AUTORE: Dhely/me medesima
NOTE: i personaggi non sono miei *sig*!
E' un PWP per cui niente trama, niente cose troppo complesse . . un pò di
ginnastica per i salvatori dell'umanità non fa mai male!!!
Regalo di compleanno
di Dhely
Camus attese paziente il permesso di entrare e, quando si accorse che,
probabilmente, non sarebbe arrivato, scosse il capo. Sentiva la presenza
dell'altro Cavaliere d'Oro con chiarezza ma, forse, non voleva incontrarlo,
dopo tutto si era comportato molto bruscamente con lui, il pomeriggio
precedente, l'aveva allontanato in malo modo e poteva anche immaginarsi che
fosse ancora offeso. Tutto il Santuario conosceva l'estrema suscettibilità
di Milo di Scorpio, ma si sapeva anche che non era il tipo da tenere il muso
come un bambino capriccioso. Magari ti avrebbe pugnalato alle spalle ma
quegli atteggiamenti puerili non erano da lui: troppo orgoglioso, troppo
fondamentalmente arrogante per mostrare al mondo di farsi governare
dall'istinto.
Camus si passò una mano fra i capelli con un lieve sospiro. Peccato, non
voleva davvero aver avuto quello scoppio d'ira, soprattutto con lui... erano
sempre stati amici, fin dai primi giorni al Santuario. Era anzi quello che
poteva considerarsi il suo *miglior* amico. Per educazione avrebbe dovuto
andarsene e invece entrò comunque nel Tempio di Scorpio, bianco, lindo e
vuoto. I suoi passi rimbombavano nell'aria immobile di quella mattina che
volgeva a mezzogiorno eppure pareva tutto avvolto dalla fragranza di rose.
Camus guardò la scalinata alle sue spalle: le rose di Aphrodite, il loro
profumo arrivava fin lì? Strano, non c'era vento. Si strinse nelle spalle.
Insomma, era proprio ora di andarsene, questo stava violando ogni regola di
decente cortesia.
Girò sui tacchi ma i suoi passi non si diressero verso l'uscita ma verso le
stanze interne. Magari non l'aveva semplicemente sentito! Ecco, Quella sì
che era una spiegazione plausibile: Milo era sempre immerso in mille
impegni, s'invaghiva ogni giorno d'una cosa diversa alla quale si applicava
con una ostinazione degna di Aldebaran ma con la costanza che svaniva ogni
secondo come neve al sole. Non che fosse volubile, solo che... bhè, sì, un
po' volubile lo era, dovette proprio ammetterlo, il problema era che si
nutriva di troppi interessi, era troppo contorto e troppo intelligente per
riuscire a trovare qualcosa che lo soddisfacesse veramente. Ma era un ottimo
amico, fedele e attento, prezioso perché non gli aveva mai mentito,
schietto a costo di essere brutale... e lui l'aveva accusato di essere un
bugiardo!
Camus sospirò afflitto. Sapeva bene quanto potesse essere un ottimo attore,
era un dongiovanni mentitore matricolato eppure i suoi e le sue amanti gli
avevano sempre creduto anche di fronte alle scuse più assurde. Sapeva
rigirarsi le persone con un'abilità innata ma bisognava sempre
riconoscergli la buona fede, semplicemente non era nato per essere fedele a
qualcuno!
Invece con lui... con lui era sempre stato diverso, si era sempre comportato
da vero amico e non si meritava di essere trattato male solo per essere
capitato in un momento sbagliato.
Camus si fermò di fronte alla porta socchiusa che portava agli appartamenti
privati. Doveva proprio andarsene, quella era un'assurda mancanza di
rispetto dell'intimità altrui! Bene. Sfiorò la porta appena accostata che
scivolò sui cardini senza emettere un solo rumore. mosse un passo
all'interno e lo chiamò a bassa voce.
"Milo?"
Eppure era lì, poteva percepire il suo cosmo sopito sempre più vicino.
Quella sensazione lo guidò verso un'altra porta spalancata, quella che
portava alla sua stanza da letto.
