Today is Ria day… Buon compleanno!!
Anche da chi rimane dietro le quinte e non partecipa attivamente alla vita dell’Ysal! =P

Un grazie anche a Violet per l'aiuto!


Revenge

di Nivis

CAPITOLO 8

Jules e Tom erano appena andati via.
Adrian mise su  il caffé: era quella la sua mansione in campeggio. Essendo l’unico che si destava presto era una sorta di sveglia per tutti gli altri. Sentendo l’odore del caffè che si espandeva in giro Luke e Mark si svegliarono e pochi minuti dopo uscirono dalle tende.
-Buongiorno!- salutarono prendendo una tazza a testa e versandoci dentro un po’ di caffé.
-Dormito bene?- chiese Mark agli altri.
-Sì, tu?- rispose Luke.
Il ragazzo fece una smorfia d’insofferenza.
-Mi ha mandato 10 messaggi ieri sera…- piagnucolò.
-Chi?- chiese Adrian non capendo a chi si riferisse.
-Lauren, la mia ragazza. Ha il terrore che io la possa tradire... Non si rende conto che qui ci sono solo uomini!- rispose con tono seccato.
Luke iniziò a ridere
-Guarda un po’! Non dici mica che non la tradiresti perché sei fedele… solo perché non ne hai la possibilità! – gli fece notare tra una risata e l’altra.
-Ma dai! Sai che non è quello che volevo dire!- rispose Mark facendo finta di essere offeso.
Luke continuò a ridere e Adrian si unì a lui.
-Gli altri stanno ancora dormendo?- domandò Luke ad un certo punto.
-Credo di sì… non li ho ancora visti- mentì Adrian -Beh, Nicolas di sicuro: quando sono uscito era ancora nel mondo dei sogni!-
-Ah! Ma come mai hai dormito tu con lui? Di solito non è Tom che fa i salti mortali per poter stare nella stessa tenda?- gli chiese improvvisamente Luke.
Qui si metteva male. Cosa poteva inventare?
-Ieri sera Jules ha parlato di un ritratto, ma non me la sono bevuta, figuriamoci, secondo me ci vuole provare con Tom!- continuò Luke.
Adrian sbatté un paio di volte gli occhi: allora non era stato l’unico ad avere avuto quel pensiero! L’idea di Jules avvinghiato a Tom, che gli si strusciava contro, che lo accarezzava, che lo baciava! Tutte queste cose gli davano la nausea: voleva essere solo lui a ricevere tutte quelle attenzioni… e poi, Tom non era innamorato di Nicolas? Ma poteva sempre venire sedotto dalla bellezza di Jules.
Al pensiero di tutte queste possibilità gli venivano i brividi.
-Allora?-
La voce di Mark lo scosse dalla momentanea apatia in cui era caduto. Ora aveva altro di cui occuparsi: doveva reggere il gioco a Jules.
-No, non credo- mentì di nuovo. E aggiunse la prima scusa che gli passò per la testa.
-Ieri sera Jules voleva stare lontano da me… Avevamo litigato e lui ha chiesto a Tom di scambiarsi con me e lui ha accettato…-
-Litigato? Non sembrava mica a vedervi, siete pure fuggiti nel bosco! Ma sarà un litigio tra innamorati, no?- scherzò Mark, non avendo assolutamente idea che una frase simile avrebbe colpito Adrian.
Il moro infatti arrossì visibilmente. Ovviamente non perché l’insinuazione fosse vera (lui non era fidanzato con Jules… purtroppo), piuttosto perché avevano colpito un suo punto debole. L’idea che anche loro, come lui, pensassero che lui e Jules potessero stare insieme gli faceva ben sperare.
Non ebbe neppure bisogno di parlare per smentire la cosa che Mark lo anticipò.
-Oh, forse ho indovinato! Ma non voglio saperne nulla… non sono affari miei… lasciami solo dire che sembrate davvero una bella coppia!-
Arrossì di nuovo.
Anche se le cose non erano andate come voleva lui la situazione aveva preso una piega che poteva tornargli utile in futuro.
Non cercò di smentire le allusioni di Mark, ma neppure le confermò.
-Speriamo. Comunque non dite nulla né a Tom né a Nicolas. Siete già in troppi a sapere che abbiamo litigato- si limitò a dire.
I due annuirono, promettendo un silenzio di tomba.

