Disclaimer: i pg di questa fic non sono miei sono di  tutte le fic writer!!! ^__^



REDFOX  3

di Niane


PARTE 3\6

SERIE slam dunk
Genere AU
RATING nc17
PARING mitko
DEDICHE: A Soffio
Una dedica speciale a Naika e Kieran perché...perchè di si^^


Soon...winter again.
.snowlord come...
Come and cover those grey walls
(rhapsody)



I due cavalli avanzavano al passo, il fiato che si condensava in nuvolette biancastre sotto il muso,
sbriciolando sotto gli zoccoli la brina cocciuta, che ancora  sfidava il tiepido sole del primo pomeriggio.
Sakuragi, rabbrividendo vistosamente sotto il pesante mantello scarlatto, salutò con un denso sospiro i casolari dell'ultima cerchia di mura, quella che, più esterna e lontana dal castello, segnava la fine della sua perlustrazione.Era stato lì che ormai tre mesi prima, Hiroaki aveva aperto una breccia spezzando a metà la fortificazione e permettendo ai suoi uomini di irrompere a frotte nel feudo. Le baracche di legno si erano incendiate magnificamente costringendo i contadini a fuggire verso il maniero per trovare protezione. Ora, su ordine preciso del nuovo Lord, sulle ceneri grigiastre del precedente scalcagnato villaggio, erano sorte robusti casolari di pietra dura e solida dalle finestre sottili e dalle porte massicce , più difficili da attaccare.
"La ricostruzione è stata veloce vero?", sussurrò osservando irritato le proprie parole concretizzarsi in tante piccole nuvolette nebbiose.
Mitsui annuì accarezzando piano il collo tremante del proprio cavallo, "Direi di si. Ha un aspetto molto più solido ora", affermò schiarendosi la gola irritata dal freddo, "se fosse stato così fin dall'inizio avremmo di sicuro dovuto impiegarci una settimana in più".
Hanamichi fissò soddisfatto il nuovo aspetto del villaggio annuendo, "Anche due Hisashi, anche due", ribatté sorridendo prima di spronare il cavallo.
La vita pareva ormai tornata alla normalità: bambini scorazzavano per le strade trascinando fascine di legna brinata, o grossi mucchi di muschio odoroso con cui imbottire i letti. Le donne, riunite in piccoli gruppi  per salare la carne e la verdura tardiva, non scappavano più alla vista di Sakuragi o dei suoi uomini, limitandosi semplicemente a distogliere lo sguardo.
Dopo una  settimana di  lunghe accese consulte, il nuovo Lord aveva deciso di seguire il consiglio di Rukawa e di mantenere in vigore la legge contro la promiscuità sessuale al di fuori del matrimonio, cosa che pareva aver notevolmente tranquillizzato la parte femminile del suo popolo. Le capiva. Se invece che in un freddo paese del nord si fossero trovate nelle calde e fertili terre del sud, molte di loro avrebbero già avuto le nausee della maternità. Con un moto di rabbia strinse le dita attorno alle redini, sentendo le ossa semicongelate scricchiolare rumorosamente il loro disaccordo "Torniamo al castello" ordinò girando il cavallo.
"Aspetta, guarda là", sussurrò il suo capitano, indicando con la mano inguantata una piccola casa di legno affiancata ad una più grossa costruzione in muratura.
Sakuragi strinse gli occhi in due sottili fessure arrabbiate: legno. Aveva ordinato di non costruire edifici di legno dato che non fornivano un riparo adeguato.
Con uno sbuffo smontò da cavallo, disegnando sull'erba secca e congelata, un sentiero scricchiolante di impronte fino alla casa. Con un unico calcio scardinò la porta che si aprì su una stanza pulita e ricoperta di pellicce "Venite fuori immediatamente, è Lord Sakuragi che lo ordina" gridò, ma nessuno rispose. La rabbia gli scaldò il viso intirizzito dal gelo arrossandoglielo vistosamente.
"E' facile che siano fuori a lavorare" sussurrò Mitsui posandogli la mano sulla spalla per calmarlo.
Meccanicamente Hanamichi annuì allentando la mano che aveva inconsciamente stretto attorno all'elsa dorata della spada. Aveva dato ordini precisi.Aveva fornito lui stesso i materiali per tutti.
Perché  diavolo allora c'era una casa di legno?
"Vostra altezza", sussurrò timidamente una voce leggera di donna alle loro spalle.
Mitsui si girò di scatto, il cuore che gli batteva impazzito nel petto: non l'aveva sentita avvicinarsi.
La giovane donna mora, imbacuccata in una pesante pelliccia logora, si piegò in un profondo inchino salutandoli.
"E' casa tua?", chiese più brusco di quanto non avesse voluto Mitsui, perché non l'aveva sentita arrivare?

