Reality
is something alternative
di Bryn &
Snatch
La festa
languiva, nonostante fosse ancora presto perché questo accadesse.
Forse era dovuto alla scarsità di droghe: una festa senza droghe attirava la
metà delle persone di una festa con
almeno qualche droga in giro.
Almeno questo era ciò che gli avevano detto i suoi amici, per giustificare
l'assenza di persone interessanti. Come se i tossici fossero persone
interessanti!
Stava meditando di andarsene da fin troppo tempo per avere la reale voglia di
farlo, considerò tra se e se, mentre guardava una mostruosità acquatica
nuotare nell'acquario dietro cui si era rifugiato.
Come fanno gli altri pesci a non suicidarsi?
Pensò, osservando i pesciolini più piccoli nuotare alla larga dall'enormità
che occupava almeno il doppio del loro spazio.
Se fossi in uno di loro mi suiciderei...
Si rispose, mentre appoggiava un dito sul vetro della vasca, studiando gli
animali al suo interno.
Il "pesce" ondeggiava, come tutti i pesci, sventolando una coda da pavone
lunga il doppio del suo corpo - dal nero al rosso, sfumando nel bianco in
mezzo. Qualsiasi fosse la funzione di quella creatura nella scala gerarchica
della catena alimentare, non dava l'idea di essere commestibile.
Fluttuò lentamente davanti allo sguardo perplesso di Lawrence, mostrando
tronfio quanto la sua coda fluttuasse meglio di tutte le più belle code del
creato, e quando si spostò apparve davanti agli occhi del suo ultimo
ammiratore un viso che, con tutta probabilità, si era perso a filosofeggiare
come lui.
Vide gli occhi quasi sbarrati, occhi azzurri resi liquidi dall'acquario,
seguire la scia della Prima Donna in balze bianche rosse e nere, e poi posarsi
su di lui - lui, Lawrence - mantenendo, anzi, accentuando lo stupore.
Si sentì mancare il fiato, improvvisamente, mentre guardava dritto in quegli
occhi con i propri verde giada, il dito ancora appoggiato sul vetro, l'aria
tra lo stupito ed il lontano.
Inclinò leggermente la testa, cercando di vedere di più, di indovinare od
intuire anche il resto del viso, anche se quelle iridi gli si erano già
scolpite addosso come due segni bollenti.
Ma il volto dall’altro lato sembrò seguire tragicomicamente la sua mimica.
Le palpebre rimasero sbarrate, le labbra carnose e quasi rosee si socchiusero.
Un sopracciglio si alzò, perplesso, nero come i capelli e come il cappuccio
che aveva posato sulle spalle, strappato sui bordi, e la lunga tunica che
copriva il corpo aldilà del vetro dal collo in giù.
Non fosse stato per quello, avrebbe potuto essere una visione. Non meno
straordinario del pesce, di sicuro.
E, fulmineo, anche il ragazzo aldilà del vetro sembrò pensarlo.
Per un secondo un pensiero folle attraversò la mente di Lawrence:
La gazzella vede il leone.
Seguito dall'immagine della gazzella che scattava via.
Ma veloce com'era venuto il pensiero sparì e lui si spostò leggermente più a
lato, guardando il viso al di là del vetro, nelle vesti nere, inconsapevole di
apparire come un cavaliere dai capelli troppo corti.
Nazgul?
O qualche creatura strana?
Se lo chiese distrattamente, mentre la sua mente faceva l'automatico
collegamento con il tema della festa, il mondo fantasy.
Lo studiò attentamente, come se cercasse di andare oltre e di vederne l'anima.
Senza sapere l'intensità che il suo sguardo trasmetteva, così inconsciamente
forte che avrebbe quasi potuto spaventare chi veniva guardato.
Quasi.
Se non fosse che penetrò il vetro, l'acqua, il vetro (ignorando questa volta
la Prima Donna fluttuante), ed entrò in quegli occhi azzurri come benzina in
un motore.
Beh, forse la metafora non era la più adatta al contesto.
Come puro pathos nell'occhio di Sauron a Mordor.
Le iridi azzurre si accesero, e il volto si premette sulla superficie liscia,
proteso per averne ancora.
