Today is Ria day… Buon compleanno!!
Anche da chi rimane dietro le quinte e non partecipa attivamente alla
vita dell’Ysal! =P
Un grazie anche a Violet per l'aiuto!
Un abbraccio a Silene: al prossimo Carnevale ti trascinerò in
quel negozio!
Revenge
di Nivis
CAPITOLO 2
Dling Dlooooonggggggg “Ma chi diavolo è di prima mattina? È ancora
l’alba…” Adrian imprecò e si diresse alla porta, prendendo il primo
asciugamano che trovò per coprirsi.
-Arrivoooooo- urlò qualche secondo prima di sbattere contro il tavolino
del salotto.
-Aiho! Ma ciao Jules, entra prego!- disse aprendo la porta all’ospite.
Il biondino restò sorpreso: si era trovato davanti Adrian, gocciolante
e coperto solo da un minuscolo asciugamano.
-Ti ho disturbato eh? Scusami tanto…- iniziò a dire.
-Nessun problema, entra pure, fai quello che ti pare che finisco di asciugarmi
e arrivo- lo seccò il moro e senza dargli il tempo di rispondere svanì
in quella che doveva essere la stanza da bagno.
Jules non poté far altro che portare dentro qualche valigia e sedersi
sul divano a sfogliare una rivista.
Qualche minuto dopo Adrian riapparve, con i capelli ancora umidi.
-Eccomi qui!- si sedette sul divano -Che c’è? È successo qualcosa? Come
sapevi dove abito?- chiese guardandolo negli occhi.
Jules poggiò la rivista sul tavolo e si voltò verso di lui.
-In realtà non sapevo che *tu* abitassi qui. Ieri Joanne mi ha proposto
di trasferirmi da lei e mi ha dato l’indirizzo dicendomi di venire oggi,
ma quando ho suonato non ha risposto nessuno, così ho deciso di provare
a chiedere all’inquilino del piano di sotto- gli disse.
-Ah!- l’altro si grattò la testa con imbarazzo -Dovevo averlo immaginato.
Non hai trovato Jo eh? Provo a chiamarla al telefono per vedere se si
è addormentata- propose.
L’altro annuì e si limitò ad osservarlo.
Adrian compose il numero e rimase ad aspettare, senza successo, che qualcuno
dall’altra parte alzasse la cornetta.
-Uhm, non risponde nessuno. Mi sa che è uscita. Neanche al cellulare risponde…
ti conviene aspettare- affermò.
-Ok, grazie, però è strano che prima mi dica di venire qui e poi non ci
sia.- sospirò Jules.
-No, non è strano, è la prassi. Capita spesso la mattina che esca per
andare a fare jogging… Sempre se non è direttamente rimasta a dormire
fuori dal suo ragazzo… Senti, ma perché non ti togli gli occhiali? Non
c’è così tanto sole in casa… e posso offrirti qualcosa?-
-Gli occhiali?- l’altro si tastò confuso. Non si era accorto di averli
ancora addosso.
-Uhm… sì, li tolgo e grazie, accetto volentieri un bicchier d’acqua!-
gli rispose gentile.
Mentre Adrian andava in cucina a prendere l’acqua, si levò gli occhiali
e si tastò l’occhio. Doleva ancora. “Dannazione! Fa un male cane!
Ed è tutta colpa sua. Giuro: la mia vendetta sarà lenta e inesorabile
e non m’interessa se è amico di mia sorella, se è simpatico o cosa: gliela
farò pagare amaramente e dolorosamente.”
-Hey! Ma cosa hai fatto all’occhio? È tutto nero…- Il moro era tornato
e aveva notato la vistosa ecchimosi sul volto dell’altro.
“Mi hai dato un pugno e manco te lo ricordi? Ma io ti disfo... grrr” pensò,
senza però lasciar trasparire nulla sul volto.
Alzò gli occhi simulando una calma che non gli apparteneva.
-Mm… niente, prima di partire sono caduto dalle scale, ma non ti preoccupare,
non è niente di grave!- mentì.
-Madonna mia! Ma come hai fatto? Hai messo della pomata, ti fa ancora
male, o no?- e senza aspettare una risposta sparì in bagno per riemergere
qualche istante dopo con un tubetto.
-Sì, ho messo della pomata, ma non ha fatto un gran effetto: mi fa ancora
un male tremendo! –
Adrian sbuffò e gli porse il tubetto.
-Ecco, prova questa, ti garantisco che funziona!- disse.
