Ciao a tutte! Eccomi tornata dopo un periodo di inattività cronica! Mi dispiace per coloro che aspettano di leggere Kaede Hood, ma al momento l'ho lasciato un po' in disparte! Prometto di riprenderlo in mano prossimamente! Prima, però...vi presento la mia prima ff su Harry Potter! Vi faccio una piccola premessa, così vi spiego alcune cosucce. Innanzitutto a me piace moltissimo il quinto libro- il sei uscirà tra poco e non vedo l'ora di leggerlo!!^^- e soprattutto mi piace l'Harry arrabbiato col mondo e sempre più simile ad un Serpeverde! Perciò il protagonista del mio racconto non poteva essere assolutamente in pace con sé stesso e col mondo! Magari sono andata un po' (molto) fuori personaggio ingigantendo la sua rabbia, ma è così che io mi immagino Harry alla soglia dei 17 anni, dopo aver sofferto quanto sappiamo gli anni prima. Non è per niente innocente e percorre qualsiasi via che lo porti lontano dagli insegnamenti morali che gli anni prima lo avevano guidato. Insomma, ha mandato tutto e tutti al diavolo. Adesso basta, però, altrimenti vi racconto l'intera ff!! Vi dico solo che l'ff si svolge durante l'estate alla fine del sesto anno e durante il settimo. In più dedico l'intera ff a Carol che oggi, 1 luglio, compie gli anni!! TANTI AUGURI TESORO!! Adesso vi lascio. Buona lettura a tutte e aspetto commenti, mi raccomando!! PS: i personaggi della Rowling continuano ad essere suoi. Gli altri sono completamente miei, in tutto e per tutto. Ma tanto di entrambi faccio ciò che voglio...^^
Rebel lasciatemi essere solo un ragazzo parte I di Ash(lynx)
Compirò presto diciassette anni, ma non me ne frega granché. Non mi sento più grande. L'unica cosa che sento è l'inarrestabile agitarsi dei miei sentimenti. Tra odio, risentimento, rimpianto, tristezza e voglia di vendetta non trovo più l'Harry buono ed ingenuo del primo anno ad Hogwarts. Sono cambiato, probabilmente in peggio. Sono cresciuto, diventato un ragazzo bello ed un mago potente, ma il mio cuore non cerca né amore né amicizia, al contrario di tutti gli altri. Ferito, batte alla ricerca della distruzione e del dolore. Vuole vedere la sofferenza nel volto delle persone, siano esse maghi o babbani, e chi sono io per non esaudire i suoi desideri? Mi sento cattivo e voglio dimostrarlo. Da oggi in poi non mi tratterrò più. Guardo la porta, chiusa con una sola mandata, della mia camera. I Dursley mi hanno di nuovo chiuso in questo buco, non sapendo che si stanno attirando contro la mia ira più incontrollabile. Lancio uno sguardo allo specchio per contemplare la mia figura. I vecchi jeans strappati di Dudley mi vanno perfettamente grazie alla signora Weasley che, la settimana scorsa, ha lanciato un incantesimo per rendere della mia taglia ogni mio abito, così come la canotta nera stretta che lascia intravedere i miei addominali e pettorali, perfetti dopo un anno e più di esercizi fisici per il Quidditch. Non sono più il ragazzino gracile di un tempo e ne vado fiero. I capelli sono ordinatamente spettinati grazie al gel, nascondendo perfettamente la cicatrice sulla mia fronte. Gli occhi verdi, non più coperti dagli occhiali dato che uso le lenti a contatto, e la bocca disegnano un sorriso amaro sul mio volto, esternando tutto il mio bisogno d'aggressività. La bacchetta è, come al solito, infilata dentro una tasca dei jeans e nascosta del tutto con una felpa scura. Sono pronto. Voglio uscire. Quale migliore modo di farlo se non sfondare la porta? Mi allontano da questa per prendere una piccola rincorsa, poi, pronto a colpirla di spalla con tutta la mia forza, corro e, mi ci butto contro. Dolore alla spalla, segno di un prossimo livido. La porta vibra paurosamente, cede un poco, ma non cade. Sento chiaramente il grido di sorpresa e paura di zia Petunia, segno che il colpo l'ha svegliata, e la voce grossa e ancora assonnata di zio Vernon, che mi ordina di non fare più baccano perché "alle tre di notte la gente normale vorrebbe dormire". Fosse per lui dovrei rimanere chiuso qua dentro come se fossi morto. Questa stanza sarebbe la mia tomba. Voglio risorgere. Un'altra rincorsa. Una seconda spallata. Ancora dolore, ma questa volta la porta si piega e cade a terra con un tonfo. Rido soddisfatto e, afferrato il mio baule, esco dalla camera. La porta della stanza degli zii si apre e compare Vernon in pigiama. Sembra un toro che sta per andare alla carica, ma non mi spaventa. <<Che diamine credi di fare!?>> mi urla livido di rabbia. <<Me ne vado>> rispondo come se fosse la cosa più ovvia del mondo. Dietro zio Vernon arriva Petunia, stravolta ed orribile nella sua vestaglia sgualcita e coi bigodini in testa. <<Che succede, Vernon?