Lawrence, che si era chinato un po’ in avanti per osservare la Prima Donna, si
raddrizzò lentamente senza interrompere il contatto tra il suo sguardo e
quegli occhi color del mare.
Piano si tirò su, fino ad arrivare al bordo dell'acquario, ormai completamente
dritto.
Bastò quello, la sottile linea opaca di vetro fuso, a interrompere per un
nanosecondo la visione.
E, subito dopo, il Nazgul dagli occhi azzurri si stava allontanando scartando
la gente frettolosamente, mettendo mani sulle spalle e chiedendo "scusa" e
"scusa" e "scusa" e cercando di sparire dalla visuale il più velocemente
possibile.
Il Nazgul, Chris, stava letteralmente "fuggendo".
Oh, ma lo ammetteva con sé stesso mentre incespicava, la lunga tunica già
sfilacciata bersaglio di tutte le suole presenti. Lo ammetteva e si diceva
anche che, anche se fai una cosa sbagliata, puoi sempre rimediare.
Meno cortese, ben più deciso, fu il cavaliere rohirrim che, imprecando a bassa
voce dietro gli dei immaginari e reali dei vari credi religiosi di sua
conoscenza, lo seguì quasi di corsa, scostando le persone al suo passaggio
senza far caso ad eventuali rimostranze.
Vedeva la schiena coperta di nero innanzi a sé, la seguiva e tentava di
raggiungerla.
Non stava pensando a cosa faceva.
Lo faceva e basta.
Seguiva l'istinto e l'istinto gli ordinava di correre dietro a quel ragazzo.
Di corrergli dietro e di bloccarlo.
Trattenerlo, in qualche modo.
Solo per guardare ancora un attimo quegli occhi.
Soltanto per questo.
Lo Spettro dell'Anello (indubbiamente
convincente) perse terreno.
Troppo scomodo il costume fuori dalla scena.
Troppo ingombrante e ampio.
Ed all'improvviso una calda mano si serrò sul suo polso, opponendo resistenza
alla sua fuga.
Il cavaliere si fermò, piantando bene i piedi per terra.
Preso!
Esultò nella sua mente, in qualche secondo di feroce gioia vittoriosa.
Poi di colpo si rese conto di cosa stava facendo.
Senza sapere perché.
Ed ora che l'aveva preso?
Merda...
Il Nazgul, a parte un involontario strattone iniziale (non se lo aspettava, e
per tutti gli dei visti e sentiti quanto non se lo aspettava!) non oppose
resistenza.
Semplicemente si voltò, il viso ancora fisso, ieratico in quell'espressione
contemplativa - appena imbarazzato, un senso di difficoltà in superficie - e
guardò Lawrence.
E adesso ?
Il qual Lawrence trattenne il fiato, restando immobile, guardandolo negli
occhi senza trovare parole da dire perché in realtà anche la sua mente era
vuota come la sua bocca.
Rimase quasi un minuto, fermo così in mezzo alle altre persone, la mano ancora
stretta sul polso dell'altro.
Quindi lo oltrepassò e s'incamminò deciso verso la porta, tirandolo con sé.
Non con troppa forza, ma liberarsi da quella stretta ferrea non sarebbe stata
sicuramente una passeggiata.
E fare cosa, poi?
Una scenata nel bel mezzo della festa?
L'ultima cosa che Chris voleva.
Si era messo a osservare quell'acquario, quel variopinto pesce che era
riuscito a svuotargli la mente meglio di tutte le droghe che non erano entrate
dalla porta, per distrarsi da Robin. Robin la
sua ragazza. Da una settimana. Robin
la sua ragazza con manie di socialità che l'aveva accantonato in un angolo con
un pesce Prima Donna. E due occhi in cui specchiarsi di un cavaliere
più ipnotico del pesce.
Senza fare forza si fece trascinare.
Lawrence lo portò fin sul portico del dormitorio della confraternita, dove non
c'era nessuno.
Lì si fermò ed inspirò a fondo mentre l'aria fresca della notte lo colpiva
piacevolmente.
Allentò la presa sul polso di poco, senza rendersene veramente conto.
E si voltò.
A guardare di nuovo quegli occhi blu.
Cercando di leggere i loro segreti.