-Sicuro?- chiese Jules in dubbio se prenderla o meno.
-Certo, anzi, garantito!- sorrise Adrian.
Il biondino lo prese dalle sue mani e iniziò a svitarne il tappo.
-Non ti dispiace se intanto io faccio colazione, vero?- gli chiese Adrian
tornando in cucina per poi riemergere con un paio di fette biscottate
e una tazza di caffè.
Jules tentò di spalmarsi l’unguento, ma pochi secondi dopo rinunciò: non
riusciva a vedere esattamente dove aveva il livido e aveva paura che per
sbaglio il medicamento gli finisse sull’occhio. Adrian lo vide e, pulitosi
velocemente le mani, prese il tubetto.
-Lascia, faccio io. Così non ti sporchi tutta la faccia!- rise.
-Grazie- rispose Jules abbassando gli occhi.
Com’era che ora si comportava così gentilmente? O meglio, com’era che
solo da quando l’aveva conosciuto “ufficialmente” si era dimostrato così
gentile? Voleva farsi perdonare il livido? Ma allora perché non dava segno
di averlo riconosciuto?!? Non capiva proprio.
-Chiudi l’occhio, per favore. Devo spalmarla sulla palpebra.- chiese prendendo
un po’ di unguento su due dita.
Jules fece come gli era stato chiesto.
Adrian lavorava ignaro dei pensieri dell’altro e perso nei propri.
Sì, era proprio lui il ragazzo dell’altra sera. E cavolo, il pugno che
gli aveva dato doveva avergli fatto davvero male, se ora si trovava con
un ematoma così grande. Un po’ gli dispiaceva, che l’altro non ne avesse
parlato, ma non poteva farci niente. Finì di spalmare l’unguento e si
mise a parlare con lui del più e del meno.
-Senti, io tra mezzora devo andare al lavoro… Sono già passate quasi due
ore, provo a vedere se è tornata altrimenti vediamo come fare…- dichiarò
ad un certo punto Adrian.
Poi tentò di telefonare alla ragazza, sperando di trovarla e grazie a
una buona dose di fortuna riuscì a rintracciarla in extremis.
-Ciao! Senti, sicura di non aver dimenticato qualcosa?- le chiese ironicamente.
-Uhm... no, perché?- Joanne non aveva davvero idea di che cosa stesse
parlando.
-Ho qui tuo fratello che dice che lo dovevi aspettare stamattina… adesso
dove sei?- sbottò.
-Accidenti! È vero! L’avevo completamente dimenticato.! Io sono al parco…non
è che puoi fargli compagnia finché non torno? Per favoreeeee- lo implorò.
-Spiacente, ma tra mezz’ora devo andare via… mi aspettano al negozio.
Come facciamo?- le chiese pazientemente.
-…- Joanne non rispose.
-… allora?- stava iniziando a spazientirsi.
-Tra dieci minuti sono lì, intanto aspetta, ok?- tagliò corto lei.
-Ok, muoviti eh! Che poverino è tutta la mattina che t’aspetta…- riuscì
a dirle prima che la cornetta gli fosse sbattuta in faccia.
-Jules, tua sorella ha detto che sarà qui tra dieci minuti… più o meno,
ma conoscendola credo ci metterà almeno il doppio del tempo...- sospirò
-Grazie, e scusami ancora per il disturbo, non era mia intenzione rimanere
qui per così tanto…- disse Jules guardandolo fisso negli occhi.
-Figurati, mi spiace solo che quella si sia dimenticata che dovevi arrivare,
mi chiedo dove abbia la testa!- Alzò gli occhi al cielo per dare enfasi
alle sue parole.
-Già me lo chiedo pure io… Va beh, è mia sorella: dovrei conoscerla, però
non credevo che in quattro anni cambiasse così tanto! Me la ricordavo
meno sbadata…- scherzò il biondino-
-È l’amore che l’ha cambiata! Almeno credo… da che la conosco è sempre
stata così, però in effetti negli ultimi mesi è peggiorata… Da quando
si è trovata un nuovo ragazzo…- rispose Adrian.
L’altro rise e, mentre il moretto se ne andava in camera a cambiarsi,
si mise a fare zapping in tv.
Poco dopo il ragazzo tornò reggendo in mano un paio di scarpe e si sedette
nuovamente accanto a lui.
-Come mai ti sei trasferito in Germania?- buttò lì.
-Uhm, niente di particolare, pensavo di trovare lavoro- rispose senza
scomporsi.
