AUTORE: Dhely/me medesima
NOTE: i personaggi non sono miei *sig*!
E' un PWP per cui niente trama, niente cose troppo complesse . . un pò di ginnastica per i salvatori dell'umanità non fa mai male!!!




Regalo di compleanno

di Dhely


Camus attese paziente il permesso di entrare e, quando si accorse che, probabilmente, non sarebbe arrivato, scosse il capo. Sentiva la presenza dell'altro Cavaliere d'Oro con chiarezza ma, forse, non voleva incontrarlo, dopo tutto si era comportato molto bruscamente con lui, il pomeriggio precedente, l'aveva allontanato in malo modo e poteva anche immaginarsi che fosse ancora offeso. Tutto il Santuario conosceva l'estrema suscettibilità di Milo di Scorpio, ma si sapeva anche che non era il tipo da tenere il muso come un bambino capriccioso. Magari ti avrebbe pugnalato alle spalle ma quegli atteggiamenti puerili non erano da lui: troppo orgoglioso, troppo fondamentalmente arrogante per mostrare al mondo di farsi governare dall'istinto.
Camus si passò una mano fra i capelli con un lieve sospiro. Peccato, non voleva davvero aver avuto quello scoppio d'ira, soprattutto con lui... erano sempre stati amici, fin dai primi giorni al Santuario. Era anzi quello che poteva considerarsi il suo *miglior* amico. Per educazione avrebbe dovuto andarsene e invece entrò comunque nel Tempio di Scorpio, bianco, lindo e vuoto. I suoi passi rimbombavano nell'aria immobile di quella mattina che volgeva a mezzogiorno eppure pareva tutto avvolto dalla fragranza di rose. Camus guardò la scalinata alle sue spalle: le rose di Aphrodite, il loro profumo arrivava fin lì? Strano, non c'era vento. Si strinse nelle spalle. Insomma, era proprio ora di andarsene, questo stava violando ogni regola di decente cortesia.
Girò sui tacchi ma i suoi passi non si diressero verso l'uscita ma verso le stanze interne. Magari non l'aveva semplicemente sentito! Ecco, Quella sì che era una spiegazione plausibile: Milo era sempre immerso in mille impegni, s'invaghiva ogni giorno d'una cosa diversa alla quale si applicava con una ostinazione degna di Aldebaran ma con la costanza che svaniva ogni secondo come neve al sole. Non che fosse volubile, solo che... bhè, sì, un po' volubile lo era, dovette proprio ammetterlo, il problema era che si nutriva di troppi interessi, era troppo contorto e troppo intelligente per riuscire a trovare qualcosa che lo soddisfacesse veramente. Ma era un ottimo amico, fedele e attento, prezioso perché non gli aveva mai mentito, schietto a costo di essere brutale... e lui l'aveva accusato di essere un bugiardo!
Camus sospirò afflitto. Sapeva bene quanto potesse essere un ottimo attore, era un dongiovanni mentitore matricolato eppure i suoi e le sue amanti gli avevano sempre creduto anche di fronte alle scuse più assurde. Sapeva rigirarsi le persone con un'abilità innata ma bisognava sempre riconoscergli la buona fede, semplicemente non era nato per essere fedele a qualcuno!
Invece con lui... con lui era sempre stato diverso, si era sempre comportato da vero amico e non si meritava di essere trattato male solo per essere capitato in un momento sbagliato.
Camus si fermò di fronte alla porta socchiusa che portava agli appartamenti privati. Doveva proprio andarsene, quella era un'assurda mancanza di rispetto dell'intimità altrui! Bene. Sfiorò la porta appena accostata che scivolò sui cardini senza emettere un solo rumore. mosse un passo all'interno e lo chiamò a bassa voce.
"Milo?"
Eppure era lì, poteva percepire il suo cosmo sopito sempre più vicino.
Quella sensazione lo guidò verso un'altra porta spalancata, quella che portava alla sua stanza da letto.
