Disclaimer:
Mitchi: Siccome l'autrice scansafatiche - che si appresta, tra l'altro, ad annoiarvi con ciò che segue - non aveva voglia di scriverli, ci penso io a ribadire che sia il sottoscritto che Akira non sono di sua proprietà, come non lo sono, del resto, tutti gli altri personaggi Slam Dunk.
Cioppys: Come sei cattivo... E io che per una volta mi volevo illudere di ciò... u.u
Dediche :
Con un ritardo mostruoso (ma vero che mi perdoni?^^'), ad Aimi Fantasy per il suo compleanno! Tanti Auguri!
Note :
L'ispirazione del seguente testo è giunto una sera di Luglio. Per il momento è meglio non aggiungere altro, in quanto rischierei di anticipare qualcosina della fan fiction...
Buona Lettura!
Ricordi di una Sera di Fine Estate
di Cioppys
POV.SENDOH
Seduto sul largo davanzale di marmo bianco della finestra aspetto impaziente il tuo ritorno.
Osservo il temporale che inversa nel cielo, reso cupo dalle nuvole scure. La pioggia cade incessante sull’asfalto cenerino, creando un disegno armonico fatto di migliaia di piccoli cerchi all’interno delle numerose pozzanghere. Gli alberi si piegano di fronte alla furia del vento che soffia lungo le strade, dove, incanalandosi tra le mura delle case, acquista maggiore potenza e velocità.
Un brivido gelido mi scorre lungo la schiena al pensiero del freddo che soffrirai, camminando stretto nel tuo giubbotto leggero. Se solo stamattina mi avessi dato ascolto, ora saresti rinchiuso nel tuo caldo piumino autunnale.
Volto la testa verso il centro del salotto dove l’elegante tavolino rotondo, con il piano in vetro, è apparecchiato. Due sedie vuote sono in attesa delle persone destinate ad occuparle, per cominciare la deliziosa cena a lume di candela che io stesso ho preparato con tanto amore.
Possibile che il tuo capo ti debba trattenere la sera sempre e solo quando c'è in programma qualcosa da fare? Va bene che tu non sai cosa ti aspetta a casa, ma non mi sembra comunque giusto che la sorpresa che avevo preparato, con cura e dedizione, sia rovinata in questo modo.
Con un sospiro spazientito, mi alzo e inizio a vagare per casa, alla ricerca di qualcosa che possa distrarmi e non farmi pensare al lento trascorrere del tempo.
Faccio quindi un salto in cucina per controllare che le pietanze siano a posto, che i piatti siano ancora al caldo e il vino sia invece al fresco, e che Kirara, la tua gatta, non si sia avventata sul pesce che, sbadatamente, ho lasciato sul tavolo... Per fortuna la trovo a sgranocchiare con avidità i suoi croccantini nella ciotola gialla.
Successivamente, mi dirigo verso il bagno, nonostante ci sia stato nemmeno dieci minuti fa, e infine mi butto sul letto in camera, nella speranza che la stanchezza o il sonno - che non ho - mi intorpidiscano la mente e mi facciano dimenticare l'estenuante attesa.
Ma, come era prevedibile, la tensione per la serata, che vorrei fosse perfetta, mi mantiene completamente vigile.
Sbuffo, mettendomi a sedere. Il mio sguardo cade sulla mensola che sta sopra la scrivania, di fronte al nostro letto matrimoniale, e inizio a passare in rassegna i libri e i volumi posti sopra.
La mia attenzione viene catturata da un elegante quaderno con la copertina in velluto blu. Mi alzo e lo afferro, prendendo a sfogliarlo. Non ricordavo nemmeno di avere ancora in giro il mio diario delle superiori...
Beh? Che c’è di strano? Alzi la mano chi in vita sua non ha mai tenuto un diario, nemmeno una volta!
Ritorno in salotto e mi risiedo sul davanzale della finestra, da dove, con un fugace sguardo, osservo la strada nella speranza di vederti arrivare. Niente.
Faccio scorrere distrattamente le pagine del diario, e il ricordo dei giorni e degli eventi narrati in quelle parole mi assale. Chiudo gli occhi e con le mani blocco i fogli in un punto a caso...
Coincidenza? No, io penso proprio di no...
Con un po’ di nostalgia, inizio a leggere, mentre le immagini di quel giorno, scolpito nella memoria, scorrono davanti agli occhi come i fotogrammi di un film... Lo ricordo come se fosse ieri...
Era una serata calda e umida di fine estate. Chiuso nel mio kimono a righe dalle delicate sfumature azzurre, camminavo velocemente verso il luogo dove i ragazzi della squadra mi stavano aspettando lamentandosi del mio spropositato ritardo. Come sempre, del resto, la mia preparazione aveva impiegato più tempo di quello previsto, ma quella volta la colpa era dell'acqua calda, profumata e rilassante, della vasca da bagno, che mi aveva conciliato il sonno. Se non mi fossi addormentato, infatti, non avrei dovuto subire quegli sguardi omicidi che mi si posarono addosso appena voltato l'angolo.
"Sendoh!! Possibile che tu non sappia cosa sia la puntualità?!" mi rimproverò Koshino con un occhiata più cruda degli altri.
Naturalmente mi scusai, elargendo sorrisi ed inchini a destra e a manca.
"Bene. Visto che finalmente ci siamo tutti, possiamo andare!" disse il capitano, incamminandosi di buon passo.
Come ogni anno, presso il Tempio Genbu, veniva organizzata la fiera di fine estate. La gente si riversava in strada per passare la serata tra le bancarelle colorate che, numerose, partecipavano alla festa; festa che si concludeva con il consueto spettacolo pirotecnico.
Raggiunto il quartiere Inoma ci inoltrammo tra i vivaci banchi degli ambulanti. Subito Ikegami e Uekusa si fermarono a guardare qualcosa e, di conseguenza, anche il resto del gruppo si arrestò per evitare di disperdersi tra la folla. Così, al mio fianco, mi ritrovai Koshino, il quale continuava imperterrito a tenermi il muso.
"Non dirmi che sei ancora arrabbiato per il mio ritardo..." con la coda dell'occhio osservai il suo viso contrarsi.
"E anche se fosse?" rispose indispettito, evitando di guardarmi.
Sospirai rassegnato. Quella non era la giornata giusta per parlare con la nostra ala.
Nell'attesa degli altri, decisi di dare una veloce occhiata alle bancarelle adiacenti. Dopo gli ultimi avvenimenti avevo seriamente bisogno di distrarmi. Così cercai di immergermi nell'atmosfera festosa che aleggiava per la fiera. Peccato che questo mio vano tentativo di svago venne troncato sul nascere da una voce squillante, che mi colpì in pieno alla schiena come un freccia...
"Ehi porcospino! Credevi forse di scappare dal Tensai che ti ha battuto sul campo?!"
Fosse stato solo il campo da basket il luogo dove venni battuto, non sarei stato così nervoso...
Avevo voglia di prendere e andarmene lontano perchè, se c'era quell'ebete di Sakuragi, sicuramente lui era al suo fianco, silenzioso e serio come sempre. Ed io, allora, non ero ancora pronto per rivederlo. Purtroppo però, se mi fossi comportato in quel modo, avrei dato sicuramente dell'occhio, e non volevo dilungarmi in spiegazioni difficili da esternare e che mi avrebbero fatto soffrire per il solo ricordo che avrebbero suscitato.
"Scappare, io?" mi voltai verso di lui, sfoderando un sorriso tanto falso da lasciare lo stesso Sakuragi perplesso alla sua visione.
I miei occhi, dal rosso, si spostarono di nemmeno mezzo metro alla sua sinistra, e incontrarono quei pozzi azzurri e profondi, tanto simili ai miei per colore quanto diversi per espressione.
Rukawa.
