Genere: diciamo che è nato come PWP, o almeno
questa era l'intenzione iniziale, poi la scena di Bip mi si è fatta troppo
lunga e... diciamo pure che per questioni di troppo scritto non è che
bippettano proprio del tutto ^^;;;;;;;
A questo punto, visto le proteste per le mie chilometriche prefazioni, non
scrivo nulla, legga chi ne ha voglia.
Ps: ^^;;;;; se vi par incoerente nella parte finale..
Cosa dire... probabilmente avete ragione, ma.... mi è venuta così... tanto lo
sapevate che son smielosona :)
Il regalo
di Natale
parte II di
Mokuren
Era ormai sera e lui non era
riuscito a compicciare nulla.
Dopo esser passato da Giulia e averle consegnato il regalo, se ne era
ritornato diretto a casa; Giulia l'aveva trattenuto fino alle venti
passate e a quell'ora non poteva far altro che rientrare; gli mancavano un
sacco di regali, si ritrovava sempre all'ultimo momento e poi gli capitava
di questo; ma c'era da dire che, nei due giorni che precedono il Natale,
era sempre riuscito a cavarsela nel più onorevole dei modi; e invece
stavolta... bhè.. diciamo che era stato distratto proprio quando non
doveva, per quell'anno i suoi amici avrebbero dovuto accontentarsi di una
torta o di un mazzo di fiori.
Strinse i pugni e alzò la mano dove era ancora scritto quel numero.
Michele.
Chi sa che tipo era veramente; cosa avrebbe fatto quella sera? con chi
l'avrebbe trascorsa? gli aveva detto di chiamarlo, a dire il vero gli
aveva pure proposto di passare assieme quella notte.... magari pure lui
festeggiava il Natale da solo e si sentiva uno schifo... Cosa andava
pensando, quel tipo non ce lo vedeva proprio a star solo, chi sa quante
persone ... ma pure lui conosceva un sacco di gente e in quella notte non
se la sentiva di disturbare nessuno.
Quel numero, quel numero sulla mano era come se lo chiamasse.. "Fatti
un regalo di natale Mirko... un regalo di Natale... un regalo" e lui
lo desiderava quel regalo, lo desiderava come non aveva mai desiderato
nient'altro.
Scosse la testa per cercare di schiarirsi le idee, aveva bisogno di
dimenticare quel numero, di dimenticare Michele.
Appena messo piede dentro casa, si tolse la giacca e si fiondò in bagno,
aprì il rubinetto ed iniziò a lavarsi le mani disperatamente, poi si
spoglio e s'infilò sotto la doccia, l'acqua bollente che gli si riversò
addosso riuscì a calmarlo almeno in parte; rimase li sotto per quasi
mezz'ora, poi, si avvolse nell'accappatoio e andò in cucina dove si
preparò un panino farcito.
Avrebbe passato la sera in casa a mangiar schifezze a guardare la TV e poi
a letto, magari presto.
Si mise seduto e addentò la sua cena iniziando a masticarla quasi con
rabbia; non aveva bisogno di nessun regalo, non aveva bisogno di quel
tipo, non aveva bisogno di nulla che non avesse già; era questa la
litania che si ripeteva nella testa quasi volesse riuscire ad
autoconvincersi.
Continuo a divorare quel panino concentrandosi su ogni morso, ma, passata
la foga iniziale, il suo ritmo rallentò sino a fermarsi; dalla finestra
provenivano vocette allegre e musichette tipiche.
Era proprio squallido! ma da quando si era ridotto così? Non se lo
ricordava più; l'ultimo Natale festeggiato con calore era quello di un
infinità di anni prima, quando i suoi nonni erano ancora vivi e i
genitori ancora sposati, adesso la sua famiglia era un completo sfacelo.
Andò nell'ingresso e accese il suo misero alberello finto, un acquisto
fatto quattro anni prima, un albero già addobbato da togliere dalla
scatola e accendere la notte di Natale.
Dopo quattro anni si era spelacchiato, alcune lucette si erano fulminate
e, nonostante fosse ad altezza caviglia, era riuscito persino a storcersi
e adesso penzolava da un lato come un moribondo.
La visione di quella "povera bestia" lo depresse ancor più; che
ben scarsa serata gli si preannunciava, non avrebbe certo esagerato se
l'avesse considerata come la "notte più brutta di tutto
l'anno".
Meglio andare a letto, dormendo quella maledetta giornata sarebbe finita
prima; l'indomani almeno aveva un impegno; doveva andare all'ospedale dove
interpretava Babbo Natale per il reparto pediatrico, l'aveva incastrato
qualche anno prima un amico infermiere e.. a lungo andare, nonostante
l'iniziale protesta, si era accorto di essere grato per quell'opportunità
che non rendeva contenti solo quei bambini, ma pure lui.
Si mise a letto e si rigirò inquieto sin quando non sentì le campane
della chiesa battere le dieci.
Mancavano due ore, solo due ore a mezzanotte, due ore a Natale.
Accese la luce e fissò il soffitto indeciso, quasi impaurito si avvicinò
il pugno al petto; aveva fatto di tutto per cancellare quel numero dalla
sua mano, dalla sua mente e adesso, adesso se ne pentiva, se aprendo il
palmo non vi fosse stato più scritto nulla... bhè, se lo sarebbe
meritato.
Si portò il pugno davanti agli occhi chiusi.
Era il momento, se quel numero si poteva ancora leggere avrebbe chiamato
quel ragazzo.
Rialzò, le palpebre e si fissò il palmo; sbiaditi, ma i numeri
spiccavano ancora sulla sua pelle, chiari come una sfida.
Il telefono squillava, uno, due, tre volte, poi un clic e una segreteria.
"Mi spiace per voi, ma.. al momento non sono in casa, se però mi
farete udir la vostra voce... chi sa che non sarete richiamati."
Il segnale acustico... perchè aveva chiamato, era la sera di Natale e lui
era patetico; ma non se la sentiva di riattaccare, voleva dirgli qualcosa,
ma cosa?
"Ciao Michele, io... non so perchè ho chiamato......... Comunque...
Buon Natale ovunque....."
"Pronto!"
Quella voce all'improvviso lo fece ammutolire.
"Pronto.... sei tu non è vero, quello dei dischi... lo so che sei
tu, nessuno mi chiama Michele; sei solo, vuoi vedermi... maledizione dimmi
qualcosa, in fondo sei stato tu a chiamare no!"
"Posso venire da te?"