Di sprofondarci.
Silenzioso, non una parola che gli uscisse di bocca.
Solo lo sguardo, caldo e bruciante, con cui sembrava voler spogliare di ogni
difesa il Nazgul.
Questi non fu molto risolutivo.
Portò lo sguardo a Lawrence, poi al proprio polso ancora sensibile, a Lawrence
e al polso.
Non c'erano parole giuste da dire, neanche se Chris fosse stato
veramente un Nazgul, sempre vincitore,
trionfante e temuto.
Si sentiva più lo strascico che trascinato non può predire la prossima mossa,
neanche la propria.
Quindi serrò le labbra, le riaprì per cercare di articolare brevemente quell'impossibilità,
e le richiuse.
Abbagliato.
Lawrence rimase immobile ancora per più di un minuto.
Intensi occhi di giada, come un antico monile
cinese, fissi sul viso del Nazgul...
... ed infine la mano che lasciava il polso e saliva a sfiorare appena la
guancia.
Solo con la punta delle dita.
Prima di lasciarla ricadere al suono di passi in avvicinamento.
-.. Chris!- giunse la voce alta e socievole (socievole più un'ottava) di una
ragazza. Capelli lunghi lisci e fluidi di parrucchiere, neri, tutta l'aria di
essere la Arwen della festa.
Forse un po' troppo pimpante.
Prese il braccio di Chris e guardò Lawrence, sorridente e simpatica e carina e
tutto quello che può servire.
-Ail..- cominciò Chris, più una constatazione che un saluto, ma lei lo
interruppe sul proemio.
-Non mi presenti mai i tuoi amici?
Mai. Sai che ci tengo..-
Chris deglutì e guardo l'amico -
Dalle la mano, dalle la mano.
-Lawrence Haynes, piacere -
La voce gli era uscita un po’ più bassa del solito.
Profonda, roca.
Intensa.
Fece un cenno con il capo e strinse la mano delicatamente, guardando Chris
come se lei fosse trasparente.
E Chris deglutì di nuovo.
-Non ti ho mai visto con i ragazzi.-
disse Aileen pronunciando la parola con la classica disinvoltura di chi ha con
i propri amici la stessa padronanza che un meccanico avrebbe con le moto. -Bel
costume, veramente! E il mio…?- Volteggiò esasperatamente fiabesca,
ironizzando nelle pieghe che l'abito disegnava rasenti al pavimento.
-Assolutamente splendida... la regina che ognuno di noi desidererebbe
servire.-
Fece un inchino scherzoso, ma il suo sguardo non si abbassò mai, sempre fisso
sul volto del Nazgul.
... di Chris.
-Venite a bere qualcosa da Mat?- domandò lei, indicando con un cenno della
testa una vaga direzione dietro di lei.
Mat doveva essere uno degli arnesi da lavoro.
Conosciuto e affidabile.
Mentre Aileen sferzava entusiasmo come raffiche di vento, Chris scosse la
testa, sempre ipnotizzato, una punta di panico nelle orbite.
No, fingere fino a quel punto no… Perché
sarebbe fingere.
Tartassante esigenza di togliere la maschera ed esprimere una sincerità nata
da pochi minuti.
Ma Lawrence rispose per lui.
-Purtroppo stavo andando via ... - bugia
-... domani mattina ho un professore rognoso... -
verità -... ma se Chris vuole tornare
dentro con te... va bene.-
bugiabugiabugiabugia
La bocca stava dicendo sì, ma gli occhi...
Gli occhi dicevano no.
Guardavano quelli dell'altro ragazzo, muti come lo era stato anche Lawrence
fino a qualche minuto prima.
-N-no.- disse Chris, e la sua voce, quella vera, finalmente uscì. Pulita e
ancora un po' esitante. -Ho detto che lo avrei accompagnato…-
Dare del tu è ancora troppo. -Quindi,
Aileen … -
-Nooo!!!- si sciolse la ragazza portando le braccia al petto. -Aspetta!- e due
dita finirono tra le pieghe che si ammonticchiavano sul fianco, stoffa su
stoffa su stoffa, raso lucente e una scatolina di plastica che ne uscì.
