Genere: diciamo che è nato come PWP, o almeno questa era l'intenzione iniziale, poi la scena di Bip mi si è fatta troppo lunga e... diciamo pure che per questioni di troppo scritto non è che bippettano proprio del tutto ^^;;;;;;;

A questo punto, visto le proteste per le mie chilometriche prefazioni, non scrivo nulla, legga chi ne ha voglia.

Ps: ^^;;;;; se vi par incoerente nella parte finale.. 
Cosa dire... probabilmente avete ragione, ma.... mi è venuta così... tanto lo sapevate che son smielosona :)

 


Il regalo di Natale

parte II

di Mokuren



Era ormai sera e lui non era riuscito a compicciare nulla.
Dopo esser passato da Giulia e averle consegnato il regalo, se ne era ritornato diretto a casa; Giulia l'aveva trattenuto fino alle venti passate e a quell'ora non poteva far altro che rientrare; gli mancavano un sacco di regali, si ritrovava sempre all'ultimo momento e poi gli capitava di questo; ma c'era da dire che, nei due giorni che precedono il Natale, era sempre riuscito a cavarsela nel più onorevole dei modi; e invece stavolta... bhè.. diciamo che era stato distratto proprio quando non doveva, per quell'anno i suoi amici avrebbero dovuto accontentarsi di una torta o di un mazzo di fiori.
Strinse i pugni e alzò la mano dove era ancora scritto quel numero.
Michele.
Chi sa che tipo era veramente; cosa avrebbe fatto quella sera? con chi l'avrebbe trascorsa? gli aveva detto di chiamarlo, a dire il vero gli aveva pure proposto di passare assieme quella notte.... magari pure lui festeggiava il Natale da solo e si sentiva uno schifo... Cosa andava pensando, quel tipo non ce lo vedeva proprio a star solo, chi sa quante persone ... ma pure lui conosceva un sacco di gente e in quella notte non se la sentiva di disturbare nessuno.
Quel numero, quel numero sulla mano era come se lo chiamasse.. "Fatti un regalo di natale Mirko... un regalo di Natale... un regalo" e lui lo desiderava quel regalo, lo desiderava come non aveva mai desiderato nient'altro.
Scosse la testa per cercare di schiarirsi le idee, aveva bisogno di dimenticare quel numero, di dimenticare Michele.
Appena messo piede dentro casa, si tolse la giacca e si fiondò in bagno, aprì il rubinetto ed iniziò a lavarsi le mani disperatamente, poi si spoglio e s'infilò sotto la doccia, l'acqua bollente che gli si riversò addosso riuscì a calmarlo almeno in parte; rimase li sotto per quasi mezz'ora, poi, si avvolse nell'accappatoio e andò in cucina dove si preparò un panino farcito.
Avrebbe passato la sera in casa a mangiar schifezze a guardare la TV e poi a letto, magari presto.
Si mise seduto e addentò la sua cena iniziando a masticarla quasi con rabbia; non aveva bisogno di nessun regalo, non aveva bisogno di quel tipo, non aveva bisogno di nulla che non avesse già; era questa la litania che si ripeteva nella testa quasi volesse riuscire ad autoconvincersi.
Continuo a divorare quel panino concentrandosi su ogni morso, ma, passata la foga iniziale, il suo ritmo rallentò sino a fermarsi; dalla finestra provenivano vocette allegre e musichette tipiche.
Era proprio squallido! ma da quando si era ridotto così? Non se lo ricordava più; l'ultimo Natale festeggiato con calore era quello di un infinità di anni prima, quando i suoi nonni erano ancora vivi e i genitori ancora sposati, adesso la sua famiglia era un completo sfacelo.
Andò nell'ingresso e accese il suo misero alberello finto, un acquisto fatto quattro anni prima, un albero già addobbato da togliere dalla scatola e accendere la notte di Natale.
Dopo quattro anni si era spelacchiato, alcune lucette si erano fulminate e, nonostante fosse ad altezza caviglia, era riuscito persino a storcersi e adesso penzolava da un lato come un moribondo.
La visione di quella "povera bestia" lo depresse ancor più; che ben scarsa serata gli si preannunciava, non avrebbe certo esagerato se l'avesse considerata come la "notte più brutta di tutto l'anno".
Meglio andare a letto, dormendo quella maledetta giornata sarebbe finita prima; l'indomani almeno aveva un impegno; doveva andare all'ospedale dove interpretava Babbo Natale per il reparto pediatrico, l'aveva incastrato qualche anno prima un amico infermiere e.. a lungo andare, nonostante l'iniziale protesta, si era accorto di essere grato per quell'opportunità che non rendeva contenti solo quei bambini, ma pure lui.

Si mise a letto e si rigirò inquieto sin quando non sentì le campane della chiesa battere le dieci.
Mancavano due ore, solo due ore a mezzanotte, due ore a Natale.
Accese la luce e fissò il soffitto indeciso, quasi impaurito si avvicinò il pugno al petto; aveva fatto di tutto per cancellare quel numero dalla sua mano, dalla sua mente e adesso, adesso se ne pentiva, se aprendo il palmo non vi fosse stato più scritto nulla... bhè, se lo sarebbe meritato.
Si portò il pugno davanti agli occhi chiusi.
Era il momento, se quel numero si poteva ancora leggere avrebbe chiamato quel ragazzo.
Rialzò, le palpebre e si fissò il palmo; sbiaditi, ma i numeri spiccavano ancora sulla sua pelle, chiari come una sfida.

Il telefono squillava, uno, due, tre volte, poi un clic e una segreteria.
"Mi spiace per voi, ma.. al momento non sono in casa, se però mi farete udir la vostra voce... chi sa che non sarete richiamati."
Il segnale acustico... perchè aveva chiamato, era la sera di Natale e lui era patetico; ma non se la sentiva di riattaccare, voleva dirgli qualcosa, ma cosa?
"Ciao Michele, io... non so perchè ho chiamato......... Comunque... Buon Natale ovunque....."
"Pronto!"
Quella voce all'improvviso lo fece ammutolire.
"Pronto.... sei tu non è vero, quello dei dischi... lo so che sei tu, nessuno mi chiama Michele; sei solo, vuoi vedermi... maledizione dimmi qualcosa, in fondo sei stato tu a chiamare no!"
"Posso venire da te?"
Che cavolo si metteva a dire? il cervello doveva essersi definitivamente scollegato dalla bocca che adesso riceveva i segnali direttamente dal basso ventre, per far si che una simile domanda fuoriuscisse dalla sua gola.
"Si, sono solo e... se vuoi puoi venire, un regalo come te non me lo sarei mai aspettato, comincio a credere che Babbo Natale esista davvero. 148 Via dei Cedri quarto piano, ti aspetto." 
Un TU TU TU TU concluse quelle parole.