-E l’hai trovato?- curiosò Adrian.
-Sì, decisamente!- e si fermò proprio nell’istante in cui suonava il campanello.
Jo entrò in un turbine di colori e di borse della spesa e tentò di scusarsi,
con il fratello prima di tutto e poi con il suo ex che la guardava biecamente.
Scuse inutili visto che Adrian si limitò a squadrarla e a buttarla letteralmente
fuori dall’appartamento, a raggiungere il fratello che stava trascinando
le valigie al piano di sopra.
-Buona fortuna Jules, mi sa che ce ne vorrà a vivere con questa qui!-
lo salutò prima di uscire pure lui per recarsi al lavoro.
-Ma che cavolo! Prima mi dici di venire presto, e poi non ti fai neanche
trovare. E per di più m’è toccato suonare da Adrian per mendicare un aiuto…-
la rimproverò il fratello.
Jules era letteralmente fuori di sé.
Non ce l’aveva per il fatto che lei non fosse stata lì quando lui era
arrivato, e neanche perché aveva dovuto arrangiarsi a trovare un aiuto.
No, per nulla di tutto questo poteva rimproverare la sorella. Insomma,
aveva sempre saputo che lei non era completamente a posto con il cervello.
Una lista infinita di precedenti gli ricordava i miliardi di difetti che
aveva.
Prima di tutto la scarsa puntualità: chi non ricordava quel che era successo
il giorno del diploma? Il preside aveva chiamato il suo nome ma lei non
era comparsa. Tutti si erano preoccupati pensando che fosse successo qualcosa,
salvo rimanere basiti, dieci minuti dopo, quand’era arrivata dicendo di
essersi addormentata sul tetto della scuola...
La scarsissima memoria era un altro lato della sua personalità che lasciava
interdette le persone intorno. Lui l’aveva anche dimenticato... fino alla
telefonata di tre giorni prima: <Ciao Jo! Sono Jules, sono tornato
dalla Germania!> <… Jules chi?> <…> <… allora?
> aveva chiesto, con tono seccato. <… Jules tuo fratello…>
<…ops!>
Voleva quasi piangere, a quel ricordo.
La lista poteva continuare con il suo poco interesse per qualunque cosa
che non fosse assolutamente necessario in un immediato periodo di tempo
compreso fra i 5 ed i 10 minuti… come fare la spesa: se la si vedeva in
un supermarket era matematicamente sicuro che il motivo era un frigorifero
vuoto e degli scaffali che imploravano “riempimi”! Gli bastava ricordare
la visita che le aveva fatto prima di partire: non era riuscita a offrirgli
niente, tranne un bicchiere d’acqua, dal momento che non le era rimasto
nulla da bere. Né una bibita, né un alcolico, né altro. Solo acqua. E
per di più del rubinetto...
In ogni caso, non era questo che gli faceva salire il sangue alla testa,
quanto aver visto Adrian appena uscito dalla doccia, praticamente nudo,
con delle minuscole gocce che scendevano lungo il suo corpo e ansimante
per la corsa fatta per aprirgli e aver trovato tutto questo piacevole.
Sì, decisamente era questo che lo irritava: il dover ammettere che Adrian
era davvero provocante. Accidenti!
-Beh, che c’è di male a chiedere aiuto a Adrian?- Joanne si buttò
sul divano, stanca per la lunga corsa
-In fondo se non ci si aiuta tra amici a chi si può chiedere una mano?-
tagliò corto.
-Ti faccio notare - e qui il tono di Jules si abbassò pericolosamente
– che nessuno m’ha mai detto che avrei trovato il tuo amico qui sotto.
Io non avevo la più pallida idea di chi ci fosse dall’altra parte della
porta finché non si è aperta e quando l’ho scoperto sono rimasto ammutolito
facendo una pessima figura-
-Beh, ma anche tu, se ti spaventi per così poco…- tentò di difendersi
lei..
-Tieni conto che prima di aprire ho sentito un urlo di dolore e poi
quando ha aperto era appena uscito dalla doccia…-
-E allora? Avrà sbattuto senza dubbio sul tavolino del salotto. È normale,
mi stupirei del contrario, e il fatto che fosse appena uscito dalla
doccia tu come avresti potuto saperlo? E poi perché ti agiti! È un ragazzo,
non ti sarai mica imbarazzato, vero?- aggiunse con tono inquisitorio.
-Non è imbarazzante farsi aprire, quanto piuttosto trovarsi davanti
uno mezzo nudo ancora gocciolante… vorrei vedere te cosa avresti fatto…-
esclamò offeso.
