I personaggi di RG Veda non sono miei, ma appartengono alle Clamp e ad altri gentili signori di cui non mi ricordo. Lo so che i disclaimer servono a poco, ma non ho fatto alcun male ad Ashura-oh e Taishaku-ten, ci ho solo giocato un pochino e poi li ho rimessi a posto, giuro! Tutti gli errori grammaticali sono miei, ringrazio la mia paziente lettrice beta, Sonia, che mi ha sopportato e mi scuso subito con tutti gli appassionati delle Clamp per eventuali errori di nomi, eventi ecc. ecc. Ci sono spoiler per il volume n. 10 del manga.


RG Veda

di Ria-chan

 

"Che cosa volete?"

Silenzio.

"Perdonatemi..." fece per passare, ma la figura ammantata nell'ombra si spostò bloccandogli la strada.

Portò una mano al fianco, posandola con noncuranza sull'elsa del pugnale, ma l'altro uomo sembrò totalmente indifferente alla minaccia implicita.

"Iniziate a seccarmi..." commentò con il solito tono freddo e glaciale, osservandolo impassibile "Se avete qualcosa da dirmi, fatelo e basta."

Un ghigno sarcastico si formò su quelle labbra sensuali, prima che ritornassero alla abituale sottigliezza.

"Maestà! Maestà! Che cosa sta succedendo!" uno scalpiccio di passi e la figura misteriosa svanì nell'oscurità dei corridoi del palazzo imperiale.

Ashura-oh sospirò rassegnato, nessuno aveva un tempismo peggiore delle sue guardie.

"State calmi, non c'è nulla di cui preoccuparsi. Andiamo! L'imperatore celeste mi sta aspettando." raccolse il mantello e si diresse a passi veloci verso la sala delle udienze. Non era di buon auspicio che il dio-guerriero, comandante degli eserciti dell'imperatore celeste facesse aspettare il suo signore.

"Ashura-oh, questa sera siete ancora più taciturno del solito" lo rimproverò affettuosamente Kissho-ten, figlia dell'imperatore.

"Perdonatemi dama Kissho-ten, sono stato imperdonabile nel permettere che pensieri molesti turbassero la mia condotta e l'allegria di questa tavola."

Kissho-ten sorrise rasserenata "Naturalmente, siete perdonato Ashura-oh."

Un movimento nella sala catturò il suo sguardo, una alta figura dai lunghi capelli argentei che emanava una vaga aria di minaccia.

Aggrottò la fronte, aveva qualcosa di stranamente familiare...

Gli occhi ambrati incontrarono quelli di ghiaccio dell'uomo che lo stava fissando con insistenza attraverso il salone.

"Oh ecco il nuovo dio della folgore, Taishaku-ten... è nuovo nel palazzo e si vede... è così rozzo..." commentò Kissho-ten, facendosi più vicina ad Ashura-oh.

Lui non si accorse quasi della principessa, era troppo concentrato su quello sconosciuto.

Allora era lui quello che riusciva sempre ad aggirare i sistemi di sicurezza delle sue guardie, a trovarlo in qualunque posto si recasse, a perseguitarlo con la sua presenza muta e innegabile.

Spostò con un gesto abituale una lunga ciocca di capelli neri dietro la punta del suo orecchio destro e notò anche a quella distanza quegli occhi accendersi per un brevissimo attimo di un fuoco divorante, con la rapidità del fulmine.

Rimase ad osservarlo mentre si inchinava, con un tocco di arroganza, davanti all'imperatore e gli riferiva la sua campagna vittoriosa contro i demoni.

Una divinità minore, niente di importante.

Rivolse nuovamente la sua attenzione a dama Kissho-ten, facendola ridere con alcune battute sui cortigiani imperiali.

Un'ombra gli passò davanti interrompendo i loro discorsi, mentre Taishaku-ten si inchinava di fronte alla figlia dell'imperatore.

"Dama Kissho-ten..." mormorò con voce profonda, gli occhi fissi però sul dio guerriero. Kissho-ten non si accorse di nulla, troppo impegnata a superare il disagio che le causava la presenza del dio della folgore.