Lo stabile si trovava in una tranquilla zona periferica; era stato edificato hai margini di un parco giochi pieno di pini, non era mai stato in quella particolare zona della città, ma, doveva ammettere, che era molto bella e soprattutto pulita, l'aria che vi si respirava, forse per merito di tutti quegli alberi, aveva un che di marino, c'era un buon odore.
Giunto all'ingresso sbirciò sui campanelli, ma non vi trovò nessun Michele, probabilmente l'appartamento non era a suo nome; e ora? Un opprimente desiderio di voltarsi ed andarsene gli si rovesciò a dosso come una secchiata di acqua gelida... *"Via dei Cedri quarto piano"* quelle parole gli tornarono alla mente, assieme a quella voce bassa, carica, bella! 
Quarto piano, ma come poteva raggiungerlo se non sapeva come superare neppure il cancello d'ingresso?
Proprio in quel momento una signora di mezza età gli si affiancò, Mirko si voltò a guardarla.
"Giovanotto, chi stai cercando?"
Ecco la classica signora curiosa; solitamente quel tipo di domande rivoltegli da degli estranei lo infastidivano, ma... stranamente, con quella signora che aveva il classico aspetto della vecchia amica di famiglia, Mirko si ritrovò a raccontare "più o meno" tutta la sua situazione.
"A dire il vero sarei stato invitato da un amico a trascorrere da lui la notte di Natale, ma... ecco, confesso che ci siamo conosciuti da poco e non riesco proprio a ricordare il suo cognome, non so se lo conosce,.. Michele."
Un sorriso imbarazzato si tirò sul volto di Mirko dopo quella confessione.
"Michele.. Michele... non conosco... ma certo, come ho fatto a non pensarci subito, l'unico ragazzo della tua età che si trova qui è quel farfallone di Miky! Di sicuro non lo trovi sul citofono, li c'è il nome della sorella Sara; ecco, il campanello è questo, ma, se vuoi ti accompagno su io e gli facciamo una sorpresa."
Così dicendo aprì il cancello e, presolo sotto braccio, si avvio verso il portone d'ingresso.
"Sai caro che sei veramente un bel ragazzo! Peccato che Sara sia gia fidanzatissima, altrimenti avresti potuto farti avanti, così rimane solo quel birbone di Miky, ma, detto tra noi, Sara è più carina." 
Una strizzatina d'occhio complice.
"E' la prima volta che mi capita d'incontrare un amico di quel ragazzo; ma, devo dire che sei proprio come immaginavo i suoi compagni: elegante, carino... Mi sbaglio o mi stai arrossendo!? non mi dirai che i complimenti di una vecchia signora come la sottoscritta ti imbarazzano? Non ho detto nulla più di quel che tutti possono vedere, sei bellino e questa è una semplice constatazione fatta ad alta voce; su, su, non fare il timido. Eccoci giunti, questo è l'appartamento di Sara e  di quel ragazzaccio; sono felice che Miky non trascorra il Natale da solo, ho provato ad invitarlo da noi quando Sara mi ha detto del suo viaggio con Stefano, ma non c'è stato nulla da fare e adesso ne capisco il motivo, meglio così, i giovani devon stare coi giovani."
A quel punto la signora, ignorando il campanello, si mise a bussare rumorosamente alla porta.
"Miky.... Miky.... puoi aprire? Ho qualcosa per te!"
Dopo poco si udì una voce quasi trafelata in risposta a tanto baccano.
"Ada, maledizione! ti avevo detto che non avevo bisogno di nulla... un attimo, arrivo."
"Sempre agitato. Bene, io ti saluto giovanotto, Buon Natale."
"Anche a lei signora."
"Ada, sono solo Ada."
Con una nuova strizzatina d'occhio ed un sorrisone Ada lo lasciò solo su quel davanzale ad attendere Michele.
"Guarda Ada che se sei venuta a portarmi quel tuo stramaledetto cappone, questa è la volta buona che ti tolgo il saluto! Lo sai che il cappone lo detes..."
A metà di quello sproloquio la porta si aprì, mostrando una figura slanciata con, a tentare di coprirla, un misero asciugamano stretto in vita.
Michele appena lo vide si zittì e per un attimo, ma solo un attimo, sembrò quasi arrossire per quella situazione.
"Ciao... entra, mi spiace, non sono molto presentabile..."
Poi, avvicinatosi alla porta e messa la testa oltre lo stipite:
"Ada! questa te la farò pagare!"
Dal fondo delle scale una voce, quasi fosse stata in attesa di quelle parole, rispose con un risolino a quella minaccia:
"Bambino caro, non hai voluto il mio speciale cappone Natalizio e... mi par di averlo adeguatamente sostituito! Buon Natale Brontolone!"
"Buon Natale Impicciona! Scusa, entra e accomodati, io arrivo subito"
Stava per allontanarsi quando, come folgorato da un pensiero, si bloccò e si riavvicinò a Mirko.
"Io vado a vestirmi?!"
"Certo... io... non ci sono problemi, ti aspetto."
Michele si piazzò davanti a lui e, allungando un braccio oltre la sua spalla chiuse la porta, dopo di che gli passò quello stesso braccio attorno al collo; così facendo gli sfiorò il volto con i capelli ancora umidi, ma, soprattutto, premette il petto nudo contro il suo e la leggera protezione offerta dalla camicia non bastò ad evitare il calore di quel corpo, di quella pelle liscia, di quelle forme sode che si premevano contro di lui. Si stava già eccitando come un bambino di fronte ad un dolce che non vede l'ora di addentare e questo non era quel che voleva, era gia difficile gestire quella strana situazione in cui si era infilato di propria volontà in condizioni normali, se ci si metteva pure il testosterone non sarebbe più riuscito a formulare il benchè minimo pensiero razionale. Si prese un labbro tra i denti e serrò i pugni per cercare di calmarsi e pregando affinché Michele si allontanasse.
"Sei adorabile!"
E, detto questo gli sfiorò le labbra con un bacio.
"E hai un buon sapore, le tue labbra son morbide e piene, proprio come le immaginavo; scusa ma non ho saputo resistere; se preferisci aspettiamo la mezzanotte o, possiamo farlo subito, ammetto che, rivestirsi è uno spreco di tempo meglio impiegabile."
A quelle parole un'ansia irrazionale attanaglio Mirko allo stomaco.
Subito! Così! forse era meglio, ma... ma, lui pensava, credeva... che cosa?
"Hei, calma! se lo preferisci aspettiamo, ma..." Un bisbiglio nel suo orecchio:
"... quando scoccheranno le dodici avrò finalmente il permesso di scartare il mio regalo?!"
Non gli dette il tempo di rispondere, non ce n'era bisogno in fondo, era andato li per quello. 
Michele sorrise e si allontanò, scomparendo dietro un enorme porta a vetri.