Un biglietto da visita, prontamente teso verso Lawrence. -Così magari mi
chiami per il nuovo locale. Deve aprire un nuovo locale e io ci lavoro, Chris
te l'ha detto? No, ovviamente no, vero Chris?-
-Non ne ho avuto il tempo.-
Lawrence prese il biglietto facendo il baciamano alla ragazza.
-Dama ... i miei saluti.-
Quindi alzò il viso verso quello di Chris e gli appoggiò delicatamente una
mano sulla spalla.
-Andiamo? -
Chiese, appoggiando con appena un po’ di forza il palmo... imprimendo una
lieve spinta.
Non costrittiva.
Incoraggiante.
Un brivido terribilmente simile a qualcosa di conosciuto e non provato da un
sacco di tempo, per Chris.
Che annuì, certo, annuire
incoraggiante e sicuro, come una persona che sa quello che sta facendo.
-Buona serata!- l'eco di Aileen, alle sue spalle, ridotta nei ricordi a una
frazione di secondo grande quanto un granello di sabbia.
-Andiamo - pronunciò Chris, e attese l'ok definitivo, la conferma che stavano
andando veramente in un altro punto impreciso.
Che arrivò sotto forma di un lieve annuire mentre Lawrence s'incamminava al
suo fianco, lento, avviandosi verso un altro dormitorio.
Una mano si posò anche sulla spalla di Aileen ed un'elfa le rivolse
un'occhiata stranita.
- Chi è quello? -
Domandò quindi.
Aileen, distrattamente come si confaceva al suo ruolo (dopotutto aveva appena
colto la professione di PR come un fiore in un campo... e con grazia e
disinvoltura doveva trattarlo), alzò le spalle:
-Un amico…-
-Mmmh... di Chris? -
-Si, di Chris. E' strano, vero? Chris si contorna sempre di tali cessi…-
-Forse è un Amico.-
Insinuò ridacchiando l'elfa, facendo pesare la voce sulla A maiuscola della
parola, imprimendole un significato tutto particolare.
-Chris?!- rispose Aileen con falso stupore, e ridacchiò. -Oh, dai,
soltanto perché la ragazza stasera lo snobba
un po'…-
-Un po’? Non si è neanche accorta che
è uscito…- sbuffò l'elfa, a cui l'attuale ragazza del loro comune amico non
piaceva proprio per niente.
-Ti dico io cos'ha fatto…- replicò l'altra, alzando un indice e sfoggiando una
saggezza di mestiere. -L'ha mostrato
per la prima mezzora e poi è rimasta a godersi le lodi ricevute…- Annuì, come
soppesando l'idea appena esposta. -Non male, la ragazza.-
-Stronza... vorrei tanto che lo beccasse con un'altra... od un altrO.-
Mugugnò l'elfa, incrociando le braccia, indispettita.
-Chris pubblicamente diventato gay ?-
propose, a sé stessa o all'aria, Aileen. Dopotutto Chris non era quello che si
poteva definire "una persona che ti tratta esattamente come vorresti". Ad
esempio, non ti presenta gli amici carini. -.. Dove hai visto Robin l'ultima
volta?-
L'elfa le lanciò uno sguardo e poi sorrise maliziosa.
-Credo stesse intrattenendo un paio di ragazzi vicino allo stereo-
Disse indicando l'interno del dormitorio.
-Andiamo a chiederle come sta?- domandò Aileen, e sul suo volto ricomparve
l'espressione perfetta perfettamente
modellabile a ogni esigenza.
Non troppo distante da lì, ignari dei discorsi delle due ragazze, camminavano
Lawrence ed il "suo" Nazgul.
Lawrence si godeva la presenza dell'altro ragazzo, cercando al tempo stesso
qualcosa di neutro di cui parlare.
Sperava proprio che... Chris... non gli avrebbe chiesto spiegazioni per ciò
che aveva fatto, perché sinceramente non ne aveva.
Attorno a loro l'aria era frizzante, un po’ fresca.
Il parco del campus era un luogo solitario di notte, in contrasto con
l'allegro affollamento del giorno. Ma questo era dovuto alla grande distanza
tra un lampione e l'altro che offriva innumerevoli occasioni di nascondersi
per fare scherzi ai danni dei compagni, cosa che tutti cercavano di evitare di
vivere in qualità di vittime. Non che al momento ci fosse qualcuno nascosto lì
attorno, dietro un albero od in una zona buia...