Ashura-oh poteva osservarlo finalmente da vicino e in piena luce.

La pelle era candida, quasi splendente, messa ancora di più in risalto dalla cascata di lisci capelli argentei e dalla armatura bianca. Gli occhi erano del colore del ghiaccio, trasparenti e freddi. Solo la voce era calda e profonda.

Ricambiò l'occhiata, chiedendosi vagamente che cosa poteva volere da lui.

Voleva mettersi alla prova sfidandolo in un duello? Voleva che lo raccomandasse all'imperatore?

"Ashura-oh..." non si inchinò davanti a lui, ma lo degnò di un semplice cenno del capo, come se fosse un suo pari e come se non potesse fare a meno di salutarlo nella sala imperiale. Gli rivolse un'ultima occhiata bruciante e poi sparì tra la folla.

"Quell'uomo... mi mette a disagio..." mormorò Kissho-ten.

Ma lui non la stava ascoltando, continuando a fisare il punto in cui era scomparso Taishaku-ten.

Perchè aveva una sensazione di ineluttabilità quando lo guardava? Era anche lui parte di quel gioco pericoloso che si stava accingendo a preparare? E come poteva saperlo, se quello che aveva intenzione di fare era sovvertire l'ordine stesso del cielo?

"Ancora voi." non si voltò per accertarsi della presenza di un'altra persona nella stanza della torre. Lo sentiva a livello di pelle, l'elettricità era nell'aria. Così come si stava scatenando al di fuori del palazzo impeiale, con una tempesta di pioggia e lampi.

"Dovreste scegliere con più cura le vostre guardie del corpo, Ashura-oh."

Ashurah-oh si voltò a fissarlo, i lunghi capelli neri che si muovevano piano al soffio del vento burrascoso, inclinò lievemente la testa, studiando l'altro uomo con blanda curiosità.

"Siete veramente eccezionale ad intrufolarvi dove non dovreste."

Taishaku-ten irrigidì la mascella all'insulto implicito, quel muro di fredda indifferenza lo faceva impazzire di rabbia, gli veniva voglia di fare qualcosa, qualsiasi cosa pur di riuscire a distruggere il controllo inumano del dio guerriero. Compose il volto in una maschera serena che rivaleggiava con quella del suo opponente.

"Faccio del mio meglio." concesse con un cenno del capo.

Ashura-oh lo stava studiando attentamente, valutando se poteva essere un nemico od un alleato, ma il comportamento del dio del fulmine restava ancora un enigma.

"Siete ambizioso?" gli chiese Ashura-oh.

"Molto."

"Siete anche determinato?" indagò ancora, la maschera di indifferenza era caduta e rimaneva solo una concentrazione quasi furiosa, altrettanto affascinante per Taishaku-ten, che scopriva un altro lato dell'enigmatico carattere di quel dio leggendario.

"Si." fece una pausa "Niente può fermarmi, quando voglio ottenere qualcosa." proclamò con voce bassa, fissandolo dritto negli occhi.

Per la prima volta Ashura-oh avvertì un brivido corrergli lungo la schiena.

Per qualche strano motivo le parole di Taishaku-ten lo avevano turbato.

"E' un bene per il vostro ruolo di combattente." cambiò improvvisamente discorso e vide Taishaku-ten sorridere consapevole, prima che si avvicinasse di un passo.

"Sarei ben felice di dimostrarvelo." proclamò con un sorriso ferino, avanzando di un altro passo e lasciando cadere i lembi del mantello.

"Ne sono certo, ma la famiglia Ashura ha sempre dato i migliori guerrieri al mondo celeste."

"Si... siete il dio del sangue, della guerra e della... morte..." commentò Taishaku-ten "... ma come può la morte avere un aspetto così... bello, seducente e triste..." rise senza allegria nel vedere l'espressione sbalordita e scioccata di Ashura-oh "Siete così impegnato a rimuginare sul destino, mio re, che non vi accorgete neanche di quello che vi succede intorno." rise ancora più forte, gettando indietro i lunghi capelli argentei, nel vedere Ashura-oh irrigidirsi sulla difensiva "Credete che non me ne sia accorto? Forse riuscite ad ingannare gli altri, ma non me!"