Il cuore di Mirko non si era ancora calmato, si sentiva le ginocchia un po' molli e la testa leggera, non si era certo aspettato una simile accoglienza.
A dire il vero, dopo aver fatto quella telefonata, mentre si vestiva, mentre cercava quella via, quella casa, un parcheggio; aveva avuto il tempo di fantasticare ed immaginare di tutto: che Michele vivesse in un appartamento dalle pareti rosso fuoco foderate di spacchi, che l'accogliesse in tenuta adamitica o peggio di tipo sadomaso con tanto di frusta, che avesse invitato anche qualche amico per spassarsela e fare un'orgetta ai danni di uno tanto cretino da andare a quell'ora a casa di un perfetto estraneo per "un' allegra" notte.
Aveva supposto tutto il peggio possibile, ma nulla paragonato a ciò che adesso si ritrovava davanti; un appartamento grande, luminoso, dove ad ogni angolo spiccava una pianta rigogliosa, l'arredamento era semplice ma di ottimo gusto e poi, poi lo vide un albero, un enorme abete che emanava un forte odore di resina, riccamente addobbato, carico di palline e festoni colorati, in confronto il suo pareva un aborto della natura; e poi lui, Michele che l'aveva accolto con quel misero asciugamano che copriva poco o nulla, con la pelle ancora umida per la doccia con un espressione solare.
Chi era in realtà Michele? Non sapeva nulla di lui, ed era logico, visto che si doveva trattare di un avventura lunga una sola notte, se fosse stato un ragazzo intelligente non avrebbe dovuto interessargli minimamente, meno ne sapeva meglio era, non poteva certo rischiare di affezionarsi ad uno che voleva solo una scopata da lui. Ma: quella casa così accogliente, l'affetto dimostrato dal vicinato, la presenza di una sorella Sara... tutte cose che lui non aveva e che gli fecero desiderare di poter conoscere meglio quel ragazzo. 
Poi le sue riflessioni lo abbandonarono quando i suoi occhi scorsero una foto, una piccola foto appesa in angolo che ritraeva un ragazzetto sui quindici, sedici anni con tra le mani una sfavillante medaglia d'oro e sul volto un sorriso che avrebbe fatto fondere i ghiacci del polo tanto era luminoso, caldo, raggiante.
"La vittoria del torneo di atletica, anno 1995, sembra passata una vita da allora."
Senza che Mirko se ne accorgesse, Michele era tornato mettendosi alle sue spalle e adesso parlava ad un soffio dal suo orecchio.
Quel caldo alito che gli solleticava il lobo lo fece rabbrividire.
"Hai freddo! Sono un ospite disastroso, ma non mi capita spesso di dover fare gli onori di casa; vieni, siediti sul divano mentre io accendo il caminetto." 
Gli sfiorò un gomito, guidandolo nella giusta direzione.
Per raggiungere la sala passarono davanti all'albero e Mirko, quasi inconsapevolmente, rallentò il passo.
Miky se ne accorse e sorridendogli si soffermò a sua volta.
"Bello vero! ma non ti dico la fatica per trasportarlo sin qui; questa è tutta opera di mia sorella; siamo partiti quattro anni fa con un alberello di taglia media, poi mi è andata crescendo ogni anno, ma la prossima volta lo faccio trasportare a lei.."
Poi una pausa, come una folgorazione improvvisa.
"..che scemo, spento proprio oggi."
Detto questo Michele si infilò sotto l'albero e inserì la spina nella presa; le lucette intermittenti si accesero ed illuminarono ogni ramo, ogni decorazione di quello splendido abete.
"Notevole, eh!"
"Si, è veramente bello. A casa ne ho uno pure io, ma... non ha nulla a che vedere con questo, ho sempre addotto la scusa della mancanza di tempo per quella povera bestia rachitica che ho il coraggio di chiamare albero, ma... probabilmente è solo la mancanza di spirito Natalizio; a esser soli non vien tanta voglia di festeggiare."
Chi sa perchè gli stava dicendo quelle cose; era veramente pietoso, cosa poteva mai interessare a Michele qual'era il suo umore a Natale o che decorazioni metteva in casa per rallegrare le feste.
"Se sei solo è già molto se continui a farlo un albero, molti miei amici vi hanno rinunciato da tempo, forse, se non ci fosse mia sorella, non l'avrei neppure io e... credo che non ti avrei neanche invitato se non fosse per lei, son certo che, se non ci fosse mia sorella a pungolarmi affinchè metta in ordine, lavi i miei vestiti, compri quel che mi occorre, sarei ridotto uno straccio.... e confesso: il sapere che tra sei mesi non sarà più qui con me un po' mi spaventa, certo, sono felice che abbia trovato Stefano e che si vogliano bene al punto da andare a vivere assieme, ma... è una vita che ho mia sorella in torno e l'idea che tra poco non sarà più così..... ma che caspita, ti sto annoiando con le mie assurde questioni personali, vieni, accomodati."
Lo guidò sul divano e poi si mise ad armeggiare con il caminetto per accendere il fuoco; non occorse molto che un'allegra fiamma divampò avvolgendo i ciocchi di legno, una luce dorata rischiarò l'ambiente in penombra ed un piacevole calore lo investì.
"Bene e adesso qualcosa da bere; una coca, limonata, chinotto o preferisci qualcosa di più forte, ammetto di non avere una grossa scelta in fatto di liquori, ma qualcosa c'è..."
"Grazie, un chinotto andrà benissimo."
"Perfetto, vado e torno"
Michele si stava comportando in modo strano, sino a quel momento era parso solo desideroso di saltargli a dosso e adesso, adesso si comportava come un vecchio amico: comprensivo, gentile, premuroso un ospite perfetto e questo riusciva a metterlo a suo agio a farlo rilassare almeno un po', chi sa se si trattava solamente di una fine tecnica di circuizione, se così era sperava che durasse il più a lungo possibile, e magari sarebbe veramente riuscito a godersi quella: strana, unica e probabilmente irripetibile notte.