Ricordo che il mio sorriso vacillò per un istante, poi scomparve. Presi a mordermi il labbro inferiore, nel tentativo di trattenere l'angoscia e il dolore che si agitavano in me, scoprendo, per la prima volta, di avere una forza di volontà al di là della mia immaginazione. Era così bello e sensuale con quel kimono dalle sfumature argentee, tanto da mozzarmi il fiato. Alla fine, per non impazzire, distolsi lo sguardo, prendendo a fissare un punto indefinito del terreno.
"Ah ah ah!" se la rideva Sakuragi "Ecco lo sconfitto che china il capo al Tensai!"
"Ma sta zitto scimmia!" fosti tu ad intervenire nella discussione, portandoti al suo fianco "Ci stai spaccando i timpani con la tua 'dolce' vocina!"
"Che cosa vorresti dire Mitchi?!"
"E smettila di chiamarmi Mitchi! Il mio nome è Mitsui! M.I.T.S.U.I.!" sbraitasti, indispettito da quella storpiatura; storpiatura che, con tuo sommo 'piacere', il rosso adotta ancora tutt'oggi "Ficcatelo per bene nel cervello, sempre che tu ne abbia uno!"
"Come ti permetti sdentato?!"
Presi ad osservarvi mentre vi squadravate con occhi di fuoco, e la rissa sembrò imminente. Per fortuna intervenne il vostro capitano a sedare gli animi e, con un pugno ben assestato sulla testa del numero dieci, lo mise a tacere.
"Finitela!" disse Akagi.
"Ite!!" si lamentò Sakuragi, coprendosi il capo con entrambe la mani "Ma perchè solo a me?!"
"Do'aho..." sospirò Rukawa che, dopo aver lanciato un'occhiata al suo ragazzo, si allontanò scuotendo la testa.
"Baka Kitsune!!"
I miei occhi guardarono il rosso seguire la schiena di quello che, fino a qualche mese prima, era il suo acerrimo nemico, e che ancora cercava di far sembrare agli altri. Peccato che il loro rapporto fosse radicalmente cambiato. Lo si capiva benissimo dagli sguardi che si scambiavano, sguardi complici che, sotto il finto odio che dimostravano, celavano un affetto e amore immenso...
Afflitto, abbassai nuovamente il capo.
Fu in quel momento che una mano mi toccò la spalla, scuotendomi dai cupi pensieri che mi assillavano la mente.
"Non vorrai mica dar ragione a quella scimmia!" esclamasti, con un sorriso beffardo "Alza il capo e cammina a testa alta... Tanto per fargli dispetto!" e mi facesti l'occhiolino.
Rimasi un attimo sorpreso dalle tue parole, non capendo esattamente di cosa allora fosti a conoscenza a riguardo. Sapevi di Rukawa e Sakuragi? Probabilmente si, visto che giocavi con loro nella stessa squadra e non avevi l'aria di essere uno stupido... Ma sapevi anche di me e Rukawa?
Decisi che era inutile farsi domande a cui non potevo rispondere - e la cui risposta, comunque, sarebbe arrivata a breve - quindi ti ringraziai, per il tuo intervento e le tue parole, elargendo un sorriso riconoscente. Con stupore, osservai le tue guance imporporarsi appena appena, ma quel tanto che bastò affinchè, istintivamente, mi venne da chiederti se ci fosse qualcosa che non andava.
"N-no... Niente!" rispondesti d'impulso, togliendo la mano dalla mia spalla e facendo un passo indietro. Mi voltasti le spalle per raggiungere i tuoi compagni di squadra, non prima però di avermi lanciato un ultima strana occhiata.
Nel frattempo, i due capitani socializzavano, scambiandosi vari commenti e impressioni sul campionato che era terminato da poco più di due settimane. Quell'anno la tua squadra, lo Shohoku, aveva fatto una gran bella figura alla competizione nazionale, sconfiggendo i campioni allora in carica da tre anni: il Sannoh. Peccato che foste eliminati la partita successiva...
Tra una parola e l'altra, però, riuscì a cogliere ciò che più temevo udire, ovvero l'intenzione di passare la serata, spettacolo pirotecnico compreso, tutti insieme. Questo avrebbe significato solo una cosa per me: dovermi vedere Sakuragi e Rukawa insieme per l'intera serata. E sapevo bene che non avrei sopportato tale visione così a lungo...
Come era quindi prevedibile, mentre camminavo insieme agli altri tra le bancarelle della fiera, i miei occhi individuarono una chioma rossa davanti ad uno dei tanti banchi del tiro a segno. Naturalmente sapevo bene a chi appartenesse, e per questo avrei dovuto voltarmi dall'altra parte o tirare dritto, ma a volte non riesco a reprimere quella strana curiosità autolesionista che mi pervade. Così presi ad osservarli, come incantato dalla proiezione di quell'appuntamento e relazione che, da sempre, avevo desiderato io.
Sakuragi, come al solito, si stava pavoneggiando. Con una mano indicava un enorme pupazzo a forma di volpe appoggiato sul lato sinistro del banco, mentre a parole dichiarava che l'oggetto in questione, tra non molto, sarebbe stato nelle mani della sua Kitsune. Pagato l'ambulante, imbracciò il fucile ad aria compressa e prese a mirare il bersaglio, situato all'interno della bancarella. Partirono diversi spari ma, come era da immaginare, nessuno andò a segno. Così, il rosso, si ritrovò a ricevere il premio di consolazione: un piccolo portachiavi con appeso un pupazzetto. Imbrarazzatissimo, porse l'oggetto a Rukawa, il quale lo prese accennando un leggero sorriso.
Quante volte, in passato, avevo sperato che quelle labbra si incurvassero verso l'alto per me? Troppe, da averne perso il conto... ma ora come ora, non ha più importanza.
Sentendosi un po' osservati, i due 'fidanzatini' si voltarono nella mia direzione e incrociarono il mio sguardo malinconico. Rukawa rimase in silenzio - come normale che sia - ma Sakuragi sembrò voler aggiungere qualcosa. Io però lo anticipai.
Velocemente gli voltai le spalle per allontanarmi. Peccato che la troppa fretta mi fece finire addosso alla persona che mi stava proprio dietro la schiena...
"S-scusami Mitsui..." farfugliai, mentre la vista mi si annebbiava.
"Niente... ma tu ti sei fatto male?" mi chiedesti corrugando la fronte "Hai gli occhi lucidi..."
"N-no" istintivamente una mano andò ad asciugare quelle lacrime tristi che si stavano affacciando da sotto le palpebre "Sto bene..."
"Ma sei sicuro?"
Non eri per niente convinto della mia risposta, ma non insistesti al mio successivo segno di diniego, lasciandomi andare. Si perchè, in quel momento, dovevo andare il più lontano possibile da quel luogo...
Con la testa bassa a nascondere il mio pianto silenzioso, camminavo tra la gente felice e allegra. Ogni tanto urtavo qualcuno che, a gran voce, mi faceva notare la mia maleducazione. Ma ero troppo concentrato sullo sconforto e sul dolore che mi attanagliavano il cuore per chiedere scusa...
Mi sono sempre chiesto perchè mi sia innamorato di una persona che mai mi ha degnato di uno sguardo. Un persona che non aveva fatto niente per avere tutta la mia attenzione e tutti i miei pensieri. Una persona, tra l'altro, il cui cuore sapevo già essere rivolto in un'altra direzione, dove per me non c'era posto, non c'era mai stato e non ci sarebbe stato mai. Ero forse masochista? No. Semplicemente l'amore non è una cosa che si può comandare con un semplice schiocco delle dita...
Un 'Nooo!' esclamato con delusione mi strappò dai miei pensieri. Guardai a destra dove, accucciato davanti ad una vaschetta di pesci rossi, stava un bambino. Questi osservava amareggiato il piccolo cerchio con la carta bucata che si utilizza per prenderli.
"Mamma! E' scappato!!" strillò, rivolto alla signora in piedi accanto a lui.
"Te l'avevo detto tesoro che non era così semplice" la sua mano gli accarezzò i capelli scompigliandoli.
"Però mi piacerebbe tanto portarne a casa uno..." il volto del piccolo si incupì, mentre calde e grosse lacrime gli riempiono occhi.
