Ciao a tutte^^ dopo la mia lunga assenza dovuta a problemi tecnici del mio computer, grazie ai quali sono indietro in maniera oscena con la lettura e il commento delle vostre ff (chiedo venia T_T), ecco il sesto capitolo di “Rebel”! Ve lo dico fin da ora: non ho idea di come andrà a finire, né quanti capitoli manchino alla fine…voi abbiate fede e vedrete che riuscirò a terminarlo!!! Certo, però, che, contando che è quasi un anno che ci lavoro sopra e che sono solo al sesto capitolo, sono proprio lenta da far paura^^ Un bacio, ashly
SPOILER: fino al quinto libro (ho deciso di ignorare completamente i fatti
del sesto)
Rebel parte VI di Ash(lynx)
I giocatori volano rapidi e spericolati sopra le teste puntante verso l'alto degli spettatori. In mente hanno solo le cinque palle in gioco, null'altro. Concentrati e combattivi, lottano strenuamente per la vittoria come gladiatori in un'arena. La partita è iniziata appena da pochi minuti, eppure nessuno si risparmia, nessuno deve ancora "entrare in partita", come si dice in gergo, ed il pubblico, rapito dalla potenza esplosiva di quegli atletici maghi, esulta ed applaude in visibilio dopo ogni frenetica azione. Gli occhi della folla sono incollati ai loro idoli, i loro cuori sospesi sul labile risultato di quell'incontro. Quaranta a venti per i padroni di casa, ma si è ancora alle battute iniziali e il boccino è già sparito dalla vista di tutti. Si prospetta essere una delle partite più belle della storia del Quidditch, eppure non tutti sono attenti al gioco. In mezzo a quel boato infernale, a quei tifosi esagitati e a quelle speranze appese, Adam ed io...pardon, Willie ed io, discutiamo di ciò che ho sentito poco prima dell'inizio dell'incontro, completamente estranei a ciò che ci succede attorno. <<Ulach....questo nome non mi è nuovo>> dice Adam, grattandosi la punta del mento con l'indice destro <<sono sicuro d'aver letto qualcosa in proposito>> Sospiro. Mi sarei aspettato qualcosa di più da lui che una semplice conferma dell'esistenza di un'arma attualmente nelle mani di Voldemort. <<Non ti ricordi proprio nulla? Com'è fatto questo artiglio, ad esempio?>> Scuote il capo, pensieroso. <<Ulach era un mago, di questo ne sono certo. Vichingo, mi pare>> <<Un mago? E l'artiglio?>> <<Forse un suo oggetto magico, ma non prendermi in parola: al momento proprio mi sfugge>> <<Bè...ragioniamo...>> dico incrociando le braccia al petto <<deve essere per forza un'arma, altrimenti perché Voldemort se ne sarebbe impossessato? Altre profezie sono su noi due non esistono!>> <<Senza contare che il Ministero non ha fatto parola con nessuno di questo furto>> dice Adam, scrutandomi negli occhi. <<é tipico del Ministero nascondere i fatti...>> aggiungo, non senza un moto di disgusto per questo detestabile modo d'agire. <<Se hanno mantenuto il segreto significa che è qualcosa di veramente pericoloso, qualcosa che manderebbe in panico l'intera comunità magica>> Annuisco. Ha un senso, oltre ad essere molto preoccupante. <<In più sono agitati per la tua scomparsa. Vogliono che tu torni>> afferma. <<Già...>> sospiro <<ma solo perché io sono *destinato* a sconfiggere Voldemort>> Ah, quanto disprezzo le persone che tentano di utilizzarmi! <<Non hai la benché minima intenzione di farti trovare, vero?>> domanda con un mezzo sorriso. <<Certo che no!>> esclamo velocemente <<Non ci tengo proprio a tornare ad essere un burattino nelle loro mani!>> <<Nonostante loro abbiano mobilitato tutti i maghi a disposizione pur di trovarti? Figurati che hanno lasciato perdere addirittura la fuga di Malfoy e del suo amico pur di prenderti!>> <<Ehi! Ma tu da che parte stai!?