-Gli sarei saltata addosso, ovvio!- affermò assolutamente sincera.
-…- Jules era rimasto basito.
-Ok, stavo scherzando. Prima mi sarei presentata- lo ‘rassicurò’.
-Jo…- il tono si abbassò di colpo e il silenzio si fece pesante.
La ragazza si alzò dal divano sbuffando.
-Ok, la smetto. Vieni che ti mostro la tua stanza… e ti do una copia
delle chiavi, così non rischierai più di trovarti Adrian mezzo nudo
alla porta!-
Evitò direttamente di risponderle e si limitò a seguirla.
“Tanto è ovvio che finisca sempre così” pensava mentre apriva la valigia
e sistemava le sue cose nella stanza “anche se io ho ragione e lei no
finisce sempre che io passo dalla parte del torto. Cadesse il mondo
ma non ammetterà mai di sbagliare.”
-Quando hai finito pranziamo se ti va… ti aspetto in cucina-
Jules rispose con un grugnito mentre cercava di trovare un paio di pantaloni
comodi.
-Potresti almeno rispondere civilmente- gli disse lei mentre usciva
da lì.
“Appunto, mai che sia contenta. Sigh, ma perché mi trovo sempre in mezzo
a questi casini?”
Si stese sul letto a fare il punto della sua situazione.
“Dunque, per ora posso vivere da lei. Michael abita ancora a casa mia
e non posso tornarci finchè ci resta, e non credo se ne andrà tanto
velocemente: deve passargli prima la rabbia... Le poche cose che sono
riuscito a portare via sono da Ryan ma dovrò andarle a riprenderle presto.
Michael non sa che sono qui, e questa è l’unica nota positiva. Dovrei
anche telefonare a Vic per avvisarlo che non sono sparito, ma sono sicuro
che Michael riuscirebbe a estorcergli dove sono, quindi è meglio rimandare.
Dannazione! E’ tutta colpa sua e della sua mania di considerarmi una
donna. Perché diavolo mi sono lasciato fregare così. Non potevo mollargli
un calcio nei testicoli quella volta?”
Si prese la testa tra le mani.
”No, dovevo proprio lasciarlo attaccare bottone e dargli il mio numero
di telefono. Bravo Jules! Sai proprio come incasinarti la vita!
Speriamo almeno che in questo mese gli sia passata la voglia di controllarmi
e soprattutto che si sia messo il cuore in pace. Non sopportavo più
i suoi pedinamenti...”
Si tirò su e cominciò a guardarsi intorno. Una scrivania su cui erano
sistemati alcuni libri (Guerra e Pace, Anna Karenina, Il maestro e Margherita
e altri di autori russi), un paio di candele profumate e un incensiere.
Una libreria su cui si notava una fotografia che ritraeva Adrian e Jo
abbracciati “Devono essere davvero grandi amici!” e infine un armadio
per metà vuoto.
“Fino a metà agosto non devo tornare al lavoro, ma non posso restare
qui per tre mesi… priorità non ne ho… anzi, forse l’unica per ora è
vendicarmi del pugno di Adrian… e per farlo ci sono molteplici possibilità…
potrei rompergli qualcosa in casa, ma non credo tornerò lì… e poi non
è abbastanza. Altrimenti potrei farlo innamorare e poi sul più bello
mollarlo… certo sarebbe crudele, ma la vendetta deve essere crudele.
Anche quel bastardo mi considera una donna e come se non bastasse mi
ha anche colpito! Mi fa ancora male. Accidenti!”
Si avvicinò allo specchio posto dietro la scrivania. Osservò per bene
l’occhio. Il gonfiore era diminuito un pochino, ma rimaneva ancora l’alone
nero. Non era certo una bella cosa da vedere.
-Bella ferita!- commentò una voce alle sue spalle.
-Già- rispose alla sorella senza neppure girarsi.
-Ma come te la sei fatta?- Jo si avvicinò per osservare meglio il fratello.
-Sono caduto dalle scale poco prima di partire… che idiota eh?-
-Già…-non sembrava molto convinta -se vuoi è pronto il pranzo…-
-Ok, arrivo- Jules si rese perfettamente conto che la sorella non si
era bevuta per niente quella storia. Doveva pensare a qualcosa da raccontarle
alla svelta. Figurarsi se lasciava perdere una cosa del genere.
E infatti mentre gli serviva una bistecca partì il primo colpo.
