce e gentile di Hakkai mormorava qualcosa alle sue orecchie.

Un calcio assestato con violenza alla porta d’ingresso lo fece sobbalzare.

Il gioco delle fiamme lo aveva fatto cadere in un profondo torpore e ora, perfettamente sveglio e troppo poco ubriaco, non aveva nessuna intenzione di affrontare chiunque ci fosse appostato nel buio.

Lanciando un improperio al protettore della donna che aveva malauguratamente diviso con lui il letto, Gojyo si rintanò nella propria stanza, cercando di ritrovare le fila del sogno appena interrotto.

 

***

 

Hakkai era stato svegliato ripetutamente dal rumore delle porte sbattute, ultima quella della stanza di Gojyo.

Poteva percepire la rabbia a stento trattenuta del mezzo demone, mentre camminava avanti e indietro nella sua piccola stanza, cercando di trovare ispirazione per il sonno, rimuginando sulla serata finita male.

L’istinto lo avrebbe spinto ad uscire, a bussare alla camera di Gojyo, offrendosi di preparare qualcosa di calmante, una bella tisana che potesse ridargli la calma ma, dopo l’accenno di sogno di poco prima, Hakkai non si azzardava neppure ad avvicinarsi a lui. Preferì quindi restare disteso, attendendo che tutto si quietasse, sperando di riaddormentarsi a sua volta.

La porta della camera, che si spalancava sbattendo contro il muro, lo colse di sorpresa.

Gojyo, le mani posate contro gli stipiti quasi a volerli fare crollare, lo fissava con rabbia a stento trattenuta.

«Qualcosa non va?» gli chiese, il tono di voce gentile, come sempre, anche nei momenti di crisi più acuta.

«Qualcosa non va?» gli fece eco Gojyo, avvicinandosi al letto, strappandosi dai capelli la fascia che li tratteneva. «Certo che c’è qualcosa che non va! Noi non andiamo!»

Hakkai lo fissò senza capire. «Sono dispiaciuto se anche questa volta ho fatto qualcosa che ti ha rovinato la serata,» si alzò a sedere sul letto, per fare spazio all’amico in modo che si potesse sedere. «Sono certo che, se avrai la gentilezza di spiegarmi, la cosa non si ripeterà.»

Gojyo nel frattempo si era avvicinato, le mani strette a pugno, l’espressione di uno che non stia aspettando altro che una futile scusa per saltarti alla gola.

«La tua presenza mi disturba,» sibilò il rosso, spingendo con violenza Hakkai sul letto, bloccandogli le mani per impedirgli di reagire. «Il solo pensiero che sei oltre un sottile muro mi disturba,» non si lasciò fermare dallo sguardo ferito che comparve negli occhi di giada del demone, proseguendo imperterrito nella sua spiegazione. «Il fatto che per colpa tua ho cominciato a desiderare qualcosa che fino ad ora non avevo mai preso in considerazione...»

Il volto di Gojyo era a pochi centimetri da quello di Hakkai. Il demone poteva sentire l’odore del vino nell’alito caldo del rosso, oltre a percepire il senso di eccitazione che sembrava pervadere il suo corpo.

«Il pensiero che tu, nonostante l’amicizia che dici di nutrire per me, non dividerai niente altro...» le labbra di Gojyo si posarono su quelle di Hakkai, mentre gli occhi del demone si spalancavano dalla sorpresa.

Non poteva essere, era un altro sogno, Gojyo non poteva essere lì, quasi sdraiato su di lui, a trattenerlo con forza mentre cercava di baciarlo... Hakkai si divincolò, cercando di forzare la stretta. Il solo risultato che ottenne fu quello di spingere Gojyo a sedersi sopra di lui, dandogli così un maggior controllo sulla sua posizione e riducendo i movimenti della sua ribellione ad una sensazione estremamente piacevole.

«Sei solo ubriaco, Gojyo,» tentò di convincerlo a parole. «Domani non ti ricorderai neppure di questo incidente, vedrai...»

Gojyo si chinò nuovamente su di lui, mentre i capelli sciolti creavano una cortina che gli escludeva dalla vista tutto, tutto tranne che il suo sguardo e il calore del suo corpo su di lui. Il mezzo demone tornò ad avvicinare le labbra alle sue, disegnandone il contorno con la punta della lingua.