Tutto era silenzio e pace, quella particolare notte.
Specialmente silenzio.
Chris cominciava a sentire la lunga tunica uno scomodo impiccio.
Un fantasma dantesco rivisitato e (mal) corretto.
Avrebbe voluto non averla addosso.
E il pensiero gli sovvenne mentre si rese conto, con un residuo di riluttanza,
che il brivido provato prima, così familiare, era la stessa sensazione provata
la prima volta che la sua prima ragazza gli aveva sfiorato la pelle.
Era stato un errore, quasi, una svista per cui due persone entrano in
contatto.
Avrebbe voluto stringere, adesso, il polso di Lawrence. Camminare in spazi
sempre più bui, antri sempre più nascosti, e sbucare in una radura priva di
ogni cosa per poter mettere sotto esame quello che gli ribolliva dentro.
-Io frequento la facoltà di giornalismo... tu?-
La voce era sempre bassa e roca ma ora aveva un'intensità diversa...
Più simile ad un lieve far le fusa.
La mano ancora lievemente appoggiata alla sua spalla, anche se non c'era più
bisogno di spingere.
Lawrence si era deciso a parlare.
-Beni culturali.-
Le parole caddero e si dispersero, con il peso di un soffio.
Vagarono allontanandosi, lasciando di nuovo il silenzio.
Chris piantò i piedi per terra, deciso, e guardò di nuovo quegli occhi. Giada…
Se non erano lenti a contatto… Se non erano lenti a contatto Chris era un uomo
finito. Non si sarebbe ripreso mai più.
-Il...- cominciò.
-Il…? -
Lo incoraggiò Lawrence inclinando appena la testa di lato.
Guardandolo intensamente mentre un vago sorriso gli incurvava l'angolo delle
labbra.
Labbra che si leccò appena con la punta della lingua, facendola spuntare fuori
dalla bocca per qualche secondo.
Perso in quel viso.
Le mani di Chris, la cui testa sembrava voler svincolare la sguardo muovendosi
a destra e sinistra, si infilarono tra le pieghe nere e sfilacciate.
Un cellulare. Un po' anacronistico, ma utile.
-Così se dovessimo accordarci su cosa dire ad Aileen…-
Ecco, Aileen era l'ultimo dei suoi pensieri -
e il primo era davanti a lui, e non gli permetteva di pensare.
Lawrence abbassò lo sguardo, scuotendo appena la testa.
Una risata dolce e leggera attraversò l'aria tra di loro.
Poi la mano del ragazzo s'infilò nell'armatura e ne fece uscire un cellulare
sottilissimo.
-Allora il tuo numero?-
Alzò la testa, un sorriso appena strafottente sulle labbra che sembrava dire
"ho capito il tuo gioco".
Chris cominciò a sillabare, e i numeri parvero ridare una misura di tempo a
quel piccolo ritaglio spazio-temporale insensato. Mai provato nulla di così
entusiasticamente insensato.
-… 6… 4… 6… 0… 5…-
Lawrence lo salvò in memoria, sotto Nazgul
, e poi fece uno squillo.
Gli occhi si alzarono dal cellulare già mentre lo faceva, il dito già pronto a
premere il tasto per interrompere la chiamata.
E la giada tornò a guardare il mare, silenziosamente provocatoria ora.
Veloce e breve ticchettio.
Numero segnato. Law. Troppa fretta per
scrivere tutto, e vaffanculo alle implicazioni simboliche.
Poi il cellulare scomparve.
Tra una piega e l'altra.
E Chris fece quel che doveva. Quel che al suo intero
corpo-anima-cervello-midollo doveva.
Solo un bacio.
E si protese, prese quel viso e baciò.
Questo è un bacio.
E lo reclamò, stringendo tra le mani il volto di Lawrence –
LawrenceLawrenceLawrence, avrebbe potuto farne un mantra - Lawrence, era
esattamente così, era carne e labbra sulle sue, Chris si disse che prima di
quello non era esistito un bacio degno di essere chiamato tale.