La donna annuì "Si, mio signore"
"Perché non hai seguito gli ordini?", sbottò Hanamichi afferrandola per le spalle e costringendola ad alzare su di lui uno sguardo calmo e sicuro che lo spiazzò.
"Non volevo disubbidirVi mio Lord", sussurrò con educazione e reverenza, ma senza alcun timore, "So che avete ordinato la ricostruzione di casolari per proteggere il vostro popolo da eventuali improbabili attacchi, ma la pietra non ci protegge,come invece fa il legno, dagli assalti del più grande e reale  tra i nostri nemici: lord Inverno."
Sakuragi spalancò gli occhi lasciandola andare di colpo "Stai dicendo che sono un inetto?" sibilò sottovoce. Un brivido più freddo del vento gelato che penetrava dalla porta aperta, corse lungo la schiena di Mitsui.
"No, Mio Signore", si affrettò a rispondere la donna, " Voi siete  il migliore tra i condottieri e proprio perché io  mi fido di Voi ho costruito la mia casa in legno. So che fino a che voi governerete il regno, nessuno oserà attaccarci e se Voi non avete nemici l'unico pericolo che io corro è di patire il freddo, Mio Signore."
Sakuragi la guardò con un ghigno dipinto sulle labbra "Qual è il tuo nome?"
"Koko mio Signore" rispose.
"E sei una strega".
La donna spalancò gli occhi sorpresa prima di annuire debolmente.
"Mitsui ordina a  quei cialtroni dei miei carpentieri di rivestire il prima possibile tutte le case con uno strato di legno, non posso permettermi che mi si congelino i contadini", decretò sorridendo nel vedere il suo capitano pronto a scattare  prima ancora della fine del suo ordine, "quanto a te, strega, mi aspetto che tu metta le tue arti magiche al servizio del mio popolo"
Koko strinse gli occhi in due sottili fessure cattive "L'ho sempre fatto, non ho bisogno che me lo dica tu" sbottò irritata, tappandosi immediatamente la bocca con le mani.
Sakuragi sorrise vedendo finalmente un accenno di paura in quegli occhi grandi e profondi "Bene. E' possibile che il mio mago ti capiti tra i piedi ogni tanto, sua madre era una strega e lui ha sempre provato una forte curiosità nei confronti della vostra...uhm", s'interruppe grattandosi il naso un istante, "ah si, Arte. E non bruciare la casa", aggiunse sogghignando, chiudendosi al porta alle spalle prima della replica pepata della donna.
"Giornata fortunata eh?", chiese Mitsui conducendogli il cavallo "abbiamo anche una strega nel villaggio"
"Già. Già, una..strega", ripetè  pensieroso osservando il cielo incredibilmente limpido " se solo facesse meno freddo", sospirò spingendo la bestia al galoppo.



Mitsui batté con forza tre volte contro lo spesso legno scuro dello studio del siniscalco prima di aprire con circospezione la porta.
Il fuoco nel caminetto scoppiettava  azzurrino, quattro volte più allegro e più caldo del normale, riempiendo la stanza di un'aria piacevolmente tiepida.
Hiroaki, vestito con la sua solita lunga tunica scura,era seduto dietro la scrivania, spostata più vicino al caminetto per assorbirne calore e luce, intento a copiare altri numeri su un grosso libro giallastro.
"Ora capisco perché non ci esci mai di qui, non è che puoi fare una cosa simile anche nel mio fuoco?"
"No" sussurrò appoggiando la piuma sul tavolo,un po' infastidito dall'interruzione "ha bisogno della mia presenza per funzionare"
Hisashi spalancò gli occhi e si allungò sul tavolo, gli afferrò la mano stringendola tra le sue e "Sposami"  lo supplicò rubandogli un sorriso.
Il piccolo cangoretto acciambellato sulle cosce del mago, rizzò le orecchie girando il muso per osservarlo."Heilà ciao Akira che hai combinato questa volta?" ridacchiò allungando due dita per carezzarlo tra le lunghe orecchie, ma la bestiola saltò sulle grosse zampette posteriori, afferrò le dita tra quelle anteriori e lo morse.
Con un gemito di dolore Hisashi si affrettò a liberare la mano, mentre Hiroaki osservava perplesso il suo 'animaletto' "Che strano, di solito non mordono" sussurrò accarezzando piano la schiena folta della bestiola che si allungò sotto le sue dita soddisfatta "Chissà magari ha fame.."
"E' solo stronzo", ribatté  acido Mitsui fissando la mano lesa, il dolore alle dita stava già passando e, a parte lo stampino dei denti, il morso non gli aveva causato alcun danno.
"Hisashi!", esclamò preoccupato Hiro afferrandogli la mano, ignorando il cangoretto che saltellava sulle sue gambe sbattendo la coda in segno di forte irritazione, "hai la mano violacea e  sei completamente gelido, che è accaduto?"
"Merda!"esclamò liberando la mano "mi sono quasi dimenticato. Fuori fa un freddo che si muore e ho paura che Hana si sia mezzo assiderato, ho cercato Kogure in infermeria, ma non c'è, mi chiedevo se  tu ,o il coso isterico lì, sapeste dirmi dove diavolo è"
Hiroaki annuì posando una mano sulla testa del cangoretto che sembrava essersi improvvisamente calmato "E' nella sua stanza. Hisashi!" aggiunse fermando il capitano che era già sulla porta "fatti dare una controllata anche tu" gli urlò guardandolo correre via.
"Ma tu che hai oggi?", chiese afferrando per la collottola il cangoretto, che aveva messo le zampine anteriori sul bordo della scrivania e fissava la porta con interesse, e girandolo verso di sé.
La bestiola lo osservò piegando la testa a sinistra e strofinò il musetto contro il suo collo, facendolo ridacchiare sommessamente per il solletico.
"E smettila", brontolò con poca convinzione, risistemandoselo  sulle ginocchia ed Akira squittì contento sfregando il muso contro la stoffa morbida.

oOoOo        oOoOo           oOoOo

Con un sospiro stanco Sakuragi aprì la grossa porta della sua stanza bramando il calore rinvigorente del caminetto scoppiettante, ma i suoi piedi si bloccarono alcuni passi oltre la soglia e gli occhi, le ciglia bianche per il nevischio congelato, si sgranarono con violento stupore.
Rukawa era steso supino, le mani sotto la testa, sul grande letto al centro della stanza. Il <suo >
grande letto.
"Cosa pensi di fare lì volpe? Tornatene sul tuo giaciglio", cercò di gridare, ma la voce gli uscì stanca e roca, poco più alta di un sussurro.
Rukawa aprì un occhio osservandolo un istante prima di richiuderlo ignorandolo.
"Mi hai sentito stupida volpe decaduta?", sibilò avvicinandosi piano, uno scricchiolante passo per volta.
"Da stanotte io dormo qui", l'informò placido Rukawa, senza aprire gli occhi.