>> sbottò leggermente infastidito. Scuote le spalle. <<Cercavo di farti una panoramica di come si sta evolvendo la situazione>> <<Lo so come si sta evolvendo la situazione! E so anche che non tornerò ad essere il famoso Harry Potter, non prima di settembre, almeno! Sarà egoistico, non lo nego, ma è ciò che voglio!>> Silenzio. Respiro lentamente. Ritrovo la calma. Forse ho esagerato. Sono stato troppo brusco con lui. <<Scusa, mi sono agitato per nulla>> dico. Scuote nuovamente le spalle. <<Non importa, so come ti senti>> Sbuffo, sorridendo. <<Se non sapessi che sei empatico ti avrei già riempito di pugni per questa affermazione!>> <<Non ne dubito>> Dallo sguardo semi divertito che mi lancia sembra che il suo buon umore non sia sfumato via. <<Tornando al discorso di prima>> comincio <<in casa c'è qualcosa sul quel mago, vero?>> Annuisce, sicuro. <<Abbiamo di tutto in quella biblioteca!>> sembra esserne addirittura soddisfatto. <<Bene! Appena torniamo mi metto alla ricerca di informazioni utili!>> <<Perfetto!>> poi volge lo sguardo al cielo <<Dici che possiamo guardarci l'incontro adesso? Se dopo non lo racconto dettagliatamente a Peter finisce che mi ammazza!>> <<Come scusa? Lui non è qui?>> domando sinceramente stupito. Ma non era un vero e proprio patito del Quidditch?? Adam torna a guardarmi. Il suo sguardo è indecifrabile. <<Lo vedi da qualche parte?>> chiede, ironico, di rimando. Alzo le spalle guardandomi meglio attorno. Lui non c'è. <<Pensavo che si fosse seduto in una postazione migliore>> mi difendo. Nega con la testa. <<Ha incontrato uno, prima della partita. In questo preciso istante dovrebbe aver attuato la fase tre del suo piano: portarlo sotto le lenzuola!>> mi spiega. Ancora una volta vedo il suo sorriso farsi amaro. Parla del comportamento di Peter con disinvoltura, ma, anche se non sono empatico, riesco a capire che c'è qualcosa che non va, che ci sta male. Decido di fare finta di nulla e di portare sul banale la conversazione: <<Quindi lui antepone il sesso addirittura al Quidditch! Con i boxer che porta e tutta l'oggettistica che compra??>> <<Certo! Il sesso viene sempre per primo, secondo la sua filosofia di vita! Non l'avevi capito? A pensarci bene la cosa è un po' squallida, ma non sono mai riuscito a fargli rivedere le sue priorità>> Annuisco. Il sesso prima di tutto...anche io fino a pochissimo tempo fa ero di questo avviso. Parlarne in terza persona mi appare strano, un po' da ipocrita anche. <<Comunque tra un po' lo sbatterà fuori dal letto e vedrà a vedersi l'incontro. Figurati, fa sempre così!>> Il suo sorriso si incrina leggermente verso il basso. Distoglie lo sguardo. Comincio a pensare che sia successo qualcosa di grave tra loro due, anche se non riesco ad immaginare cosa. <<Pensi che saprà dirmi qualcosa a proposito di Ulach?>> gli domando nel tentativo di cambiare discorso. La sua risposta arriva immediata, segno di una profonda conoscenza dell'amico: <<Ne dubito fortemente: i libri non sono...>> Si interrompe bruscamente. I suoi occhi si spalancano e la sua bocca rimane aperta. Si protende sensibilmente in avanti. Sfiora la bacchetta con la mano. <<Che succede?>> chiedo allarmato, cominciando a guardare nella sua stessa direzione. Scatta in piedi. <<Dobbiamo andarcene!>> esclama. <<Cosa? Perché?>> domando stupido senza muovermi. Non capisco. Perché è così agitato? Rimane in silenzio. I suoi occhi vagano nervosi su l'intera area dello stadio come se stesse cercando qualcosa. Posso sentire la tensione fluire dalle sue membra. <<Willie!>> lo chiamo usando il suo pseudonimo <<Che succede?