Today is Ria day… Buon compleanno!!
Anche da chi rimane dietro le quinte e non partecipa attivamente alla
vita dell’Ysal! =P
Un grazie anche a Violet per l'aiuto!
Revenge
di Nivis
CAPITOLO 7
-È inutile che fingi di dormire! Si vede lontano un miglio che stai recitando!
Se c’è qualcosa che vuoi dirmi fallo, ma per l’amore del cielo piantala
di comportarti come un bambino!- Adrian sbuffò, per l’ennesima volta,
mentre rimproverava Nicolas.
Il biondo fece capolino dal sacco a pelo, tirando fuori solo la punta
del naso.
-Sono proprio così patetico?- mormorò, soffocando le parole nella stoffa.
-Decisamente-
-Mi dispiace…- sussurrò, girandosi di lato e dandogli le spalle.
Adrian sospirò ancora: da quando era entrato nella tenda Nicolas non
aveva fatto altro che girarsi e rigirarsi nel sacco a pelo, rendendogli
impossibile sia dormire che pensare.
-Più che dispiacerti dovresti spiegare perché ti comporti così oppure
smetterla direttamente, dal momento che tutti si stanno preoccupando per
te!- rincarò non volendo andarci leggero.
-Se sapessi perché mi comporto così forse la smetterei- mugolò l’altro
Bene! Nicolas non si rendeva conto del perché si era arrabbiato e
si era comportato sgarbatamente con tutti.
A questo punto la causa poteva essere la fantomatica gelosia che Jules
aveva portato in causa poco prima. Ma come accertarsene? Poteva provare
a chiedergli cosa fosse successo nel bosco, se li aveva visti, se li aveva
trovati, e se sì cosa li avesse visti fare.
-Che è successo quando sei andato a cercare Tom e Jules?- chiese a bruciapelo.
Aveva due possibilità: o rispondeva oppure no.
50 e 50.
Tanto valeva provarci.
-Diretto come sempre, eh?- disse l’altro acidamente.
-Già-
Adrian stette in silenzio aspettando che Nicolas si decidesse a parlare.
-Nulla, non li ho neanche trovati-
-Sicuro?-
La voce del biondo aveva sussultato mentre parlava, quasi non volesse
dire quelle parole e avesse lottato internamente per dire qualcos’altro.
Era chiaro che aveva mentito.
Nick rifletté un istante prima di confermare, ma poi ribadì la sua versione
iniziale.
-Sì, sicuro-
-E allora perché sei tornato di pessimo umore? Deve per forza esserti
successo qualcosa nel bosco per renderti così “amabile”, non credi?- lo
incalzò, ma stavolta Nicolas aveva la risposta pronta.
-Sono inciampato su un albero caduto e mi sono arrabbiato perché ho preso
paura-
Che balla ben raccontata!
Adrian dovette mettersi il cuore in pace: se non voleva parlare non sarebbe
di certo stato lui a costringerlo.
-Ok- rispose mestamente dando, tuttavia, a vedere che non l’aveva bevuta.
-Buonanotte- aggiunse poi mentre si stendeva nel sacco a pelo.
Il biondo rispose con un mugolio, che poteva essere un “buona notte ”
o qualcosa del genere
(Adrian non l’aveva capito) , e si mise a sua volta a dormire.
Si addormentò poco dopo.
Il moro rimase a pensare con gli occhi chiusi: la strategia non aveva
dato buon esito.
Di questo passo le cose non sarebbero andate avanti. Forse avrebbe dovuto
provocarlo almeno un po’, magari con un “Non ti sembrano una bella coppia”
o qualcosa del genere, per aspettarsi una reazione.
Non aveva neppure capito se Tom potesse avere qualche speranza o meno.
L’indomani avrebbe dovuto pensare a qualcosa per smuovere le acque, si
disse, magari stuzzicando Nick in qualche modo.
Sì, avrebbe dovuto fare così.
Tra l’altro, era sicuro che Jules avrebbe inventato qualche espediente
per sbloccare la situazione.
Per l’ennesima volta si ritrovò a pensare a lui, ai suoi capelli biondi
e mossi, agli occhi azzurri, alle spalle strette e alla vita ancor più
sottile...