Camus sbattè le palpebre un paio di volte per abituarsi alla tiepida
oscurità della stanza, quasi soffocante per l'incredibile profumo di rose
che inzuppava l'aria. Erano proprio le rose di Aphrodite! Rose ovunque, vasi
stracolmi sparsi per tutta la stanza, petali sul tappeto ai piedi del letto,
petali rossi a galleggiare in ciotole di cristallo piene d'acqua, fiori
recisi appoggiati sul tavolo, sulla scrivania, sulle poltrone, mazzi su
mazzi di rose rosse color rubino, rosse come il sangue. Ovunque, in
ogni
luogo, in ogni angolo, su ogni supporto, petali sparsi e fiori recisi. Ma
cos'era successo? Cosa mai significava tutto quel . . Un unico luogo pareva
essere stato risparmiato da quell'invasione profumata: in un angolo,
lievemente rientrante in una nicchia, il letto velato da lievi tendaggi
pareva immacolato. Due passi, la mussola fine gli permise di vedere
attraverso il letto ampio e sfatto che pareva un campo di battaglia ora
silenzioso e immobile, sulle lenzuola candide spiccava la macchia scura
formata dai capelli del cavaliere di uno splendido nero/blu, per il resto
quella pelle diafana si confondeva quasi perfettamente con il candore delle
coltri.
Adesso sì che era venuto proprio il momento di andarsene! Deglutì
stranamente turbato: il volto di Milo era rilassato, gli occhi chiusi ornati
di ciglia scure che parevano merletti e che sfioravano le gote lisce, le
mani dalle dita sottili erano posate accanto al cuscino morbidamente
abbandonate e il suo corpo nudo adagiato sul materasso scompariva sotto le
lenzuola appena in tempo per nascondere ciò che andava tenuto celato...
Santo
cielo! Si comportava come un vecchio bacchettone! Era suo compagno di
allenamenti, erano state innumerevoli le volte in cui si erano fatti la
doccia insieme, non era certo la prima volta, quella, in cui rischiava di
vederlo nudo! Eppure il lieve suono del suo respiro ritmato gli accarezzava
le orecchie e si accorse di non riuscire a muoversi da lì, come rapito
dalla
contemplazione. Ebbe improvvisamente l'idea che se avesse spostato quei
drappeggi l'incanto si sarebbe infranto e si sarebbe trovato di fronte
semplicemente al suo compagno d'arme, a Milo di Scorpio che dormiva, e non
quella creatura che intravedeva a pochi passi da lui, così candido e
meraviglioso, un giovane Endimione che aspettava solo di essere rapito in
cielo dagli dei. Eppure lì coricato chi poteva mai essere se non Milo? No,
non era possibile! Dovevano essere tutte quelle rose, quel profumo
intossicante che gli andava alla testa, non riusciva a trovare altre
spiegazioni. Chissà il motivo di tutti quei fiori, poi! Aphrodite era molto
orgoglioso delle sue rose e con la fatica che faceva a farle fiorire per
tutto l'anno gli pareva strano che fosse tanto generoso a donarle in giro a
chiunque gliele chiedesse.
Va bene, Milo non era uno di quelli che facessero distinzioni troppo nette sulla propria sessualità ma Aphrodite non gli pareva proprio il suo tipo!
Certo che quella faccia d'angelo del Cavaliere di Pishes avrebbe benissimo
potuto invischiare Milo in chissà che modo... lui e le sue moine e le sue
dannatissime rose! Ma perché poi si sentiva così? Cos'era? Gelosia? Ma non
c'era neanche da pensarlo! Geloso di chi? E poi Milo era adulto e poteva
benissimo decidere da solo come e quando andare a letto con chi! Geloso di
Aphrodite! Lui! Ma non diciamo scemenze! Non era affatto geloso! No. *Non*
era per nulla geloso!
Prese un profondo respiro chiudendo gli occhi e sforzandosi di calmarsi.
Certo, era semplice nella sua situazione iniziare ad avere strani
comportamenti, in fondo c'erano tutte quelle strane rose e i soliti piccoli
bracieri che bruciavano mirra, corteccia di sandalo e chicchi d'ambra,
quella penombra densa ed avvolgente insieme. Quando riaprì gli occhi si
ritrovò uno sguardo blu notte puntato nel suo, un sorriso un po' assonnato
ma trasparente, poi un movimento meravigliosamente fluido, elegante, la
tenda che aveva di fronte tirata di lato e il corpo di Milo stretto fra le
braccia.
"Ti sei ricordato!"