"Se vuoi ti aiuto io!"
Non seppi mai perchè quella volta mi offrii di dargli una mano. Probabilmente non sopportavo l'idea di vederlo piangere. In fondo, per quella sera di festa, ero già triste e abbattuto io per tutti.
Afferrata una paletta, mi preparai all'agguato, la cui riuscita al primo colpo sorprese anche me! Non avevo mai pensato di essere così bravo anche in questo tipo di 'pesca', ma poco dopo mi sarei dovuto ricredere...
"Grazie!!" mi urlava da lontano il bambino, voltandosi indietro e agitando la mano aperta, mentre nell'altra stringeva il suo nuovo animaletto domestico. Al suo fianco, la madre fece l'ennesimo leggero inchino di ringraziamento.
Risposi al saluto con un sorriso, mentre li osservavo sparire tra la folla.
"Ho sempre immaginato che fossi un ragazzo di buon cuore..."
Quella voce conosciuta mi fece notare la tua presenza al mio fianco. Sorpreso, ti guardai mentre, con un'espressione scaltra di chi la sa lunga, mi osservavi.
"Mitsui... Ma tu che ci fai qui?" chiesi.
"Ecco... Cercavo un regalo per mia sorella, e pensavo che un pesciolino rosso fosse l'ideale!" rispondesti, con una punta di imbarazzo, che superasti mostrandoti più sicuro di quello che avresti dovuto essere.
"E perchè sei tornato così tanto indietro per prenderlo?" aggiunsi, avendo qualche dubbio sulla storia che mi stavi raccontando "Ce ne sono tantissime di bancarelle come questa..."
"Beh... Quando siamo passati qui prima li ho visti e mi piacevano parecchio, molto più degli altri..."
Col sorriso di chi ha appena smascherato un inghippo, decisi di farti notare il grave errore insito nella tua affermazione.
"Veramente noi siamo arrivati da là" con la mano indicai la strada a sinistra dell'incrocio posto a una quindicina di metri più indietro.
"Eh? Davvero?" la sorpresa per il tuo errore era percepibile dalla voce "Vabbè... Vorrà dire che lo prenderò qui lo stesso!"
Non mi lasciasti il tempo di replicare e nemmeno quello di indagare sul motivo per cui mi avessi seguito - perchè era palese il fatto che tu mi avessi seguito e non fosti capitato lì per caso - che ti chinasti sulla vasca dei pesci rossi. Chiedesti al negoziante due palette, una delle quali mi venne offerta con la muta richiesta di aiutarti.
"Quanti anni ha tua sorella?" chiesi, con l'intento di fare un po' di conversazione, mentre mi posizionavo ai bordi della vasca.
"Ha nove anni. E' obbediente, ordinata, intelligente... praticamente il mio opposto" affermasti, con una velata malinconia "Ma in compenso è una gran rompiscatole!" un sorriso affettuoso si allargò sulle tue labbra, mentre eseguivi il primo tentativo di catturare il pesciolino, tentativo che fallì miseramente.
L'espressione corrucciata che ne derivò mi impedì di trattenere una piccola risata.
"Siccome ti credi tanto superiore, perchè non provi tu?" mi esortasti contrariato.
"Un gioco da ragazzi!" risposi baldanzoso, ma, visto con che facilità bucai la carta, avrei dovuto nascondermi dietro un cespuglio per la vergogna.
"Un gioco da ragazzi eh?" sghignazzasti.
I nostri occhi si incrociarono, sorrisi scaltri ornarono le nostre labbra, e la muta sfida ebbe inizio. Entrambi impugnammo un'altra paletta e la immergemmo nell'acqua, in un nuovo tentativo di cattura del fugace pesciolino. Colpa della fretta e della foga generata dal duello, i tentativi ripetuti furono diversi, tanto che alla fine ne persi il conto.
"Preso!" urlai ad un certo punto, quando finalmente riuscii a far finire quel dannato pesce che mi sfuggiva da parecchi minuti nella bacinella che tenevo con l'altra mano.
Esultante e sorridente, mi voltai verso di te per mostrarti il mio trofeo, rimanendo sorpreso quando notai che anche tu avevi catturato la tua preda. I nostri occhi indugiarono per qualche attimo prima di procedere alla conta delle palette utilizzate per giungere al risultato.
"Mmm... Mi sa che questa sfida è finita in parità" mormorasti, sollevando il tuo sguardo dal terreno.
"Mi sa anche a me" concordai, facendo lo stesso.
Passarono pochi secondi e scoppiammo a ridere.
"Deve essere una prerogativa degli sportivi avere tanta competitività in corpo!" dicesti guardandomi, mentre porgevi la vaschetta con il pesce all'ambulante.
"Io direi dei giocatori di basket!" aggiunsi, ricambiando il tuo sorriso complice.
Ci facemmo mettere entrambi i pesci nello stesso sacchetto di plastica e ci alzammo per ritornare sui nostri passi. Tra non molto sarebbe iniziato lo spettacolo pirotecnico e il posto migliore per osservare i fuochi artificiali era in cima alla collinetta del tempio. Così ci incamminammo in quella direzione.
"Non ti dà fastidio doverlo portare per tutta la sera in mano?" chiesi, riferendomi al sacchetto dei pesci.
"Beh, un po'... Ma non fa niente..."
Osservai per qualche secondo l'involucro di plastica che reggevi con le dita, tramite una cordicella che ne chiudeva la sommità. E mi venne l'idea.
"Aspetta..." ti fermai.
"Ma cosa..."
Non ti detti il tempo di concludere la frase che ti presi il sacchetto dalle mani. Mi accovacciai al tuo fianco, in modo da essere all'altezza della cintura. Questa ti circondava la vita e ti chiudeva il kimono a righe dalle tonalità del verde, il quale, dovetti ammettere, ti donava parecchio. Feci passare un capo della cordicella sotto la sottile stoffa, e lo legai all'altro lasciato fuori.
"Ecco fatto!" esclamai soddisfatto alzandomi, ritrovandoti però, per l'ennesima volta, rosso in volto "Ma... Sei sicuro che non sia qualcosa che non va?" chiesi nuovamente.
"N-no... E' tutto a posto..." rispondesti sottovoce e frettolosamente, riprendendo il cammino.
Nonostante non fossi molto convinto di ciò, alzai le spalle e ti seguii.
Man mano che ci avvicinammo al tempio, la gente che affollava la strada aumentò, così non riuscii più ad affiancarmi e rimasi alle tue spalle. Il mio sguardo cadde per caso sulla tua figura che, istintivamente, iniziai ad osservare scrupolosamente.
Fu allora che, per la prima volta, mi resi conto della tua oggettiva bellezza.
Non solo possedevi uno sguardo molto penetrante e un sorriso accattivante, ma anche dei capelli sbarazzini che veniva voglia di arruffare. In più, il tuo fisico era ben proporzionato, con delle spalle larghe - ma non troppo - e una vita invece sottile, per non parlare del sedere che, al tatto, immaginavo essere decisamente sodo...
"La smetti di fissarmi in quel modo?!"
Sorpreso, alzai lo sguardo dall'ultima cosa che stavo apprezzando di te, incrociando l'occhiata che mi lanciavi, ma di cui non riuscii a capire la fonte: compiaciuta o infastidita? La frase pronunciata avrebbe dovuto farmi protendere verso questa seconda opzione, ma il tuo tono non mi era parso affatto seccato...
In silenzio arrivammo in cima delle scale del tempio. Qui ti fermasti per osservare intorno e, quando vedesti gli altri, me li indicasti con la mano.
Probabilmente allora ero proprio masochista, perchè, automaticamente, i miei occhi andarono alla ricerca di due figure. Sapevo che vederli insieme mi faceva star male, mi faceva soffrire, ma non potevo farci niente. Forse il mio era un tentativo disperato di convincere quella parte profonda di me che non avevo più nessuna possibilità, una parte di me che ancora sperava nel miracolo, un miracolo che non si sarebbe avverato in nessun modo.