Camus sbattè le palpebre un paio di volte  per abituarsi alla tiepida oscurità della stanza, quasi soffocante per l'incredibile profumo di rose che inzuppava l'aria. Erano proprio le rose di Aphrodite! Rose ovunque, vasi stracolmi sparsi per tutta la stanza, petali sul tappeto ai piedi del letto, petali rossi a galleggiare in ciotole di cristallo piene d'acqua, fiori recisi appoggiati sul tavolo, sulla scrivania, sulle poltrone, mazzi su mazzi di rose rosse color rubino, rosse come  il sangue. Ovunque, in ogni luogo, in ogni angolo, su ogni supporto, petali sparsi e fiori recisi. Ma cos'era successo? Cosa mai significava tutto quel . . Un unico luogo pareva essere stato risparmiato da quell'invasione profumata: in un angolo,
lievemente rientrante in una nicchia, il letto velato da lievi tendaggi pareva immacolato. Due passi, la mussola fine gli permise di vedere attraverso il letto ampio e sfatto che pareva un campo di battaglia ora silenzioso e immobile, sulle lenzuola candide spiccava la macchia scura formata dai capelli del cavaliere di uno splendido nero/blu, per il resto
quella pelle diafana si confondeva quasi perfettamente con il candore delle coltri.
Adesso sì che era venuto proprio il momento di andarsene! Deglutì stranamente turbato: il volto di Milo era rilassato, gli occhi chiusi ornati di ciglia scure che parevano merletti e che sfioravano le gote lisce, le mani dalle dita sottili erano posate accanto al cuscino morbidamente abbandonate e il suo corpo nudo adagiato sul materasso scompariva sotto le lenzuola appena in tempo per nascondere ciò che andava tenuto celato... Santo cielo! Si comportava come un vecchio bacchettone! Era suo compagno di allenamenti, erano state innumerevoli le volte in cui si erano fatti la doccia insieme, non era certo la prima volta, quella, in cui rischiava di vederlo nudo! Eppure il lieve suono del suo respiro ritmato gli accarezzava le orecchie e si accorse di non riuscire a muoversi da lì, come rapito dalla contemplazione. Ebbe improvvisamente l'idea che se avesse spostato quei drappeggi l'incanto si sarebbe infranto e si sarebbe trovato di fronte semplicemente al suo compagno d'arme, a Milo di Scorpio che dormiva, e non quella creatura che intravedeva a pochi passi da lui, così candido e meraviglioso, un giovane Endimione che aspettava solo di essere rapito in cielo dagli dei. Eppure lì coricato chi poteva mai essere se non Milo? No, non era possibile! Dovevano essere tutte quelle rose, quel profumo intossicante che gli andava alla testa, non riusciva a trovare altre spiegazioni. Chissà il motivo di tutti quei fiori, poi! Aphrodite era molto orgoglioso delle sue rose e con la fatica che faceva a farle fiorire per tutto l'anno gli pareva strano che fosse tanto generoso a donarle in giro a chiunque gliele chiedesse.
Va bene, Milo non era uno di quelli che facessero distinzioni troppo nette sulla propria sessualità ma Aphrodite non gli pareva proprio il suo tipo! 
Certo che quella faccia d'angelo del Cavaliere di Pishes avrebbe benissimo potuto invischiare Milo in chissà che modo... lui e le sue moine e le sue dannatissime rose! Ma perché poi si sentiva così? Cos'era? Gelosia? Ma non c'era neanche da pensarlo! Geloso di chi? E poi Milo era adulto e poteva benissimo decidere da solo come e quando andare a letto con chi! Geloso di Aphrodite! Lui! Ma non diciamo scemenze! Non era affatto geloso! No. *Non* era per nulla geloso!
Prese un profondo respiro chiudendo gli occhi e sforzandosi di calmarsi.
Certo, era semplice nella sua situazione iniziare ad avere strani comportamenti, in fondo c'erano tutte quelle strane rose e i soliti piccoli bracieri che bruciavano mirra, corteccia di sandalo e chicchi d'ambra, quella penombra densa ed avvolgente insieme. Quando riaprì gli occhi si ritrovò uno sguardo blu notte puntato nel suo, un sorriso un po' assonnato ma trasparente, poi un movimento meravigliosamente fluido, elegante, la tenda che aveva di fronte tirata di lato e il corpo di Milo stretto fra le braccia.
"Ti sei ricordato!"