Che cavolo si metteva a dire? il cervello doveva essersi definitivamente
scollegato dalla bocca che adesso riceveva i segnali direttamente dal
basso ventre, per far si che una simile domanda fuoriuscisse dalla sua
gola.
"Si, sono solo e... se vuoi puoi venire, un regalo come te non me lo
sarei mai aspettato, comincio a credere che Babbo Natale esista davvero.
148 Via dei Cedri quarto piano, ti aspetto."
Un TU TU TU TU concluse quelle parole.
Lo stabile si trovava in una tranquilla zona periferica; era stato
edificato hai margini di un parco giochi pieno di pini, non era mai stato
in quella particolare zona della città, ma, doveva ammettere, che era
molto bella e soprattutto pulita, l'aria che vi si respirava, forse per
merito di tutti quegli alberi, aveva un che di marino, c'era un buon
odore.
Giunto all'ingresso sbirciò sui campanelli, ma non vi trovò nessun
Michele, probabilmente l'appartamento non era a suo nome; e ora? Un
opprimente desiderio di voltarsi ed andarsene gli si rovesciò a dosso
come una secchiata di acqua gelida... *"Via dei Cedri quarto
piano"* quelle parole gli tornarono alla mente, assieme a quella voce
bassa, carica, bella!
Quarto piano, ma come poteva raggiungerlo se non sapeva come superare
neppure il cancello d'ingresso?
Proprio in quel momento una signora di mezza età gli si affiancò, Mirko
si voltò a guardarla.
"Giovanotto, chi stai cercando?"
Ecco la classica signora curiosa; solitamente quel tipo di domande
rivoltegli da degli estranei lo infastidivano, ma... stranamente, con
quella signora che aveva il classico aspetto della vecchia amica di
famiglia, Mirko si ritrovò a raccontare "più o meno" tutta la
sua situazione.
"A dire il vero sarei stato invitato da un amico a trascorrere da lui
la notte di Natale, ma... ecco, confesso che ci siamo conosciuti da poco e
non riesco proprio a ricordare il suo cognome, non so se lo conosce,..
Michele."
Un sorriso imbarazzato si tirò sul volto di Mirko dopo quella
confessione.
"Michele.. Michele... non conosco... ma certo, come ho fatto a non
pensarci subito, l'unico ragazzo della tua età che si trova qui è quel
farfallone di Miky! Di sicuro non lo trovi sul citofono, li c'è il nome
della sorella Sara; ecco, il campanello è questo, ma, se vuoi ti
accompagno su io e gli facciamo una sorpresa."
Così dicendo aprì il cancello e, presolo sotto braccio, si avvio verso
il portone d'ingresso.
"Sai caro che sei veramente un bel ragazzo! Peccato che Sara sia gia
fidanzatissima, altrimenti avresti potuto farti avanti, così rimane solo
quel birbone di Miky, ma, detto tra noi, Sara è più carina."
Una strizzatina d'occhio complice.
"E' la prima volta che mi capita d'incontrare un amico di quel
ragazzo; ma, devo dire che sei proprio come immaginavo i suoi compagni:
elegante, carino... Mi sbaglio o mi stai arrossendo!? non mi dirai che i
complimenti di una vecchia signora come la sottoscritta ti imbarazzano?
Non ho detto nulla più di quel che tutti possono vedere, sei bellino e
questa è una semplice constatazione fatta ad alta voce; su, su, non fare
il timido. Eccoci giunti, questo è l'appartamento di Sara e di quel
ragazzaccio; sono felice che Miky non trascorra il Natale da solo, ho
provato ad invitarlo da noi quando Sara mi ha detto del suo viaggio con
Stefano, ma non c'è stato nulla da fare e adesso ne capisco il motivo,
meglio così, i giovani devon stare coi giovani."
A quel punto la signora, ignorando il campanello, si mise a bussare
rumorosamente alla porta.
"Miky.... Miky.... puoi aprire? Ho qualcosa per te!"
Dopo poco si udì una voce quasi trafelata in risposta a tanto baccano.
"Ada, maledizione! ti avevo detto che non avevo bisogno di nulla...
un attimo, arrivo."
"Sempre agitato. Bene, io ti saluto giovanotto, Buon Natale."
"Anche a lei signora."
"Ada, sono solo Ada."
Con una nuova strizzatina d'occhio ed un sorrisone Ada lo lasciò solo su
quel davanzale ad attendere Michele.
"Guarda Ada che se sei venuta a portarmi quel tuo stramaledetto
cappone, questa è la volta buona che ti tolgo il saluto! Lo sai che il
cappone lo detes..."
A metà di quello sproloquio la porta si aprì, mostrando una figura
slanciata con, a tentare di coprirla, un misero asciugamano stretto in
vita.
Michele appena lo vide si zittì e per un attimo, ma solo un attimo, sembrò
quasi arrossire per quella situazione.
"Ciao... entra, mi spiace, non sono molto presentabile..."
Poi, avvicinatosi alla porta e messa la testa oltre lo stipite:
"Ada! questa te la farò pagare!"
Dal fondo delle scale una voce, quasi fosse stata in attesa di quelle
parole, rispose con un risolino a quella minaccia:
"Bambino caro, non hai voluto il mio speciale cappone Natalizio e...
mi par di averlo adeguatamente sostituito! Buon Natale Brontolone!"
"Buon Natale Impicciona! Scusa, entra e accomodati, io arrivo
subito"
Stava per allontanarsi quando, come folgorato da un pensiero, si bloccò e
si riavvicinò a Mirko.
"Io vado a vestirmi?!"
"Certo... io... non ci sono problemi, ti aspetto."
Michele si piazzò davanti a lui e, allungando un braccio oltre la sua
spalla chiuse la porta, dopo di che gli passò quello stesso braccio
attorno al collo; così facendo gli sfiorò il volto con i capelli ancora
umidi, ma, soprattutto, premette il petto nudo contro il suo e la leggera
protezione offerta dalla camicia non bastò ad evitare il calore di quel
corpo, di quella pelle liscia, di quelle forme sode che si premevano
contro di lui. Si stava già eccitando come un bambino di fronte ad un
dolce che non vede l'ora di addentare e questo non era quel che voleva,
era gia difficile gestire quella strana situazione in cui si era infilato
di propria volontà in condizioni normali, se ci si metteva pure il
testosterone non sarebbe più riuscito a formulare il benchè minimo
pensiero razionale. Si prese un labbro tra i denti e serrò i pugni per
cercare di calmarsi e pregando affinché Michele si allontanasse.
"Sei adorabile!"
