Today is Ria day… Buon compleanno!!
Anche da chi rimane dietro le quinte e non partecipa attivamente alla vita dell’Ysal! =P

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Revenge

di Nivis

CAPITOLO 4

La cena si concluse senza troppi inconvenienti. Anzi Jules, contrariamente alle proprie aspettative, si era sbafato metà delle portate, compresa la porzione di spaghetti in salsa di soia di Adrian, che aveva dovuto cedergliela come ‘compenso per aver sopportato la tua guida’.
Dopo aver dato una mano alla sorella a sparecchiare la tavola, si accomodò sul divano aspettando che Adrian si decidesse a far partire il videoregistratore.

Sarebbe stata una lunga serata per lui: prima di tutto non c’era un unico film da vedere, bensì due, dal momento che Joanne non sapendo quale scegliere li aveva presi entrambi; e secondo avrebbe dovuto sopportare la vicinanza di Adrian per molte ore, visto che duravano entrambi parecchio.
L’unica nota positiva era che, probabilmente, i film gli sarebbero piaciuti dal momento che Jo, per fare un’opera di bene, aveva optato per due d’azione.  
Anche Adrian di questo era particolarmente contento: per lui, abituato tutti i venerdì a film che non gli piacevano per far contenta la ragazza, questi sembravano essere una manna dal cielo.
Come tutte le volte, nel momento in cui fece per far partire il videoregistratore Joanne si accoccolò sulle sue gambe, come se lui fosse un cuscino. Per esperienza sapeva che, anche provandoci, non sarebbe mai riuscito a scrollarsela di dosso, quando faceva gli occhi gli occhi dolci non riusciva mai a dirle di no.
I due anni passati insieme avevano lasciato il segno, se ne rendeva conto continuamente, ma non poteva farci niente. In fondo, a lui andava bene anche così. Anche se poteva sembrare che fosse il suo schiavetto.

Fece play sul telecomando.
Jules, quando la sorella era entrata, le aveva lasciato il posto accanto al moro molto volentieri (anche se non l’aveva dato a vedere), e si era seduto dalla parte opposta del divano.
Voleva evitarlo, si chiese? Probabilmente non consciamente. Era evidente che Jules non si era ancora reso conto che lui non era  cieco e che aveva  capito subito che il biondino alto, carino, dagli occhi azzurri, e con un vistoso ematoma sull’occhio destro, era lo stesso che aveva colpito un paio di giorni prima al bar.
Ma il fatto che l’altro non ne avesse mai accennato non dava alcuna possibilità a Adrian di parlare. Anche volendo chiedergli scusa - perché lui *voleva* farlo - come poteva introdurre il discorso?
Non è che potesse dire
–Ciao, scusa, l’altro giorno ero ubriaco e non connettevo più e per questo t’ho aggredito. Se fossi stato sobrio non l’avrei mai fatto. Ti chiedo scusa e sono disposto a tutto pur di farmi perdonare!-
Si sentiva in colpa, certo, ma dire una cosa simile non avrebbe fatto altro che prendere alla sprovvista Jules, e farlo magari reagire in maniera negativa. Senza contare che l’unica cosa per cui gli dispiaceva era il pugno, mica il tentativo di abbordaggio! Quello probabilmente l’avrebbe rifatto, se ne avesse avuto la possibilità.
Il problema, piuttosto,  era che lui aveva il cattivo presentimento che Jules se la fosse presa più per quello che per la botta.
La questione diventava sempre più complicata. Costruire un rapporto di amicizia con lui sembrava essere un miraggio. Cosa poteva fare?
Era da un pezzo che si lambiccava il cervello cercando una soluzione, ma non riusciva a concludere a nulla.
Già la mattina s’era chiesto perché l’altro non avesse accennato a nulla di quello che era successo, e il pomeriggio aveva sperato che il ghiaccio si fosse sciolto tra loro dopo quelle quattro chiacchiere che avevano fatto, ma evidentemente s’era sbagliato.
Aveva sperato d’avercela fatta quando l’aveva sentito stringergli i fianchi pensando “Un passo avanti!”, ma il fatto che Jules si fosse scostato da lui poco prima l’aveva fatto ripiombare nell’abisso.
Il capo cominciava a dolergli a causa di tutti quei pensieri sconclusionati.
Forse, si disse,  era meglio tornare a guardare il film. Di sicuro il suo mal di testa non poteva che migliorare.
Tra l’altro, Joanne stava già per addormentarsi. Era evidente che quello non era il suo genere di film.



