NOTE: i personaggi della Rowling continuano ad essere suoi, ma tanto ci faccio lo stesso ciò che voglio...^^

 


Rebel

parte IX

di Ashlynx88



 

Le dita di Jesse so insinuano sicure tra i miei capelli, posandosi saldamente sulla mia nuca. Mi guarda negli occhi senza esternare alcuna emozione. Non parla, né sorride. Sembra quasi che non pensi nemmeno ed è così da quando è arrivato. L’unico con cui comunica è Ezra, ma sempre e solo muovendo il capo. Mi viene da pensare che non possa parlare, che sia muto. È un po’ inquietante, a dire il vero, però è un genio nel controllare e nel manovrare le menti altrui, almeno a detta dei suoi amici. È per questo che ora, in piedi in mezzo alla stanza, le sue mani mi tengono la testa: è la prima parte del piano di Ezra, la localizzazione di Voldemort. In parole povere, io mi “connetto” a lui tramite la cicatrice, mentre Jesse fa in modo che lui non se ne accorga e mi guida alla ricerca delle informazioni che ci servono a trovare Adam. Detta così è molto semplice, in verità mi farà un male cane.

<<Allora, siete pronti?>> domanda Ezra.

Annuisco.

<<Agite con cautela. Metteteci molto tempo, se occorre, ma non fatevi scoprire per la troppa fretta>> aggiunge Ace.

Guardo Jesse. Sembra pronto. Respiro profondamente e chiudo gli occhi, concentrandomi. Basta poco e la cicatrice comincia a bruciare. Non molto, ma abbastanza per infastidirmi. Stringo i denti e non mollo, sostenuto da Jesse. Pochi secondi e avverto la mia mente sdoppiarsi, come se si allontanasse dal mio corpo. Una sensazione orribile. Viaggia veloce verso una meta indefinita, attratta da un irresistibile richiamo. Quasi non riesco a controllarla.

Avverto la mente di Jesse farsi strada in me. “Piano” sembra dire e, improvvisamente, la mia mente viaggiatrice rallenta. Lui ha preso il controllo, sia del mio corpo che della mia mente. Io non sono più io. Non mi piace, ma non posso combatterlo.

L’intruso mi guida verso Voldemort con sicurezza, lentamente. Poco a poco il dolore alla tempia si fa più intenso, mi toglie quasi il respiro. Brucia in maniera insopportabile, tanto che mi sembra d’andare a fuoco. Stringo di più i denti. Non voglio assolutamente gridare.

Improvvisamente lo sento. Voldemort. Tutta la sua malvagità. Mi sento quasi mancare, ma non mollo. Stiamo entrando nella sua mente, non posso arrendermi proprio ora. Nello sforzo di non cedere mi artiglio alle braccia di Jesse e impongo alle mie gambe di non piegarsi.

Cautamente, la mia mente circonda quella di Voldemort, avvicinandosi ad essa. Riesco ad avvertire sempre con maggior precisione i suoi sentimenti. Rabbia. Odio. Superbia. Un mix distruttivo, talmente intenso da far vacillare entrambi.

“Resisti” mi dice. È una parola: tutto questo mi da la nausea. La mente di Voldemort è uno schifo. “Di più” continua . è un sibilo appena udibile, ma mi risuona nella mente come un boato. Respiro, concentrandomi di più, centrando di ignorare l’accecante dolore alla tempia.

Rimaniamo così, immobili, per molto tempo, non so quanto, ma abbastanza per far abituare entrambi. Mi sento sempre più debole, ma è normale, no? Come lo è anche il mio non riuscire più a ragionare…l’unica cosa che so è che non devo mollare.

“Ora!”

Entriamo, come il balzo silenzioso ed elegante di un puma, nella sua mente. Un’ondata di tenebre e dolore ci avvolge. Un dolore atroce, un grido continuo. Anzi, migliaia e migliaia di grida assordanti, terrorizzanti, come un stanza delle torture in cui siamo spettatori impotenti. Questo è davvero troppo. Le ginocchia mi cedono e cado a terra, con Jesse accanto. La testa mi pulsa come se contenesse un enorme serpente voglioso d’uscirne, mentre il corpo brucia come se fosse avvolto dalle fiamme. Grido. So che lo faccio, ma non riesco a sentirmi, mentre i miei occhi serrati vedono solo rosso sangue davanti a loro. Eppure non mollo, non posso. C’è Adam in pericolo.