>> Le sue rapide pupille si posano su di me giusto un attimo prima che dalle sue labbra esca, veloce e sicura, la risposta: <<Mangiamorte>> Scatto in piedi. Mangiamorte? Qui? Adesso? Perché!? <<Dove?>> domando guardandomi agitato in giro. Mi indica un punto imprecisato nella folla nella gradinata davanti alla nostra. <<Il tipo con i baffi e la barba biondi, il cappello scuro e gli occhiali. É vestito completamente di nero, molto elegantemente>> Seguo la direzione del suo dito indice, ma l'unica cosa che vedo è un ammasso informe di tifosi. <<Non lo vedo>> Mi afferra per una manica. <<Non ha importanza. C'è e sicuramente non è solo. Ancor meno probabile è che abbia buone intenzioni. Dobbiamo avvertire Peter>> <<Pensi che possa esserci un attacco?>> <<Come alla coppa del mondo qualche anno fa, dici?>> Annuisco. <<Da così a peggio>> risponde. <<Ma ne sei sicuro?>> Sbuffa, infastidito dal mio temporeggiare. <<Sì. Lo sai, no, che riesco a *sentirle* certe cose! In più quel tipo l'ho già visto, so chi è>> <<Dove?>> domando d'istinto. <<Che importanza ha adesso? Andiamo!>> Lascio perdere le domande. Ha ragione, dobbiamo muoverci. Lo seguo a passo svelto tra la gente che, troppo interessata alla partita, nemmeno ci vede. Si divertono, loro, non hanno la minima percezione del pericolo. Dovremmo avvertirli. Guardo Adam davanti a me. Non pensa alle loro vite, è solo la sorte di Peter che riempie la sua mente. É fuori discussione chiedergli di avvisare le autorità competenti. Dovrei farlo io. Dovrei andare a dire che i Mangiamorte sono qui, che attaccheranno. Dovrei salvare tutte queste persone, salvare Ron ed Hermione. Scuoto la testa. Non mi crederebbe nessuno, tanto più che sotto questa identità nemmeno esisto. Tentare di metterli in allarme servirebbe solo a farmi scoprire. Continuo a seguire il mio amico, immersi come siamo nella folla, mentre la mia coscienza mi urla di fare la cosa giusta. Ostinato come sono non l'ascolto. * Come due cicloni, irrompiamo nella nostra tenda. Seduto sul divano, anzi, sarebbe meglio dire stravaccato, c'è un ragazzo che non ho mai visto prima. Tiene in mano un lattina di qualcosa ed è girato verso di noi, chiaramente sorpreso della nostra presenza. É carino, ma nulla di eccezionale. I lisci capelli neri gli coprono quasi completamente il volto, in stile Antony dei Red Hot Chili Peppers versione 2006, lasciano nell'ombra i suoi occhi castani e il suo naso piccolo. Le sue labbra sottili, invece, sono messe in bella mostra, come anche la fossetta che ha sul mento. Quanti anni può avere? Diciassette? Diciotto? Ma, soprattutto, chi diavolo è? <<Voi chi siete?>> ci chiede. <<Amici di...>> tento di rispondere, ma la voce di Adam copre la mia. <<Dov'è Oliver?>> Lo chiede con una tale ansia che il ragazzo gli indica senza fare storie la sua camera da letto, ancora leggermente spaesato. Lo capisco: il tono di Adam a volte può sconvolgere. Il biondo parte a razzo. Spedito e senza alcun pudore, si dirige verso la camera di Peter e, senza fermarsi a bussare, entra. Non mi muovo da dove sono, ma posso immaginarmi benissimo la scena: lui che prende Peter per un piede e lo trascina a forza fuori dalla stanza, mentre il compagno di scopata rimane immobile, del tutto senza parole, e mentre il nostro moretto si aggrappa alle lenzuola per non essere rapito da quella furia. Se la situazione non fosse così pericolosa potrei mettermi a ridere. <<Te lo ripeto: chi siete?>> Sposto lo sguardo sul ragazzo che, immobile ed ostinato, continua a fissarmi in cerca di risposte. <<Dovrei essere io a farti questa domanda, dato che ti trovi nella nostra tenda>> rispondo a tono reggendo il suo sguardo. <<Il mio nome è Logan>> risponde, strascicando le parole. <<Lucas. Sono amico di Oliver>> <<Io, invece, sono amico del tipo che si stava scopando Oliver>> <<Buon per lui. Come mai te niente?