E, detto questo gli sfiorò le labbra con un bacio.
"E hai un buon sapore, le tue labbra son morbide e piene, proprio
come le immaginavo; scusa ma non ho saputo resistere; se preferisci
aspettiamo la mezzanotte o, possiamo farlo subito, ammetto che, rivestirsi
è uno spreco di tempo meglio impiegabile."
A quelle parole un'ansia irrazionale attanaglio Mirko allo stomaco.
Subito! Così! forse era meglio, ma... ma, lui pensava, credeva... che
cosa?
"Hei, calma! se lo preferisci aspettiamo, ma..." Un bisbiglio
nel suo orecchio:
"... quando scoccheranno le dodici avrò finalmente il permesso di
scartare il mio regalo?!"
Non gli dette il tempo di rispondere, non ce n'era bisogno in fondo, era
andato li per quello.
Michele sorrise e si allontanò, scomparendo dietro un enorme porta a
vetri.
Il cuore di Mirko non si era ancora calmato, si sentiva le ginocchia un po'
molli e la testa leggera, non si era certo aspettato una simile
accoglienza.
A dire il vero, dopo aver fatto quella telefonata, mentre si vestiva,
mentre cercava quella via, quella casa, un parcheggio; aveva avuto il
tempo di fantasticare ed immaginare di tutto: che Michele vivesse in un
appartamento dalle pareti rosso fuoco foderate di spacchi, che
l'accogliesse in tenuta adamitica o peggio di tipo sadomaso con tanto di
frusta, che avesse invitato anche qualche amico per spassarsela e fare un'orgetta
ai danni di uno tanto cretino da andare a quell'ora a casa di un perfetto
estraneo per "un' allegra" notte.
Aveva supposto tutto il peggio possibile, ma nulla paragonato a ciò che
adesso si ritrovava davanti; un appartamento grande, luminoso, dove ad
ogni angolo spiccava una pianta rigogliosa, l'arredamento era semplice ma
di ottimo gusto e poi, poi lo vide un albero, un enorme abete che emanava
un forte odore di resina, riccamente addobbato, carico di palline e
festoni colorati, in confronto il suo pareva un aborto della natura; e poi
lui, Michele che l'aveva accolto con quel misero asciugamano che copriva
poco o nulla, con la pelle ancora umida per la doccia con un espressione
solare.
Chi era in realtà Michele? Non sapeva nulla di lui, ed era logico, visto
che si doveva trattare di un avventura lunga una sola notte, se fosse
stato un ragazzo intelligente non avrebbe dovuto interessargli
minimamente, meno ne sapeva meglio era, non poteva certo rischiare di
affezionarsi ad uno che voleva solo una scopata da lui. Ma: quella casa
così accogliente, l'affetto dimostrato dal vicinato, la presenza di una
sorella Sara... tutte cose che lui non aveva e che gli fecero desiderare
di poter conoscere meglio quel ragazzo.
Poi le sue riflessioni lo abbandonarono quando i suoi occhi scorsero una
foto, una piccola foto appesa in angolo che ritraeva un ragazzetto sui
quindici, sedici anni con tra le mani una sfavillante medaglia d'oro e sul
volto un sorriso che avrebbe fatto fondere i ghiacci del polo tanto era
luminoso, caldo, raggiante.
"La vittoria del torneo di atletica, anno 1995, sembra passata una
vita da allora."
Senza che Mirko se ne accorgesse, Michele era tornato mettendosi alle sue
spalle e adesso parlava ad un soffio dal suo orecchio.
Quel caldo alito che gli solleticava il lobo lo fece rabbrividire.
"Hai freddo! Sono un ospite disastroso, ma non mi capita spesso di
dover fare gli onori di casa; vieni, siediti sul divano mentre io accendo
il caminetto."
Gli sfiorò un gomito, guidandolo nella giusta direzione.
Per raggiungere la sala passarono davanti all'albero e Mirko, quasi
inconsapevolmente, rallentò il passo.
Miky se ne accorse e sorridendogli si soffermò a sua volta.
"Bello vero! ma non ti dico la fatica per trasportarlo sin qui;
questa è tutta opera di mia sorella; siamo partiti quattro anni fa con un
alberello di taglia media, poi mi è andata crescendo ogni anno, ma la
prossima volta lo faccio trasportare a lei.."
Poi una pausa, come una folgorazione improvvisa.
"..che scemo, spento proprio oggi."
Detto questo Michele si infilò sotto l'albero e inserì la spina nella
presa; le lucette intermittenti si accesero ed illuminarono ogni ramo,
ogni decorazione di quello splendido abete.
"Notevole, eh!"
"Si, è veramente bello. A casa ne ho uno pure io, ma... non ha nulla
a che vedere con questo, ho sempre addotto la scusa della mancanza di
tempo per quella povera bestia rachitica che ho il coraggio di chiamare
albero, ma... probabilmente è solo la mancanza di spirito Natalizio; a
esser soli non vien tanta voglia di festeggiare."
Chi sa perchè gli stava dicendo quelle cose; era veramente pietoso, cosa
poteva mai interessare a Michele qual'era il suo umore a Natale o che
decorazioni metteva in casa per rallegrare le feste.
"Se sei solo è già molto se continui a farlo un albero, molti miei
amici vi hanno rinunciato da tempo, forse, se non ci fosse mia sorella,
non l'avrei neppure io e... credo che non ti avrei neanche invitato se non
fosse per lei, son certo che, se non ci fosse mia sorella a pungolarmi
affinchè metta in ordine, lavi i miei vestiti, compri quel che mi
occorre, sarei ridotto uno straccio.... e confesso: il sapere che tra sei
mesi non sarà più qui con me un po' mi spaventa, certo, sono felice che
abbia trovato Stefano e che si vogliano bene al punto da andare a vivere
assieme, ma... è una vita che ho mia sorella in torno e l'idea che tra
poco non sarà più così..... ma che caspita, ti sto annoiando con le mie
assurde questioni personali, vieni, accomodati."
Lo guidò sul divano e poi si mise ad armeggiare con il caminetto per
accendere il fuoco; non occorse molto che un'allegra fiamma divampò
avvolgendo i ciocchi di legno, una luce dorata rischiarò l'ambiente in
penombra ed un piacevole calore lo investì.
"Bene e adesso qualcosa da bere; una coca, limonata, chinotto o
preferisci qualcosa di più forte, ammetto di non avere una grossa scelta
in fatto di liquori, ma qualcosa c'è..."
"Grazie, un chinotto andrà benissimo."