Jesse fruga nella mente di Voldemort e migliaia di flash mi compaiono davanti agli occhi, veloci. Ricordi del Signore Oscuro, ma sono troppo scosso per seguirne il filo logico. Quasi non lo vedo e, sinceramente, non me ne dispiace. Mi scorrono davanti come immagini indistinte. Spero che Jesse riesca a capirci qualcosa.

Da un momento all’altro la mia mente si ritrae e io ritorno in me. Il dolore e le grida scompaiono lasciando solo una lieve scia dietro di loro. Non riesco più a sostenermi e cado disteso per terra, in affanno.

Apro gli occhi, rintronato. Jesse, inginocchiato a terra, è pallido come un cadavere e i suoi occhi sgranati traspirano terrore. Lentamente, allontana le mani da me e comincia a respirare profondamente, calmandosi. Tento di imitarlo, ma non ci riesco. Mi sento a pezzi, troppo scosso per parlare e troppo debole per muovermi. Mi guardo le mani e mi accorgo di stare tremando vistosamente, mentre da una narice scende un rivolo di sangue. Vorrei mettermi seduto, ma mi rendo conto di non avere abbastanza forza per farlo. La gola mi brucia…chissà quanto ho urlato.

<<Castello di Kearvaig, Scozia. Adam è vivo>> dice Jesse, con voce talmente roca da essere inquietante.

Vacillando, riesce ad alzarsi in piedi e a distendersi sfinito sulla poltrona più vicina.

Mi poso una mano sulla fronte, all’altezza della cicatrice. È stata l’esperienza più brutta della mia vita.   

Due mani mi prendono per le spalle e mi mettono a sedere. La testa mi gira, ma solo per un attimo.

<<Muoviti, Potter. Ti porto in camera>> dice Draco.

Inclino leggermente il capo e mi accorgo che è proprio lui a reggermi. Cosa molto insolita da parte sua.

<<Dai, alzati>> aggiunge.

Con cura, si passa un mio braccio sulle sue spalle, mi cinge la vita con uno suo e, facendo forza esclusivamente sulle sue gambe, mi tira  in piedi.

<<Harry>> mi chiama Ezra.

Lo guardo. La sua espressione è sicura, ma rivela una certa dose di preoccupazione che prima non c’era. Per me?

<<Dimmi>> riesco a dire.

<<Cerca di riprenderti presto: voglio che sia tu che Peter ci siate quando andremo a liberare Adam>>

Annuisco. Certo che ci sarò: non ho fatto tutta questa fatica per poi starmene a guardare.

La presa di Draco si fa ancora più salda e comincia a trascinarmi fuori dalla stanza. Mi trascina…perché anche se provo a camminare le gambe non riescono a reggermi.

<<Uff…certo che sei un peso>> dice piano.

<<Se ti lamenti tanto la prossima volta ci vai te nella mente di Voldemort>> rispondo.

La sue espressione si oscura e rimane zitto. Usciamo dal salotto in perfetto silenzio. Solo quando la porta si chiude dietro di noi con un colpo secco si azzarda a parlare di nuovo:

<<Prima…mi hai fatto venire i brividi>>

<<Hm?>> non capisco bene.

<<Le tue grida…>> spiega.

<<Ah…>>

<<Non avrei mai voluto essere al tuo posto>>

Annuisco. Anche io non avrei voluto esserci.

Sospiro. Forse è il caso di cambiare argomento.

<<Adesso cosa si fa?>> mi riferisco al piano di Ezra.

<<Eri distratto prima, Potty? Adesso si spia Tu-Sai-Chi. Ace è un animagus, così si trasforma in un uccello, un falco o qualcosa di simile, e vola fino in Scozia. Appena ritorna si elabora meglio il piano per entrare nel castello>>

<<Sembra semplice>>

<<Non dire idiozie! Lo è solo a parole. In realtà è molto rischioso. Ti ricordo che tu e Jesse avete appena rischiato di farvi scoprire dal Signore Oscuro per ottenere una misera informazione>>

<<Già…e pensa che alla fine dovremmo affrontarlo…>>

<<In svantaggio numerico, aggiungerei>>

<<Una situazione disperata>>

<<Un attacco suicida>>

Un attimo di silenzio.