"Cosa?" urlò lord Hanamichi e,questa volta, la sua voce riecheggiò tra le pareti della stanza.
"Non urlare do'aho, odio l'eco che creano i tuoi strepiti. Se non te ne sei accorto, ha iniziato a fare un po' freddo,io non ho intenzione di dormire in quel coso gelido" disse indicando con un movimento appena accennato il giaciglio di paglia incassato nella nicchia.
"E vieni a dormire sul mio?", gridò Sakuragi  posando di botto le mani sul letto accanto alle spalle della volpe.
Rukawa aprì gli occhi fissando quelli nocciola che lo sovrastavano e improvvisamente Lord Sakuragi trattenne il fiato,conscio che la posa dominante che aveva assunto era terribilmente equivoca. Con rigida lentezza sollevò le mani dalle coltri, arretrando di un passo. Non poteva permettersi simili contatti, non poteva più permetterseli, non dopo quello che era accaduto solo poche settimane prima.
"Tornate sul tuo letto" sibilò, la voce che tremava di leggera incertezza.
Rukawa sogghignò allungandosi sinuosamente, inarcando la schiena e le braccia, come un gatto che ,appena risvegliatosi da una rinvigorente pennichella, si prepari  acchiappare il suo topo.
Sakuragi aveva il regno, Sakuragi poteva uscire a cavallo, Sakuragi poteva dare ordini a destra e a manca, ma in fondo quel do'aho  aveva un certo timore di lui. Quante volte era scappato all'alba  dalla stanza non appena lui faceva cenno di scendere dal letto? Quante volte era rientrato a notte fonda solo per evitarlo? E quante volte lui lo attendeva sveglio pronto a sussurrare qualche parolina traditrice e maliziosa solo per avere la soddisfazione di vederlo sussultare ed arrossire? In realtà aveva perso il conto.
"Non ci torno nel mio letto Milord", l'informò con tono educato e pacato scostando la pelliccia che lo ricopriva,beandosi del mezzo passo indietro che Sakuragi aveva fatto al gesto, forse temendo di vederlo nudo, "quello è un letto di paglia, non è possibile metterci gli scaldini  e io non ho intenzione di dormire al freddo."
Hanamichi battè le palpebre "Gli che?" chiese perplesso.
Rukawa sbuffò scendendo dal letto ed estraendo da sotto il materasso di piuma una lunga pentola piatta e chiusa. "Qui dentro si infilano le braci ardenti", spiegò rukawa sollevando il coperchio per mostrargli i carboni leggermente arrossati, "infilando lo scaldino nel letto si può restare al caldo per buona parte della notte."
Sakuragi sbattè le palpebre un paio di volte, stupito ed ammirato dall'ingegnosità di quella semplice pentola; se solo l'avesse saputo prima, era già un mese che si infilava nel letto con tre camicie da notte e continuava a rabbrividire. "Sentiamo sentiamo" sussurrò appoggiando la mano sulle lenzuola candide e appena tiepide sotto il suo palmo ghiacciato.
Rukawa socchiuse gli occhi scrutandolo pensieroso: il do'hao aveva il viso bianchissimo e le labbra di solito rosse avevano assunto un insano colorito violaceo.
"Spogliati".
Sakuragi spalancò gli occhi sobbalzando, guardandolo come se improvvisamente si fosse tramutato in un demone dai mille occhi.
"Se tieni quei vestiti gelidi addosso non ti scalderai mai"  gli spiegò con tono didattico ed annoiato.
Sakuragi annuì allontanandosi da lui per avvicinarsi al caminetto incominciando ad armeggiare con la spilla che chiudeva il mantello, lottando con le dita intirizzite che si rifiutavano di piegarsi.
"Faccio io idiota" sospirò Rukawa liberandolo dal mantello e gettandolo, con poca grazia, in un angolo della stanza. La cotta di maglia di Hanamichi era fredda come il ghiaccio stesso e i piccoli chiodini faticavano ad uscire dagli inserti in cui si erano ghiacciati.
"Dovresti usare una pelliccia di Agnu in questo periodo, un semplice mantello non basta" brontolò spingendo con forza l'ultimo chiodino. Sakuragi annuì meccanicamente, il calore del camino era quasi intossicante e la sua mente stava diventando leggera e vuota, non gli importava che la volpe lo stesse spogliando, che quel maniaco gli fosse così vicino, nulla aveva importanza oltre al calore fiammeggiante del camino che gli faceva scorrere strani brividi lungo tutto il corpo. Stava diventando. morbido.
"Ma quanto sei idiota" grugnì Rukawa spingendolo lontano dal fuoco e gettandolo sul letto: la volpe aveva mentito, le coltri non erano calde.
Con uno strano sorriso, una via di mezzo tra il divertimento e la preoccupazione Rukawa si piegò su di lui, cercando con i suoi occhi azzurri quelli annebbiati e luccicanti del do'aho.