"Perfetto, vado e torno"
Michele si stava comportando in modo strano, sino a quel momento era parso
solo desideroso di saltargli a dosso e adesso, adesso si comportava come
un vecchio amico: comprensivo, gentile, premuroso un ospite perfetto e
questo riusciva a metterlo a suo agio a farlo rilassare almeno un po', chi
sa se si trattava solamente di una fine tecnica di circuizione, se così
era sperava che durasse il più a lungo possibile, e magari sarebbe
veramente riuscito a godersi quella: strana, unica e probabilmente
irripetibile notte.
L'atmosfera si era fatta quasi magica, quel tepore invitante, quello
scoppiettio rilassante, quella presenza conturbante.
Michele gli porse il chinotto e si sedette vicino a lui bevendo il
contenuto del suo bicchiere a piccoli sorsi mentre lo osservava.
Mirko tornò a sentirsi imbarazzato; perché lo stava fissando a quel modo
senza dire una parola? Cosa doveva fare: prendere l'iniziativa, dare un
tacito consenso affinché il tutto avesse inizio?
Sospirò pesantemente fissando quel bicchiere il cui contenuto era ancora
intatto.
Michele allora si mosse, sfiorò la sua mano e gli prese il bicchiere,
poggiandolo sul tavolo vicino assieme al proprio, dopo di che gli si fece
più vicino.
"Sei bellissimo sai!"
E, mentre pronunciava quelle parole gli carezzò una guancia con il dorso
della mano facendogli rialzare il volto per fissarlo negli occhi.
"Non c'è motivo di essere imbarazzati, tu mi piaci ed io piaccio a
te; questo basta."
Avvicinò il volto al suo sino a sfiorargli le labbra dolcemente.
"Ti piace quando ti bacio?"
Mirko lo fissò e annui piano.
"Quindi posso continuare?"
Ancora un cenno affermativo e quella testa che tornava ad avvicinarsi per
continuare quel bacio appena iniziato.
Labbra calde, morbide che premevano sulle sue delicatamente, ma con
decisione, sempre più pressanti; poi avvertì la sua lingua che le
carezzava, invitandolo a farla entrare; una mano gli scivolò dietro la
nuca e la pressione di quella bocca divenne ancor più esigente,
insistente, decisa fin quando le sue labbra non cedettero a tale assalto
dischiudendosi con un gemito e la lingua di Michele gli invase la bocca,
carezzevole, liscia, esperta; esplorando e invitandolo a fare altrettanto,
cosa che Mirko fece, prima titubante, poi, con sempre maggior desiderio,
allacciando Michele per le spalle e tirandolo a se per approfondire quel
contatto inebriante.
Michele a quel punto si scostò leggermente da lui e Mirko, privo di
quella dolce tortura, protestò cercando di riavvicinarlo a se.
"Calma, abbiamo ancora tutta la notte davanti a noi e io voglio che
sia memorabile per entrambi."
Con il pollice gli carezzò le labbra con infinita lentezza, seguendo
avidamente con lo sguardo il movimento di quel dito.
Mirko, che per la prima volta in vita sua si sentiva: strano, lascivo,
peccaminoso come non lo era mai stato, afferrò quel dito tra i denti e lo
succhiò, leccandolo con la lingua come fosse una dolce caramella.
"Se fai così mi sa che non dureremo molto."
"Non importa."
"Importa a me!"
Michele gli sorrise spostando il dito sul suo mento per poi scendere lungo
la gola.
In quel momento si udì il primo rintocco di mezzanotte.
"E' ora di iniziare a scartare i regali!" Disse mentre
proseguiva la sua discesa verso il primo bottone della camicia.
"Se l'altra volta mi sono accontentato di carezzarti ostacolato dalla
barriera dei vestiti, adesso merito di toccare quello che questi mi
nascondono."
La sua mano si arrestò sul primo bottone slacciandolo.
"I regali è bello scoprirli con calma, altrimenti non si riesce a
godere a sufficienza della sorpresa."
Avvicinò la testa al suo collo e iniziò a baciare quella piccola
porzione di pelle che adesso era stata scoperta.
"Sei calco e morbido, hai un sapore che mi fa impazzire."
Un altro bottone venne slacciato.
"Hai una pelle perfetta."
Ancora un bottone ed una scia di piccoli baci che seguivano la discesa di
quelle mani.
"Non ho mai desiderato tanto un'altra persona."
Ancora un bottone e la camicia si aprì lasciando finalmente scoperto il
petto di Mirko.
"Perfetto! Sei perfetto."
Glia allacciò un braccio alla vita e lo costrinse a sdraiarsi.
"Ho intenzione di farti godere Mirko, di farti desiderare ogni mia
carezza, ogni mio bacio, ti farò gridare il tuo bisogno di me, voglio
sentirti mentre pronunci il mio nome implorandomi di continuare."
Così dicendo gli si mise a cavalcioni e passò con i palmi aperti su quel
torace, scendendo sul ventre.
"Spesso non sappiamo che alcune zone del nostro corpo sono deliziosi
punti erogeni da stuzzicare per far impazzire il proprio pater."
Scese con le labbra a mordicchiargli la morbida pelle attorno
all'ombellico, mentre con le mani risaliva a sfiorargli i capezzoli già
turgidi.
A quel contatto la schiena di Mirko si inarcò, tendendo i muscoli
dell'addome.
"Avevo ragione! e questo è soltanto l'inizio di quel che ti
aspetta."
Era così strano sentirsi dire quelle cose, così strano sentirselo a
dosso mentre lo carezzava; il suo corpo era strano: piacevolmente teso e
pronto a qualsiasi cosa l'altro volesse fargli, se quel che gli stava
accadendo non era in qualche modo giusto, in quel momento non gli
interessava, aveva deciso, voleva prendere e dare in quella notte tutto ciò
che poteva, senza privarsi di nulla per la sua continua timidezza, per il
suo onnipresente buon senso. Aveva troppe volte voltato le spalle ad
esperienze che adesso rimpiangeva di non aver vissuto Michele poi era
magnifico: paziente, desideroso forse più di dare che di ricevere e
questo a ben pensare era strano; ma non voleva stare a porsi inutili
domande proprio adesso, ora voleva soltanto assaporare fino in fondo
quelle sconosciute sensazioni che l'altro, così generosamente, gli stava
donando.
Michele in quel momento iniziò ad aprirgli i pantaloni; prima il bottone,
poi, sorridendogli, afferrò la zip con i denti iniziando ad abbassare la
cerniera; così facendo gli carezzò con il mento quella parte del corpo
sensibile al punto da amplificare ogni più piccola sensazione e
facendogli scorrere un brivido di piacere lungo la schiena.
