Today is Ria day… Buon compleanno!!
Anche da chi rimane dietro le quinte e non partecipa attivamente alla
vita dell’Ysal! =P
Un grazie anche a Violet per l'aiuto!
Revenge
di Nivis
CAPITOLO 5
Due settimane dopo:
-Allora, hai preso tutto? I sacchi a pelo li hai?- domandò Joanne preoccupata.
-Sì, non ti preoccupare Jo, piuttosto, dove sono i miei occhiali da
sole?- Jules frugò nello zaino.
-Li hai lasciati sopra lo specchio in entrata...- gli disse scrollando
la testa.
-Thanks-
Jules baciò la sorella su una guancia mentre con una mano teneva i sacchi
a pelo e con l’altra tentava di aprire la porta.
-Ma cosa te lo porti a fare quello zaino?-
-Niente, lavoro! Sono solo blocchi da disegno!-
-Ah, va bene allora! Ciao e divertiti. Adrian è già giù che aspetta!-
Dopo aver caricato i vari zaini, sacchi a pelo e tenda sulla jeep Adrian
si mise al posto di guida.
-Guidi tu?- chiese Jules, sedendosi titubante al suo fianco.
Il moretto rispose con un sorriso a 32 denti
-Certo! Qualcosa in contrario?-
Il biondo sbiancò di colpo. Dopo tutto non era poi così sicuro di volersi
vendicare…
Già non aveva molta fiducia nelle doti di pilota di Adrian, e il tono
terrorizzante non l’aveva di certo rassicurato!
-Che Dio ce la mandi buona!- sussurrò rotolando gli occhi e mettendosi
la cintura ben stretta, sperando che la fortuna girasse dalla sua per
una volta.
-Piantala di mugugnare cose senza senso. Ah, dobbiamo passare a prendere
un mio amico e poi saremo completamente in vacanza! Yeah!-
-Ok, ok, però quando arrivaio mi siedo dietro, così non ti vedo guidare,
d’accordo?-
Adrian sospirò “Non c’è proprio speranza per lui!”
Pochi minuti dopo stava già sfrecciando per la città con accanto il
biondo, che teneva gli occhi ben chiusi e pensava ad almeno dieci buoni
motivi per cui era legittimo sorbirsi tutto questo. In poco tempo arrivarono
a casa dell’amico di Adrian. Due colpi di clacson e il ragazzo uscì,
sommerso da borse e zaini.
Adrian scese immediatamente dalla macchina per dargli una mano a caricarle
e Jules ne approfittò per cambiare posto.
Il ragazzo, vedendo quello che aveva fatto, si preoccupò:
-Ma perché ti sposti, posso stare tranquillamente io dietro! Comunque
piacere, io sono Tom!- Adrian rispose prima che Jules potesse spiaccicare
parola:
-Non ti preoccupare: Jules ha il terrore della mia guida, ah, lui è
il fratello di Joanne e la sostituisce in questa scampagnata!-
Jules ignorò completamente il commento di Adrian e salutò Tom.
-Piacere mio, sono Jules!-
Mentre l’altro si accomodava sul sedile accanto ad Adrian ne approfittò
per dargli un’occhiata.
Era un bel ragazzo, tutto sommato: capelli castani tagliati a caschetto
che arrivavano giusto dietro le orecchie. , la frangetta a nascondere
parte del volto, lasciando intravedere gli occhi, scuri, di un colore
che sfumava tra il verde e il marrone. La pelle che spuntava dalla maglietta
e dai pantaloni era abbronzata, ma di una gradazione dorata più che
scura.
Quando Adrian fece partire la macchina Tom si girò verso di lui, iniziando
a parlargli.
-Ma dai, non sapevo che Jo avesse un fratello. Sei più grande o più
piccolo di lei?- e si mise a ridere senza che ce ne fosse bisogno.
Il biondino si azzardò a rispondere un -Più piccolo- , ma l’altro non
gliene lasciò il tempo: stava ancora ridendo! Non c’era nulla da dire:
quella era l’ennesima prova che sua sorella si sceglieva gli amici più
strani.
Lasciò perdere la conversazione, visto che il ragazzo aveva cominciato
a parlare con Adrian.
Si mise a sonnecchiare ascoltando i discorsi degli altri due, o meglio
il discorso a senso unico di Tom su un suo presunto fidanzato, o qualcosa
del genere, quando il telefono squillò.
-Pronto?-
Dall’altro capo c’era Joanne.
-Pronto Jules, come va? Siete già in viaggio?-
-Sì- rispose monosillabicamente, scocciato dall’interruzione. Non si
curò neppure di chiederle cosa volesse.