L'atmosfera si era fatta quasi magica, quel tepore invitante, quello scoppiettio rilassante, quella presenza conturbante.
Michele gli porse il chinotto e si sedette vicino a lui bevendo il contenuto del suo bicchiere a piccoli sorsi mentre lo osservava.
Mirko tornò a sentirsi imbarazzato; perché lo stava fissando a quel modo senza dire una parola? Cosa doveva fare: prendere l'iniziativa, dare un tacito consenso affinché il tutto avesse inizio?
Sospirò pesantemente fissando quel bicchiere il cui contenuto era ancora intatto.
Michele allora si mosse, sfiorò la sua mano e gli prese il bicchiere, poggiandolo sul tavolo vicino assieme al proprio, dopo di che gli si fece più vicino.
"Sei bellissimo sai!"
E, mentre pronunciava quelle parole gli carezzò una guancia con il dorso della mano facendogli rialzare il volto per fissarlo negli occhi.
"Non c'è motivo di essere imbarazzati, tu mi piaci ed io piaccio a te; questo basta."
Avvicinò il volto al suo sino a sfiorargli le labbra dolcemente.
"Ti piace quando ti bacio?"
Mirko lo fissò e annui piano.
"Quindi posso continuare?"
Ancora un cenno affermativo e quella testa che tornava ad avvicinarsi per continuare quel bacio appena iniziato.
Labbra calde, morbide che premevano sulle sue delicatamente, ma con decisione, sempre più pressanti; poi avvertì la sua lingua che le carezzava, invitandolo a farla entrare; una mano gli scivolò dietro la nuca e la pressione di quella bocca divenne ancor più esigente, insistente, decisa fin quando le sue labbra non cedettero a tale assalto dischiudendosi con un gemito e la lingua di Michele gli invase la bocca, carezzevole, liscia, esperta; esplorando e invitandolo a fare altrettanto, cosa che Mirko fece, prima titubante, poi, con sempre maggior desiderio, allacciando Michele per le spalle e tirandolo a se per approfondire quel contatto inebriante. 
Michele a quel punto si scostò leggermente da lui e Mirko, privo di quella dolce tortura, protestò cercando di riavvicinarlo a se.
"Calma, abbiamo ancora tutta la notte davanti a noi e io voglio che sia memorabile per entrambi."
Con il pollice gli carezzò le labbra con infinita lentezza, seguendo avidamente con lo sguardo il movimento di quel dito.
Mirko, che per la prima volta in vita sua si sentiva: strano, lascivo, peccaminoso come non lo era mai stato, afferrò quel dito tra i denti e lo succhiò, leccandolo con la lingua come fosse una dolce caramella.
"Se fai così mi sa che non dureremo molto."
"Non importa."
"Importa a me!"
Michele gli sorrise spostando il dito sul suo mento per poi scendere lungo la gola. 
In quel momento si udì il primo rintocco di mezzanotte.
"E' ora di iniziare a scartare i regali!" Disse mentre proseguiva la sua discesa verso il primo bottone della camicia.
"Se l'altra volta mi sono accontentato di carezzarti ostacolato dalla barriera dei vestiti, adesso merito di toccare quello che questi mi nascondono."
La sua mano si arrestò sul primo bottone slacciandolo. 
"I regali è bello scoprirli con calma, altrimenti non si riesce a godere a sufficienza della sorpresa." 
Avvicinò la testa al suo collo e iniziò a baciare quella piccola porzione di pelle che adesso era stata scoperta.
"Sei calco e morbido, hai un sapore che mi fa impazzire."
Un altro bottone venne slacciato.
"Hai una pelle perfetta."
Ancora un bottone ed una scia di piccoli baci che seguivano la discesa di quelle mani.
"Non ho mai desiderato tanto un'altra persona."
Ancora un bottone e la camicia si aprì lasciando finalmente scoperto il petto di Mirko.
"Perfetto! Sei perfetto."
Glia allacciò un braccio alla vita e lo costrinse a sdraiarsi.
"Ho intenzione di farti godere Mirko, di farti desiderare ogni mia carezza, ogni mio bacio, ti farò gridare il tuo bisogno di me, voglio sentirti mentre pronunci il mio nome implorandomi di continuare."
Così dicendo gli si mise a cavalcioni e passò con i palmi aperti su quel torace, scendendo sul ventre. 
"Spesso non sappiamo che alcune zone del nostro corpo sono deliziosi punti erogeni da stuzzicare per far impazzire il proprio pater."
Scese con le labbra a mordicchiargli la morbida pelle attorno all'ombellico, mentre con le mani risaliva a sfiorargli i capezzoli già turgidi.
A quel contatto la schiena di Mirko si inarcò, tendendo i muscoli dell'addome.
"Avevo ragione! e questo è soltanto l'inizio di quel che ti aspetta."