"Se lasciassi scaldare davanti al camino, se lasciassi che il calore si sostituisse veloce al freddo che congela le tue ossa, se lasciassi che la febbre salisse e ti divorasse...se ti lasciassi morire Fuchschloss tornerebbe mia lo sai? Io non ti posso uccidere, ma la febbre sarebbe un ottima soluzione" sussurrò, ma Sakuragi si limitò a fissarlo perplesso aveva tanto freddo così coperto dai soli pantaloni di pelle, perché lo aveva allontanato dal camino? Faceva caldo davanti al camino, "Voglio tornare davanti al fuoco" ordinò in un sussurro.
"Lasciarti morire", ripetè Kaede fissando la pelle livida dell'usurpatore "lasciarti morire così.." Sussurrò scuotendo il capo con forza ed uscendo velocemente dalla camera.
Intontito Hanamichi fissò a lungo la porta scura chiusa ed immobile, poi con un lungo sospiro rotolò sul letto,raggiungendo il posto occupato prima dal Rukawa, ma nonostante avesse visto con i suoi occhi la volpe reinfilare lo scaldino nel materasso, aveva sempre freddo.
Con un grugnito si alzò, lentamente e a fatica, assolutamente deciso a recuperare il calore scoppiettante del fuoco, ma il ritorno di Rukawa lo bloccò al terzo passo: "dove credi di andare do'aho?" sibilò Kaede appoggiando uno strana pentola coperta da stracci sopra il camino; "tornatene a letto e togliti i pantaloni".
Sakuragi  strinse le spalle ubbidendo all'ordine a modo suo: con le dita ancora ribelli slacciò i pantaloni lasciandoseli scivolare lungo le cosce e si avvicinò ulteriormente al fuoco.
"Ma quanto sei scemo" sibilò Rukawa afferrandogli il braccio e spingendolo a forza di nuovo sul letto, "Stento a credere che tu sia stato davvero in grado di conquistare il castello" sibilò.
Un bagliore di ribellione sui accese nello sguardo di Hanamichi che aprì le labbra per protestare, ma un panno morbido e caldo gli si abbatté, poco gentilmente sulla schiena, trasformando le invettive in un languido sospiro. Con un ghigno sardonico sul bel viso Rukawa estrasse un altro panno scaldato dal vapore bollente della pentola e lo sostituì a quello che già si stava raffreddando sulla pelle dell'usurpatore "Bisogna normalizzare la temperatura pezzo di deficiente" spiegò con calma facendogli scivolare la stoffa dalle spalle lungo tutta la schiena e le cosce.
Un mugolio di soddisfazione e piacere sfuggì dalle labbra del rosso, ma venne coperto da alcuni colpi secchi che precedettero l'apertura veloce della porta.
"Entra pure Kiminobu", sussurrò Rukawa sostituendo ancora il panno.
Kogure si chiuse silenziosamente la porta alle spalle, stringendo gli occhi dietro le lenti nel notare gli aloni rossastri che punteggiavano la pelle livida del suo nuovo padrone.
"Il capitano Mitsui mi aveva detto che era messo male, ma non pensavo fino a questo punto.
Rukawa sbuffò stringendosi nelle spalle e facendo precipitare un panno su Sakuragi che sobbalzò al contatto"Non ti preoccupare, è uno stupido e gli stupidi non muoiono mai.
"Volpe" grugnì Sakuragi contro il materasso.
"Che ti dicevo? Si è già ripreso" rincarò e Kogure sorrise.
"Come sta Hisashi?" sussurrò Sakuragi girando il viso in modo da poter incontrare quello del dottore che sorrise tranquillizzante "Molto meglio di voi, Milord. Gli ho ordinato un bagno caldo, dovrebbe essere più che sufficiente. In ogni caso sono d'accordo con lui che mi venga a chiamare in caso di problemi."
Rukawa fissò il suo dottore con uno sguardo materno ed affettuoso, ma divertito, se avesse avuto ancora un regno avrebbe potuto scommeterci sopra che quella sera stessa Mitsui si sarebbe recato dal medico, da quel che gli aveva detto Akira, il capitano aveva bisogno di un paio di controlli  alla settimana; "e' meglio che tu torni nelle tue stanze e ti renda reperibile, allora."
Kogure lo fissò perplesso per un istante, grattandosi appena la punta del naso "Siete sicuro milord, non volete che resti a darvi una mano?"
Rukawa scosse il capo indifferente "Posso cavarmela benissimo da solo" lo rassicurò "vai".
Kogure annuì incerto.
Rukawa trascinò il panno, che ormai si era raffreddato fino alla base della schiena del do'aho, lasciando che alcune gocce di condensa gli scivolassero lungo i fianchi costringendolo a gemere debolmente. Con un sospiro, di disapprovazione, Kogure vide lord Sakuragi contorcersi leggermente sul letto e Kaede sorridere subdolamente, aveva paura che il suo signore stesse iniziando un gioco troppo pericoloso, tuttavia ubbidiente lasciò la stanza, chiudendo le orecchie al nuovo sospiro di piacere che Sakuragi si lasciò scappare quando un panno caldo gli sfiorò le cosce.