-Ah, bene! Dunque,volevo solo dirti che ho dimenticato di parlarti di
una cosa...-
-Davvero? Che cosa?- le chiese con poca convinzione. Conoscendola, sarebbe
stata l’ennesima cavolata che solo lei considerava degna di nota.
Adrian, che nel frattempo aveva distolto la sua attenzione da Tom per
capire chi era che parlava con Jules al telefono e soprattutto di che
cosa parlassero, continuava a lanciare occhiate curiose dallo specchietto.
-Beh, che Tom è leggermente monotematico...- e qui fece una pausa di
qualche secondo. Jules poteva immaginarla, in quel momento, grattarsi
la testa imbarazzata
-…su Nick: un ragazzo-
-L’avevo già capito, eh!- le rispose calmo, cercando di non ridere.
-Ah, davvero?- disse lei confusa.
-Sì, ascolta- e spostò l’apparecchio di qualche centimetro voltandolo
verso Tom, che continuava imperterrito a parlare ad Adrian, che non
lo ascoltava, dei vari ed eventuali metodi di conquista che avrebbe
messo in atto pur di avere tra le sue braccia il ragazzo dei suoi sogni.
Quando lo riprese in mano sentì che Joanne stava ridendo.
-Beh, era prevedibile: lo fa sempre… speriamo che almeno stavolta gli
vada bene, così la smette di stressare tutti con questa storia! Comunque
questa non era l’unica cosa che volevo dirti...-
Si fece improvvisamente seria.
-Ce n’è un'altra? Spero sia meno ovvia di questa!-
-No, non ti preoccupare…però non saprei se farei bene a dirtela visto
che non riguarda me, ma Adrian.-
La cosa stava diventando interessante: che cosa avrebbe potuto raccontargli
che lui non sapeva già? Durante le due settimane precedenti Joanne aveva
fatto l’elenco di tutti i pregi e i difetti di Adrian, non lasciandone
da parte nemmeno uno. Dalle unghie, che non riusciva a smettere di mangiare,
alla sua mania per il dopobarba della stessa linea della sua colonia.
-Beh, allora deciditi in fretta, non ho voglia di farmi tre ore al telefono!-
le disse per indurla a sbrigarsi, ma abbassando il tono per non farsi
sentire dagli altri.
Joanne rimase in silenzio per qualche secondo, poi borbottando qualcosa
di indecifrabile si decise a parlare.
-Tanto lo saprai lo stesso prima o poi... Tanto vale che te lo dica
io prima! Però, sinceramente, prima rispondi alla mia domanda: quando
quel giorno parlavi del tuo orientamento sessuale scherzavi?-
-Eh?! Ma che c’entra adesso?- Jules arrossì inconsapevolmente.
-Rispondimi per favore!-
-Ma cosa vuoi che ti dica: certo che era vero, perché avrei dovuto raccontarti
una balla?!-
finì la frase balbettando.
Dall’altra parte si sentì l’ennesima risatina soffocata.
-Che timidone, fratellino... scommetto che sei arrossito come un peperone!
Comunque almeno così posso stare tranquilla...-
-Hey... attenta…- il tono di Jules s’abbassò improvvisamente e divenne
minaccioso: non gli piaceva essere preso in giro.
-Ok, ok, era solo per capire da dove partire per ‘sta cosa…-
-Fammi un favore: taglia...-
-Uffa! Comunque, volevo avvisarti che sentirai sicuramente qualcuno
fare dei discorsi strani...-
-Eh? Cioè?-
-I ragazzi sono convinti che Adrian sia gay, ecco!-
-E allora?- fu il commento lapidario del ragazzo.
-Beh, non lo sapevi, no?-
-No, non lo sapevo. Dovrebbe cambiarmi qualcosa?-
-Ci devi dormire insieme, ti faccio notare...-
-Sì, appunto, dormire, mica altro...-
-Pensavo ti facesse piacere essere avvisato prima di scoprirlo, ehm,
come dire, sul “campo”.-
-Sì, grazie, non vivevo senza sapere ‘sta cosa.… E comunque non hai
detto che “credono” a quella cosa?!? Mica è vera, no?-
-…-
-Hey! Ci sei?- le chiese, visto che lei non rispondeva.
-Sì, scusa. È che stavo riflettendo. Comunque, per rispondere alla tua
domanda, no, non è gay per quel che ne so...-
-Ah, bene...- tentò di dire, ma Joanne stava ancora parlando.
-...credo gli piacciano sia le donne che gli uomini...-
-No, non credo di aver capito bene… *Credi*?!?- Era sorpreso: cosa voleva
dire Jo? Che non lo sapeva, che lo supponeva?