Un brivido gli corse lungo la schiena: ecco, si ritrovava ancora a pensare
a lui in questi termini.
Che opinione avrebbe avuto di lui, conoscendo questi suoi pensieri?
Che era un maniaco.
Anzi, un depravato.
E come dargli torto? Non era forse anormale provare un incredibile desiderio
di gettare su un tavolo qualcuno, spogliarlo e iniziare a leccarlo?
Si vergognava da solo di certi pensieri…
E come se non bastasse non era solo il corpo dell’altro che bramava: sentiva
il suo cuore sciogliersi se richiamava alla mente i sorrisi di Jules,
le sue risate, il suo modo di piegare leggermente la testa quando lo chiamava
e di spalancare gli occhi quando qualcosa lo sorprendeva.
Un pensiero gli passò per la testa: ne era forse innamorato?
Fu come se un lampo si fosse abbattuto su di lui incendiandolo completamente,
come se tutte le sue certezze si fossero infrante in una miriade di frammenti
di vetro, ognuno dei quali lo colpiva con un intensità mai vista
Lui non era etero.
In questo momento, assolutamente no. Non apparteneva più alla schiera
dei ‘normali’.
Gli amici che aveva quand’era piccolo che, inconsciamente, l’avevano già
capito.
Joanne che gli diceva che la sessualità cambia con il passare del tempo,
e che ci si può innamorare di una persona a prescindere dal suo aspetto.
Jules non era poi male. Poteva essere che, col tempo, avrebbe
potuto instaurare una buona amicizia con lui. Se non poteva averlo almeno
gli sarebbe stato accanto.
Ma lo amava davvero? Se sì, perché non aveva provato gelosia nel vederlo
arrivare con Tom?
Jules e Tom che uscivano, ridenti, dalla boscaglia.
Ma gelosia non era stata, forse, quella morsa allo stomaco, e quel sentire
che c’era qualcosa di profondamente sbagliato nel vedere il biondino e
l’altro ragazzo così vicini (così vicini)?
Jules che dormiva, in quel momento, insieme a Tom.
Tom che era nella sua tenda al posto suo.
Sì, gelosia era quello.
E lui era innamorato di Jules.
I suoi occhi.
Le sue labbra.
Quel tatuaggio che rovinava il dorato della sua pelle.
Il suo profumo.
La propria colonia su di lui.
Jules che l’abbracciava in moto.
Lui che decideva di aiutare Tom…
…solo per toglierselo di torno.
Solo per toglierglielo di torno.
Si alzò a sedere improvvisamente, con la consapevolezza che qualcosa
era cambiato in lui.
Doveva assolutamente farlo sapere a Joanne.
Gliel’aveva promesso: “Quando mi innamorerò la prossima volta sarai
la prima a saperlo” le aveva detto quando si erano lasciati.
Prese il cellulare e le mandò in fretta un sms, senza considerare l’ora
tarda e la probabilità che, conoscendola, stesse già dormendo.
“Mi sono innamorato di tuo fratello!” scrisse di getto.
Pochi minuti dopo lei gli rispose con un “Era ora! Buona fortuna” che
voleva dire tutto e niente.
Non gli aveva detto che era contenta del fatto che fosse suo fratello
l’oggetto delle sue attenzioni, ma allo stesso tempo non gli aveva detto
neppure che le dispiacesse.
Beh, in ogni caso poco gli importava in quel momento.
La cosa che gli stava più a cuore era che lei avesse capito una cosa
così importante.
Ora era felice. Si addormentò poco dopo e sognò un paio di occhi blu
e dei capelli biondi.
Jules si svegliò presto. Uscì dalla tenda senza far rumore e fece un
giro per il campo. Nessuno sembrava essersi ancora alzato. Si sedette
accanto al focolare ormai spento e si mise a programmare mentalmente
la giornata.
Doveva portare via Tom senza che Nicolas se ne accorgesse e far finta
di avere un chiaro interesse per lui. Per fare ciò, però, dovevano andarsene
prima che lui si svegliasse.
Aveva voglia di caffè. Tornò nella sua tenda per prendere il thermos,
sperando ne fosse rimasto un po’.
Ce n’era giusto quel che bastava per fare colazione. Peccato che fosse
ormai freddo.