Hakkai chiuse gli occhi, stringendo con forza le palpebre quando la lingua si spostò verso il collo, seguendo il disegno del mento, risalendo verso l’orecchio e fermandosi solo quando incontrò i dispositivi di controllo applicatigli dopo la sua trasformazione.

Il corpo di Hakkai era completamente immobile sotto di lui. Gojyo si fermò per un istante, fissandolo con interesse. Anche se sembrava aver rinunciato a fuggire non poteva fidarsi troppo.

«Starai fermo? Oppure devo legarti?» chiese divertito.

«Se lo desideri non mi muoverò,» rispose Hakkai, «farò tutto quello che desideri, se servirà a farti sentire meglio.»

Gojyo si irrigidì. Non era quello che voleva. Poteva avere decine di donne pronte a sottostare a qualsiasi suo capriccio. Voleva che lui partecipasse, che non fosse solo un modo come un altro per compiacerlo.

Il rosso tornò a baciare la bocca socchiusa del demone, lasciando che la lingua penetrasse al suo interno, cercando di coinvolgere anche l'altro nel bacio. Passivamente Hakkai rispose, lasciando che Gojyo tentasse inutilmente di provocare una risposta più attiva in lui.

Lasciandogli libere le braccia, Gojyo iniziò a slacciare la camicia, scoprendo le spalle candide e delicate. Accarezzò piano il petto, scendendo verso il ventre riuscendo a provocare uno spasmo dei muscoli, solleticati dal contatto. Scivolò con il corpo più in basso, in modo da potersi chinare per riuscire a baciarne la pelle calda e leggermente sudata.

Quando morse un capezzolo, dopo averlo stuzzicato con la punta della lingua, Gojyo si rese conto che, per quanto Hakkai tentasse di restare indifferente, il suo corpo non riusciva a trattenersi dal reagire al suo tocco, alle sue attenzioni.

Sorridendo fece scivolare una mano verso il ventre, slacciando la chiusura dei pantaloni e allargandone la vita. A pensarci bene non era una cosa che gli dispiaceva. Certo, la sua passione restavano le donne, possibilmente ben formose e con molto da stringere e afferrare, ma Hakkai era l’esatto complemento ai suoi desideri più inconfessati.

Scese ancora più in basso, liberando completamente dalla stoffa l’inguine di Hakkai, passando una mano sulla superficie delicata all’interno delle sue cosce. Sentì il corpo sotto lui arcuarsi leggermente, mentre con una mano liberava il membro inturgidito del demone.

La cosa non gli era completamente indifferente, constatò divertito, facendo scivolare la mano lungo tutta la lunghezza del pene. Aveva lasciato spesso che le sue amanti si prendessero cura di lui in quel modo, ora era curioso di provare come potesse essere farlo a qualcuno.

Una mano gli afferrò i capelli, staccando con decisione la sua testa dalla pelle morbida che stava mordicchiando.

«Basta, Gojyo, hai scherzato a sufficienza,» il tono di Hakkai era serio e con una nota di tristezza. «Non intendo proseguire oltre con questo gioco.»

Gojyo si risollevò di scatto. Fissò, rosso in volto, Hakkai, come offeso dalle sue parole.

«Non è un gioco, Hakkai,» ribatté con decisione, afferrando nuovamente il membro ancora eretto del demone, «e neppure per te, mi sembra.» La mano di Hakkai si strinse sul suo polso, nel tentativo di costringerlo a lasciare la presa. «Hai detto che avresti fatto tutto quello che desideravo, o mi sbaglio?»

La mano ricadde lungo il corpo del demone, stringendosi alle coperte. Gojyo trattenne un sorriso. Era così differente quello che Hakkai diceva di volere da quello che il suo stesso corpo desiderava. Possibile che anche lui... "No," si disse, mentre con interesse scientifico cercava di ripetere quello che solitamente si godeva come cliente. "Hakkai non può essere interessato, sarà solo per questa volta..." ma, distratto dai lamenti che le labbra serrate di Hakkai non riuscivano a trattenere, Gojyo si dimenticò di formulare la promessa a se stesso.