Adrian sobbalzò di colpo, rendendosi conto di quello che stava facendo.
Da quanto tempo stava accarezzando i capelli di Jules?
Ci pensò un momento.
Dunque, si era accorto che Joanne si era addormentata e che il ragazzo si era appoggiato a lei, questo sì; ma non ricordava di aver messo un braccio intorno alle spalle dell’altro e di aver iniziato quel lento, progressivo movimento ipnotico.
Smise immediatamente, ma la sensazione di aver accarezzato seta gli rimase sulle dita.
Erano decisamente morbidi, quei capelli, pensò rimpiangendo di non averli accarezzati, quella sera, quando erano ancora lunghi.
Un pensiero gli passò per la testa : ma Jules lo sapeva? Si era accorto di quello che aveva fatto?
“Oddio…” iniziò a ripetersi mentalmente come un mantra.
Cosa sarebbe potuto venir fuori di buono da questo se il biondino si fosse svegliato, o l’avesse sentito? Niente, assolutamente niente. Sicuramente niente.
Già immaginava Jules spalancare gli occhi, sorpreso, poi stringerli in una smorfia arrabbiata e, infine, sibilargli qualcosa di cattivo e mollargli una sberla enorme. Non ci teneva proprio a imbattersi in una cosa del genere.
Si sforzò di girare gli occhi verso di lui. E poi sospirò.
Era addormentato. Fortunatamente per lui non si era reso conto di niente.
Cosa poteva fare, ora che la serata sembrava conclusa?
I film erano finiti, e l’unica cosa saggia era andare a dormire, rimandando al giorno dopo i pensieri e le preoccupazioni.
Non voleva svegliare i due fratelli per farli tornare a casa visto come dormivano soporitamente.
Però faceva un po’ fresco, e si sarebbero raffreddati se fossero rimasti così, sul divano.
Si alzò, tentando di non disturbare il loro sonno, e si diresse nella sua camera. Prese dall’armadio un paio di coperte leggere e tornò in salotto.
Mentre lo copriva Jules aprì gli occhi.
“Oddio, si sta svegliando… ma prima dormiva, no?!?” il timore che il biondino sapesse quello che aveva fatto lo terrorizzava ancora.
-Che succede? Sono finiti?- domandò con voce impastata.
Gli rispose di sì.
-Che stai facendo?-
-Vi copro perché fa fresco, anche se resterete comunque scomodi in due su un divano così piccolo.-
Jules si mise seduto, ancora mezzo addormentato, senza capire dove fosse e cosa avesse fatto prima di chiudere gli occhi.
“Dove sono? Che c’è? Ah, ecco, ora ricordo: sono a casa di Adrian,  abbiamo visto un film e mi sono addormentato.”
-Se vuoi ho un letto nella stanza degli ospiti – aggiunse l’altro, vedendolo così smarrito e provando un po’ di tenerezza.
Invece di rispondere subito il biondino si fermò un attimo, per capire esattamente cosa gli fosse stato detto.
Poi alzò gli occhi.
-No, è meglio se ci porti Joanne. Io posso dormire tranquillamente sul divano.- disse, e Adrian non poté fare a meno di pensare a come fosse adorabile in quel momento con i capelli arruffati, gli occhi pieni di sonno e la bocca appena socchiusa.
-Sicuro?- gli chiese, poco convinto.
L’altro annuì convinto.
Allora Adrian prese in braccio l’amica e la portò nella stanza degli ospiti, mettendola a letto senza badare a quel che mugolava nel sonno.
Tornò in salotto per augurare a Jules la buonanotte, ma il ragazzo si era nuovamente immerso nel mondo dei sogni.
Disteso sul divano, con un braccio poggiato sotto la testa e l’altro steso mollemente sul fianco, era più bello che mai.
E più invitante che mai.
Ogni persona giovane, sana e con un minimo di ormoni nel sangue avrebbe trovato arduo resistergli.
“Non devo, non devo farlo” si disse, mentre la sua faccia si avvicinava a quella del biondino.
“No, assolutamente no!” tentò di convincersi, mentre le sue labbra stavano già accarezzando le guance dell’altro.
Morbide, proprio come aveva intuito.
E profumavano.
Della sua colonia.
Sì, di quella colonia che lui adorava tanto.
Probabilmente gli era rimasto l’odore da quel pomeriggio, quando gli si era aggrappato addosso in moto per poter sfuggire al terrore. Sì, non c’era altra spiegazione.
Constatare che qualcosa di lui era rimasto addosso a Jules lo fece tornare alla ragione. Si allontanò dalla sua faccia, inginocchiandosi accanto al divano.
Almeno non l’aveva baciato.
Si soffermò per un altro istante a riconsiderare i tratti del ragazzo e ancora una volta li trovò incantevoli.
Basta, stava esagerando: doveva andarsene! Ancora un po’ e l’avrebbe baciato, e chissà se si sarebbe fermato solo ad un innocente bacio...
Jules lo stava facendo impazzire, letteralmente.
Credeva forse che non avesse notato il suo modo di muoversi per il negozio quel pomeriggio? Quel suo accostarsi agli oggetti del suo negozio, fare scorrere solo le punte delle dita su di essi - come a sfiorarli – e poi prenderli per assaporarne il profumo, rimettendoli infine al loro posto, quasi con timore.
E il suo immergere le dita dei calderoni di sapone in polvere?
Quello spalmarsi sensualmente la polvere sottile sui palmi delle mani?
Pensava che non lo avesse notato?
No, Jules lo sapeva.
Sicuramente aveva fatto apposta a comportarsi così, ma poco gli importava quali motivi l’avessero spinto a farlo.
L’unica cosa di cui era certo era che nel momento in cui l’aveva visto fare così aveva avuto la certezza che lo slogan che aveva ideato per il negozio fosse stato fatto solo per lui, e per quei momenti.
Ormai stava diventando tardi, se ne rese conto quando sentì l’orologio suonare l’ora, e seppur a malincuore si staccò dal biondino,  lo coprì e se ne andò a dormire.