"Siete molto presuntuoso..."

Il sorriso morì sulle labbra di Taishaku-ten, mentre avanzava di un altro passo, bloccando ogni via di fuga al dio della guerra, arrivando a respirare il profumo della pelle di Ashura-oh e ad avvertire il suo calore "No, mio re..." arrendendosi alla tentazione sfiorò con le dita una ciocca di capelli neri e setosi "... solo una parte del vostro destino..." si portò alle labbra la ciocca e poi si scostò "Alla prossima volta, mio re, sogni d'oro." e svanì tra le ombre della torre, con un'ultima risatina derisoria nei suoi confronti.

Maledetto! Maledetto!

Come faceva a sapere che da qualche tempo i suoi sogni erano popolati da incubi di morte, distruzione e sangue. Tutto collegato alla nascita imminente di suo figlio? Un figlio che non sarebbe dovuto mai venire al mondo, ma che lui desiderava più della vita stessa.

E poteva il desiderio di un solo uomo decidere per tutti, poveri e ricchi, buoni e cattivi? Oppure sapendo quello che sapeva desiderava ancora vedere nascere il suo erede?

La sacerdotessa Kuyo non sbagliava mai, il corso delle stelle era immutabile.

Finalmente aveva preso una decisione.

Avrebbe fatto qualsiasi cosa.

Infranto qualsiasi regola.

Ignorato qualsiasi morale o rimorso pur di vedere suo figlio nascere.

E per scongiurare il pericolo che il lato oscuro degli Ashura prendesse il sopravvento nel suo erede avrebbe preso tutte le precauzioni possibili.

Ma non poteva fare tutto da solo.

Aveva bisogno dell'aiuto di un uomo forte, ambizioso, arrogante.

Aveva bisogno di Taishaku-ten.

Era duro ammetterlo, ma sapeva che era l'unico in grado di aiutarlo. Aveva già designato il giovane Yasha del nord, come dio guardiano, sperando che il destino di quel giovane ragazzo sorridente e fiducioso potesse cambiare.

Il destino.

Tutto ruotava attorno al destino che proseguiva inesorabile la sua corsa...

"Non dovreste andare in giro senza scorta, Ashura-oh. Ci sono persone che vogliono la vostra morte." quella voce ben nota, gli giunse alle spalle. Si voltò lentamente e osservò Taishaku-ten 'vedendolo' per la prima volta.

L'avvenenza fisica innegabile, la sicurezza e l'arroganza che trasparivano dai suoi lineamenti e da ogni sua parola, la determinazione ferrea che brillava nei suoi occhi. Si, effettivamente era l'uomo giusto per aiutarlo nel suo piano.

"Voi credete che si possa cambiare il destino, Taishaku-ten?"

Il sorriso scomparve dal volto del dio della folgore "Per riuscire ad ottenere ciò che voglio sarei pronto anche a cambiare il corso stesso delle stelle."

"Allora vorrei che mi aiutaste a realizzare questa cosa impossibile."

Lo sguardo di Taishaku-ten si rabbuiò "In cambio mi darete ciò che desidero possedere?" chiese con voce carezzevole.

Ashura-oh si sentiva pronto a dargli eserciti, potere, ricchezze in cambio della sua collaborazione, era giusto che chiedesse una ricompensa.

"Che cosa sarebbe questa cosa?"

"Non lo immaginate?" Ashura-oh sollevò lo sguardo sorpreso dal trovarsi improvvisamente Taishaku-ten così vicino che poteva specchiarsi chiaramente nei suoi occhi di ghiaccio.

Il dio della folgore alzò una mano per accarezzargli una ciocca di setosi capelli neri, respirandogli quasi sulle labbra "Siete voi."

Gli occhi di Ashura-oh si spalancarono increduli di fronte alla sua richiesta. Si era aspettato qualsiasi cosa ma... se stesso? Possibile che osasse chiedere... ma fissando gli occhi di ghiaccio dell'altro, si rese conto che non solo osava, pretendeva.