Fece ritorno al centro del campo e mentre lo sorseggiava gli venne in
mente la mattina in cui Adrian, mezzo nudo, l’aveva svegliato. In quel
momento la vendetta era stata l’ultimo dei suoi pensieri, anzi, l’aveva
relegata in un angolo così lontano della sua mente, che aveva fatto
fatica, poi, a ricordarsene...
Per fortuna non gli era più capitato di vederlo così, altrimenti tutti
i suoi cattivi (beh, dipendeva dai punti di vista) propositi sarebbero
andati a farsi friggere.
Non aveva ancora finito di formulare tale pensiero che sentì qualcuno
uscire dalla tenda vicina alla sua.
Era Adrian.
Questa era una cosa positiva: avrebbe potuto parlargli del suo piano
e avere un aiuto per realizzarlo.
-Ciao! Buon giorno!- lo salutò.
-Ciao! Dormito bene?- il moretto si avvicinò sedendosi accanto a lui.
-Sì, abbastanza, tu?- Jules finì la sua tazza di caffè.
-Pure io, abbastanza- Adrian abbassò la testa.
-Ieri sera ho parlato con Nicolas. Avevi ragione, vi ha visti ma non
lo vuole dire. Mi ha raccontato una balla per sviarmi-
Jules sorrise. Se aveva raccontato una balla un motivo c’era, no?
-Questo è bene! Sai, ho avuto un’idea per sistemare alla svelta tutta
questa storia. Domani noi torniamo a casa, no? Quindi ci sarebbero solo
queste poche ore per farlo capitolare. Se io e Tom sparissimo e lui
pensasse che noi siamo fuggiti insieme per fare chissà che cosa non
sarebbe un’ottima occasione per farlo reagire?- buttò lì.
Adrian ci pensò per un momento. Certo, era buona come idea, ma il pensiero
di dover passare un’altra giornata con un Nicolas di pessimo umore non
lo ispirava un granché. Tuttavia riflettendo si rese conto che quello
era, forse, l’unico modo per concludere in fretta la cosa e per metterci
una pietra sopra.
-Ok, spiegami meglio, cosa vuoi fare esattamente?- gli chiese.
Il biondino sorrise con aria complice.
-Sveglio Tom e ce ne andiamo prima che Nick si svegli. Voi crederete
per tutto il tempo che stiamo ancora dormendo e ad un certo punto lo
manderai a svegliarci inventandoti una scusa. Non trovandoci penserà
sicuramente che ce ne siamo andati di nascosto per restare da soli.
E a seconda di quello che dirà e/o farà Tom potrà regolarsi su come
comportarsi. In ogni caso, qualunque cosa succeda noi torneremo prima
di pranzo. Che ne pensi?-
-Beh, si può fare. Nicolas sta ancora dormendo e Luke e Mark non si
alzeranno prima delle 9.00, quindi se partite ora non se ne accorgerà
nessuno! Però dovete sbrigarvi...-
- Allora sarà il caso che vada a svegliare Tom immediatamente- Jules
stava già per entrare nella sua tenda quando il moro lo afferrò per
un braccio fermandolo.
-Senti, ma cosa hai intenzione di fare con lui mentre sarete via?- gli
chiese, piuttosto preoccupato.
-Ma niente! Cosa vuoi che gli faccia? Gli finirò il ritratto e forse
ne inizierò un altro-
Adrian si stupì.
-Ah! Quindi era vero quello che hai detto ieri sera!-
-Sì, credevi stessi scherzando? Guarda che non mento mai, io!- gli rispose
il biondino con un sorriso.
Cos’era tutta quella preoccupazione? Forse anche Adrian era geloso?
Di lui o di Tom? Probabilmente di Tom. Magari lo vedeva come una minaccia.
E se Adrian fosse stato innamorato di lui, e vedendolo comportarsi così
avesse avuto paura che, davvero, avesse un debole per Tom? Dopo tutto
poteva essere un’idea...
Entrò e cominciò a scuotere Tom.
-Tom, alzati, dobbiamo andare!- gli sussurrò.
-Dai, svegliati!- riprovò a dirgli.
Il moretto pian piano aprì gli occhi. Lo fissò senza riconoscerlo.
-Nicolas?-
Jules scosse la testa.