>> chiede prima di poter vedere la porta a terra. Precedendo le sue urla, lo zio mi assale: <<Tu non te ne vai proprio da nessuna parte!! Adesso aggiusti questo disastro e POI puoi ritenerti in castigo fino a settembre!!>> <<E se non volessi più prendere ordini da te?>> <<Cos...?>> <<Siete le persone peggiori che abbia mai conosciuto. Io vi odio. Me ne vado, così non sarò più costretto a rivedere i vostri brutti musi>> dico con una voce talmente fredda che non sembra la mia. Rimangono entrambi impietriti, gelati dal mio tono. Approfitto di questo loro momento di immobilità mentale e fisica per scendere le scale e raggiungere la porta. Il baule mi pesa, ma è poca cosa in confronto alla sensazione di libertà che comincio a provare. Raggiungo la porta d'ingresso e la apro. Prima di uscire, però, urlo: <<VI AVVERTO: SE VI VIENE IN MENTE LA MALSANA IDEA DI FARMI CERCARE VE LA FARò PAGARE CARA!!>> Esco da quella casa sbattendo la porta, soddisfatto del mio fin troppo semplice successo. *** Scendo dal Nottetempo ignorando completamente le parole inutili e fastidiose di Stan Picchetto, il bigliettaio. Quello stupido ragazzo non ha tenuto chiusa quella fogna che si ritrova al posto della bocca nemmeno per un minuto durante l'intero viaggio, ostinandosi a parlare di argomenti troppo complicati per il suo ristretto cervello. Ancora non capisco cosa mi abbia trattenuto dallo scagliargli contro una qualche maledizione. Adesso, solo, di notte, in piena Londra, tra sconosciuti poco raccomandabili, con il pesante baule da portare a mano, guardo il Nottetempo allontanarsi alla sua folle velocità e avverto un nuovo sollievo. Finalmente accanto a me non c'è nessuno che mi conosca. Non ho intenzione d'andare a Diagon Alley, in mezzo a tutti quei maghi e ala gente del Ministero, né a Notturn Alley, dove potrei fare incontri addirittura peggiori. Per un po' di tempo voglio stare lontano dal mondo che conosco, dai miei doveri e dalla strada che mi è stata imposta dalla profezia. Non voglio più sentirmi vivere lungo una via impostami, non voglio più adempiere alle aspettative di persone che neppure mi conoscono, che vogliono solo usarmi e sfruttare il mio nome. Rimarrò nella Londra babbana per un po' di tempo. Fortunatamente l'estate scorsa ho fatto un mucchio di lavoretti per i miei vicini di casa e mi hanno pagato bene, così adesso ho i soldi per pagarmi il cibo e un luogo dove passare la notte. Certo, non molti, ma per alcuni giorni basteranno. Mi incammino lungo la strada, dirette ad un motel vicino e decisamente poco costoso, seguendo un piano preciso, ideato nei minimi dettagli tempo fa. Non sono uno sprovveduto e questa non è un'azione decisa al momento, ma ben studiata ed organizzata. Entro in un vicolo alla mia destra ed individuo subito l'ingresso del motel, evidenziato da una piccola insegna luminosa intermittente. La porta a vetri è vecchia ed opaca, la vernice dell'edificio scrostata e per terra, sotto le finestre, ci sono parecchi sacchi della spazzatura rotti. Uno scenario decisamente poco invitante. Salgo velocemente i tre scalini ed entro nella piccola hall. La porta scricchiola e stride al mio tocco, annunciando la mia presenza all'uomo dietro il banco e ad un marchettaro, che mi si avvicina con fare suadente. <<Sei proprio un bel ragazzo>> dice passando un dito sulla guancia <<che ne dici di passare la notte con me?>> Non mi scanso, né mi agito. Gli rispondo con estrema freddezza: <<Solo se sei disposta a farmi il servizietto gratis>> <<Ah>> si allontana <<allora credo che dovrai rinunciare>> <<Sai che dispiacere!>> Il tipo mi lancia un'occhiataccia, segno che l'ho offeso, poi se ne ritorna alla sua squallida postazione. Non lo degno più d'uno sguardo e raggiungo il banco. <<Si paga in anticipo>> dice l'uomo continuando a leggere il suo giornale. Mi indica un cartello sopra la sua testa, dove è scritto il costo delle stanze. <<Dammi una stanza per il prossimi tre giorni>> Gli mollo sul banco i soldi necessari. Lui li guarda, contandoli, poi mi allunga una chiave. <<Non mi interessa chi sei, né quanti anni hai. Se mi procuri grane, però, ti caccio via>> Afferro la chiave con un gesto seccato. <<Delle grane che potrei procurarti ne moriresti>> rispondo a tono. Lui mi ignora e io mi allontano. Guardo il numero segnato sulla chiave: 15. La mia stanza si trova, secondo un cartello rosso posto all'inizio della rampa di scale, al secondo piano di questa catapecchia. Ovviamente non c'è l'ascensore. Mi trascino, quindi, imprecando il baule per le scale. Fortunatamente ho lasciato libera Edvige prima di partire, mandandola ad Hogwarts prima del tempo. Non ne era entusiasta, ma dopo avermi visto perdere le staffe e distruggere a calci l'armadio di camera mia è partita in quarta. Arrivato al secondo piano torvo subito