-Sì, non ne abbiamo mai parlato molto a lungo di ‘sta cosa... è un discorso
troppo complicato che non sto a dirti...-
-Ah, ok...-
-Cosa? Mi dici solo così?-
Jules si era accorto di Adrian che cercava di sbirciare dallo specchietto.
-Cosa vuoi che ti dica? Grazie mille, oddio no!?! Ne prendo atto, fine
della storia, ti sconvolgi davvero per poco tu!- Tagliò corto. Mica
poteva dirle che era davvero felice di aver sentito una notizia del
genere, no?!?
-Ah ah ah! Non cambierai mai! Ti lascio, va’ . Salutami gli altri, ciao!-
Click.
Gli aveva praticamente attaccato il telefono in faccia.
Jules rimase un secondo fermo a fissare lo schermo, incerto se picchiarla
o meno al ritorno. Poi decise di rimandare la decisione.
-Ragazzi, Joanne vi saluta!- disse interrompendo Tom, che aveva ininterrottamente
continuato a parlare per tutta la durata della sua telefonata.
-Ringraziala quando la risenti e salutala da parte mia!- gli rispose
il ragazzo, fermandosi per un momento e poi riprendendo a parlare.
Dopo un’ulteriore ora di viaggio arrivarono finalmente al campeggio.
-È bello qui: in questa stagione non c’è quasi nessuno e ci si può divertire
in tutta tranquillità.- parlò Adrian mentre spegneva la macchina e si
guardava attorno.
-Ora dobbiamo vedere se gli altri sono già arrivati oppure no.- aggiunse
poi tirando fuori il cellulare.
Chiamò qualcuno (Jules non sapeva chi) e dopo qualche battuta riattaccò.
-Ci raggiungeranno a minuti.- spiegò.
-Bene!- urlò Tom -Così finalmente rivedrò Nick! E quest’anno riuscirò
a conquistarlo finalmente!-
-Sì, sì, dici sempre così ma alla fine appena arriva non riesci più
a spiaccicare parola. Ne rimani abbagliato e te ne stai li facendo
una magra figura. Prima di fare tutti questi progetti dovresti smetterla
con questo atteggiamento, non ti pare? Magari se iniziassi a parlare
un po’ di più in sua presenza si accorgerebbe di te!-
Tom non ebbe neanche il tempo di ribere che già s’intravedeva l’altra
macchina arrivare.
Ora erano al completo: non mancava nessuno.
“Chissà come sarà questo fantastico Nicolas di cui Tom parla tanto.”
era l’unico pensiero che Jules aveva in quel momento. Gli pareva impossibile
essere ossessionati a tal punto da una persona da non riuscire ad
essere se stessi in sua presenza. Era una cosa che lo incuriosiva particolarmente.
A lui non era mai successo niente di simile!
Quando l’oggetto del desiderio di Tom uscì dalla macchina Jules capì
il perché il moretto era affascinato da lui Nicolas era un gran
bel ragazzo, uno di quelli a cui bastava la sola presenza per attirare
l’attenzione. E non tanto per gli occhi azzurri e per i capelli biondi,
tagliati cortissimi, quanto per l’alone magnetico che aveva intorno.
I jeans, che gli calzavano a pennello, e la maglia, che sembrava essere
stata tagliata su misura per lui, ne esaltavano la figura magra e slanciata.
Il fatto che mentre scendeva con gli altri dalla macchina se ne fosse
rimasto piuttosto sulle sue non lo faceva passare per uno pieno di sé,
piuttosto sembrava indicare che lui era una persona piuttosto timida.
Gli altri due che erano scesi dalla macchina si presentarono come Luke
e Mark e come tutti rimasero sorpresi nel constatare che Jules era il
fratello di Joanne.
-Pensavamo che Adrian dovesse portare la sua nuova fiamma!- scherzò
Mark, anche se a Jules era sembrato l’avesse pensato per davvero. Era
anche possibile che l’avesse scambiato realmente per un possibile fidanzato
del moro. Questo però non l’avrebbe mai saputo, visto che Adrian s’intromise
nella conversazione con un tono piuttosto irritato.
-Smettila di dire stronzate! Cerchiamo piuttosto un posto dove piantare
le tende e fare il campo, ok?-
Gli altri si azzittirono e lo seguirono mentre lui faceva strada.