<<D’altra parte non abbiamo scelta. O così, o Adam è spacciato>>

<<Già. E chissà che non riusciamo a mettere le mani su quel famoso artiglio>>

Lo guardo sbieco. Possibile che in una situazione come questa non riesca a pensare ad altro che al suo vantaggio?

<<Non guardarmi come se fossi un alieno. Non dirmi che non hai pensato ad impossessarti di quel potere, perché saresti un vero idiota a non averlo fatto!>>

Non rispondo. A dire il vero non mi ero ancora fermato a pensarci, non ne ho avuto il tempo, ma devo ammettere che ha pienamente ragione. Sarei un vero idiota: con quel potere potrei sconfiggere Voldemort in un attimo, prima che lui uccida ancora.

<<Cielo! Si vede proprio che sei un Grifondoro! Sei troppo buono, troppo ingenuo!>>

Lo guardo. Come può dire una cosa del genere dopo che io…? Ah già, lui non lo sa. Sorrido tra me e me. Non è poi così male in fin dei conti. Non voglio assolutamente che lui sappia con quanti uomini sono stato, né che tra essi c’era suo padre.

<<Che hai da sorridere così?>> domanda.

<<Così come?>>

<<Come un idiota. Non che sia una novità per te…>>

<<Ah ah ah. Cos’è tutta questa simpatia improvvisa?>>

<<Oh…non ci credo! Potter sa fare del sarcasmo!>>

Gli faccio il verso. Oggi è piacevole battibeccare con lui.

Arriviamo di fronte alla mia stanza e lui apre la porta. Mi fa sedere sul letto con cautela, come farebbe un vero infermiere. Ammetto che il pensiero di lui infermiere mi fa correre un brivido lungo tutto il corpo.

<<Ce l’hai un pigiama o qualcosa di simile?>> domanda.

Lo guardo, sorridendo con una punta di malizia.

<<Io dormo in boxer>> gli rispondo.

Sorride a sua volta.

<<Allora è il caso che comincia a spogliarti se vuoi dormire per qualche ora>>

Già. Ha perfettamente ragione. Afferro il bordo della maglietta che indosso e provo a sfilarmela. Difficile. Sembra pesare una tonnellata. Non riesco ad alzare le braccia. Con un sospiro le lascio ricadere lungo i fianchi.

<<Uff…sei proprio un disastro>> mi apostrofa.

Si avvicina a me e, con un movimento nuovo e totalmente inaspettato, è lui, con cautela, a togliermela. La piega e la posa sul comodino. Pensandoci bene, a parte la mamma di Ron e gli elfi a scuola, nessuno prima d’ora mi aveva piegato i vestiti. Mi piace avere qualcuno che si prenda cura di me, perché è questo che sta facendo, anche se non lo ammetterà mai.

Senza dire una parola si fruga nelle tasche e ne tira fuori un fazzoletto di stoffa bianco. Non ho il tempo di chiedergli a cosa gli serva che me lo posa sul viso, pulendomi con cura il sangue. Il suo bel fazzoletto ricamato con le sue iniziali è ora irrimediabilmente macchiato del mio sangue.

<<Così ora è rovinato…>> dico dispiaciuto.

<<Poco male: ho lasciato per sempre quella famiglia>>

Non rispondo. Sono stupito da come si comporta. Non sembra neanche più lui.

<<Devo toglierti anche i pantaloni o pensi di riuscire a fare da solo?>>

<<Ti darebbe fastidio togliermeli?>> mi lascio sfuggire.

Mi guarda sorridendo.

<<Non scherzare, San Potter. L’unico a cui potrebbe dar fastidio una cosa del genere sei tu!>>

<<Strano: non ricordo d’aver mai detto di non voler essere spogliato da nessuno>> ribatto.