la mia stanza, la più vicina alle scale lungo lo stretto corridoio sono ammassate lattine di birra vuote, pacchetti di sigarette e sacchi straripanti di spazzatura. Da una camera non identificata arrivano chiare le urla di piacere di un uomo di una donna. Inserisco la chiave nella serratura mentre lei urla "Vaccami! Vaccami! Sono la tua puttana!" e lui le risponde "Si, troia! Si!". Entro nella stanza, dove vengo accolto da un forte odore di chiuso e muffa. Dalla stanza alla mia destra provengono dei violenti colpi sulla parete in comune, uniti alle urla di poco prima. Cerco di ignorarli e, dopo avere acceso la luce, chiudo la porta. La stanza è un vero e proprio cesso. Dritto davanti a me c'è una finestra che dà sul vicolo e posso vedere, nell'edificio dirimpettaio, una signora grassa piena di cellulite che si fa inculare da un vecchio ubriacone tatuato dalla pelle flaccida e cadente. Senza pensarci due volte tiro le tende, sottraendomi ad uno spettacolo così raccapricciante. Il letto matrimoniale è appoggiato alla parete di sinistra, mentre l'armadio ad una sola anta dall'altra parte della stanza ha l'anta cadente e rotta. In essa sono ben visibili grandi e affilate schegge di legno. Il piccolo bagno è composto da un lavandino, un water ed una doccia, troppo vicini per permettere anche ad una singola persona di camminarci liberamente. Bè, per quello che ho pagato mi stupisco che ci sia. Sbadiglio, accorgendomi solo ora di avere sonno. Mi spoglio, gettando i vestiti sul baule e, dopo essermi tolto le lenti a contatto, mi getto nel letto e mi addormento di botto. *** Apro lentamente gli occhi guardandomi attorno. La camera mi appare ancora più squallida quanto mi era parsa al mio arrivo. Mi metto a sedere a fatica e guardo l'ora: le tre del pomeriggio. Ho dormito davvero molto, ma è stato un bene. Adesso mi sento molto più lucido e ho abbastanza energie per affrontare qualsiasi tipo di situazione. Mi passo una mano tra i capelli sporchi e deciso che è il caso che mi faccia una doccia e mi metta addosso qualcosa di pulito. Mi tolgo i boxer- l'unico indumento portato durante il sonno- e mi ficco sotto la doccia. Il getto dell'acqua fredda mi sveglia completamente lavando via, oltre alo sporco, il torpore. Uscito dalla doccia apro il baule e ne tiro fuori alcuni abiti. Indosso un paio di jeans a vita molto bassa con una cintura nera e una maglietta bianca stretta. Il mio guardaroba, negli ultimi tempi, è notevolmente migliorato soprattutto grazie agli spacci di grandi marche sprovvisti di telecamere e con cassiere esageratamente idiote. Adesso sono pronto per una bella visita solitaria alla Londra babbana. Esco dalla stanza e scendo le scale. Nella hall l'uomo di questa notte sta sorseggiando un caffè dall'odore pessimo guardando interessato una telenovela. Non fa caso a me, mentre il gigolò, mi si riavvicina col suo solito modo di fare ammaliatore. Peccato per lui che non mi interessi andare con qualcuno che si fa pagare, dato che quello è il mio ruolo! Mi posa una mano su un fianco e mi sussurra all'orecchio : <<é andato tutto bene questa notte da solo? Hai cambiato idea? Ti andrebbe di domarmi?>>mi morde sensualmente l'orecchio mentre la sua mano scende per un saputo massaggio al mio pacco. <<Sei messo bene. Allora, che ne pensi della mia proposta?>> Mi volto completamente verso di lui, lasciandogli completa libertà di movimento tra le mie gambe. Avvicino le mie labbra al suo volto e gli mormoro di rimando: <<Per una cosa del genere saresti tu a dovermi pagare!>> La sua mano si allontana come scottata, mentre nel suo volto compare il disappunto. <<Non sei per niente un tipo facile, tu>> commenta facendo qualche passo indietro. <<Non direi proprio!>> <<Allora cose sei? Un marchettaro?>> <<Non mi definisco tale. Diciamo che ho una filosofia di vita particolare: il bravi ragazzi non lo fanno, i cattivi sì ed i migliori si fanno pagare. Io, modestamente, sono il migliore!>> Dicendo queste ultime parole esco dal motel, lasciandolo allibito. Camminando per strada diretto al primo bar poco costoso dei paraggi, ripenso alla veridicità affermazioni dette alla troia. é, infatti, da due estati che vendo il culo ai vicini di casa e a qualche uomo di passaggio. Voi cosa pensavate quando vi ho detto "lavoretti per i miei vicini"? Baby-sitting? Giardinaggio? Bè, niente di tutto ciò. Che ci crediate o meno, a Little Whinging ci sono molti uomini vogliosi che pagano per passare un po' di tempo a fottermi. Oltretutto hanno le mani bucate. Svolto per una strada a sinistra ed entro in un bar poco più avanti. É un luogo piccolo, non molto frequentato e, noto subito, dalla clientela malfamata. Mi ricorda molto Notturn Alley, anche se non ci sono monili