Adrian  aprì gli occhi la mattina seguente.
Stette per qualche secondo a letto, ascoltando il silenzio della casa.
Non sentì nessuno muoversi e si meravigliò che stessero ancora dormendo tutti .
Guardò l’ora: 8.30.
Era tardi, aveva giusto un’ora per sistemarsi prima di dover aprire il negozio. Andò in cucina mettendosi a trafficare per preparare la colazione per tutti, e in pochi minuti l’odore del caffè si espanse per tutta la casa.
Aspettò qualche minuto, seduto sul tavolo della cucina, che qualcuno lo raggiungesse.
Chi poteva resistere al profumo così invitante di una tazza di caffè nero bollente?
...
Evidentemente tutti tranne lui, visto che nessuno dei due fratelli si  presentò in cucina.
Rise tra sé e decise di portarne a Joanne una tazza per svegliarla per prima.
Quando entrò nella stanza degli ospiti lei stava ancora dormendo alla grossa.
Si avvicinò e pian pianino passò la tazza sotto il suo naso un paio di volte, per farla impazzire.
Qualche secondo dopo lei aprì gli occhi.
-Buongiorno- le disse e lei invece di rispondere sbadigliò. Poi si sedette sul letto.
La gentilezza, di prima mattina, in quella casa doveva essere un optional!
-Ti ho fatto un caffè, ora vado a svegliare tuo fratello. Tra meno di un’ora devo essere in negozio.-  Aggiunse visto che lei lo guardava senza capire cosa stava succedendo. Vedendo che “forse” qualcosa aveva compreso le mise la scodella in mano e la lasciò, per tornare in cucina a prendere la seconda tazza.
 