“Finalmente è ora di sistemare l’accampamento con le tende, il focolare
e tutto il resto, cominciavo a pensare non l’avremmo mai fatto…” pensò,
con ironia, Jules. Era quella la cosa che aveva sempre detestato del
campeggio. Quel lavorare per ore per poi avere sempre (almeno nel suo
caso) dei risultati insoddisfacenti, tanto che aveva sempre lasciato
ai suoi amici, le poche volte che erano riusciti a trascinarlo in imprese
del genere, il peso dei preparativi di base.
-Hai mai piantato una tenda?- gli chiese Adrian togliendo la cassetta
degli attrezzi dal bagagliaio della jeep.
-No, ma non credo sia così difficile, o sbaglio?- gli rispose.
Cosa ci voleva, si disse, a piantare quattro paletti e a tirare un paio
di corde? Certo, a lui non piaceva farlo, ma era anche vero che questo
suo odio risaliva ancora ai tempi delle superiori, e di acqua ne era
passata sotto i ponti da allora.
-Prendi quel paletto e piantalo qui! Il martello è nella borsa…- gli
disse allora Adrian, indicandogli un punto preciso del terreno.
-Quanto in fondo?- chiese l’altro.
-Abbastanza, devono restare fuori massimo 10 cm- spiegò pazientemente
il moretto.
-Capito…-
Cominciò a picchiare sul paletto.
-Attento a non schiacciarti le dita!- lo avvisò.
-Hey! Ma per chi mi hai preso? -
“Non crederà mica che sia così stupido da picc…”
-AHIAAA!-
Jules lasciò cadere il martello mentre con una mano si teneva il dito
dolorante. Accidenti! Non poteva essere vero: s’era dato una martellata
sulle dita.
Che figuraccia! E come previsto tutti si erano avvicinati per vedere
come stava.
In quel momento gli faceva più male la vergogna che la sua mano.
-Accidenti! Fammi vedere subito la mano.-
Adrian non gli diede neanche il tempo di capire la sua richiesta e di
porgergliela che già l’aveva presa e la stava esaminando con cautela.
Toccò un paio di volte il dito dolorante, strappando qualche gemito
di dolore all’infortunato, e poi sorrise.
-Mi sembra non ci sia niente di rotto, fra un po’ dovrebbe passare.
Luke, passami un po’ d’acqua, per favore.-
Jules non sapeva cosa volesse fare.
Sperava solo che qualsiasi cosa fosse la facesse in fretta.
Era una sensazione che non gli piaceva: sentire il suo cuore accelerare
i battiti solo perché l’altro gli stava tenendo la mano! Una cosa del
genere poteva fargli pensare che stava per innamorarsi, e lui questo
non lo voleva. Non poteva certo perdersi a contemplare la sua vittima
invece che pensare a elaborare un piano per fargliela pagare, no?
-Hey! Jules, ma cos’hai che non parli? Stai male?- chiese Adrian, preoccupato
dal suo silenzio.
Jules non poté far altro che rispondere con una mezza verità.
-No, sto bene, sto solo sprofondando in un cratere di vergogna!– gli
rispose con un sorriso sforzato. Sperava almeno che la prendesse sul
ridere.
E Adrian non deluse le sue aspettative.
-Ma dai, non ti preoccupare: tutti ci siamo passati – e mentre lo diceva
ridendo, bagnò la sua mano con acqua fresca e iniziò ad asciugarla.
-Sono tre anni che andiamo in campeggio insieme ed è capitato a tutti
noi di beccare una martellata sulle dita. Per quello t’avevo avvisato!.-
continuò.
-Ecco fatto…- aggiunse poi
-…per ora è meglio se non lo sforzi. Finisco io di montare la tenda,
fai quello che vuoi nel frattempo.-
“Ecco, ora mi sento davvero inutile. Perché da quando lo conosco ogni
volta che gli sono vicino mi devo sempre sentire un imbecille? Perché
quando c’è qualcosa da fare lui sembra sempre in grado di farla bene?
Sarà meglio che almeno mi trovi qualcosa da fare mentre loro finiscono.”
-C’è mica un lago, qui intorno?- chiese ad un certo punto.
-Sì, verso nord dovrebbe essercene uno. Prova ad andare a vedere. Guarda
che però verso le nove noi ceniamo, eh!- propose Luke.
-Ok, grazie. Proverò.-
Prese il suo zaino e fece per andarsene.
-Prendi lo zaino? Perché?- lo interrogò Luke.
-Ah, no, niente. Pensavo di mettermi a disegnare qualcosa…- rispose
con calma. Poi salutò e si mise in marcia lungo il sentiero.