maledetti a fare da soprammobili. Al banco ordino un semplice panino ed un bicchiere d'acqua, poi vado a sedermi in tavolo abbastanza appartato, dove spero non arrivino gli sguardi indiscreti degli altri clienti. Ho capito perfettamente che questo è un luogo dove ci si ritrova facilmente nei casini, perciò cerco di stare il più distante possibile dalla gente: se venissi messo in mezzo ad una rissa e arrivassero i poliziotti, mi riporterebbero subito a casa. La cameriera del banco mi porta in pochi minuti la mia ordinazione e riscuote subito il conto. Non mi rivolge nessuna parola di cortesia ed è meglio così, perché non sono proprio dell'umore adatto per conversare con un tipa dalla faccia da drogata e con gli occhi talmente rossi da sembrare un semaforo. Probabilmente ha iniziato il turno con una bella canna! Così, per tenersi allegra! Pago e vengo nuovamente lasciato solo. Comincio a mangiare esternandomi dal mondo e riflettendo solo sul come impiegare le mie giornate fino a settembre. Ho già deciso che non rinuncerò all'ultimo anno ad Hogwarts, ma durante questa estate non ne voglio più sapere dell'Ordine, di Silente e quant'altro. Ho bisogno di una pausa di riflessione e di sfogo. Potrei starmene qui e girare Londra vivendo alla giornata con i soliti lavoretti e rubando un po' in giro. Non durerebbe molo, ma abbastanza da darmi il tempo che mi serve. É anche vero, però, che Silente e company mi staranno già cercando per riportarmi dai Dursley. É un bel problema, perché il preside è uno dei maghi potenti al mondo e non ci metterà molto ad individuarmi. Bè, non si può avere tutto dalla vita. Cercherò di rimanere latitante il più allungo possibile e quando mi prenderanno li seguirò. Certo, dovranno prendermi prima, ed io conosco diversi trucchetti per non farmi trovare. Preso dai miei pensieri non mi accorgo della rissa che è cominciata nel bar fino a quando un uomo non viene scaraventato sopra il mio tavolo rovesciandomi addosso l'acqua. <<Ehi! Stai attento, idiota!>> mi lascio sfuggire. L'uomo si rimette in piedi nel suo metro e novanta e mi guarda come se fossi uno scarafaggio. <<Che hai detto, moccioso?>> domanda minaccioso. Lo guardo negli occhi per nulla spaventato: dopo Voldemort nulla, nemmeno un super palestrato colla voglia di farmi a pezzi, potrebbe intimorirmi! <<Che sei un idiota! Vedi di imparare a reggerti sulle gambe!>> rispondo a tono. Non mi piace essere minacciato e, quando succede, tutto il mio orgoglio viene fuori per farmi fare le cose più deficienti, come sfidare apertamente le montagne umane. Mi alzo in piedi, conscio del pestaggio che seguirà questa mia impudenza. Sta per colpirmi con un diretto in pieno viso ed io sono pronto a schivarlo e a mollargli un calcio negli attributi, quando il suono della sirena di una volante della polizia ci interrompe. Tutti i rissosi del locale si danno alla fuga e l'uomo viene chiamato da un suo amico. <<Vedrai che ti ritrovo e ti riduco la faccia a poltiglia!>> <<Battuta vecchia>> Non ha il tempo per rispondere a questa mia provocazione e lo sa. Si volta e, velocemente, esce dal locale. Anche io, però, non posso farmi trovare dai poliziotti, che hanno appena fermato la loro macchina davanti al bar. Finisco con un ultimo morso il panino ed entro veloce nel bar poco distante. La finestra, per mia fortuna, è aperta e non ha inferiate. Purtroppo, però è piuttosto piccola e si trova in alto sopra il lavandino. Sento la cameriera dire a voce alta: <<Uno di loro è corso in bagno! Prendetelo!>> Che puttana! La prossima volta che la becco gliela faccio pagare cara! Le manderà una di quelle fatture che se la ricorderà a vita! Senza perdere altro tempo mi arrampico per il lavandino e comincio la difficile manovra di contorsione per uscire dalla finestra. Prima le braccia, la testa, le spalle. Sento la porta aprirsi di colpo, segno dell'arrivo di un vigile. Devo muovermi, anche se sono a tre metri da terra e se cado male mi spacco la testa! Con una mano mi aggrappo ad un tubo sporgente dal muro esterno e mi tiro fuori. Ho appena passato le ginocchia che una mano mi afferra per il piede sinistro e comincia a tirarmi dentro. <<Torna qui, drogato di un teppistello!!>> urla l'uomo con rabbia. Con un calcio mi libero dalla presa ed esco completamente dal bagno. Non so più come tenermi. La presa sul tubo cede e cado. L'urlo mi muore in gola mentre ogni sorta i maledizione mi torna in mente. Per mia fortuna, con tutte le cadute a Quidditch che ho fatto, sono diventato un esperto del non farmi male e atterro in piedi, come un gatto. <<Torna qui!!