Lentamente, percorrendone l’intera lunghezza, accarezzò prima con la mano, poi con la lingua, la pelle sensibile del pene, portandolo ad erezione completa. Le mani di Hakkai si serrarono ancora di più alle coperte, quando prese ad accarezzare la pelle più morbida dello scroto stringendolo senza troppa forza.

Con movimenti calibrati, leccò diligentemente la punta umida del pene, assaporandone il gusto, non troppo diverso da quello che sentiva nelle bocche delle sue amanti quando le baciava dopo essere venuto dentro di loro. Con cautela lasciò che la punta scivolasse dentro la propria bocca, facendo attenzione a non esagerare. Una delle mani si era portata alla base del pene e, assecondando i movimenti involontari del corpo di Hakkai, aveva cominciato a sfregarlo con forza.

Dopo un tempo che a Gojyo sembrò incredibilmente breve, Hakkai si inarcò sotto di lui, mentre il suo seme gli riempiva la bocca in un getto improvviso.

Gojyo lasciò riluttante la sua preda, osservandolo tra il divertito e l’eccitato. Stava per parlare quando un fulmine cadde a pochi metri dalla casa, facendo scoppiare il tuono soprale loro teste.

Hakkai si svegliò di colpo, sedendosi sul letto madido di sudore.

Era solo nella stanza. Non c’era traccia di Gojyo, se non nell’erezione che tendeva il cavallo dei suoi pantaloni.

Tornò a distendersi, sospirando e ridendo piano, per quanto non trovasse per nulla divertente quella situazione.

"Non può continuare così," si disse, fissando la parete che lo divideva dal protagonista del suo primo sogno erotico da quando era divenuto un demone. "Devo trovare un rimedio..."

 

***

 

Gojyo aveva continuato a rigirarsi nel letto. Continuava a pensare ad Hakkai e agli strani sentimenti che provava nei suoi confronti.

L’istintiva simpatia che lo aveva portato a difenderlo, fin dalla prima volta che si erano incontrati, era diventata una sorta di muta accettazione della sua presenza e della sua perenne gentilezza e preoccupazione nei suoi confronti. Era certo che, se mai l’avesse abbandonato, non sarebbe più riuscito a vivere senza... era come una sorta di droga.

Si trovò a pensare, incoerentemente, al Bonzo e alla piccola scimmia che aveva dovuto affrontare poco dopo aver incontrato Hakkai. Si chiese se anche per Sanzo e Goku era la stessa cosa, se la loro vicinanza era divenuta una sorta di dipendenza reciproca.

Si rigirò nuovamente, faccia alla porta, sperando di trovare il sonno.

Quasi non si accorse del bussare sommesso. Non potevano esserci dubbi sull’identità del visitatore.

«Entra, Hakkai,» disse, tirandosi a sedere sul letto. «Mi spiace di non averti lasciato dormire.»

Il demone entrò sorridendo, un vassoio con due tazze fumanti di tisana tra le mani.

«Non devi scusarti,» disse, chiudendo la porta appoggiandosi contro di essa. «Ho sentito la tua amica e il suo protettore gridarti simpatici soprannomi. Strano che non abbiano tentato di sfondare la porta.»

Gojyo soffiò sul liquido caldo contenuto nella tazza, cercando di capire cosa fosse. «Credi che un po’ di liquore ci starebbe male?» chiese dubbioso.

Il sorriso di Hakkai si fece più ampio. «Quello che ho messo credo possa bastare,» rispose divertito. «Dovrebbe esserci un po’ di alcool nella tisana, non viceversa.»

Il rosso lo guardò un po’ sorpreso, poi si aprì in un grande sorriso. «Ancora non capisco come tu possa fare a sopportarmi.»

Hakkai si sedette accanto a lui, sul bordo del letto. Gli occhi erano fissi sul liquido ambrato contenuto nella tazza. Due gemme verdi, una solo più opaca dell’altra, che da quando erano entrate in quella casa non si erano mai oscurate.

«Cosa non va, Hakkai?»

Il demone si riscosse. «Nulla,» il volto era nuovamente sorridente. «Non devi preoccuparti per me, Gojyo. Sono alcuni giorni che mi frullano delle strane idee per la testa... ma non è il caso che te ne preoccupi.»

Il rosso posò la tazza sul comodino, avvicinandosi all’amico. Non si accorse dello spasmo che la sua vicinanza provocò nella stretta di Hakkai e, sorridendo, si appoggiò alla sua spalla.