Finirono di fare colazione se ne andarono, chi a preparare l’attrezzatura da trekking, chi a prendere il binocolo per un po’ di sano bird-watching.
Adrian tornò alla tenda per recuperare qualcosa da leggere per passare il tempo.
Poi si piazzò sotto uno degli alberi a un angolo del campo e iniziò la lettura.
Era così assorto che neppure si accorse di Mark e Luke, che lo salutarono prima di partire per le loro escursioni, e neppure sentì Nicolas che lo chiamava dopo essersi alzato.

-Adrian!- ripeté per l’ennesima volta il biondo.
-Ah!- Il moro alzò di scatto gli occhi dalla pagina -Che c’è?- gli chiese poi.
-Niente, mi sono appena alzato… non ci sono gli altri? – gli domandò, sedendosi accanto a lui.
Adrian si guardò intorno.
-Luke e Mark devono essere andati in giro, mentre Jules e Tom non li ho ancora visti. Credo siano ancora nella tenda…-
Nicolas deglutì e storse la bocca. L’idea dei due insieme non gli piaceva poi molto…
Simulò la collera che gli stava venendo.
-Che perdigiorno! Vorrei svegliarli solo per vedere che reazione avrebbero!- tentò di scherzare.
Faceva un po’ pena questo suo buonumore falsato, ma Adrian non poteva lasciarsi prendere dalla compassione: quello era il momento buono per attuare il piano.
-Poverini, saranno stanchi. È probabile che abbiano parlato per tutta la notte… lasciamoli dormire per un altro po’, è ancora presto in fondo…- disse, più per provocarlo che per avere una vera risposta.
-Presto? Ma se sono le 11.00, non te n’eri accorto?- gli rispose il biondo, ignorando volutamente l’accenno al loro probabile rapporto. Sì, perché ormai Nicolas era convinto che tra i due stesse nascendo qualcosa. Altrimenti perché Tom aveva preferito dormire con Jules?
Adrian guardò l’orologio.
Non si era accorto che fosse così tardi, perso com’era nella lettura.
-Non mi ero reso conto dell’ora. A questo punto sarebbe anche ora che si alzassero... Vuoi avere tu l’onore di rompergli le scatole?- gli propose, facendo finta che fosse un’idea  del momento, ma ben sapendo che aspettava di dirlo da quando i due se n’erano andati.
-Ok, ho proprio voglia di fare qualche scherzo idiota… ma sei sicuro di non volerli lasciare dormire ancora?- chiese Nick, sperando ardentemente che l’altro gli desse ufficialmente il via libera.
-Sì, vista l’ora è meglio farli alzare. Però, è strano che non l’abbiano già fatto…- disse, calcando sull’ultima frase al fine di far intendere che forse c’era un motivo a quella loro assenza.
Non aggiunse altro, lasciando che Nicolas pensasse quello che voleva.
-Mmh…- mugolò Nicolas.
Poi afferrò una bottiglia d’acqua dalla sua tenda e l’aprì, pronto per annaffiare i due addormentati.
Infine, preso come da un istinto incontrollabile, si diresse, in tutta fretta, verso la tenda e spalancò l’entrata.
E sgranò gli occhi.
-Ma qui non ci sono!- esclamò a voce alta, sorpreso.
Adrian fece finta di non capire cosa volesse dire.
-Eh? Che vuol dire che non ci sono?- chiese.
-Non c’è nessuno nella tenda: i sacchi a pelo sono intatti, quasi non ci avessero dormito. Dove possono essere?- si chiese, sconfortato.
Il moro si avvicinò e sbirciò dentro la tenda. Tutto era intatto.
Fece finta di essere anche lui preoccupato.
-Non so: è dalle otto che sono sveglio, eppure non ho visto nessuno uscire da quella tenda…- mentì.
Nicolas lo guardò sospettoso: com’era possibile che lui non li avesse visti? Tom non era certo il tipo che si alzava presto, anzi, solitamente era lui a svegliarlo…
Adrian ricambiò lo sguardo, aprendo le braccia come a dire “Non so, non è colpa mia” e Nicolas scosse la testa.
Per un istante aveva pensato a una sorta di scherzo, di complotto, ai suoi danni, ma non era possibile. Adrian, uno dei suoi amici più cari, non si sarebbe mai divertito alle sue spalle.
Iniziò a disperare.
Dove poteva essere Tom?
E, soprattutto, che cosa stava facendo con Jules, quel dannatissimo biondino, che era appena arrivato nel gruppo e già voleva monopolizzare uno dei suoi migliori amici?
Quello che lo assecondava in tutto e per tutto, per l’esattezza.
Quello che lo seguiva come un cagnolino ovunque andasse e a cui brillavano gli occhi ogni volta che lo vedeva.
Quello che, se si incontravano per caso, sbiancava dall’emozione e per cinque minuti buoni non faceva altro che balbettare.
Quello che per farlo felice sarebbe arrivato anche a dargli l’anima.
Quello che rappresentava la sua unica certezza di affetto.
Perché, lui lo sapeva, era l’unico che gli voleva bene incondizionatamente, a dispetto delle sue insicurezze, del suo modo di fare a volte arrogante, delle sue lune e delle sue assurde manie.
(<<Ma perché ti ostini a mettere le magliette sotto i pantaloni?-
-È una mania che ho…assurda, vero?-
-No, è simpatica invece! Ti rende unico!>>
)
E ora arrivava lui, uno qualunque, di cui nessuno sapeva nulla, e tentava di rubargli le uniche sicurezze che aveva…
Non era giusto, ecco!