>> urla ancora l'uomo. Non gli rispondo, non voglio che senta la mia voce, e corro via. Svolto l'angolo senza guardarmi attorno, continuando a correre senza una meta precisa. Dopo pochi passi una mano spuntata dal nulla mi afferra per un braccio, fermandomi e trascinandomi verso l'ennesimo vicolo. Non ho il tempo di realizzare cosa stia succedendo, né di vedere la persona che mi ha afferrato, che mi ritrovo colle spalle al muro, bloccato all'altezza delle braccia da due mani forti. Cerco di scappare da questo blocco, ma una mano mi si posa sul petto, spingendomi indietro con forza. Solo allora guardo il volto del mio assalitore e rimango rapito dai suoi occhi. Azzurri, come il cielo, e stretti. É il ragazzo più bello che abbia mai visto, o quasi. É moro di capelli, lunghi fino alle spalle, alto più di me, uno sguardo sveglio e malizioso, sotto l'espressione da duro. <<Che cazzo vuoi?>> chiedo subito, ignorando il cuore che batte all'impazzata. <<Sta' calmo. Ti sto salvando la faccia, se non l'avessi notato!>> <<Cos...?>> Mi tappa la bocca con una mano e mi indica l'atro lato della strada dove stavo correndo: l'uomo che mi aveva minacciato sta passando adesso con alcuni della sua banda. Appena scompare dalla nostra visuale, il ragazzo si allontana da me di qualche centimetro, lasciandomi una quasi totale libertà di movimento. <<Ero nel bar e vi ho visti. Devi essere un pazzo per averlo sfidato così apertamente!>> dice. <<Sta' zitto!>> Lo guardo meglio. Ha un fisico niente male, scolpito da anni di palestra. Molto più robusto, ma non grosso, di me. <<Ehi, ehi! Come sei scortese!>> <<Ti aspetti forse che ti offra da bere!?>> <<Figurati! Da uno scorbutico come te semmai mi aspetto un pugno!>> <<Se ci tieni tanto puoi averlo!>> <<Dovrai allenarti ancora un po' prima di riuscire a stendermi!>> <<Adesso ti faccio vedere!>> Il mio braccio scatta violento in direzione del suo viso. Pr nulla sorpreso lui riesce a bloccarlo. Poi, con un mossa fulminea, mi fa cadere a terra di schiena bloccandomi col suo corpo. Un corpo così bello, da stupro, sopra di me! In questo momento vorrei solo farmelo! Scaccio velocemente questi pensieri dalla mente: non è il momento adatto per una sveltina! <<Visto? Che t'avevo detto?>> <<Si può sapere che cazzo vuoi? Perché non mi lasci in pace?>> urlo esasperato. <<Niente da particolare. Solo, volevo sapere cosa ci faceva Harry Potter, uno dei maghi più potenti al mondo, in una città babbana completamente solo!>> Rimango immobile, completamente spiazzato dalle sue parole. Sa chi sono!! Me lo scosto di dosso bruscamente e mi rimetto in piedi. Lo fa anche lui. <<Chi diavolo sei?>> domando. <<Peter Alamish, molto piacere>> mi tende la mano, ma io non gliela stringo. Non riesco a credere che non riesca a trovare almeno un posto dove io non sia conosciuto!! É esasperante! <<Mai sentito nominare>> rispondo <<Non sono di Hogwarts e tu conosci così poco del mondo dei maghi!! Praticamente ai solo quello che Silente e il ministero hanno voluto farti conoscere, l'essenziale! Quello che serviva ai loro scopi!>> <<E dimmi, allora, cosa non conosco del mondo dei maghi?>> <<Me: il capo dei Black Wizard, la banda giovanile più famosa tra i maghi e una piaga per il ministero. Immagino, però, che tu non ne sappia nulla>> <<Immagini giusto>> <<Era ovvio>> <<E con ciò? Sai quanto me ne frega della tua stupida banda!?>> <<Non ti hanno mai insegnato che prima di insultare qualcuno o qualcosa bisogna conoscerla?>> <<Si, ma non me ne frega granché, perciò non disturbarti a spiegarmi com'è!>> <<Come vuoi>> Mi volto e sto per andarmene quando le sue parole mi bloccano: <<Senza il mio aiuto Silente ti troverà subito: conosco un metodo per renderti completamente invisibile ai suoi occhi!>> Mi giro verso di lui, interessato. <<Di che si tratta?>> <<Perché dovrei dirtelo? É una cosa della banda e a te non interessa!>> <<Potrei anche cambiare idea riguardo i B.W.>> <<Bè, allora è il caso che ti spieghi come stanno le cose. Non qui, però. Hai un posto tranquillo dove stare?>> <<Una stanza in un motel>> <<Va bene. Andiamoci>> ***
Apro la porta della mia stanza e ci entriamo. Dopo aver acceso la luce aver fatto passare aria della finestra mi siedo sul letto, mentre Peter rimane in piedi appoggiato al muro. <<Un buco peggiore è difficile da trovare>> commenta <<Però qua nessuno si fa gli affari miei>> <<Nemmeno il tipo della hall?>> domanda malizioso. <<Io non pago mai per del sesso>> rispondo serio <<Adesso parlami dei B.W.>> <<é molto semplice. I B.W. sono tutti maghi scappati di casa, molti senza un'istruzione, che hanno imparato ad usare la magia per strada o, raro, dai libri di testo. Io stesso, dopo essermene andato di casa, sono stato accolto da loro. Mi hanno insegnato tutto ciò che so e sono diventato il loro capo, il più potente e capace della banda. Come ben sai, però, sia il Ministero sia molti maghi come Silente si occupano di riportare i ragazzi alle proprie famiglie così, ancora prima che io arrivassi, i primi B.W. hanno creato un incantesimo che ci permette di rimanere nascosti. Funziona, posso assicurartelo>> <<Anche con Voldemort?