Rukawa amava - e ama tutt'oggi - Sakuragi. Non avrebbe mai ricambiato i miei sentimenti.
Alla fine li vidi. Uno di fianco all'altro. Sempre vicini. Sempre insieme.
Sconfortato, chinai il capo, mentre gli occhi iniziarono a prudermi e bruciarmi.
"Penso sia meglio evitare di stare con gli altri..."
Rimasi decisamente stupito dalla tua affermazione, non capendo perchè tu non dovessi raggiungerli. In più, non compresi affatto quella nota infelice che lessi nel tuo sguardo quando lo incrociai.
"Andiamo" fu il tuo ordine perentorio. Mi afferrasti per un polso, iniziando a trascinarmi lungo un piccolo sentiero che si snodava tra gli alberi intorno al tempio.
"Aspetta!" dissi, appena riuscì a riordinare le idee "Ma non volevi ricongiungerti con la tua squadra?!"
"Ci ho ripensato... Passo già troppo tempo con quella gente. Meglio cambiare aria..." ti giustificasti in qualche modo "Ma... forse non ti va la mia compagnia?"
Dopo aver posto tale domanda, ti bloccasti sul sentiero, voltandoti verso di me. Con impazienza attendesti una risposta, che però tardò ad arrivare. Questo non perchè non avessi il coraggio di dirti che non la gradivo - anzi - ma perchè stavo cercando di interpretare il senso di quegli occhi inquieti che mi fissavano preoccupati.
"Beh... Scusa tanto se ti ho 'importunato'..." valutasti erroneamente il mio silenzio.
La presa sul polso si allentò, fino a terminare quando allontanasti la mano. Questo gesto, apparentemente così insignificante, mi lasciò uno stranissimo senso di vuoto, di abbandono, che volevo colmare. La riagguantai, intrecciando le tue dita con le mie.
"Mitsui... Hai capito male..." dolcemente ti tirai verso di me "La tua compagnia mi fa molto più che piacere... E ti devo ringraziare di avermi fatto ritrovare, anche involontariamente, il sorriso nel momento di maggior sconforto..." ti abbracciai, senza però stringerti troppo.
Quando ci allontanammo, non potei non sorridere di fronte alla tua faccia completamente bordò.
"Ehi! Non dirmi che ti imbarazzano queste dimostrazioni di affetto tra uomini!"
"Ma sta zitto!!" fu la tua risposta da offeso, offeso che in realtà non eri. Infatti, quando ti incamminasti nuovamente tra gli alberi, continuamente guardavi indietro, per vedere se ti stessi seguendo.
Arrivammo alle pendici della collinetta, giusto in tempo per l'inizio dello spettacolo pirotecnico. Tra la moltitudine di gente, riuscimmo a trovare un buco dove infilarci e, naso all'insù, ci immergemmo in quell'immenso miscuglio di colori scintillanti che illuminavano il cielo, fissandoli attentamente... o almeno così avrebbe dovuto essere.
Infatti, ogni tanto, avevo come la sensazione di essere osservato.
Di scatto mi voltai a guardarti, ritrovandomi i tuoi occhi puntati addosso invece che al cielo.
"Mitsui, devi forse dirmi qualcosa?" chiesi, intuendo dal tuo strano comportamento che qualcosa la dovessi dire. Non era la prima volta che mi fissavi, e il tuo era proprio il tipico atteggiamento di chi ha bisogno di parlare ma non ne ha il coraggio.
"Io..." mormorasti, ma la tua voce si interruppe a causa del forte rumore rimbombante di un fuoco artificiale appena esploso.
Ci voltammo entrambi ad osservare i lunghi filamenti azzurri discendere nel cielo.
"Questo era proprio bello..." sussurrai, non riuscendo a trattenere il commento.
"Si, è vero..." rispondesti "Ma mai quanto i tuoi occhi Sendoh..."
In un primo momento pensai di aver capito male, perchè le parole pronunciate non sembravano solo un semplice complimento, ma suonavano più come una pseudo-dichiarazione.
Mi voltai verso di te e i nostri sguardi si incrociarono.
Rimanemmo a fissarci per qualche istante, durante i quali cercai di interpretare i tuoi occhi scuri, senza però riuscirci. Fu a questo punto che, pronto a porgerti la domanda su cosa esattamente volevi dire con quella frase, sussurrai il tuo nome, spezzando quella situazione di stallo che si era venuta a creare.
La tua espressione, da incantata qual'era sul mio volto, divenne prima incredula, poi sbalordita ed infine imbarazzata. Da ciò potei presupporre che non ti eri nemmeno reso conto di quello che mi avevi appena detto...
"Senti Sendoh" esordisti, lanciandomi occhiate timorose e schive "F-fai finta di non aver sentito..."
"Ma.."
"Ti prego..."
Vedendo la profonda amarezza dipinta sul tuo viso non avrei dovuto insistere, ma qualcosa, che non era semplice curiosità, chiedeva di sapere, di conoscere ciò che veramente volevi esprimere con quella frase. La reazione alla mia domanda, però, non fu certo delle migliori...
"Ti ho detto di dimenticartene! Perchè non mi vuoi ascoltare?!"
"Perchè penso sia importante..."
"Anche se fosse, non è una cosa che ti riguarda!!" con gli occhi socchiusi, mi fissasti adirato per la mia persistenza sull'argomento.
"Io non penso proprio..." sostenni il tuo sguardo, in attesa di una spiegazione plausibile.
Abbassasti il capo, prendendo a massaggiarti le tempie con una mano. Sospirasti, come rassegnato a dovermi rispondere, ma mi sbagliavo. Ti sentii sussurrare 'Ho rovinato tutto' prima di vederti scappare a gran velocità, facendoti strada tra la gente che ancora stava osservando i fuochi esplodere ed illuminare il cielo.
Dopo un primo momento di stupore per quel gesto, ti seguii, inoltrandomi tra gli alberi fino a giungere di fronte al tempio. Ed è qui che ti vidi, seduto sugli scalini dell'entrata. In giro non c'era nessuno.
"Sapevo che mi avresti seguito..." dicesti quando giunsi di fronte a te "Sei più testardo di un mulo..."
"Non che tu sia da meno..." risposi accennando un sorriso che subito sparì "Allora? Vuoi dirmi che cosa intendevi veramente dire con quelle parole?"
I tuoi occhi erano fissi suoi miei e, non sapendone nemmeno la ragione, mi sentì un po' intimidito dalla serietà che vi lessi. Senza alcun preavviso, ti alzasti e, pochi istanti e pochi passi dopo, fosti di fronte a me. Come ipnotizzato dalle tue pupille nere e scintillanti, mi lasciai avvinghiare al collo dalle tue braccia senza battere ciglio, nello stesso modo in cui mi lasciai baciare senza rispondere.
Il tocco delle tue labbra era leggero e delicato, senza pretese. Quello che mi stavi donando era un bacio dolce, il cui unico scopo era quello comunicare i sentimenti che ti legavano a me, sentimenti di cui, fino a qualche secondo prima, ignoravo l'esistenza, ma di cui rimasi piacevolmente sorpreso.
Il contatto che ci univa si interrupe, lasciandomi, quel che si dice, un certo amaro in bocca. Era stato piacevole e, sotto sotto, avrei voluto che continuasse all'infinito. Ma ciò che più mi stupì era il senso di abbandono che si impadronì di me, alimentato da quella tristezza e sconforto che lessi nei tuoi occhi. Chinasti il capo, allontanandoti da me con un semplice passo indietro.
"Avresti preferito che fosse Rukawa, vero?" dicesti "Beh... Scusami se ti ho deluso"
Questa puntualizzazione mi fece male. Anche se era vero che da mesi non desideravo altro che un bacio o una dimostrazione d'affetto da parte del numero undici dello Shohoku, non ti stavo affatto rimproverando per ciò che avevi appena fatto. Anche se per un singolo momento, mi avevi riscaldato il cuore. Ma come spiegarti questo senza ferirti?