-Non gli hai mai detto nulla di tutto questo, mi pare...- lo interruppe Adrian.
-Eh?- Nicolas lo guardò, non capendo di cosa stesse parlando.
-A Tom non hai mai detto tutte queste cose, no? È ovvio che se arriva qualcuno che lo ricopre di attenzioni lui preferisca andare con lui. Non ha mai saputo né di piacerti né di non piacerti- spiegò pazientemente.
-Ho parlato a voce alta?- tentò di sviare il discorso Nicolas.
-Sì, e non tentare di cambiare discorso!- lo avvisò il moro.
Nicolas sospirò.
-Non so se mi piace- ammise con riluttanza.
-Però sei geloso se qualcuno te lo porta via, no?-
Il biondo annuì.
-E se qualcuno gli è accanto ti sembra una cosa sbagliata, no?- chiese dolcemente.
Annuì di nuovo.
-E quando ti è intorno ed esaudisce ogni tuo desiderio ti fa piacere?- lo interrogò.
-Sì, e quando mi è vicino sono felice, ma quando non c’è mi manca terribilmente- confessò Nicolas arrossendo.
-E ti è mai venuto in mente che potresti esserne innamorato?- buttò lì Adrian, tentando di non essere troppo ironico.
Le cose erano così semplici: lui gli voleva bene, ma non se ne rendeva conto. E chissà da quanto tempo andava avanti questa cosa…
Ah, se si fosse svegliato prima avrebbe riservato un sacco di paranoie a Tom e un sacco di balle a lui. Gli bruciava ancora la scusa che aveva dovuto inventare per spiegare perché avesse dormito lui con Nick e non Tom.
-Può darsi, non lo so. Sono confuso- si trovò a dire il biondo.