>> Non sussulta né trattiene il fiato nel sentire il suo nome. <<Bè, Voldemort è molto potente, però se funziona con Silente...a dire il vero non so rispondere a questa domanda>> <<OK>> Rimango in silenzio per un po', riprendendo coscienza del fatto che Voldemort mi vuole morto e che lontano da casa sino un bersaglio molto facile per lui. Peter sospira, avvicinandosi al letto. <<è vero>> dice <<ti potrebbe attaccare se tu rimanessi qua, però senza quell'incantesimo sei una preda ancora più facile!>> Lo guardo ancora una volta negli occhi. <<Perché mi dici tutto questo? Cosa ti fa credere che voglia entrare nella tua banda? Questa, per me, è solo una pausa, una vacanza! Non mi interessa scappare a vita da Silente!>> <<Ho i miei motivi per agire così. Primo fra tutti avere un mago potente come te dalla propria parte fa comodo a tutti. Comunque immaginavo già che tu volessi finire gli studi, dato che ti manca appena un anno. Però potresti rimanere con noi durante l'estate, no?>> <<Parli come se mi conoscessi da sempre>> dico soprappensiero. Alza le spalle. <<In fin dei conti sei un ragazzo come tanti altri. Quando la profezia sarà conclusa la tua vita diventerà normale>> <<Oppure sarò morto>> <<In ognuno dei casi la situazione cambierà>> <<Già...>> Cala il silenzio. Non so più cosa dire. Questo ragazzo è talmente strano! É un estraneo, eppure parlare con lui è come farlo con un amico, uno di quelli che si conoscono da anni. Mi capisce alla perfezione. Non so se esserne infastidito o felice. Poi è così bello e carismatico! In fondo stare in sua compagnia è piacevole! Perché dovrei rifiutare la sua offerta? Mi posa le mani sulle ginocchia e avvicina il suo volto al mio. <<Non ho tutto il giorno. Vieni con me, o no?>> Al diavolo tutto e tutti! Io me lo voglio scopare! <<Va bene>> Il suo volto è rischiarato da un sorriso bellissimo. <<Perfetto! Sei dei nostri!>> Mi passa scherzosamente una mano tra i capelli, sfiorando casualmente la cicatrice. Una brutta sensazione mi avvolge, come se ci fosse qualcos'altro che dovrei sapere ma che non mi ha detto. Non mi piace: ogni volta che la cicatrice mi ha fatto male o fastidio sono successe le cose peggiori. <<Che aspetti? Prendi le tue cose: ti posto a casa mia>> <<Casa tua?>> <<Sì. Bè, veramente non proprio casa mia. Diciamo che è una specie di covo della banda. La sera ci ritroviamo tutti là, mentre durante il giorno ciascuno va e viene a proprio piacimento>> <<E di cosa vivete?>> <<Molti lavorano. Piccole cose, più che altro, nel mondo dei babbani. Altri studiano i scuole babbane e fanno piccoli furti. La maggior parte dei soldi, però, ce li danno alcuni B.W. che hanno fato carriera nel mondo dei non maghi>> <<E tu?>> <<Io?>> <<Sì. Tu cosa fai per vivere, oltre ad essere il capo?>> <<Un po' di tutto. Da semplici lavoretti a cose non del tutto legali>> <<Da quanto tempo?>> <<Da quando avevo 11 anni, l'estate prima che andassi ad Hogwarts. Sono passati 8 anni. Adesso basta perdere tempo, però. Preparati ad andartene>> <<Non sembri avere 19 anni>> dico. Mi alzo dal letto e ficco le poche cose che ho in giro dentro il baule. <<Devo andare a prendere i soldi che ho dato per le prossime due notti>> <<Ci andiamo insieme, così ti do man forte e se non te le vuole restituire gli faccio cambiare personalmente idea>> <<Guarda che ce la faccio anche da solo!>> <<Ma in due facciamo prima!>> <<Hai fretta?>> <<Questo posto non mi piace e voglio andarmene al più presto>> <<Se non ti piace adesso, figurati con tutti i "vaccami" che si sentono durante la notte!>> <<Vaccami!!??>> <<Niente, niente, lascia stare. Andiamo>> Apro la porta e trascino il baule fuori dalla stanza. Peter mi segue chiudendo la porta e continua a starmi dietro fino davanti al banco, dove l'uomo sta ancora guardando la TV fumando una sigaretta. Posso sentire lo sguardo penetrante del marchettaro su di me. <<Me ne vado adesso. Dammi indietro i soldi in più>> ordino <<Che soldi? Io non ti devo nulla>> risponde svogliato. <<Non prendermi per il culo. O me li ridai tu o me li prendo da solo!>> <<Ah, si? Sta zitto, ragazzino. Vattene senza rompere>> <<Fa quel che ti ha detto, amico>> interviene Peter <<potrei decidere che la tua vita non vale nulla>> Dicendo ciò tira fuori dai jeans un coltello e lo mette in bella vista sul banco. <<Teppista del cazzo! Credi di farmi paura?>> <<Dammi i miei sodi. Sto perdendo la pazienza, ti avverto>> dico <<Ma sta zitto, puttanella!