Intanto tu ti allontanavi ancora di più da me, impensierito dal mio silenzio.
"Mi dispiace. Non avrei dovuto farlo" sospirasti con occhi tristi "Nuovamente, ti chiedo quindi di dimenticare l'accaduto. Ci vediamo..." voltate le spalle, facesti per andartene.
"Aspetta!" ti richiamai, non sapendo nemmeno cosa aggiungere, ma non volevo finisse in quel modo.
Ti fermasti, buttando un'occhiata nella mia direzione, in attesa.
"Ecco..." ragionai velocemente su quali fossero le parole più appropriate per esprimere ciò che in quel momento di confusione provavo "Quanto dici è vero: per mesi e mesi ho desiderato solo poter stare al fianco di Rukawa..."
"Beh... Si vede lontano un miglio quanto tu ci tenga a lui..." mi interrompesti amareggiato da quella verità.
"Ma lui non tiene affatto a me..." ti feci notare.
"Credi che sia così cieco da non rendermi conto dei loro sguardi?"
"Affatto..." concordai avvicinandomi "E non penso nemmeno che tu sia stupido..." ti abbracciai dal dietro, approfittando del fatto che non mi osservavi, e iniziai a posare piccoli baci sulla tua tempia.
"M-ma che stai facendo?" la tua voce sembrò allarmata.
"Secondo te?" lentamente discesi verso il collo, assaporando la tua pelle.
"S-smettila!" con uno strattone tentasti di liberarti dalla presa "Ti ho detto di smetterla!!" urlasti, riprovandoci con più energia.
"Scusa, ma non capisco..." dissi, lasciandoti libero "Tu mi puoi baciare e io no?"
"Non è questo il punto!"
"E allora qual'è?"
"Io non voglio essere un rimpiazzo di Rukawa!"
Quella frase mi venne urlata in faccia, con cattiveria. Detta così, sembrava dato per scontato che chiunque avessi frequentato, da quel momento in poi, sarebbe stato semplicemente un rimpiazzo di Rukawa. Nient'altro. E perciò mi sentì ferito.
"Mitsui, tu non sei lui, e solo un imbecille lo penserebbe!" ti rinfacciai.
"Allora ti definisci tale?"
Mi sarei dovuto arrabbiare per quella domanda - che sembrava più un'affermazione indiretta - ma non volevo che la situazione peggiorasse ulteriormente. Era mia intenzione chiarirmi, e per questo feci un profondo respiro, cercando di ritrovare quella calma che mi contraddistingue da sempre.
"Pensi che sia così meschino da poter giocare con i tuoi sentimenti?" esordì, parlandoti a cuore aperto "Soprattutto dopo aver conosciuto la delusione e l'amarezza di non essere stato scelto dalla persona amata? Dimmi... E' questo che pensi?"
"Io... Non lo so..." dicesti con imbarazzo, capendo di avermi in parte offeso "E' solo che..."
"E' solo che hai paura di soffrire e vorresti delle certezze... Non è forse così?" ti riabbracciai con dolcezza, posandoti nuovamente un bacio fra i capelli "Mitsui, tu sei molto orgoglioso, uno che difficilmente lascia trasparire le proprie debolezze. Ma oggi, svelandomi i tuoi sentimenti, mi hai mostrato una parte vulnerabile di te, rischiando di essere ferito nel profondo. Apprezzo molto ciò che hai fatto, perchè significa che tieni sinceramente a me" d'impulso ti strinsi più forte, come se avessi paura di perderti "Io non posso prometterti nulla ora. Tuttavia, questo strano affetto che provo nei tuoi confronti, non è detto che in futuro possa trasformarsi in qualcosa di molto più profondo..." con un sussurro nel tuo orecchio, conclusi il discorso "Dipende esclusivamente da te, se hai voglia o meno di rischiare..."
Quello sarebbe stato un attimo di puro silenzio se non fosse stato per i fuochi artificiali che ancora illuminavano il cielo, riempiendo la quiete di quella sera con i rumori sordi delle loro esplosioni.
Mentre cingevo il tuo corpo fra le braccia, lo sentii rilassarsi. La tua schiena si appoggiò con tutto il suo peso al mio petto, nello stesso momento in cui una timida mano cinse le mie chiuse sul tuo torace.
"Sai..." iniziasti a parlare con voce profonda "La prima volta che ti vidi, ho faticato parecchio a staccarti gli occhi di dosso" sorridesti, ricordando il momento di cui stavi parlando "Ma non era solo la tua bellezza ad attirarmi, ma il tuo comportamento e le tue movenze. Desideravo conoscerti, parlarti, baciarti e..." ti bloccasti, intrecciando le mie dita con vigore.
"...E fare anche qualcosa di più intimo e sconcio?" suggerii con un sussurro.
"Sei un Hentai!!" il tuo tono riacquistò forza.
"Beh... Sono fatto così!" esclamai sorridendo.
Lentamente ti girasti nell'abbraccio, alla ricerca di quelle labbra che desideravi ardentemente baciare e sentire muoversi sulle tue. Il contatto che ne derivò fu pieno di passione, ma sincero. Andai alla scoperta della tua bocca calda e invitante, dove le nostre lingue si sfiorarono timide e incerte prima di avvinghiarsi l'una all'altra in un bacio intenso. Entrambi ci abbandonammo al piacere.
Lasciai le tue labbra per discendere sul collo, dove affondai lievemente i denti nella tua pelle vellutata. Un mugolio di piacere uscì dalla tua bocca, mentre spostasti la testa di lato, offrendomi più spazio per agire, in una lenta e dolce tortura.
"Sendoh..." mi chiamasti ad un certo punto.
La mia risposta non potè che essere un mormorio sommesso, essendo troppo concentrato sul tuo collo per abbandonarlo.
"Ti prego, fermati..."
Quella richiesta fu inaspettata, tanto da confondermi. Pochi istanti prima avevi concesso le tue labbra, la tua bocca e il tuo collo ai miei baci, e ora ti tiravi indietro? Non capivo... E comunque non riuscivo a fermarmi...
"Sendoh..." la tua voce si alzò, fino a giungere ad un tono tanto acuto da quasi rompermi un timpano "Sendoh!!"
"Ma che c'è?" chiesi spazientito, fissandoti negli occhi.
"C'è che ci stanno guardando tutti!!" urlasti, arrossendo vistosamente.
Fu allora che mi osservai intorno, ricambiando gli sguardi stupiti delle persone che ci circondavano... delle TANTE persone che ci circondavano.
I fuochi artificiali erano terminati e, di conseguenza, la gente si stava nuovamente riversando alle bancarelle, per concludere la serata con un ultimo giro. Peccato che noi ci fossimo appostati nel bel mezzo di questo tragitto, abbandonandoci alle nostre effusioni amorose... E se già tra un ragazzo e una ragazza non sarebbero passate inosservate, figuriamoci tra due ragazzi!
Tra la folla, naturalmente, non mancavano alcune nostre conoscenze, ovvero i nostri compagni di squadra. Tra di loro non ce n'era uno che non avesse la bocca aperta... O almeno, uno c'era. In fondo una tale espressione di stupore sul suo volto mi avrebbe sconcertato... Ma nello stesso modo rimasi sbalordito del sorrisetto che gli ornava il viso; un sorriso lieve, appena accennato, che secondo logica non avrebbe dovuto essere rivolto a me, perchè finora, che io sapessi, solo Sakuragi ne era stato destinatario.
Al momento pensai alle più svariate ipotesi sul perchè Rukawa mi stesse sorridendo; poi capii. Lui era felice che io stessi dimostrando affetto verso un ragazzo che non fosse lui.
Da sempre il numero undici dello Shohoku mi aveva rifiutato in quanto il suo cuore apparteneva già ad un altro, e quindi non poteva ricambiarmi come io avrei voluto. Però, la mia insistenza, la mia tenacia e la mia ostinazione, lo aveva messo a volte a disagio, in quanto sapeva della sofferenza che provavo in seguito ai suoi no. Non era certo sua intenzione ferirmi, ma non poteva fare altro. In continuazione mi ripeteva che, stare insieme a me, sarebbe stato come prendermi in giro... E non voleva.