Iniziò a riflettere: era davvero tutto così facile?
Ne era davvero innamorato?
Ma lui aveva sempre creduto che l’Amore, quello con la A maiuscola, fosse diverso.
Più coinvolgente, innanzitutto, e con sintomi diversi dalla semplice pace e tranquillità che gli pervadevano l’animo quand’era in compagnia di Tom.
Non aveva mai sentito il respiro mancargli quando lo vedeva da distante.
Non era mai rimasto senza parole quando lo incontrava.
Non si era mai eccitato sentendo il suo profumo.
Non aveva mai avuto l’istinto di prenderlo e nasconderlo alla vista degli altri.
No, un momento... da quando Jules era arrivato lui aveva pensato più di qualche volta di portarlo via, lontano, celandolo alla sua vista.
Che questo fosse, comunque, amore?
Ma come poteva esserne sicuro, se, ora che aveva questi dubbi, Tom gli era stato portato via? Lo faceva stare male quest’idea. Lo stomaco gli doleva e gli occhi bruciavano. E la colpa era tutta di Jules. Tutta colpa sua...
-Maledetto...- mugolò, senza farsi sentire da Adrian.
Tutto era successo a causa sua. E sì che gli era sembrato anche simpatico, all’inizio.
No, non si dovevano giudicare le apparenze. Si era rivelato per quello che era, un ladro di certezze, e un istigatore di dubbi, ecco!
Adrian sospirò sentendolo borbottare: con lui non c’erano speranze! Anche mettendogli davanti certe cose Nicolas non le voleva ammettere.
Possibile che non si rendesse conto dei sentimenti che provava?
Che Tom fosse stramaledettamente innamorato di lui era chiaro, ma lui lo capiva?
O pensava forse che il moretto gli stesse così vicino solo perché lo considerava il suo “migliore amico”?
No, doveva costringerlo a confessare a Tom quello che sentiva. Forse, una volta fatto il primo passo il resto sarebbe venuto da sé. Doveva solo aspettare l’occasione giusta...
Lo lasciò lì, a meditare sui propri sentimenti, e riprese a leggere.


L’ora di pranzo era vicina, ma né Luke né Mark si vedevano e lo stesso valeva per Jules e Tom. Nicolas dalla confusione sui propri sentimenti era passato alla rabbia verso Jules che, secondo il suo parere, era l’artefice di tutti i suoi dilemmi. Non si fidava di lui: era certo che gli stesse portando via il *suo* Tom.
Non che fosse ancora suo.
Non che fosse ancora sicuro di amarlo.
Insomma, questi erano concetti secondari!
La cosa più importante era che Tom era stato rapito (Non poteva essersene andato di sua scelta, no?)  dall’essere viscido, orrendo e repellente che rispondeva al nome di Jules.