E lui era pronto ad un simile 'sacrificio'? Era possibile che fosse l'unica cosa che volesse Taishaku-ten?

"Se è il prezzo da pagare per influire sul destino..." si strinse nelle spalle rassegnato.

"Volete dire che accettate?" lo incalzò impaziente Taishaku-ten, tutto il controllo che aveva sempre dimostrato, svanito nel nulla.

Ashura-oh annuì appena, il viso sereno, dopo la sorpresa iniziale.

Taishaku-ten strinse le labbra, trattenendo a stento la collera "Voglio sentirvelo dire a voce alta!" Prima che l'alba sorgesse, si promise, avrebbe distrutto quella maschera di serenità e indifferenza che era dipinta sul volto di Ashura-oh.

"Si. Accetto." rispose con voce chiara.

"Così va meglio." sorrise ironico Taishaku-ten "Venite. Dobbiamo sigillare la nostra promessa."

Un brivido involontario percorse Ashura-oh. La ruota del destino aveva ricominciato a girare e ormai era impossibile arrestare il suo corso.

Accettò con un cenno del capo, non fidandosi della sua voce, e seguì il dio della folgore per i corridoi del palazzo Zenmi che conducevano alle sue stanze.

"Dove mi state portando?" avrebbe voluto sembrare indifferente, ma la voce gli uscì vagamente allarmata.

"Volete forse rendere di pubblico dominio il nostro patto, mio gelido signore?" lo canzonò Taishaku-ten, alzando un sopraciglio con aria ironica.

"No, voglio che sia il segreto meglio custodito del mondo celeste." rispose mortalmente serio, fissando dritto negli occhi Taishaku-ten. Questi annuì, serio a sua volta. Lo prese per mano e lo fece entrare nelle sue stanze.

Ashura-oh si sarebbe aspettato di tutto dall'eccentrico dio della folgore, ma non quella sobria e semplice eleganza di linee e colori che rasserenava gli occhi e l'anima.

"Questa è la mia stanza più segreta. A nessuno è permesso entrarvi... ed è anche schermata..." gli sussurrò all'orecchio Taishaku-ten facendolo rabbrividire.

Ashura-oh si voltò lievemente a guardarlo, le labbra ad un soffio della bocca del dio della folgore, gli occhi dorati imperscrutabili.

"Sempre così controllato, Ashura-oh. Così freddo. Vi scaldate soltanto al pensiero di vostro figlio. Come potrò ritenermi soddisfatto della mia ricompensa?" gli mormorò carezzevole Taishaku-ten.

Ashura-oh si irrigidì e chiuse gli occhi. Improvvisamente si sentiva svuotato, sfinito dal dover continuare quel gioco assurdo e mortale.

Perchè si dava tanta pena nel creare complotti e intrighi, sapendo che avrebbe distrutto la vita di migliaia di persone?

Sapendo che non avrebbe mai visto suo figlio nascere.

"Devo. Mantenere. Il. Controllo." sussurrò con voce monocorde. Riaprì gli occhi di colpo e a Taishaku-ten sembrò di scorgere nelle loro profondità qualcosa di inumano e terribile.

Qualcosa che veniva represso solo con la pura forza di volontà di Ashura-oh.

Ma lui non aveva mai temuto nulla ed era pronto a qualsiasi cosa pur di ottenere ciò che desiderava.

"Ma io voglio farvi perdere quel controllo, mio bel Ashura-oh." gli posò le mani sulle spalle e le fece scivolare fino ai lacci che chiudevano la tunica bianca "Voglio sentirvi gridare il mio nome..." posò un bacio lieve su un orecchio, rabbrividendo di piacere nel sentire quella pelle liscia come seta, anche se fredda, sotto le sue labbra brucianti "... sentirvi gridare il vostro piacere..." gli mordicchiò con dolcezza il lobo sottile, scivolando poi con la lingua al suo interno e sotto le mani avvertì il primo brivido traditore del corpo di Ashura-oh "... riscaldare questo corpo così freddo con la mia passione..." scese sul collo, leccando morbidamente il punto sensibile dietro l'orecchio.