In fondo ho sempre saputo: sotto quella corazza da duro e sprezzante - che tutt'ora indossa - si nasconde un ragazzo dall'animo buono.
Quando, molto tempo dopo, gli chiesi che cosa esattamente avesse voluto dirmi quella volta, la sua risposta fu: 'Ero sollevato, perchè sapevo che potevi finalmente essere felice... Ma soprattutto perchè non mi avresti più importunato con le tue richieste assillanti!'
Beh... Le persone difficilmente cambiano, vero?
Comunque, ricambiai il suo sorriso, non senza una certa malinconia: con quel semplice gesto io stavo rinunciando a lui. Per sempre.
Con nostalgia ripensai alle giornate trascorse insieme: dalle lunghe passeggiate silenziose sulla spiaggia alle mie immancabili battute di pesca dal pontile, durante le quali mi teneva compagnia; dalle prolungate corse mattutine per il parco alle infinite partite al nostro campetto.
Compresi che, in quel momento, stavo voltando pagina nel libro della mia vita, chiudendo il capitolo di quello che era stato il mio primo amore adolescenziale. Allora non lo sapevo, ma ciò che non ti avevo promesso - l'amore - stava già nascendo nel profondo del mio cuore Hisashi...
"Sendoh... Andiamocene!" dicesti frettolosamente, afferrandomi per una mano e trascinandomi attraverso la folla.
Percorremmo la lunga scalinata che scendeva dal tempio e le vie delle bancarelle, fino a giungere al di fuori dalla fiera, dove ti fermasti a riprendere fiato una volta voltato il primo angolo.
"Perchè sei scappato in quel modo?" chiesi "Non dovresti preoccuparti del giudizio della gente..."
"E' che non mi sento a mio agio ad essere al centro dell'attenzione per questi motivi..." rispondesti con occhi schivi.
"Ti imbarazza, vorrai dire..." ti presi in giro, notando le tue guance colorarsi leggermente.
"Non è vero!"
A quella contestazione alzai un sopracciglio, scettico. Eri troppo orgoglioso per ammettere la verità. Un sorriso si allargò sul mio volto, compiaciuto dalla visione del tuo bel viso corrucciato.
"Si può sapere che hai da ridere, adesso?"
"Sei bellissimo quando ti arrabbi..." risposi, cingendo il tuo corpo tra le mie braccia "Ma lo sei ancora di più quando sorridi..."
Ti baciai, con desiderio travolgente, e tu ricambiasti con passione, aggrappandoti al mio collo e affondando le dita tra i miei capelli, per approfondire quel contatto che stava donando immenso piacere ad entrambi.
Quando ci allontanammo, rimanemmo a lungo a fissarci negli occhi, perdendoci nelle iridi luccicanti dell'altro. Poi tu appoggiasti la testa sulla mia spalla, nascondendo successivamente il volto nell'incavo con il collo.
"Posso chiamarti Akira?" sussurrasti.
"Veramente dovrei chiedertelo io, visto che sei tu quello più grande, Hisashi..."
"Beh... Allora acconsento alla tua richiesta!" dicesti, rialzando il capo e donandomi un sorriso.
Non resistii alla tentazione e ti baciai nuovamente.
"Andiamo" dissi, una volta che mi separai dalle tue labbra "Ti riaccompagno a casa" presi la tua mano nella mia, intrecciandone le dita, e mi incamminai nella direzione da te indicata.
Durante il tragitto parlammo del più e del meno - di noi e della nostra famiglia, della scuola e della squadra - con l'intento di conoscerci meglio. Fu così che scoprii del tuo passato non proprio ligio, e della strada che imboccasti in seguito all'infortunio al ginocchio e al successivo abbandono della squadra di basket; squadra nella quale facesti ritorno in modo decisamente... pittoresco!
"Siamo arrivati" annunciasti con una punta di tristezza, indicandomi una piccola palazzina di quattro piani all'angolo di un incrocio, posto qualche decina di metri più avanti.
"Ehi... Guarda che non ho intenzione di sparire dalla tua vita" dissi, per tirarti su di morale "Ci vediamo domani, no? Tanto è domenica!"
Un grazioso sorriso si allargo sulle tue labbra.
"Ti lascio il mio numero di cellulare" e iniziasti a dettare le cifre che memorizzai nella rubrica del mio.
"Che ne dici di una bella corsetta sulla spiaggia di mattina presto?" fu la mia proposta, non molto ben accetta, però, a giudicare la smorfia che facesti.
"Non sono un gran corridore..." ti giustificasti "Che ne dici invece di uno one-o-one al campetto lì vicino?"
"Aggiudicato! Ci vediamo lì per le otto?"
"Un po' prestino... ma ce la posso fare!"
"Allora a domani, Hisashi..." ti baciai dolcemente "Buonanotte"
Voltai le spalle e lentamente mi allontanai, ma, dopo pochi passi, mi richiamasti a gran voce. Guardai alle mie spalle, ritrovandoti in piedi con il sacchetto dei pesci in mano.
"Beh... Ho un piccolo problema con questi" gettasti un'occhiata all'involucro pieno d'acqua "Vedi, il regalo per mia sorella era semplicemente un scusa per giustificare il fatto che ti avessi deliberatamente seguito..."
"Come se non l'avessi capito..." dissi sarcastico, facendoti arrossire.
"Ecco... Il punto è che in casa c'è Kirara, e non vorrei che si facesse uno spuntino stanotte..."
"Kirara?" chiesi curioso, non capendo a chi ti riferissi.
"Ah, scusa! E' la mia gatta..." con la mano ti arruffasti i capelli imbarazzato.
"La tua gatta?!" esclamai sorpreso "Ma non potevi pensarci prima?"
"Hai ragione Akira, ma al momento non mi è venuto in mente altro..." ti giustificasti, sentendoti comunque in colpa.
Lo ammetto. All'inizio non capii dove volessi arrivare con quel discorso, almeno fino a quando il tuo sguardo non si fece spaventosamente tenero e dolce, nonchè implorante. Ti osservai avvicinarti a me con un movimento fluido, quasi malizioso, e compresi che non sarei riuscito a dire 'no' alla tua ormai prossima richiesta...
"Non li potresti tenere tu?"
Già allora eri un ruffiano di prima categoria, ma con gli anni sei peggiorato!
Non riuscì a trattenere un sorriso divertito; sorriso che sparì nel momento in cui le mie labbra combaciarono nuovamente con le tue. Il contatto fu breve ma intenso, e durante esso ti sottrai il sacchetto dei pesci dalle mani.
"Hai vinto tu..." sussurrai, a pochi millimetri dai due petali di rose che avevo appena assaporato.
"Beh, mi pareva ovvio..." rispondesti, fissandomi deciso negli occhi, con una velata malizia "Ora è meglio che vada. Buonanotte Akira"
Rimasi ad osservarti mentre ti allontanavi con passo lento, notando che spesso gettavi strane occhiate alle tue spalle, come per verificare che io fossi ancora lì. Tutto questo fino a quando non ti fermasti nel bel mezzo della strada.
"Akira... Quando domani mi sveglierò, sicuramente penserò di essermela sognata questa splendida serata in tua compagnia. Ecco... Non potresti quindi..."
Capii subito che avevi bisogno di una rassicurazione, quindi ti anticipai.
"Ti chiamo domani mattina alle otto meno un quarto, ok?"
Alle mie parole, infatti, vidi il tuo viso illuminarsi.
Peccato che, il giorno seguente, mi dimenticai di chiamarti...
Purtroppo quella mattina non sentii la sveglia. Di conseguenza, per non arrivare con troppo ritardo, dovetti fare tutto di fretta. Così mi scordai completamente dell'impegno preso nei tuoi confronti. Ricordo che, quando giunsi trafelato al campetto, ti trovai seduto sotto il canestro quasi in lacrime. In quel momento credevi veramente di esserti immaginato tutto...