Era così strano sentirsi dire quelle cose, così strano sentirselo a dosso mentre lo carezzava; il suo corpo era strano: piacevolmente teso e pronto a qualsiasi cosa l'altro volesse fargli, se quel che gli stava accadendo non era in qualche modo giusto, in quel momento non gli interessava, aveva deciso, voleva prendere e dare in quella notte tutto ciò che poteva, senza privarsi di nulla per la sua continua timidezza, per il suo onnipresente buon senso. Aveva troppe volte voltato le spalle ad esperienze che adesso rimpiangeva di non aver vissuto Michele poi era magnifico: paziente, desideroso forse più di dare che di ricevere e questo a ben pensare era strano; ma non voleva stare a porsi inutili domande proprio adesso, ora voleva soltanto assaporare fino in fondo quelle sconosciute sensazioni che l'altro, così generosamente, gli stava donando.
Michele in quel momento iniziò ad aprirgli i pantaloni; prima il bottone, poi, sorridendogli, afferrò la zip con i denti iniziando ad abbassare la cerniera; così facendo gli carezzò con il mento quella parte del corpo sensibile al punto da amplificare ogni più piccola sensazione e facendogli scorrere un brivido di piacere lungo la schiena.
Una volta compiuta tale operazione Michele rialzò il volto e gli afferrò i pantaloni con entrambe le mani iniziando a tirarli verso il basso.
Mirko non si mosse, rimase li a fissarlo immobile, quasi ipnotizzato dai suoi movimenti; poi Michele gli si avvicinò, sfiorandogli una guancia con un bacio leggero e andando poi a bisbigliare nel suo orecchio.
"Hai un culo bellissimo, ma magari se lo alzi mi aiuti a toglierti questo elegante ma terribilmente frustrante indumento."
A quelle parole Mirko sollevò il bacino e Michele non perse tempo, afferrò nuovamente i suoi calzoni e li abbassò assieme ai boxer denudandolo e liberando così il suo membro che svettò subito verso l'alto puntando il soffitto.
Quella vista imbarazzò Mirko al punto che, d'istinto, abbassò le mani per coprirsi.
"Non ci provare! Ora mi occuperò io del nostro voglioso amico, desidero osservare tutto di te e voglio anche che tu goda di questo, senza imbarazzo o inutile vergogna, distendi le braccia lungo i fianchi, afferra i cuscini e non farti più venire la tentazione di coprirti o ritrarti, con me non ne hai bisogno; la mezzanotte è suonata, io ho tutto il diritto di godermi il mio regalo."
Gli sfilò completamente i pantaloni gettandoli a terra, dopo di che, gli baciò una caviglia e, lentamente risalì lungo il polpaccio, su, verso il ginocchio e ancora più in alto percorrendogli la coscia, l'anca, carezzando con i palmi aperti ogni centimetro della sua pelle.
"Il tuo compito adesso è solo quello di rilassarti e concentrarti su ogni sensazione, ogni brivido, ogni emozione."
Salì ancora sfiorandogli appena l'inguine, su, sempre più su mentre Mirko cercava di non muoversi come gli era stato chiesto stringendo i cuscini fin quasi a sentir male, mentre Michele proseguiva la sua ascesa che si andò ad arrestare alla base della gola.
"Non farò nulla che tu non desideri..." Un bacio sulla giugulare.
"... se mi chiederai di fermarmi... io lo farò..." Un bacio sullo zigomo.
"... anche se spero con tutto me stesso che questo non accada...." Un bacio sulla guancia.
"... io mi impegnerò affinché tutto quel che succederà stanotte ..." Un bacio sulla palpebra.
"... rimanga impresso a chiare lettere nella tua mente..." Un bacio sull'altra palpebra.
".... affinché desideri che io continui..." Un bacio sulla punta del naso.
".... sino alla fine."
Finalmente le labbra di Michele raggiunsero le sue per un nuovo bacio: caldo, esigente, un bacio che li lasciò avvinghiati l'uno all'altro e praticamente senza fiato, ma smaniosi di continuare sopra ogni cosa.
Michele finì di svestire Mirko senza che questo opponesse alcuna protesta, solo il suo sguardo si era ora fatto: perplesso, quasi contrariato.
"Cosa c'è? A cosa si deve quello sguardo tra l'indeciso ed il frustrato?"
"Mi pare che le cose non siano alla pari; tu hai già scartato tutto il pacco, io non ho ancora tirato il fiocco."
Un sorrisetto sornione si allargò sul volto di Michele.
"Hai ragione, ma.... se vuoi possiamo rimediare subito!"
L'afferrò per un polso tirandolo poi verso di sè per farlo alzare, dopodiché si mise in piedi trascinando Mirko con se ed invitandolo poi ad iniziare.
"Se vuoi scartare.... io son qui."

E ora, da dove cominciare? Dal maglione? Non sarebbe stata poi impresa così semplice farlo... perché non si era messo una camicia!
"Se vuoi mi posso spogliare da solo mentre tu guardi?" 
Non sarebbe certo stata una cattiva idea, si sentiva fremere al solo pensiero, ma.... questo avrebbe voluto dire non poterlo toccare, non sentirlo vibrare sotto i suoi palmi.
"No! I regali non si scartano da soli, voglio essere io a farlo"
E così dicendo gli portò le mani sui fianchi insinuandogliele sotto la maglia e risalendo verso l'alto. Michele alzò le braccia per aiutarlo e Mirko ne approfittò, allargò le dita per carezzare più pelle possibile, ruotando i polsi in modo tale da sfiorargli con le dita tutta la schiena; a quella manovra un sospiro soddisfatto, quasi un borbottio simile alle fusa di un gatto uscì dalla gola di Michele che chiuse gli occhi. Mirko, incoraggiato da quel primo piccolo risultato proseguì nella sua impresa; risalì sempre più in alto e quando ormai stava portando quella maglia lungo le sue braccia, si avvicinò a lui sino a sfiorargli il torace con il proprio, allungandoglisi contro e strusciandosi su quel petto per portare a termine il suo compito.
Non appena le braccia di Michele furono nuovamente libere questo gli circondò la vita stringendolo a sè. 
"Sei un vero diavoletto, se continuerai così, prima di aver finito ti ritroverai a terra con sopra un allupato che non desidererà che averti presto e subito."
"Non è questo che hai desiderato sin dalla prima volta!?"
"Non solo!"
Le sue labbra che, esigenti, si schiacciarono a quelle di Mirko interruppero quella discussione.
Dopo poco però Mirko lo scostò ansimando; "Fermo! Sono io che conduco il gioco adesso, questi indumenti mi infastidiscono e...."
A quelle parole Michele si era portato le mani ai pantaloni per porre rimedio a tal fastidio, ma Mirko lo bloccò prima che potesse anche solo afferrare la cintura.
"E' no! tropo facile, devi saper pazientare e sopportare come hai chiesto a me poco fa!"
"La pazienza non è mai stata il mio forte!"
"Stavolta vedi di riuscire e.. se poi la bestia che è in te verrà fuori..."
Un sorrisino ammiccante.
"Vedremo di tenerla a bada"
"Uomo! Non sai quel che fai."
"Non l'ho mai saputo bene quanto adesso."
E detto questo portò le mani alla sua cintura che slacciò, poi fu la volta dei bottoni che aprì uno ad uno, con calma, fissando Michele negli occhi e sorridendo quasi divertito per l'espressione disperata che si andava via via dipingendo sul suo volto teso.
Era splendida la sensazione di potere che provava in quel momento, osservandolo si rendeva conto che, anche lui come aveva fatto poco prima l'altro, aveva sul partner un potere assoluto datogli dai loro reciproci  desideri, dalle loro reciproche voglie.
Conclusa quella operazione Mirko spostò le sue mani sulla vita di Michele per poi scendere sino ad infilarsi nei pantaloni e carezzargli il sedere che, scostati gli slip, afferrò a piene mani.
Un sussulto del ragazzo stretto a lui gli fece capire di averlo colto di sorpresa.
"Hei! Mi pare che tu inizi a scioglierti pure troppo, non eri timido?!"
"Non questa sera!"
Con una leggera spinta lo fece cadere sul divano sfilandogli i pantaloni ed inginocchiandosi poi tra le sue gambe.
"Stanotte... in questa notte sento di poter fare tutto."
E così dicendo abbassò il volto sino a sfiorare con le labbra la virilità tesa dell'altro che, a tale contatto, sgranò gli occhi lasciandosi andare all'indietro.
"Ti dispiace forse questo mio cambiamento?"
"Credo .."
In quel momento la bocca di Mirko si chiuse calda attorno a lui, un rantolo roco proruppe dalla gola di Michele.
"Oh mio Dio!"
Le labbra di Mirko si mossero abili sulla sua asta impedendo a Michele qualsiasi ulteriore parola, il suo ritmo si fece sempre più incalzante, fino a portarlo quasi al limite, ma, quando ormai stava per venire, Mirko si fermò bruscamente.
"Maledizione!"
Mirko sollevò il volto sino a portarlo vicinissimo a quello di Michele.
"Hai detto tu che non c'era fretta; che questa sarebbe stata una lunga notte.. Anch'io voglio sentirti pregare."
"Non dovrai aspettare molto, un altro colpo del genere ed il mio corpo schiatterà per la frustrazione e allora ti pentirai della tua infinita crudeltà."
"Non ti preoccupare, ci penso io al tuo corpo."
"E' proprio questo che temo!"
Un sorriso divertito
"Sei stato tu a cominciare bello mio."
"E. non me ne pento affatto"
"Lo spero bene, ma... non hai risposto alla mia domanda; ti spiace se... diciamo, desidero sfogare tutti i miei più lascivi istinti ora... qui... con te."
"Credo.. Credo che non mi dispiaccia affatto!"