-Com’è che sei tornato così improvvisamente? Problemi con il lavoro?-
-No, nessun problema, m’hanno solo dato le ferie e ne ho approfittato
per tornare un po’ a casa-
-Va beh, con la tua ragazza tutto ok? Com’è che lei non è qui?- ecco
dove voleva arrivare…
-Non è qui perché non c’è nessuna ragazza. Ci siamo mollati dopo poco
che l’hai sentita la prima volta al telefono- “scommettiamo che ora
chiede come mai?”
-Ma no, come mai? Mi sembravate così felici quando vi ho sentiti….-
“ok, ho vinto…”
-Sì, eravamo felici, poi ho scoperto che non mi piaceva più e che al
momento preferivo… un altro genere a quello femminile.-
Si sentì il suono secco di un coltello che cadeva rovinosamente a terra
Jules alzò lo sguardo a vedere cos’era successo e si trovò a guardare
Jo i cui occhi, sgranati, lo fissavano pieni di terrore.
-No, ti prego dimmi che non è vero- sussurrò.
-Servirebbe a qualcosa dirti di no?- la provocò.
-No, in effetti no…- si grattò la testa.
- E allora va bene: mi piacciono i ragazzi…- ammise placidamente.
-Quindi sei gay…- concluse lei al posto suo.
-No, veramente no...- dovette contraddirla.
Jo fece una faccia confusa, non capiva.
-…?-
-Mi piacciono anche le ragazze- concluse lui mentre finiva la sua bistecca.
-Ah! Ok, niente di strano… Ti si aprono più possibilità così- e fece
un gran sorriso.
-Non ci credo… Anche le battutine adesso…- ridacchiò.
-Beh, mica ho detto una cavolata, no? Certo che ultimamente nel mondo
intorno a me stanno cambiando sponda tutti gli eterosessuali che credevo
tali…-
-Non ti capisco…- adesso era lui a non capire..
-Niente, lascia stare, è solo una mia riflessione personale… Beh, comunque,
niente ragazzo qui con te?- come al solito era riuscita a sviare il
discorso verso quello che le importava di più.
-No, l’ho mollato…-
-Ed è stato lui a farti quel livido?-
-No, te l’ho già detto, sono caduto. Ed è la verità. Stavo scendendo
le scale portando la valigia e sono inciampato rotolando giù…-
Lei sembrò bersela, questa volta.
-Certo che sei un idiota!-
Parlarono ancora un po’ del più e del meno fino a quando Joanne s’inventò
di dire che dovevano andare da Adrian.
-Prego?-
-Sì, dopo pranzo facciamo un salto al negozio di Adrian, devo prendere
un paio di cose, così ne approfitto per mostrarti cos’ha inventato pur
di far soldi!-
-Sono proprio curioso- in realtà non lo era per niente, ma mica poteva
dire a sua sorella, i cui occhi dicevano “o vieni o passi dei guai”,
che preferiva stare a casa con una birra e con la partita da vedere.
Cioè, poteva farlo, ma non ci teneva a vedere la reazione a un rifiuto…
-Bene, vedrai che ti piacerà! È piuttosto… particolare come luogo.-
-Ma che cos’è?-
Ma Joanne non voleva rispondere alla domanda. Si divertiva a fare la
misteriosa senza dargli alcun indizio su che tipo di lavoro poteva essere.
“Adesso ho capito perché non m’ha detto niente: sapeva che avrei preferito
incorrere nelle sue ire piuttosto di venire qui!”
Il luogo in questione era un negozio in centro città, caratterizzato
da due grandi vetrine piene di saponette di ogni tipo e forma: da quelle
che somigliavano a dei fiori di ciliegio, a quelle che sembravano candele
e addirittura alcune a forma di lingotto. Al centro di una delle due
vetrine faceva bella mostra, contornata da della stoffa rosa, una lavagna
nera con scritto in gesso bianco:
“Qui tutto si può
Toccare,
Annusare
e Spalmare,
in ogni caso Godere!”
La gente che passava sentiva il profumo dieci metri prima di arrivare
e aveva il tempo di decidere se voleva o meno entrare.
Quando arrivarono c’era giusto una coppia che osservava le saponette
fiore discutendo sulla fattura di esse. Jules scosse la testa, facendo
finta di non vedere, ed entrò con la sorella.
-Ciao Jo!- salutò una delle commesse del negozio.