Adrian distolse gli occhi dalla pagina e iniziò ad osservarlo.
Nicolas stava camminando piuttosto velocemente da una parte all’altra del campo. Ogni tanto si fermava da qualche parte e si sedeva, ma qualche secondo dopo si rialzava e ricominciava il suo peregrinare. Gli occhi ormai erano infossati dalla rabbia e mentre digrignava i denti stringeva pericolosamente le labbra.
Forse il piano di Jules non era stato poi così buono...
Se i due non tornavano alla svelta era possibile che il biondo decidesse di mettersi alla loro ricerca.
E sicuramente non avrebbe potuto fermarlo.
Non l’aveva mai visto così arrabbiato. Mica male per uno che non aveva ancora ben chiarito i propri sentimenti...
Ma non era quello il momento di fare un’analisi della psiche del ragazzo. Sarebbe stato meglio spiegargli le cose e magari fargli passare la rabbia. Se gli avesse raccontato che era tutto uno scherzo, fatto per aiutarlo, si sarebbe sicuramente calmato...
Stava quasi per rivelargli tutto quando un fruscio e delle voci annunciarono l’arrivo di Jules e Tom al campo.
-...e così gli ho detto “Piantala, fatti un giro e non farti più rivedere”- stava raccontando Jules, mentre con una mano teneva lo zaino e con l’altra si faceva strada tra la boscaglia.
-Hai fatto bene. E, anzi, sei stato anche troppo buono: al posto tuo gli avrei dato pure due calci!-
Tom era proprio dietro di lui, più allegro del solito.
Sentendo le voci Nicolas si voltò di colpo e si mise a guardarli. Lo stesso fece Adrian.
I due ragazzi, sentendosi osservati, si girarono a loro volta e si trovarono a fissare i due occhi pieni di rabbia di Nicolas, e quelli rassegnati all’inevitabile di Adrian.
“A quanto pare ha funzionato!” pensò Jules, vedendo il biondo che tentava di polverizzarlo con lo sguardo.
Stettero tutti in silenzio per qualche secondo, poi Adrian tentò di spezzare la tensione.
-Bene!- esclamò con allegria -Era ora che arrivaste! Avevamo giusto bisogno di qualcuno che ci aiutasse a preparare il pranzo! Jules, non ti dispiace aiutarmi a radunare la legna,?- calcò sulle ultime parole per far capire all’altro che non poteva assolutamente rifiutare.
Il ragazzo non aveva neppure pensato di dire di no: in quel momento, vedendo gli occhi  iniettati di rosso di Nicolas, l’unica cosa che voleva fare era allontanarsi per qualche istante dal suo raggio d’azione. Così, seguì docilmente Adrian fino al margine del bosco.
Mentre radunavano la legna il moro gli chiese a bassa voce: -Che ne pensi?-
-Mah, secondo te?- rispose con ironia -Il fatto che abbia cercato di fulminarmi è normale?-
Adrian sorrise.
-Quando non vi ha trovati era sconvolto. Abbiamo parlato un po’, e se vuoi la mia opinione non soltanto è innamorato di Tom, ma è pure geloso di te...- affermò.
-Ma va’, non me n’ero accorto... però mi pare che non abbia molta intenzione di dichiararsi, no?- gli rispose acido.
-Già... l’unica cosa che mi ha detto è di essere piuttosto confuso...- sospirò rassegnato.
Jules scosse la testa un paio di volte.
-Confuso un corno! Secondo me non vuole ammetterlo a sé stesso... se almeno si comportasse coerentemente, Tom si metterebbe il cuore in pace. Non può arrabbiarsi se viene via con me e ignorarlo per tutto il resto del tempo! -
-Su questo hai ragione- dovette ammettere Adrian.
Jules gli indicò il posto dove Tom e Nicolas stavano preparando, in un silenzio di tomba, la carne per gli spiedini.
-Guarda, è ridicolo! Se ne stanno in silenzio quando avrebbero milioni di cose da fare. Devo assolutamente fare qualcosa... dammi corda!- disse e fece per raggiungerli, ma Adrian fu più lesto e lo afferrò per un braccio.
-Stai attento, non vorrei vederti messo ko da un altro pugno- bisbigliò ad un orecchio.

Non ce l’aveva fatta a trattenersi.
Aveva davvero paura che Nicolas potesse picchiarlo.
Non poteva sopportare l’idea che qualcuno potesse mettergli le mani addosso. Già si era pentito lui stesso di averlo picchiato una volta, non voleva che accadesse di nuovo.
Ne era innamorato, non voleva che soffrisse, neppure per un minimo dolore fisico. Se non poteva averlo (ma non era detto... il tempo è l’unico che può dare risposte definitive) voleva almeno proteggerlo fin dove gli era possibile.
Non gli interessava quello che l’altro poteva pensare. Se anche avesse capito che gli voleva bene e avesse deciso di giocare con lui non gliene sarebbe importato: per un attimo di felicità era disposto a soffrire tutte le pene dell’inferno.