Fu una notte memorabile, indimenticabile per entrambi, ma... come ogni altra notte anche quella finì ed il mattino li trovò abbracciati e sorridenti al centro di un letto completamente disfatto e circondati dal caos più totale.
Il sole, che ormai alto, filtrava dalle tapparelle semiaperte, destò Mirko che, dilungandosi trovò il suo corpo languidamente indolenzito, non che agrovigliato a quello di un altro giovane ancora addormentato con una testa di capelli castani languidamente poggiata sul suo petto.
Doveva riconoscere che Michele al mattino, con gli occhi chiusi ancora stretto tra le braccia di Morfeo pareva proprio un cherubino; ma.. ripensando a tutto quello che gli aveva fatto la sera prima, gli si addiceva di più la descrizione di piccolo diavoletto.
Gli carezzò la nuca ravviandogli un ciuffo di capelli ribelli e poi si voltò per osservare l'orologio che faceva bella mostra di se sul comodino.
Un quarto alle nove.. MERDA! I bambini dell'ospedale, mancava solo un ora alla festa, se non si sbrigava avrebbe fatto tardi.
Cercò di sciogliersi da quell'abbraccio che ancora lo legava a Michele per riuscire ad alzarsi; fece del suo meglio per evitare che l'altro si svegliasse, ma proprio mentre provava a far scivolare fuori una gamba prigioniera tra quelle dell'altro, un pesante sospiro gli annunciò che tutte le sue attenzioni si erano rivelate inutili.
"Buon giorno. Che ore sono?"
"E' tardi!"
"Tardi? Per cosa?"
"Ho un impegno alle dieci e adesso sono quasi le nove, se non mi sbrigo farò tardi e, son certo non mi sarà perdonato, Susi mi cuocerà allo spiedo e mi servirà come piatto forte alla cena di stasera."
"Andar via.. NOOOOOO! Non voglio che te ne vai."
Michele gli si strinse contro circondandolo con le braccia.
"E poi non mi hai dato neppure il buon giorno come si deve. anzi, non mi hai dato il buon giorno in alcun modo e io che...."
A quel punto si bloccò irrigidendosi, come se solo in quel momento si fosse effettivamente svegliato rendendosi conto di cosa lo circondava.
Allentò la stretta, ma non lo lasciò andare.
Mirko non si era mai svegliato abbracciato a qualcuno, non sapeva qual'era il giusto modo di augurare il buon giorno, ma.... aveva un gran desiderio di scoprirlo e di potersi nuovamente risvegliare così, aggrovigliato a quel ragazzo dopo una notte come quella appena trascorsa; ma questo non era possibile, quella era stata solo un'avventura per lui, una delle tante notti per l'altro.
Sapeva che a quel punto avrebbe dovuto ringraziare ed  andarsene, il momento era finito e lui doveva tornare alla sua squallida realtà, ma... assurdamente voleva prima sapere una cosa, doveva saperla per riuscire a considerare quello come un capitolo ormai concluso della sua vita:
"Lo fai con tutti?"
Era certo che un tipo come Michele doveva aver avuto chi sa quanti pater, ma non era riuscito a star zitto, probabilmente era solo il suo spirito masochista che tornava a farsi sentire, o la necessità di sentirsi dire che era, almeno un po', speciale per quel ragazzo che conosceva da soli due giorni, ma che era arrivato a fargli fare cose mai provate prima, riuscendo ad abbattere tutte quelle bariere di pudore e perbenismo che da una vita lo rinchiudevano nella sua monotona normalità quotidiana; dopo anni si era nuovamente sentire importante e "amato" e l'idea che il tutto fosse già concluso lo spaventava.
"Mi stai chiedendo se scopo con tutti quelli che mi capitano a tiro?. Si! Possibilmente si; se un ragazzo mi piace ed è disponibile, non mi tiro in dietro."
Aveva ottenuto la risposta che si aspettava; lui era solo uno dei tanti; e, adesso, voleva essere solo uno dei tanti, ma: fuori da quella casa, fuori da quella stanza, fuori da quel letto e da quelle braccia che ancora lo stringevano.
"Ma. tu non volevi sapere questo vero! Volevi chiedermi se con tutti è stato come con te stanotte! Se con tutti sono così permissivo! Se con tutti mi sono ritrovato a parlare così dopo una notte sfrenata! Se è questo quello che vuoi sapere, la mia risposta è NO! Questa notte è stata speciale anche per me... speciale perché tu sei speciale; certo, non posso venire a raccontare che era la prima volta, ma... è stata unica.. ti confesso che solitamente non inseguo i ragazzi che mi interessano, come ti ho già detto, se ricevo un rifiuto, non ritento, non ne ho mai avvertito il bisogno, se con qualcuno non va, c'è sempre qualcun altro pronto a prendere il suo posto. E' vero che ho avuto un sacco di amanti, ma nessuno di questi è durato più di una notte, non m'interessava, non lo desideravo, loro andavano bene per trascorrere qualche ora sfrenata, per il giorno mi bastavano gli amici, ed è anche per questo che non ne ho mai invitato nessuno a casa mia, o almeno, mai sino a ieri sera."
Mentre pronunciava quelle parole, Michele strinse Mirko ancor più a se, nascondendo il volto nell'incavo della sua spalla e proseguendo quel suo discorso ad un soffio dal suo orecchio, con un leggero bisbiglio.
