Today is Ria day… Buon compleanno!!
Anche da chi rimane dietro le quinte e non partecipa attivamente alla vita dell’Ysal! =P

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Revenge

di Nivis

CAPITOLO 9

Jules, questa volta, non cadde a terra; si limitò ad indietreggiare un pochino.
Non aveva calcolato che l’altro potesse arrivare a picchiarlo così presto.
Adesso si pentiva seriamente di aver aiutato Tom.
D’accordo l’avere uno ‘spirito da crocerossina’, ma finire all’ospedale perché una persona non aveva la capacità di accelerare le situazioni gli sembrava troppo.
Si stabilizzò, assumendo una posizione di difesa e aspettando un altro colpo da Nicolas che era, ormai, deciso a menarlo per bene.
Era pronto a difendersi e a contrattaccare quando Adrian s’intromise.
Si frappose improvvisamente tra lui e l’altro ragazzo, cingendogli con una mano i fianchi e traendolo di fianco a sé, spostato dal suo avversario; poi parò il nuovo colpo di Nicolas.
-Smettiamola  con queste cose! Nicolas! Datti una calmata e tu, Jules smettila di provocarlo!-urlò, arrabbiato e senza staccarsi dal biondino.
-E tu, Tom, fa qualcosa per l’amore del cielo! Tutto questo sta succedendo a causa tua! Smettila di startene impalato- concluse voltandosi verso l’interessato.
Tom alzò gli occhi verso di lui, tornando all’istante nel mondo dei vivi.
Era rimasto traumatizzato nel vedere Nicolas picchiare Jules così duramente.
Aveva ragione Adrian: lui doveva fare qualcosa, non poteva lasciare che massacrasse il suo nuovo amico.
Fece un passo in direzione di Nicolas e gli afferrò un braccio.
-Ti prego, adesso basta. Non serve che tu continui a picchiarlo- implorò stringendosi a lui.
Nicolas dapprima lo ignorò, poi se lo scrollò di dosso e si mise a guardare malamente Adrian.
-Togliti, altrimenti non mi farò scrupoli a pestare anche te- gli sibilò gelido.
Era ancora molto arrabbiato, e gli occhi erano stretti in una fessura in cui si intravedevano soltanto le pupille scure.
La sua rabbia era però diversa da quella furiosa di pochi istanti prima: ora calmo, ragionava freddamente e cinicamente, e sapeva di voler picchiare Jules.
Non era più l’istinto a  guidarlo, o un momento di follia, bensì la ragione.
Voleva fare *volontariamente* del male per vendicarsi di tutti i torti che –secondo lui- gli erano stati fatti.
Voleva far capire a Tom di essere lui l’unica persona che gli voleva realmente bene -perché sì, di questo era sicuro- e che non doveva desiderarne altre perché lui bastava (e avanzava) per dargli tutto quello di cui aveva bisogno.

Adrian sentendo quelle parole si accigliò: adesso aveva bisogno di prendersela pure con lui, pur di non ammettere le proprie responsabilità?
Ma cosa credeva? Che gli avrebbe lasciato pestare impunemente Jules senza fare nulla? Sarebbe intervenuto per salvare chiunque in una situazione simile, cosa credeva? E se poi ad essere in difficoltà era l’uomo che amava, beh, come poteva non sentirsi preso in causa?
-Fossi in te non mi sfiderei: sai benissimo che non avresti speranze. Cerca di ragionare, cosa ne ricaveresti da tutto questo?- gli chiese docilmente, ignorando il tono con cui gli aveva parlato.
Sentì Jules irrigidirsi improvvisamente: il suo braccio era ancora intorno alla sua vita.
Doveva essersene accorto.
-Tu, non immischiarti! Ti ho detto di lasciarmi fare, no? E invece noi, tu devi sempre intrometterti anche dove non sono affari tuoi!- gli gridò il biondino staccandosi da lui.
Adrian, sorpreso, sbatté gli occhi un paio di volte.
Tom, stupito da quella repentina intromissione, li spalancò.
Nicolas, scocciato dall’essere così ignorato, li aprì e ringhio pericolosamente, avvicinandosi agli altri due minaccioso.
 -Non potete ignorarmi così!- sbottò.
-Non sono io ad ignorarti, ma lui- rispose Jules indicando Adrian.
-Ma piantala! Sto solo cercando di difenderti- esclamò il moro preso in causa.
-E chi te l’ha chiesto?- chiese nuovamente Jules.
-Ehi! La volete finire tutti e due?!-
Nicolas stava per esplodere nuovamente.
Tom, invece, era immobile e osservava poco divertito la scena.
Tutto sembrava una farsa: Jules e Adrian che litigavano tra loro e Nicolas che implorava per un po’ di attenzione.
Avrebbe potuto sembrare una scena divertente se, primo, non fosse stato lui il fulcro di tutto e, secondo, Nicolas non avesse iniziato nuovamente a stringere i pugni e a digrignare i denti.
Era il caso di dividere i tre prima che le cose potessero degenerare ulteriormente...
Temeva però che il ragazzo potesse picchiare, per sbaglio, anche lui.
Così si limitò a tentare di calmare gli animi con le parole.
-Ehi... ragazzi…- disse, ma gli altri né lo sentirono né si girarono.
-Ehi...- riprovò.
Jules e Adrian stavano ancora bisticciando tra loro.