-No, non sono Nicolas, sono Jules. Alzati, che dobbiamo attuare il piano!-
ripeté ancora.
Tom, resosi conto dello scambio di persona, si alzò di scatto.
-Scusa…- mormorò.
-Di niente, non ti preoccupare. Piuttosto muoviti che dobbiamo andarcene
prima che si sveglino gli altri-
-Andarcene?- il moretto alzò gli occhi interessato.
-Sì, scappiamo nel bosco così quando non ci troverà si ingelosirà- tagliò
corto Jules.
-Ah, ok, d’accordo. Mi vesto subito-
In meno di cinque minuti era pronto per uscire.
Mentre lui si preparava, Jules aveva raccolto lo zaino e i blocchi da
disegno e aveva preparato tutto l’occorrente per passare quella mattina
in tranquillità. Infine, lo aveva avvisato che Adrian era al corrente
dei loro spostamenti.
Quando uscirono dal campo diretti verso il boschetto Adrian augurò loro
buona fortuna.
I due ragazzi ripercorsero la strada del giorno precedente in silenzio,
persi nei propri pensieri e con le orecchie tese a percepire ogni singolo
rumore della natura, dal cinguettare di un pettirosso al frusciare del
vento tra le foglie.
Solo quando arrivarono finalmente al lago si permisero di parlare.
Fu Tom a rompere il silenzio.
-Dove ci mettiamo? Nel posto di ieri?-
-No, mettiamoci da un’altra parte più tranquilli: non si sa mai che
qualcuno ci veda e venga a disturbarci-
Ricordandosi del sentiero visto il giorno prima Jules ci si incamminò,
seguito da Tom, finché, sceso il pendio e costeggiato il lago per un
po’, raggiunsero la spiaggia che aveva già intravisto. Era piccola,
sassosa, appartata rispetto alla collina e separata, dagli alberi, dal
resto della parte pianeggiante. Il posto ideale per nascondersi.
Jules si sedette su una piccola sporgenza di una roccia lì vicino, mentre
Tom scelse di sedersi direttamente sui sassi, con il viso rivolto verso
l’acqua.
-No! Non va bene così: non puoi nascondermi la faccia, altrimenti come
faccio a vedere i tratti del tuo volto?- scherzò Jules.
Il moretto sospirò. Aveva ragione lui.
-D’accordo, allora dimmi dove devo sedermi e cosa devo fare!- gli rispose.
-Uhm, per prima cosa stampati sulla faccia un’espressione assorta, poi
girati verso di me. Puoi rimanere tranquillamente dove sei ora, per
quello non c’è problema: basta che ti veda!-
Tom fece come gli era stato chiesto. Non era difficile trovare un diversivo
mentre Jules si dava da fare con matita e carboncino: bastava visualizzare
nella propria testa un paio di occhi grigio-blu, una zazzera di capelli
biondi, delle mani grandi e un sorriso da togliere il fiato.
Nicolas, in poche parole.
Bastava pensare a lui ed ecco che tutto pareva non avere senso. Ogni
energia veniva catalizzata verso quell’unica immagine.
E verso quell’unica scena che, nella sua testa, aveva sognato tantissime
volte: Nick che lo abbracciava e gli diceva che gli voleva bene, e lui
che piangeva di gioia...
“Già, peccato che questo sia solo un miraggio” pensò.
Sorrise tristemente.
Non si sarebbe mai avverata una cosa simile.
“E’ un vero peccato che sia diventato così malinconico” l’osservò Jules
con un po’ di compassione.
Non gli piaceva vederlo così, gli ricordava troppo il sé stesso di qualche
anno prima: malinconico e disperato per una storia d’amore a senso unico.
L’unica differenza tra loro due era che lui l’aveva scoperto troppo
tardi.
-Su, non essere così triste! Non voglio vederti così. Cerca di essere
un po’ più allegro, dai!- cercò di tirarlo su -Ti avevo detto un’espressione
pensierosa, non abbattuta!- scherzò.
Tom lo guardò dritto negli occhi.
Jules gli fece una linguaccia che gli strappò una risata.
-D’accordo, hai ragione! Adesso mi sforzerò!- gli rispose smettendo
di ridere.
Fine capitolo 7
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