>> Il mio braccio parte prima che me ne randa conto. Lo colpisco in pieno volto, facendolo cadere a terra sbattendo la testa contro il muro. <<Prendi tutti i soldi!>> dico a Peter senza rifletterci. Lui mi sorride compiaciuto e si mette alla ricerca dal contante. Io, invece, vado dietro il banco col coltello in mano e mi accuccio accanto all'uomo, ancora leggermente tramortito. Lo afferro per i capelli e comincio a parlargli con un tono inquietante, puntandogli l'arma alla gola. <<Adesso ascoltami bene. Nella mia vita ho visto ho visto e passato cose così orribili che tu non puoi nemmeno immaginarti col tuo ristretto cervello, perciò un uomo come te non può farmi paura in nessun modo e non mi farò scrupoli a farti molto male. Non ho nulla da perdere. Adesso io e il mio amico ce ne andiamo. Se chiami la polizia torno e ti faccio fuori. Non scherzo>> Per essere più convincente gli taglio una ciocca di capelli e gliela faccio cadere davanti agli occhi. Sembra, anzi, è molto scosso. <<Ti faccio paura, eh?>> domando in un moto di riso <<eppure prima ero una puttanella! Visto che è facile sbagliarsi?>> <<Ehi!>> mi chiama Peter <<Andiamocene!>> Mi alzo in piedi e, trascinando il baule, esco dal motel insieme a lui e gli restituisco il coltello. In quel momento il marchettaro ci raggiunge e si inserisce tra noi due. <<Allora, ragazzi, a me che ne viene?>> <<Niente>> rispondo. <<Non siate stupidi: io posso denunciarvi alla polizia!>> <<Per dire cosa? Vendo il culo e ho assistito ad un furto? Prima di noi mettono dentro te!>> <<Non sono così scemo da dire alla polizia cosa faccio per vivere. Mentirò sul mio conto e voi passerete dei guai seri>> Peter tira fuori alcune banconote gliele sventola davanti agli occhi. <<Tieni e non farti vedere mai più>> dice. Soddisfatto, afferra le banconote e se ne va. <<Alla fine è riuscito a spillarmi dei soldi!>> commento. Rimaniamo un po' in silenzio, poi lui dice: <<Non mi aspettavo un simile comportamento da parte tua. Tu sei dipinto dai giornali e da chiunque ti abbia conosciuto come il salvatore, il bambino prodigio. Un buono, insomma!>> <<é che mi sono stancato di fare il bravo e di essere usato da chiunque. Non mi piace vivere così. Non mi piace fingere che vada tutto bene e reprime ciò che sento. E ciò che sento non è buono>> <<Vuoi essere te stesso. Sei stanco di essere il bambino-che-è-sopravvissuto...>> <<Esatto, anche se...>> la frase mi muore in gola incerta. <<Anche se...>> mi incita a continuare. Sospiro. <<Bè, quando Voldemort ha cercato di uccidermi mi ha trasmesso molti dei suoi poteri. Mi sono sempre chiesto se non mi abbia lasciato anche una parte della sua crudeltà>> Non risponde subito, riflettendo sulle mie parole. Io aspetto in silenzio una sua opinione. Questa arriva soltanto dopo aver attraversato una strada molto trafficata. <<Penso che se è successo veramente ciò non dovresti stare tropo a pensarci. Adesso vivi come ti senti, fregandotene dei ragionamenti filosofici e quant'altro. Sei fatto così, punto e basta. Devi solo accettarlo e farlo accettare dagli altri>> Non parliamo più, continuando a camminare immersi nel traffico londinese. *** Casa di Peter è un grande palazzo nel centro di Londra, protetto dallo stesso incantesimo della casa di Sirius. Appena entriamo veniamo accolti da un'atmosfera calda ed ospitale. Decisamente meglio del motel! Non c'è paragone! Appesi alle pareti del corridoio d'ingresso ci sono diversi ritratti che salutano amichevolmente il mio amico. <<Sono tutti i B.W. che se ne sono andati. Alcuni sono morti, altri vivono semplicemente lontano>> mi spiega. <<Sono molti>> dico. <<Siamo i migliori>> si intromette il ritratto di una ragazza parecchio carina <<E tu? Ti unirai a noi?>> Prima che possa risponderle un altro ritratto, un giovane ed anonimo mago, quasi urla: <<Tu sei Harry Potter!! Come mai sei qui?>> <<HARRY POTTER!??>> esclamano tutti gli altri. Mi fissano tutti e non posso fare a meno di odiarli. Non sopporto che il mio nome provochi questi reazioni! Non sono un fenomeno da baraccone! Questo è esattamente ciò da cui sono scappato! Peter mi appoggia una mano sulla spalla, parlando a nome mio: <<Harry rimarrà con noi durante l'estate. Non fatemi fare brutte figure come il vostro solito, mi raccomando!>> <<Conta pure si di noi>> risponde la ragazza di prima. <<Bene>> poi si rivolge a me <<Andiamo. Ti faccio vedere dove puoi dormire>> Lo seguo lungo l'intero corridoio e poi su per due rampe di scale. Il baule comincia veramente a pesarmi, tanto che sono tentato di lasciarlo esattamente dove mi trovo e proseguire senza. Tutto sommato la casa sembra una normale abitazione di babbani, fatta eccezione per i quadri animati e alcuni incantesimi domestici sparsi un po' in giro. Mi piace. <<La tua camera è quella lì>> me la indica, in fondo al corridoio. Prima che possa mostrarmela, però, una ragazza ci si materializza davanti, facendo fare ad entrambi un salto indietro dalla sorpresa. Non è molto alta, brunetta, carina, ma nulla di eccezionale. <<Finalmente ti ho trovato, Peter!