Malizia e forse anche lussuria.
Da quando l'editto dell'avo di Rukawa era diventato legge comune icostumi sessuali si erano liberalizzati fin troppo per i suoi gusti. In inverno il sesso era diventato un passatempo comune tanto quanto la caccia lo era in estate. Un modo per riempire ore vuote, una semplice ginnastica slegata all'affetto e all'amore. Aveva sempre pensato, sperato di poterne essere immune, aveva creduto che potesse essere come una di quelle malattie infantili, la prudarola o le mille bolle (Ehm per noi del 21 secolo si chiamano rosolia e varicella^_^NDA), che una volta prese non ti colpiscono più.Gli erano bastati quei pochi pomeriggi alcuni anni prima, quando aveva 'fatto ginnastica' nel letto di uno dei soldati scelti della guardia. Era bello. Era alto e gentile e l'uniforme leggera segnava ognuno dei suoi muscoli perfetti.
L'aveva visto, l'aveva voluto e l'aveva avuto. Per tre giorni avevano condiviso il letto, in realtà il fieno accatastato nella scuderia, e per tre giorni si era crogiolato nel suo presunto affetto, poi l'aveva trovato nel loro nido con un altro. Con naturalezze e spontaneità i due l'avevano invitato ad  unirsi a loro, per passare il tempo.
Passare il tempo.
Ci era stato, ma da quel pomeriggio lontano il sesso era diventato per lui un bisogno secondario e facilmente sopprimibile, senza contare che, in inverno, per un dottore il tempo libero era qualcosa che si poteva solo immaginare.
Immune.
Scosse il capo aprendo la porta dell'infermeria che lo accolse tiepidamente. Non c'erano feriti nella grande stanza e il fuoco languiva abbandonato in un angolo.
Con un sospiro gettò alcuni ceppi nel camino che scricchiolò affamato.
Non c'era nient'altro da fare là dentro, a parte sistemare alcune fiale di vetro contenenti le ultime tinture preparate.Non c'erano più feriti, non c'erano più malati, gli altri tre dottori del villaggio erano tornati alle loro case, mentre l'altro medico di palazzo si era spostato nella sala principale, a tener compagnia ai soldati e agli inservienti. Con stanchezza afferrò le fialette scure riponendole in un grosso mobile di legno, angosciato da quella insopportabile assenza di lavoro. Non voleva dormire e non voleva pensare perché non si sentiva in grado di controllare ne i pensieri né tantomeno i sogni.
Con un cigolio sinistro la porta dell'infermeria si aprì, presentando un Mitsui avvolto fino al collo in una pesante pelliccia marrone. Scorgendolo il Capitano si umettò le labbra assumendo un'insolita tonalità rossastra sulle guance.
"Non sapevo fossi qui ero convinto che stessi già dormendo" sussurrò.
Kogure chiuse a chiave l'armadio sorridendogli "Non avevo sonno. C'è qualche problema?"
Mitsui scosse il capo abbassando lo sguardo, quante era corso nella camera del dottore per farsi curare un graffio,una slogatura fasulla o un crampo inesistente? Da quando l'infermeria si era svuotata Kogure non c'era quasi mai,allora perché quella maledettissima sera si trovava lì.
"Allora perché sei venuto qui?", chiese Kogure osservandolo perplesso.
Mitsui arrossì ulteriormente "Volevo sapere come sta Han..Lord Sakuragi" mentì.
"Saresti potuto venire direttamente da me"
"Sono venuto, ma non eri in camera" inventò, pregando tutti gli dei che conosceva, ed erano molti, che potesse sembrare una verità.
Kogure sorrise annuendo, "Hai ragione scusami, vuoi bere qualcosa di caldo? Ho del vino che sta cocendo con spezie e mele in camera"
Mitsui annuì lentamente fissando l'infermeria vuota.
"Va bene", si arrese alla fine seguendo il medico lungo il corridoio del castello e sedendosi sulla grossa sedia accanto al fuoco che gli venne indicata.
Con un sospiro di liberatoria soddisfazione Kogure si sedette accanto a lui porgendogli un grosso corno pieno di vino bollente" E' una meraviglia, sono certo che non avete mai provato nulla di più buono" lo informò "ma non hai caldo con quella pelliccia addosso?"
Mitsui sgranò gli occhi scuotendo con forza la testa e facendo cadere a terra alcune gocce di vino, certo che aveva caldo così coperto e così vicino al fuoco, ma non poteva permettere al dottore di vederlo, non con al schiena ridotta in quello stato pietoso.
Una mano tiepida sfiorò la sua sottraendogli il corno e facendolo sussultare.
"Qual è il problema capitano Hisashi?" gli chiese sottovoce, con un tono intimo ed invitante. "Sono un dottore ho visto cose che non potete nemmeno immaginare, cosa vi accade?"
Con un sospiro Mitsui si alzò lasciando cadere la pelliccia e rimanendo solo con le braghe leggere, mostrandola schiena al dottore.
"E' un orrore lo so" sospirò.
"Cosa?"
"Non fare il gentile, lo so che è piena di chiazze enormi e rosse, sono persino ruvide" spiegò stancamente, contento di non poter vedere l'espressione di certo schifata del medico, "Qui e qui" indicò cercando di raggiungere con un dito i punti in cui sentiva la pelle tirare.
"Mh", mugugnò Kogure sfiorando con i polpastrelli la pelle ispida e leggermente arrossata "sembra quasi irritazione da ghiaccio. Credo che la tua maglia sia troppo leggera per il freddo di queste terre e il metallo ghiacciato dell'armatura ti ha scottato. Svanirà in fretta, il rossore probabilmente già per domani, perché la pelle si rinnovi ci vorrà invece un po' di più. Se ti senti bruciare o tirare posso darti un unguento da spalmarci sopra. Però è importante che sia tu che Milord vi facciate preparare delle sotto armature di pelle pesante. In realtà sarebbe meglio che tutti voi vi rifaceste completamente il guardaroba" affermò ridacchiando." Se ti stendi sul letto ti spalmo già un po' di pomata"
Mitsui mugugnò un assenso, allungandosi prono sul tiepido letto del medico, le mani incrociate sotto il mento; quante inutili preoccupazioni per un dottore che nemmeno lo vedeva!
Kogure afferrò un piccolo vasetto di opaco vetro spesso contenente una crema verde pallido che profumava di erba umida, rendendosi improvvisamente conto di quanto pessima fosse stata la sua idea. La schiena del capitano era solo appena arrossata, non c'era bisogno di grandi trattamenti o, tantomeno, che il capitano si sdraiasse seminudo sul suo letto, con il fuoco che disegnava ombre invitanti sul suo corpo.