Una volta compiuta tale operazione Michele rialzò il volto e gli afferrò
i pantaloni con entrambe le mani iniziando a tirarli verso il basso.
Mirko non si mosse, rimase li a fissarlo immobile, quasi ipnotizzato dai
suoi movimenti; poi Michele gli si avvicinò, sfiorandogli una guancia con
un bacio leggero e andando poi a bisbigliare nel suo orecchio.
"Hai un culo bellissimo, ma magari se lo alzi mi aiuti a toglierti
questo elegante ma terribilmente frustrante indumento."
A quelle parole Mirko sollevò il bacino e Michele non perse tempo, afferrò
nuovamente i suoi calzoni e li abbassò assieme ai boxer denudandolo e
liberando così il suo membro che svettò subito verso l'alto puntando il
soffitto.
Quella vista imbarazzò Mirko al punto che, d'istinto, abbassò le mani
per coprirsi.
"Non ci provare! Ora mi occuperò io del nostro voglioso amico,
desidero osservare tutto di te e voglio anche che tu goda di questo, senza
imbarazzo o inutile vergogna, distendi le braccia lungo i fianchi, afferra
i cuscini e non farti più venire la tentazione di coprirti o ritrarti,
con me non ne hai bisogno; la mezzanotte è suonata, io ho tutto il
diritto di godermi il mio regalo."
Gli sfilò completamente i pantaloni gettandoli a terra, dopo di che, gli
baciò una caviglia e, lentamente risalì lungo il polpaccio, su, verso il
ginocchio e ancora più in alto percorrendogli la coscia, l'anca,
carezzando con i palmi aperti ogni centimetro della sua pelle.
"Il tuo compito adesso è solo quello di rilassarti e concentrarti su
ogni sensazione, ogni brivido, ogni emozione."
Salì ancora sfiorandogli appena l'inguine, su, sempre più su mentre
Mirko cercava di non muoversi come gli era stato chiesto stringendo i
cuscini fin quasi a sentir male, mentre Michele proseguiva la sua ascesa
che si andò ad arrestare alla base della gola.
"Non farò nulla che tu non desideri..." Un bacio sulla
giugulare.
"... se mi chiederai di fermarmi... io lo farò..." Un bacio
sullo zigomo.
"... anche se spero con tutto me stesso che questo non
accada...." Un bacio sulla guancia.
"... io mi impegnerò affinché tutto quel che succederà stanotte
..." Un bacio sulla palpebra.
"... rimanga impresso a chiare lettere nella tua mente..." Un
bacio sull'altra palpebra.
".... affinché desideri che io continui..." Un bacio sulla
punta del naso.
".... sino alla fine."
Finalmente le labbra di Michele raggiunsero le sue per un nuovo bacio:
caldo, esigente, un bacio che li lasciò avvinghiati l'uno all'altro e
praticamente senza fiato, ma smaniosi di continuare sopra ogni cosa.
Michele finì di svestire Mirko senza che questo opponesse alcuna
protesta, solo il suo sguardo si era ora fatto: perplesso, quasi
contrariato.
"Cosa c'è? A cosa si deve quello sguardo tra l'indeciso ed il
frustrato?"
"Mi pare che le cose non siano alla pari; tu hai già scartato tutto
il pacco, io non ho ancora tirato il fiocco."
Un sorrisetto sornione si allargò sul volto di Michele.
"Hai ragione, ma.... se vuoi possiamo rimediare subito!"
L'afferrò per un polso tirandolo poi verso di sè per farlo alzare,
dopodiché si mise in piedi trascinando Mirko con se ed invitandolo poi ad
iniziare.
"Se vuoi scartare.... io son qui."
E ora, da dove cominciare? Dal maglione? Non sarebbe stata poi impresa così
semplice farlo... perché non si era messo una camicia!
"Se vuoi mi posso spogliare da solo mentre tu guardi?"
Non sarebbe certo stata una cattiva idea, si sentiva fremere al solo
pensiero, ma.... questo avrebbe voluto dire non poterlo toccare, non
sentirlo vibrare sotto i suoi palmi.
"No! I regali non si scartano da soli, voglio essere io a farlo"
E così dicendo gli portò le mani sui fianchi insinuandogliele sotto la
maglia e risalendo verso l'alto. Michele alzò le braccia per aiutarlo e
Mirko ne approfittò, allargò le dita per carezzare più pelle possibile,
ruotando i polsi in modo tale da sfiorargli con le dita tutta la schiena;
a quella manovra un sospiro soddisfatto, quasi un borbottio simile alle
fusa di un gatto uscì dalla gola di Michele che chiuse gli occhi. Mirko,
incoraggiato da quel primo piccolo risultato proseguì nella sua impresa;
risalì sempre più in alto e quando ormai stava portando quella maglia
lungo le sue braccia, si avvicinò a lui sino a sfiorargli il torace con
il proprio, allungandoglisi contro e strusciandosi su quel petto per
portare a termine il suo compito.
Non appena le braccia di Michele furono nuovamente libere questo gli
circondò la vita stringendolo a sè.
"Sei un vero diavoletto, se continuerai così, prima di aver finito
ti ritroverai a terra con sopra un allupato che non desidererà che averti
presto e subito."
"Non è questo che hai desiderato sin dalla prima volta!?"
"Non solo!"
Le sue labbra che, esigenti, si schiacciarono a quelle di Mirko
interruppero quella discussione.
Dopo poco però Mirko lo scostò ansimando; "Fermo! Sono io che
conduco il gioco adesso, questi indumenti mi infastidiscono e...."
A quelle parole Michele si era portato le mani ai pantaloni per porre
rimedio a tal fastidio, ma Mirko lo bloccò prima che potesse anche solo
afferrare la cintura.
"E' no! tropo facile, devi saper pazientare e sopportare come hai
chiesto a me poco fa!"
"La pazienza non è mai stata il mio forte!"
"Stavolta vedi di riuscire e.. se poi la bestia che è in te verrà
fuori..."
Un sorrisino ammiccante.
"Vedremo di tenerla a bada"
"Uomo! Non sai quel che fai."
"Non l'ho mai saputo bene quanto adesso."
E detto questo portò le mani alla sua cintura che slacciò, poi fu la
volta dei bottoni che aprì uno ad uno, con calma, fissando Michele negli
occhi e sorridendo quasi divertito per l'espressione disperata che si
andava via via dipingendo sul suo volto teso.