-Ciao! Sono venuta a fare un giro! Adrian c’è?-
-È dietro a sistemare gli scaffali… vai pure a cercarlo-
-Ok, grazie- e si diresse verso la porta mentre Jules si metteva a curiosare
in giro.
Davvero, c’era ogni tipo immaginabile di sapone: da quello liquido a
quello gel o solido. Cose da matti: ma quando mai s’era visto un negozio
simile?!?
Curiosando qui e là si rese conto che c’erano anche delle candele profumate,
pure esse dalle forme più variegate.
Sparse per il negozio erano presenti delle pentole che contenevano del
sapone a scaglie (o era cera?) che tutti potevano prendere e odorare.
Si guardò in giro: non c’era tanta gente, ma i pochi che vedeva sembravano
essere clienti abituali; parlavano tranquillamente con le commesse degli
ultimi avvenimenti, oppure si facevano consigliare qualcosa e poi la
“provavano” per vedere se era di proprio gusto.
Si fece tentare e ne approfittò per annusare una confezione di sapone
per profumare gli abiti al pino “Ottima, davvero ottima. Sembra quasi
di stare in montagna!”.
Poco dopo Joanne tornò accompagnata da Adrian.
Jules si avvicinò per sentire di cosa parlavano.
-Che dici, ti piacerebbe provarlo?-
Il ragazzo teneva in mano un pacchetto non molto grande.
-Ma certo che sì, dammi qui- glielo strappò letteralmente dalle mani
-Non sia mai che io mi lasci scappare una cosa del genere: è una tentazione
troppo grande!-
Jules s’intromise nel discorso.
-Di che parlate? Che cos’è quello?- chiese indicando il pacchetto.
-Un nuovo prodotto. Si tratta di un miscuglio di vari aromi che dovrebbe
avere un effetto rilassante…-
-Ah! Ecco perché lo vuoi far provare a Jo, magari così si dà una calmata!-
rise.
-Eh già!- confermò lui.
La ragazza li ignorò beatamente.
-Ok, allora io me ne vado a casa a fare un bagno e ci vediamo stasera…-
salutò e si voltò verso la porta.
-Come?- chiese improvvisamente il biondino.
-Beh, torno a casa… che c’è di strano?-
-E io?-
Lei sbatté gli occhi un paio di volte.
-Puoi tornare con me, o se preferisci andare un po’ in giro…-
Jules rifletté un secondo.
“Posso andare oggi da Ryan a riprendermi la roba, in effetti…”
-Ok, resto, vai pure, ci vediamo dopo.-
Adrian nel frattempo s’era avvicinato alla cassa per servire una cliente.
Vedendo che la ragazza se ne stava andando la salutò con un sorriso.
“Bene, potrei, prima, fare un salto da Ryan prima e poi andare al negozio
per vedere se mi hanno recuperato gli album da disegno…”
Mentre Jules era perso nei suoi pensieri Adrian si avvicinò.
-Che fai adesso?-
L’aveva spaventato, non si era accorto del suo arrivo.
Ma si riprese in fretta.
-Boh, credo che farò un salto in città. Una sorta di ritorno alle origini…
Voglio vedere se riesco a recuperare dei vecchi amici!-
-E dopo, che fai ? Torni qui o te ne vai direttamente a casa?-
Come mai era così premuroso? Adrian non si capacitava di questo suo
preoccuparsi per lui. Parlava e diceva cose che con qualsiasi altra
persona non avrebbe mai detto. Insomma, lui era per natura una persona
gentile, ma da lì a tormentarsi per quello che faceva o non faceva un
tizio conosciuto giusto il giorno prima era un altro discorso. D’accordo
che Jules era il fratello della sua migliore amica, ma non riusciva
a spiegare questo suo interessamento per lui.
“Neanche mi piacesse…” si ritrovava a pensare “…o forse sì?” si faceva
notare poco dopo da solo. Insomma, non aveva le idee molto chiare…
-Non so, credo tornerò qui prima… Tanto tu ci sei, no?- si infermò.
-Certo! Resto qui fino alla chiusura- rispose con entusiasmo.
-Bene, allora più tardi torno… Ciao!-
Lo salutò uscendo.
-Torna presto!-
“Accidenti, sono impazzito” si ritrovò a pensare Adrian “magari equivoca
le mie parole…”
Ma Jules non aveva quasi sentito, e aveva scambiato quel poco che aveva
capito per un semplice saluto tra amici.
Fine capitolo 2
Note: Esiste davvero un negozio con quella scritta in vetrina. Peccato che
non ci abbia mai visto Adrian a far da commesso!
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