<<In tal caso…>>

Con un gesto quasi delicato mi posa una mano su una spalla e mi spinge all’indietro. Gli addominali non mi reggono e cado disteso sul letto. Senza proferir parola si avventa sulla chiusura dei miei jeans e in pochi secondi me li sfila, assieme a scarpe e a calzini. Facendo leva sui gomiti riesco a sollevarmi abbastanza per riuscire a guardarlo nuovamente negli occhi. Ha un sguardo molto strano, indecifrabile. Mi fa rabbrividire. 

Senza staccarmi gli occhi di dosso, muove un passo verso di me. Una sua gamba ora è inserita tra le mie, ma ancora non mi tocca. Rimango fermo, in attesa della sua prossima mossa. La sua mano destra si tende verso il mio corpo e si posa, leggera, sulla mia guancia sinistra. Mi accarezza e il suo tocco sembra un alito di vento. Rabbrividisco e mi accorgo di essere leggermente arrossito. Imbarazzo…era da molto che non lo provavo. Mi ricorda che, nonostante tutto, sono ancora un ragazzo.

<<Draco…>> lo chiamo.

Alza lo sguardo e incontra i miei occhi. Ha le palpebre spalancate dalla sorpresa, come se si fosse reso conto solo ora di ciò che sta facendo. La sua mano si ritrae, come scottata.

<<Scusa>> dice.

Mi stupisce. Lui che mi chiede scusa? Da quando?

Sorrido e, con un movimento un po’ goffo, mi tendo verso di lui e riesco ad afferrargli la mano con la mia. Tremo di fatica, ma ne vale la pena.

<<Che fai?>> mi domanda.

Non è più così sicuro di sé. È adorabile.

<<Siediti accanto a me>> dico.

Lo fa, senza tentare di sgusciare fuori dalla mia presa. Mi guarda stupito, senza riuscire a capire cosa voglio. Eppure è così semplice!

Con uno sforzo maggiore di quello di prima, mi metto seduto. Un po’ la testa mi gira e mi sento tremare tutto, ma non mi interessa. Posso resistere ancora un po’.

Guido la sua mano e la poso sul mio volto, esattamente dove si trovava poco prima.

<<Non ti devi scusare>> gli dico.

Ha un attimo di sbigottimento, poi il suo sguardo ritorna alla normalità e sorride.

<<Ti prendo in parola, Potter>>

Si china su di me, nuovamente sicuro delle sue azioni. I suoi occhi brillano dall’emozione ed il suo sguardo intenso mi penetra nella mente. C’è passione in quegli occhi, ma è totalmente diversa da quella presente in quelli degli uomini con cui sono stato.

Il suo fiato mi sfiora il viso. È talmente vicino che riesco a sentire il suo profumo. Il mio cuore batte forte, come se fosse la prima volta che mi trovo così vicino a qualcuno. È assurdo. Mi sento un idiota. E arrossisco di nuovo. Perché arrossisco solo con lui? Forse dovrei rimettermi la maschera da marchettaro…

Le sue labbra si posano sulle mie prima che abbia il tempo di farlo. Sono labbra soffici e dolci. Come fa un Serpeverde ad averle così? Per un attimo trattengo il fiato, poi, però, mi rilasso e rispondo al bacio. Le nostre lingue si sfiorano ed è come se baciassi per la prima volta qualcuno. Il nostro primo bacio…mai avrei immaginato che sapesse baciare così bene…quasi come suo padre. 

Una vertigine improvvisa mi manda in tilt. La testa comincia a girarmi come non mai prima e sono costretto ad interrompere il contatto. Tentenno un attimo, seduto sul bordo del letto. Mi porto una mano sulla fronte, ma non c’è verso di fermarla. La stanza gira ed io non ho più equilibrio.

Senza più la forza per sorreggermi cado lungo disteso sul letto.

<<Harry!>>

Sento Draco chiamarmi, forse preoccupato, ma non riesco a vederlo. Davanti ai miei occhi c’è solo il buio. Lo sento chiamare ancora il mio nome, ma non riesco a rispondergli. Avverto il calore di una sua mano su di me, poi più nulla.

 

Continua…

 

Ahhh….quando sì dice “un alito che uccide”…XDDD