-Ma dai, se non fossi arrivato io altro che un pugno, saresti già stato massacrato- Adrian incrociò le braccia sul petto.
-Certo, tu lo sai per esperienza che io amo farmi prendere a cazzotti in faccia, non è vero?- lo accusò Jules.
Gli bruciava ancora il colpo ricevuto da lui.
-Cosa c’entra questo? Non mi pare il momento di parlarne, l’hai detto anche tu, prima...- Adrian sospirò stancamente.
Non voleva affrontare quella discussione con il biondino arrabbiato: come avrebbe potuto capire le sue ragioni in quello stato?
-No! Io voglio parlarne ora, in questo preciso istante. Voglio capire perché diavolo mi hai colpito quando tu, e ripeto TU, eri quello che ha fatto la gaffe!- gli urlò colmo di rabbia.

Nicolas ormai aveva raggiunto il punto massimo di ebollizione.
Tom l’aveva notato e prevedendo un finale tragico alzò la voce.
-MA VOLETE ASCOLTARMI?!- urlò loro con tutto il fiato che aveva in corpo.
Finalmente attirò la loro attenzione: Nicolas si immobilizzò e si voltò verso di lui con i pugni ancora chiusi, mentre gli altri due si zittirono all’istante.
-La volete finire di litigare?- esclamò.
Stavolta non aveva intenzione di smettere di parlare finché non avesse detto tutto ciò che aveva in testa.
-Sembrate dei bambini. Non è possibile che alla vostra età vi comportiate peggio dei poppanti. Voi due!- indicò Adrian e Jules.
-Non ho la più pallida idea di che cosa stiate discutendo, e neanche mi importa, ma non è il momento. Volete chiarirvi? Beh, fatelo da un’altra parte. E tu...- si avvicinò di qualche passo a Nicolas, che lo guardava con occhi sgranati
-Non ti sembra di esagerare? Che motivo hai per picchiare uno che conosci da un giorno soltanto? Che ti ha fatto? Non avete neppure parlato voi due, quindi perché lo vuoi massacrare? E in ogni caso, anche se tu avessi delle valide ragioni, che storia è quella di ricorrere alla violenza? Non si risolve mai nulla così. P.a.r.l.a.r.e. ecco cosa si deve fare. Quindi, se hai qualcosa da chiarire, fallo subito, ma non azzardarti più ad alzare un dito su di lui, altrimenti non ti parlerò più, mai più!- disse senza respirare, poi si zittì.
-...-
-...-
Ci fu qualche secondo di silenzio, poi Nicolas aprì le mani e lasciò cadere le braccia lungo i fianchi.
Si abbandonò per terra e rimase lì, fermo.
Adrian e Jules si guardarono in cagnesco per un attimo e poi, girandosi in direzioni opposte, sbuffarono un “Mh” entrambi.