>> <<Non sono un tipo così facile>> <<EHI! LA VOLETE SMETTERE DI CIANCIARE VOI DUE!!!??? E TU, TESTA DI RAPA, VEDI DI DARTI UNA SISTEMATA! CE NE DOBBIAMO ANDARE!!!!!!>> urla Adam dalla porta della camera. Sospiro ed estraggo la bacchetta: è il caso di preparare i bagagli per la partenza. <<Bagaglius>> dico. In un attimo gli oggetti presenti nella stanza cominciano a dirigersi verso le valigie di ognuno. Ehh...adoro la magia. Logan si alza in piedi e mi si para davanti, <<Perché il tuo amico è così agitato?>> chiede serio. <<Perché...>> ancora una volta la voce di Adam copre la mia. <<CI SONO I MANGIAMORTE, ECCO PERCHé! MUOVETEVI ORA!>> Esce dalla stanza veloce come vi era entrato, trascinandosi appresso un Peter decisamente riluttante all'idea di andare via. <<Vuoi calmarti un attimo?>> lo chiama il moro scocciato <<Cos'è tutta questa fretta d'andarcene? Ci sono i Mangiamorte, va bene, e allora? Noi li uccidiamo, i Mangiamorte!!>> <<NON FARE STORIE! È MEGLIO PER TUTTI NOI ANDARCENE E NON TROVARCI NEL FUOCO INCROCIATO TRA MANGIAMORTE E AUROR!>> <<Ma è un'occasione d'oro! Come possiamo sprecarla così!?>> <<CI SCOPRIRANNO!>> è la rapida risposta. <<Non faranno in tempo>> <<Sono maghi esperti, certo che faranno in tempo!>> afferma abbassando finalmente il tono e guardandolo dritto negli occhi. Si trovano entrambi nel mezzo della stanza, a pochi centimetri l'uno dall'altro. Peter è tutto scompigliato e sta finendo di vestirsi. In mano ha un paio di scarpe e un calzino, mentre l'altro è sulla sua spalla destra. I suoi occhi, però, brillano dall'eccitazione di trovarsi in una situazione del genere. Adam invece, davanti a lui, è decisamente agitato. Vuole andarsene, non è un mistero. La cosa, però, mi sembra strana: come ha detto Peter, loro uccidono i Mangiamorte di professione, dovrebbe essere abituato ad affrontare il pericolo! Invece ha paura. Paura...non capisco se per lui o per Peter. L'espressione di Logan, ancora vicino a me, è mutata. Sembra non credere alle proprie orecchie. Bè, non a torto: sentire una conversazione del genere non è da tutti i giorni. Scommetto che non ha ancora ben afferrato la situazione. Lancia uno sguardo verso la porta della camera, dalla quale, proprio in quel momento, sbuca fuori il suo amico, anche lui decisamente arruffato. É un bel ragazzo, non c'è che dire. Alto, carnagione abbronzata, muscoloso, lineamenti squadrati, occhi piccoli e chiari e capelli tagliati molto corti. Un Vin Disel versione giovanile, insomma. Rimane zitto finendo di sistemarsi, limitandosi ad ascoltare quello che i miei due amici stanno dicendosi. <<Calmati, adesso. Non è il caso di agitarsi così>> dice Peter. Adam sospira appoggiando le mani sui fianchi. <<E cosa è il caso di fare secondo te, invece?>> lo provoca. Peter sorride, divertito. Ha la tipica espressione di una persona che andrebbe volentieri a nozze col pericolo. <<Sfoderare le bacchette e andare a divertirci>> è la sua, ovvia, risposta. Adam continua a guardarlo, questa volta senza dire nulla. La sua espressione, però, basta e avanza per rendere palese la propria disapprovazione. <<Senti, è da anni ormai che entrambi siamo nei B.W., questa non è una cosa nuova per noi: abbiamo sempre combattuto contro di loro. Perché adesso dovremmo tirarci indietro?