«Ti stai occupando di me meglio di quanto farebbe una moglie,» disse con tono divertito. «Credo che qualunque cosa ti preoccupi debba interessare anche me... l’ultima volta mi sono trovato con quel Bonzo pervertito e la sua stupida scimmia fuori dalla porta di casa, se ben ricordi.»

Hakkai sorrise, ricordando il loro primo incontro con Sanzo e Goku. «E’ vero, mi devi molto,» commentò ironico, «ma non significa che debba per forza rivelarti anche questo.»

Gojyo fece una faccia seria. «Potrei costringerti.»

Hakkai sorrise. «Non ne saresti capace,» commentò, posando a sua volta la tazza e voltandosi a guardare gli occhi del mezzo demone. «Sono certo che non sapresti come fare.»

Il rosso lo fissò con aria di sfida. «Non saprei come fare? Ma non farmi ridere!»

Hakkai passò una mano tra i capelli di fiamma dell’amico, senza staccare lo sguardo dal suo. «Bene, dimostramelo,» disse piano, «a questo punto non puoi di certo tirarti indietro.»

La mano di Hakkai si strinse sulla nuca di Gojyo, afferrando con decisione i capelli e tirandoli indietro. Preso alla sprovvista Gojyo non riuscì ad allontanarsi mentre le labbra di Hakkai si posarono sulle sue, approfittando dell’accenno di protesta che le aveva lasciate socchiuse per introdurvi la lingua.

Le mani di Gojyo si strinsero sulla camicia del demone, al principio per cercare di scostarlo poi, coinvolto senza possibilità di scampo nel bacio, aggrappandosi a lui come unica ancora di salvezza.

«Sei ancora sicuro di voler scoprire cosa mi turba, Sha Gojyo?» chiese Hakkai, sussurrando le parole direttamente al suo orecchio, mordicchiandone il lobo mentre la risposta alla sua domanda tardava a venire.

L’improvvisa risata di Hakkai fu come uno schiaffo in pieno viso. «Ma come? Così spavaldo con le donne e così arrendevole con me?»

Gojyo spinse lontano da sé il demone. «Brutto bastardo di un pervertito...» si passò il dorso della mano sulla bocca, come a pulirla dalle tracce del contatto. «Non azzardare più...»

Hakkai tornò ad afferrarlo con decisione, costringendolo contro il muro e sedendosi sopra le sue gambe per impedirgli ogni movimento.

«Su questo ti sbagli,» lo corresse. «Il pervertito sei tu, non sono io.» Sorridendo posò nuovamente la bocca sulla sua, ricevendone in cambio un morso deciso. «Pensavo che, dopo aver terminato la mia vendetta, il mio sangue non si sarebbe più infiammato per nulla. La donna che amavo è morta e non credo che riuscirò a provare qualcosa per un’altra ancora per molto... ma con te è diverso, Gojyo... sento che la tua vicinanza mi brucia sotto la pelle,» si chinò sulle sue spalle, strappando con i denti la leggera camicia che indossava. «Sento che se non soddisfo questa fame potrei anche morirne...» fece una breve pausa, fissando Gojyo negli occhi. «Preferirei che tu mi dicessi cosa preferisci,» aggiunse in tono dolce, «non vorrei costringerti a fare qualcosa che preferiresti conservare per dopo.»

Gojyo cercò di scalciare, ma le gambe erano bloccate dal peso di Hakkai. Riuscì però a liberare le mani dalla sua stretta e, con una mossa repentina, afferrò quelle del demone, portandole dietro la sua schiena e bloccandolo. Il collo di Hakkai era ora a portata dei suoi denti. Poteva colpirlo, morderlo fino a quando non avesse deciso di lasciarlo libero... ma era veramente quello che voleva? Sentiva che se avesse detto ad Hakkai di andarsene, con un tono più deciso di quello utilizzato fino a quel momento, lui lo avrebbe fatto... ma poi? Cosa avrebbero fatto dopo? Posò i denti a contatto del collo di Hakkai e sentì il demone irrigidirsi nell’attesa dell’inevitabile morso. Invece, lasciandogli le mani, si limitò a baciare la pelle delicata della gola, scendendo lungo il pomo d’adamo fino a quando la camicia indossata dall’altro non gli impedì di proseguire.