Immune.


Con un sospiro si sedette sul letto, accanto al capitano, intinse due dita nella pomata ed iniziò  spalmarla con tocchi leggeri sulle piccole macchie delle spalle, Mitsui rabbrividì lasciandosi sfuggire un singulto al freddo contatto.
Bisognava ignorare I muscoli delicati che scolpivano la schiena, le spalle forti, l'invitante linea della colonna vertebrale che si affossava in una piccola conca maliziosa sopra le natiche.
Bisognava evitare di indugiare con I polpastrelli sulla pelle morbida, limitandosi a piccoli veloci tocchi precisi sulle arrossature, senza attardarsi a massaggiare la crema per farla assorbire.
Senza attardarsi a massaggiare..senza attardarsi in massaggi. Perchè continuava a massaggiare?
Era solo un medico che curava un paziente, ed era immune no?
Mitsui allungò le braccia davanti alla testa, infilandole tra il materasso di piuma e la grossa testiera di legno, affondò il viso contro le lenzuola e sospirò rumorosamente.
"Non capisco" sussurrò, la voce debolmente incerta e vibrante, "sei  sempre così gentile con noi, quando invece avresti ogni diritto di odiarci e di lasciarci nelle nostre sofferenze. E' strano". Kogure sorrise debolmente scuotendo piano la testa "No, non è strano, io sono  un dottore, la mia fedeltà non va ad una casata o ad una persona, ma a tutti i malati che io incontro. Mio padre era un medico girovago,ho passato la mia infanzia a viaggiare con lui e mia madre per la maggior parte dei paesi dei Regni, tutti i Regni, offrendo cure a chi ne aveva bisogno in cambio di cibo,  vestiti e a volte denaro; poi mia madre si è ammalata e il padre di Lord Rukawa ci ha concesso di  fermarci nelle sue terre , se i miei genitori sono ancora in vita lo devo ai Rukawa. Ma per quanto io sia loro debitore per prima cosa sono sempre un medico e non lascerò che una
persona soffra se poso far qualcosa per lenire il suo dolore, senza contare poi che lo stesso Kaede non tollererebbe mai un simile comportamento; sai quando l'ambiente esterno minaccia in continuazione la tua esistenza con il freddo e la penuria di cibo, la vita, di chiunque, diventa così preziosa da essere quasi sacra.Lo stesso Kaede ha rischiato di morire per salvare un bambino che era caduto nel fiume, senza pensarci si è gettato nell'acqua lottando contro la sbarra di ferro a cui il bimbo si era aggrappato, è stata quella che gli ha squarciato il petto provocandogli la ferita che gli ha impedito di scendere a combattere contro di voi." Tacque per un istante, salendo a rimassaggiare i muscoli indolenziti delle spalle, la crema ormai completamente assorbita,il vasetto dimenticato in un angolo del  letto "era il figliò di un girovago, mai visto prima da queste parti Non siamo strani noi, semmai voi lo siete".
Mitsui si girò di scatto fissandolo stupefatto "Noi? E perchè noi?" domandò cercando di parlare piano senza alzare il petto, nel timore che il dottore si ricordasse delle mani che ora poggiavano direttamente sul suo torace ed interrompesse il contatto.
"Voi siete i conquistatori. Tutto ciò che si trova sopra e sotto il  reame vi appartiene di diritto, cose e persone, noi siamo i vostri servi eppure..."
"Noi dovremmo ordinare e voi ubbidire, non è questo quello che vuole Hanamichi e noi vogliamo quello che lui vuole."
Kogure abbassò  lo sguardo fissando le pieghe stanche delle lenzuola "Gli siete molto affezionati vero?" chiese sentendo uno strano senso di fastidio pervaderlo.
Mitusi annuì pensieroso "Lui è il  nostro motivo. Ho combattuto fin da quando avevo 7 anni, offrendo la mia spada a chi mi offriva più denaro, poi un giorno ho incontrato Hanamichi e al denaro si è sostituito il suo sogno. Lui..".
scosse il capo sorridendo mestamente, incapace di esprimere quello che sentiva bruciare nel suo petto. Kogure sorrise incrociando per un lungo silenzioso momento gli occhi con quelli del capitano, "la crema dev'essere asciutta".
mormrò infine cercando di allontanare le mani dal petto fresco di Mitsui, ma le  dita invece di sollevarsi scivolarono sulla pelle delle spalle accarezzando lievi l'avambraccio muscoloso. Mitsui deglutì  socchiudendo appena gli occhi.
Il fuoco scoppiettava caldo ed ambrato, unico rumore in una notte silenziosamente gelida; avrebbe dovuto alzarsi e lasciare la stanza del dottore. Avrebbe dovuto tornare nella sua e dormire. E poi inventare nuove malattie per sentire di nuovo il tocco morbido delle sue mani.
Seduto sul letto accanto a lui, le mani ora appoggiate sul materasso, ma così vicino al suo braccio che ne sentiva il calore bruciante, il dottore fissava in silenzio un punto imprecisato della camera.
"Sarà meglio che vada" sussurrò rimanendo sul letto, immobile tranne che per due dita che iniziarono a grattare furiosamente il collo subito sotto l'orecchio.
Veloce Kogure gli afferrò la mano stringendola tra le sue e si piegò su di lui per osservare la macchia rossastra sul collo.
Mitsui trattenne il fiato mentre un dolce profumo di spezie ed olio gli invase i polmoni.
"Cosa ci hai appoggiato lì?", gli chiese il dottore e il suo fiato bollente si infranse sulla pelle delicata della gola,invadendolo di piccoli brividi interminabili.
"Non..non lo so" rispose, come si poteva pretendere che lui sapesse cosa era accaduto al suo collo quando non ricordava più nemmeno il proprio nome? Le labbra di Kogure erano così vicine a lui, il suo corpo gli pesava per metà sul petto ed era caldo.
"Sembra un eritema, un brutto eritema. Prude?"
"Che cosa?" borbottò Mitsui.
Kogure girò appena il viso per guardarlo e la vicinanza lo colpì con inaspettata violenza.
La parte sinistra del suo petto era schiacciata contro quella sinistra del capitano, la mano appoggiata in puntello sul fianco nudo.
"L'eritema", spiegò meccanicamente Kogure incapace di distogliere lo sguardo da quello nocciola di Mitsui.
"Quale?"
"Questo", rispose facendo scivolare la mano dal fianco in diagonale attraverso il petto, sfiorando appena, per caso?, con la punta delle dita il capezzolo scuro che scattò immediatamente sull'attenti, arrivando alla base della gola e scivolandovici sopra con lentezza, fino alla piccola macchia rossa.
Mitsui chiuse gli occhi assaporando tutte le sfumature di brivido che quella carezza produsse: il piacere delle dita morbide che scivolavano su di lui, l'insofferenza per la lentezza del tocco, la violenza del desiderio "Mi ha punto qualcosa, oggi pomeriggio", biascicò alla fine, gli occhi chiusi.
Le dita di Kogure continuarono imperterrite a sfiorare la gola inarcata, mentre i suoi occhi percorrevano la perfezione di quel copro scolpito, il petto ampio e lo stomaco piatto, le cosce tornite e il principio di erezione che sollevava la pelle dei pantaloni.
Un singulto gli sfuggì dalle labbra, era immune no? Era una malattia che aveva già avuto!Le sue dita scivolarono sul viso del capitano sfiorandogli il mento ed arrischiando una carezza alle labbra rosse del ragazzo che si aprirono imprigionando il dito tra identi. Kogure gemette sottovoce allungandosi completamente sul capitano, insinuando un ginocchio tra le sue gambe che gli fecero immediatamente spazio.