Camminò per mezz’oretta, e stava quasi per perdere le speranze di trovare
quel benedetto lago quando, davanti a lui, superato l’ennesimo cespuglio,
si aprì un paesaggio incantevole. Contornato da una cornice di picchi
aguzzi verso Nord, e di pini ed abeti a est e a ovest, un piccolo lago
di montagna faceva bella mostra di sé, con la piccola cascata che scendeva
tra le rocce, sulla riva opposta, a coprire con il suo rumore il vociare
degli uccelli. La cosa più sorprendente, però, era che lui ritrovava
su un rialzo che scendeva dolcemente, davanti a lui, fino a immergersi
nell’acqua e si faceva invece più scosceso alla sua destra, con un sentiero
seminascosto che sembrava portare ad una spiaggia che, da lì, intravedeva
appena.
Si ripromise di curiosare da quella parte, se fosse tornato sul luogo.
In quel momento però non voleva perdere tempo, così si sedette sul punto
più alto della collinetta e tirò fuori il blocco da disegno. Voleva
assolutamente mettere su carta quello che vedeva.
Era così assorto nel disegno che non si accorse neppure del tempo che
passava
Era talmente immerso nel suo lavoro, che non poté non sobbalzare quando
sentì un fischio di approvazione alle sue spalle.
-Bravo, vedo che sei davvero portato per il disegno!- esclamò Tom.
-Accidenti a te! Mi hai fatto prendere un colpo!- gli rispose malamente:
detestava che lo spaventassero, specialmente se stava lavorando. In
quei casi correva sempre il rischio di commettere uno sbaglio per la
paura del momento. Fortunatamente in quel caso non era successo, ma
ciò non voleva dire che non potesse arrabbiarsi.
-Mi hai quasi fatto sbagliare. Potresti avvisare quando arrivi, sai?!-
-Ma l’ho fatto! Non mi hai sentito quando t’ho chiamato?-
-Veramente no…- rispose calmandosi un istante.
Tom scrollò la testa.
- Eri troppo preso per sentirmi, evidentemente!-
Si sedette accanto all’altro, ignorando i suoi borbottii sul fatto che
forse aveva ragione.
-Mi fai vedere qualche altro tuo disegno?- chiese con tono speranzoso
e Jules non poté rispondere di no.
-Guarda pure…- Gli mise in mano il blocco e il moretto iniziò a sfogliarlo
a ritroso, dai disegni più recenti a quelli più vecchi. Cerano parecchi
ritratti di Adrian.
Tom non poté tacere:
-Ti piace Adrian, non è vero?- gli chiese a bruciapelo. Jules si sentì
preso in contropiede.
-Non dire sciocchezze! È solo che è l’unica persona interessante delle
ultime settimane…- prese dalle sue mani il blocco e lo sfoglio fino
a trovare un ritratto di Joanne che gli mostrò.
-Se guardi ci sono un sacco di ritratti anche di mia sorella…-
Era riuscito a sviare il discorso.
*Chiaramente* non gli piaceva, o almeno non nel senso che Tom aveva
inteso. Ritrarlo per passare il tempo mentre lo aspettava quelle due
volte che era andato a prenderlo in negozio (su ordine di Joanne, ovviamente!),
o tentare, la sera, di ricordare a memoria i suoi tratti, mentre aspettava
che la sorella preparasse la cena, era un buon metodo per poter concentrarsi
su di lui e su come poterlo far cadere ai suoi piedi.
Tom, nel mentre, guardava interessato i disegni.
-Cavoli! Sei proprio bravo, ma lo fai di mestiere?-
-Uhm, no… In realtà faccio l’illustratore. È nel tempo libero che mi
diletto con i ritratti…- rispose mentre tirava fuori dallo zaino una
bottiglia d’acqua.
-Vuoi?- offrì.
-No, grazie… chi è questo? È carino!-
Jules si sporse un attimo per vedere a che immagine si riferisse.
Era un ragazzo dai capelli scuri, rappresentato mentre dormiva su un
divano di velluto chiaro.
Strizzò un istante gli occhi al ricordo.
-Quello è Michael, il mio ex. Ci siamo mollati un paio di mesi fa -
rispose con naturalezza, quasi che la cosa non gli importasse.
Tom abbassò gli occhi arrossendo.
-Capisco, scusa per la domanda.-
L’altro si mise a ridere.
-Figurati! Non mi hai mica ferito. Ormai è acqua passata. E poi non
ci sono stato neanche tanto male: non era una storia importante per
nessuno dei due. È a lui che devo il mio vivere senza troppe preoccupazioni,
alla giornata.-
Tom gli sorrise e riprese a sfogliare l’album, arrivando alle immagini
dei paesaggi.
Il sole, nel frattempo, aveva iniziato a tramontare.
Fine capitolo 5
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