Camus brancolò nel buio. Ricordato di cosa? Allora c'era un motivo per tutte
quelle rose, ma quale? Dannazione! Il calore e il profumo della pelle di
Milo gli facevano perdere lentamente la ragione. Sapeva di... di incenso e
muschio, profumi speziati e fortemente maschili che creavano un insolito
contrappunto alla dolce fragranza delle rose. La sua pelle era tiepida e non
riuscì a non ricambiare l'abbraccio, sfiorando con i palmi aperti quella
schiena meravigliosa, i muscoli che guizzavano nervosi sotto una consistenza
di velluto, seguendo la linea della colonna vertebrale sfiorando
l'attaccatura delle costole, su fino alle spalle... lo fulminò il
desiderio
di accarezzarlo ancora e ancora, come se fosse un gatto, e farlo arcuare
sotto di sé e sentire com'era dolce mentre faceva le fusa, e la sua pelle,
e
i suoi capelli... Lo strinse con forza a sé sentendolo ridere e dibattersi
leggermente per sgusciare fuori da quell'abbraccio.
"Lo sapevo di poter contare su di te, mi hai fatto vincere la
scommessa!"
Camus si sentiva la gola stretta in una morsa, nella penombra il corpo di
Milo, a un passo da lui, era intossicante forse più del suo profumo. Il
fatto che indossasse poi solo un paio di shorts aderenti non riusciva a
rendere più semplici le cose. Riuscì a scuotersi almeno per tentare
una
specie di risposta.
"Che scommessa?"
Come se poi gliene fregasse qualcosa! Era suo amico, dannazione! Quello era
Milo! Che gli stava succedendo? Cos'era tutta quella eccitazione,
quell'attrazione? Tutta la sua mente era traboccante di una scoperta: dio
che corpo! Come si muoveva! E poi .. dannazione, voleva toccarlo! Si sarebbe
fatto ammazzare per poterlo abbracciare ancora. L'idea che fosse un suo
compagno, un Cavaliere come lui era solo una cosa fastidiosa che gli ronzava
nel cervello senza una qualche importanza. Non si era mai accorto che fossi
così sexy, così maledettamente, assolutamente sexy e adesso si scoprì di
avere una voglia pazza di...
"Con Aphrodite! Era certo che te ne saresti scordato! - Milo si voltò
sorridente verso il tavolo accanto al letto su cui era appoggiato un
vassoio, un contenitore con del ghiaccio quasi del tutto fuso, una brocca e
due bicchieri. Due. Uno era già stato usato, l'altro, invece, era lindo.
Sollevò la brocca versandosi del liquido color del sangue continuando a
chiacchierare - Io invece ero così certo che non fosse possibile... vuoi
del vino? E' un'ottima annata."
Che culo da infarto! Era lì e lo fissava. Fissava i muscoli delle spalle,
la
schiena e la curva dei glutei sotto la stoffa leggera... e sentì
improvvisamente i pantaloni diventargli fastidiosamente stretti. Ringraziò
mentalmente la semi oscurità deglutendo a fatica. Del vino? Sarebbe stata
meglio dell'acqua fredda da versarsi addosso, una bella doccia gelida...
"No... gra... grazie. Io... devo andare..."
Scappare immediatamente era l'unica cosa che gli venne in mente di fare,
prima di compiere chissà che disastro... perché se gli fosse stato vicino
ancora un po' non sapeva sinceramente cosa avrebbe fatto!
"Ma come, di già? - Milo lo fissò negli occhi portandosi alle labbra
il
bicchiere - E poi visto che sei qui... non è che devi dirmi
qualcosa?!"
Camus sentiva il suo solito controllo di ghiaccio fuso ai suoi piedi anzi,
non solo liquefatto, ma ormai quasi evaporato del tutto. Un petto
meravigliosamente scolpito, i muscoli tesi, perfetti, il contorno
dell'addome modellato come quello di una statua, il torso flessuoso,
nell'insieme un adone di carne e sangue che lo stava fissando sorridendo con
un bicchiere di vino rosso in mano e un'espressione curiosa e divertita sul
viso. Un invito remoto scintillante negli occhi gli facevano diventare
insopportabili i pantaloni: erano troppo stretti e poi, dannazione, faceva
troppo caldo! Si schiarì la voce dall'eccitazione e gli voltò le spalle.
"E' quasi mezzogiorno e qua dentro fa un caldo infernale! perché non
apri le
finestre?"
Milo sorrise mettendoglisi di fronte. "Smettila, è bellissimo così!