-Adesso non è il momento per certe cose, ne riparleremo un’altra volta,ok? Adesso lasciami fare...- rispose Jules sorridendo tristemente.
Non aveva senso che gli dicesse una cosa del genere proprio lui, che tre settimane prima gli aveva lasciato un livido sul volto.
E poi, che senso aveva accennare in quel momento a quel fatto?
Aveva paura che finisse knock out anche questa volta? Come se non fosse in grado di badare a se stesso. D’accordo, era piccolo, un po’ basso e se vogliamo aveva pure qualche tratto femmineo, ma lui era un uomo a tutti gli effetti.
E se anche l’avesse detto con reale preoccupazione, beh, in quel caso forse avevano un discorsetto da fare non appena la questione “Tom” fosse finita.
Si staccò da lui e si diresse verso gli altri due ragazzi.
Anche il moro si avvicinò portando con sé un po’ di legna e fingendo di darsi da fare ad accendere il fuoco mentre in realtà spiava gli altri.

Jules si era messo vicino, troppo vicino,  a Tom e gli aveva appoggiato una mano intorno ai fianchi.
Nicolas gli aveva scoccato un’occhiata gelida, ma lui non ci aveva badato.
-Dai, che ti costa?- chiese a Tom.
-No, sai che non posso. Devo finire qui, poi vengo dove vuoi - si rifiutò Tom.
-Ma dai, puoi benissimo lasciare che sia Nicolas a finire. Non ve ne mancano mica tanti, no?- continuò il biondino.
Si staccò da Tom e iniziò a fargli il solletico per tentare di convincerlo.
-Smettila! Voglio finire, dammi 10 minuti e arrivo!- supplicò Tom.
Ma Jules era deciso a farlo capitolare all’istante e non smetteva di disturbarlo.
Nicolas, durante tutta la scena, si era finto indifferente a quei discorsi, limitandosi a fare la sua parte di lavoro ma in realtà – e questo lo poteva dire Adrian che l’aveva visto stringere più volte gli occhi – aveva ascoltato ogni sillaba e stava iniziando a fumare di rabbia.
“Ancora qualche minuto ed esplode” pensò.
Non ebbe neppure il tempo di scommettere con sé stesso quanto poteva resistere che sbottò.
-Dacci un taglio! Ti ha detto di no, che altro vuoi? Non puoi andartene a scocciare qualcun altro?- attaccò.
Era esattamente quello che Jules stava aspettando: una scusa per poter attaccar briga e fargli capire, una buona volta, come stavano le cose.
-Non intrometterti: non sono affari tuoi!- lo provocò aspramente.
Nicolas lasciò cadere sul tavolo quello che aveva in mano e si girò verso di lui.
-Dal momento che stai disturbando pure me e che mi hai messo in mezzo sono *anche* affari miei! Perché sarei *io* quello che dovrebbe finire tutto il lavoro da solo?- si sfogò.
Jules strinse gli occhi seccato.
-Eh! Se non ti va bene dillo subito! Sei sempre così lento a elaborare le informazioni?-
Nicolas sbuffò.
-Oppure è solo un caso? Mi sembra che tu stia cercando una scusa per attaccare briga... o è una mia impressione?- lo canzonò.
-Cosa vorresti dire?- Nicolas usò un tono basso e minaccioso: ora era davvero arrabbiato.
Sì, aveva pensato di attaccare briga e di pestarlo, ma non in quel momento.
Era lui, quello schifoso Jules, che stava cercando un pretesto per menare le mani. Grugnì e strinse i pugni.
Le parole di Jules, per quanto errate, l’avevano messo di fronte a un bivio: picchiarlo, usando la scusa che gli era stata offerta o lasciare perdere tutto?
L’altro ragazzo non aspettò che riprendesse a parlare, fece finta di nulla e riprese a parlare con Tom.
-Dai, deciditi: vuoi venire con me o restare qui con questo scontroso?- chiese al moretto.