"Hisashi?", sussurrò incerto e mitsui gli posò una mano sulle natiche spingendolo con forza contro di sè, permettendo ai loro bacini di sfiorarsi.
"Hisashi noi no..", sussurrò, per nulla convinto della propria protesta.
Mitsui gli accarezzò piano la schiena cercando con gli occhi velati dal desiderio quelli ugualmente appannati del medico "I desideri dei conquistatori sono ordini vero?", sussurrò malizioso accarezzandogli la nuca, "e io voglio che tu faccia l'amore con me Kiminobu"
Gli occhi di Kogure scintillarono dietro alle lenti degli occhiali, "Ai vostri ordini" sussurrò con voce roca, abbassando le labbra a sfiorare il mento del capitano, scendendo a baciargli il collo, scivolando lentamente sul petto alla ricerca di quei piccoli capezzoli scuri che aveva sfiorato così tante volte e che , finalmente poteva assaggiare. Accarezzò con la lingua bollente la piccola punta dura ed eretta, impastandola piano e succhiandola con dolcezza.
Mitsui gemette e un brivido di piacere serpeggiò lungo la schiena di kogure; in fondo erano capitati dei casi in cui la stessa persona aveva fatto due volte le mille bolle no? L'immunità non era mai garantita al  cento per cento. Be,in fondo non gli importava più.
Abbandonò il capezzolo che scintillò umido davanti ai suoi occhi, invitandolo a tornare ad occuparsi di lui, ma c'era qualcos'altro che Kogure voleva assaporare. Sorridendo si tolse gli occhiali, gettandoli su una sedia coperta di pellicce, e si mise a cavalcioni su Mitsui, le ginocchia premute contro i fianchi del capitano, le erezioni che premevano violente contro I pantaloni, che si sfioravano tra loro. Mitsui mugulò qualcosa insinuando le dita sotto la pesante maglia del dottore, accarezzandogli la pelle morbida dei fianchi. Kogure sorrise piegandosi lentamente in avanti a sfiorare con la lingua la bocca socchiuse di Mitsui che si aprì invitante, ma Kiminobu continuò ad esplorare le labbra carnose, leccandogli dolcemente il labbro inferiore, soffermandosi a titillare l'angolo della bocca prima di passare a quello superiore. Mitsui grugnì indispettito e, afferrato kogure per i fianchi invertì le posizioni, imprigionandolo tra il materasso e il suo corpo.
"Ora ti mostro chi comanda qui", sussurrò chiudendogli il viso tra le mani ed affondando tra le sue labbra. Kogure sospirò gettandogli le braccia attorno al collo attirandolo ancora di più contro di sè mentre per la prima volta le loro lingue si sfioravano iniziando ad imparare a danzare assieme in quell'antro umido, dolce caldo. Un bacio ammaliante, probabilmente figlio delle fate, perchè  in quei pochi istanti in cui le loro bocche si fusero in un'unica cosa,trascorsero nel mondo reale diversi minuti.
"Kiminobu" ansimò Mitsui sciogliendo il bacio per scivolare sul collo da cigno del dottore, insinuando la lingua tra I lacci slegati della maglia .
"Mhh" , rispose Kogure inarcando la schiena e permettendo alle sue mani di ridisegnare la spina dorsale del capitano e di soffermarsi su quella piccola fossetta invitante che non aveva mai potuto toccare. Mani che scivolavano sulla pelle nuda mentre le gambe imprigionate dalla stoffa pesante si sfregavano tra loro. Fuoco che scorreva nelle vene incendiando le zone in cui la bocca si posava ad assaporare la carne.
Desiderio che cresceva smodato ed incontrollabile in entrambi.
"Hisashi", gemette Kogure inarcandosi sotto di lui, allargando le gambe attorno ai suoi fianchi; voleva di più, molto di più decise insinuando le dita sotto la pelle rigida dei pantaloni, accarezzandogli le natiche, insinuandosi a fatica tra le sue cosce fino a sfiorargli la base del membro rigido.
Mitsui rantolò mordendogli con troppa forza una spalla spingendo il bacino all'indietro, offrendosi alla carezza.
"Continua" lo supplicò e Kogure sorrise "spogliati".
Senza staccare le labbra dal suo collo, contorcendosi come un serpente, Mitsui riuscì a liberarsi dei pantaloni rimanendo completamente nudo sotto la luce danzante del caminetto.
Con un sorriso famelico, che incastrò il respiro nella gola del capitano , Kogure gli accarezzò la punta del naso con un dito, scivolando lento sulle sue labbra, sul collo, al centro del petto, spingendolo all'indietro fino a costringerlo di nuovo steso sul letto sotto di lui (Che letti grandi che hanno O_O NDA)
Per un tempo interminabile Kogure lo fissò in silenzio, ammirandone la bellezza, poi all'improvviso si chinò sulle sue labbra rubandogli un nuovo umido bacio, inviando la propria mano alla scoperta dello stomaco piatto, insinuando le dita nella scura peluria fino alla base del membro eretto. Mitsui sospirò tra le sue labbra trattenendo il fiato mentre la punta di un dito saliva lungo la sua erezione fino a raggiungere la punta calda ed umida.
"Kiminobu" gemette spingendo il bacino contro la sua mano, implorandolo di approfondire la carezza.
"Cosa vuoi?" gli sussurrò contro il collo, stringendo le dita attorno  a lui, iniziando una lenta masturbazione che accelerò terribilmente il respiro frantumato del capitano.
"Te. Ora" gemette Mitsui invertendo le posizioni e liberandolo dai vestiti.
Dei delle tempeste quanto era bello, probabilmente nel regno del mare del sud avevano visto lui per inventarsi la divinità dell'amore erotico.
"Sei bellissimo" l'informò sorridendo appena nel vederlo arrossire. Ma non c'era tempo per le tenerezze, per le carezze languide o per altri baci, aveva bisogno di perdere il senno con lui, in lui.
Senza alcun preavviso, con un movimento veloce ed inaspettato si piegò su di lui accarezzando con la lingua il suo pene bollente, imprigionandolo tra le labbra. Kogure urlò inarcandosi con violenza, allargando le gambe per consentirgli più libertà di movimento e Mitsui ne approfittò per insinuare una mano tra le sue cosce stuzzicandogli col palmo la sottile striscia di carne sensibile, mentre un dito si faceva strada nel suo calore bruciante.
"Hisa..shi no così no.. ti prego io.." gemette contorcendosi sul letto invaso da un piacere devastante "Non posso resistere così.." mugolò artigliando le lenzuola.
"Non resistere allora" concesse Mitsui, parlando senza staccare la bocca da quel membro caldo e saporito che , ne era convintissimo, gli avrebbe causato assuefazione. Sapeva di sale e di mare.
"Hisashi prendimi" lo supplicò.
"E' un ordine?", chiese divertito dai saltelli che il dottore faceva ogni volta che la sua lingua parlando sfiorava la punta congestionata della sua erezione "Gli ordini li do io qui", ricordò spingendo le dita più in profondità.
"Hisashiiii", gemette allacciandogli le gambe dietro la schiena "ti prego." lo supplicò spingendo con forza nella sua bocca.
Le labbra del dottore, tumefatte dia baci, aperte in un grido silenzioso, le guance arrossate dall'eccitazione, gli occhi lucenti e famelici.
Kogure si leccò le labbra inarcando il collo e Mitsui seppe di aver raggiunto il limite: con un unico doloroso colpo penetrò kogure che si inarcò aggrappandosi con forza alle sue spalle, soffocando l'urlo contro la pelle calda del collo.