Nessuno parlava. Si sentiva soltanto il vento fischiare e le cicale frinire.
Tom sospirò.
-Su, avanti, non avete qualcosa da dire?- chiese cautamente. Aveva paura che scoppiasse un’altra baruffa.
-Io e Jules possiamo chiarire un’altra volta. Su questo hai ragione- ammise Adrian.
Jules si girò di scatto con gli occhi furenti, pronto a contraddirlo, ma non osò proferir parola vedendo il suo sguardo deciso fissarlo.
Quando, poi, il moretto gli indicò con un cenno Nicolas, annuì, posticipando a un altro momento i suoi propositi di vendetta.
-Tu, Nicolas, non hai niente da dire?- chiese Tom.
Il biondino alzò lo sguardo verso di lui.
-Forse sei tu che dovresti dire qualcosa- gli rispose arrogantemente.
Tom non raccolse la provocazione e si limitò a guardarlo, rassegnato.
-Ok, ok, abbiamo capito. Ragazzi, diamoci da fare, tra poco è ora di pranzo e io ho fame. Lasciamo da parte ogni problema e prepariamo il pranzo. Al resto penseremo dopo- propose.
Dentro di sé però si sentiva male: lui non voleva che andasse a finire così.
Aveva sperato che, vedendolo andare in giro con Jules, Nicolas si ingelosisse e gli dichiarasse il suo amore (sempre se lo amava), non che se la prendesse con il ragazzo.
Ora le cose non erano per nulla facili: non c’era più soltanto il suo di problema, pareva che anche Adrian e Jules avessero qualcosa da sistemare, e da quel poco che aveva capito non doveva essere qualcosa di facile risoluzione.
E la causa di tutto era lui.
Che in fondo non era nulla.
Che in fondo non aveva chiesto aiuto, perché sapeva che non avrebbe avuto speranze.
Che in fondo si era rassegnato a recitare per sempre la parte dell’amico.
Che in fondo aveva sperato.
E che ora si trovava in un abisso di disperazione e sensi di colpa senza fine.
Se almeno avesse potuto fare qualcosa, ma che cosa?
Non aveva il coraggio di prendere da parte Nicolas e dichiarargli i propri sentimenti, non aveva neppure il coraggio per chiedere a Jules se poteva fare qualcosa per lui. Quanto ad Adrian, beh, tra i tre era l’unico che sembrava non avere problemi di sorta. Non aveva fatto praticamente nulla di male, era una vittima della situazione.
Aveva tentato di salvare Jules ed era stato insultato sia da lui che da Nicolas. Poi aveva tentato di evitare una discussione, che non aveva senso e Jules l’aveva accusato di non sapeva cosa.
Anche quando aveva tentato di sedare completamente gli animi Jules l’aveva avvisato di non farlo.
Che credeva, che non si fosse accorto dell’occhiata che aveva rifilato ad Adrian?
Eccome se l’aveva vista.
E ancor meglio aveva visto gli occhi di Adrian che si erano fatti glaciali per un istante – il tempo necessario a farlo desistere – e che poi erano tornati normali, e rinviando solamente una discussione inevitabile.
Avrebbe potuto anche pensare che fosse un litigio tra innamorati, ma il gelo sceso dopo la discussione l’aveva escluso.
Eppure, non sapeva per quale motivo, l’idea di vederli insieme non voleva andarsene dalla sua testa. Sarebbe stata un ottima soluzione per tutto: Nick che scopriva che i due erano fidanzati, rinunciava ai suoi propositi assassini e si dichiarava a lui. Ecco, quella sarebbe davvero stato un ottimo happy end.
Jules e Adrian annuirono alla sua richiesta e si misero a ultimare gli spiedini.
Una volta finito li misero a cuocere sul fuoco, aspettando che gli altri arrivassero.
Nicolas si alzò, prese un paio di bottiglie d’acqua e le portò accanto al fuoco, sedendosi poi, con il viso imbronciato, senza proferir parola.
Gli altri lo ignorarono, pregando che Mark e Luke si sbrigassero a tornare: forse loro potevano rallegrare l’aria lugubre che si era creata.

Poco dopo arrivarono uno dopo l’altro i due ragazzi e si misero a chiacchierare, tra loro, di tutto quello che avevano visto.
La conversazione durò poco: gli altri non intervenivano mai e si limitavano a mangiare con il viso basso.
Bastò loro un occhiata a capirsi: la situazione era tesa e prometteva di peggiorare. Non sapevano cosa fosse successo, e sinceramente neanche volevano conoscerlo. Loro erano in gita per svagarsi, non per assistere a delle scenate.
Dovevano andarsene al più presto.
Terminarono di pranzare con gli altri, riunirono gli avanzi e li buttarono via, poi con una scusa si allontanarono in fretta dal campo.
-Se non hanno risolto per stasera li costringerò a forza...- mormorò Mark, prima di dividersi dal compagno.
-Già... e ti darò una mano ben volentieri. Ci vediamo più tardi...- gli fece eco Luke, mentre si sistemava il binocolo intorno al collo e s’incamminava lungo il sentiero.