>> Il volto del biondo si fa più torvo. La voce con la quale ci parla non sembra nemmeno appartenergli, tanto è bassa e tetra: <<Questo sarà un attacco senza precedenti, da parte dei Mangiamorte. Saranno più spietati del solito, più potenti del solito. Sono convinti d'avere la vittoria in tasca, si sentono invincibili. Questo non è un buon segno. Non conosco i loro piani, ma so, perché l'ho sentito, che faranno qualcosa di atroce>> <<Motivo in più per restare>> questa volta è serio <<La nostra è sempre stata una vendetta per quello che ci hanno fatto, ma adesso, se faranno qualcosa di così terribile, dobbiamo fermarli. Non solo per noi, ma per tutti quelli che si trovano qui oggi>> <<Parli da eroe, ma non ti sei mai comportato come tale. Non ti è mai importato nulla degli altri>> Sono parole dure, mai mi sarei aspettato di sentirle pronunciare proprio da lui. Eppure, Peter non ci fa troppo caso. <<Hai ragione, ma una volta ogni tanto mi piacerebbe recitare la parte del salvatore del mondo>> sorride mentre lo dice. Adam scuote il capo. <<Per te è tutto un gioco...>> si limita a dire. Che sia vero? <<Il più delle volte>> conferma lui. Devo crederci? Perché dallo sguardo che si sono mandati, ricco di significati nascosti, non si direbbe. Un boato improvviso ci fa sobbalzare. Il mio cuore manca un battito. Sono delle grida. Inforco la bacchetta e, senza riflettere, mi dirigo fuori dalla tenda. Peter e Adam mi seguono velocemente, anche loro preoccupati per ciò che potrebbe essere accaduto. Mi blocco subito fuori dal nostro alloggio, appena, cioè, capisco la natura di quella grida: la partita è appena finita. <<Penso che sia stata la partita più breve nella storia del Quiddicth>> dice Adam dietro di me, intuendo anche lui l’accaduto. Sospiro. <<E noi che abbiamo pensato subito al peggio! Chissà chi ha vinto, invece>> <<Lo scopriremo tra poco, non appena inizieranno i festeggiamenti>> <<Intanto ci conviene preparaci per l’attacco dei Mangiamorte>> aggiunge Peter, serio. <<Non avevamo deciso di andarcene?>> chiede Adam voltandosi verso di lui. <<Non mi pare proprio>> risponde rientrando nella tenda <<I bagagli sono pronti?>> <<Si>> rispondo seguendolo. <<Allora li rimando subito a casa>> Così dicendo, muove elegantemente la bacchetta in aria e sussurra con voce bassa e roca una formula magica. Tutti i bagagli si alzano silenziosamente in volo e, in fila indiana, rapidi come saette raggiungono il cielo, diretti a Londra. <<Ora non ci rimane altro da fare che aspettare la loro mossa, magari controllando da vicino ogni settore del campo che ospita le tende>> aggiunge. Annuisco, convito dalla professionalità con cui da queste semplici indicazioni. Si rivolge, poi, a Logan e all’altro ragazzo, di cui ancora non so il nome: <<Vi conviene andarvene a casa, ora, se non volete assistere a qualche…>> Un secondo e decisamente più inquietante boato lo interrompe. È un attimo. Ci fiondiamo tutti e cinque fuori dalla tenda, tutti con la bacchetta sguainata ed il cuore che batte a mille nel petto. Questa volta non ci siamo sbagliato: sono urla di paura e di dolore. Ci risuonano tutto intorno, terrorizzate. Sembra che ci chiamino, che invochino il nostro soccorso...oppure è solo il mio rinnovato senso dell'eroismo a darmi quest'impressione? Non ha importanza: continuiamo a correre senza tregua e con sempre più urgenza, senza paura. Le nostre gambe si muovono con tale velocità che sembrano volersi staccare dai nostri corpi mentre zigzaghiamo tra le tende uno dietro l'altro, in una scomposta fila indiana. Lo stadio, dritto davanti a noi, è sormontato dallo stemma, maestoso ed inquietante, dei Mangiamorte. Quasi ci sfida, dalla sua posizione. A pochi metri dall’entrata, ci troviamo immersi in una scomposta folla di maghi urlanti e