>> esclama <<é da mezz'ora che Adam ti cerca! Sta andando su tutte le furie!! Ti vuole assolutamente vedere! É in seminterrato che distrugge tutto!>> <<Ok, ora vado. Accidenti a lui!>> poi si rivolge a me <<Harry, ti presento Ashley>> <<Ciao>> le dico Lei mi sorride. <<Ti dispiace mostrargli la sua stanza? É quella in fondo al corridoio sulla destra>> le domanda. <<Nessun problema>> Peter annuisce, poi si volta verso di me. <<Scusa, me devo proprio andare. Se hai fame non farti problemi: vai in cucina e preparati qualcosa di commestibile>> dice appoggiando le mani sulle mie spalle. <<Perfetto>> <<Io vengo più tardi a vedere come ti trovi>> <<Ti aspetto>> Si sporge verso di me e, fulmineo, mi bacia sulle labbra. Un tocco brevissimo, nulla di eccezionale. Eppure mi stupisce. Non me lo sarei mai aspettato. Il bacio rubato migliore di tutti! Il bacio rubato più breve di tutti...si smaterializza mentre le nostre labbra combaciano ancora! Che razza di idiota! <<Seguimi>> dice allegra la ragazza senza darmi il tempo di riprendermi. Mentre la seguo lungo il corridoio mi passa un dito sulle labbra. Sento ancora la sua consistenza e ne sono felice. Lui mi intriga molto, mi piace, sia come carattere che come corpo. Forse con lui potrei avere qualcosa di più che del semplice sesso...forse. Comunque in questo momento ho una voglia incontrollabile di sentirlo su di me, in me. Adesso mi basterebbe del semplice sesso. Sfrenato. Sì, sarebbe proprio l'ideale. Toccarlo, stringerlo, sentire i suoi gemiti di piacere, vedere il suo volto stravolto dal godimento e il suo corpo nudo contorto e febbricitante! Non desidero altro! Mi riscuoto. La ragazza mi ha appena detto qualcosa. Annuisco come se avessi capito e lei sembra non accorgersi di nulla. Però non va bene così: con pensieri del genere rischio di eccitarmi e non è proprio il caso di farlo davanti ad una ragazza appena conosciuta. É il caso di aspettare almeno d'essere solo nella camera. Ashley apre la porta della stanza assegnatami ed entriamo. Non è molto grande, ma ben arredata e pulita, con un letto matrimoniale dalla trapunta che sembra comodissima, un armadio grande, una scrivania con una sedia, un comodino con una lampada e una finestra che mostra la strada. <<é l'unica singola>> spiega <<considerati fortunato>> Mi avvicino al letto e, finalmente, abbandono il baule al pavimento. Non ce la facevo più a portarmelo appresso! Non vedo l'ora d'avere 18 anni e poter fare tutti gli incantesimi che voglio al di fuori della scuola! <<Il bagno è qui davanti>> dice ancora. <<OK>> <<Peter ti ha già fatto l'incantesimo?>> <<Per nascondermi? No, non ancora>> <<Allora è meglio che rimedi subito io. Non ti spiace, vero?>> Scuoto la testa: l'importante è che qualcuno me lo faccia. <<Tranquillo: è una cavolata. Più difficile a dirsi che a farsi. In sostanza questo incantesimo ti nasconderà da qualunque mago ti cercasse senza essere da te desiderato>> <<Lo so>> <<Allora te lo faccio subito>> Si posiziona davanti a me estraendo la bacchetta e puntandomela alla nuca. Si concentra, fissando i nostri sguardi. É un attimo. <<Celo >> sussurra appena Una luce non molto violenta fuoriesce dalla sua bacchetta, circondando tutto il mio corpo. Dura pochi secondi, durante i quali non mi sento per nulla differente. Quando la luce si spegne lei mette via la bacchetta e annuncia: <<D'ora in avanti potrai fare tutte le magie che vorrai senza che il Ministero lo sappia e ti potrai muovere ovunque senza essere né individuato né visto senza la tua precisa volontà. Sarà così fino a quanto non ti verrà effettuato l'incantesimo inverso, sempre ammesso che tu lo voglia>> Mi siedo sul letto, intenzionato a riposarmi per un po', ma lei non si muove dalla sua posizione, continuando a fissami. <<Peter deve provare un sincero interesse verso di te, Harry: non porta mai dei ragazzi a casa>> <<E con ciò?>> domando <<Cos'è? Hai le fette di salame al posto degli occhi? Peter non è un tipo serio e i ragazzi che si trova li lascia dopo pochi giorni senza troppe spiegazioni. Con te si è comportato diversamente. É un buon segno>> <<Ah...>> <<Già>> si dirige fuori dalla stanza <<ora vado: ti ho già detto fin troppe cose>> Non la saluto, rimanendo seduto imbambolato. Peter è gay dichiarato. Gli interesso, molto. É un bel ragazzo. Ha esperienza. Sorrido: ci sarà da divertirsi nei prossimi giorni.
Continua...
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