Era caldo il dottore, caldo e stretto e morbido e le sue mani  gli accarezzavano spasmodiche la nuca inviandogli mille piccoli brividi lungo la schiena.
Con lentezza iniziò a muoversi uscendo piano da lui e rispingendosi con forza in profondità gemendo rumorosamente quando sentì I muscoli di kogure contrarsi attorno a lui nella furia dell'orgasmo e il seme caldo bagnargli lo stomaco una spinta, ancora un altra e un'altra ancora perdendosi nella dolcezza di quella profondità fino a che l'orgasmo non annullò la realtà che lo circondava lasciandolo esausto e felice nell'abbraccio del suo dottore
.OoOo       OoOo          oOOo


Il ragazzo si tolse il pesante mantello di spessa pelliccia e sorseggiò il corno di vino bollente che gli veniva porto.
"Sei riuscito a consegnare il messaggio?"
"Si, l'ho fatto, ma è una follia, te l'ho mai detto?"
"Almeno un milione di volte" sorrise. "Oggi ho incontrato Lord sakuragi"
Il giovane tossì sputando fuori alcune gocci scarlatte di vino "E?"
"E nulla. Solo che è un tipo strano, farà rivestire le case di pietra col legno solo perchè gliel'ho detto io non sono molti quelli che ascoltano le follie di una strega."
"In effetti non sono molte le persone sagge su questa terra. Sei sicura che ti ha ascoltato solo perchè sei una strega?"
"Che altri motivi ci potrebbero mai essere?"
"Magari si è innamorato di te o peggio magari.."
La donna gli chiuse la bocca con la propria "Quante scemenze dici. Hai consegnato il messaggio e ti sei mezzo congelato" sussurrò gettandogli le mani al collo "ora ti meriti il tuo premio" annunciò. Le candele si spensero.
























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