terrorizzati. Scappano, gridando parole che non riesco a capire, spintonandoci senza preoccuparsi di colpirci e di farci cadere a terra. Nei loro occhi è dipinto l'orrore. La folla ci divide senza che possiamo fare qualcosa per evitarlo e mi ritrovo da solo, senza alcuna possibilità di ritrovare gli altri in questa confusione. Capisco che qualunque cosa accada me la dovrò vedere da solo, contando unicamente sulle mie sole forze. Pensandoci bene è raro che mi accada una cosa del genere: di solito c'è sempre qualcuno con me, nel bene e nel male. Non mi intimorisco, però, non è proprio il momento adatto per avere paura. Devo dimostrare tutta la mia forza. Più mi avvicino allo stadio, più la folla si fa più grande e disordinata e il boato più intenso, quasi insopportabile. Quando finalmente riesco ad entrarvici mi ritrovo immerso nel più profondo caos. Attorno a me volano le maledizioni più svariate, le più pericolose, mentre numerosi Mangiamorte girano indisturbati terrorizzando e uccidendo tutti coloro che trovano lungo il loro cammino. I servi del Signore Oscuro sono ovunque e i maghi pronti a contrastarli sono troppo pochi. Tra essi riconosco, a parecchi metri da me, il signor Weasley, Bill, Charley ed i gemelli, tutti intenti a formulare incantesimi e ad evitare di venir colpiti da qualche maledizione senza perdono. Con successo, fino ad ora. Mi ritrovo a sperare nel veloce intervento degli Auror, in modo che nessuno di loro continui a rischiare la propria vita. Cerco con lo sguardo Ron, Hermione e Ginny, inutilmente. Devono essersi già messi in salvo. Sorprendo un Mangiamorte dirigersi verso di me, puntandomi contro la sua bacchetta. Non posso rimanere oltre con le mani in mano ed agisco: <<Stupeficium>> urlo. L'uomo viene colpito in pieno dal mio incantesimo e prende il volo, andando a schiantarsi lontano dalla mia vista. Presumo che abbia perso i sensi, ma non ne sono affatto convinto. Mi sposto di più verso il centro dello stadio, verso il campo da gioco. Scendendo le scalinate vengo quasi buttato a terra da un uomo in fuga. Non si ferma nemmeno per controllare le mie condizioni, quel codardo. Proseguo maledicendolo e facendo prendere fuoco alle vesti di un secondo Mangiamorte, per poi, con un reducto, fare esplodere la terra sotto i piedi ad un terzo e, con un incarceramus, incatenarne un quarto con delle spesse funi. Sorrido soddisfatto e proseguo, tentando di colpire più nemici possibili e di ritrovare i miei compagni. Sono preoccupato per loro. Non vorrei mai che gli succedesse qualcosa di male. Un dolore atroce ed improvviso mi colpisce alla schiena. Senza che possa rendermene conto il mio corpo si stacca da terra e vola distante, come spinto da una forza invisibile. Un attimo prima di crollare tra la polvere capisco d'essere stato schiantato. Sbatto il muso sulla dura terra del campo da gioco. Rimango immobile, stordito. Ho male ovunque. Respiro lentamente, cercando di recuperare le funzioni primarie del mio corpo. Tossisco, rimettendomi seduto. La bacchetta è ancora stretta nella mia mano, fortunatamente. Scrollo il capo cercando di chiarirmi le idee. A poco a poco tutto torna vivido nella mia mente. Mi rialzo, traballante. Volgo lo sguardo attorno a me alla ricerca di facce amiche. Mi occorrono alcuni secondi per mettere a fuoco la figura di Adam, più o meno cinquanta metri alla mia destra. Combatte contro un Mangiamorte. Impavido e scattante, lancia incantesimi di cui nemmeno conoscevo l'esistenza. Non credevo fosse così bravo e coraggioso, soprattutto non dopo la scenata di prima. Non troppo distanti da lui individuo Logan ed il suo amico. Stanno combattendo fianco a fianco contro un gruppo di servi del Signore Oscuro. Non sono particolarmente forti e preparati come Adam, ma il loro invidiabile feeling li mette in una posizione di netto vantaggio rispetto ai loro nemici. Sospiro. Non posso rimanere oltre con le mani in mano, non se voglio rimanere vivo, almeno. Ah...