Non
senti che profumo inebriante, è quasi come essere ubriachi! Aphrodite è
stato proprio gentile, non trovi?"
Un altro sorso di vino, il collo arcuato lievemente all'indietro poi la
punta della lingua passata sulle labbra con ingenua malizia. Camus si sentì
quasi mancare.
"Ti fa male bere a stomaco vuoto... "
Era una banalità incredibile ma non riusciva proprio a capacitarsi che
tutto
quel... quel disastro stesse capitando proprio a lui. Con Milo! No, no, no,
doveva cavarsi dall'impaccio il prima possibile. Milo rise.
"Andiamo Camus, non fare il serioso rompiscatole com'è il tuo solito o
mi
farai passare la voglia di torturarti come si deve!"
"Torturarmi?"
Camus scosse il capo. Vide davanti agli occhi un Milo legato mani e piedi su
di un letto e lui che... che lo torturava... e dio se lo torturava!
"Oh! ma insomma! Sei piombato in camera mia furtivo come un ladro - si
tese
verso di lui, Camus riusciva a percepire il fiato del suo compagno
solleticargli la pelle di una guancia facendo partire miriadi di scariche
elettriche lungo la spina dorsale. Quanto avrebbe dato per infilare la
lingua in quella bocca meravigliosa? - ma non mi hai ancora dato
il mio
regalo! Dai! Dai! Dov'è?"
Dov'è cosa? Un regalo? Che regalo? Per cosa? Certo che però Milo così non
l'aveva proprio mai visto... era semplicemente incantevole... un regalo... aveva una mezza idea di che *regalo* avrebbe voluto dargli...
"Cre... credo che ci sia un equivoco."
Camus si ritrovò a pregare la sua dea che non se ne andasse, che gli
rimanesse vicino col suo calore, il suo profumo, la sua presenza. Aveva un
unico desiderio, quello di toccarlo ancora, di stringerlo, di baciarlo...
chissà com'erano morbide quelle labbra invitanti . . ora imbronciate ma non
per questo meno sensuali.
"Equivoco? ma come, non sei venuto a farmi gli auguri per il
compleanno? E
non mi hai preso neanche un regalino?! Non ci credo!"
Il suo sorriso era ora meraviglioso nella penombra densa di profumi... il
suo compleanno! se n'era completamente scordato! Camus quasi urlò nel
sentire le mani di Milo sfiorargli il corpo alla ricerca di un dono nascosto
da qualche parte e quando tentò di infilare le dita nelle tasche dei suoi
pantaloni ebbe la forza di prenderlo per i polsi, fermando
quell'esplorazione che avrebbe potuto essere... eccessivamente
imbarazzante. Era così gonfio, lì sotto, che gli stavano per esplodere i
bottoni! Non gli era mai capitata una cosa simile! Era sempre riuscito a
dominarsi, sempre...
"Non ce l'ho qui con me! - cercò di essere convincente - Ero venuto
solo a
chiederti scusa per ieri pomeriggio. Posso... portartelo stasera il regalo,
se non hai da fare... "
Qualcosa gli si incastrò in gola nel vedere l'espressione di Milo creparsi
appena di delusione, quasi... dolore? Sussurrò qualcosa chinando il capo
poi finse un sorriso pallido rispetto agli altri.
"Capisco.- si sciolse dalla sua stretta poco convinta - Non dovevi
preoccuparti, non mi sono offeso ieri pomeriggio, in fondo hai detto solo
quello che pensavi. E poi... bhè, chissà quanto avrai da fare, adesso,
non
voglio certo trattenerti qui."
Non se n'era ricordato, non era grave dopotutto il compleanno era solo una
data a cui si attribuiva un'importanza spropositata rispetto a quella che
meritava davvero. Non gli importava proprio niente! Milo scosse le spalle
dandogli la schiena e vuotò il bicchiere di vino con un unico sorso. Tutto
il Santuario sapeva bene che Milo di Scorpio detestava festeggiare il
proprio compleanno, ma ormai da alcuni anni lui e Camus passavano insieme la
notte a cavallo fra il 7 e l'8 novembre... non esisteva proprio un motivo
degno per far esplodere una tragedia da un'inezia simile, in fondo sarebbe
sopravvissuto. Aveva solo persa una stupidissima scommessa fatta con
Aphrodite. Si guardò intorno: tutte quelle rose erano lì per lui, mai
nessuno si era sognato di fargli un regalo simile, avrebbe dovuto esserne
felice! Camus aveva di certo avuto cose più importanti a cui pensare, tutto
qui. Aveva sempre così tanto da fare e da studiare... e forse anche ora
lo
stava distogliendo da chissà cosa con i suoi soliti atteggiamenti da
imperatore in esilio offeso nell'onore.