"Credete che ci riuscirò?" gli chiese fissandolo nuovamente negli occhi e sogghignando nel vedere segni di denti sulle labbra carnose del dio della guerra. Ashura-oh non rispose e voltò il viso, un'onda di capelli corvini nascose la sua espressione.

"Non potete nascondervi... non stanotte!" con un gesto violento afferrò la stoffa e strappò la tunica, lasciandolo a torso nudo nel chiarore lunare che entrava dalle alte finestre affacciate sui giardini "Stanotte siete mio! Posso fare di voi ciò che voglio, no? E' il potere che mi avete dato in cambio del mio aiuto." si scostò un attimo per ammirarlo in tutta la sua bellezza. Pelle candida e vellutata come una rosa bianca, capelli corvini di seta, occhi dell'oro più puro, lineamenti perfetti di una purezza squisita, ma non per questo meno virile. I fasci di muscoli guizzavano sotto quella pelle di seta, ricordandogli di avere di fronte il più forte guerriero di tutto il regno celeste.

Quasi possedute da una volontà propria le sue mani cominciarono a vagare sul torace muscoloso, soffermandosi sui capezzoli rosei.

Le mani di Ashura-oh si strinsero a pugno lungo i fianchi. Taishaku-ten gli affondò le labbra nell'incavo del collo, dove pulsava la vita "Mio... mio... anche solo per una notte... me la farò bastare per l'eternità..." e lo attirò nel suo abbraccio per avvertire finalmente per la prima volta i contorni di quel corpo così desiderato contro il suo. L'euforia e l'incredulità lo travolsero per un attimo, annebbiandogli i sensi.

Era Ashura-oh che stava stringendo.

Ashura-oh di cui poteva finalmente conoscere l'odore, il sapore, dopo aver sofferto d'inedia per troppo tempo.

Solo la rigidità del dio della guerra lo riscosse.

Si scostò bruscamente e lo fissò contrariato.

Una bellissima statua. Ecco quello che aveva stretto tra le braccia. Digrignò i denti.

Oh no! Non sarebbe andata così! Il destino gli aveva concesso solo quella notte e non aveva intenzione di sprecarla o di piegarsi alla volontà di Ashura-oh.

"Non state tenendo fede ai patti, mio re!" gli ricordò freddo, cercando di non fargli capire la rabbia e la frustrazione che stava provando.

"Ho solo promesso di concedermi a voi, non di provare piacere nel farlo."

Taishaku-ten scoprì i denti in quello che voleva essere un sorriso e gli posò una mano sul cuore, sentendolo rabbrividire nonostante il ferreo controllo che esercitava "Vi ripugna così tanto il mio tocco? Il mio odore?" Ashura-oh non rispose "Preferireste che io vi prendessi senza tante storie, per lasciarvi tutto alle spalle e ritornare a rimuginare sul destino non è vero?" lo sfidò, leggendo la risposta in quegli occhi d'oro fuso.

La rabbia e la disperazione lo accecarono, se voleva dargli solo il suo corpo avrebbe preso quello gli si offriva, ma sapeva che non sarebbe stato abbastanza per calmare finalmente la sua fame, per avere il ricordo di un briciolo di paradiso con cui consolarsi nel futuro nebuloso che gli si apriva davanti.

Con una spinta lo fece finire supino sul letto e gli cadde sopra con tutto il suo peso. Gli strinse i polsi in una morsa ferrea, inchiodandolo a braccia allargate sull'ampio e morbido giaciglio. Ashura-oh non oppose alcuna resistenza e lui si infuriò ancora di più, il volto contratto in una maschera di furore.

"Siete mai stato con un uomo, Ashura-oh?" gli chiese irriverente, scendendo a mordergli una spalla, gustando il sapore dolce del suo sudore.

Il dio della guerra scosse la testa teso. Taishaku-ten inserì un ginocchio tra le sue gambe, cercando di allargagliele.