Come primo appuntamento non fu proprio il massimo, visto che, a causa di tutto ciò, non solo mi tenesti il muso per l'intera giornata, ma a volte fosti anche più intrattabile di Koshino! Il che è tutto dire...
Fortunatamente, alla fine, mi perdonasti.
Col tempo, poi, imparasti a convivere con i miei difetti, in particolare con la mia - a volte - poca affidabilità e, soprattutto, con la mia mancanza di puntualità. Ormai lo so che, quando ci diamo appuntamento da qualche parte, il mio orario di ritrovo è sempre anticipato di almeno mezz'ora rispetto al tuo...
Con la coda dell'occhio, noto lungo la strada una figura slanciata che corre coprendosi la testa con un giubbotto nero.
Immediatamente chiudo il quaderno dall'elegante copertina in velluto blu che, una volta sceso dal davanzale, lascio cadere sul divano, spostato dal solito posto ove si trova per dare un tocco diverso alla sala. Mi precipito quindi davanti all'ingresso, pronto a bloccarti appena varcherai la porta. Non voglio certo che ti rovini la sorpresa che ti aspetta vedendo il soggiorno addobbato per l'evento di stasera...
Ed ecco che finalmente arrivi.
"Kami! Che acquazzone!" esclami all'ingresso "E' come se avessero aperto un rubinetto!"
Assorto, osservo il mio pulcino fradicio togliersi le scarpe completamente imbevute d'acqua e sporche di fango, nonchè appoggiare per terra il giubbotto inzuppato con cui si copriva il capo.
"Akira, mi prendi un asciuga... Ma che fai?!"
Dopo essermi avvicinato, ti abbraccio, circondando il tuo corpo scosso da brividi con le braccia. Inizio a baciarti il collo, stringendoti sempre più possessivamente e assaporando la fine della lunga attesa di stasera.
"Così ti bagni anche tu..." sussurri, inclinando la testa di lato, lasciandomi così più spazio per assaporare la tua pelle umida.
"Non fa niente" poso le mie labbra sulle tue per un istante "Vieni... Ti accompagno in bagno" e ti copro gli occhi con entrambe le mani.
"Ehi! Ma che significa?!" protesti.
"Sorpresa..."
Con le tue cerchi di levarle, ma io resisto all'attacco. Alla fine rinunci e decidi di farti accompagnare. Lentamente ti guido lungo il corridoio, stando bene attento a non farti sbirciare quando passiamo davanti alla sala che ci ospiterà di lì a poco.
"Si può sapere che stai combinando?" chiedi, lanciandomi un'occhiata sospettosa dall'ingresso del bagno.
"Lo vedrai..." un sorriso compiaciuto si allarga sulle mie labbra "Ora fatti una bella doccia calda. In camera troverai i vestiti pronti sulla sedia. Io ti aspetto in salotto... E non azzardarti a curiosare!"
"Va bene..." dici non molto convinto, prima di chiuderti la porta alle spalle.
Ritorno in sala e mi cambio, indossando ciò che ho precedentemente preparato su un angolo del divano. Volendo essere perfetto ci metto un po' a vestirmi, e termino giusto nel momento in cui sento l'uscio del bagno aprirsi. Rimango in ascolto per qualche secondo, senza però udire altro, e un sospetto si insinua nella mia mente...
"Hisashi... Che cosa ti ho detto prima?"
Un'esclamazione proviene dal corridoio, seguita da alcuni passi veloci che si allontanano in direzione della camera. A volte sei davvero impossibile: dirti 'non fare questo' è come dirti 'fallo'! Istintivamente scoppio a ridere.
"Akira! Mi spieghi perchè devo indossare questo?!" mi urli ad un tratto dalla stanza da letto.
Sapevo che sarebbe giunta tale domanda una volta visto il vestito.
"Tu indossalo, poi capirai...."
Per fortuna non giunge nessun'altra protesta e, nell'attesa, inizio a portare le prime pietanze dalla cucina. Pochi minuti più tardi, il rumore dei tuoi passi sul pavimento riempe il silenzio dell'appartamento.
"Ora voglio proprio vedere che cosa ti sei inventato sta..." ti interrompi, non finendo la frase.
Fermo all'ingresso della sala, osservi la stanza con la bocca semi-aperta, guardando stupito i decori tipici delle feste di paese appesi lungo le pareti, il piccolo tavolo di vetro imbandito al centro del locale e il sottoscritto, vestito di tutto punto col mio kimono a righe dalle delicate sfumature azzurre. Sorrido, notando quanto ancora ti doni il tuo dalle gradevoli tonalità del verde.
"Beh? Ti sei mangiato la lingua?" chiedo, avvicinandomi a te con movenze feline.
Tu non rispondi e continui ad osservarmi. Decido quindi di controllare di persona.
Ti abbraccio stretto e assaporo con brama le tue labbra, che t'invito a dischiudere. Una volta che mi concedi l'accesso, approfondisco il contatto, sfiorando ripetutamente la tua lingua con la mia.
"No... Non te la sei mangiata..." sussurro appena mi allontano.
"Idiota..." mormori, abbassando il capo per nascondere il rossore che ti colora leggermente le guance.
Sorrido compiaciuto. Lo sai che ti adoro quando mostri questo tuo lato emotivo? In realtà non sei il duro che vuoi far credere agli altri, anzi...
Ti invito ad accomodarti a tavola, spostando la sedia a te destinata con un gesto di galanteria, un gesto che apprezzi molto volentieri visto il dolce sorriso che mi regali. Però, in esso, scorgo un'ombra, come se avessi un dubbio o un'incertezza che ti assilla...
Nel tempo che impiego a sedermi a mia volta, cerco di capire quale sia la fonte del disagio che ora dimostri anche con piccoli e semplici gesti; gesti inequivocabili, che ho imparato a conoscere col tempo.
Ad esempio? Il giocare con le bacchette, oppure il picchiettare le dita sul tavolo. Cosa, quest'ultima, che stai facendo esattamente in questo momento.
"Hisashi... C'è qualcosa che non va?" chiedo con una certa ansia.
La mia domanda ti fa sussultare. Mi osservi per istante, incerto, poi distogli lo sguardo puntandolo sulla finestra, sul cui davanzale ho aspettato per quasi due ore il tuo ritorno a casa.
"Ehi..." sussurro, allungando una mano per toccare la tua "Mi stai facendo preoccupare..."
Ti volti di scatto, come allarmato dalle mie parole, e, nel momento in cui ritrai la mano, il mondo sotto i miei piedi crolla.
Sono molteplici le domande che mi affollano la mente nel giro di un millesimo di secondo, ma solo una echeggia più delle altre: che cosa sta succedendo?
"N-non è niente! Davvero..." menti spudoratamente, in quanto il tuo corpo afferma esattamente il contrario. Infatti prendi a giocare con le corte ciocche dei capelli, gesto che in te denota nervosismo.
"Non è vero..." mormoro serio come non lo sono mai stato.
La mia insistenza ti fa perdere la calma. Ti alzi, facendo cadere la sedia all'indietro, e ti avvicini alla finestra, dove prendi ad osservare la pioggia battente che ancora cade.
"Hisashi!!" urlo, frustato da un comportamento che non capisco.
Perchè? Perchè deve andare tutto a rotoli proprio oggi?
Cos'è che mi stai nascondendo, amore? Un tradimento occasionale? Una relazione stabile con un altro? Oppure ti sei accorto di non avere più bisogno di me? Vuoi veramente porre fine a questa lunga storia? Possibile che io non mi sia mai accorto di niente?
Gli occhi iniziano a pizzicarmi, quando...
"I-io... Io mi vergogno!!" esclami imbarazzato, a disagio.
"Ma... Ma cosa stai dicendo?!" ti chiedo, non capendo il senso di tali parole.