Camus brancolò nel buio. Ricordato di cosa? Allora c'era un motivo per tutte quelle rose, ma quale? Dannazione! Il calore e il profumo della pelle di Milo gli facevano perdere lentamente la ragione. Sapeva di... di incenso e muschio, profumi speziati e fortemente maschili che creavano un insolito contrappunto alla dolce fragranza delle rose. La sua pelle era tiepida e non riuscì a non ricambiare l'abbraccio, sfiorando con i palmi aperti quella schiena meravigliosa, i muscoli che guizzavano nervosi sotto una consistenza di velluto, seguendo la linea della colonna vertebrale sfiorando l'attaccatura delle costole, su fino alle spalle... lo fulminò il desiderio di accarezzarlo ancora e ancora, come se fosse un gatto, e farlo arcuare sotto di sé e sentire com'era dolce mentre faceva le fusa, e la sua pelle, e i suoi capelli... Lo strinse con forza a sé sentendolo ridere e dibattersi leggermente per sgusciare fuori da quell'abbraccio.
"Lo sapevo di poter contare su di te, mi hai fatto vincere la scommessa!"
Camus si sentiva la gola stretta in una morsa, nella penombra il corpo di Milo, a un passo da lui, era intossicante forse più del suo profumo. Il fatto che indossasse poi solo un paio di shorts aderenti non riusciva a rendere  più semplici le cose. Riuscì a scuotersi almeno per tentare una specie di risposta.
"Che scommessa?"
Come se poi gliene fregasse qualcosa! Era suo amico, dannazione! Quello era Milo! Che gli stava succedendo? Cos'era tutta quella eccitazione, quell'attrazione? Tutta la sua mente era traboccante di una scoperta: dio che corpo! Come si muoveva! E poi .. dannazione, voleva toccarlo! Si sarebbe fatto ammazzare per poterlo abbracciare ancora. L'idea che fosse un suo compagno, un Cavaliere come lui era solo una cosa fastidiosa che gli ronzava nel cervello senza una qualche importanza. Non si era mai accorto che fossi così sexy, così maledettamente, assolutamente sexy e adesso si scoprì di avere una voglia pazza di...
"Con Aphrodite! Era certo che te ne saresti scordato! - Milo si voltò sorridente verso il tavolo accanto al letto su cui era appoggiato un vassoio, un contenitore con del ghiaccio quasi del tutto fuso, una brocca e due bicchieri. Due. Uno era già stato usato, l'altro, invece, era lindo.
Sollevò la brocca versandosi del liquido color del sangue continuando a chiacchierare - Io invece ero così certo che non fosse possibile... vuoi del vino? E' un'ottima annata."
Che culo da infarto! Era lì e lo fissava. Fissava i muscoli delle spalle, la schiena e la curva dei glutei sotto la stoffa leggera... e sentì improvvisamente i pantaloni diventargli fastidiosamente stretti. Ringraziò mentalmente la semi oscurità deglutendo a fatica. Del vino? Sarebbe stata meglio dell'acqua fredda da versarsi addosso, una bella doccia gelida...
"No... gra... grazie. Io... devo andare..."
Scappare immediatamente era l'unica cosa che gli venne in mente di fare, prima di compiere chissà che disastro... perché se gli fosse stato vicino ancora un po' non sapeva sinceramente cosa avrebbe fatto!
"Ma come, di già? - Milo lo fissò negli occhi portandosi alle labbra il bicchiere - E poi visto che sei qui... non è che devi dirmi qualcosa?!"
Camus sentiva il suo solito controllo di ghiaccio fuso ai suoi piedi anzi, non solo liquefatto, ma ormai quasi evaporato del tutto. Un petto meravigliosamente scolpito, i muscoli tesi, perfetti, il contorno dell'addome modellato come quello di una statua, il torso flessuoso, nell'insieme un adone di carne e sangue che lo stava fissando sorridendo con un bicchiere di vino rosso in mano e un'espressione curiosa e divertita sul viso. Un invito remoto scintillante negli occhi gli facevano diventare insopportabili i pantaloni: erano troppo stretti e poi, dannazione, faceva troppo caldo! Si schiarì la voce dall'eccitazione e gli voltò le spalle.
"E' quasi mezzogiorno e qua dentro fa un caldo infernale! perché non apri le finestre?"
Milo sorrise mettendoglisi di fronte. "Smettila, è bellissimo così! Non senti che profumo inebriante, è quasi come essere ubriachi! Aphrodite è stato proprio gentile, non trovi?"