"No!" urlò improvvisamente Ashura-oh.

"No, che cosa? Non era questo che volevate?" si strofinò contro di lui, imponendogli di sentire la sua erezione premergli sul ventre.

"No!"

"Volete tirarvi indietro? Non eravate disposto a tutto pur di far nascere vostro figlio?" lo prese in giro sardonico "Vale così poco la vostra parola? In ogni caso mi prenderei lo stesso ciò che voglio!" si chinò sul suo prigioniero per baciarlo, ma Ashura-oh voltò la testa.

"Come mai reagite mio prode dio della guerra? Avevo pensato di stare facendo l'amore con una bambola compiacente." lo derise.

"Lasciate l'amore fuori da questa faccenda Taishaku-ten!" sibilò a denti stretti.

"Davvero?" sussurrò con una voce che ad Ashura-oh sembrò intrisa di amarezza e tristezza.

"Non prendetevi gioco di me! Voi non sapete che cosa mi costa tutto questo!"

"Non venite a lamentarvi con me! Non avete idea di quale sarà il mio destino!" lo zittì rabbioso, gli occhi di ghiaccio scintillavano di un miscuglio di rabbia, pena e desiderio.

"Cosa..." poi due labbra morbide si posarono leggere sulle sue e una lingua curiosa si avventurò ad assaggiare il sapore della sua bocca. Lo stomaco gli si serrò in una morsa. Non doveva andare così, non era previsto che qualcuno riuscisse ad oltrepassare la sua corazza. Si rilassò e accettò passivamente di lasciarsi baciare, anzi divorare, vista la passione febbrile e i morsi che gli regalava Taishaku-ten.

"Per tutte le divinità, Ashura-oh! Siete più dolce del miele..." allentò la presa sul suo corpo e gli liberò i polsi "... e inebriante come il vino d'ambrosia e questa notte voglio ubriacarmi!" riprese a baciarlo con calma questa volta, come se avesse tutto il tempo del mondo per mandare a memoria le labbra del suo amante.

"Taishaku-ten..." il suo richiamo rimase inascoltato "... Taishaku-ten, fermatevi..." lo respinse con fermezza e si tirò su a sedere, cercando di riguadagnare la calma, escludendolo dalla sua vista per calmare i battiti del suo cuore.

"Va bene Ashura-oh..." sospirò rassegnato "... ho capito che così non va." constatò la voce profonda del dio della folgore.

Ashura-oh gli lanciò un'occhiata da sopra una spalla e lo vide mollemente appoggiato ai cuscini, la tunica aperta sull'ampio petto muscoloso, durante il loro incontro i capelli gli si erano arruffati dandogli un aspetto meno aggressivo.

"Venite da me." gli sussurrò sensuale.

"Cosa..."

"Avanti non siate così timido, mio re." lo canzonò. Quando vide che l'altro non si muoveva lo stuzzicò di nuovo "Io sto sempre aspettando Ashura-oh."

"Io... io... non posso..."

"E' qualcosa che la vostra dignità non vi consente di fare?"

"Smettetela Taishaku-ten! Smettetela! Sono stufo di tutte queste allusioni, battute e quant'altro!"

"E credete che io non sia stufo della vostra freddezza, dei vostri gelidi calcoli e complotti e dell'indifferenza con cui mi trattate?" rispose tagliente "Sono solo una pedina, nel vostro complicato gioco per ottenere un erede, no?" commentò acido "Un piccolo incidente di percorso, da superare in fretta per riprendere le vostre complicate trame."

Ashura-oh strinse le labbra, contrariato. Si era avvicinato molto alla verità, ma con suo grande sgomento si accorse che c'era anche dell'altro. Per un attimo quando il dio della folgore lo stava baciando, toccando... aveva dimenticato il suo scopo ultimo per concentrarsi solo sulle sensazioni fisiche... e questo non era previsto.

"Sono stanco, perdonatemi." Taishaku-ten si alzò dal letto e si voltò come se non riuscisse più a sopportare la vista del dio della guerra.