Camus sentì il cuore balzargli all'altezza delle ginocchia quando il calore
dell'altro cavaliere si allontanò da lui, la mancanza che provava era quasi
un dolore fisico. Si leccò le labbra inconsciamente, fissando quella
schiena
nuda, quel corpo meraviglioso, quei capelli morbidi... non capiva se era
colpo del profumo delle rose, della situazione assurda, dell'incenso che
intossicava l'aria o della semplice presenza di Milo ma scoprì di non
farcela più. Lo desiderava.
Voleva che fosse suo.
*Doveva* essere suo.
Camus strinse i denti: e 'affanculo tutte le seghe mentali, le remore e i
pensieri, aveva voglia di scoparlo!
Lo abbracciò da dietro di scatto tirandogli indietro il capo, facendolo
sbilanciare, preso di sorpresa. Milo perse l'equilibrio appoggiandosi del
tutto a lui, arcuando la testa all'indietro, scivolando piano sul pavimento
accompagnato dal movimento fluido di Camus. Non riuscì neppure a dire una
parola che la sua bocca fu chiusa da quella dell'altro uomo, riempita dalla
sua lingua, vorace, i suoi denti a mordergli le labbra, le mani che gli
percorrevano il corpo, torturandogli il petto, i capezzoli, l'ombelico,
piccoli pizzicotti gli torturavano la pelle, strappandogli gemiti soffocati
e il desiderio di una posizione più comoda. Camus era perso in lui, in quel
sapore che non si aspettava tanto avvolgente, tanto delizioso: lo sentiva
tra le mani, morbido e arrendevole, rispondere dopo un attimo di esitazione
al suo assalto, le labbra che rispondevano al bacio, il busto che si
sfregava piano contro il proprio, le anche che cercavano di stuzzicarlo. Ma
non ci sarebbe riuscito, non più di quanto aveva potuto fare prima, del
tutto ignaro.
Lo fece coricare prono sul tappeto coperto di petali di rose, rompendo un
bacio da cui sfuggì a entrambi un gemito inarticolato e gli strappò poco
gentilmente gli shorts di dosso, artigliandogli i glutei con forza. Bello
come se l'era aspettato. Rise affondando i denti in quella meraviglia, una
mano che s'infilava sotto di lui, facendolo sollevare sulle ginocchia, a
sfiorargli il ventre, ad afferrargli il cazzo già bello duro, strappandogli
un urlo.
"Ca... Ah!... mus!"
Sorrise sentendolo mugolare. Che corpo meraviglioso! Era un sogno toccare
quei muscoli, impastarli, stringere fra le dita quella pelle, farsi
scivolare addosso quello schianto di ragazzo . . Mentre con una mano
continuava in quella sua frenetica sega, con l'altra si slacciò i
pantaloni.
Lo prese per i capelli mettendolo a sedere e il solo guardarlo in viso,
arrossato, gli occhi velati dalla lussuria, la lingua
rosea che passava sulle labbra come in estasi rischiava di farlo venire.
"Camus..."
Un sorriso attraente, un invito.
"Piccolo vizioso... - gli prese il capo fra le mani
sistemandoselo fra le
gambe. - Volevi il tuo regalo di compleanno? Eccotelo. E trattalo
bene!"
Iniziò con piccole lappate, deliziose nella loro leggerezza, che
rischiavano
di farlo impazzire più di quanto riuscissero a dargli soddisfazione. Prima
sulla punta poi per la lunghezza . . allora era vero! Milo era davvero un
ottimo amante, si era meritato in pieno la fama che aveva al Santuario...
Camus gli artigliò i capelli obbligandolo a prenderlo tutto in bocca, gli
diede il tempo di sistemarsi, ma solo un attimo, e iniziò a dargli il
ritmo.
Quel corpo candido tra le sue gambe era meraviglioso, non riusciva a
smettere di accarezzarlo, la schiena, le spalle, la testa, affondare la mano
in quei capelli setosi e folti, riccioli morbidi che gli sfioravano i palmi.