".... ti ho trovato speciale non appena hai varcato la soglia di quel Pub. Tu credi nel colpo di fulmine? Io no! O almeno questo era quello che pensavo sin quando non ti ho visto. Ho provato dell'attrazione per diversi ragazzi, ma.... quando ho visto te è stato come venir percorso da una scarica elettrica. Ti volevo. Ti desideravo al punto di divenire sfacciato, più di quanto non lo sia mai stato e.. bhè, quando te ne sei andato a quel modo, non sai per quanto mi son dato dell'idiota, mi son montati dentro un sacco di: Se., Forse., Avrei potuto.., ma ormai te ne eri andato; ho provato a convincermi che, in fin dei conti non eri nulla più di uno tra i tanti, ma... in definitiva, quella sera, mi hai mandato il morale dalle stelle alle stalle, caro il mio *ometto per bene*."
E, detto questo, iniziò a baciargli il lobo dell'orecchio, a mordicchiarlo, a leccarlo, sciogliendolo contemporaneamente, ma solo un po', dal suo abbraccio, per poter così aprire i palmi e carezzargli il petto.
"Quando ieri ti ho visto entrare in quel negozio, dopo che il tuo volto mi aveva fatto trascorrere una notte insonne... ti confesso di non aver mai tentato di sopperire hai miei fisici bisogni in maniera autonoma, come durante quella stramaledettamente lunga notte! Comunque, quando ti ho visto confesso di averti seguito, forse desideravo solo sapere se, rivedendomi, ti saresti ricordato; magari, leggendo indifferenza e disprezzo nei tuoi occhi, sarei riuscito a dimenticarti e ritrovare così il mio equilibrio; ma.. caro il mio ometto..nel momento in cui ho incrociato il tuo sguardo, ho letto un sacco di cose e, tra queste, il mio stesso bisogno; se penso alla faccia che hai fatto quando hai capito chi ero, mi viene ancora da ridere."
"Hei, guarda che."
"Sssshhh, fammi finire; dicevo: vedendo quella tua buffa e tormentata espressione ho deciso di ritentare. Sai che riesci a farmi dare il peggio di me! Mi sono nuovamente comportato come un allupato desideroso solo di scoparti, ammetto che lo desideravo, ma.... non era l'unica cosa che volevo e, di certo, non era il modo migliore per riuscire ad ottenerla, visti i miei primi ed infruttuosi risultati; ma non ho resistito e l'ho fatto di nuovo; praticamente ho passato le tre ore prima della tua chiamata a fissare quel cazzo di telefono.... mi sa che lo cambierò, sono certo che, a rivedermelo davanti verrò preso da una terribile l'ansia. Poi bhè.... poi hai chiamato e adesso sei qui e, tutto quello che desideravo ricevere il giorno di Natale è languidamente accoccolato tra le mie braccia. Comincio a credere di essere un maschietto molto fortunato o un bambino molto buono se mi son meritato un simile dono!"
Mentre parlava Michele iniziò a solleticare Mirko che, stupito e felice per quelle parole, principiò a dibattersi come un anguilla, proclamando atroci ritorsioni per quella tortura.
"Smetti cretino!"
"Soffri il solletico, soffri il solletico."
Cantilenò l'altro divertito.
"Si.. E adesso la devi piantare se non vuoi che.."
"Neanche morto!"
"Se è la guerra che cerchi, non mi tirerò in dietro io per primo!"
Quella "guerra" durò per un intera ora lasciandoli entrambi sfiniti, ma appagati e con un sorriso che andava da un orecchio all'altro.
"Mi hai distrutto! Non che condannato ad una morte lenta e dolorosa. Susi mi spellerà vivo!"
"Susi, Susi. devo esser geloso, chi è questa tipa?"
"Solo una vecchia amica. Direi che da quando l'ho conosciuta è divenuta la mia coscienza sociale e.... delle coscienze mica ci si innamora!" 
"Questo mi rassicura."
Mirko a quel punto gli sorrise scompigliandoli i capelli e, dopo essersi sciolto dal suo abbraccio iniziò a rivestirsi.
"Questo panorama di prima mattina non può che preannunciare una splendida giornata."
"Smetti di fissarmi il fondoschiena e vestiti, avrai pur da fare qualcosa di meglio che continuare a fissarmi!"
"No! E poi voglio sapere una cosa da te!"
"Cosa?"
"Ti ho detto tutto quel che ho provato al nostro primo incontro! Adesso voglio sapere: Cosa ha pensato di me il mio *ometto per bene*?"
"La vuoi piantare di sfottere con quell'ometto per bene!"
"Solo se mi rispondi."
"Se lo vuoi proprio sapere... diciamo pure... il peggio che potevo riuscire a pensare di una persona appena incontrata; non ricordo neppure più con quanti epiteti poco lusinghieri ti ho nominato."
"Questo non è quello che volevo sentirmi dire."
"Te lo sei meritato per il modo in cui ti sei comportato; comunque, il fatto assurdo è che, visto quello che il mio corpo mi comunicava quando mi sei venuto a fare le tue avance, era vero che: se tu eri un voglioso pervertito, mi toccava ammettere di esserlo a mia volta...."
"Su questo non ho nulla da eccepire!"
"Ma la pianti, tocca a me parlare!"
"Scusa."
Detto con un tono così poco contrito che pareva più un "tanto ho ragione"
".. continua, prometto di star muto come un pesce."
"Si, un pesce chiacchierone! Cosa cavolo vuoi che ti dica? Che mi hai fatto venir voglia di farlo! che mi sei piaciuto subito! Che ti sarei saltato a dosso io se non fossi partito tu per primo! che non ho fatto altro che pensare a te da quella sera!..."
"Si, mi va tutto bene! E' così?" Mirko divenne tutto rosso voltando lo sguardo, sbollita la foga del momento, si era reso conto di ciò che aveva appena confessato.
"Quel che vedo è più loquace di mille parole.. Ne son lieto; anche il mio *ometto per bene* è un po' maniaco nel profondo."
"Uffa, sei un cretino e io ho fretta."