Hakkai gli sollevò il volto, tirando indietro i lunghi capelli di fiamma. «Ero certo di non sbagliarmi,» sospirò, mentre le mani di Gojyo gli sfilavano di dosso la camicia e scendevano verso i pantaloni, per aprire anche quelli. Fece altrettanto, mentre le sue labbra si dissetavano sulla pelle bianca e delicata del mezzo demone. Lo fece distendere, mentre toglieva dalle sue spalle la camicia strappata, facendo scorrere le unghie lungo tutta la lunghezza della sua spina dorsale. Gojyo si inarcò sotto di lui, spingendo il bacino contro il suo e rendendo consci entrambi della sua erezione.

Hakkai proseguì baciando il petto e i capezzoli dell’altro, seguendo la linea della muscolatura e proseguendo oltre, sfilando i calzoni con le mani e baciando la pelle delle cosce e quella ancora più sensibile del suo membro.

Sollevandosi, in ginocchio tra le gambe di Gojyo, Hakkai sembrò valutare la situazione con serietà. Forse non era il caso di andare avanti. Gojyo era un seduttore, non poteva gradire certe attenzioni, non la prima volta.

Si trovò a fissare lo sguardo interrogativo del mezzo demone. «Mi chiedevo cosa preferivi,» gli disse, accarezzandogli il viso, allontanando alcune ciocche di capelli che erano scese a coprire la bocca.

Gojyo trattenne le dita di Hakkai tra le labbra, lasciando che la lingua giocasse con la punta di ogni dito, facendo sentire al demone brividi di calore scendere fino all’inguine. «Spiegati,» disse poi, lasciando libera la mano.

Hakkai accarezzò lentamente il pene di Gojyo, scendendo lungo le cosce e il solco tra le natiche. Le dita inumidite non incontravano resistenza sulla pelle sudata e si fermarono solo quando Gojyo, al contatto inaspettato, strinse con forza i glutei.

«Intendevo questo,» rispose sempre sorridendo Hakkai. «Abbiamo tempo, forse preferisci prima continuare con qualcosa di meno impegnativo...» la mano, risalita lungo i fianchi, aveva stretto il pene di Gojyo e, lentamente, aveva cominciato a sfregarlo, dalla base alla punta, rilasciandosi nel momento della discesa, per tornare a stringere non appena tornava verso la punta.

Gojyo si inarcò, per godere del contatto, quando le imposte sbatterono con violenza.

Si raddrizzò di colpo, andando a sbattere contro il muro. Era disteso di traverso nel letto, il cuscino tra le gambe e un’erezione che avrebbe spaventato anche la femmina più esperta.

«Che ca...» esclamò alzandosi, rendendosi conto di essere da solo nella stanza. La luce della luna che filtrava debolmente dalle imposte socchiuse non rivelava la presenza di nessuno accanto a lui.

Nella stanza accanto, con ogni probabilità, Hakkai stava dormendo completamente ignaro del sogno che lo aveva visto protagonista.

«Divinità santissime,» borbottò Gojyo, tornando a distendersi. «Con che coraggio lo guardo in faccia domani mattina...»

 

***

 

I due uscirono contemporaneamente dalle loro stanze, fissandosi l’un l’altro come se avessero visto un fantasma.

«Stavo andando in bagno,» si giustificò Gojyo, «bevuto troppo...»

Hakkai si passò una mano tra i capelli. «Io invece non riesco a riprendere sonno,» disse sorridendo. «Pensavo di farmi qualcosa di caldo,» guardò l’altro fermo davanti alla porta del bagno, la mano stretta sulla maniglia. «Gradisci qualcosa anche tu?»

Gojyo si riscosse. «No, no, grazie Hakkai...» rispose, chiudendosi la porta alle spalle.

Quando uscì, attendendo il più possibile, Hakkai era ancora fermo davanti ai fornelli. Stava fissando con aria distratta il bollitore che continuava a fischiare.

«Se non lo levi dal fuoco non ti resterà acqua a sufficienza per fare nulla,» lo avvisò, allungandosi per togliere il recipiente dalla fiamma.