Un altro sorso di vino, il collo arcuato lievemente all'indietro poi la punta della lingua passata sulle labbra con ingenua malizia. Camus si sentì quasi mancare.
"Ti fa male bere a stomaco vuoto... "
Era una banalità incredibile ma non riusciva proprio a capacitarsi che tutto quel... quel disastro stesse capitando proprio a lui. Con Milo! No, no, no, doveva cavarsi dall'impaccio il prima possibile. Milo rise.
"Andiamo Camus, non fare il serioso rompiscatole com'è il tuo solito o mi farai passare la voglia di torturarti come si deve!"
"Torturarmi?"
Camus scosse il capo. Vide davanti agli occhi un Milo legato mani e piedi su di un letto e lui che... che lo torturava... e dio se lo torturava!
"Oh! ma insomma! Sei piombato in camera mia furtivo come un ladro - si tese verso di lui, Camus riusciva a percepire il fiato del suo compagno solleticargli la pelle di una guancia facendo partire miriadi di scariche elettriche lungo la spina dorsale. Quanto avrebbe dato per infilare la lingua in quella bocca meravigliosa?  - ma non mi  hai ancora dato il mio regalo! Dai! Dai! Dov'è?"
Dov'è cosa? Un regalo? Che regalo? Per cosa? Certo che però Milo così non l'aveva proprio mai visto... era semplicemente incantevole... un regalo... aveva una mezza idea di che *regalo* avrebbe voluto dargli...
"Cre... credo che ci sia un equivoco."
Camus si ritrovò a pregare la sua dea che non se ne andasse, che gli rimanesse vicino col suo calore, il suo profumo, la sua presenza. Aveva un unico desiderio, quello di toccarlo ancora, di stringerlo, di baciarlo... chissà com'erano morbide quelle labbra invitanti . . ora imbronciate ma non per questo meno sensuali.
"Equivoco? ma come, non sei venuto a farmi gli auguri per il compleanno? E non mi hai preso neanche un regalino?! Non ci credo!"
Il suo sorriso era ora meraviglioso nella penombra densa di profumi... il suo compleanno! se n'era completamente scordato! Camus quasi urlò nel sentire le mani di Milo sfiorargli il corpo alla ricerca di un dono nascosto da qualche parte e quando tentò di infilare le dita nelle tasche dei suoi pantaloni ebbe la forza di prenderlo per i polsi, fermando quell'esplorazione che avrebbe potuto essere... eccessivamente imbarazzante. Era così gonfio, lì sotto, che gli stavano per esplodere i bottoni! Non gli era mai capitata una cosa simile! Era sempre riuscito a dominarsi, sempre...
"Non ce l'ho qui con me! - cercò di essere convincente - Ero venuto solo a chiederti scusa per ieri pomeriggio. Posso... portartelo stasera il regalo, se non hai da fare... "
Qualcosa gli si incastrò in gola nel vedere l'espressione di Milo creparsi appena di delusione, quasi... dolore? Sussurrò qualcosa chinando il capo poi finse un sorriso pallido rispetto agli altri.
"Capisco.- si sciolse dalla sua stretta poco convinta - Non dovevi preoccuparti, non mi sono offeso ieri pomeriggio, in fondo hai detto solo quello che pensavi. E poi... bhè, chissà quanto avrai da fare, adesso, non voglio certo trattenerti qui."
Non se n'era ricordato, non era grave dopotutto il compleanno era solo una data a cui si attribuiva un'importanza spropositata rispetto a quella che meritava davvero. Non gli importava proprio niente! Milo scosse le spalle dandogli la schiena e vuotò il bicchiere di vino con un unico sorso. Tutto il Santuario sapeva bene che Milo di Scorpio detestava festeggiare il proprio compleanno, ma ormai da alcuni anni lui e Camus passavano insieme la notte a cavallo fra il 7 e l'8 novembre... non esisteva proprio un motivo degno per far esplodere una tragedia da un'inezia simile, in fondo sarebbe sopravvissuto. Aveva solo persa una stupidissima scommessa fatta con Aphrodite. Si guardò intorno: tutte quelle rose erano lì per lui, mai nessuno si era sognato di fargli un regalo simile, avrebbe dovuto esserne felice! Camus aveva di certo avuto cose più importanti a cui pensare, tutto qui. Aveva sempre così tanto da fare e da studiare... e forse anche ora  lo stava distogliendo da chissà cosa con i suoi soliti atteggiamenti da imperatore in esilio offeso nell'onore.