Le mani di Lawrence si appoggiarono sul suo collo, scivolando tra i capelli.
Lievi.
Calde.
Morbide.
Mentre apriva le labbra, gli occhi socchiusi.
Come se non volesse neanche adesso lasciarlo andare.
Ma il piacere fosse troppo per guardarlo come Dio comanda.
Un ansito gli sfuggì dalle labbra, quasi un gemito lieve.
E reclinò appena il capo, offrendoglisi silenziosamente.
Arrivò.
Con la fatale puntualità di una cosa che hai rincorso e si volta di scatto.
Arrivò la lingua tra le labbra di Lawrence, calda, e dolce, e affamata, e
vogliosa di offrirsi ritrarsi e prendere.
E si trovò ben accolta, nella bocca calda.
Sapeva di rhum e di sole.
Un sapore impossibile ma reale.
Accompagnata da un basso gemito mentre la presa sul collo di Chris
s'intensificava appena...
Già quasi senza fiato, così si ritrovò Lawrence.
Ma non si sarebbe staccato per niente al mondo.
Proprio no.
Per niente al mondo.
Fu Chris a prendere tregua, solo un paio di secondi mentre il sangue pompava a
mille contro le tempie…
Ma furono veramente solo due secondi, perché subito Lawrence si attirò contro
il viso dell'altro ragazzo.
Intrecciando le braccia dietro il suo collo.
Gemendogli sulle labbra.
Chiudendo un attimo gli occhi.
Premendoglisi contro per non cadere.
E poi guardandolo mentre lo baciava, attraverso uno spiraglio.
Lasciato apposta dalla palpebra quasi completamente abbassata.
Sensuale
Chris tese le braccia, e lo sorresse.
Ma l'aiuto divenne ben presto una stretta. Non forte, ma imperativa. Mentre la
lingua frugava nella bocca dell'altro - e avrebbe potuto continuare per ore,
come un teen-ager stupido e melenso - l'abbraccio divenne limite di un piccolo
mondo circoscritto. Tu e io, qui.
Perché se quell'attimo si fosse rotto, e Chris
era quell'attimo, Chris si sarebbe
rotto a metà.
Ma sembrava che si potesse dilatare in eterno, quell'attimo.
Così era per Lawrence.
Le cui labbra ora si erano fatte più appassionate.
Più decise.
Più... fameliche.
Voleva di più.
Quel che aveva non gli bastava.
AncoraAncoraAncoraAncoraAncoraAncoraAncora
Le mani di Chris tentarono di
scendere, scovare altri angoli su cui soffermarsi, i punti deboli di quell'armatura
da sconfiggere, ma la smania di aver per intero la persona - persona? Sembrava
più una concezione che si fosse dischiusa davanti a lui - lo portarono a
tendere le dita, e muovere piccoli scatti sui fianchi di Lawrence, sulle
spalle, sulla schiena, di nuovo la testa e i polpastrelli tra i capelli.
Un altro gemito, stavolta più basso.
Più... voglioso era l'unico termine che si adattasse.
Lawrence aveva perso la nozione di tutto.
Non sapeva dov'era, come ci era arrivato, che ora era, cosa doveva fare e
cos'aveva fatto prima.
Il bacio era tutto e niente altro
poteva avere interesse.
Anche se qualcuno iniziava fastidiosamente ad interferire con questa
beatitudine.
Ma era una cosa lontana.
Non ancora identificabile, per il momento.
Quindi la lasciò perdere.
Delle dita riuscirono a penetrare la corazza.
Il solito punto debole di tutti i dannati cavalieri dalla creazione del mondo
ad oggi.
La gorgiera, dietro.
Un indice sulla nuca, che risalì per il collo.
Accompagnato da un mugolio che s'interruppe quando una voce finalmente
attraversò la barriera dei sensi.
Acuta.
In avvicinamento.
Fastidiosa.
Femminile
-Passerottino! Dove sei cucciolotto? Amoreeeee? Andiamo fatti vedere
pucciottino mio!-
Chris scattò come una molla, indietro,
dolorosamente per la mancanza subitanea di contatto.
Sull'attenti.
Ansimante, ok.
Ma sull'attenti.