Tom aveva osservato per tutto il tempo il comportamento di Nicolas.
E gli era piaciuto.
Se fino a una mezz’oretta prima era sicuro che il ragazzo non provasse assolutamente nulla per lui, ora doveva ricredersi.
Era incredibile quanto un misero scherzo – perché per lui era stato uno scherzo, mica poteva pensare che Nicolas avrebbe reagito così – potesse cambiare una persona.
La messa in scena che Jules aveva improvvisato lo aveva illuminato.
Aveva notato gli sguardi assassini che il più alto aveva mandato a Jules e ancora di più aveva visto quell’unica occhiata, gentile, rivolta a lui.
Non voleva che tutto restasse così, voleva avere delle certezze.
Voleva che Nicolas gli dicesse che gli voleva bene.
Aveva aspettato già troppo a lungo.

Decise di assecondare la sceneggiata di Jules.
-Mm... vengo con te , ma tra cinque minuti, voglio finire qui...- gli disse con tono zuccheroso.
Nicolas, sentendolo, non ci vide più dalla rabbia: Jules l’aveva ignorato e come se fosse stato abbastanza, Tom, il *suo* Tom, si era appena messo a fare le fusa con lui.
Questo poteva sopportarlo e così perse definitivamente la pazienza.
-Non vai da nessuna parte!- gli ordinò a voce alta, con un tono che non ammetteva repliche.
Sentendolo Adrian si alzò in fretta dal focolare, raggiungendoli.
Le cose stavano degenerando.
Nessuno lo vide: Nicolas perché troppo preso dalla furia, gli altri due perché troppo sconvolti da quella frase inaspettata .
-Non prendo ordini da te!- esclamò Tom improvvisamente.
 Sia Jules che Nicolas si voltarono verso di lui, sorpresi: era la prima volta che lo sentivano alzare la voce con qualcuno. Aspettarono per sentire se aveva qualcos’altro da dire, ma si limitò a stare zitto, imbarazzato dell’improvvisa popolarità.
Jules capì l’imbarazzo del ragazzo e si affettò a spostare l’attenzione.
-Visto? Pure lui dice che non hai diritto di dargli ordini!- disse rivolto verso Nicolas -E’ inutile che parli. Faresti meglio a risparmiare fiato, così fai un favore a te stesso e a noi!-  concluse.
Questo era davvero troppo.
Nicolas non ci vide più dalla rabbia e afferrò il biondino per le spalle.
-Piantala tu di comportarti come se tutto ti fosse dovuto! Chi pensi di essere? Sei nel gruppo da meno di due giorni e pretendi di fare quello che ti pare?- gli urlò contro.
Jules spalancò gli occhi: la morsa di Nicolas era davvero ferrea. Tentò di reagire.
-Ehi! Calmati! Primo: toglimi quelle zampe di dosso- sibilò -Secondo: mi sembra sia tu quello che pretende che tutto vada come vuole lui. Non puoi decidere al posto di Tom. Non ti appartiene mica, cosa credi? Sei forse convinto che le tue parole valgano qualcosa per lui? Non credo proprio...- disse tutto d’un fiato e poi continuò, senza lasciare al biondino il tempo di ribattere -Guarda, capirei se tu fossi il suo ragazzo, o almeno se tu provassi un minimo di affetto per lui... in quel caso potrei dire che hai paura che io gli faccia del male, ma da come ti comporti sembra quasi che ti dia fastidio il fatto che ti possa portare via il tuo giocattolo, più di ogni altra cosa! A te non importa nulla dei suoi sentimenti. Sei solo un egoista- concluse.
Nicolas non aspettò più neppure un secondo: fece un passo indietro e gli mollò destro in pieno volto.
-Nooooooo- urlò Adrian cercando di fermarlo, ma ormai il colpo era stato inferto.

Fine capitolo 8


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