Al di là della sua portata vedeva quello splendido culo, bianco e sodo come
quello di una statua greca... si leccò le labbra sentendo il piacere
infiammargli le vene. Lo obbligò a cadere sulla schiena, lasciando il suo
compito a metà, Milo mugolò un po' di frustrazione ma Camus non ci fece
troppo caso. Gli prese una gamba facendosela passare su una spalla e gli
sorrise, finto conciliante.
"Ti ho mai detto che hai il culo più bello che abbia mai visto?"
Milo si leccò le labbra allargando il più possibile le gambe "Fottimi
Camus... ti prego... fottimi!"
Non fu gentile, penetrò in lui con un unico colpo secco, sentì il suo urlo
soffocato di dolore ma non rallentò il ritmo, sapeva che il piacere avrebbe
presto cancellato tutto e poi... bhè, e poi quel piccolo vizioso si era
divertito a tormentarlo per tutto il tempo. Se Aphrodite sperava di poterlo
conquistare con dei petali di rosa! In compenso sapeva come si creava
un'atmosfera... e c'era la consistenza di quei petali tutt'intorno a loro,
il profumo, la loro pelle sudata e lucida, i gemiti che riempivano
l'oscurità e il corpo incredibile di Milo che gli si contorceva sotto lo
sguardo.
Sollevò le mani con i palmi a premersi gli occhi, voltando il capo da una
parte all'altra, si mordeva le labbra per non urlare, la schiena si arcuava
come un gatto, la frizione dei loro corpi stimolava il suo cazzo rendendo
inarticolati i suoni che gli uscivano dalla gola. Camus gli morse il
collo,
inebriato dal suo profumo, dalla morbida consistenza della sua pelle tanto
simile a quella delle rose, dalla prepotenza dell'esplosione della sua
passione, fuoco che crepitava e annebbiava i sensi.
"Ahh... Ca... ah... mus... "
Dio, era troppo, non riusciva a trattenersi ancora, era troppo... troppo... il suo culo era meglio di quello che si era aspettato...
"Mi... lo... sto... arrivando... "
Lo Scorpione si tese sulla schiena il più possibile, arcuando il busto
cercando di farsi penetrare il più possibile, di premere contro il corpo
ancora vestito del cavaliere dell'Acquario.
"Dentro... dentro! Ahh... fottimi! Forte... Ah!"
Camus gli venne dentro, esplodendo in lui, seguito pochi attimi dopo dal suo
compagno. Si lasciò andare sul suo corpo con un sospiro, abbracciandolo
gentilmente. Milo sollevò appena il collo perché lui potesse farci
scivolare
sotto un braccio e lo strinse a sé, il capo appoggiato al suo petto, gli
occhi semichiusi, il cuore che quasi gli spaccava il petto da quanto gli
stava battendo forte. Tremò a sentire le dita di Aquarius scivolargli fra i
capelli, pettinarglieli delicatamente, con dolcezza, e la serie di piccoli
baci che gli posò sull'orecchio.
"Milo sei... meraviglioso... "
Sospirò piano strusciandosi contro il suo petto. "Non mi sarei mai
aspettato
che tu... "
Le labbra di Camus gli sfiorarono di nuovo l'orecchio. "Ti ho detto che
hai
il culo più bello che abbia mai visto no? - sorrise - E poi... buon compleanno Milo."
Si puntellò su di un gomito, guardandolo di sottecchi, poi sorrise
iniziando
a slacciargli la camicia. Espostogli il petto gli si strusciò contro
proprio
come un gatto, flessuoso e sensuale. "Ma non avremo già finito,
vero?"
Camus rise sfiorandogli una guancia. "Immagino saresti già capace a
ricominciare... sei davvero una macchina per il sesso!"
Milo si chinò sulle sue labbra "Deathmask dice che sono un animale
nato per
scopare... e non riesce a starmi dietro... voi provare tu... "
"Dopo tutto, Milo, sei tu che decidi. Il compleanno è il tuo. Il...
regalo
lo puoi usare come e quanto ti piace! - gli affondò una mano nei capelli
mordendogli un labbro, poi con un ghigno si allontanò - Ma fai una
scommessa
anche con me: se sarò alla tua altezza, tu sarai mio."
Milo sbattè gli occhi un paio di volte come a valutare la situazione, poi
chinò il capo, sussurrando. "se le cose stanno così... spero di
perdere..."
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