E neanche una ventina di secondi dopo, il
tempo di un lungo sguardo confuso, una biondina formosa apparve sulla
strada, illuminandosi nel vedere Chris.
-Amoooooreeeeee! Come hai potuto lasciarmi sola?!?-
S'imbronciò.
Deliziosamente cretina
-Robin... -
Il secondo nome pronunciato da Chris per stupore più che per saluto.
E quella era la sua ragazza.
Stronza, si, egoista, si, ma la sua ragazza fino al momento del pesce…
No, è ancora
la tua ragazza.
-Aileen mi ha detto che eri andato ad accompagnare un tuo amico... ma a me non
ci pensavi? Mh? Tutta sola in mezzo ad estranei! Io! La tua ragazza!-
Nonostante il falso tono imbronciato, e lezioso, da ragazzina viziata,
l'ultima frase rimase sospesa in aria come un'incudine.
-A-arrivo, Robin.- disse Chris, e deglutì.
Di nuovo, la sua voce.
Ennesimo cambiamento da ciò che è Chris
a qualcosa che è stupendo ma non ha nome
a ciò che è Chris. Tempo record: tre
secondi.
Guardò Robin - impettita, si, le causava una certa tenerezza in questo momento
- e fece due passi in avanti.
Poi si fermò.
-Arrivo.- ripeté, saldo, e annuì per convincerla.
Vai ...
Lei s'incamminò indispettita dal suo tono, meditando di mandarlo in bianco...
così avrebbe imparato!
Oh sì, qualche notte da solo gli avrebbe dato il fatto suo!
Mollarla così!
LEI poteva farlo... lui no!
Alzò il visino in uno scatto orgoglioso e si allontano piuttosto velocemente,
sicura che lui sarebbe corso dietro come il cucciolotto che era in pochi
minuti. Non per niente lei era vestita da procace cameriera di locanda.
-Senti…- iniziò Chris, alla debita, e comoda, distanza di due metri da
Lawrence. Non che così gli occhi di giada fossero meno destabilizzanti, ma
perlomeno non rapivano controllo al suo corpo. -Lei dovrebbe andare per le due
… tre … Insomma … Io ti faccio uno squillo, così nel caso ti annoiassi -
Lawrence annuì e poi fece un sorrisetto strafottente e sensuale
Provocatore
-Mi prenderò un paio di caffè... pucciottino -
-Ah no !- Chris alzò l'indice sorridendo, e fece un sospiro di sollievo. -Non
voglio anche i lati negativi.-
Si guardò, la tunica logora ora veramente
logora.
-Per i caffè, allora…- e guardò ancora quegli occhi. Se li sarebbe dimenticati
per magia appena voltato l'angolo? No, probabilmente se li sarebbe ricordati
molto a lungo .
-Magari te ne salvo uno... -
Fece spallucce, in tono noncurante, reprimendo una risata.
Pucciottino...
Sentiva le spalle tremare per la risata silenziosa che lo scuoteva
-Aspetterò la chiamata.-
Concluse, cominciando ad allontanarsi nella direzione opposta rispetto alla
biondina, alla ragazza per ora di
Chris.
-Pucciottino, muoviti!- urlò Robin.
-… Arrivo!-
Lawrence ormai gli dava le spalle... aspettò di essersi un po’ allontanato per
infilarsi una mano in una tasca nel costume, frugando finché non trovò il
pacchetto e l'accendino.
S'infilò una sigaretta, fatta a mano, in bocca.
Morsicò un po’ l'estremità che aveva tra le labbra e poi se l'accese
Mise via pacchetto ed accendino e prese fuori il cellulare
Nazgul...
Ridacchiò di nuovo
Poi selezionò un nome poche righe più sotto e chiamò
-Neal?-
Sorrise alla notte
-Non ti ho svegliato vero?
...
Bene. Mi sarebbe spiaciuto.
...
Tutto bene, non preoccuparti amore
...
La festa? Naaaah, niente di che
...
Volevo solo sentirti
...
Come mai?
...
No che non ti voglio scaricare! Non ancora!
...
Ma sì che scherzo -
Ma il sorriso sulle sue labbra scherzava ben poco
Chris
... certo che ti scarico amore, se lui scarica la squinzia
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