Alla fine anche Michele si unì a lui, saputo il compito che si apprestava a svolgere si offrì volontario per fare il secondo Babbo, ma si accontò della parte di aiuto Babbo.
Più conosceva Michele e più Mirko era grato: a quella fredda sera, al Natale, a Sara, a Ada, ad Antonio (ma questo era meglio se lui non lo sapeva) per aver fatto si che loro si potessero incontrare.
Quello sarebbe rimasto agli annali come il Natale più bello della sua vita.

"E dai che mi stacchi la barba!"
"Sai il Babbo più appetitoso che io abbia mai visto e.. il tuo regalo più importante è solo per me." 
Un sonoro bacio sulla guancia sancì quelle parole. 
"E adesso muoviti lumaca, o anziché Babbo Natale, potrai fare solo la Befana."
"Certo, se non sarò interrotto ogni cinque minuti, forse potrei anche riuscire a finire di vestirmi; e comunque, se tu sarai la mia scopa.... mi va bene anche fare la Befana."
"Ma che pervertito che mi sei diventato!"
"E' questo che passa il convento per oggi."
"Mi tocca accontentarmi quindi?"
"Direi proprio di si"
"Mi sacrificherò per la causa."
"AAAAHHHHH, ti sacrifichi! E per quale causa se è lecito chiedere?"
"Quella della mia sfrenata lussuria!"
"E poi sarei io il pervertito?"
Michele gli tornò alle spalle imprigionandolo tra le braccia.
"Si! Il mio pervertitone personale... Ti voglio bene Mirko."
Detto questo lo lasciò e sparì dietro la porta che dava nella sala d'aspetto dell'ospedale.
Ti voglio bene! Forse era un po' presto per sentirsi legati, uniti da dei sentimenti importanti, ma.. quel "ti voglio bene" l'aveva reso l'uomo più felice del mondo, adesso doveva solo trovare il modo ed il momento adatto per potergli dire anche lui quelle tre piccole ma importanti parole.

"Una festa ben riuscita Susi. I bambini si stanno divertendo come pazzi."
"E' anche merito tuo. La barba e la pancia ti donano ed il rosso.... si, il rosso ti si addice, anche se  hai delle occhiaie.. Cosa hai fatto stanotte?"
La faccia di Mirko si fece di brace per quella inopportuna domanda e per ciò che questa gli aveva fatto tornare alla mente.
"Lo so non sono fatti miei, ma.... ti ringrazio per aver portato con te un assistente così in gamba, ma quanti anni ha? par che si stia divertendo più lui dei bambini, che tipo buffo, carino però.... come si chiama?"
"Hei, hei, calma! È gia impegnato il tipo."
"Peccato!."
Susi si voltò per guardarlo negli occhi.
"Conosco il fortunato?"
Porca paletta, ma sempre così intuitiva doveva essere quella.
Un sospiro: "Non importa. Forza; adesso c'è la consegna dei pacchi, a cuccia sul trono bello; io metto in fila i nostri scatenati richiedenti"

"OH, OH, OH. bella bambina, hai fatto la brava in quest'anno?"
"Certo, io sono sempre brava! Puoi chiederlo alla mamma e al papà... magari però, non è necessario proprio che lo chiedi anche a mio fratello, lui e piccolo e.... non conta molto."
"D'accordo, niente domande al fratello. E dimmi, cosa hai chiesto al tuo vecchio Babbo Natale in dono?"
"I pattini con le ruote tutte in fila... i... i rotelpot"
"Bene! I rotelpot! Vediamo un po' se nel sacco è rimasto qualcosa... ecco, un bel pacco per te, speriamo che in questo paccone non ci sia del carbone al posto dei pattini,.... non vorrei che il fratello avesse messo una cattiva parola."
La bimba sgranò gli occhi afferrando il pacco e strappandone la carta preoccupata; si calmò solo quando vide la foto dei suoi pattini nuovi sulla scatola.
"Andrea è stato zitto!.. Babbo, hai portato il regalo pure a lui vero?"
"Credo proprio.. Se è stato bravo."
"Sicuro! Visto che non ti ha detto nulla."
"In questo caso, credo proprio di si!"
"Bene!"
A questo punto la bimba fissò Michele intento a gattonare con un bambino tutto contento sulla schiena. 
"Senti Babbo. posso chiederti una cosa?"
"Certo!"
"Ma... l'altro Babbo, quello secco laggiù... cosa ti ha regalato?"
"Il mio regalo?"
"Si, il tuo, visto che ci son due Babbi Natale anche a te avranno portato un regalo no!?"
"Credo proprio di... si"
"E cos'è?"
"Il regalo più bello che si possa ricevere."
Un sorriso e una strizzatine d'occhio verso Michele che in quel momento, quasi si fosse sentito chiamato in causa, si era voltato a guardarlo.
"Un regalo che, spero di poter riscoprire ogni giorno e di poter scartare ogni notte."
"Ma non l'hai già aperto?"
"Si!, ma quel noioso non fa che rincartarsi e a me spetta il gravoso compito di spacchettarlo ogni volta."
"Che strano regalo!"
"Forse, ma.... ormai gli voglio troppo bene e non lo cambierei con nessun altro.."
A quelle parole le labbra di Michele si incresparono in un tenero sorriso mentre sillabavano a loro volta un "NEANCH'IO".

Fine.





Fictions Vai all'Archivio Fan Fictions Vai all'Archivio Original Fictions Original Fictions