Era splendida la sensazione di potere che provava in quel momento,
osservandolo si rendeva conto che, anche lui come aveva fatto poco prima
l'altro, aveva sul partner un potere assoluto datogli dai loro reciproci
desideri, dalle loro reciproche voglie.
Conclusa quella operazione Mirko spostò le sue mani sulla vita di Michele
per poi scendere sino ad infilarsi nei pantaloni e carezzargli il sedere
che, scostati gli slip, afferrò a piene mani.
Un sussulto del ragazzo stretto a lui gli fece capire di averlo colto di
sorpresa.
"Hei! Mi pare che tu inizi a scioglierti pure troppo, non eri
timido?!"
"Non questa sera!"
Con una leggera spinta lo fece cadere sul divano sfilandogli i pantaloni
ed inginocchiandosi poi tra le sue gambe.
"Stanotte... in questa notte sento di poter fare tutto."
E così dicendo abbassò il volto sino a sfiorare con le labbra la virilità
tesa dell'altro che, a tale contatto, sgranò gli occhi lasciandosi andare
all'indietro.
"Ti dispiace forse questo mio cambiamento?"
"Credo .."
In quel momento la bocca di Mirko si chiuse calda attorno a lui, un
rantolo roco proruppe dalla gola di Michele.
"Oh mio Dio!"
Le labbra di Mirko si mossero abili sulla sua asta impedendo a Michele
qualsiasi ulteriore parola, il suo ritmo si fece sempre più incalzante,
fino a portarlo quasi al limite, ma, quando ormai stava per venire, Mirko
si fermò bruscamente.
"Maledizione!"
Mirko sollevò il volto sino a portarlo vicinissimo a quello di Michele.
"Hai detto tu che non c'era fretta; che questa sarebbe stata una
lunga notte.. Anch'io voglio sentirti pregare."
"Non dovrai aspettare molto, un altro colpo del genere ed il mio
corpo schiatterà per la frustrazione e allora ti pentirai della tua
infinita crudeltà."
"Non ti preoccupare, ci penso io al tuo corpo."
"E' proprio questo che temo!"
Un sorriso divertito
"Sei stato tu a cominciare bello mio."
"E. non me ne pento affatto"
"Lo spero bene, ma... non hai risposto alla mia domanda; ti spiace
se... diciamo, desidero sfogare tutti i miei più lascivi istinti ora...
qui... con te."
"Credo.. Credo che non mi dispiaccia affatto!"
Fu una notte memorabile, indimenticabile per entrambi, ma... come ogni
altra notte anche quella finì ed il mattino li trovò abbracciati e
sorridenti al centro di un letto completamente disfatto e circondati dal
caos più totale.
Il sole, che ormai alto, filtrava dalle tapparelle semiaperte, destò
Mirko che, dilungandosi trovò il suo corpo languidamente indolenzito, non
che agrovigliato a quello di un altro giovane ancora addormentato con una
testa di capelli castani languidamente poggiata sul suo petto.
Doveva riconoscere che Michele al mattino, con gli occhi chiusi ancora
stretto tra le braccia di Morfeo pareva proprio un cherubino; ma..
ripensando a tutto quello che gli aveva fatto la sera prima, gli si
addiceva di più la descrizione di piccolo diavoletto.
Gli carezzò la nuca ravviandogli un ciuffo di capelli ribelli e poi si
voltò per osservare l'orologio che faceva bella mostra di se sul
comodino.
Un quarto alle nove.. MERDA! I bambini dell'ospedale, mancava solo un ora
alla festa, se non si sbrigava avrebbe fatto tardi.
Cercò di sciogliersi da quell'abbraccio che ancora lo legava a Michele
per riuscire ad alzarsi; fece del suo meglio per evitare che l'altro si
svegliasse, ma proprio mentre provava a far scivolare fuori una gamba
prigioniera tra quelle dell'altro, un pesante sospiro gli annunciò che
tutte le sue attenzioni si erano rivelate inutili.
"Buon giorno. Che ore sono?"
"E' tardi!"
"Tardi? Per cosa?"
"Ho un impegno alle dieci e adesso sono quasi le nove, se non mi
sbrigo farò tardi e, son certo non mi sarà perdonato, Susi mi cuocerà
allo spiedo e mi servirà come piatto forte alla cena di stasera."
"Andar via.. NOOOOOO! Non voglio che te ne vai."
Michele gli si strinse contro circondandolo con le braccia.
"E poi non mi hai dato neppure il buon giorno come si deve. anzi, non
mi hai dato il buon giorno in alcun modo e io che...."
A quel punto si bloccò irrigidendosi, come se solo in quel momento si
fosse effettivamente svegliato rendendosi conto di cosa lo circondava.
Allentò la stretta, ma non lo lasciò andare.
Mirko non si era mai svegliato abbracciato a qualcuno, non sapeva qual'era
il giusto modo di augurare il buon giorno, ma.... aveva un gran desiderio
di scoprirlo e di potersi nuovamente risvegliare così, aggrovigliato a
quel ragazzo dopo una notte come quella appena trascorsa; ma questo non
era possibile, quella era stata solo un'avventura per lui, una delle tante
notti per l'altro.
Sapeva che a quel punto avrebbe dovuto ringraziare ed andarsene, il
momento era finito e lui doveva tornare alla sua squallida realtà, ma...
assurdamente voleva prima sapere una cosa, doveva saperla per riuscire a
considerare quello come un capitolo ormai concluso della sua vita:
"Lo fai con tutti?"
Era certo che un tipo come Michele doveva aver avuto chi sa quanti pater,
ma non era riuscito a star zitto, probabilmente era solo il suo spirito
masochista che tornava a farsi sentire, o la necessità di sentirsi dire
che era, almeno un po', speciale per quel ragazzo che conosceva da soli
due giorni, ma che era arrivato a fargli fare cose mai provate prima,
riuscendo ad abbattere tutte quelle bariere di pudore e perbenismo che da
una vita lo rinchiudevano nella sua monotona normalità quotidiana; dopo
anni si era nuovamente sentire importante e "amato" e l'idea che
il tutto fosse già concluso lo spaventava.
"Mi stai chiedendo se scopo con tutti quelli che mi capitano a tiro?.
Si! Possibilmente si; se un ragazzo mi piace ed è disponibile, non mi
tiro in dietro."
Aveva ottenuto la risposta che si aspettava; lui era solo uno dei tanti;
e, adesso, voleva essere solo uno dei tanti, ma: fuori da quella casa,
fuori da quella stanza, fuori da quel letto e da quelle braccia che ancora
lo stringevano.