Jules aveva sentito subito l’aroma di caffè: sarebbe stato impossibile non farlo, visto che la cucina dava direttamente sul salotto in cui aveva dormito. Aveva anche pensato di alzarsi, poi però aveva sentito Adrian che camminava in direzione delle stanze da letto.
Probabilmente per svegliare Jo.
Lui ormai non aveva più sonno, ma neppure aveva voglia di alzarsi.
Se ne stava lì, disteso sul divano, ad occhi chiusi, a decidere che fare, quando sentì qualcosa toccarlo su una spalla. Spalancò gli occhi di colpo, non aveva potuto farne a meno visto lo spavento.
Si ritrovò davanti Adrian, mezzo nudo, con una tazza bollente di caffé in mano.
I capelli tagliati corti sparati negligentemente in aria, i pantaloni del pigiama allentati  che stavano su per una forza che no, non poteva essere quella di gravità, il petto completamente glabro su cui si notava perfettamente ogni muscolo, i capezzoli che spuntavano come dei piccoli boccioli di rose rosse su un campo bianco.
L’aveva osservato per una sola frazione di secondo, ma quella era bastata a confermare che Adrian non solo era un bel ragazzo, ma aveva pure un corpo da favola! E oltre a tutto questo sembrava quasi che il moro ci provasse gusto a farsi trovare sempre mezzo svestito davanti a lui.
Se Jules non fosse stato convinto di essere *lui* quello che doveva farlo cadere ai suoi piedi avrebbe potuto pensare che Adrian ci stesse provando.
Gli sorrise.
-Buongiorno-
-Buongiorno! Vedo che almeno tu sei socievole di prima mattina: il massimo che ho avuto da tua sorella è stato uno sbadiglio in faccia.-
Jules rise mentre prendeva la tazza dalle mani dell’altro, sfiorandole appena con un movimento volontario e provocando in Adrian un brivido di piacere.
Si accorse che l’altro ritirava la mano, quasi si fosse scottato, e questo lo fece sorridere internamente. Se questa era la reazione che gli provocava con un semplice tocco, cosa sarebbe potuto succedere se l’avesse baciato?
-Beh, svegliare Jo è sempre stata un’impresa per tutti!- disse, mentre elaborava nella sua testa un insieme di possibili situazioni in cui poteva trascinare il moro.
Adrian sorrise confermando le sue parole.
Jules, a quel punto, fu tentato di chiedere al moro in che tipo di rapporti fosse con la sorella, vista la confidenza che avevano. Sicuramente non erano fidanzati, altrimenti ci sarebbero stati almeno un paio di sguardi, di abbracci e di baci, ed inoltre la sorella gli aveva accennato ad un certo Rod, o Rob, o Bob, che gli voleva far conoscere.

Tuttavia, lei ed Adrian non erano neppure semplici amici, visto che il loro comportamento faceva pensare ad un rapporto più profondo.
Se fossero stati fidanzati (“ma non lo sono sicuramente, figuriamoci!”) si sarebbe sentito in colpa verso la sorella nell’attuare il suo piano, ma se non lo erano poteva tranquillamente farlo. E in quest’ultimo caso, qualunque cosa fossa poi successa di sicuro non avrebbe fatto soffrire troppo la sorella.
Stava quasi per dare voce ai suoi pensieri e chiedere, ma lo squillo del telefono glielo impedì.
Adrian alzò la cornetta.
Non sembrava dargli fastidio il fatto che Jules potesse ascoltare la telefonata, e il biondo non aveva la minima intenzione di andarsene via senza aver completato la colazione. Così non si fece scrupoli a rimanere dov’era e ad ascoltare quello che l’altro diceva.
-Pronto!-
-...-
-Ciao, come va?-
-…-
-Sì, bene bene! Stavo pensando proprio l’altro giorno alla gita!-
-…-
-Ma certo che ci vengo! E volentieri anche! Hai già chiamato gli altri? Che t’hanno detto?-
-…-
-Anche Aleksander? Ma non vi siete ancora messi insieme voi due? Da quant’è che gli stai dietro? Due anni? -
-…-
-Ok, ho capito. La smetto…-
-….-
-Ma no, figurati, non mi disturbi per niente. Appena la vedo glielo chiedo e ti faccio sapere, ok?-
-…-
-Ah sì! Certo: niente alcolici per lei! Ciao!-
Click.
Non aveva capito niente di quella chiamata... chissà di che cosa avevano parlato... non erano affari suoi, questo era poco ma sicuro, quindi per quale motivo avrebbe dovuto chiederglielo? Eppure, sentiva la sua curiosità crescere…
Stette in silenzio, finendo di bere e tentando di pensare a una scusa per chiedere quello che gli stava a cuore,  quando Joanne arrivò in salotto mezza assonnata e Adrian attaccò subito bottone. Il suo desiderio di sapere non aveva dovuto aspettare poi tanto...
 