Adrian gettò un po’ di terra sul fuoco per spegnerlo.
Aveva pensato.
La situazione era davvero assurda. Si sarebbe anche messo a ridere, se non fosse stato che anche lui era in mezzo...
Non si pentiva di aver tolto Jules dalle grinfie di Nicolas, ovviamente, quanto di non averlo atterrato sul momento con un gancio sullo stomaco. Se l’avesse fatto avrebbe potuto costringere Nicolas e Tom a chiarirsi senza che il biondino si facesse prendere da idee belligeranti. E invece no, lui si era messo a discutere con quella testa dura!
Ma forse poteva ancora fare qualcosa.
Si guardò intorno.
Nicolas era seduto e fissava le ultime volute di fumo che si alzavano dal fuoco ormai quasi spento.
Tom si era seduto sotto un albero e teneva gli occhi chiusi.
Jules era tornato alla tenda e si sentiva un frusciare di fogli.

Bene, con lui fuori dai piedi poteva provare a fare qualcosa.
Si mosse.
Nicolas girò lo sguardo verso di lui.
Si avvicinò a Tom, che aprì gli occhi e lo guardò interrogativo.
Gli si sedette accanto e avvicinò il volto.
Nicolas, disturbato da questo, strinse gli occhi.
“Ecco, ci siamo” pensò Adrian, mentre si avvicinava all’orecchio di Tom seguito dallo sguardo furente del biondo.
-Vai nel bosco. Farò finta di seguirti, ma ti manderò Nicolas. *Dovete* parlare. È un ordine- gli sussurrò, vicinissimo all’orecchio.
Tom si voltò verso di lui.
I loro volti erano separati solo da qualche centimetro.
Annuì.
Adrian si allontanò. Rimase seduto lì vicino ad osservare Nicolas che lo guardava arrabbiato.
Sorrise tra sé.
Le cose stavano andando come aveva programmato.
Qualche secondo dopo Tom si alzò e si avviò verso la boscaglia.
I due ragazzi lo seguirono con lo sguardo.
Non appena fu fuori vista, Adrian si alzò e si diresse verso il punto in cui il moretto era scomparso.
Finché non fu sicuro che Nicolas non lo potesse più vedere camminò, poi deviò dal sentiero e si nascose per bene tra la boscaglia, aspettando di vederlo comparire.
Pochi istanti dopo il ragazzo sfrecciò davanti a lui come una furia.
“Appena in tempo!” pensò.
Aspettò ancora qualche altro secondo. Non vedendolo tornare indietro fece un sospiro di sollievo e tornò al campo.

Jules si stava guardando intorno, chiedendosi dove fossero finiti gli altri.
Vide qualcuno venirgli incontro e abbozzò un sorriso: allora non erano spariti! Il sorriso si trasformò in una smorfia quando riconobbe nella figura Adrian.
Ci mancava solo lui.
Ma che si era intromesso a fare? Come se non fosse stato in grado di difendersi da solo.
Lo ignorò completamente girandosi dall’altra parte a braccia conserte.
-Jules?- chiese il moro.
Lui non rispose.
-Dai, parliamone...- propose.
Di nuovo nessuna risposta.
Sospirò.
-Mi costringi a usare le maniere forti se fai così...- soffiò al suo orecchio cercando di farlo reagire.
Jules si voltò di colpo, sorpreso dalla troppa vicinanza dell’altro.
Neppure questa volta aprì bocca, limitandosi a squadrarlo.
Poi, facendo una smorfia, si girò nuovamente dandogli le spalle.
Adrian sospirò nuovamente.
-Ti avevo avvisato. Mi dispiace- affermò.
Caricò il pugno e lo colpì allo stomaco. Il ragazzo, che preso alla sprovvista non aveva fatto resistenza, si portò le mani al ventre e cadde a terra svenuto.
Adrian si abbassò e se lo caricò sulle spalle partendo, poi, alla volta del lago.

Fine capitolo 9


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