Ashura-oh suo malgrado si trovò ad ammirare affascinato il fisico scultoreo del dio della folgore, poi si rese conto che questi se ne stava andando.

"Cosa...?"

Sulla porta Taishaku-ten si voltò a guardarlo "Non credo di riuscire a sopportare oltre la vostra freddezza, quindi perdonatemi, mio re, ma lascio il gioco."

"Cosa...?" ripetè stupidamente Ashura-oh.

"Sono abituato ad essere il padrone del gioco e non una pedina..." sorrise amaramente "... non vi preoccupate il patto rimane valido..."

"Ma..." la voce morì in gola ad Ashura-oh. Perchè? Perchè lo avrebbe aiutato pur non ricevendo nulla in cambio? "Aspettate!" gridò quasi.

Taishaku-ten si fermò rigido sulla soglia.

"Aspettate... vi prego..." ripetè lentamente, cercando di pensare velocemente a cosa poteva fare. Doveva tenere fede al patto, non poteva mancare alla parola data, si disse, ingannando anche se stesso, non volendo riconoscere l'impulso profondo che lo faceva restare in quella camera, pronto a donarsi per la prima volta ad un uomo. Anzi, riconobbe in un sussulto d'onestà, a quell'uomo in particolare. Solo a lui.

Sospirò profondamente e poi si liberò dei pochi indumenti che ancora indossava, sdraiandosi sul soffice giaciglio.

"Sono qua." sussurrò piano.

Taishaku-ten si voltò e gli mancò il fiato nel vedere Ashura-oh in tutta la sua gloriosa nudità, steso languidamente sul suo letto.

"Per tutti gli dei!" sibilò, l'eccitazione che gli scorreva con violenza nelle vene.

"Non posso venire meno alla mia parola."

"Non avrei mai dubitato che aveste altre ragioni per un sacrificio simile." commentò sarcastico, mentre gli occhi si abbeveravano a quella bellezza virile, come un uomo assetato alla fonte.

Si avvicinò con circospezione al letto, quasi avesse paura che Ashura-oh potesse cambiare idea all'ultimo momento. Posò un ginocchio sul materasso, piegandosi per poterlo guardare negli occhi, i lunghi capelli che si spargevano come un mantello si seta argentea sul petto di Ashura-oh.

"Perchè?" sussurrò.

Il dio della guerra rimase in silenzio, mordendosi le labbra.

"Ditemelo, Ashura-oh!" gli accarezzò il volto con la punta delle dita "Ho bisogno di saperlo." fece una pausa e si chinò ancora di più su di lui, respirandogli ad un soffio dalle labbra "Lo fate solo perchè avete bisogno del mio aiuto per portare a termine il vostro piano?" Ashura-oh voltò il viso ma le dita di acciaio di Taishaku-ten si strinsero dolorosamente sul suo mento, impedendoglielo.

"Devo saperlo!" pausa "E io in cambio vi farò una promessa. L'unica che porterò fino in fondo."

Ci fu un attimo di silenzio, di immobilità assoluta, poi lentamente le mani di Ashura-oh si alzarono ad incorniciare il suo viso e lui lesse la risposta che desiderava negli occhi d'oro liquido del dio della guerra.

Taishaku-ten sospirò combattuto tra il trionfo e l'amarezza di sapere che quell'attimo di beatitudine era come una bolla di sapone che si sarebbe sciolta al primo sole. Chiuse gli occhi e unì le labbra a quelle di Ashura-oh mettendo tutta la sua passione in quel bacio.

Ashura-oh si rilassò e si permise di abbandonarsi al calore di quell'abbraccio.

"Ecco la mia promessa. Anche se dovessi distruggere la vita di migliaia di persone, sovvertire l'ordine del cielo, io impedirò che vostro figlio divenga il dio della distruzione. A qualsiasi costo." Ashura-oh gli sfiorò le labbra con le dita, toccandolo volontariamente per la prima volta.

Si.

Poteva concedersi quella notte. La prima e ultima.

Il corso delle stelle aveva già iniziato a cambiare.

~ owari ~


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