-Mi ha chiamato Tom.- le  annunciò mentre lei si sedeva con la tazza di caffè in mano.
-Che voleva?-
-Mm... potresti anche essere più gentile quando parli di lui, no? In ogni caso m’ha parlato di una gita...- disse sedendosi anche lui.
-Oh, bene! Cos’ha programmato questa volta?- domandò la ragazza andando in cucina a prendere un biscotto.
-Montagna, sacco a pelo, pic-nic, conquista di Aleksander e niente alcol per te!- elencò.
-Praticamente come al solito… quando?-
-Due settimane da oggi.-
Joanne stette qualche secondo in silenzio e poi freddamente gli annunciò che non sarebbe andata con lui.
-Spiacente ma non posso venire: ho promesso a Rod di andare via con lui quel week-end!-
Adrian era deluso.
-Al solito: ultimamente quando c’è qualcosa da fare tu non ci sei mai... sempre in giro con il tuo ragazzo!- la accusò sospirando tristemente.
 Lei per tutta risposta gli rifilò una linguaccia.
-Portati Jules, se non ti va di stare da solo con quei pazzi!- suggerì poi.
-Eh? E io che c’entro? – protestò l’altro.
Poi, non sentendo alcun commento, alzò cautamente gli occhi dalla tazza e vide Adrian che lo squadrava con uno sguardo compiaciuto.
O preoccupante, a seconda dei punti di vista.
-Ottima idea - ecco, lo sapeva, aveva previsto giusto...
-Che ne dici? Ti va di venire? Ti va un campeggio?-
Jules non osò dirgli di no, mentre l’altro gli elencava le bellezze di fare una gita con i suoi amici in cui si sarebbe sicuramente divertito.
Guardò la sorella per fulminarla, ma lei evitò di proposito il suo sguardo, fissando serafica fuori dalla finestra.
Maledetta! L’aveva fatto apposta! Joanne sapeva perfettamente quanto lui detestasse il campeggio… e nonostante questo l’aveva messo in mezzo... avrebbe dovuto vendicarsi pure di lei alla prima occasione!
Però, pensandoci bene quella gita avrebbe potuto essere un’ottima occasione per conoscere meglio i punti deboli di Adrian.
Tanto più che ora avuto conferma che sua sorella era già impegnata, e che quindi non le avrebbe tolto nulla facendo innamorare Adrian di lui e poi scaricandolo.
Posò lo sguardo sul ragazzo davanti a lui.
Stava ancora parlando.
I pettorali si alzavano e abbassavano ritmicamente al parlare, e i muscoli si flettevano al gesticolare.
Dannazione! Véstiti!
Gli faceva male vedere un ragazzo così carino (l’aveva già detto che era il suo tipo?) davanti a sé e non poter muovere un dito per averlo. L’impulso di saltargli addosso era davvero forte; e per di più mentre parlava ogni tanto si umettava le labbra con la lingua in un gesto così sensuale che Jules doveva far forza sul proprio autocontrollo per  non alzarsi e sbatterlo sul divano.
Se fosse stato a casa sua (in Germania ndA) non se lo sarebbe mai fatto scappare: l’avrebbe conquistato con quattro lusinghe, portato a casa sua (nella sua camera per l’esattezza!) e poi si sarebbe dato da fare.
Ma qui non poteva. Doveva mettere da parte l’istinto, per una volta, e programmare ogni minima cosa per far sì che l’altro credesse che lui lo amava davvero e che non voleva un’avventura, ma una storia seria.
Solo così il colpo che gli avrebbe inferto alla fine sarebbe stato doloroso.

Fine capitolo 4


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