"Ma. tu non volevi sapere questo vero! Volevi chiedermi se con tutti
è stato come con te stanotte! Se con tutti sono così permissivo! Se con
tutti mi sono ritrovato a parlare così dopo una notte sfrenata! Se è
questo quello che vuoi sapere, la mia risposta è NO! Questa notte è
stata speciale anche per me... speciale perché tu sei speciale; certo,
non posso venire a raccontare che era la prima volta, ma... è stata
unica.. ti confesso che solitamente non inseguo i ragazzi che mi
interessano, come ti ho già detto, se ricevo un rifiuto, non ritento, non
ne ho mai avvertito il bisogno, se con qualcuno non va, c'è sempre
qualcun altro pronto a prendere il suo posto. E' vero che ho avuto un
sacco di amanti, ma nessuno di questi è durato più di una notte, non
m'interessava, non lo desideravo, loro andavano bene per trascorrere
qualche ora sfrenata, per il giorno mi bastavano gli amici, ed è anche
per questo che non ne ho mai invitato nessuno a casa mia, o almeno, mai
sino a ieri sera."
Mentre pronunciava quelle parole, Michele strinse Mirko ancor più a se,
nascondendo il volto nell'incavo della sua spalla e proseguendo quel suo
discorso ad un soffio dal suo orecchio, con un leggero bisbiglio.
".... ti ho trovato speciale non appena hai varcato la soglia di quel
Pub. Tu credi nel colpo di fulmine? Io no! O almeno questo era quello che
pensavo sin quando non ti ho visto. Ho provato dell'attrazione per diversi
ragazzi, ma.... quando ho visto te è stato come venir percorso da una
scarica elettrica. Ti volevo. Ti desideravo al punto di divenire
sfacciato, più di quanto non lo sia mai stato e.. bhè, quando te ne sei
andato a quel modo, non sai per quanto mi son dato dell'idiota, mi son
montati dentro un sacco di: Se., Forse., Avrei potuto.., ma ormai te ne
eri andato; ho provato a convincermi che, in fin dei conti non eri nulla
più di uno tra i tanti, ma... in definitiva, quella sera, mi hai mandato
il morale dalle stelle alle stalle, caro il mio *ometto per bene*."
E, detto questo, iniziò a baciargli il lobo dell'orecchio, a
mordicchiarlo, a leccarlo, sciogliendolo contemporaneamente, ma solo un
po', dal suo abbraccio, per poter così aprire i palmi e carezzargli il
petto.
"Quando ieri ti ho visto entrare in quel negozio, dopo che il tuo
volto mi aveva fatto trascorrere una notte insonne... ti confesso di non
aver mai tentato di sopperire hai miei fisici bisogni in maniera autonoma,
come durante quella stramaledettamente lunga notte! Comunque, quando ti ho
visto confesso di averti seguito, forse desideravo solo sapere se,
rivedendomi, ti saresti ricordato; magari, leggendo indifferenza e
disprezzo nei tuoi occhi, sarei riuscito a dimenticarti e ritrovare così
il mio equilibrio; ma.. caro il mio ometto..nel momento in cui ho
incrociato il tuo sguardo, ho letto un sacco di cose e, tra queste, il mio
stesso bisogno; se penso alla faccia che hai fatto quando hai capito chi
ero, mi viene ancora da ridere."
"Hei, guarda che."
"Sssshhh, fammi finire; dicevo: vedendo quella tua buffa e tormentata
espressione ho deciso di ritentare. Sai che riesci a farmi dare il peggio
di me! Mi sono nuovamente comportato come un allupato desideroso solo di
scoparti, ammetto che lo desideravo, ma.... non era l'unica cosa che
volevo e, di certo, non era il modo migliore per riuscire ad ottenerla,
visti i miei primi ed infruttuosi risultati; ma non ho resistito e l'ho
fatto di nuovo; praticamente ho passato le tre ore prima della tua
chiamata a fissare quel cazzo di telefono.... mi sa che lo cambierò, sono
certo che, a rivedermelo davanti verrò preso da una terribile l'ansia.
Poi bhè.... poi hai chiamato e adesso sei qui e, tutto quello che
desideravo ricevere il giorno di Natale è languidamente accoccolato tra
le mie braccia. Comincio a credere di essere un maschietto molto fortunato
o un bambino molto buono se mi son meritato un simile dono!"
Mentre parlava Michele iniziò a solleticare Mirko che, stupito e felice
per quelle parole, principiò a dibattersi come un anguilla, proclamando
atroci ritorsioni per quella tortura.
"Smetti cretino!"
"Soffri il solletico, soffri il solletico."
Cantilenò l'altro divertito.
"Si.. E adesso la devi piantare se non vuoi che.."
"Neanche morto!"
"Se è la guerra che cerchi, non mi tirerò in dietro io per
primo!"
Quella "guerra" durò per un intera ora lasciandoli entrambi
sfiniti, ma appagati e con un sorriso che andava da un orecchio all'altro.
"Mi hai distrutto! Non che condannato ad una morte lenta e dolorosa.
Susi mi spellerà vivo!"
"Susi, Susi. devo esser geloso, chi è questa tipa?"
"Solo una vecchia amica. Direi che da quando l'ho conosciuta è
divenuta la mia coscienza sociale e.... delle coscienze mica ci si
innamora!"
"Questo mi rassicura."
Mirko a quel punto gli sorrise scompigliandoli i capelli e, dopo essersi
sciolto dal suo abbraccio iniziò a rivestirsi.
"Questo panorama di prima mattina non può che preannunciare una
splendida giornata."
"Smetti di fissarmi il fondoschiena e vestiti, avrai pur da fare
qualcosa di meglio che continuare a fissarmi!"
"No! E poi voglio sapere una cosa da te!"
"Cosa?"
"Ti ho detto tutto quel che ho provato al nostro primo incontro!
Adesso voglio sapere: Cosa ha pensato di me il mio *ometto per
bene*?"
"La vuoi piantare di sfottere con quell'ometto per bene!"
"Solo se mi rispondi."
"Se lo vuoi proprio sapere... diciamo pure... il peggio che potevo
riuscire a pensare di una persona appena incontrata; non ricordo neppure
più con quanti epiteti poco lusinghieri ti ho nominato."
"Questo non è quello che volevo sentirmi dire."