"Sto dicendo che tu hai organizzato questa bellissima serata per festeggiare qualcosa... Ma io non ho la più pallida idea di cosa ci sia da festeggiare!!"
Ti volti a guardarmi con occhi colpevoli e con la paura di avermi recato tremenda offesa... E io scoppio a ridere, di gusto, sfogandomi nell'unico modo che so fare.
Mi osservi sbigottito e confuso, non capendo tale mia reazione. Ma come potresti? Tu non sai che queste tue parole hanno spazzato la nebbia creata da mille domande, poste, tra l'altro, senza nessun fondamento. Ma come mi è venuto in mente che volessi addirittura lasciarmi?
"Non c'è niente da ridere, deficiente!" mi urli appena riacquisti la lucidità "Io mi sento un verme! Come posso essermi dimenticato di un evento tanto importante della nostra vita insieme?"
Il tuo volto si fa triste, molto triste. Ti senti davvero così in colpa per questo? Tanto da metterti addirittura a piangere come un bambino? Fai una tenerezza immensa, sai? E io non riesco a resistere. Mi avvicino per asciugarti con il pollice quelle lacrime amare che solcano le tue guance rosee.
"Dai Hisa, non piangere..." sussurro, sfiorandoti lo zigomo con le labbra "E io che pensavo che mi volessi lasciare..."
"Cosa?!" mormori, costernato dalla mia affermazione. Poi, il tuo tono si alza "Ma che ti salta in mente? Lo sai benissimo che non potrei mai fare una cosa del genere!"
"Hai ragione, scusami..." con le dita ti sistemo una ciocca ribelle.
"Non sei tu a doverti scusare..." mi riprendi, osservandomi schivo "Allora, cosa festeggiamo?"
"Beh... Perchè non provi ad arrivarci da solo? Di indizi ne hai..." e indico i due kimoni che indossiamo, con la sicurezza nel cuore che il ricordo di quel giorno riaffiorerà.
Infatti, pochi istanti dopo aver iniziato a rimuginare, i tuoi occhi si illuminano.
"La festa di fine estate..." sussurri "Come ho fatto a dimenticarmene?"
"Semplice: lavori troppo. Io te l'ho sempre detto..." sorrido, prendendoti in giro.
"Quindi, oggi è..."
"Si. E' il nostro anniversario" riprendo ad accarezzarti i capelli "Sono ben dieci anni che stiamo insieme, Hisashi"
Mi osservi con una espressione indecifrabile. E' strano, sai? Normalmente riesco a capire anche solo con uno sguardo quali siano i tuoi pensieri o i tuoi bisogni, ma, in questo momento, è come se di fronte a me stesse un estraneo, una persona di cui non so niente.
E ciò mi mette a disagio. Terribilmente a disagio.
Attendo impaziente un tuo riscontro, che però tarda ad arrivare.
Prendo a sfioranti uno zigomo con dita leggere, e questa lieve carezza, col tempo, diventa una presa. La mia mano affonda nei capelli alla base della tua nuca, invitandoti ad avvicinare la testa alla mia, in modo da far combaciare le nostre fronti.
"Ehi..." bisbiglio, sperando che ciò ti risvegli dall'apatia che ti ha rapito.
E, fortunatamente, così succede.
"Sono un insensibile..." sussurri con un filo di voce, per poi coprirti il viso con entrambe le mani.
Ti abbraccio stretto, posandoti lievi baci sui capelli. Ti senti terribilmente in colpa per questa mancanza, ma non dovresti. In fondo, in passato, chi è tra i due quello che spesso dimenticava anniversari e compleanni? Non certo tu...
"Hisashi, non fa niente..." cerco di consolarti "Non smetto certo di amarti perchè te ne sei dimenticato..."
Sollevi la testa, abbandonando il nascondiglio offerto dal palmo delle mani.
"Ma..."
"Niente 'ma'..." ti interrompo, posandoti un dito sulle labbra "La cena si sta raffreddando. Se andasse a male allora sì che potrei offendermi, visto il tempo che ho impiegato a prepararla!" sorrido.
Tu fai un cenno con il capo e ci riavviciniamo al tavolo imbandito. Raccolgo la sedia caduta a terra e la posiziono al suo posto. Nuovamente attendo che ti accomodi per riavvicinarla al tavolo, nello stesso gesto galante di poco prima. Peccato che tu invece rimani in piedi, immobile.
Mi osservi per qualche secondo, poi chini il capo e inizi a parlare.
"Sai, Akira? Questi dieci anni passati insieme a volte mi sembrano un lungo e bellissimo sogno, dal quale ho paura di svegliarmi. Quando ripenso alla sera in cui mi dichiarai, ancora oggi non mi capacito di ciò che feci. Sapevo che eri innamorato di Rukawa, e che per me non c'era posto. Nonostante questo, in fondo al cuore, speravo di avere almeno una possibilità..." mi lanci una veloce occhiata, mentre con le mani prendi a torcere un lembo del kimono "Beh... Non certo quella di diventare il tuo ragazzo..." un lieve rossore colora le tue guance, ma questo non ti impedisce iniziare a fissarmi intensamente negli occhi "Il mio era per lo più un desiderio di avere un ricordo a te legato, anche solo di una sera, di una notte... Non importava... Quello che volevo era, in un futuro, porter richiamare alla mente quel briciolo della mia vita passato in tua compagnia, con un sorriso felice sulle labbra, nonchè amaro per non aver potuto ottenere di più..."
Rimango imbambolato a queste tue parole, perchè all'inizio non riesco a coglierne il vero significato. Poi, però, lentamente comprendo il senso del tuo discorso, condividendolo.
E allora ti sorrido.
Non importa quanto tempo abbiamo passato e passeremo insieme. Ogni momento rimarrà scolpito nella nostra memoria, così tanto da poterlo rivivere in qualunque momento solo chiudendo gli occhi e concentrandoci su di esso. Io stesso, oggi, ho ripercorso quella sera di dieci anni fa, quando tutto tra noi ebbe inizio.
E se un giorno questo nostro sogno dovesse terminare, i ricordi non scompariranno, perchè, comunque vada, essi ci accompagneranno sempre, essendo parte della nostra vita e delle nostre esperienze. Ricordi felici a cui ripenseremo con un filo di nostalgia, per non poterne aggiungere di nuovi...
FINE
*Owari*
Cioppys: L'ho finita, con un mese e mezzo di ritardo, ma l'ho finita...
Mitchi: Ma te un regalo in orario lo riesci a fare?
Cioppys: Sei cattivo! Guarda che ho una mia vita privata... u.u
Mitchi: Quale?
Cioppys: Senti un po'... Ma i denti che ancora hai sani con cosa te li devo spaccare? Una mazza da baseball? Una spranga di ferro? è.é
Mitchi: Ehi ehi!! Non Scherziamo! I miei dentini non si toccano!!°°
Sendoh: Come ti capisco Hisa-chan... Come farei io a vivere senza il mio sorriso? ^__^
Cioppys: ...
***
Cioppy's Notes (Ovvero appunti ultra mega poco importanti^^')
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La fan fiction avrebbe dovuto raccontare unicamente dell'incontro tra i due alla festa di fine estate. L'idea del diario e del ricordo di quella serata, è saltata fuori a metà scrittura. Sono stata indecisa se adottarla o meno, ma alla fine ho voluto optare per quest'ultima, visto che mi piaceva.
L'unica pecca? La coniugazione dei verbi... Sicuramente non ce ne sarà uno giusto!^^'''
La serata a cui mi riferivo nelle note iniziali è stata a Campione d'Italia, dove, appunto a Luglio, si è svolta la finale del campionato europeo di fuochi d'artificio. Per la cronaca: la competizione è stata vinta dall'Italia, ma anche gli altri paesi (Francia, Spagna e... ho un enorme vuoto di memoria... u.u ) si sono comportati molto bene.
E' stata una serata un po' particolare, durante la quale mi sono molto divertita ad assistere allo spettacolo da loro offerto. Spero tanto quest'anno di ripetere l'esperienza!
See You! ^__^
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