Camus sentì il cuore balzargli all'altezza delle ginocchia quando il calore dell'altro cavaliere si allontanò da lui, la mancanza che provava era quasi un dolore fisico. Si leccò le labbra inconsciamente, fissando quella schiena nuda, quel corpo meraviglioso, quei capelli morbidi... non capiva se era colpo del profumo delle rose, della situazione assurda, dell'incenso che intossicava l'aria o della semplice presenza di Milo ma scoprì di non farcela più. Lo desiderava.
Voleva che fosse suo.
*Doveva* essere suo.
Camus strinse i denti: e 'affanculo tutte le seghe mentali, le remore e i pensieri, aveva voglia di scoparlo!
Lo abbracciò da dietro di scatto tirandogli indietro il capo, facendolo sbilanciare, preso di sorpresa. Milo perse l'equilibrio appoggiandosi del tutto a lui, arcuando la testa all'indietro, scivolando piano sul pavimento accompagnato dal movimento fluido di Camus. Non riuscì neppure a dire una parola che la sua bocca fu chiusa da quella dell'altro uomo, riempita dalla sua lingua, vorace, i suoi denti a mordergli le labbra, le mani che gli percorrevano il corpo, torturandogli il petto, i capezzoli, l'ombelico, piccoli pizzicotti gli torturavano la pelle, strappandogli gemiti soffocati e il desiderio di una posizione più comoda. Camus era perso in lui, in quel sapore che non si aspettava tanto avvolgente, tanto delizioso: lo sentiva tra le mani, morbido e arrendevole, rispondere dopo un attimo di esitazione al suo assalto, le labbra che rispondevano al bacio, il busto che si sfregava piano contro il proprio, le anche che cercavano di stuzzicarlo. Ma non ci sarebbe riuscito, non più di quanto aveva potuto fare prima, del tutto ignaro.
Lo fece coricare prono sul tappeto coperto di petali di rose, rompendo un bacio da cui sfuggì a entrambi un gemito inarticolato e gli strappò poco gentilmente gli shorts di dosso, artigliandogli i glutei con forza. Bello come se l'era aspettato. Rise affondando i denti in quella meraviglia, una mano che s'infilava sotto di lui, facendolo sollevare sulle ginocchia, a sfiorargli il ventre, ad afferrargli il cazzo già bello duro, strappandogli un urlo.
"Ca... Ah!... mus!"
Sorrise sentendolo mugolare. Che corpo meraviglioso! Era un sogno toccare quei muscoli, impastarli, stringere fra le dita quella pelle, farsi scivolare addosso quello schianto di ragazzo . . Mentre con una mano continuava in quella sua frenetica sega, con l'altra si slacciò i pantaloni. 
Lo prese per i capelli mettendolo a sedere e il solo guardarlo in viso, arrossato, gli occhi velati dalla lussuria, la lingua rosea che passava sulle labbra come in estasi rischiava di farlo venire.
"Camus..."
Un sorriso attraente, un invito.
"Piccolo vizioso...  - gli prese il capo fra le mani sistemandoselo fra le gambe. - Volevi il tuo regalo di compleanno? Eccotelo. E trattalo bene!"
Iniziò con piccole lappate, deliziose nella loro leggerezza, che rischiavano di farlo impazzire più di quanto riuscissero a dargli soddisfazione. Prima sulla punta poi per la lunghezza . . allora era vero! Milo era davvero un ottimo amante, si era meritato in pieno la fama che aveva al Santuario...
Camus gli artigliò i capelli obbligandolo a prenderlo tutto in bocca, gli diede il tempo di sistemarsi, ma solo un attimo, e iniziò a dargli il ritmo.
Quel corpo candido tra le sue gambe era meraviglioso, non riusciva a smettere di accarezzarlo, la schiena, le spalle, la testa, affondare la mano in quei capelli setosi e folti, riccioli morbidi che gli sfioravano i palmi.