"Te lo sei meritato per il modo in cui ti sei comportato; comunque,
il fatto assurdo è che, visto quello che il mio corpo mi comunicava
quando mi sei venuto a fare le tue avance, era vero che: se tu eri un
voglioso pervertito, mi toccava ammettere di esserlo a mia volta...."
"Su questo non ho nulla da eccepire!"
"Ma la pianti, tocca a me parlare!"
"Scusa."
Detto con un tono così poco contrito che pareva più un "tanto ho
ragione"
".. continua, prometto di star muto come un pesce."
"Si, un pesce chiacchierone! Cosa cavolo vuoi che ti dica? Che mi hai
fatto venir voglia di farlo! che mi sei piaciuto subito! Che ti sarei
saltato a dosso io se non fossi partito tu per primo! che non ho fatto
altro che pensare a te da quella sera!..."
"Si, mi va tutto bene! E' così?" Mirko divenne tutto rosso
voltando lo sguardo, sbollita la foga del momento, si era reso conto di ciò
che aveva appena confessato.
"Quel che vedo è più loquace di mille parole.. Ne son lieto; anche
il mio *ometto per bene* è un po' maniaco nel profondo."
"Uffa, sei un cretino e io ho fretta."
Alla fine anche Michele si unì a lui, saputo il compito che si apprestava
a svolgere si offrì volontario per fare il secondo Babbo, ma si accontò
della parte di aiuto Babbo.
Più conosceva Michele e più Mirko era grato: a quella fredda sera, al
Natale, a Sara, a Ada, ad Antonio (ma questo era meglio se lui non lo
sapeva) per aver fatto si che loro si potessero incontrare.
Quello sarebbe rimasto agli annali come il Natale più bello della sua
vita.
"E dai che mi stacchi la barba!"
"Sai il Babbo più appetitoso che io abbia mai visto e.. il tuo
regalo più importante è solo per me."
Un sonoro bacio sulla guancia sancì quelle parole.
"E adesso muoviti lumaca, o anziché Babbo Natale, potrai fare solo
la Befana."
"Certo, se non sarò interrotto ogni cinque minuti, forse potrei
anche riuscire a finire di vestirmi; e comunque, se tu sarai la mia
scopa.... mi va bene anche fare la Befana."
"Ma che pervertito che mi sei diventato!"
"E' questo che passa il convento per oggi."
"Mi tocca accontentarmi quindi?"
"Direi proprio di si"
"Mi sacrificherò per la causa."
"AAAAHHHHH, ti sacrifichi! E per quale causa se è lecito
chiedere?"
"Quella della mia sfrenata lussuria!"
"E poi sarei io il pervertito?"
Michele gli tornò alle spalle imprigionandolo tra le braccia.
"Si! Il mio pervertitone personale... Ti voglio bene Mirko."
Detto questo lo lasciò e sparì dietro la porta che dava nella sala
d'aspetto dell'ospedale.
Ti voglio bene! Forse era un po' presto per sentirsi legati, uniti da dei
sentimenti importanti, ma.. quel "ti voglio bene" l'aveva reso
l'uomo più felice del mondo, adesso doveva solo trovare il modo ed il
momento adatto per potergli dire anche lui quelle tre piccole ma
importanti parole.
"Una festa ben riuscita Susi. I bambini si stanno divertendo come
pazzi."
"E' anche merito tuo. La barba e la pancia ti donano ed il rosso....
si, il rosso ti si addice, anche se hai delle occhiaie.. Cosa hai
fatto stanotte?"
La faccia di Mirko si fece di brace per quella inopportuna domanda e per
ciò che questa gli aveva fatto tornare alla mente.
"Lo so non sono fatti miei, ma.... ti ringrazio per aver portato con
te un assistente così in gamba, ma quanti anni ha? par che si stia
divertendo più lui dei bambini, che tipo buffo, carino però.... come si
chiama?"
"Hei, hei, calma! È gia impegnato il tipo."
"Peccato!."
Susi si voltò per guardarlo negli occhi.
"Conosco il fortunato?"
Porca paletta, ma sempre così intuitiva doveva essere quella.
Un sospiro: "Non importa. Forza; adesso c'è la consegna dei pacchi,
a cuccia sul trono bello; io metto in fila i nostri scatenati
richiedenti"
"OH, OH, OH. bella bambina, hai fatto la brava in quest'anno?"
"Certo, io sono sempre brava! Puoi chiederlo alla mamma e al papà...
magari però, non è necessario proprio che lo chiedi anche a mio
fratello, lui e piccolo e.... non conta molto."
"D'accordo, niente domande al fratello. E dimmi, cosa hai chiesto al
tuo vecchio Babbo Natale in dono?"
"I pattini con le ruote tutte in fila... i... i rotelpot"
"Bene! I rotelpot! Vediamo un po' se nel sacco è rimasto qualcosa...
ecco, un bel pacco per te, speriamo che in questo paccone non ci sia del
carbone al posto dei pattini,.... non vorrei che il fratello avesse messo
una cattiva parola."
La bimba sgranò gli occhi afferrando il pacco e strappandone la carta
preoccupata; si calmò solo quando vide la foto dei suoi pattini nuovi
sulla scatola.
"Andrea è stato zitto!.. Babbo, hai portato il regalo pure a lui
vero?"
"Credo proprio.. Se è stato bravo."
"Sicuro! Visto che non ti ha detto nulla."
"In questo caso, credo proprio di si!"
"Bene!"
A questo punto la bimba fissò Michele intento a gattonare con un bambino
tutto contento sulla schiena.
"Senti Babbo. posso chiederti una cosa?"
"Certo!"
"Ma... l'altro Babbo, quello secco laggiù... cosa ti ha
regalato?"
"Il mio regalo?"
"Si, il tuo, visto che ci son due Babbi Natale anche a te avranno
portato un regalo no!?"
"Credo proprio di... si"
"E cos'è?"
"Il regalo più bello che si possa ricevere."
Un sorriso e una strizzatine d'occhio verso Michele che in quel momento,
quasi si fosse sentito chiamato in causa, si era voltato a guardarlo.
"Un regalo che, spero di poter riscoprire ogni giorno e di poter
scartare ogni notte."
"Ma non l'hai già aperto?"
"Si!, ma quel noioso non fa che rincartarsi e a me spetta il gravoso
compito di spacchettarlo ogni volta."
"Che strano regalo!"
"Forse, ma.... ormai gli voglio troppo bene e non lo cambierei con
nessun altro.."
A quelle parole le labbra di Michele si incresparono in un tenero sorriso
mentre sillabavano a loro volta un "NEANCH'IO".
Fine.
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