Hakkai si voltò in quell’esatto momento, venendo a trovarsi tra le braccia di Gojyo.

Si fissarono, impietriti. Un lieve rossore imporporava le guance di entrambi, mentre nessuno dei due aveva il coraggio di scostarsi o fare alcunché. All’improvvisò Hakkai salì di peso sul piede scalzo di Gojyo che, in risposta, gli mollò un pugno nello stomaco. «Ma sei impazzito?» gli gridò dietro, zoppicando fino ad una delle sedie, sollevando poi il piede e soffiando sul dito calpestato come se la cosa potesse dargli sollievo. Hakkai si passò una mano tra i capelli, sorridendo timidamente, tenendosi lo stomaco con l’altra. «Volevo essere sicuro di essere sveglio,» si giustificò, «scusami...» Gojyo lo guardò perplesso, ricordando il suo sogno di poco prima. «Posso chiederti perché?»

L’altro si girò verso i fornelli, per concludere la preparazione della sua tisana. «Non importa,» abbozzò, «diciamo che non ti piacerebbe...» concluse, restando sul vago.

Gojyo gli fu rapidamente alle spalle, afferrandosi alla stufa e bloccandolo contro di essa. «Ci sono molte cose che pensavo non mi piacessero, Hakkai...» posò il mento sulla sua spalla. «Prova a raccontarmelo.»

Hakkai sentì un brivido scendergli lungo la schiena. «Ripeto, non importa...»

Gojyo indietreggiò di un passo, solo quel poco che bastava all’altro per girarsi poi, non appena furono faccia a faccia, tornò a bloccarlo.

«Non sarà peggio di quello che ho sognato io,» sussurrò piano, avvicinando il volto all’orecchio di Hakkai.

Il demone alzò lo sguardo su quello del rosso, fissandolo con aria interrogativa. Erano talmente vicini che un bacio sarebbe stato quasi inevitabile... accorgendosene, si allontanarono rapidamente l’uno dall’altro, quasi come se persino l’aria tra di loro bruciasse. Hakkai restò immobile per un istante, per dirigersi rapidamente verso la propria camera, scordandosi della tisana e di qualunque altra cosa. Gojyo restò ad osservarlo, fino a quando la porta non si chiuse alle sue spalle, dandosi dello stupido e chiedendosi come poteva essere stato così presuntuoso da pretendere dal demone anche un pallido interesse nei suoi confronti, qualcosa di più rispetto alla strana amicizia che già li legava.

Invece di tornare nella propria stanza si fermò davanti alla porta chiusa di Hakkai, posando una mano sul legno.

"Chissà come sarebbe veramente," pensò, sorridendo tristemente. "Hakkai sta diventando il mio tipo di donna ideale..."

Non fece in tempo a concludere il pensiero che la porta si spalancò, facendogli mancare l’appoggio e finire in avanti, cadendo quasi di peso tra le braccia di uno stupito Hakkai che, impreparato, finì a terra sotto di lui.

Gojyo si rialzò sui gomiti, fissando il demone con aria divertita. «Un buon finale di serata,» commentò, cercando poi di alzarsi.

Le braccia di Hakkai lo trattennero senza troppo sforzo. Quando fu chiaro che il rosso non avrebbe cercato di allontanarsi, Hakkai infilò le dita tra i lunghi capelli che scendevano a solleticargli il volto. Tirando leggermente, avvicinò il suo volto a quello di Gojyo e, socchiudendo gli occhi, posò un lieve bacio sulle sue labbra, per poi staccarsene immediatamente, quasi temendo la reazione.

Quando riaprì gli occhi si trovò a fissare quelli di Gojyo dove, anche a cercarla, non avrebbe trovato neppure un’ombra di risentimento o di paura.

«Penso sia inutile che ci raccontiamo cosa abbiamo sognato stanotte,» disse il rosso, riportando il volto vicino a quello del demone e posando un nuovo bacio sulle sue labbra, «per il momento, almeno.»

Hakkai sorrise, lasciando che la lingua dell’altro esplorasse i contorni della sua bocca, prima di pretendere un vero bacio. «Per questa volta sono d’accordo con te, Gojyo,» sopirò, mentre le mani fredde del mezzo demone si facevano strada sotto la sua camicia, «cerchiamo di non farci influenzare dai sogni...»







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