Al di là della sua portata vedeva quello splendido culo, bianco e sodo come quello di una statua greca... si leccò le labbra sentendo il piacere infiammargli le vene. Lo obbligò a cadere sulla schiena, lasciando il suo compito a metà, Milo mugolò un po' di frustrazione ma Camus non ci fece troppo caso. Gli prese una gamba facendosela passare su una spalla e gli sorrise, finto conciliante.
"Ti ho mai detto che hai il culo più bello che abbia mai visto?"
Milo si leccò le labbra allargando il più possibile le gambe "Fottimi Camus... ti prego... fottimi!"
Non fu gentile, penetrò in lui con un unico colpo secco, sentì il suo urlo soffocato di dolore ma non rallentò il ritmo, sapeva che il piacere avrebbe presto cancellato tutto e poi... bhè, e poi quel piccolo vizioso si era divertito a tormentarlo per tutto il tempo. Se Aphrodite sperava di poterlo conquistare con dei petali di rosa! In compenso sapeva come si creava un'atmosfera... e c'era la consistenza di quei petali tutt'intorno a loro, il profumo, la loro pelle sudata e lucida, i gemiti che riempivano l'oscurità e il corpo incredibile di Milo che gli si contorceva sotto lo sguardo.
Sollevò le mani con i palmi a premersi gli occhi, voltando il capo da una parte all'altra, si mordeva le labbra per non urlare, la schiena si arcuava come un gatto, la frizione dei loro corpi stimolava il suo cazzo rendendo inarticolati i suoni che gli uscivano dalla gola. Camus  gli morse il collo, inebriato dal suo profumo, dalla morbida consistenza della sua pelle tanto simile a quella delle rose, dalla prepotenza dell'esplosione della sua passione, fuoco che crepitava e annebbiava i sensi.
"Ahh... Ca... ah... mus... "
Dio, era troppo, non riusciva a trattenersi ancora, era troppo... troppo... il suo culo era meglio di quello che si era aspettato...
"Mi... lo... sto... arrivando... "
Lo Scorpione si tese sulla schiena il più possibile, arcuando il busto cercando di farsi penetrare il più possibile, di premere contro il corpo ancora vestito del cavaliere dell'Acquario.
"Dentro... dentro! Ahh... fottimi! Forte... Ah!"
Camus gli venne dentro, esplodendo in lui, seguito pochi attimi dopo dal suo compagno. Si lasciò andare sul suo corpo con un sospiro, abbracciandolo gentilmente. Milo sollevò appena il collo perché lui potesse farci scivolare sotto un braccio e lo strinse a sé, il capo appoggiato al suo petto, gli occhi semichiusi, il cuore che quasi gli spaccava il petto da quanto gli stava battendo forte. Tremò a sentire le dita di Aquarius scivolargli fra i capelli, pettinarglieli delicatamente, con dolcezza, e la serie di piccoli baci che gli posò sull'orecchio.
"Milo sei... meraviglioso... "
Sospirò piano strusciandosi contro il suo petto. "Non mi sarei mai aspettato che tu... "
Le labbra di Camus gli sfiorarono di nuovo l'orecchio. "Ti ho detto che hai il culo più bello che abbia mai visto no? - sorrise - E poi... buon compleanno Milo."
Si puntellò su di un gomito, guardandolo di sottecchi, poi sorrise iniziando a slacciargli la camicia. Espostogli il petto gli si strusciò contro proprio come un gatto, flessuoso e sensuale. "Ma non avremo già finito, vero?"
Camus rise sfiorandogli una guancia. "Immagino saresti già capace a ricominciare... sei davvero una macchina per il sesso!"
Milo si chinò sulle sue labbra "Deathmask dice che sono un animale nato per scopare... e non riesce a starmi dietro... voi provare tu... "
"Dopo tutto, Milo, sei tu che decidi. Il compleanno è il tuo. Il... regalo lo puoi usare come e quanto ti piace! - gli affondò una mano nei capelli mordendogli un labbro, poi con un ghigno si allontanò - Ma fai una scommessa anche con me: se sarò alla tua altezza, tu sarai mio."
Milo sbattè gli occhi un paio di volte come a valutare la situazione, poi chinò il capo, sussurrando. "se le cose stanno così... spero di perdere..."



 
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