è proprio vero che la necessità rende il debole ardito...o era la paura? Non ha importanza: devo darmi da fare. Mi sposto, ormai completamente lucido, a sinistra, veloce, verso un gruppo di Mangiamorte che fino a questo momento hanno fatto i loro comodi indisturbati. Prima che si accorgano di me gli punto contro la mia bacchetta, mandando così a quel paese ogni qualsivoglia tipo di etica di duello. <<Pietrificus totalus>> urlo senza perdere un secondo di più. Il primo di loro si trasforma completamente in pietra senza nemmeno rendersene conto. Il suo ghigno malefico rimane stampato sul suo volto, ancor più spaventoso del normale. Punto subito la bacchetta contro un suo complice. <<Diffindo>> grido. La bacchetta gli si rompe tra le mani, riempiendomi di soddisfazione. <<Bastardo>> lo sento offendermi. Mi scivola addosso come fosse acqua. Mi accorgo, però, d'averlo fatto veramente arrabbiare. È un attimo: si scaglia contro di me pronto a colpirmi con un sonoro pugno. Patetico, per uno come lui. <<Wingardium leviosa>> pronuncio. L'incantesimo lo colpisce in pieno. Lo sollevo da terra e lo faccio piroettare in aria con dei veloci movimenti della bacchetta, dopodiché lo scaglio senza pietà verso un suo collega. Cadono entrambi scompostamente a terra e vi rimangono, doloranti. Incateno anche loro con delle corde e mi allontano, alla ricerca di nuovi nemici. Solo ora mi accorgo dell'arrivo degli Auror. Combattono, ormai da qualche minuto, al mio fianco. Alcuni di loro li conosco, come Ninfadora Tonks, Kingsley Shacklebolt, Elphias Doge, Dedalus Lux ed Emmeline Vance, ma ce ne sono tanti di cui non ho mai visto il volto prima d'ora. È una fortuna che non possano riconoscermi. Un urlo strozzato alle mie spalle mi fa voltare. Una risata malvagia e conosciuta indirizza i miei occhi nella giusta direzione. È così che ritrovo Peter. Peccato che non sia solo: imponente e terrificante davanti a lui, pronto a colpirlo con una maledizione senza perdono, c'è il mio più grande nemico, Voldemort in persona. Non perdo tempo a domandarmi come mai sia sceso anche lui in campo: con uno scatto gli punto contro la bacchetta, deciso più che mai a non lasciargli uccidere un mio amico. <<Expeliarmus!>> sbraito con tutto il fiato che ho in gola. Lo colpisco. Preso alla sprovvista, la bacchetta gli sfugge di mano, andando a cadere distate. Comprendo d’avere solo pochi secondi per salvarmi dalla sua ira. Come in una moviola, vedo Peter alzarsi in piedi e puntarmi la bacchetta contro. Lo sguardo di Voldemort segue la linea creata dal suo braccio e si pianta su di me. Improvvisamente la testa sembra scoppiarmi dal dolore. Cado in ginocchio, incapace di muovermi e di ragionare. I miei occhi sembrano essere stati colpiti da una luce accecante, tant'è che non riesco ad aprirli. L'unica cosa a cui riesco a pensare è che per me ora è finita. Mi ucciderà. <<Accio Harry Potter!>> sento gridare. Il mio corpo si muove da solo. Si alza da terra e, veloce, si scaraventa tra due forti braccia protese verso di me. Non riesco a capire a chi appartengano, ancora accecato dal dolore. Sento il mio corpo bruciare e dividersi in parti microscopiche, come se fosse punto contemporaneamente da mille aghi. Mi sto smaterializzando.
Continua…
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